Video Analisi con commento GRANO – WHEAT

Eccoci a un nuovo appuntamento con l’aggiornamento di un’analisi rialzista del Marzo 2020 relativa a una delle piu’ importanti Materie Prime quotate al CME di Chicago ,il GRANO – WHEAT , della quale facciamo il punto della situazione a 20 mesi dalla sua emissione da parte di SFI TRADING ADVISOR :

Video Analisi con commento GRANO – WHEAT

Questa Video Analisi rientra tra quelle che noi definiamo Analisi Guida , quindi molto importanti e per questo è commentata dal SFI TRADING ADVISOR & ADMIN Fulvio Cortesi.

Ad Maiora !

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Produzione giù e boom dei prezzi. E sulla tavola il pane è a rischio

L’ISTAT conferma l’inizio negativo per l’economia italiana in questo 2022. In calo la produzione, mentre i prezzi esplodono a gennaio.

di Giuseppe Timpone , pubblicato il 12 Marzo 2022 alle ore 11:35

Boom dei prezzi alla produzione

Come spesso capita, quando gli istituti di statistica pubblicano i dati macro, appartengono già al passato. Ed è questo il caso, seppure indicativo del peggio che verrà. L’ISTAT in settimana ha confermato che l’economia italiana ha debuttato nel 2022 malamente. I prezzi alla produzione sono esplosi del 32,9% su base annua e del 9,7% su dicembre nel mese di gennaio. Anche al netto della componente energetica, i rialzi sono stati rispettivamente del 10,6% e dell’1,8%.

Invece, la produzione industriale si è contratta del 3,4% su dicembre, stando al dato destagionalizzato. Su base annua, il calo è stato del 2,6%. Nella media del trimestre novembre-gennaio, si è registrato un calo dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Ma, dicevamo, questa è storia. Perché gennaio è stato il mese precedente allo scoppio della guerra in Ucraina, uno spartiacque negativo per le economie dell’Eurozona. Tant’è che Goldman Sachs adesso arriva ad ipotizzare nello scenario peggiore una crescita del PIL nell’area di appena l’1,4% quest’anno, a fronte di un tasso d’inflazione fino al 7,7% di luglio.

Le materie prime stanno letteralmente esplodendo. Il petrolio è arrivato a 130 dollari al barile, il gas fino a oltre 350 euro per megawatt-ora, il nichel ha sfondato la soglia dei 100.000 dollari a tonnellata. E potremmo proseguire ancora. Brutto, molto brutto il dato sulla farina: prezzo oltre i 400 dollari a tonnellata, pari a un rincaro annuale superiore al 70%. Qui, parliamo del pane, dei biscotti, dei dolci, insomma dell’essenziale. E anche in questo caso, la guerra in Ucraina assume un ruolo determinante. Tra Mosca e Kiev, balla quasi un quarto della produzione mondiale di grano. L’Italia importa dall’Ucraina il 5% del suo grano e il 20% del mais.

Pane a tavola tra rincari e carenza

Il governo russo ha prospettato restrizioni alle esportazioni di grano e ai fertilizzanti utilizzati in agricoltura.

Da parte sua, gli ucraini non stanno più coltivando i campi e non potranno provvedere ai raccolti, essendo le donne e i bambini sfollati e gli uomini precettati in guerra dai 18 ai 60 anni. Inoltre, sui campi vengono sganciate bombe russe, per cui c’è paura anche di avvicinarvisi. Tutto questo sta portando non solo a un calo delle esportazioni, ma anche delle coltivazioni nei campi di Nord America ed Europa. Senza fertilizzanti, sotto embargo in Bielorussia (uno dei principali produttori al mondo) tra l’altro, la resa dei raccolti crolla e con essa la produzione di generi alimentari.

Il dato di gennaio prelude a un febbraio e marzo ancora peggiori. E non soltanto sul fronte della produzione. L’inflazione in Italia è salita sopra il 6% il mese scorso, a fronte di un aumento dei prezzi alla produzione di un terzo il mese prima ancora. Sappiamo che i maggiori costi delle imprese tendono a trasferirsi su beni di consumo e servizi finali con il passare del tempo, pur non sempre totalmente. Ma risulta difficile immaginare che le imprese italiane possano assorbire una lievitazione dei prezzi del 33% senza aumentare i listini a doppia cifra. Stiamo correndo, cioè, verso un’inflazione a doppia cifra, che arriverà in maniera percettibile attraverso il caro bollette già a marzo.

Sciopero autotrasportatori, è incubo: prezzi alle stelle, ecco cosa rischia di mancare

Lo sciopero degli autotrasportatori da lunedì può paralizzare l’Italia e mettere in ginocchio la già fragile economia. Scorte a rischio.

di Giuseppe Timpone, pubblicato il 12 Marzo 2022 alle ore 08:08

I Tir si fermano, perché da lunedì 14 marzo inizia lo sciopero degli autotrasportatori indetto dall’Associazione Nazionale Autotrasportatori Professionali. Ed è a tempo indeterminato, per cui potrebbe durare a lungo, a meno che la categoria non riesca a trovare un accordo con il governo. Alla base delle proteste vi è il caro carburante. Un litro di benzina è volato verso 2,30 euro al litro, la diesel sta incollata e, in molti casi, supera il prezzo della verde.

I camionisti vorrebbero un intervento del governo sulle accise, anche perché su un prezzo di 2,20 euro per un litro di benzina, in tasse se ne vanno 1,13 euro, includendovi anche l’IVA. Viaggiare da Nord a Sud in Italia è diventato proibitivo. E poiché l’85% delle merci nel nostro Paese arriva sugli scaffali su gomma, lo sciopero degli autotrasportatori rischia di avere ripercussioni devastanti per la già tentennante economia italiana.

Sciopero autotrasportatori contro accise

C’è già paura tra gli automobilisti, molti dei quali temono di restare a piedi durante la prossima settimana. In effetti, le consegne di carburante alle stazioni di servizio sono in forse. E lo sono anche quelle di svariati generi alimentari, i quali peraltro già risentono del calo delle esportazioni da Russia e Ucraina, i due granai d’Europa. La quantità di farina nei supermercati potrebbe ridursi anche considerevolmente nell’arco delle settimane, anche se non è il caso di scadere nel panico e di fare scorte. Questo atteggiamento, per quanto individualmente comprensibile, provocherebbe la carenza dei prodotti di base nei supermercati, un po’ come accadde nei primi giorni di lockdown del marzo 2020.

In ogni caso, lo sciopero degli autotrasportatori può impattare sui prezzi, mandandoli ancora più alle stelle di quanto non lo siano già.

Lo scenario della stagflazione è nei fatti, non più uno spauracchio. Dal canto suo, il governo non può permettersi di abbassare le accise, semmai di sterilizzarne l’impatto oltre una certa soglia di prezzo della materia prima. Tuttavia, non facciamoci illusioni, perché la materia non è facile. Un intervento immediato sarebbe possibile sull’IVA, specie se fosse preso in considerazione anche nel resto d’Europa come con la pandemia. L’imposta grava attualmente per circa una quarantina di centesimi al litro. Azzerarla temporaneamente appare impossibile, dimezzarla chi lo sa!

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