2 0 2 1 : L’anno del Bufalo (ma d’ORO)

Eccoci a un nuovo appuntamento dedicato ancora una volta al Calendario Cinese , esattamente come facemmo nel 2019 con l’articolo 2020 The Year of the Mouse ,anche quest’anno torniamo sull’argomento :

2 0 2 1 : L’anno del Bufalo (ma d’ORO)

Anni del Bufalo: 1925, 1937, 1949, 1961, 1973, 1985, 1997, 2009, 2021.

Il 2021 è l’anno del Bufalo e va dal 12 febbraio 2021 (data del Capodanno Cinese) fino al 31 gennaio 2022.

Innanzi tutto Vi consigliamo di segnarVi sul Calendario il 12 Febbraio 2021

( visto quanto accaduto tra il 24/26 Gennaio 2020) ,vedi articolo 2020 The Year of Mouse giorni in cui il Covid19 è stato ufficializzato dalla Cina al resto del Mondo e il 25 Gennaio 2020 era proprio il Capodanno Cinese , con almeno 3/4 mesi di ritardo sull’effettiva comparsa, ma con un timing straordinario su determinate view e preoccupazioni che avevamo esposto in quell’articolo , a cui è poi seguito quanto noto a tutti.

Partiamo col dire che il 2020 non sarà rimpianto per molti versi da tanti ,anche se dobbiamo dire che per SFI TRADING ADVISOR è stato straordinario , ma certo quanto accaduto e quanto sta ancora accadendo ci lascia comunque un po’ di amaro in bocca.

Gia’ un anno , il 2021 , che è dedicato al Bufalo (che somiglia a un Toro) ci piace sicuramente di più e ci ispira molto.

Si ,ci ispira dicevamo e anche molto perchè l’ultimo anno del Bufalo sapete quale è stato ?

Il 2009

Eh sì , proprio l’anno in cui è cominciato un rialzo dei Mercati Finanziari che definire straordinario è poco.

Il Bufalo è il secondo segno dello zodiaco cinese. I 12 segni zodiacali cinesi, in ordine, sono: Topo (2020), Bufalo, Tigre, Coniglio, Drago, Serpente, Cavallo, Capra, Scimmia, Gallo, Cane e Maiale.

Secondo il calendario cinese, ad ogni anno corrisponde un animale dello zodiaco cinese, seguendo un ciclo di 12 anni; ciò significa che l’anno cinese del Bufalo, per esempio, si ripete ogni 12 anni. L’ultimo è stato nel 2009 e il prossimo sarà nel 2021.

Tutti hanno sempre sostenuto che un ciclo di rialzo come quello che abbiamo vissuto e sopratutto di questa durata e forza è fuori da ogni schema, ma a ben vedere non è così.

Se ci pensate e riflettete attentamente , infatti , questo ciclo rialzista partito proprio dal 2009 e ancora in corso nel 2020 è durato quasi 12 anni visto che stiamo arrivando proprio a chiudere , con l’arrivo tra poco meno di 4 mesi di un altro anno del Bufalo , un ciclo rialzista di ben 12 anni il 12 Febbraio 2021 (12 anni esattamente la distanza che intercorre tra due anni del Bufalo).

Casualità ? Noi non pensiamo sia casualità ma anzi…tutt’altro.

Negli ultimi 96 anni solo una volta l’anno del Bufalo è stato d’Oro:

1961 , un periodo di forte,FORTISSIMO sviluppo Economico Mondiale .

E il prossimo Anno del Bufalo d’Oro sarà proprio il 2021.

Se tanto ci da tanto…….ci aspetta un Grande 2021.

Good Luck !

BUFALO

NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

ANCHE QUESTO ARTICOLO

A OLTRE 14 MESI DALLA SUA EMISSIONE

RIENTRA TRA LE GOLD IDEA DI SFI TRADING ADVISOR

THINK DIFFERENT. BE DIFFERENT.

E anche questo articolo del 22-10-2020 lo chiudiamo con ennesima grande soddisfazione.

SFI Italiano, Libero e Indipendente.

PERCASO

SnapCrab_NoName_2021-2-13_0-37-1_No-00

Il Market Maker/Mover del 2020 è sul viale del Tramonto.

Quale sarà il Market/Mover del 2021 ?

Più azioni in portafoglio e tanta voglia di tech e sostenibilità tra gli investitori italiani (sempre più ottimisti)

Azionario in crescita nel primo trimestre del 2021, anche se gli investitori italiani tendono sempre a mantenere una certa liquidità nel proprio portafoglio.
Infatti, il 50% degli investitori italiani possiede ancora più del 10% di posizioni liquide. Così emerge dal nuovo report Investor Sentiment di Ubs, la ricerca trimestrale che analizza la fiducia di investitori e imprenditori nei primi tre mesi del 2021 da cui emerge che, pur continuando a detenere livelli elevati di liquidità nei portafogli, gli investitori stanno prendendo in considerazione di allocare una componente maggiore del proprio portafoglio in azioni.

 Gli investitori italiani ad inizio 2021

Guardando all’Italia, secondo Paolo Federici, Market Head di UBS Global Wealth Management in Italia, negli ultimi tre mesi “l’ottimismo degli investitori italiani nei confronti dell’economia del nostro Paese è in netto aumento, significativamente superiore rispetto alla media degli investitori europei. E in questo contesto si nota come il loro focus sia sempre più verso gli investimenti sostenibili, percepiti ormai come una scelta importante e pressoché imprescindibile nell’ambito delle allocazioni dei loro portafogli. Il report di Ubs inoltre sottolinea come il 49% degli investitori ritenga che l’inflazione possa subire un aumento nei prossimi 3 anni. Per far fronte a questa eventualità, ben il 47% degli investitori pensa che sia utile aumentare gli investimenti sostenibili, il 43% ritiene sia utile aggiungere una componente azionaria al portafoglio mentre il 34% pensa sia utile investire nel real estate.
La fiducia per il mercato azionario nel breve periodo (nei prossimi 6 mesi) è in aumento rispetto all’ultimo trimestre del 2020. Infatti, il 75% degli investitori italiani si rivela ottimista (nell’ultimo trimestre del 2020 gli investitori fiduciosi erano il 70%).  Inoltre, più della metà degli investitori italiani pensa di modificare il proprio portafoglio nei prossimi 6 mesi, di contro il 40% pensa di tenerlo invariato e solo il 10% di ridurre la propria esposizione azionaria.

Le maggiori opportunità di investimento

Quali sono, secondo gli investitori italiani, le maggiori opportunità di investimento? Ebbene, secondo il 78% degli investitori quelle aziende che hanno sperimentato uno sviluppo tecnologico, secondo il 77% gli investimenti sostenibili, mentre il 72% ritiene che le azioni rappresentino uno strumento efficace per diversificare il portafoglio durante la ripresa. Cresce l’ottimismo nei confronti dell’economia italiana con l’83% degli investitori italiani che si dice fiducioso sotto questo aspetto (nel Q4 del 2020 gli investitori ottimisti erano il 71%). Tuttavia, il 49% degli investitori è ancora preoccupato per il diffondersi del Covid-19, mentre ben il 48% individua nel climate change una preoccupazione  e infine il 45% ha dei timori riguardo un possibile aumento delle tasse.

Dieci scenari imprevisti per il 2021, rispunta rischio Italexit per Btp e Piazza Affari nella view contrarian di Credit Suisse

La lista completa delle 10 sorprese 2021

1) Le azioni globali aumentano del 30% rispetto ai una view principale che vede le azioni globali aumentare del 12% circa.
2) La tecnologia ha performance inferiori rispetto alla view base che indica un piccolo sovrappeso ma più selettivo rispetto al passato.
3) I rendimenti dei Treasury Usa a 10 anni salgono al 2% rispetto all’1,4% indicato nello scenario base.
4) Le banche sono il settore con le migliori prestazioni; mentre la view principale è che le banche sono un sovrappeso poco convinto e non ci si aspetta che siano i migliori performers.
5) La crescita del PIL cinese è inferiore al 5%; mentre la view principale  è di crescita del PIL a +7,1% nel 2021.
6) Il dollaro scende bruscamente e l’EUR/USD raggiunge 1,35 entro la metà del 21; mentre la view principale  è che l’EUR/USD raggiunge 1,25 entro la fine del 2021.
7) Rischio politico su larga scala in Italia; mentre nella view principale il rischio politico rimane in sordina e l’UE continua il suo processo di integrazione tramite la mutualizzazione del debito.
8) Il petrolio arriva a $ 80 al barile; mentre la view principale indica il petrolio arrivare a $ 60pb.
9) Il Partito dei Verdi domina le elezioni in Germania; mentre la view principale  vede le elezioni tedesche del settembre 2021 non essere un evento di grande rischio.
10) Il Giappone è la regione principale con le migliori prestazioni in termini di dollari; mentre la view principale indica le azioni giapponesi salire solo moderatamente.


Come ogni anno gli strategist di Credit Suisse hanno esaminato 10 ambiti in cui le previsioni principali potrebbero essere sbagliate. Molte di queste sono legate alle previsioni sull’andamento dei mercati, con possibili movimenti più marcati del previsto, ad esempio delle azioni globali al rialzo o del dollaro al ribasso. Altre vanno a guardare a possibili sviluppi imprevisti, con una affermazione a sorpresa dei Verdi in Germania.
Tra i possibili imprevisti spunta anche il fattore Italia anche alla luce degli ultimi sviluppi con la crisi di governo innescata da Matteo Renzi.  Il tutto, sottolinea Credit Suisse, mentre l’economia italiana sta soffrendo a causa del COVID-19 e dei problemi strutturali che ha creato, l’attuale coalizione di governo italiano sta affrontando nuovi attriti e il partito di Matteo Renzi si è ritirato dalla coalizione.

McConnell Wants To Wait Until Next Month To Start Trump’s Impeachment Trial

TOPLINE

Senate Minority Leader Mitch McConnell (R-Ky.) is looking to wait at least three more weeks before holding an impeachment trial for former President Donald Trump, giving Trump more time to prepare an adequate defense, the senator said Thursday afternoon, though it’s unclear whether congressional Democrats will agree to this delay.

KEY FACTS

McConnell proposed giving Trump and House Democrats — who essentially serve as prosecutors — several weeks to file pre-trial briefs and responses, before starting a trial in mid-February, he said in a statement (the Washington Post first reported on the news).

The minority leader plans on negotiating this timeline with Majority Leader Chuck Schumer (D-N.Y.), part of a wider set of talks on how to share power in a Senate split 50-50 between two parties (Schumer’s office didn’t respond to a request for comment).

Sen. Chris Coons (D-Del.) told CNN Thursday some Democrats would be “open” to delaying Trump’s impeachment trial, as long as the Senate makes progress on confirming President Joe Biden’s major Cabinet nominees.

CRUCIAL QUOTE

“Senate Republicans believe it is absolutely imperative that we do not allow a half-baked process to short-circuit the due process that former President Trump deserves or damage the Senate or the presidency,” McConnell said in a statement.

WHAT TO WATCH FOR

The House of Representatives impeached Trump last week, but Speaker Nancy Pelosi (D-Calif.) still hasn’t sent the article of impeachment to the Senate yet. Once it’s sent, the Senate will need to start an impeachment trial within one day according to the body’s rules, unless Schumer and McConnell both agree to delay the trial. Pelosi has declined to say when she’ll send the article, telling reporters she wants to send it “soon” but is waiting for more information from the Senate (Pelosi’s office did not respond to a request for comment).

TANGENT

After struggling to assemble a defense team, Trump has reportedly hired South Carolina attorney Butch Bowers to represent him during the Senate’s impeachment trial, Sen. Lindsey Graham (R-S.C.) told Republicans Thursday.

KEY BACKGROUND

The House impeached Trump for incitement of insurrection, accusing him of inflaming the angry mob that broke into the U.S. Capitol in a failed attempt to stop Congress from certifying Biden’s win. Trump’s impeachment marks two firsts: He’s the only president to be impeached twice, and he’ll be the first to stand trial in the Senate after leaving office. Some Republicans have criticized this gambit, arguing a trial when Trump is no longer president is unnecessary and constitutionally dubious, but Democrats say a trial would allow senators to hold Trump accountable and potentially ban him from running for office again.

SURPRISING FACT

McConnell has not ruled out voting to convict Trump. He has publicly accused Trump of inciting a riot, and he’s reportedly told associates that he is undecided on how to vote.

FURTHER READING

McConnell proposes delaying impeachment trial until February so Trump team can prepare (CNN)

Follow me on Twitter. Send me a secure tip

Tesla e bitcoin raddoppieranno o dimezzeranno nel 2021? Il responso

schiacciante del survey di Deutsche Bank

Tesla e Bitcoin hanno più probabilità di vedere i loro valori dimezzati più che raddoppiati nei prossimi 12 mesi, secondo la maggioranza degli intervistati in un sondaggio della Deutsche Bank. L’istituto ha intervistato 627 professionisti del mercato la scorsa settimana e ben l’89% ha dichiarato di trovare alcuni asset in territorio bolla, compreso il settore tech in generale.

La BCE ha un problema di nome Lagarde: il governatore non sa comunicare. Dubbi sulla ripresa nel 2021

Il cambio euro-dollaro torna a rafforzarsi dopo il board BCE. Per quest’anno, le previsioni di crescita puntano al ribasso e già sarebbe in corso una seconda recessione.

Lagarde non convince i mercati

Borse europee negative sia nel giorno del board BCE, sia in quello seguente. Lo spread BTp-Bund saliva venerdì scorso nei pressi dei 125 punti base, ai massimi da novembre. Nel frattempo, il cambio euro-dollaro è tornato a salire, puntando a 1,22, dopo che a inizio della scorsa settimana, proprio in attesa della prima riunione dell’anno di Francoforte, si era portato nei pressi di 1,20. Cosa sta succedendo? Partiamo dalla conferenza stampa di giovedì scorso. Il governatore Christine Lagarde ha dichiarato che l’istituto monitora con estrema attenzione il tasso di cambio per le sue implicazioni sull’inflazione. E allo stesso tempo, ha avvertito che l’Eurozona verosimilmente sia caduta in una seconda recessione, perché alla contrazione attesa del PIL nell’ultimo trimestre del 2020 seguirà un nuovo probabile ripiegamento nel trimestre in corso.

Il tragico errore della BCE di Lagarde che sacrifica l’Italia alla speculazione sui mercati

La ripresa dell’economia, ha spiegato, dovrebbe decollare dalla seconda metà dell’anno. Detto questo, Lagarde ha difeso le ultime previsioni di crescita nell’area e diramate a dicembre. Il PIL dovrebbe crescere quest’anno del 3,9%. In teoria, il combinato tra queste dichiarazioni avrebbe dovuto indebolire il cambio euro-dollaro e contenere anche i rendimenti sovrani nella semi-periferia dell’Eurozona, riducendo e non allargando gli spread. Le stesse borse sarebbero dovute salire dopo che il governatore ha prospettato grande flessibilità nell’uso del PEPP, il programma monetario d’emergenza e potenziato a 1.850 miliardi di euro fino al marzo del 2022. Esso potrà essere impiegato parzialmente, ove le condizioni lo consentissero, mentre nel caso contrario potrebbe anche essere ulteriormente irrobustito.

Credibilità BCE e ripresa economica a rischio

Ma allora, come mai è andato tutto nel verso sbagliato? C’è un problema di credibilità.

E’ noto da oltre un decennio che la BCE sia al suo interno fortemente divisa tra “falchi” e “colombe”. I primi appartengono al Nord Europa, le seconde all’area mediterranea, volendo semplificare al massimo. Il governatore trova nei fatti un punto di equilibrio tra le pur opposte esigenze e si presenta ogni otto settimane in conferenza stampa per spiegare la posizione a nome dell’intero istituto. Se la comunicazione risulta efficace, i mercati si fidano e non osano mettere in dubbio la parola di Francoforte. Ma la francese ha una storia di gaffe in così breve tempo – è a capo della BCE da neppure 15 mesi – che la rendono poco credibile. Tant’è che si è scoperto che il capo-economista Philip Lane dopo ogni conferenza stampa alza il telefono e spiega in maniera più puntuale la posizione dell’istituto a un gruppo di investitori selezionato e a rotazione, così da evitare incomprensioni.

La BCE di Lagarde è nella bufera, un giro di chiamate minaccia la reputazione

E un “misunderstanding” di proporzioni inimmaginabili si ebbe quell’infausto 12 marzo dello scorso anno. L’Italia aveva appena imposto il primo “lockdown” e un giornalista chiese a Lagarde cosa avrebbe fatto la BCE nel caso in cui lo spread tra BTp e Bund fosse salito eccessivamente. La risposta fu un tristemente epico “non siamo qui a restringere gli spread”. Le borse europee crollarono come mai nella loro storia in un’unica seduta. L’indice FTSE MIB perse il 17%, i mercati andarono nel panico più assoluto, temendo il ripetersi di una crisi dei debiti sovrani come nel 2010-’11. Francoforte scese in campo a distanza di poche ore per correggere il tiro, con la stessa francese a smentire sé stessa in un’intervista volutamente concessa alla stampa americana. Stavolta, il danno è stato nettamente inferiore, ma ciononostante c’è stato. Lagarde non si fa capire e i mercati provano a testarne le reali intenzioni. A Draghi bastò pronunciare un improvvisato “whatever it takes” per spegnere l’incendio che stava portando alla scomparsa l’euro.

E il non farsi capire questo per un banchiere centrale è estremamente grave. La comunicazione in politica monetaria è forse l’80% del lavoro.

Detto questo, il 2021 che ci aspetta non sarà tutto rimbalzo come frettolosamente il nostro governo ha voluto farci credere o si è esso stesso illuso. Le restrizioni anti-Covid si stanno procrastinando oltre il periodo immaginato e, soprattutto, le vaccinazioni stanno andando troppo a rilento in quasi tutta Europa. Le somministrazioni nel nostro Paese stanno procedendo a un ritmo di neanche 60 mila al giorno. Di questo passo, ci occorreranno quattro anni per coprire almeno l’80% della popolazione, considerando anche i richiami necessari e senza tenere conto che, a seconda del vaccino utilizzato, dopo 9-12 mesi l’immunizzazione viene perduta. Serve una decisa accelerazione entro breve, altrimenti rischiamo di arrivare all’estate senza poter riaprire del tutto le attività. Sarebbe di pessimo auspicio per un’economia a forte attrazione turistica come l’Italia. Prima vacciniamo e prima ne usciamo. E indipendentemente dai pasticci che Lagarde riesce a combinare.

Asimmetria economia-mercati (con l’eccezione Cina). Fugnoli (Kairos): la risposta è nei tassi, sell-off futuri non devono far paura

Guardando alle previsioni di crescita economica per questo e i prossimi anni la risalita verso i livelli pre-Covid sarà lunga per quasi tutti. La sola Cina ne pare uscire quasi immune con la stima di un +10% del PIL nei due anni dell’era pandemica, il 2020 e il 2021. Gli Usa dovranno attendere la fine del 2021 per tornare sui livelli di Pil di fine 2019. L’Europa ancora di più, nel 2022, se tutto va bene, e l’Italia solo nel 2023 secondo Banca d’Italia.
Ma se il Pil delle maggiori potenze mondiali, con l’eccezione della Cina, sarà a fine anno ancora indietro, sui livelli di due anni prima, perché le Borse sono già oggi sopra i livelli di inizio 2020? Questo si chiede Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, secondo cui a questa domanda  si risponde: “Perché i tassi sono molto più bassi di allora. E perché i tassi sono più bassi? Per Covid, naturalmente. Ma le stime scontano un’uscita imminente da Covid, giusto? Corretto. Ma se saremo presto fuori da Covid i tassi risaliranno ai livelli pre-Covid e a quel punto non dovremmo rivedere anche le borse su quei livelli? Sbagliato”.

Le ragioni dietro l’asimmetria tra economia e mercati

L’asimmetria con cui dovremo fare i conti ha due ragioni dice Fugnoli. La prima è che, a parità di Pil, gli utili saranno più alti, soprattutto in America. L’ottimo andamento della tecnologia e la crescita della produttività e dell’efficienza che ogni recessione porta con sé saranno più forti, almeno per qualche tempo, dell’aumento della pressione fiscale sulle imprese da parte della nuova amministrazione. La seconda, ancora più rilevante, è che per un lungo periodo i tassi non accompagneranno al rialzo la ripresa del Pil.
Come è successo nei primi anni seguiti alla recessione del 2008, i prossimi due -tre anni, continua Fugnoli, saremo bombardati da studi che prevedono inflazione e, questa volta, anche da qualche dato reale che convaliderà le previsioni. Le banche centrali alzeranno le spalle e lo stesso dovranno fare gli investitori, almeno nei primi  anni. Il tempo per preoccuparsi sul serio sarà più avanti.
La diversa risposta alla crisi (produzione di cose in Cina e produzione di liquidità in Occidente) ha portato a una rivalutazione importante del renminbi. il confronto tra Cina e Stati Uniti nel biennio pandemico è impietoso. L’America, alla fine del 2021, tornerà finalmente sui livelli di Pil di fine 2019. “Più dieci in Cina e zero in America tra 2020 e 2021 significa che l’apertura della guerra fredda con la Cina (dieci anni fa partner di crescita, poi concorrente e oggi ufficialmente avversario economico e strategico) non procede nel migliore dei modi – commenta l’esperto – . Il ritorno alla normalità che ci auguriamo nei prossimi mesi ridurrà la divergenza nei ritmi e nelle modalità di crescita, ma poiché l’Occidente continuerà a produrre liquidità abbondante almeno fino a metà decennio, continueremo anche a finanziare la crescita e l’occupazione del nostro supposto avversario geopolitico”.

Cosa attende per i mercati nelle prossime settimane 

Detto questo, i mercati non saranno privi di volatilità, soprattutto quando saremo usciti dall’emergenza. E anche nell’emergenza, come abbiamo visto in settembre, ci sarà spazio per qualche correzione. Non ci sarebbe da stupirsi troppo, continua l’esperto, se gli eccessi attuali di ottimismo si dovessero tradurre già nelle prossime settimane in una modesta discesa dei corsi.
Da marzo, tuttavia, sarà in dirittura d’arrivo il primo dei due pacchetti fiscali  della nuova amministrazione americana. Si tratta, nel loro insieme, di un 5% del Pil, meno di quello che è stato speso l’anno scorso, ma comunque una cifra imponente.
Per questa ragione le correzioni in questa fase non dovranno essere temute come segnali di inversione di tendenza, ma saranno invece occasioni di acquisto.

Bitcoin e Tesla, due bolle pronte a sgonfiarsi?

Tesla ha visto un massiccio incremento del suo titolo di ben il 700% nel 2020, coronato a dicembre con l’ingresso nell’S&P 500, di cui Tesla ad oggi risulta il 5° titolo più grande per market cap edElon Musk che è diventato la persona più ricca del mondo davanti a Jeff Bezos di Amazon.
La “velocità assurda” pare stia proseguendo anche nel 2021 con le azioni sono salite di un altro 18%. Rob Arnott, fondatore e CEO di Research Affiliates, pensa che Tesla potrebbe essere una bolla. “Quando hai Tesla che fa trading più di tutto il resto dell’industria automobilistica, escludendo le aziende che trattano esclusivamente veicoli elettrici… quello che stai guardando è uno straordinario spread nelle valutazioni”, ha detto Arnott parlando a Yahoo Finance. Naturalmente, ci sono molti che non considerano plausibili questa ipotesi. Uno di loro è l’analista di Wedbush, Dan Ives, che si aspetta che la produzione dell’azienda raggiunga un milione di veicoli all’anno entro il 2022 e la settimana scorsa, hal alzato il suo obiettivo di prezzo delle azioni a 950 dollari.

COVID 19 2021: i numeri del vaccino e il case study di Israele

 

Biden si insedia alla casa Bianca e i mercati festeggiano coi nuovi massimi. Quindi tutto bene, onda reflattiva in arrivo, ma senza dubbio dobbiamo sempre ricordare l’importanza di quello che è stato il vero detonatore, quello che ha ridato la fiducia, ovvero il vaccino anti Covid 19.
Però è logico pensare che non basta dire VACCINO per risolvere il problema. Nel mondo siamo circa 6 miliardi. E anche riuscire a vaccinare 1/5 della popolazione mondiale non è cosa che si risolve in pochi giorni. Intanto perché le società produttrici del vaccino sono poche (Moderna e Pfizer più le società cinesi e russe) e poi perché iniziano ad esserci i primi intoppi tecnici.

(…) Un rallentamento nella fornitura dei vaccini e un problema qualitativo in alcuni lotti prodotti a novembre. Da giorni Pfizer è al centro dell’attenzione per due questioni che — come spiegato dalla stessa azienda — non hanno nulla a che fare l’una con l’altra. Il primo problema (calo delle forniture del 29% in diversi Paesi europei) è dovuto, ha detto Pfizer, «all’adeguamento delle strutture e dei processi in fabbrica, che richiede nuovi test di qualità e approvazioni da parte delle autorità». Lo stop ha peraltro l’obiettivo di ampliare la produzione a partire dal 15 febbraio.(…) [Source

(…) Il governo italiano ha deciso di attivare l’Avvocatura Generale dello Stato per valutare i diversi profili di responsabilità della casa farmaceutica Pfizer in caso di inadempienza e le possibili azioni da intraprendere a tutela degli interessi del Paese e dei cittadini, alla luce dei ritardi nelle consegne e del taglio delle dosi annunciato nei giorni scorsi. (…) [Source

(…) Nel mondo ci sono un miliardo e mezzo di No Vax di cui non hai mai sentito parlare.
Vivono in Africa, e no, non sono loro che non vogliono vaccinarsi al Covid-19: siamo noi che abbiamo deciso di lasciarli senza. L’Unione Europea, da sola ha già comprato abbastanza dosi per vaccinare per due volte l’intera popolazione del continente. Lo stesso vale per gli Stati Uniti d’America, per il Regno Unito, per l’Australia e per il Cile. Il Canada , addirittura, ha ordinato abbastanza vaccini per vaccinare tutta la sua popolazione per cinque volte. (…) [Source

Alcune cose sono volute (e qui c’è un minimo estratto delle notizie) altre decisamente meno. Intanto però sulla “tabella di marcia” non tutto fila liscio. Chi invece va avanti come un treno al momento è Israele. Eccovi una slide dove ci viene spiegato il rapporto tra vaccinati e popolazione. Noi (restando sul tema dei colori) siamo arancioni o se preferite siamo rimandati. E tenete conto che i “verdi” sono quelli in area 4% della popolazione.

Le luci sono puntate quindi, soprattutto su Israele, che con un tasso di vaccinazione così alto dovrebbe essere messo molto meglio degli altri. Ecco la situazione invece ad oggi. Malgrado un tassodi vaccinazione elevato, non intravedo un vero stop dei contagi.

Quale vuole essere il mio messaggio? E’ chiaro che l’esigenza è UNA: il ritorno alla NORMALITA’. I mercati lo stanno scontando, ma il tempo ha un costo. E forse questo i mercati non lo stanno scontando.

Oro torna sotto osservazione: stime vedono lingotto proiettato a quota 2.340$ a fine 2021

Sui mercati si torna a guardare all’oro, soprattutto come ‘copertura contro le incertezze’. In attesa dell’avvio ormai imminente di Wall Street, le quotazione del metallo giallo sono in ascesa, con dei movimenti in area 1.837 dollari l’oncia (+0,42%). Come sottolinea Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades, nel commento giornaliero sui mercati e sulle commodity, “il rimbalzo, iniziato dopo il rapido crollo che ha portato il prezzo vicino alla zona di supporto di 1.800 dollari, sta continuando. Gli investitori sono in attesa di ulteriori notizie sullo stimolo pianificato dal nuovo governo statunitense in quanto questo potrebbe essere un ulteriore elemento di supporto per il lingotto, in concomitanza con l’indebolimento del dollaro osservato nelle ultime 24 ore”.Di oro e delle sue prospettive torna a occuparsi oggi anche WisdomTreeconcentrandosi sul potenziale andamento del lingotto nel 2021 e indicando come potenziale target quota 2.340 dollari l’oncia a fine 2021. Il 2021 è iniziato sull’onda della speranza che i vaccini contro il Covid-19 permettano di curare il malessere sia sanitario che economico provocato dalla pandemia, ma già lo scorso dicembre la strada verso la ripresa sarà irta di ostacoli. A preoccupare sono state le notizie in arrivo dal Regno Unito circa la presenza di una variante del virus. “Poiché è improbabile che il Regno Unito sia l’unico Paese in cui si sia diffuso questo tipo di mutazione, iniziamo il nuovo anno nell’incertezza riguardo al numero di ostacoli presenti sulla strada della ripresa. Come per il 2020, presumibilmente l’oro servirà da copertura contro tali incertezze“, scrive Nitesh Shah, director research di WisdomTree.Secondo gli esperti di WisdomTree, “l’oro come copertura contro il rischio geopolitico potrebbe rivelarsi un bene prezioso“. “Abbiamo vissuto uno shock pandemico mondiale per oltre tre quarti del 2020 e le istituzioni hanno tentato di contenere parte dei contraccolpi economici. La risposta fiscale e monetaria allo shock economico ha assunto proporzioni di portata storica“, afferma Nitesh Shah che ricorda l’esempio statunitense che lo scorso 28 dicembre hanno dato il via libera a un pacchetto di aiuti economici pari a 900 miliardi di dollari a sostegno dell’economia colpita dal coronavirus. “Queste audaci decisioni fiscali e monetarie, per quanto necessarie, potrebbero provocare forti distorsioni. L’inflazione potrebbe essere più alta nei prossimi anni. Anche l’aumento del debito pubblico andrà a discapito di chi dovrà ripagarlo: un onere che spesso ricade sul segmento più giovane e meno abbiente della popolazione”, osserva l’esperto secondo il quale tali sviluppi probabilmente ostacoleranno il patto intergenerazionale e ciò solleva il dubbio che il 2021 possa essere un altro anno di disordini sociali.Per WisdomTree, “con la banca centrale che sperimenta nuovi strumenti di politica monetaria e il deprezzamento del dollaro statunitense, il sentiment degli investitori verso l’oro si rafforzerebbe e le posizioni sui future sul metallo prezioso salirebbero a 350mila posizioni net long. Più i rendimenti reali andranno in negativo, maggiore sarà l’attrazione che l’oro eserciterà”. Motivo per cui, in questo scenario, l’oro potrebbe salire a 2340 dollari l’oncia, registrando quasi il 24% di rialzo rispetto ai livelli di dicembre 2020.

Se si va a elezioni il rischio percepito di Italexit aumenterebbe

Nella peggiore delle ipotesi per i mercati, l’Italia potrebbe ritrovarsi con nuove elezioni il che, sulla base dei recenti sondaggi, potrebbe portare a un governo di destra e con possibili posizioni euroscettiche. Dati i sondaggi attuali, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia guadagnerebbero circa il 50% dei voti. “La Lega ha perso di recente un po’ di consensi nei sondaggi, ma sarebbe ancora il partito più popolare – rimarca credit Suisse – . Il leader della Lega, Matteo Salvini, avrebbe moderato alcune delle sue opinioni sull’euro e non spinge più l’Italia a lasciare l’area dell’euro”. C’è poi Fratelli d’Italia che ha recentemente ottenuto consensi e ora guadagnerebbero circa il 15% dei voti (secondo una serie di sondaggi tra cui IPSOS e Tecne nell’ultima settimana di dicembre). La leader del partito Giorgia Meloni è sempre stata molto critica nei confronti dell’UE. Durante un’intervista nel 2018, lei ha elogiato la sovranità come “la difesa della famiglia, dei confini, dello stato nazionale e dell’identità”. La casa d’affari elvetica rimarca come non sia chiaro se una potenziale coalizione di destra spingerebbe per un “Italexit”, il rischio però aumenterebbe.
L’impatto potrebbe essere asset italiani a sconto significativo rispetto al resto d’Europa e il ritorno d’attualità sui mercati di un maggiore rischio di rottura dell’euro.

La lista completa delle 10 sorprese 2021

1) Le azioni globali aumentano del 30% rispetto ai una view principale che vede le azioni globali aumentare del 12% circa.
2) La tecnologia ha performance inferiori rispetto alla view base che indica un piccolo sovrappeso ma più selettivo rispetto al passato.
3) I rendimenti dei Treasury Usa a 10 anni salgono al 2% rispetto all’1,4% indicato nello scenario base.
4) Le banche sono il settore con le migliori prestazioni; mentre la view principale è che le banche sono un sovrappeso poco convinto e non ci si aspetta che siano i migliori performers.
5) La crescita del PIL cinese è inferiore al 5%; mentre la view principale  è di crescita del PIL a +7,1% nel 2021.
6) Il dollaro scende bruscamente e l’EUR/USD raggiunge 1,35 entro la metà del 21; mentre la view principale  è che l’EUR/USD raggiunge 1,25 entro la fine del 2021.
7) Rischio politico su larga scala in Italia; mentre nella view principale il rischio politico rimane in sordina e l’UE continua il suo processo di integrazione tramite la mutualizzazione del debito.
8) Il petrolio arriva a $ 80 al barile; mentre la view principale indica il petrolio arrivare a $ 60pb.
9) Il Partito dei Verdi domina le elezioni in Germania; mentre la view principale  vede le elezioni tedesche del settembre 2021 non essere un evento di grande rischio.
10) Il Giappone è la regione principale con le migliori prestazioni in termini di dollari; mentre la view principale indica le azioni giapponesi salire solo moderatamente.

Lockdown e zone rosse per uscire dalla pandemia: ritorno alla normalità in estate?

Le zona rosse di Natale hanno funzionato per il calo dei contagi secondo l’ultimo monitoraggio Gimbe.

Ritorno alla normalità estate

Mentre si attende il nuovo report ISS che arriverà durante la giornata di venerdì 22 gennaio con il monitoraggio settimanale dei contagi regionali, la fondazione Gimbe ha presentato il suo monitoraggio, dove conferma che le zone rosse di Natale hanno funzionato. 

Zone rosse funzionano

Secondo il monitoraggio della settimana dal 13 al 19 gennaio, si è evidenziato un netto calo dei contagi, il 20% in meno rispetto alla settimana precedente e anche un leggero calo, 4,4%, del numero dei decessi. A calare anche il numero di pazienti in terapia intensiva, -5,7%, così come i ricoverati con sintomi, -4,3%. A fare chiarezza è stato il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta:

Bisogna prendere definitivamente atto che solo le zone rosse, come quelle di Natale, sono la vera arma per piegare la curva del contagio, destinata a risalire nelle prossime settimane per le minori restrizioni nelle Regioni arancioni e gialle, la riapertura delle scuole e il potenziale impatto delle nuove variante.

Nella pratica, in base al monitoraggio Gimbe, si fa notare che a funzionare sono state le zone rosse a livello nazionale che hanno caratterizzato il periodo natalizio, e che ora c’è il rischio che tra qualche settimana si torni ad un nuovo aumento dei contagi con le restrizioni allentate delle zone gialle e arancioni. 

Ritorno alla normalità in estate

Secondo Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, affinché il vaccino riduca in modo rilevante il virus bisognerà aspettare qualche mese. I primi risultati si vedranno verso la fine della primavera ha detto a Rai Radio 2, durante il programma Lunatici.Sulla stessa linea, anche il virologo Fabrizio Pregliasco, che durante un’intervista a La Stampa ha dichiarato che per vedere meno restrizioni bisognerà vaccinare “il 20-30 per cento della popolazione, compresa la parte più a rischio”.In sostanza solo dall’estate si vedranno dei veri risultati e ci potranno essere delle vere riaperture. Nel frattempo, c’è attesa per il nuovo report ISS del fine settimana. Attualmente Lombardia, Sicilia e Provincia di Bolzano si trovano in zona rossa e dovranno rimanerci fino al 31 gennaio. Campania, Toscana, Sardegna, Molise e Basilicata sono le uniche regioni in zona gialla mentre tutte le altre si trovano in zona arancione.

Vedi anche: Nuovo Dpcm e regole su spostamenti e seconde case fuori regione: le novità

Wall Street futures sull’attenti dopo piano stimoli $1,9 trilioni di Biden. Ciclici pronti al riscatto?

 

Wall Street con i piedi di piombo anche dopo l’annuncio del piano di stimoli economici anti-Covid del valore di $1,9 trilioni da parte del presidente eletto Joe Biden, che si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio.I futures sul Dow Jones cedono più di 120 punti, quelli sullo S&P 500 e sul Nasdaq 100 arretrano rispettivamente dello 0.4% e dello 0,3%.La proposta di Biden, che porta il nome di American Rescue Plan, chiede l’aumento dei sussidi federali ai disoccupati a 400 dollari la settimana e la loro estensione fino al settembre di quest’anno; pagamenti diretti a molti americani del valore di $$1.400 e la propriga di moratorie federali sugli sfratti e i pignoramenti fino a settembre.Il piano include anche $350 miliardi di aiuti ai governi statali e locali, $70 miliardi per i programmi di vaccinazione e test Covid-19 e l’aumento del salario minimo federale a $15 l’ora.“L’economia reale sta facendo fronte a una reale sofferenza – ha detto Biden in un discorso pronunciato a Delaware nella giornata di ieri – Una sofferenza che vede il popolo fare affidamento sui propri stipendi, non sugli investimenti, per pagare le bollette e mangiare, e per soddisfare le esigenze dei propri figli”.Savita Subramanian, responsabile della strategia sull’azonario Usa, ha commentato il piano di Biden intervenendo alla trasmissione “Fast Money” della Cnbc, affermando che gli ulteriori stimoli economici sono uno dei motivi che spiegano la leadership sul mercato che potrebbe essere rivendicata dalle azioni cicliche nei confronti di quelle tecnologiche, nel corso del 2021.Ieri la borsa Usa ha chiuso in territorio negativo: il Dow Jones Industrial Average ha perso 68,95 punti a 30.991,52 punti; il Nasdaq Composite ha ceduto lo 0,1% a 13.112,64 mentre lo S&P 500 è arretrato dello 0,4% a 3.795,54. Tuttavia l’indice delle small cap Russell 2000, più dipendente dai fondamentali dell’economia, ha chiuso in rialzo di oltre il 2%, anticipando il piano di Biden.Oggi grande attesa per i risultati di bilancio del quarto trimestre che saranno diffusi da Wells Fargo, Citigroup e JPMorgan Chase.

JOE BIDEN … L’ILLUSIONE STA PER FINIRE!

Biden proclamato presidente | L'HuffPost

La verità è figlia del tempo!

Mentre le illusioni e i sognatori popolano il mondo incantato dei mercati finanziari, in attesa dell’ennesima ridicola e pericolosissima richiesta di impeachment di Trump il mondo finanziario ha scoperto il bluff di Joe Biden…

Quello che i media non raccontano è che al Senato per alcuni provvedimenti servono 60 voti e non i 50 più quello del vicepresidente Harris.Per le regalie agli stati falliti governati dai democratici, niente da fare!400 miliardi per inutili vaccini, per la gestione dell’emergenza COVID, oltre 1 trilione per aiuti diretti e 440 miliardi per imprese e comunità. 15 dollari il salario minimo.Già la frangia estremista di sinistra di Biden, quella che viene chiamata progressista, dice che non è abbastanza, Biden si è già rimangiato la cancellazione del debito studentesco.

  • Pagamenti diretti per 1400 dollari, in aggiunta ai 600 approvati a dicembre
  • 400 dollari a settimana in sussidi di disoccupazione supplementari fino a settembre
  • 350 miliardi di dollari per i governi statali e locali la maggioranza democratica
  • Salario minimo a 15 dollari l’ora
  • 130 miliardi di dollari per aiutare le scuole
  • 160 miliardi di dollari di finanziamenti per un programma nazionale di vaccinazioni, test e altri sforzi di contenimento del coronavirus
  • 30 miliardi per l’affitto e il supporto dei piccoli proprietari
  • 25 miliardi per i fornitori di servizi per l’infanzia
  • Assistenza alimentare ampliata, ovvero food stamps

Nulla di nuovo rispetto alle illusioni di questi mesi, infatti i future sono tutti in negativo dopo la brusca sterzata di ieri sera, gli psicopatici di Wall Stree si aspettavano molto di più.Inutile dire che stiamo ormai parlando di oltre 6000 miliardi di dollari immessi dal governo nell’economia, nulla rispetto alla BODENZA DI FUOCO immessa da Conte e combricola nell’economia italiana, ridicoli rispetto alla meraviglia europea che ha prodotto pensate ben 750 miliardi per 27 stati, un record assoluto di fronte all’elemosina dell’unione europea.Il nulla comunque rispetto alla strage di occupazione in atto in America, mentre avidi e psicopatici manager e banchieri usano i soldi degli aiuti per ricomprarsi azioni e sostenere i propri patrimoni, tagliando investimenti e occupazione.

Immagine

Immagine

Più che parlare di livelli di stabilità e cieli azzurri infiniti per i mercati finanziari, direi che questo è il livello permanente di disoccupazione che accompagnerà l’America almeno per i prossimi due anni…

Immagine

Ovviamente come sempre accade il mercato ha esultato alla notizia, sperando negli stimoli miracolosi di Biden e magari in ulteriori azione della FED.Non solo, i bond vigilantes hanno fatto festa dopo che negli ultimi giorni le scommesse contro i rendimenti erano raddoppiate, con aste del tesoro record e rendimenti che tornano di nuovo a scendere dopo aver sfidato la nuova linea maginot, il che ci fa tornare al leggendario ottobre rosso del 2018.Ieri il presidente della Federal Reserve  Jerome Powell ha affermato che l’economia statunitense dovrebbe riprendersi in maniera importante nei prossimi mesi, compreso un possibile aumento significativo dell’inflazione dei prezzi. Poi ha dovuto precisare un rialzo dei tassi di interesse “non è a breve”, sottolineando che potrebbero esserci delle pressioni al rialzo sui prezzi nel breve periodo, ma un aumento una tantum non significa una “persistente inflazione”.

“Non siamo legati ad una formula matematica per l’inflazione. Continuiamo ad ancorare le aspettative di inflazione al 2%” – osserva Powell – intervenendo virtualmente a un evento di Princeton”.

Le disuguaglianze economiche hanno ripercussioni sulla capacità della Fed di centrare la massima occupazione prevista nel suo mandato – continua il banchiere – secondo il quale una ripresa rapida dallo choc della pandemia può ridurre le cicatrici sul mercato del lavoro. La pandemia “è arrivata su un’economia che stava avendo una buona performance e su un settore bancario meglio capitalizzato rispetto alla crisi del 2008”.(Teleborsa)

Questo dimostra, ma non avevamo bisogno, di quanto ipocriti e ignoranti sono questi uomini, non fanno silenzio neppure di fronte al loro fallimento.Per chi inizia a tremare di fronte allo stimolo fiscale democratico, una bella notizia di cui parleremo nel prossimo manoscritto che cancella definitivamente tutte le illusioni sul rischio inflazione e distrugge le scommesse sulla reflazione.Si incomincia di nuovo a parlare di tasse e patrimoniali, controlli, come in Italia dove si cercano disperatamente quattro mercenari per continuare a campare. Ieri il solito dpcm ha stabilito nuove regole di continua e prolungata chiusura, la morte definitiva della stagione invernale, hanno spostato a metà febbraio la riapertura, perché non a ferragosto.Ma per il momento è meglio lasciare da parte la miserabile performance della politica italiana, pomeriggio i dati sui consumi a dicembre previsti per la prima volta al ribasso dalla notte dei tempi.Concludiamo con un omaggio al virtuosismo olandese, la terra dei tulipani, un bluff enorme, questa Olanda che da lezioni all’Europa…

Banks are back, a Wall Street ora Goldman e le altre corrono il triplo dei titoli tech. Nel 2021 sarà boom di utili

Parte ufficialmente oggi l’earning season USA con le trimestrali bancarie in primo piano. Citigroup, JP Morgan Chase e Wells Fargo daranno i conti relativi al 4° trimestre 2020 facendo luce sul reale stato di salute del settore. Le attese sono positive con ben 7 delle 15 maggiori banche USA che dovrebbero riportare utili addirittura più elevati rispetto al 4° trimestre 2019, ossia l’ultimo trimestre completo prima che il coronavirus innescasse la recessione economica.
“I tassi di interesse sono aumentati, quindi i loro margini sono più alti. Hanno accantonato troppo per crediti inesigibili, quindi ridurranno le loro riserve, vedono bassi costi operativi a causa dell’enorme quantità di denaro che hanno speso in tecnologia”, afferma Dick Bove, Chief Financial Strategist di Odeon Capital Group, che si aspetta dalle grandi banche degli utili molto migliori del previsto e prevede che il 2021 sarà probabilmente “uno dei periodi di guadagno delle banche più forti” mai visti, sempre che verranno rispettate le attese di forte rimbalzo dell’economia Usa.

Sponda anche da risalita rendimenti Usa

Ventata di ottimismo sulle banche USA che è testimoniata dall’aumento verticale dei titoli del settore negli ultimi mesi. Ottimismo che potrebbe consolidarsi nel corso del 2021 grazie a fattori quale la ripresa economica post-crisi e un’irrigidimento della curva dei tassi di interesse. Le banche statunitensi stanno infatti beneficiando dell’aumento dei rendimenti dei Treasury, con i tassi a 10 anni tornati settimana scorsa per la prima volta da marzo sopra la soglia dell’1%.
Colossi quali JPMorgan, Bank of America, Goldman, Morgan Stanley godranno anche dell’impulso da attività come M&A e IPO.

La riscossa delle banche di Wall Street

Guardando ai numeri, l’indice KBW Bank che raggruppa 24 grandi banche statunitensi presenta un saldo di +34% negli ultimi 3 mesi del 2020, a velocità quasi tripla rispetto al +12,2% per l’indice S&P 500. Lo scatto è proseguito anche in queste prime due settimane del 2021 portando a +45% il saldo rispetto ai livelli di fine settembre (mentre l’S&P 500 segna solo +14%).

Goldman Sachs da inizio anno segna già un corposo +16,7% che diventa +47% guardando agli ultimi 3 mesi.
Quello in atto è un recupero dopo la netta sottoperformance evidenziata dalle banche con lo scoppio della pandemia. Il bilancio a 12 mesi è infatti ancora in negativo (-4% per l’indice KBV Bank Total Return rispetto al +19% dell’S&P 500 e al +42% del Nasdaq). Anche nel confronto con il settore tecnologico, gli ultimi mesi hanno visto ribaltarsi i rapporti di forza: il +34% delle banche nel 4° trimestre 2020 batte ampiamente anche il +12,4% dell’MSCI USA Information Technology Index (che però ha chiuso il 2020 con un sonante +46%).

Goldman Sachs ottimista su Wall Street: previsto un rialzo del 14% per il 2021

La grande banca d’investimento migliora la view per l’indice S&P 500 e per il Pil americano, che entro la fine di quest’anno potrebbe crescere del 6,4%

Goldman Sachs migliora le stime per il 2021, sia per Wall Street che per il Pil americano. A dirlo è David J. Kostin, strategist dell’azionario Usa della grande banca d’investimento, che vede l’indicS&e S&P 500 a 4300 punti alla fine del 2021, quindi con un rialzo del 14% rispetto ai 3.756 di fine 2020. Una crescita che secondo Kostin proseguirà anche nel 2022, quando il principale indice di Wall Street potrebbe chiudere a 4.600 punti (+7%).

PIL IN CRESCITA

La proiezione positiva sull’azionario americano è dettata dalla proiezione rialzista di Goldman Sachs, che stima nel 2021 una crescita del Pil americano del 6,4%, oltre due punti percentuali in più rispetto al consensus, che invece vede una crescita del 4,2%. L’effetto Biden, che il 20 gennaio giurerà da 46esimo presidente degli Stati Uniti, potrebbe dunque portare più stimoli rispetto al previsto per far ripartire l’economia Usa. Un’azione di sostegno monetario e fiscale, unita all’effetto dei vaccini per contenere la pandemia, potrebbero rilanciare con forza il motore dell’economia americana e i consumi.

MIGLIORAMENTO DEGLI UTILI

Inoltre, secondo Goldman Sachs, nel 2021 gli Eps (utili per azione) potrebbero rimbalzare del 31% (a 178 dollari) dopo essere scesi del 17% nel 2020. In aumento, secondo Kostin, anche i margini aziendali per le società americane. Resta da capire se saranno sempre gli stessi titoli del 2020 a trainare la corsa dell’indice S&P 500, che lo scorso anno ha chiuso con un inatteso, soprattutto a marzo, +18%. Una performance guidata da cinque titoli su tutti – Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Alphabet (Google) – che da soli hanno registrato un rialzo del 56%. Attualmente il posizionamento di Goldman Sachs prevede un sovrappeso su tecnologici, healthcare, industriali e materials e un sottopeso su comunicazione, beni primari e immobiliare. Nel 2021 l’attenzione degli investitori sarà sicuramente concentrata su Tesla, che a fine dicembre è entrata nell’indice S&P 500.

Covid: Johnson & Johnson lancerà il suo vaccino a marzo. Previste 1 miliardo di dosi entro il 2021

Anche Johnson & Johnson tra le grandi società farmaceutiche a produrre il proprio vaccino anti COVID-19 a marzo ed entro la fine di questo mese o all’inizio di febbraio prevede di avere dati chiari sulla sua efficacia.
Paul Stoffels, direttore scientifico del gruppo farmaceutico, ha dichiarato martedì in un’intervista che J&J intende ancora raggiungere l’obiettivo di fornire un miliardo di dosi del suo vaccino entro la fine dell’anno. “Puntiamo a un miliardo di dosi nel 2021. Se si tratta di una singola dose, significa un miliardo di persone. Ma aumenterà nel corso dell’anno.

 

ROTAZIONE e RIPARTENZA: i mercati vedono il NEW DEAL

 

Dopo la recessione ci sono tutti gli elementi che ci portano alla previsione di reflazione. Tassi nominali e tasso inflazione prospettica divergono. Quindi è il momento dei titoli ciclici? Si, ma attenzione, bisogna fare selezione.

Lasciamo da parte i discordi legati al fatto che stiamo vivendo una fase di bolla speculativa. Ormai è una situazione con cui abbiamo imparato a convivere e che ci accompagnerà ancora per un po’. L’abbondante liquidità sui mercati non ci mancherà di certo e, anzi, tenderà ad aumentare visti i piani fiscali previsti per il 2021 ( e il continuo sostegno delle banche centrali).
Ma proprio sotto questo aspetto, secondo me, è giusto notare un cambiamento.
E il cambiamento le vediamo innanzitutto da questo grafico sovrapposto che ho creato.

TASSI e INFLAZIONE

A confronto i rendimenti nominali USA a 10y con inflation swap sempre a 10y. La politica fiscale, rispetto a quella monetaria, comporta più inflazione perché il denaro circola per forza (visto che si sovvenziona la cittadinanza). Il ciclo recessivo è atteso in fase terminale con tanto di ripresa ciclica. E il grafico ce lo dimostra, e notate bene, il tutto avviene in tempi molto più accelerati che in passato. This time is different, lo possiamo dire, soprattutto per le dinamiche, forse un po’ meno nella forma.L’inflazione prevista a 10 anni decolla letteralmente, i tassi nominali no.
Il mercato sta scommettendo sulla ripresa ciclica, è evidente. Il GAP possiamo battezzarlo in un solo modo: PREVISIONE reflazione.Quindi, la logica dovrebbe portarci a dire che è tornato in borsa il momento dei titoli CICLICI, visto che le aspettative di una maggiore spesa fiscale aggiungerà slancio alle azioni che più di tutte hanno sott performato nel 2020. E questo nuovo processo è già in corso.

RUSSELL 1000: value vs growth

Piccolo dato statistico storico che può tornare utile. Crisi subprime 2008. Certo, crisi differente ma pur sempre recessiva. In questo contesto, in fase di ripartenza, le azioni value hanno registrato un aumento del 25%, mentre i titoli momentum hanno perso il 30% durante un periodo di tre mesi nel 2009, proprio quando l’economia stava uscendo dalla crisi finanziaria. Chiaro, tanti sono i fattori che influenzeranno ancora questo processo di ripartenza. I vaccini, il debito, i lockdown e tutto il resto. MA sembra abbastanza chiaro che il percorso sia questo.Quindi è la fine dei titoli tech? Ma assolutamente no. Diciamo che in una sana rotazione settoriale, il mercato prenderà in considerazione anche altri settori che ha lasciato nel dimenticatoio negli ultimi mesi. Le ultime previsioni danno una crescita economica degli Stati Uniti che potrebbe raggiungere il 5% nel 2021, se l’amministrazione Biden dovesse andare (come sembra) oltre i $ 900 miliardi di spesa fiscale nei prossimi mesi (fonte JPM) . Questo potrebbe portare a “ricalcolare” molti utili previsti e quindi i target price di diverse aziende quotate “value”.Ma facciamo attenzione. Dire solo VALUE non significa per forza “overperformance”. Visto che la recessione e le cause che l’hanno generata sono decisamente anomale, occorrerà fare molta attenzione ai tipi di value che si affronteranno. In altri termini, non fare di tutta erba un fascio, ma occorrerà un’attenta analisi qualitativa (soprattutto degli utili prospettici).

EUFORIA giustificata ma fino a che punto?

Sono ormai molteplici gli esempi che potrei portarvi, che illustra in modo inequivocabile un mercato veramente unico nel suo genere.
Un eccesso di liquidità che contribuisce in modo determinante a quella bolla della liquidità che poi ha generato una “bolla da asset” visibile in ogni dove.
Le due situazioni più chiare ed estreme di questi ultimi tempi sono sicuramente gli andamenti di Tesla e Bitcoin.

Il tutto ovviamente alimentato anche da una forte compressione dei rendimenti che giustificano quotazioni più generose soprattutto sull’equity. Però occhio a questi due grafici.

Citigroup Panic Euphoria model

Quando si vede un indice di questo tipo decollare a 1.80, livelli MAI visti nella storia, qualche campanello di allarme ci deve arrivare. A questo grafico accompagno questo altro ragionamento.

Rendimento 10y Govies USA

I tassi di interesse negli USA stanno salendo. Un segnale di reflazione? Un andamento figlio dell’aumento dell’inflazione? Tutto vero su entrambi i lati ma occhio che rendimenti più alti comportano un ricalcolo dei multipli azionari. Se è reflazione, allora i multipli saranno giustificati da utili in aumento. Ma se il mercato invece è già generoso sotto quell’aspetto?

And the winner is… NOT TECH!

Si chiama rotazione settoriale ed è già partita da un po’ di tempo. Se ben ricordate, ne abbiamo parlato più volte e qui su I&M abbiamo spiegato in più articoli che era giunta l’ora di una pausa di riflessione per chi ha dominato in lungo ed in largo, ovvero il mondo tech. Ecco cosa scrivevo in questo post.

(…) Oggi, i titoli value sono estremamente convenienti rispetto a quei titoli che tanto hanno corso e che oggi sono di tendenza ma…rappresentano anche un potenziale pericolo. Sono i titoli da momentum.(…) [Source

Vi lascio leggere il resto (basta cliccare su SOURCE). Il fatto che quasi silenziosamente stiamo vivendo una fase di rotazione settoriale che premia chi, fino ad adesso, è stato lasciato nel dimenticatoio.
Un confronto tra FANMAG (Il cuore della tecnologia, un FAANG allargato), SP500 e Russell (small cap) rende bene l’idea. Eccovi gli ultimi 6 mesi.

Non possiamo certo dire che per la tecnologia è finito il trend ma di certo altri settori avranno quello spazio che è stato loro negato anche per ragioni congiunturali che oggi invece iniziano a sorridere anche a value e ciclici.

Un 2021 sui mercati tra strategia e tattica

I trend di lungo termine del digitale, dell’innovazione e della sostenibilità restano le stelle polari, mentre analisi tecnica e indicatori contrarian possono aiutare a cogliere opportunità

 
l 2021 della politica è partito con i botti, almeno in America, dove contro le attese di governo diviso alla fine è invece arrivata dalla Georgia l’onda blu che ha consegnato ai dem anche il Senato, oltre a Casa Bianca e Camera dei Rappresentanti, mentre in un mercoledì pomeriggio Donald Trump ha bruciato nel falò dell’assalto a Capitol Hill i successi della sua presidenza, dal taglio alle tasse alla deregulation, dal contenimento dell’aggressività nord-coreana e iraniana alla pace tra arabi sunniti e Israele, fino alle opportunity zone per rilanciare gli investimenti nelle aree depresse. I mercati hanno assistito a questa pirotecnica partenza d’anno con suprema indifferenza, proseguendo con nuovi record sulla strada al rialzo imboccata dopo la grande paura da virus di marzo. Guru ed esperti si esercitano negli ammonimenti sui rischi in agguato nei prossimi 12 mesi. I più gettonati sono la crescita ‘irrazionale’ dell’appetito per il rischio, che potrebbe sfociare in brutali correzioni, la caduta delle ‘stelle’ del mercato che hanno brillato nel 2020, vale a dire i big tech americani, e infine tassi di interesse che schizzano al rialzo sulla parte lunga della curva, prendendo in contropiede la Fed e le altre banche centrali e facendo diventare insostenibili gli stimoli fiscali finanziati in deficit di bilancio.

COSA STA DICENDO IL MERCATO

Come noto, i rischi più pericolosi sono quelli che ‘non sappiamo’ di non conoscere, e che quindi possono cogliere totalmente impreparati. Provare a immaginarli è un esercizio non solo difficile, ma soprattutto inutile. Quello che sappiamo, e che il mercato sta dicendo, è invece che i trend ‘secolari’ accelerati dalla pandemia sono solo agli albori, e sono la strada maestra su cui posizionarsi in una strategia di investimento che guarda al lungo termine: digitalizzazione, automazione, intelligenza artificiale, transizione energetica, elettrificazione, sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Posizionarsi strategicamente su questi trend secolari non vuol dire per forza mantenere o aumentare l’esposizione sulla pattuglia di mega-cap che hanno fatto il grosso del rialzo di Wall Street nel 2020, magari può anche voler dire portare a casa un po’ di capital gain realizzato su questi titoli per investirlo alla ricerca delle Apple e delle Amazon di domani.

AZIONI CARE, BOND DI PIÙ

Ma gli investimenti non sono fatti solo di strategia a lungo termine, anche la tattica è importante, come insegna l’anno appena trascorso. Chi aveva liquidità da impiegare e lo ha fatto quando si è aperta la voragine di marzo sull’azionario globale, sicuramente non si è pentito, come nelle successive occasioni che si sono presentate in autunno. Si parla molto del fatto che le azioni, soprattutto a stelle e strisce, sono care in termini di multipli e rispetto alle medie storiche. Ma i bond lo sono molto di più. Il segmento più rischioso dell’obbligazionario, l’High Yield, riconosce un premio in termini di spread sui governativi investiment grade di poco più di 2 punti percentuali, livello storicamente basso ma sopra i minimi pre-crisi. Sicuramente molto meno care sono le azioni ‘value’, trascurate a favore del ‘growth’ negli ultimi anni e ancora di più da quando è esplosa la pandemia.

ROTAZIONE TEMA VALIDO A LIVELLO TATTICO

Molti convengono sul fatto che sia iniziata una rotazione dal growth a value, per la duplice ragione rappresentata dalla convenienza di prezzo e del rafforzamento della ripresa economica globale, accompagnata dal vaccino, che dovrebbe essere il segno del 2021, favorendo i titoli azionari ciclici, a cominciare da quelli legati al ciclo del petrolio, al trasporto areo e al turismo che sono rimasti più indietro di tutti. A livello tattico sembra un’indicazione valida, meno forse dal punto di vista strategico, perché i mega trend di lungo periodo viaggiano più sul growth e meno sul value. Per la navigazione tattica, più che il flusso delle news, sono utili gli indicatori tecnici e quelli contrarian. Tra i primi da tenere d’occhio le medie mobili, con lo S&P 500 che viaggia oltre il 10% quella a 25 settimane, il rapporto tra nuovi massimi e nuovi minimi, e quello tra volumi delle opzioni call, vale a dire al rialzo, rispetto alle put.

INDICATORI CONTRARIAN IN ZONA DI ALLERTA

Nel complesso gli indicatori tecnici segnalano un aumentato appetito per il rischio, che si riflette negli indicatori ‘contrarian’. Uno dei più affidabili, il Fear & Greed Index di CNN Business, nell’ultima settimana si è avvicinato ancora alla zona di allerta, salendo a 72 punti dai 66 precedenti in una scala da zero a 100, e indicando uno sbilanciamento verso l’eccessiva esuberanza. Un altro indice contrarian è la survey settimanale dell’American Association of Individual Investor, che conta Tori, Orsi e Neutrali, e che vede una prevalenza dei primi al 54%, ben sopra la media storica del 38%, mentre i plantigradi sono solo il 26,6%, e a maggio erano quasi il 53%, con i neutrali invece sotto il 20% contro una media storica del 31,5%. Anche qui il segnale è di attenzione, c’è un po’ troppa baldanza. Anche il VIX, l’indice della volatilità, viaggia appena sopra 20 punti, basso ma ancora nettamente sopra i livelli pre-pandemia di un anno fa attorno a 14 punti.

BOTTOM LINE

La prima settimana dei mercati del 2021 segnala un sano appetito per il rischio, forse appena troppo sano, ma con livelli di esuberanza non a livelli di allarme. La strategia è chiara, i trend di lungo termine del digitale, della sostenibilità e dell’innovazione sono un’autostrada che i mercati hanno appena imboccato, con molta strada davanti. La tattica è più complicata e può richiedere aggiustamenti da una settimana all’altra. In entrambi i casi una navigazione che sempre più impone l’assistenza di esperti che studiano e conoscono a fondo singoli titoli e situazioni.

Cinque temi chiave per il 2021 e idee d’investimento per sfruttarli (analisti)

Il 2020 conclusosi da poco verrà sì ricordato come l’anno della pandemia da Covid-19 e le sue ricadute sanitarie ed economiche. Sui mercati alcuni settori sono comunque riusciti a risultare immuni dal Covid regalando laute soddisfazioni agli investitori. Adesso cosa possiamo aspettarci dal 2021 e come gli investitori dovrebbero riallocare il proprio portafoglio? Yoram Lustig, Head of EMEA Multi‑Asset Solutions di T.Rowe Price individua cinque temi chiave per investire nel 2021.

Cinque temi chiave per il 2021

1) In primis la ripresa post-pandemia, per cui dice l’esperto di T.Rowe Price, il sentiment può passare velocemente da esplosioni di ottimismo a momenti di puro pessimismo. “Considerando queste premesse, la nostra prima idea è diversificare tra asset difensivi e investimenti capaci di aggiungere rendimento”.
2) Il secondo tema chiave riguarda politica e pandemia per cui la prima idea di investimento, continua Lustig, è concentrarsi sugli asset dei mercati domestici meno suscettibili alle turbolenze globali. “Un’altra è diversificare e investire a livello globale, cercando opportunità un po’ ovunque e riducendo così il rischio di sviluppi geopolitici che influiscano negativamente sui singoli mercati. La terza idea è investire nella Cina e nell’Asia emergente“.
3) Se le politiche monetarie non convenzionali e l’espansione dei bilanci delle banche centrali sono state la nuova normalità nell’ultimo decennio, lo stimolo fiscale e l’espansione dei deficit pubblici diventeranno la nuova normalità di domani. Nonostante l’incertezza e le valutazioni elevate, un’idea d’investimento può essere quella di puntare sugli asset rischiosi, che dovrebbero continuare a ricevere sostegno da parte delle banche centrali. Una seconda idea è ampliare l’universo di investimento, includendo asset class come l’high yield e il debito emergente.
4) Un altro tema chiave del 2020 è la sorte divergente di alcuni segmenti di economia e mercato. Sebbene la pandemia sia distruttiva, in alcuni casi la distruzione può anche essere costruttiva. A questo proposito, conviene selezionare strumenti che offrano una crescita duratura in qualunque contesto. Infine, il coronavirus ha favorito una divergenza delle valutazioni: la terza idea quindi è investire bilanciando i probabili vincitori con le azioni più trascurate.
5) Infine, considerando che il dollaro USA può essere un altro metodo per mitigare il rischio, ma anch’esso non è economico, a causa dell’ambiente incerto, “proteggersi” è diventato costoso. Una prima idea da questo punto di vista è includere nei portafogli altre valute rifugio, come lo yen giapponese e il franco svizzero. Un’altra opzione è utilizzare strategie attive per attingere al mercato obbligazionario globale alla ricerca di modi per ridurre il rischio di ribasso. Infine, puntiamo a far ricorso a ogni arma del nostro arsenale per creare strategie difensive attive e diversificate, avvalendoci di tecniche sia tradizionali sia innovative, come i derivati difensivi.
In definitiva, afferma l’analista di T.Rowe Price,  “quando il futuro è incerto, è bene che i portafogli siano pronti ad affrontare contesti sia positivi sia negativi. Infatti, sono pochi gli investitori che possono permettersi di ripiegare completamente su attività risk-free, soprattutto quando queste sembrano molto più costose rispetto al passato”.

ZOMBIE ECONOMY: highway to hell?

Scritto il
 

2 trillioni di USD. Questo è quanto hanno accumulato le aziende USA che definiamo “zombie” come debito. Per chi non lo sapesse, le aziende ZOMBIE sono quelle che vengono tenute in piedi con lo sputo, che in condizioni di mercato normali (senza Covid-19 per intenderci) sarebbero in default e che invece sono ancora lì, vive e non troppo vegete. Spesso sono anche aziende che hanno fatto la storia dell’economia USA ma che adesso sono cadute in disgrazia. Nomi arcinoti come Boeing Co., Carnival Corp. e Delta Air Lines Inc.

In altri termini le cosiddette “Zombie firms” che alimentano la Zombie economy sono quindi quei marchi caduti ormai in disgrazia che sono attivi comunque da più di 10 anni, e che da tre anni o più non riescono nemmeno a ripagare gli interessi sul debito. Sarebbero tecnicamente fallite, ma vengono tenute in piedi per volontà dello Stato o, più spesso, delle stesse banche creditrici che, in caso di fallimento, dovrebbero iscrivere a bilancio la perdita, con ovvi riflessi sul loro stato patrimoniale, e quindi preferiscono continuare a prestare.

Qual’è dunque il contributo concreto che le aziende zombie forniscono all’economia? E’ pari a ZERO e creano anche danni perchè generano un’errata allocazione di risorse che potrebbero essere destinate a start-up innovative e produttive.

Oggi la Zombie Economy è stimata essere pari ad ¼ (e ve lo riscrivo, un quarto) di tutte le aziende USA. Capite di cosa stiamo parlando? Capite quindi a livello dimensionale come è importante far si che questi zombie continuino a camminare il più possibile? E sempre queste aziende nel 2020 hanno aggiunto nei loro bilanci, causa al Covid-19, una cifra pari a quella che era il loro debito esistente, passando da 1 trillione a 2 trillioni di debiti. In un SOLO anno.

Adesso ci sono buone prospettive che le cose migliorino? Beh, il grafico qui sotto ci dice che difficilmente chi è zombie cambierà il suo status, anzi, molto probabilmente non riuscirà mai ad avere quell’upgrade che la farebbe risalire quantomeno in un regime High Yield ma più controllato. Questa è la statistica. Lasciamo la parola alla storia e al futuro.

La Zombie Economy è questa: un ordine apparente in cui si muore per strada mentre il casinò dei mercati finanziari continua a prosperare grazie alle iniezioni di liquidità che arrivano dalle istituzioni. … La rivolta nelle strade e i mercati finanziari che macinano profitti record, indisturbati. (I DIAVOLI)

Goldman Sachs: opportunità dall’ESG nel 2021

Dopo un 2020 in accelerazione, quest’anno i fattori ESG saranno una discriminante sempre più diffusa tra gli investitori: ecco i settori favoriti secondo Goldman Sachs

Il 2020 è stato indubbiamente un anno chiave per gli investimenti che vanno sotto l’acronimo ESG, che sta per Ambiente, Sociale e Governance, sia in termini di crescita dimensionale misurata in termini di asset gestiti, sia in termini di influenza sulle decisioni di portafoglio a livello globale. Questo nonostante le profonde disruption portate dall’anno della pandemia, o forse proprio a causa di queste. Nell’anno trascorso sono diventati disponibili sempre più dati relativi all’universo ESG, i temi sociali sociali sono saliti alla ribalta, la decarbonizzazione è diventata più accessibile e il tema della sostenibilità ha cominciato ad attrarre sempre più attenzione da parte degli investitori in reddito fisso.

I PASSI AVANTI COMPIUTI NEL 2020

Lo sottolinea Goldman Sachs Equity Research in un report in cui fa il punto sui passi avanti compiuti dagli investimenti ESG nel 2020 e indica le evoluzioni possibili nel 2021. Nell’ambito azionario, sottolinea Goldman Sachs, i top performer nei criteri ESG hanno generato ritorni economici più elevati, e guardando al 2021, le aziende in una varietà di settori, dall’automotive all’acciaio, dalle utility al real estate, dal minerario al trasporto aereo, fino all’oil e all’hardware tecnologico potranno confrontarsi con l’opportunità di costruire un vantaggio competitivo proprio puntando sui fattori ESG, grazie anche alle occasioni transazionali offerte dai pacchetti governativi di stimolo e dalle modifiche regolatorie.

COMMODITY E MATERIE PRIME ESPOSTE

Secondo Goldman, i fattori ESG impatteranno anche le commodity, con la prospettiva di un mercato in rialzo per tuta una serie di materie esposte al tema della sostenibilità. Inoltre, nel 2021 entreranno in vigore una serie di iniziative politiche decise nel 2020, in particolare la tassonomia definita dalla UE. Goldman Sachs si aspetta anche un focus particolare da parte degli investitori sui temi della biodiversità e della decarbonizzazione, in vista della COP15 dedicata alla diversità biologica di maggio 2021 e della COP26 sul cambiamento climatico di novembre 2021.

ESG OPPORTUNITÀ 2021 PER MOLTI SETTORI

Nella sua analisi, Goldman prende in considerazione sia i settori che nel 2021 potranno cogliere opportunità dall’attenzione crescente degli investitori per le tematiche ESG, sia quelli che dovranno confrontarsi con le sfide legate alla transizione energetica e alla decarbonizzazione. Tra le industrie che potranno cavalcare l’ESG come tema di crescita, Goldman Sachs indica al primo posto l’auto, nella previsione che a livello globale i veicoli con motore a combustione scendano al 18% del totale nel 2035 dall’86% del 2020, con prospettive di forte crescita sia per le auto elettriche che per le batterie. Il secondo possibile impatto positivo viene indicato nell’acciaio, settore in cui i produttori giapponesi si stanno già preparando alla transizione alle fornaci elettriche, seguito dalle utility, sempre più orientate alle energie rinnovabili, e dal real estate, spinto verso la sostenibilità dalle nuove esigenze imposte proprio dalla crisi da COVID.

TEMA DI TRANSIZIONE E SFIDA PER ALTRI

I fattori ESG saranno invece un ‘tema di transizione per l’industria mineraria, che secondo Goldman dovrà affrontare la sfida della decarbonizzazione e i relativi costi, stimati in 15 mld di dollari solo per i 4 big minerari australiani, per adeguarsi alla riduzione di emissioni previste dai progetti Scope 1&2. Nello stesso gruppo Goldman colloca il trasporto aereo e i grandi gruppi petroliferi, che soprattutto in Europa dovranno allinearsi con la tassonomia messa a punto dalla UE. Quindi il settore dei motori Diesel e quello dell’hardware tecnologico. Al proposito, Goldman cita l’annuncio di Apple di conseguire il target di emissioni zero entro il 2030, che richiederà a tutta la catena di fornitori del colosso USA di convertirsi alle rinnovabili, impattando margini e investimenti.

Per BlackRock il 2021 inizia con azioni Usa, emergenti e Btp

La grande casa d’investimento spiega quali sono state le tre lezioni che abbiamo imparato nel 2020 e volge lo sguardo all’asset allocation del nuovo anno

 
Il 2020 è stato sicuramente un anno straordinario per i mercati finanziari, segnato prima dallo shock da Covid con il conseguente sbandamento, seguito da un rally degli asset a rischio proseguito per tutto il resto dell’anno. Proprio questo poderoso rally rappresenta la lezione più importante e non ancora pienamente apprezzata dagli investitori, perchè è stato la conseguenza di una rivoluzione della politica monetaria in risposta alla crisi da pandemia che ha costituito il cuore della performance messa poi a segno dagli asset a rischio. Lo shock iniziale da Covid ha fatto scattare a marzo un’ondata di vendite, ma è stato subito abbastanza chiaro che il danno che sarebbe stato inflitto alle economie sarebbe stato frazionale di quello seguito alla crisi finanziaria globale del 2008.

RISPOSTA STRAORDINARIA ALLA SHOCK

È l’analisi proposta dal commento settimanale di mercato del BlackRock Investment Institute, che già all’inizio della crisi aveva visto lo shock da pandemia più come un evento paragonabile a una catastrofe naturale su larga scala che sarebbe stato seguito da una pronta ripartenza delle economie, a condizione che le politiche monetarie e fiscali fornissero il “ponte” necessario a superare la fase più acuta. E la risposta delle politiche non solo c’è stata, ma è stata straordinaria, tanto da indurre la stessa BlackRock ad aumentare la propria esposizione all’azionario.

IL VACCINO FARÀ DA PONTE

Su un orizzonte tattico, BlackRock ha deciso di privilegiare il credito e di preferire gli asset di qualità, mantenendo una propensione moderata al rischio sul resto del 2020. Ma la rivoluzione in corso delle politiche ha anche determinato una revisione al rialzo dell’outlook globale per il 2021, ritenendo che il supporto monetario e fiscale in atto aiuterà a prevenire un deterioramento delle condizioni economiche, mentre l’arrivo del vaccino farà da “ponte” per l’approdo all’economia della post-pandemia.

RIVOLUZIONE DELLE POLITICHE

Un elemento chiave della rivoluzione delle politiche fiscali e monetarie è secondo BlackRock il fatto che I tassi nominali resteranno sostanzialmente indifferenti a un’inflazione più elevata, in uno scenario definito “Il nuovo nominale” dalla stessa BlackRock nel suo outlook per il 2021, in cui si aspetta che i rendimenti nominali vengano compressi dalle banche centrali, ora diventate disponibili a tollerare anche un’inflazione oltre i target pur di dare spazio di ripresa all’economia. Il risultato secondo BlackRock è un mix di maggior crescita e tassi in declino, una combinazione ancora non abbastanza apprezzata dai mercati ma con il potenziale di supportare gli asset a rischio, sostenuti anche dalla prospettiva di una vasta campagna di vaccinazioni. A beneficiare maggiormente di questa ripresa dovuta al vaccino saranno soprattutto i Paesi emergenti.

IMPORTANZA DEI TREND STRUTTURALI

Oltre alla rivoluzione delle politiche, la seconda lezione che il 2020 lascia in eredità ai mercati è l’importanza dei trend strutturali di lungo termine come driver della performance degli asset. BlackRock fa l’esempio del focus sulla sostenibilità, rafforzato proprio dalla pandemia, l’accelerazione dell’e-commerce a spese dei canali tradizionali e la sovraperformance dei titoli Tech che cavalcano i trend di lungo termine. Di qui la preferenza per un posizionamento di portafoglio “a bilanciere” nei prossimi 6-12 mesi: su un’estremità asset di qualità come tech e healthcare, sull’altra esposizione ciclica selettiva. BlackRock mantiene comunque una preferenza sullo stile di investimento centrato sulla qualità, che ha ripagato bene nel 2020, mentre vede lo stile tradizionale “value” penalizzato da fattori strutturali che si sono esacerbati con la pandemia e che potrebbero limitarne l’upside anche in caso di rapida ripresa economica.

SCELTE PAGANTI, ANCHE PER IL 2021

Terza e ultima lezione, l’importanza di essere selettivi sull’esposizione ciclica, vista a metà anno come promettente ma poi rivelatasi meno pagante delle attese, mentre sono state ripagate le scelte di sovrappesare il credito High Yield e il fattore qualità. BlackRock è anche tornata a un posizionamento neutrale sul debito emergente e positivo sull’azionario emergente. Alla fine la scelta di farsi guidare dalla natura particolare dello shock da pandemia e dalla rivoluzione delle politiche è stata pagante nel 2020, con quest’ultima che resta un punto fermo nelle scelte di investimento per l’anno appena iniziato. Inoltre, BlackRock nei prossimi 6-12 mesi ha intenzione di ridurre l’esposizione sull’azionario europeo (appesantito dalla forte presenza di finanziari che risentiranno dei tassi bassi) e aumentare, invece, l’esposizione su Wall Street con healthcare e tech in primo piano. Invariata, inoltre, la posizione di sovrappeso sulle obbligazioni governative dei Paesi periferici dell’area Euro, compresi i Btp italiani.

Domani riaprono le Borse, ecco cosa può succedere nel mese di gennaio sui mercati

A tenere banco la questione Brexit, il piano vaccinale, l’Opec e anche i movimenti del bitcoin. Ecco le possibili dinamiche da seguire con attenzione

 
Il 2020 è stato l’anno del virus che ha sballottato le Borse, provocando il crollo più rapido della storia, compensato poi da una risalita altrettanto repentina. Domani 4 gennaio riaprono le Borse, a cosa guarderanno gli investitori? Si inizia dalla riunione dell’Opec+, in programma proprio lunedì 4 gennaio.

LA RIUNIONE OPEC+

Il tema è sempre lo stesso: i tagli alla produzione di petrolio. I Paesi Opec e i loro alleati, iniziando dalla Russia, devono accordarsi su nuovi tagli alla produzione, con l’obiettivo di sostenere i prezzi del greggio. L’Opec+, per il mese di gennaio, ha già stabilito di ridurre i tagli alla produzione di 500mila barili al giorno, invece dei 2 milioni inizialmente previsti. L’intento è quello di normalizzare i prezzi, ma in modo graduale. Tutto dipenderà da quanto rapida sarà la ripresa della domanda, in relazione alla gestione della pandemia.

LA CAMPAGNA DI VACCINAZIONE

L’inizio della vaccinazione di massa, in tutti i Paesi Ue, nonostante i ritardi in Italia, contribuisce a tenere alto il sentiment degli investitori. La prima parte del 2021, secondo molti analisti, sarà legato proprio ai dati di vaccinazione. Su questo fronte, indicativi saranno anche i dati forniti dal sondaggio in Germania e Gran Bretagna sui direttori degli acquisti del settore industriale. Occhi puntati anche sul settore bancario, con l’entrata in vigore del nuovo regolamento Eba sui requisiti di capitale.

FARO SU LONDRA POST BREXIT

L’attenzione degli investitori sarà per la verifica sugli effetti della Brexit. Nell’ultimo giorno dell’anno, la Borsa di Londra è rimasta aperta mezza giornata, chiudendo a -1,4%. L’accordo commerciale trovato in extremis tra la Gran Bretagna e l’Unione europea potrà ridurre gli effetti dall’uscita dal mercato comune di Londra, ma bisognerà anche stare a vedere come le società britanniche agiranno per tutelarsi. Soprattutto le compagnie di volo.

IL BITCOIN SUPERA NUOVI RECORD

Non si ferma la corsa della criptomoneta per eccellenza. Il bitcoin ha sfondato quota 32mila dollari. Un’ascesa impressionante, che ha fatto dimenticare il record di tre anni fa, quando la criptomoneta aveva raggiunto i 20mila dollari, per poi scendere a 4mila nei mesi successivi. Nel 2020 il prezzo è quadruplicato: fare previsioni per il 2021 è complicato, ma il trend rialzista sembra destinato a interessare anche investitori istituzionali.

Cosa aspettarsi sui mercati nel 2021: Sarà l’anno di una nuova “normalità”

Dopo un 2020 caratterizzato dal crollo, causa virus, con successiva ripresa, nel 2021 gli analisti si aspettano una diminuzione della volatilità, con opportunità da cogliere ma anche qualche rischio

Un ritorno alla normalità, con qualche difficoltà. Se provassimo a raccontare le previsioni del 2021 sui mercati, potremmo azzardarci a fare questa estrema sintesi. Il 2020 è stato l’anno del sali scendi, causa virus. Dal crollo fragoroso di marzo, al repentino recupero, con i mercati finanziari che chiudono – finalmente – l’anno sui massimi. Cosa ci aspetta in questo anno appena iniziato? Gli analisti finanziari prevedono un graduale ritorno a una “nuova normalità”, caratterizzata dalla ripresa ma minacciata dalla tante incertezze.

L’INIZIO DELLA CAMPAGNA VACCINALE

L’avvio della vaccinazione di massa, con tutte le difficoltà del caso in Europa, legate soprattutto all’approvazione del solo farmaco della BioNTech-Pfizer e in attesa che l’Ema ne autorizzi anche altri, dovrebbe contribuire in maniera significativa a ridurre la volatilità sui mercati “più velocemente del previsto”, è il commento di Ubs Asset Managemet che prevede cinque scenari per il 2021.

OPPORTUNITÀ MA ANCHE RISCHI

Il sostegno fiscale di governi e monetario delle banche centrali sarà determinante per ancora molti mesi. Per Jp Morgan, “ovunque si guardi sembra che gli investitori assumano posizioni lunghe sul rischio” che precisa però come sia “importante adottare un approccio rigoroso focalizzato sui fondamentali, soprattutto nell’era post-Covid”, che creeranno opportunità che vanno sfruttate, ma facendo attenzione a scansare i rischi che inevitabilmente si presenteranno.

TENSIONI USA-CINA

A livello macro, l’attenzione è sempre per i rapporti tra Usa e Cina, soprattutto con l’insediamento a gennaio del nuovo inquilino della Casa Bianca, il presidente eletto Joe Biden. In Europa, “il Recovery Fund, oltre ad aver posto le basi per uno stimolo fiscale ed economico senza precedenti, e a permettere di finanziare a costi minimi la ripresa post-Covid, inizierà a produrre i primi impatti positivi sull’economica reale”, prevede Luigi De Bellis, co-responsabile ufficio studi Equita.

“PROSPETTIVE DI CRESCITA INCERTE”

L’outlook di AllianzGI evidenzia “prospettive di crescita incerte e spesa nel settore privato che potrebbe rivelarsi modesta”, un fattore che potrebbe rendere necessario uno stimolo ulteriore da parte di governi e banche centrali. La liquidità immessa nel sistema “dovrebbe inoltre creare nuove opportunità nei mercati obbligazionari, e gli investitori istituzionali potrebbero voler investire nei private markets per finanziare la ripresa dell’economia reale”.

Dieci ETF per il 2021

A Wall Street è opinione diffusa ritenere che le IPO, il Private Equity, le SPAC e i titoli Large Cap Growth continueranno ad essere i “grandi vincitori” nel post pandemia. Tuttavia non sempre i vincitori di ieri non hanno garantito performance future degne di quelle del passato. Da qui Astoria, società specializzata nella costruzione di portafogli di ETF, ha fornito alcune idee di investimento realizzabili indicando 10 tipologie di ETF su cui puntare per cavalcare tali possibili trend.

Focus su società estrazione rame e non solo

Ai primi posti troviamo il Global X Copper Miners Etf, l’iShares MSCI Gloibal Metals & Mining Producers Etf e l’SPDR S&P Metals & Mining ETF nella convinzione che i metalli industriali, rame in primis, possano dare soddisfazioni sotto la spinta della progressiva ripresa a pieno dell’attività economica.

Ancora healthcare

A seguire, c’è il settore Healthcare con FBT (First Trust NYSE Arca Biotechnology Index Fund) e ARKG (ARK Genomic Revolution ETF). Siamo nel bel mezzo della peggiore crisi sanitaria degli ultimi 100 anni, dicono da Astoria, e il vaccino efficace è probabilmente l’unico modo per tornare alla normalità. Da qui occhi puntati sugli ETF che investono in biotech come il First Trust NYSE Arca Biotechnology Index Fund e l’ARK Genomic Revolution ETF; quest’ultimo in particolare si concentra sul sequenziamento genomico, la ricerca sulle cellule staminali, la biologia agricola e la diagnostica molecolare.

Puntare sui settori ciclici e sul possibile bis del clean energy

Tra i migliori ETF su cui puntare, nel settore Cyclical Growth, troviamo XLE (Energy Select Sector SPDR Fund), KBWB (Invesco KBW Bank ETF), XLB (Materials Select Sector SPDR Fund), and XLI (Industrial Select Sector SPDR Fund) che, dicono gli esperti, giocheranno un ruolo importante nella ripresa dell’economia a stelle e strisce. Nel settore dell’energia pulita, focus su ICLN (iShares Global Clean Energy ETF) che potrebbe avere una spinta dall’agenda politica dettata dal neo Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Segmento del clean energy che già quest’anno ha offerto performance da record.

Small cap, Cina e bond emergenti

Tra gli altri, occhi puntati su EES (WisdomTree U.S. Small-Cap Fund), DGRE (WisdomTree Emerging Markets Quality Dividend Growth Fund), VTIP (Vanguard Short-Term Inflation-Protected Securities ETF), VOT (Vanguard Mid-Cap Growth ETF) e MCHI (iShares MSCI China ETF). Proprio la Cina è uno dei pesi strategici nei Portafogli di base dell’ETF di Astoria. Siamo nel bel mezzo di una delle peggiori recessioni della storia e la Cina ha operato come se non avesse perso un colpo. Infine menzione anche per l’EMB (iShares JP Morgan USD Emerging Markets Bond ETF) che tiene traccia di un indice del debito sovrano denominato in dollari USA emesso dai Paesi dei Mercati Emergenti con più di $1B in circolazione e con almeno due anni di vita residua, degno dicono gli esperti di far parte della lista dei migliori.

In che direzione sono diretti i mercati azionari nel 2021? Ce lo spiega uno dei metodi piú efficaci

I mercati azionari (da non confondere con le economie) hanno segnato un’abbondante ripresa nel 2020 dopo il crollo verticale a seguito dello scoppio della pandemia. Le incertezze dei piccoli e grandi investitori, tuttavia, sono tutt’altro che ricordi: i prezzi azionari scontano oggi forti assunzioni relative alla ripresa economica reale sulla base di aspettative di stimoli statali e del successo dei nuovi vaccini, ormai prossimi alla diffusione di massa.Evidenza si trova osservando i volatility index (gergalmente indici della paura), elevati ormai da tre trimestri consecutivi, che contengono informazioni sulle variazioni di prezzo dei mercati azionari di riferimento e sulla relativa rapidità con cui tali variazioni avvengono. Nonostante ciò, il sentimento è oggi fortemente rialzista (bullish) e i mercati chiudono il 2020 in positivo nonostante il devastante impatto economico del COVID-19 e il forte scostamento dai valori fondamentali, per la quale è prevista una ripresa reale solamente a partire dal secondo semestre 2021.

Come capire se il mercato e sotto o sovravvalutato

Il metodo più conosciuto per rispondere alle domande precedenti si basa sull’interpretazione del P/E ratio (Price to Earnings ratio), ovvero il rapporto tra prezzo azionario e utili per azione. Questo è uno dei pilastri dell’analisi fondamentale dei titoli azionari ed estendibile all’analisi di interi panieri di azioni, quali gli indici di mercato (S&P 500, FTSE MIB ecc.). In linea generale, quando il rapporto è inferiore alla media storica il mercato è sottovalutato, suggerendo un’opportunità di investimento. Viceversa, un multiplo P/E elevato è generalmente segnale di futuri rendimenti contenuti e suggerisce di cercare opportunità di investimento altrove. Le evidenze empiriche a riguardo sembrerebbero confermare la bontà delle analisi basate su questo indice, tuttavia, storicamente, si sono verificate alcune eccezioni degne di nota: durante la crisi dot-com e la crisi dei mutui sub-prime il P/E di tutti i mercati segnava massimi storici nel momento in cui le azioni erano scambiate a prezzi minimi e si presentavano alcune ottime opportunità di investimento. Lo stesso fenomeno si è verificato quest’anno durante il crollo dei mercati di Marzo e nei mesi seguenti. È quindi evidente che l’analisi in questione non permette di valutare correttamente i mercati in fasi di criticità anomale. In particolare, ciò avviene quando gli utili per azione (denominatore del rapporto) decrescono più che proporzionalmente alla riduzione dei prezzi azionari (nominatore dell’indice).
La variante del P/E ratio proposta da Robert J. Shiller, Professore presso Yale University e premio Nobel per l’economia, consente una valutazione meno distorta e più dinamica, per la quale l’interpretazione è identica al P/E ratio. Il CAPE ratio (Ciclically Adjusted Price to Earings ratio), o Shiller P/E ratio, infatti, include nel modello anche gli effetti del ciclo economico e dell’inflazione.  Ciò è possibile tenendo in considerazione la media dei valori relativi agli ultimi 10 anni, ponderati per l’inflazione annua, sia al nominatore (prezzi azionari) che al denominatore (utili per azione), ridimensionando quindi il peso di dati anomali. Le evidenze empiriche dello stesso Shiller confermano l’efficacia delle valutazioni e dimostrano la relazione inversa tra il CAPE ratio e il ritorno medio annuo del mercato di riferimento nei seguenti 10-15 anni.

Fonte: Lyn Alden, 24/11/2020, The Shiller PE (CAPE) Ratio: Current Market Valuations,
Il grafico propone un esempio relativo ai risultati dell’S&P 500 negli ultimi 40 anni ed evidenzia come il CAPE ratio sia in grado di valutare adeguatamente il mercato, prescindendo dalle anomalie dei prezzi durante gli shock economici. Si nota, infatti, come ad ogni periodo di sopravvalutazione dei mercati (indice elevato) siano seguiti periodi di ritorni economici scadenti (evidenziati nei riquadri rossi in figura) e come a valori contenuti dell’indice siano susseguiti lunghi periodi di prospera crescita.

Il CAPE Ratio da solo non basta, c’è la variabile tassi di interesse negativi

Il valore del CAPE ratio del mercato americano oggi è di circa 33, ampiamente superiore alla media storica, per cui sembrerebbe ragionevole attendersi che l’S&P 500 sia attualmente sopravvalutato e il futuro non lasci spazio a particolari rendimenti. Valori altrettanto elevati rispetto alla media (e superiori ai dati pre-crisi) si riscontrano anche sul mercato europeo, giapponese, inglese e cinese. Gran parte dei mercati emergenti, al contrario, risultano attualmente sottovalutati.
Come ci spiega Carlo Serlenga, Research Analyst di ICM, per capirne il motivo sottostante è necessario complicare leggermente l’analisi includendo i tassi di interesse come nuova variabile. Invertendo il CAPE ratio si ottiene un valore espresso in percentuale. Sottraendo a quest’ultimo il tasso di interesse reale dei titoli di stato con scadenza a 10 anni si ottiene una proxy del premio per il rischio dell’investitore. Oggi i tassi di interesse offerti dai titoli di stato sono negativi praticamente per tutte le economie avanzate, per cui il premio per il rischio risulta elevato e rende le azioni estremamente appetibili. Al contrario i Paesi emergenti sono soggetti a rischi decisamente maggiori (es. rischio valuta e rischio default), per cui i titoli di Stato non possono scendere sotto determinate soglie e le azioni offrono un premio per il rischio inferiore.
In conclusione, Il CAPE ratio, attraverso le scarse prospettive di ritorni economici, suggerisce un periodo di lateralizzazione dei titoli azionari e conferma i pesanti danni della pandemia, in particolar modo per le economie avanzate. Le economie in via di sviluppo, che generalmente registrano tassi di crescita superiori, sembrano invece poter offrire buone opportunità, seppur soggetti al rischio Paese. Il CAPE ratio, peraltro, potrebbe rivelarsi una metrica di valutazione meno adeguata in quest’ultimo caso: le plausibili variazioni nei metodi per la contabilizzazione degli utili (e di conseguenza degli utili per azione) rendendo l’interpretazione dell’interpretazione poco agevole.
*co-founder di Investire come i Migliori, piattaforma finanziaria che aiuta gli investitori ad investire come insiders.

Sarà un 2021 a due facce per l’Italia, le previsioni di Intesa Sanpaolo

Per l’Italia si profila un anno a due facce, con rischi al ribasso sul primo semestre e un andamento al rialzo sulla seconda parte dell’anno. Lo dice oggi il report della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo contenente le previsioni economiche per il 2021.
Il report rimarca come saranno necessari anni per recuperare i livelli di attività pre COVID-19. In generale, per il prossimo anno è stimato un rimbalzo del Pil del 4,7%, dopo il calo del 9% stimato per il 2020. Il recupero sarà più marcato per gli investimenti che per i consumi, con questi ultimi frenati anche la permanenza del tasso di risparmio su livelli più elevati rispetto a quelli pre-COVID: una “normalizzazione” è attesa solo in corrispondenza di una riduzione dell’incertezza sull’evoluzione dello scenario non solo sanitario ma anche economico.Dopo una contrazione del PIL a livello congiunturale attesa per l’ultimo trimestre del 2020, gli esperti di Intesa indicano la possibilità di un rimbalzo del PIL già nel 1° trimestre 2021, sia pure non pieno (dell’ordine del 2% t/t); non ipotizzando la necessità di un nuovo inasprimento delle restrizioni in corso d’anno, il recupero dovrebbe continuare nei restanti trimestri del 2021, sia pure ad un ritmo via via decrescente su base congiunturale.

Sarà l’Asia a trainare la ripresa globale

Secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo a livello globale dal secondo semestre dell’anno si potrebbe verificare il superamento della crisi pandemica, grazie all’azione dei vaccini, cui potrebbe corrispondere una ripresa economica sostenuta. Prima di allora, l’andamento dell’economia globale rischia di essere ancora volatile in dipendenza dal succedersi di ondate di contagio, soprattutto in Europa, dove si ipotizza una blanda terza ondata COVID-19 fra il primo e il secondo trimestre del 2021.
La crescita mondiale dovrebbe attestarsi il prossimo anno intorno al 4,8%, compensando il calo del 4,1% del 2020 e portando il Pil aggregato a livelli pre-crisi. Sarà l’Asia a trainare la ripresa globale.
Per quanto riguarda l’Area Euro, Intesa Sanpaolo indica come il controllo della seconda ondata pandemica in Europa fa prospettare un Pil in netto calo nel 4° trimestre 2020, a cui seguirà un rimbalzo nel 2021. Il sostegno delle politiche fiscali sarà ritirato soltanto in parte. Le politiche monetarie resteranno molto accomodanti, anche se non si prevede che siano annunciate nuove misure di stimolo né nell’Eurozona, né negli Stati Uniti.

I nuovi trend accelerati dalla pandemia

Il team di gestione di Credit Suisse (Lux) Edutainment Equity Fund illustra i punti di forza del tema legato all’EdTech, e il un ruolo importante svolto dalle società in portafoglio

Negli ultimi anni la tecnologia dell’educazione (EdTech), cioè l’insieme dei servizi per facilitare l’apprendimento utilizzando e gestendo appositi processi tecnologici e risorse innovative, ha mostrato una spiccata dinamicità con previsioni di spesa, per il periodo 2019-2025, in crescita ad un tasso annuo del 15%, arrivando a superare i 400 miliardi di dollari entro il 2025.

UN TREND ACCELERATO DALL’ARRIVO DEL CORONAVIRUS

”L’arrivo del coronavirus ha ulteriormente accelerato questo trend anticipando di 5-10 anni il livello di adozione e uso dell’EdTech”, fa sapere il team di gestione di Credit Suisse (Lux) Edutainment Equity Fund. “Basti pensare che, in base ai dati del monitoraggio UNESCO, la pandemia ha costretto in poche settimane 191 paesi ad adottare chiusure su scala nazionale, con ripercussioni sul 98% circa della popolazione studentesca globale: alla fine di aprile 2020, circa 1,7 miliardi di studenti studiavano a distanza servendosi di un mix di tecnologie per i luoghi di lavoro e la didattica, tra cui Zoom, Microsoft Teams e Google Classrooms”.

IL BOOM DELL’UTILIZZO DI SERVIZI EDTECH

Il boom di utilizzo dei servizi EdTech ha riguardato sia studenti, ai quali gli insegnanti inviavano materiale didattico online, e sia persone attive nella formazione professionale bloccate a casa e che partecipavano ai corsi. Per esempio, le nuove iscrizioni a Coursera, un’azienda statunitense che opera nel campo delle tecnologie didattiche, sono quintuplicate con i corsi dedicati allo sviluppo personale che hanno registrato il grado di interesse più alto, nonché un aumento di dieci volte del numero complessivo di adesioni.

IMPENNATA DELLE RICHIESTE IN CINA

In Cina, il primo paese in cui sono emersi i contagi da coronavirus, è indicativa l’impennata delle richieste di servizi EdTech: i download di app formative hanno raggiunto il picco di 127 milioni, quasi due volte i livelli pre-crisi. Aziende fornitrici di servizi di tutoraggio doposcuola esclusivamente online, come Koolearn, Youdao e GSX Techedu , hanno registrato ciascuno oltre 10 milioni di iscrizioni ai corsi gratuiti, mentre prima della pandemia contavano su una base pagante di alcune centinaia di migliaia di utenti. “A mano a mano che il virus si diffondeva le società dell’EdTech di tutto il mondo hanno assistito ad aumenti analoghi del numero di utenti”, puntualizza il team del comparto di Credit Suisse.

SEESAW, GOOGLE CLASSROOMS, ESTACIO, CHEGG

Seesaw, che permette agli studenti di creare un portafoglio digitale di lavoro da condividere con genitori o insegnanti, a marzo 2020, quando le scuole hanno iniziato a chiudere i battenti, ha decuplicato la propria diffusione. Nello stesso mese, Google Classrooms, che consente ai docenti di inviare lezioni e materiali agli studenti, ha raddoppiato i propri utenti, saliti a 100 milioni. Sempre a marzo 2020 BYJU’S, l’app indiana di didattica online, ha registrato 6 milioni di nuovi utenti. Nel primo trimestre 2020, invece, in Brasile, l’università privata Estacio di Rio de Janeiro, ha contabilizzato una crescita del 55% di nuovi studenti interessati esclusivamente alla didattica online mentre Chegg, un’azienda americana di tecnologia per l’istruzione, ha visto crescere del 35% le iscrizioni ai propri servizi di didattica online.

IL RUOLO DELLE SOCIETÀ IN PORTAFOGLIO AL FONDO CREDIT SUISSE

“In presenza di una crisi, sostenere studenti, docenti e famiglie fornendo accesso gratuito a corsi, formazione e servizi è un obbligo morale. Durante la pandemia molte delle nostre società in portafoglio hanno avuto un ruolo importante all’interno delle rispettive comunità. Le realtà più virtuose del mondo imprenditoriale di diversi paesi, tra i quali Cina, Brasile e Stati Uniti, hanno messo a disposizione gratuitamente piattaforme e servizi a studenti o università”, conclude il team di gestione del Credit Suisse (Lux) Edutainment Equity Fund.

 

Investing in 2020 was a scary, bumpy ride. Here’s what to expect in 2021.

Lessons that retirement investors had to relearn this year

No, you weren’t overreacting if you spiraled into a heart-clutching panic when the U.S. stock market dived in March due to the first spread of the pandemic.

I got scared.As I get closer to retiring, I watch my retirement account closer than ever before. Every swing down makes me freak out. Even when my account rises again, I get nervous wondering when there will be another plunge. But experts say there is often no cause for alarm.“The stock market can do well even when the economy seems to be doing poorly,” said Dan Egan, managing director of behavioral finance for Betterment.As we close out 2020 — thank goodness — I asked some financial experts what lessons retirement investors should learn from a stock market that left people feeling jet-lagged from the market turbulence this year. Here’s what they had to say.

1. Put your retirement plan on autopilot. For people who were investing through regular paycheck deductions in a company retirement plan, 2020′s short-lived market crash was a nonevent. Data suggest that most 401(k) investors didn’t flinch during this period, and that illustrates the virtue of putting in place a good, hands-off system. That way you don’t have to worry about what to do during periods of volatility.

2. Play a good defense. Research on brain functioning demonstrates that it’s next to impossible to think long term if you’re worried about your short-term well-being. And 2020′s first quarter provided a vivid illustration of this, as many workers experienced job losses just as the market was tanking. To be a successful long-term investor, it’s crucial to have enough liquid reserves set aside to carry you through unexpected events, whether a job loss or large medical expenses. That way you’ll never be in the position of needing to raid your long-term investments when they’re down. Holding three to six months’ worth of liquid reserves is a good benchmark for most people, but those who should target an even bigger cushion include older employees, highly paid workers, contractors, or those who earn their living from the gig economy. These workers should aim to save a full year’s salary of liquid reserves.

3. It’s not too late to invest in stocks. Investors who read headlines about the strong gains notched this year by the major markets might assume that they’ve missed the boat. The good news is that, at least until recently, only a fairly narrow segment of the market was increasing, while everything else didn’t perform nearly as well. That suggests that investors with stocks in their portfolios should make sure they have well-balanced exposure, not just famous technology names like Apple, but also some value-oriented and non-U. S. stocks that still have plenty of room to grow.

Carolyn McClanahan, a certified financial planner who founded the fee-only Life Planning Partners based in Jacksonville, Fla.:

1. Everyone needs an emergency fund. This keeps you from tapping into money that can be expensive to use, such as credit cards, retirement plans and the sale of assets.

2. You need a plan. People need an investment policy on how much to allocate to certain riskier assets (stocks, real estate) and safer assets (bonds, CDs, and cash). By sticking to your allocation during times of market upheaval, you are less likely to sell out of the market in fear, which is what many people did during the market downturn in March. And they paid dearly for this mistake.

3. Invest in yourself. What 2020 taught us is that even the most recession-proof jobs can be challenged in some circumstances. Some people think their jobs are recession proof. Health-care workers are one example. The critical-care workers continued to work but those in medicine who were not critical suffered cutbacks. By investing in yourself and keeping skills sharp, it makes it easier to pivot to alternative work to create an income.

1. There’s more to life than money. Covid showed us how unpredictable and fragile our lives are. Let’s use this lesson to be sure we’re living the life we want to live focusing on health, family, career, home and community.

2. Respect other perspectives. Covid showed us that our lives are far more connected to each other than we realized. Let’s live our lives in an inclusive, not exclusive, manner.

3. Ignore predictions. With thousands of people offering predictions, it’s likely that one of the predictions offered by one of them will come true — but it will be due to sheer luck, not brilliance, skill or talent. And the person who got it right last time will probably be wrong next time.

The stock market took us on a bumpy, scary ride in 2020. So, here’s what these experts said you should expect in the new year:“As much as we’re all relieved to have a vaccine, and return to normalcy is on the horizon, I wouldn’t rule out that 2021 will feature some market jolts along the way,” Benz said.Benz said this makes it especially important that investors match their portfolio to their spending horizon.

“Investors who are getting close to retirement should consider reducing risk in at least a portion of their portfolios,” she said. “When they do eventually retire, they will be able to spend from their safe investments, cash and bonds, if stocks encounter a period of turbulence.”Still, keep in mind the very low yields on safe investments, Benz added, pointing out that, “even retirees need the growth potential that comes along with stocks; they can’t afford to settle for very low returns that may even be negative once inflation is factored in.”I’ll leave you with this from Eric Bronnenkant, head of tax for Betterment, for what to do in 2021.“Be strong,” he said. “Maintain focus on long-term goals and ignore stock market noise.”

Michelle Singletary writes the nationally syndicated personal finance column The Color of Money. Her award-winning column is syndicated by The Washington Post Writers Group and is carried in dozens of newsp

 

2021: LA GRANDE SFIDA alla nuova normalità

Siamo tutti d’accordo che il 2020 è stato un anno quantomeno infelice e complesso. Un’economia a fine ciclo che si trova a dover affrontare il cigno nero del Covid-19. Un problema che è stato risolto in modo impulsivo ma anche abbastanza efficace dal sistema con una valanga di liquidità, che ovviamente ha anche qualche effetto collaterale.Di questo ne ho parlato tante volte negli ultimi mesi. In questo ultimo giorno del 2020, voglio farvi leggere cosa dice un premio Nobel che ha scritto quel famoso libro che rappresenta un po’ una pietra miliare della finanza moderna: “This time is different”Parlo di Carmen M. Reinhart che ha pubblicato sul sito ProjectSyndacate  un interessante articolo che vi propongo, anche perché va a confermare tutto quanto vi ho scritto. Il che mi fa particolarmente piacere, non ve lo posso negare. Sono punti di vista, certo, ma quando si ottengono conferme da un Premio Nobel resta sempre una piccola soddisfazione.

L’articolo è stato poi ripreso da IlSole24Ore tradotto in italiano, il che lo rende ancora più “potabile” per gli amici lettori.

Il termine “crisi finanziaria” è da tempo associato a situazioni drammatiche come le corse agli sportelli bancari e il crollo dei prezzi azionari. I classici di Charles Kindleberger, The World in Depression, 1929-1939 e Manias, Panics and Crashes, e il mio libro scritto insieme a Kenneth Rogoff, This Time Is Different, documentano diversi episodi simili. Negli ultimi anni, il termine “Lehman moment” è diventato un indicatore della crisi finanziaria globale del 2007-09 e ha addirittura ispirato uno spettacolo teatrale.

Non solo Lehman

Tuttavia, alcune crisi finanziarie non coinvolgono eventi drammatici simili a quelli legati alla Lehman. La qualità dei beni può deteriorare in modo significativo anche con una crisi economica duratura, in particolar modo quando le aziende e i nuclei familiari sono altamente indebitati. Inoltre, anni di prestiti bancari ad aziende private o pubbliche non produttive (le aziende pubbliche sono alquanto comuni in alcuni Paesi in via di sviluppo) tendono ad avere un impatto negativo sui bilanci.
Anche se queste crisi non comportano sempre un contesto di panico diffuso e corse agli sportelli, implicano comunque dei costi importanti. La ristrutturazione e la ricapitalizzazione delle banche per il ripristino della solvibilità può comportare un prezzo elevato per i governi e i contribuenti, mentre l’erogazione di nuovi prestiti può rallentare e frenare l’attività economica. La stretta creditizia ha anche degli effetti distributivi significativi in quanto colpisce in modo più acuto le piccole e medie imprese e i nuclei familiari con redditi più bassi.

L’impatto del Covid

Di certo, la pandemia di Covid-19 continua a provocare diversi momenti drammatici indesiderati tra cui un aumento esponenziale del tasso di infezione, lockdown diffusi, diminuzione record della produzione e un aumento significativo della povertà. Oltre a questi trend, una crisi più silente sta avanzando nel settore finanziario e, anche in assenza di un “Lehman moment”, potrebbe minare la ripresa economica per diversi anni.
Nello specifico, le istituzioni finanziarie a livello mondiale continueranno a confrontarsi con un aumento importante degli Npl (non-performing loan) per diverso tempo. Inoltre, anche la crisi del Covid-19 ha un effetto regressivo e sta di conseguenza colpendo in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito e le piccole aziende con meno risorse a disposizione per gestire l’insolvenza.
Sin dallo scoppio della pandemia, i governi si sono affidati a politiche monetarie e fiscali espansionistiche per compensare un rapido declino dell’attività economica associato a chiusure diffuse e a misure di distanziamento sociale. I Paesi più ricchi hanno avuto un importante vantaggio nella capacità di risposta, anche se l’aumento dei prestiti da parte delle istituzioni multilaterali ha sostenuto finanziariamente la risposta all’emergenza sanitaria da parte dei Paesi in via di sviluppo.
Diversamente dalla crisi del 2007-09 (o dalle crisi precedenti), le banche hanno sostenuto gli stimoli macroeconomici con una serie di moratorie temporanee per i prestiti, come ha documentato il Fondo monetario internazionale nel suo Policy tracker. Queste misure hanno dato un po’ di tregua alle famiglie che si sono trovate di fronte alla perdita del lavoro o alla riduzione del reddito, così come alle aziende con difficoltà di sopravvivenza a seguito dei lockdown e a causa delle interruzioni delle normali attività (i settori legati al turismo sono stati i più colpiti su questo fronte).
Le istituzioni finanziarie in tutte le regioni a livello mondiale hanno garantito delle proroghe per i pagamenti dei prestiti in corso e molte di queste hanno ricontrattato i prestiti con dei tassi di interesse inferiori e, più in generale, con dei termini più favorevoli. La comprensibile logica dietro quest’approccio è che essendo la crisi sanitaria temporanea, così sarebbero dovute essere anche le difficoltà delle aziende e delle famiglie. Ma dato che la pandemia sta continuando, molti Paesi hanno dovuto estendere queste misure fino al 2021.

Regole meno severe

In parallelo alle moratorie temporanee, diversi Paesi hanno allentato le regolamentazioni bancarie relative ai crediti in sofferenza e alla classificazione degli Npl La conclusione di questi cambiamenti è che la dimensione degli Npl potrebbe venire sottovalutato, e in alcuni Paesi in modo particolarmente significativo. In molti casi, le istituzioni finanziarie potrebbero non essere adeguatamente preparate per gestire un simile colpo al proprio bilancio. Nel frattempo, il settore finanziario (non bancario) meno regolamentato tende a essere esposto a maggiori rischi (aggravati da norme meno stringenti anche in termini di divulgazione).
Oltre a questi sviluppi sul fronte del settore privato, il ribasso del rating del debito sovrano ha raggiunto un livello record nel 2020. Sebbene le economie avanzate non siano state risparmiate, le conseguenze per le banche sono più importanti nelle economie emergenti e in via di sviluppo, ovvero dove la posizione creditizia dei governi è a un livello molto basso. In casi più estremi di crisi o ristrutturazione del debito sovrano (in un contesto in cui questo tipo di crisi sono in aumento), le banche tendono a subire delle perdite anche sulle loro partecipazioni ai titoli di Stato.
Come ho sostenuto a marzo 2020, anche se uno o più vaccini efficaci riusciranno a risolvere la pandemia, la crisi legata al Covid-19 ha comunque colpito in modo significativo l’economia globale e i bilanci delle istituzioni finanziarie. Le politiche di tolleranza hanno garantito uno stimolo importante che va al di là dell’ambito tradizionale della politica monetaria e fiscale, ma le proroghe finiranno nel 2021.
Come ha evidenziato il Rapporto sulla stabilità finanziaria della Federal Reserve degli Stati Uniti a novembre 2020, i limiti e l’affaticamento delle politiche messe in atto suggeriscono che gli stimoli fiscali e monetari negli Stati Uniti non riusciranno a raggiungere il livello dei primi mesi del 2020. Molti mercati emergenti e Paesi in via di sviluppo sono già al limite (o quasi) della loro politica monetaria. Nel 2021 quindi sarà più chiaro se innumerevoli aziende e famiglie si troveranno in un contesto di insolvenza o di mancanza di liquidità.

Nubi sul sistema finanziario

L’indebitamento elevato delle aziende alla vigilia della pandemia porteranno a un aumento dei problemi di bilancio nel settore finanziario. Le imprese delle due economie più grandi, ovvero gli Stati Uniti e la Cina, sono infatti altamente indebitate e annoverano tra di esse diversi debitori a rischio elevato. La Banca centrale europea ha più volte sollevato preoccupazione per l’aumento della percentuale di prestiti Npl nell’eurozona, mentre l’Fmi ha spesso evidenziato l’aumento del debito societario denominato in dollari in diversi mercati emergenti. L’esposizione all’industria immobiliare e dell’ospitalità è un’altra fonte di preoccupazione in diverse parti del mondo.
I danni relativi ai bilanci impiegano anni per essere corretti. Un eccessivo indebitamento spesso porta a un lungo processo di riduzione del debito durante il quale le istituzioni finanziarie sono più caute nel concedere prestiti. Questa fase di sforzo, tendenzialmente associata a una lenta ripresa, può durare diversi anni. In alcuni casi, queste crisi finanziarie si trasformano in crisi del debito sovrano, in quanto le pratiche di salvataggio tendono a trasformare il debito privato precedente alla crisi in passività del settore pubblico.
Il primo passo verso la gestione di una fragilità finanziaria è riconoscere l’ambito e l’entità del problema, e ristrutturare opportunamente riducendo il debito cattivo. L’alternativa, ovvero incanalare le risorse in prestiti-zombie, comporta una ripresa rallentata. Visti i costi in termini umani ed economici legati alla pandemia, evitare questo scenario deve essere una priorità assoluta per i legislatori in qualunque parte del mondo.

Che dire… Volutamente non sono intervenuto all’interno dell’articolo perché quanto scrive la Reinhart è già più che completo e soprattutto rispecchia quanto ci siamo già detto.Il 2021 sarà l’anno dei vaccini e del tentativo del ritorno alla normalità. Ma se nella vita quotidiana sarà nuovamente possibile andare a cena a ristorante, come sarà la nuova NORMALITA’ economica e finanziaria? Questa è la grande sfida per il 2021. Una sfida che non sarà facile vincere, si dovrà di certo combattere e saranno richiesti molti sacrifici. Ecco perché la normalità rischierà di essere molto meno normale di quanto si possa immaginare.

TASSI REALI: benzina per i mercati del 2021

OUTLOOK 2021: uno sguardo ai mercati del prossimo anno

Il 2020 ha visto nel post Covid una unidirezionalità senza precedenti. Provate a buttare un occhio al trend di obbligazioni, azioni, materie prime, euro.Si, perchè solo il forex è un mercato dove c’è sempre chi vince e chi perde (parliamo di LONG only). E in ambito forex è l’USD l’asset perdente. Ma a parte questo è evidente che la valanga di liquidità non ha fatto altro che gonfiare la bolla da asset. Tutto su, alla grande, senza paura tanto che l’asset anche più rischiosa sembra diventata risk free. Ma questa è un’altra storia.Intanto però è chiaro il filo conduttore che lega i mercati. Un filo conduttore che fa salire tutto e scendere tutto in modo quasi sincrono. In passato ho parlato molte volte di questo argomento. Domanda: come possiamo renderlo “reale” questo filo? Prendendo in considerazione uno degli elementi chiave dell’analisi intermarket, che (ripeto per l’ennesima volta) per molti ha perso la sua importanza ma che invece ha subìto un’evoluzione senza precedenti, a causa dell’interventismo di banche centrali e politica fiscale: i tassi di interesse. Ma attenzione, non parlo dei tassi nominali ma dei tassi REALI.

TASSI REALI: il motore dei mercati

I tassi reali e la liquidità sono stati due elementi fondamentali per alimentare questo grande rally, o preferirei definirla “bolla da asset” o bolla della liquidità. Una bolla senza precedenti perchè è stata fortemente voluta dal sistema per evitare una recessione devastante in un contesto di debito tecnicamente insostenibile. Sulla sostenibilità di queste condizioni di mercato ci sarebbe da aprire un capitolo che abbiamo già discusso in altre sedi e quindi vi rimando ai post precedenti.Per il 2021 non avremo novità in questo senso, perchè il “sistema” mira a continuare la sua corsa, senza dimenticare appunto il ruolo dei tassi reali che DOVRANNO essere mantenuti negativi. Per il bene dei mercati, per il bene delle borse e di Wall Street. Si, perchè è proprio Wall Street e le borse le prime beneficiarie del crollo dei tassi reali.Da marzo siamo a circa +70% a Wall Street, +50% in Europa ma non solo. Mercati unidirezionali e quindi Crb (commodity) a +50% circa con l’oro grande protagonista.

Una citazione la merita il RAME, asset fondamentale nell’analisi intermarket che dopo un minino ciclico, riparte e da +70%. E fate BEN ATTENZIONE: se veramente il 2021 sarà l’anno della ripresa ciclicla, non sottovalutate proprio il settore delle commodity.Ma parlavamo dei TASSI REALI. Si parla di un rialzo di un altro tasso, il tasso INFLAZIONE: se l’inflazione dovesse risalire e i tassi delle banche centrali restare fermi, sarà quindi cosa voluta che i tassi dei titoli obbligazionari restino sempre ai minimi e che non salgano comunque più dei tassi nominali. Se la matematica NON è un’opinione, così facendo i tassi reali resterebbero negativi. Terreno fertile per azioni e materie prime, scenario già visto in questo complesso 2020.Inutile dirlo che la chiave di tutto sarà ancora lei, la LIQUIDITA’ che il sistema apporterà al mercato. Non dovrà mancare e di certo, con Recovery Fund e sostegno fiscale del Governo Biden (tanto per citare i due casi più eclatanti) continuerà ad essere abbondante. Facendo sempre attenzione, ovviamente, all’andamento degli utili aziendali ed ai numeri macroeconomici che dovranno essere alimentati dalla suddetta liquidità immessa dal sistema. E se questa bomba di liquidità risultasse non efficace? Molto bene Houston, we should be have a problem…Ma al momento il problema sembra non esserci. Tassi reali sempre molto negativi, con solo l’oro che al momento non risponde proattivamente dopo la forte correzione dei mesi scorsi. Ma come vi dicevo, non sottovalutate proprio le materie prime (oro compreso). Il 2021 potrebbe regalare a questa asset class ancora molte soddisfazioni.

Investire nei Pir: con la Manovra 2021 arriva il tax credit contro le perdite

La novità introdotta dall’emendamento alla legge di Bilancio 2021 prevede un credito d’imposta pari alle perdite, minusvalenze e differenziali negativi derivanti dai piani di risparmio a lungo termine costituiti dal 1° gennaio 2021 per gli investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2021

Mercati verso il 2021 in scia a un trend di lungo termine al rialzo

Il baratro di marzo è alle spalle, come il crash del 1987 che non interruppe la corsa del Toro. Nel 2021 si profilano insidie e opportunità, con la Cina nel ruolo di stella polare per gli investitori

Il 2020 esce di scena lasciando in eredità la lezione di sempre, vale a dire che fare previsioni su economie e mercati è un esercizio impervio destinato spesso al fallimento. La cosa più difficile da prevedere non è stata probabilmente l’esplosione della pandemia planetaria, che ha colto impreparato tutto il mondo nonostante i molti segnali di allarme lanciati nel decennio precedente, con la notevole eccezione di Cina e economie satelliti asiatiche. Quello che ha davvero preso in contropiede molti previsori professionisti, che ancora oggi fanno fatica a farsene una ragione, è stata invece la reazione di mercati e economie, che dopo poche settimane di panico acuto hanno reagito alla grande.

COME IL CRASH DEL 1987

Non solo, hanno anche colto l’opportunità offerta proprio dalla pandemia per una violenta accelerazione dei trend che stavano premiando gli investitori dall’inizio dell’attuale ciclo rialzista, partito nella primavera del 2009 e sostanzialmente non interrotto: digitalizzazione, innovazione tecnologica pervasiva e transizione energetica. Se mettiamo le cose in prospettiva, e se consideriamo la caduta dei mercati di marzo-aprile non un’inversione di tendenza, ma alla stregua del crash di Wall Street di ottobre del 1987, si potrebbe anche pensare che il ciclo rialzista dei mercati sia più o meno ancora a metà strada.

IL PRECEDENTE DI UN TORO CHE HA CORSO 20 ANNI

Quello precedente infatti, partito a inizio anni 80 con l’arrivo di Ronald Reagan alla Casa Bianca e andato avanti sulla spinta della fine della guerra fredda, del collasso sovietico, dell’unificazione tedesca e dell’avvento di Internet, è durato quasi una ventina d’anni, per toccare la vetta con la bolla delle dot-com a inizio 2000 e poi imboccare una lunga e accidentata traiettoria laterale, segnata dall’11 settembre, dalle guerre in Afganistan e Iraq, per finire con il colossale falò dei mutui subprime e la caduta verticale degli indici di Wall Street: S&P 500 a 666 punti e Nasdaq schiacciato non molto sopra 1000 punti. La sbandata del lunedì nero di 33 anni fa somiglia a quella di marzo 2020, una V profondissima ma strettissima confermata nei mesi successivi dall’economia reale, che non sembra aver toccato, esattamente come nel 1987, i fattori potenti che davano forza alla corsa del Toro. Il discorso vale meno per le Borse europee e ancor meno per Milano, che non si è mai praticamente risollevata dalla crisi del debito del 2011-12.

RISCHI E OPPORTUNITÀ DEL 2021

In questi giorni, come sempre quando l’anno è agli sgoccioli, fioccano le previsioni su rischi e opportunità per investitori e mercati nel 2021 che verrà. Tenendoci alla larga dai presunti ‘guru’ più scalmanati, prendiamo da Atlantic Council, un think thank accreditato e collaudato da 60 anni, i 10 maggiori rischi e le 10 migliori opportunità, individuati da un panel di esperti e sintetizzati nella tabella che segue:

CINA PRINCIPALE CHIAVE DI LETTURA

La sintesi sembra essere che le relazioni di Cina e satelliti con il mondo sviluppato resterà nel 2021 la chiave di lettura principale, anche con Biden al posto di Trump, con il terreno della competizione e del confronto che si sposta dal commercio alla tecnologia. E magari con un avvicinamento tra russi e americani. Alla lista dell’Atlantic Council possiamo poi aggiungere alcune date certe, da quella del 5 gennaio, quando gli elettori della Georgia decideranno se il Senato Usa resta repubblicano, alle varie scadenze del percorso del Recovery Fund e della scrittura in dettaglio dell’accordo di Brexit nella prima metà dell’anno, per finire a settembre con le elezioni in Germania, che segneranno l’uscita di scena finale di Angela Merkel il cui successore non ha ancora un volto. Sul versante dell’economia e della finanza non ci sono date da cerchiare in rosso, la rotta di Fed, Bce e delle altre banche centrali non è mai stata così chiaramente tracciata, solo un’inflazione globale che scappa completamente di mano potrebbe modificarla, ma è uno scenario che tutti escludono.

ANCORA UN NANO FINANZIARIO

La Cina resta la stella polare per l’investitore nel 2021, non tanto e non solo perché Pechino e i Paesi dell’area hanno reagito meglio di tutti alla pandemia, ma soprattutto perché le nuove ambizioni cinesi prevedono non solo di crescere nelle tecnologie, nel digitale e nella transizione energetica, ma anche di trasformarsi da ‘nano’ finanziario, quale attualmente è, a un centro di attrazione di capitali da tutto il mondo, anzitutto dall’America, e anche di immettere nel grande circuito globale degli investimenti i risparmi di una classe media sempre più numerosa. Un’altra data da cerchiare in rosso sul calendario del 2021 è infatti il mese di marzo, quando il Congresso del Popolo cinese deciderà nei dettagli il nuovo piano quinquennale le cui linee guida sono state approvate a ottobre.

BOTTOM LINE

I mercati stanno entrando nel nuovo anno più o meno come 12 mesi fa, con una forte carica di ottimismo che la doccia gelata del virus avrebbe poi raffreddato ma solo temporaneamente. Per l’investitore vale la stessa ricetta che si è rivelata vincente nel 2020: tenere la rotta della strategia di lungo periodo e profittare di possibili sbandate per incursioni tattiche.

Coronavirus, Sileri a L’aria che tira: ‘Lockdown fino a febbraio 2021? Ci saranno stop and go’

Il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri.
Il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri.

Da Boccia e Sileri arrivano anticipazioni che anche dopo Natale ci saranno mesi in cui le restrizioni proseguiranno.

 

Cosa accadrà dopo Natale e Capodanno? Il giorno dell’Epifania sarà l’ultimo in zona rossa? Probabilmente no. O meglio si illude chi pensa che i primi mesi del 2021, in ragione dell’avanzare del vaccino tra la popolazione, possano rappresentare un momento in cui si tornerà da subito alla normalità. Nella migliore delle ipotesi serviranno mesi e questo presuppone il fatto che bisognerà continuare a fare i conti con misure più o meno rigide, a seconda della situazione epidemiologica di ciascun territorio. Da una parte c’è la pressione degli scienziati come Walter Ricciardi che segnalano addirittura la necessità di un lockdown di un mese e mezzo per evitare il peggio.Dall’altra c’è la Politica che sarà chiamata a prendere decisioni sulla base di quelle che sono le necessità di far convergere interessi legati alla salute pubblica, ma anche all’economia del Paese. In tal senso risultano significative le dichiarazioni arrivate nelle ultime ore da parte di autorevoli esponenti del governo. Prima è stato il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia a spiegare che ci sarà ancora da stringere i denti in fatto di possibili limitazioni, poi al vice ministro per la Salute Pierpaolo Sileri anticipare che potrebbero esserci ancora degli “stop and go”.

Cosa accadrà dopo il 7 gennaio? Boccia anticipa che misure saranno ancora rigide

Il primo a parlare è stato Francesco Boccia. Nel corso della trasmissione di La7 Tagadà gli è stato chiesto cosa ci sarà da attendersi dopo Natale.

Big tech, perché il 2020 è stato l’anno migliore (e perché il 2021 sarà l’opposto)

Il 2020 è stato davvero un anno da dimenticare? Non per tutti. Per qualcuno, a esempio le quattro super compagnie hitech che dominano il mondo in lungo e largo, è stato addirittura l’anno migliore della loro (relativamente breve) storia. Amazon, Apple, Facebook e Google (attraverso la casa madre Alphabet) hanno capitalizzato in maniera incredibile l’anno della pandemia globale, beneficiando come nessun altro della strana «Stay Home Economy» che ha messo fuori mercato molte aziende.I leader del mercato pandemico, mentre tutto o quasi naufragava, hanno invece prosperato, raccogliendo profitti e fatturati da primato che hanno fatto impennare a dismisura i prezzi delle loro azioni a Wall Street (si veda il grafico in pagina, elaborato dall’agenzia di informazione finanziaria Bloomberg) . E soprattutto, sono diventati più potenti e preziosi che mai. Persino troppo potenti, visto che le autorità antitrust di Europa, America e Asia hanno cominciato a mettere il tema dello strapotere delle «big tech» in cima alla lista 2021 delle cose da fare. Con un obiettivo nemmeno tanto nascosto: ridimensionare le potenze tecnologiche. Con un’arma in particolare (neanche questa tanto nascosta): una bella mannaia (metaforica, per carità) per fare a pezzi tanta abbondanza.Se quindi il 2020 è stato l’anno del grande sprint, si legge sulla stampa internazionale specializzata, a partire proprio da Bloomberg (leggi l’articolo), il 2021 non potrà che essere l’anno del ridimensionamento. O dello spezzatino.Insomma, se volete avere una certezza per il futuro prossimo il 2021 sarà un anno di grandi sfide politiche e legali, fuori e dentro dagli uffici delle autorità antitrust del pianeta.In fondo, le dimensioni contano sempre: è facile dimostrare che dominatori del mercato così grandi rappresentino una minaccia per la concorrenza e un danno per i consumatori (Microsoft vs Monti docet).

Alibaba e la mancata Ipo del secolo di Ant

Se alle 4 big tech Usa aggiungiamo poi Alibaba (il clone in salsa cinese di Amazon, altrettanto tentacolare e potente) il teorema può dirsi completo. Pochi mesi fa, la spettacolare Ipo (collocamento in Borsa) di Ant, il braccio finanziario di Alibaba, a un solo giorno dala quotazione, ha messo tutti sull’avviso. Non si scherza, neanche in Cina. Jack Ma, l’imprenditore cinese all’origine della fortuna tanto di Alibaba che di Ant, ha dovuto fare pubblica ammenda e scendere a patti con il potere di Pechino. Poche settimane dopo, è stata la stessa Alibaba, la grande piattaforma di ecommerce, a finire nel mirino dell’Antitrust: semplicemente «troppo grande».
Come si concluderà la sfida è presto per dirlo. Il messaggio però è chiaro: troppo potere (per giunta finanziario) racchiuso in poche mani non è bene per la società. Ecco perché il 2021 non potrà essere la prosecuzione dell’età dell’oro per Facebook, Google & C. Il potere (politico) può imporre alle aziende cambiamenti (leggi: ridimensionamenti) alle loro attività con conseguenze durature.

Un anno da «big tech» in Borsa

Un anno da «big tech» in Borsa

La nuova bolla hitech e i rischi della grande corsa

Le azioni della quattro big tech Usa vengono da un anno spettacolare: i titoli di Amazon e Apple in 12 mesi hanno messo a segno un rialzo attorno al 70%; le azioni di Google (Alphabet) e Facebook hanno invece guadagnato nel corso del 2020 attorno al 35%.
Eppure, sono proprio performance così elevate (e le relativa aspettative del mercato) a costituire un pericolo: se la macchina si inceppa, e se le attività di e-commerce o cloud computing dovessero rallentare (magari a causa del ritorno a una vita più «normale» grazie ai vaccini anti Covid), l’accoglienza in Borsa potrebbe cambiare segno molto rapidamente. In più ci sono diverse centinaia di miliardi di dollari di investimenti azionari (alcuni analisti hanno fatto un conto a spanne: 300 miliardi) che nell’anno della pandemia hanno fatto un percorso «innaturale»: sono migrati dai settori più a rischio (petrolio, beni durevoli, trasporti) verso il porto sicuro, almeno nel breve termine, dei titoli tecnologici a maggiore capitalizzazione (Google-Alphabet, Facebook, Apple, Amazon: sempre le stesse). Ma nulla impedisce a quel flusso ingente di liquidità di riprendere il volo alle prime avvisaglie di crisi, vera o presunta che sia.

La pubblicità online, i social e il caso TikTok

Facciamo un esempio per Google e Facebook, i cui business sono molto legati alla pubblicità online. Al di là della causa intentata ai due colossi da ben 10 Stati Usa per i comportamenti illeciti nella concentrazione e gestione delle inserzioni digitali, il settore può essere stravolto dalla sorte americana di TikTok. Se il social cinese (che conta già 100 milioni di utilizzatori Oltreatlantico) dovesse trovare un accordo con la nuova amministrazione di Joe Biden diventerebbe improvvisamente un concorrente di formidabile per i budget pubblicitari aziendali nel 2021. Così, mentre il mondo sogna la ripresa, le big tech temono la fine della «Stay Home Economy». Le minacce sono ovunque.

La previsione allarmista di Ricciardi: “40000 morti a febbraio”

Se la curva non scende e se non si arresta la catena dei contagi, per Walter Ricciardi a febbraio l’Italia rischia altri 40mila mortiWalter Ricciardi è stato ospite di Buongiorno, su Sky TG24 e ha affrontato i temi di più stretta attualità collegati all’epidemia di coronavirus: il vaccino e la variante inglese.

 
 

I due temi sono per altri strettamente correlati, perché gli esperti in questo momento devono stabilire se il vaccino approvato ieri dall’Ema e dalla Commissione Ue sia o meno efficace. Al momento si tende a escludere un’ipotesi diversa ma saranno necessari studi più approfonditi per una maggiore sicurezza. Il consulente del ministro della Salute ha provato a fare il punto della situazione attuale, proiettando gli scenari nel prossimo futuro per cercare di fare un quadro previsionario della terza ondata.”Se limitiamo la mobilità, stiamo a casa e riprendiamo il tracciamento questa curva la conteniamo. Se continua di questo passo avremo 40mila morti a febbraio“, ha detto Walter Ricciardi a Buongiorno, su Sky TG24. Numeri che fanno paura e che sono probabilmente portati all’estremo dal consulente di Roberto Speranza. Di fatto per raggiungere questo dato dovrebbero esserci Lo scenario prospettato da Walter Ricciardi è quello peggiore per la terza ondata, che si genera con una seconda ondata non ancora esaurita e quindi a partire da un plateau molto alto. Il consulente non esclude che l’aumento dei casi che ha fatto esplodere la seconda ondata, quando furono istituite le zone in Italia, sia legato proprio alla variante inglese: “È possibile, però non lo sappiamo ancora, perchè dobbiamo accertare se effettivamente è stato così. È molto probabile che da Londra, dal sud dell’Inghilterra questa variante si sia già diffusa in Europa e probabilmente non solo in Europa“.Nel Regno Unito si effettuano in proporzione più sequenziamenti che in ogni altro Paese e “si sono resi conto che questa variante era un pò più contagiosa rispetto all’altra. Hanno dato l’avvertimento al mondo un pò troppo tardi, perchè se avessimo avuto la possibilità di saperlo prima probabilmente saremmo stati più all’erta“. La variante, che è una delle tante, potrebbe complicare il percorso di uscita dall’epidemia ma non sembra destinata a comprometterlo, anche ci vorrà del tempo. “Non c’è da illudersi che finisca presto, ma la cosa importante è che finirà, se ci comportiamo responsabilmente limitando la nostra mobilità e adottando dei comportamenti saggi. Non è pensabile che avvenga in una settimana o dieci giorni, ci vorrà un tempo prolungato, non so dire se uno o due mesi, ma il tempo sarà prolungato“, ha avvisato Walter Ricciardi. La mutazione del virus non sembra che al momento abbia alterato la funzionalità del vaccino “dobbiamo continuare a monitorare, ma il monito e l’incoraggiamento è accelerare la vaccinazione, per proteggere più persone e nel modo più rapido possibile“.In Italia, come nel resto del mondo, la curva epidemica ha subito una crescita molto importante e servirà del tempo prima che questa torni a un livello controllabile che consenta il tracciamento ed è proprio su questo punto che Ricciardi ammette gli errori dell’Italia: “Non ha funzionato, non ci siamo preparati adeguatamente nelle comunità a tracciare. Non abbiamo rafforzato quella macchina di diagnostica e tracciamento che ha consentito a Paesi come l’Australia e la Nuova Zelanda di celebrare il Natale normalmente“. La maggiore contagiosità della variante ha permesso al virus di correre con ancora più rapidità, infettando un numero elevatissimo di persone in Europa. Da qui nasce la preoccupazione di Walter Ricciardi per una terza ondata con un numero spaventoso di morti. E se qualcuno fosse ancora convinto che ne usciremo presto, Walter Ricciardi smorza gli enrusiasmi: “Saremo fuori ad anno inoltrato. Pian piano le dosi di vaccino arriveranno, prima si vaccinerà il personale sanitario, poi i pazienti delle Rsa, i pazienti ultraottantenni, i pazienti anziani al di sotto degli ottant’anni, poi tutta la popolazione

Fusioni e acquisizioni aziendali: ecco cosa aspettarsi nel 2021

Candriam prevede che i due fattori spingeranno le imprese a sfruttare nuove competenze e rilevare i concorrenti, dando slancio all’investimento in strategie di risk arbitrage

Credito ampiamente disponibile a condizioni estremamente favorevoli e la prosecuzione del trend di accelerazione dell’innovazione tecnologica incoraggeranno anche nel 2021 le aziende a consolidare e a sfruttare nuove competenze, o a rilevare i concorrenti in altri segmenti di business. Lo sottolineano in un commento Fabienne Cretin, Head of Risk Arbitrage, e Stéphane Dieudonné Senior Fund Manager, entrambi di CANDRIAM, secondo cui questi due fattori altamente stimolanti guideranno le operazioni di M&A anche nel 2021.

DIFFERENZE CON LA CRISI DEL 2008

Ad oggi, secondo i due esperti di CANDRIAM, persiste un forte slancio per investire in una strategia risk arbitrage, dopo un 2020 inaspettato e sorprendente per questa tipologia di investimento, un anno di sfide, ma con un finale positivo. A marzo infatti ci siamo trovati di fronte a livelli di volatilità estremamente elevati che hanno portato gli spread del risk arbitrage ad allargarsi in modo significativo. Ma, notano i due esperti di CANDRIAM, nonostante le perdite siano state il doppio di quelle del 2008, non c’è stato un aumento significativo delle interruzioni dei deal, a differenza di quanto accadde nella grande crisi di dodici anni fa.

FORTE RIPRESA DALL’ESTATE IN POI

Al culmine della crisi a marzo, il flusso di M&A si è completamente bloccato e nei due mesi successivi non è stato annunciato alcun accordo. Tuttavia, da inizio estate in poi, l’attività ha ripreso a crescere, prima lentamente, per acquisire slancio ad agosto e settembre, con una serie di deal che hanno riguardato tutti i segmenti dell’economia, soprattutto tra i titoli tecnologici e biotecnologici statunitensi. Sono state annunciate una serie di importanti operazioni in molte regioni: ovviamente negli Stati Uniti, principale mercato M&A, ma anche in Europa, in Svizzera, Francia e Regno Unito. Una serie di nuove operazioni sono state lanciate anche in Giappone e in Australia, che erano in ritardo.

DUE FATTORI ALTAMENTE STIMOLANTI

Secondo i due esperti di CANDRIAM, il forte aumento di operazioni partito in estate dovrebbe continuare nel 2021, che potrebbe rivelarsi un anno in cui l’M&A dovrebbero essere spinto da driver molto forti, vale a dire un facile accesso al credito a basso costo, con condizioni di finanziamento molto interessanti, e dall’innovazione tecnologica, che incoraggeranno le aziende a consolidare e a sfruttare nuove competenze, o a rilevare i concorrenti in altri segmenti di business. Due fattori altamente stimolanti, che guideranno le operazioni di M&A nel 2021.

OPERAZIONI OGGI ANCORA PIÙ SICURE

Ad oggi persiste quindi un forte slancio per investire in una strategia risk arbitrage, sottolineano gli esperti di CANDRIAM, rilevando che sono state annunciate numerose operazioni che consentono un’ampia diversificazione del portafoglio, una delle ragioni principali del successo del risk arbitrage. Gli spread del risk arbitrage sono attualmente due o tre volte più ampi rispetto al periodo precedente la crisi sanitaria, ma CANDRIAM non ritiene che indichi che gli accordi siano più rischiosi di prima, al contrario. L’unica differenza è data dal fatto che gli accordi di fusione sono stati adattati, cosicché le eventuali conseguenze della crisi sanitaria, o il suo potenziale aggravamento, sono ora completamente esclusi dalle operazioni di fusione e acquisizione, il che rende questi accordi ancora più sicuri.

Btp ancora a buon mercato. Le previsioni per il 2021 su spread, mosse Bce e le parti della curva più interessanti

Tra le certezze per il 2021 c’è il sostegno che le banche centrali continueranno a dare sotto forma di acquisti record di titoli di Stato. Uno scudo che già in questo 2020 ha permesso performance invidiabili per i Btp, tra i pochi bond governativi dell’area euro che presentano ancora rendimenti positivi.  I Btp decennali hanno fruttato nel 2020 ritorni dell’8% (dati Bloomberg Barclays Index), ossia il doppio del Bund tedesco.
Corsa ai Btp che non dovrebbe essere finita a detta di molte case d’affari che rimangono positive sulla carta italiana per il 2021, che risulta ancora ‘a buon mercato’ rispetto ad esempio a quelle di Spagna e Portogallo i cui decennali presentano rendimenti negativi. Commerzbank vede lo spread Btp-Bund scendere a 75 punti, JP Morgan indica area 80.

Cosa farà la BCE nel 2021

Il 2021 sarà un anno di forte recupero della crescita a livello globale sulla scia del massiccio stimolo (monetario e fiscale) messo in campo e grazie alle prospettive di ritorno ad una (nuova) normalità con l’avvio delle vaccinazioni. Così gli analisti di MPS Capital Services nell’Outlook 2021 in cui analizzano i prossimi passi delle banche centrali.
Partendo dalla Bce, dopo la decisione di dicembre, non dovrebbero essere apportate grosse modifiche alla politica monetaria nel 2021. Potrebbero invece esserci piccoli aggiustamenti, tra cui un aumento del tiering (dall’attuale livello pari a 6 volte le riserve obbligatorie a 8) per compensare l’impatto negativo derivante da un ulteriore aumento dell’excess liquidity (attesa crescere nel 2021 di oltre 1.000 Mld€). Gli analisti non si aspettano un taglio dei tassi dato che le condizioni di funding a breve rimarranno schiacciate grazie al prolungamento delle condizioni di tasso «agevolato» sulle TLTRO.
Le misure implementate dalla BCE, in particolare il PEPP, dicono gli esperti di MPS Capital Services, sono riuscite nello scopo di comprimere i tassi e creare delle condizioni favorevoli per stimolare la ripresa economica. “Nel 2021, ci aspettiamo una BCE meno proattiva e più reattiva, con l’Istituto che dovrebbe limitarsi a modulare gli acquisti sul PEPP in modo tale da evitare rialzi eccessivi dei tassi e mantenere condizioni finanziarie e di finanziamento accomodanti” continuano “ e se questa idea si rivelerà corretta, tassi bassi ancora a lungo e soprattutto nei primi mesi dell’anno in cui la situazione economica sarà ancora molto incerta.
Con il recente ampliamento/estensione del PEPP, la BCE anche nel 2021 riuscirà a coprire abbondantemente l’offerta netta di titoli di stato in Eurozona. La Spagna è il Paese che, secondo le stime di MPS Capital Service, presenta il rapporto di copertura più basso (addirittura le emissioni nette non verrebbero coperte integralmente nel caso di acquisti al ritmo di 15 Mld€/settimana) ed è anche quello che al momento ha presentato le stime di crescita per il 2021 più ottimistiche (7,2% per il 2021).

Spread e BTP, cosa attendersi nel nuovo anno

In ottica 2021, l’Italia potrebbe guadagnare, in termini di spread, maggiormente verso la Spagna rispetto alla Germania, che beneficia tra l’altro di un effetto scarsità della carta in circolazione. Pertanto, nel 2021 potremmo assistere un ulteriore restringimento dello spread Italia-Spagna, con target vs i 25pb (minimo del dicembre 2017).
La carta italiana, grazie all’azione della BCE e al minor rischio politico percepito è tornata ad essere un prodotto di tasso più che di «spread». Se questa idea è corretta, ci aspetta un 2021 all’insegna del sereno, con il comparto che dovrebbe rimanere ben supportato dall’abbondante liquidità e dalla ricerca di rendimento.
La parte a breve della curva italiana presenta al momento pochi margini di ulteriore discesa in termini di tasso, essendo ormai a poca distanza dal livello del tasso sui depositi BCE. “Solo un taglio dei tassi da parte della BCE potrebbe dare una ulteriore spinta, ma tale ipotesi, come detto in precedenza, non rientra nel nostro scenario base – rimarca MPS Capital Services – . In questo contesto, al fine di controbilanciare una duration più alta in portafoglio, la componente di linker legata all’inflazione eurozona potrebbe essere uno strumento interessante, soprattutto sulla parte a breve della curva BTP€i. Al momento infatti, le breakeven non sembrano scontare a pieno lo scenario di ripresa dell’inflazione che ci attendiamo da aprile in avanti”.

Perchè la carta italiana è ancora cheap

Le curve, ormai per buona parte in territorio negativo, porteranno gli operatori ad allungare ulteriormente la duration dei portafogli nei primi mesi dell’anno.

Guardando, alla curva dei tassi decennali rispetto al rating, la carta italiana risulta essere cheap rispetto ad esempio a quella portoghese e pertanto quella con maggiori margini di performance. Particolare attenzione andrà però posta nei primi due mesi dell’anno, quando le abbondanti emissioni attese, in un contesto di assenza di titoli in scadenza, verranno coperte solo parzialmente dagli acquisti BCE. Inoltre, sarà importante vedere un’evoluzione positiva delle recenti tensioni in seno alla maggioranza di governo. Solo superate quest’ultime, tornerebbe il sereno con le incertezze rinviate alla primavera 2022 quando terminerà il PEPP e si potrebbe tornare a parlare di elezioni parlamentari dopo il semestre bianco (che inizia ad agosto 2021).
Tutto quanto sopra considerato, ci attendiamo un tasso decennale BTP che dovrebbe variare da un minimo di 0,40%-0,45% nella prima parte del 2021, per poi risalire verso 0,8%-0,9% man mano che vi sarà minore incertezza sulla ripresa economica e segnali di recupero dell’inflazione.

(Reuters) – La Federal Reserve mercoledì ha promesso di continuare a incanalare denaro nei mercati finanziari ulteriormente nel futuro per combattere la recessione, anche se le prospettive dei politici per il prossimo anno sono migliorate dopo il lancio iniziale di un vaccino contro il coronavirus.
Ripetendo l’impegno a mantenere il suo tasso di interesse overnight di riferimento vicino allo zero fino al completamento della ripresa economica, la banca centrale degli Stati Uniti ha affermato che ora legherà il suo programma di acquisti mensili di titoli di Stato a quello stesso obiettivo.

Gli acquisti continueranno “fino a quando non saranno stati compiuti ulteriori progressi sostanziali verso gli obiettivi massimi di occupazione e stabilità dei prezzi del Comitato”, ha detto il comitato di fissazione dei tassi della Fed in una dichiarazione politica unanime dopo la fine di una riunione di due giorni.

Nel 2020 Goldman Sachs ha raccontato il futuro con i Trends Talk

In questo anno che si sta per concludere, molti hanno stravolto i propri schemi per superare la crisi. Il meglio dei GSAM Trends Talk 2020 è un viaggio fatto di storie per cogliere le anticipazioni del mondo di domani

L’anno che si sta per chiudere è stato particolare per tutti e anche la finanza ha cercato di essere resiliente. Cosa lascia questo 2020? Alcune regole sono state riscritte, c’è chi ha stravolto i propri schemi e chi ha trovato nelle difficoltà il modo di emergere. Goldman Sachs Asset Management ha raccontato il futuro con i GSAM Trends Talk, il “non webinar” per cogliere tutte le potenzialità che ogni crisi comunque offre.

LA STORIA DI BRUNELLO CUCINELLI

Tra i tanti ospiti che hanno preso parte ai vari appuntamenti, Brunello Cucinelli ha raccontato come fare impresa oggi non significa solo guardare al profitto: serve una visione di lungo termine che permetta di collocare l’impresa nella società come elemento di crescita positiva. La sua storia è fatta di innovazione e legame profondo con la terra d’origine, per questo di può considerare come capofila del “capitalismo umano”.

E QUELLA DI MAXIMO IBARRA

Anche Maximo Ibarra, CEO di Sky Italia, ha raccontato il mondo in forte evoluzione tecnologica, nel pieno dell’era della disruption. “Il consumo lineare di contenuti sta poco alla volta lasciando il passo al consumo on demand, e questo passa attraverso la banda larga. Un cambio di abitudini che ha molteplici impatti su più livelli”, ha raccontato il CEO di Sky Italia.

CRESCE L’ATTENZIONE PER IL MONDO ESG

Con la pandemia, l’attenzione per i criteri Esg è cresciuta molto. Per GSAM l’integrazione dei fattori Esg è un dovere verso i propri clienti, in qualità di asset manager attivi. L’Esg è una responsabilità di tutti i professionisti degli investimenti, non solo di quelli che si occupano specificatamente del settore. In futuro il tema della sostenibilità sarà ancora più centrale nella visione del mondo, e non limitatamente alla dimensione finanziaria.

SCOMMETTERE SULLA RIPRESA

Maggiore attenzione per le dinamiche Esg ma anche per l’innovazione digitale. Goldman Sachs Asset Management punta su una strategia di investimento che mira a cavalcare il cambiamento e a scommettere sulla ripresa. I vari appuntamenti di GSAM Trends Talk hanno raccontato anche questa visione del futuro.

Per vedere il video con le frasi da ricordare e le testimonianze più illuminanti, selezionate con Carlo Massarini, basta cliccare su questo link: https://gsamtrendstalk.com/doors

Piazza Affari e Borse europee attese in rosso, spaventa ancora Covid con timori terza ondata

Si preannuncia un avvio di settimana in rosso per le principali Borse europee, Piazza Affari compresa. Sui mercati tornano con forza i timori legati all’evoluzione della pandemia di coronavirus, e in particolar modo si teme una terza ondata. Spaventa anche la variante Covid rinvenuta nel Regno Unito che ha costretto l’Europa, Italia inclusa, a sospendere i voli con il paese. Le autorità sanitarie UK hanno avvertito che la variante Covid è “fuori controllo”, al punto da far raddoppiare il numero dei contagi nel Paese nell’arco di una settimana.Mentre venti di panico soffiano in Europa, confortanti le notizie che arrivano dagli Usa, con il Congresso degli Stati Uniti che ha raggiunto un accordo sul piano di stimoli economici anti-Covid-19 dopo settimane di negoziati, che risalgono al periodo pre-elezioni presidenziali. Il Congresso si riunirà nella giornata di oggi per votare il piano.A livello macro, tra gli appuntamenti macro da monitorare, c’è il Chicago Fed National Activity Index di novembre negli Usa e la lettura flash per il mese di dicembre della fiducia dei consumatori nella zona euro. Il tutto in una settimana che porterà alla chiusura delle Borse il giorno di Natale e a sedute con orari ridotti/chiusura il giorno della Vigilia. “Gli scambi dovrebbero essere contenuti, anche se non mancherà qualche dato macro interessante, soprattutto dagli Usa”, segnalano gli strategist di Mps Capital Services.

Mercati emergenti e materie prime nelle scelte di Credit Suisse

Il Comitato d’Investimento della banca svizzera ha deciso di mantenere un sovrappeso nelle azioni e nelle obbligazioni dei mercati emergenti, oltre che nelle materie prime

Credit Suisse mantiene un approccio di investimento pro-ciclico, con allocazioni di portafoglio sovrappesate nelle azioni dei mercati emergenti, nelle obbligazioni Investment Grade e Emergenti in valuta forte, oltre che nelle materie prime. Il continuo forte supporto della politica monetaria da parte della Federal Reserve USA e di altre primarie banche centrali è considerato infatti una caratteristica importante destinata a restare nel quadro di mercato alle soglie del 2021, che dovrebbe limitare i rischi.

DOLLARO POCO ATTRAENTE

Walter Edelmann, Chief Global Strategist, riferisce che nella sua ultima riunione dell’anno, il Comitato d’Investimento di Credit Suisse ha deciso di mantenere ‘la mano ferma’, vale a dire di mantenere in sovrappeso le azioni dei mercati emergenti e quelle dei mercati sviluppati a livelli strategici in termini di allocazioni, implicando la conferma delle posizioni azionarie complessivamente sovrappesate. Nel reddito fisso, Credit Suisse ribadisce il sottopeso dei titoli di Stato, mentre preferisce posizioni sovrappesate sui mercati del credito attraverso obbligazioni Investment Grade e dei Mercati Emergenti in valuta forte, continuando inoltre a considerare il dollaro poco attraente rispetto ad altre valute come l’euro.

NOTIZIE POSITIVE SUL FRONTE DEI VACCINI

Il Comitato d’Investimento considera favorevole il flusso di notizie dal fronte dei vaccini per le prospettive economiche e di mercato a medio termine, nella previsione che il rollout nel corso del prossimo anno consentirà una normalizzazione dell’attività economica anche nei settori più colpiti dalla pandemia. Gli USA dovrebbero essere i primi a vaccinare una parte significativa della popolazione, che potrebbe permettere una normalizzazione dell’attività già nel secondo trimestre, anche se per il raggiungimento della piena immunità di gregge ci vorrà più tempo. Nel più breve termine, il brusco incremento dei contagi da COVID-19 e dei ricoveri negli USA è destinato invece a danneggiare l’attività.

RISCHI CONTENUTI GRAZIE ALLE BANCHE CENTRALI

Anche in Europa, un numero di contagi ancora elevato continuerà a frenare le economie, ma nella prospettiva di vaccinazioni diffuse, i mercati lungimiranti dovrebbero essere in grado di resistere alle ripercussioni dei lockdown nei mesi invernali. Il continuo forte supporto della politica monetaria della Federal Reserve USA e di altri primari istituti centrali, impegnati a mantenere i tassi a livelli eccezionalmente bassi per periodi di tempo prolungati, resterà secondo Credit Suisse una caratteristica importante del contesto di mercato alle soglie del 2021, che dovrebbe contenere i rischi.

PREOCCUPA IL CONSENSO RIALZISTA

Per queste ragioni Credit Suisse mantiene un approccio pro-ciclico, con allocazioni sovrappesate nelle azioni dei mercati emergenti, nelle obbligazioni Investment Grade e Emergenti in valuta forte, oltre che nelle materie prime, astenendosi però dall’aumentare ulteriormente il rischio di portafoglio in questo momento. Oltre alla debolezza economica prevista a breve termine, gli indicatori contrarian tattici quali i flussi di fondi, le posizioni sui mercati di opzioni e i dati delle indagini suggeriscono infatti che dopo i forti progressi nelle ultime settimane, il rischio di consolidamento è aumentato, e il Comitato d’Investimento nota il crescente consensus rialzista con un po’ di preoccupazione.

STAGIONE IMPEGNATIVA DEGLI UTILI

Inoltre, la stagione degli utili del quarto trimestre si preannuncia più impegnativa, e i multipli di prezzo già elevati rispetto alle medie storiche potrebbero indurre a prese di profitto, anche se la domanda d’investimento repressa e il continuo supporto politico globale sostiene ancora i mercati. Il dollaro USA in questo contesto è risultato ulteriormente penalizzato nell’ultimo mese, portando a circa l’8% le perdite contro euro quest’anno, confermando il parere espresso a suo tempo da Credit Suisse e avvicinandosi a quello considerato il fair value. Credit Suisse ritiene che questa dinamica sia destinata a permanere nel breve termine, con i rendimenti reali USA che rimarranno probabilmente depressi

China Lags as Thailand, Russia Rank Top Emerging Market Picks

RANK ECONOMY LOCKDOWN INDEX 2021 GDP GROWTH 2020 CURRENT ACCOUNT % GDP 2019 FX RESERVES NET INVESTMENT POSITION % GDP 2021 FISCAL BALANCE % GDP GOVT. DEBT % GDP
1 Thailand 8.4 3.9% 3.1% 219 8% -4.9% 41%
2 Russia 25.2 3% 1.9% 309 30% -2.5% 14%
3 South Korea 10.9 3.2% 3.4% 108 35% -3.9% 42%
3 Taiwan 2.2 3.4% 11.3% 115 210% -1.2% 33%
5 Malaysia 49.2 6.8% 3% 115 6% -5.4% 57%
6 Hungary 41.9 4.5% -0.9% 105 -40% -4.8% 66%
7 Chile 44.7 5% -0.3% 87 -14% -5.5% 28%
7 South Africa 15.7 3.5% -0.9% 75 36% -10.6% 62%
7 Turkey 36.4 4.4% -3.8% 84 -50% -4.7% 33%
10 Philippines 44.9 7.5% 0.8% 202 -4% -7% 37%
11 India 31.8 9% 1.1% 169 -13% -6.3% 72%
12 Colombia 15.7 4.6% -3.9% 139 -58% -5.6% 52%
12 Indonesia 33.8 5.1% -1.1% 112 -26% -5.6% 30%
12 Mexico 43.8 3.5% 1.1% 115 -46% -3.4% 54%
12 Poland 37 4% 2.7% 122 -45% -5.4% 46%
16 Brazil 24.1 3.5% -0.5% 148 -22% -7.5% 89%
17 China 11.4 8.1% 1.5% 83 30% -5.8% 42%
 
Note: Latest data as of Dec. 10.

Many emerging market economies are poised to recoup economic losses, judging by various metrics surveyed by Bloomberg. Healthy foreign reserves, particularly in Asia, provide a cushion for external shocks, but elevated debt-to-GDP readings will be worth monitoring for stability risks.Developing-nation assets are heading for a back-to-back winning year, thanks to unprecedented monetary and fiscal stimulus deployed to fight the pandemic. As the global recovery takes hold, and the Federal Reserve keeps interest rates low, risk appetite should continue to strengthen in 2021 amid favorable valuations and attractive real yields that lure foreign buyers.

To help pick apart which emerging markets will handle those challenges and opportunities better than their peers, here’s a deeper look at our scorecard metrics:

Covid Growth Healing

There remains a worry especially among poorer, less-developed countries that they’ll be left behind in global vaccination distribution, with producers in the U.S. and U.K. garnering much of the attention in their virus-ravaged economies. And emerging markets have certainly taken their share of hits to Covid-era growth, including those like Thailand that are especially dependent on tourism.

That said, Bloomberg surveys show that analysts are penciling in high rates of growth next year for some of those that have been hardest-hit in 2020. Each of the top five growth rates for 2021 are from Asia, led by India, China, and the Philippines.

What Bloomberg Economics Says:

“The depth of the pandemic recession and the speed of recovery from it differ widely across emerging markets. Countries that manage to contain the outbreak, introduce large stimulus, have low exposure to the hardest-sectors and aren’t reliant on foreign capital will fare better.

China and Turkey are already at their pre-virus peak, although the latter relied on an unsustainable credit boom. India should get there by 1Q21. Chile and South Korea won’t be far behind—we expect them to catch up mid-2021.”

Ziad Daoud, chief emerging markets economist. Click here for the full report.

Lockdown Relief

Goldman Sachs Group Inc.’s effective lockdown indexes indicate that once the pandemic is under control, most developing economies stand to gain a lot in terms of activity catchup. Those indexes should all eventually converge close to zero.

In the latest readings here, Malaysia, Chile, and the Philippines have the most room to subside in 2021.

Structural Vulnerabilities

Structural weaknesses that worsened amid the pandemic also pose risks to emerging markets. Current-account deficits, notably in Colombia and Turkey, mean these countries are vulnerable to a negative shock.

Fiscal deficits, especially in Brazil, South Africa and the Philippines, have added to high government debt burdens. The debt burdens in South Africa, Hungary, India, and Brazil are also cause for concern.

Favorable Valuations

Judging current real-effective-exchange rates (REER) versus their five-year averages, Brazil, Turkey, Hungary and Malaysia are especially undervalued compared to the average of their peers. They each notch z-scores of negative 1.4 or below.

China’s central bank will be watched closely for any signs of resistance to a stronger currency. With China’s valuation the third-highest in our basket, there’s room for an unsettling fall.

Gli investitori che scommettono sull’inflazione vivono nel mondo delle favole

Michael Kramer  | 18.12.2020 13:02

Questo articolo è stato scritto in esclusiva per Investing.com

La storia secondo cui il quantitative easing e la stampa di denaro portano ad un’enorme inflazione è una favola. La stessa storia è stata raccontata quasi un decennio fa e non si è mai realizzata, lasciando tanti investitori molto delusi.

La Fed sta facendo di tutto per dire agli investitori che la mancanza di inflazione è la maggiore minaccia che si ritrova ad affrontare. Ciò che sembra difficile da capire dunque è perché asset legati all’inflazione come oro e Bitcoin stiano schizzando.

La favola

La favola è iniziata un decennio fa, quando la Fed ha lanciato per la prima volta il QE. La storia poi rapidamente cominciata era che l’inflazione sarebbe presto arrivata e, sebbene i prezzi di alcuni asset siano saliti per un po’, non è durata molto. Quasi un decennio dopo, persino prima della pandemia, la Fed punta ancora a prezzi più alti.

Significa che gli investitori di oggi probabilmente affronteranno la stessa delusione di oltre dieci anni fa. Il prezzo dell’oro aveva cominciato a salire nettamente a fine 2008 da circa 750 dollari, raggiungendo il picco nell’agosto 2011 di circa 1.900 dollari. Il metallo ha poi perso valore nei 7 anni successivi, arrivando al minimo di 1.000 dollari. Stessa cosa per il rame, schizzato da circa 1,30 dollari a quasi 4,70 dollari per poi perdere valore nello stesso periodo.

Gold Price Weekly

Grafico settimanale prezzo dell’oro

Sorprendentemente, stiamo di nuovo vedendo i prezzi di oro e rame schizzare insieme alle altre materie prime. E adesso c’è anche il Bitcoin che si è unito alla favola, in quanto la stampa di denaro da parte della Fed sicuramente porterà ad una svalutazione del dollaro e spingerà i tassi di inflazione. Ma dai grafici seguenti possiamo facilmente vedere che non è affatto vero.

Dov’è l’inflazione?

Il QE stesso non ha mai promosso l’inflazione dopo la grande crisi finanziaria. La media troncata della lettura dell’indice PCE sull’inflazione ha superato il 2% solo in un paio di occasioni dal 2009. Sappiamo anche, in base alla velocità di M2 e MZM, che un’eccessiva stampa di denaro spinge giù i tassi di inflazione. Un semplice grafico della velocità di M2 e MZM rispetto ai tassi a 10 anni lo dimostra velocemente.

Inflation Rate

Tasso di inflazione

La velocità delle scorte di denaro è il semplice rapporto del PIL diviso M2 o MZM. Più velocemente queste quantità di denaro aumentano rispetto al PIL, più lentamente il denaro circolerà in quanto non ci sono sufficienti cose create per aumentare la domanda, spingendo su i prezzi. Ad esempio, all’inizio degli anni Ottanta, 1 dollaro creato in MZM generava quasi 3,80 dollari di PIL. Oggi, un dollaro creato in MZM genera appena un dollaro di PIL, con la disinflazione all’opera. Il principale problema che l’economia potrebbe affrontare è che la crescita del PIL semplicemente è troppo lenta rispetto al denaro che viene stampato.

Velocity Of Money

Velocità del denaro

Delusione

Tutto il denaro che viene generato dalla Fed oggi si trova in tre posti: i bilanci delle banche, il Tesoro USA e la valuta in circolazione. Questi tre conti rappresentano 6,7 mila miliardi dei 7,2 mila miliardi di dollari del bilancio della Fed. Di conseguenza, è impossibile creare quell’inflazione che molti si aspettano, fino a quando il denaro resterà su questi conti della Fed.

Assets And Liabilities

Attività e passività

L’idea che tutto il denaro stampato oggi risulterà in un aumento dei prezzi e produrrà una massiccia inflazione è quasi la stessa cosa di quanto successo nel 2009 e nel 2010. Le dinamiche probabilmente finiranno allo stesso modo oggi come allora, con investitori delusi che si erano aggrappati alla stessa favola.

Pandemia Covid infetterà anche Pil 2021. Ma Bce e Next Generation Eu salveranno i BTP e l’Italia

Centro studi Confindustria: “Il forte rimbalzo nel 3° trimestre (+15,9%) ha sostenuto il PIL italiano di quest’anno, ma la seconda ondata di epidemia da fine estate e le restrizioni per arginarla fanno stimare un nuovo calo nel 4°. Ciò causerà un ‘trascinamento’ statistico peggiore al 2021, che parte più basso. Il risultato, nelle variazioni annue, è una minore caduta nel 2020, ma meno rimbalzo l’anno prossimo“. Prometeia: “L’economia italiana ha mostrato una buona resilienza, anche più delle previsioni, nel terzo trimestre 2020. A influire positivamente la politica fiscale, che ha sostenuto i redditi, e quella monetaria comune che ha rafforzato il credito. Ma la seconda ondata porterà con sè un lascito non trascurabile nel 2021. Per questo, e per le difficoltà di implementazione dei fondi del Next Generation EU, Prometeia ha ridotto la stima per il 2021: il rimbalzo sarà del +4,8% (e non del +6,2% stimato a settembre)”.“La pandemia chiude male il 2020 e zavorra il 2021. Servizi di nuovo in rosso, regge a fatica l’industria”. Così il Centro studi di Confindustria riassume nel titolo il report di dicembre Congiuntura Flash, che presenta l’ennesimo quadro desolante dell’economia italiana, martoriata dalla seconda ondata del coronavirus e dalle misure di lockdown introdotte per frenare la pandemia.

Prometeia: da Next Generation EU spinta da 1,2 punti di Pil

Guardando all’intera area euro, il Centro studi di Confindustria conferma la recessione dell’Eurozona:
“A fine anno l’economia dell’area-euro è in progressivo deterioramento. Alla significativa contrazione dei servizi (PMI a 41,7) si è sommata a novembre la frenata del manifatturiero (PMI a 53,8, un punto in meno da ottobre), la cui produzione è attesa in flessione nel 1° trimestre 2021 per carenza di domanda. Con la forte riduzione delle ore lavorate, infatti, i consumatori si attendono nei prossimi mesi un peggioramento della propria situazione finanziaria, che induce a rinviare la spesa”.
Anche l’analisi di Prometeia presenta uno scenario preoccupante, accanto alla speranza rappresentata però dai fondi europei del Recovery Fund-Next Generation EU. Tuttavia l’attività economica italiana “dovrebbe riprendere in misura più sostenuta” soltanto “a partire dall’estate dell’anno prossimo” e proprio grazie, anche, “all’arrivo dei primi fondi del Next Generation EU”.
Nel suo rapporto “Dai fondi europei una spinta da 1,2 punti di Pil. Ma servono le riforme strutturali”, Prometeia ricorda che “sull’utilizzo efficace ed efficiente dei 209 miliardi a disposizione si gioca la sfida principale dei prossimi anni” in una situazione in cui l’effetto di questa seconda ondata della pandemia si trascinerà, come è emerso dalla Congiuntura Flash del Centro studi di Confindustria, anche nel 2021. Motivo per cui Prometeia, che prevede per il 2020 una caduta del Pil pari a -9,1%, taglia le previsioni sul Pil del 2021 al tasso di crescita +4,8% (rispetto al +6,2% stimato a settembre). Non solo per la seconda ondata ondata Covid che, certo, “lporterà con sè un lascito non trascurabile nel 2021”, ma ANCHE “per le difficoltà di implementazione dei fondi del Next Generation EU”.
La società di consulenza prevede dunque qualche difficoltà nel modo con cui l’Italia utilizzerà  i fondi che a essa sono stati assegnati grazie all’ok al Recovery Fund-Next Generation EU: 209 miliardi , con i primi 24,9 miliardi che verranno utilizzati l’anno prossimo.
Il come questi fondi saranno investiti sarà di fondamentale importanza per il futuro del paese:
“Da un lato, i progetti di investimento devono puntare a superare i limiti strutturali che hanno frenato la crescita potenziale dell’Italia, a partire dalla produttività. Dall’altro – avvertono gli esperti di Prometeia -è fondamentale l’implementazione. Secondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza gli investimenti pubblici arriveranno nel 2023 al 3,4% del Pil rispetto al 2,2% degli ultimi anni: è richiesto uno sforzo straordinario alle amministrazioni pubbliche, nazionali e locali, per portare a termine i progetti”.
Prometeia prevede una realizzazione dell’80% rispetto ai programmi, dunque non totale. Sull’effetto del Next Generation EU sul Pil, l’outlook è di “un impulso alla crescita di 0,3 punti percentuali nel 2021, con un impatto positivo cumulato di 1,2 punti percentuali sul Pil dell’Italia a fine 2023 (mezzo punto in meno di quanto stimato a settembre). Se infatti le nuove informazioni ci portano a rivedere leggermente le nostre ipotesi di partenza, allineando il totale delle spese aggiuntive a 120 miliardi di euro (20 miliardi in più rispetto a quanto avessimo ipotizzato in precedenza), è però diversa la composizione: non tutte le spese aggiuntive andranno a investimenti, che pur continuano a essere privilegiati. Di conseguenza, gli effetti moltiplicativi saranno inferiori“.

Assist Bce + Recovery Fund: tassi BTP ai minimi storici nonostante debito monstre

Sia dal rapporto del CS di Confindustria che da Prometeia viene fuori un dato di fatto innegabile: quelli che un tempo rappresentavano il vero tallone d’Achille dell’Italia (i tassi sui BTP) sono diventati il punto di forza su cui far leva per tornare a crescere.
Difficilmente l’Italia,  con il suo debito monstre, riuscirà a rivedere tassi tanto bassi, insieme alla manna in arrivo dall’Europa sotto forma dei fondi del Next Generation EU.
Confindustria fa notare che “i tassi sovrani in Italia sono ai minimi storici (0,55% il BTP decennale a dicembre)” e, anche, che “lo spread sulla Germania è basso, sotto i valori di inizio 2018 (+1,13%). Dati molto positivi, grazie agli acquisti BCE ‘anti-pandemia’ di titoli di Eurolandia, già arrivati a 718 miliardi sui 1.350 messi in cantiere. A dicembre Francoforte li ha ampliati di 500 miliardi, prolungandoli fino a marzo 2022″.
Il riferimento è al potenziamento del programma del QE pandemico PEPP annunciato nell’ultima riunione della Bce di dicembre, lo scorso 10 dicembre. Sempre grazie all’opera salvifica della Bce, Prometeia stima che lo spread BTP-Bund dovrebbe restare sugli attuali livelli, attorno ai 120 punti base per tutto il 2021, per poi scendere fino a sotto quota 100 a metà 2023″. Questo, grazie al mix di aiuti che arriveranno all’Italia sia dalla Bce di Christine Lagarde che con il Next Generation EU:
“La Bce ha indicato la possibilità di tempi più lunghi per uscire dall’attuale crisi e la necessità di potenziare gli strumenti a sostegno dell’economia per garantire il funzionamento dei mercati finanziari: l’estensione del PEPP , maggiore di quanto previsto a settembre, e il conseguente allungamento del reinvestimento di titoli fino a fine 2023 – scrivono gli esperti di Prometeia – garantiranno condizioni favorevoli straordinarie per tutto l’orizzonte di previsione. Il supporto proveniente dai fondi europei fornirà un ulteriore elemento di assicurazione sui mercati e l’effetto espansivo sulla crescita esteso su più anni metteranno in secondo piano, per il momento, i rischi associati alla forte crescita dell’indebitamento pubblico“.
LEGGI ANCHE
Bce sta nazionalizzando mercato titoli di stato area euro? Con bazooka PEPP avrà in pancia 43% dei Bund e 2/5 dei BTP
La stessa Prometeia scrive, a proposito dei conti pubblici del made in Italy, che “il debito pubblico, dopo il picco al 159% del Pil nel 2021 (ben 24 punti percentuali in più rispetto al 2019), calerà al 155% nel 2023, senza tuttavia pressioni sul finanziamento: l’aumento di debito sarebbe infatti integralmente coperto dagli acquisti netti della Bce, soprattutto, e dall’accesso ai prestiti europei, per cui il livello del debito collocato sul mercato privato registrerebbe addirittura una leggera diminuzione nei livelli nominali rispetto al 2019. Condizioni che, insieme all’allungamento della vita media perseguito, si riflettono nel costo medio del debito, che risulterebbe in progressiva riduzione verso il 2%. Il deficit/Pil quest’anno si assesterà oltre l’11%, per poi scendere all’8% nel 2021 e chiudere in media al 5% nel 2022-2023″.
L’Italia, ancora una volta, sarà blindata insomma dall’assist della Bce, forte anche degli aiuti in arrivo all’Europa. Una occasione davvero unica. Soprattutto con un debito del genere.

È stato il passo più incrementale delle opzioni che la Fed stava valutando, visto che i responsabili politici hanno aumentato le loro prospettive di crescita economica il prossimo anno al 4,2% dal 4% alla mediana e hanno abbassato il tasso di disoccupazione di fine anno previsto dal 5,5% al ​​5% .
Con il panorama economico che si illumina, la Fed non ha cambiato il tipo o il ritmo degli asset acquistati, un passo che molti analisti si aspettavano per fornire un aiuto più immediato all’economia nei mesi che serviranno per l’impatto del vaccino essere sentito.
Il linguaggio, tuttavia, collega per la prima volta i suoi $ 120 miliardi di acquisti mensili di buoni del Tesoro USA e titoli garantiti dal governo a una serie di condizioni economiche. In precedenza si era impegnata a fare quegli acquisti solo “nei prossimi mesi”, senza indicazioni precise su quando il programma di lotta alla recessione avrebbe potuto terminare.
Ci aspettavamo forse un’estensione delle scadenze degli acquisti di asset. Non l’hanno fatto “, ha detto Kathy Bostjancic, capo economista finanziario degli Stati Uniti presso Oxford Economics. “Ma questa guida, la guida futura sul QE (quantitative easing) è piuttosto potente nel senso che manterranno la quantità di acquisti fino a quando non sentiranno di aver compiuto progressi sostanziali verso il doppio mandato. Quindi questo dà un po ‘di chiarezza, il che è positivo. “
I rendimenti dei titoli del Tesoro USA di riferimento sono aumentati e il dollaro è salito rispetto alle principali valute dei partner commerciali.
La dichiarazione della Fed è arrivata mentre i negoziatori al Congresso stavano “chiudendo” un progetto di legge COVID-19 da 900 miliardi di dollari che includerà controlli di stimolo da $ 600 a $ 700 e sussidi di disoccupazione estesi. Escludendo ulteriori aiuti da Washington, milioni di americani disoccupati avrebbero perso i sussidi di disoccupazione il giorno dopo Natale.

Wall Street futures in rialzo: si scommette su fumata bianca Congresso su piano stimoli. BlackRock bullish su effetto Pil Usa

Finalmente fumata bianca dal Congresso Usa sul piano di stimoli economici anti-Covid su cui si tratta da settimane, per non dire mesi? I futures sul Dow Jones Industrial Average salgono di oltre 140 punti, quelli sullo S&P 500 avanzano dello 0,6%, quelli sul Nasdaq 100 fanno +0,5.Capitol Hill sarebbe più vicina a sfornare il piano di aiuti, dopo l’ultima proposta bipartisan di un pacchetto da $900 miliardi.Il piano si basa su aiuti diretti ai cittadini, ma non include misure di protezione a favore delle aziende o aiuti a livello locale e statale.“Abbiamo fatto un grande passo in avanti nel creare un pacchetto di aiuti specifico contro la pandemia: pacchetto che potrebbe essere approvato dalla maggioranza di entrambe le Camere”, ha detto il leader della maggioranza repubblica al Senato, Mitch McConnell, dopo una notte di trattative tra i leader del Congresso.Ottimista anche il leader della minoranza democratica al Senato Chick Schumer, che ha detto che “siamo vicini a un accordo”, precisando però anche che “non possiamo ancora parlare di un accordo finale”, in quanto i democratici “avrebbero voluto fare decisamente di più”.E non ci sono dubbi sul fatto che i democratici faranno pressing perché arrivino altri aiuti agli americani, dopo che il presidente americano eletto Joe Biden si insedierà alla Casa Bianca, il prossimo 20 gennaio.Intanto Rick Rieder, direttore degli investimenti globale presso la divisione di reddito fisso di BlackRock, ha commentato gli ultimi sviluppi sul piano di stimoli Usa parlando di nuovi margini di rialzo per la borsa Usa.“Credo che la gente stia sottovalutando l’ammontare degli stimoli che sta arrivando. Possiamo discutere su quanto arriverà e su quando arriverà. Ma credo che, fin dall’inizio, la questione sia stata sottovalutata”.Eppure, ha ricordato il CIO, “quando abbiamo ricevuto il primo pacchetto di aiuti, il suo valore è stato pari al 10% del Pil. Ora potremmo veder arrivare altri stimoli, per un valore del 5-10% del Pil. In vita nostra, non abbiamo mai assistito a qualcosa che si avvicinasse anche a queste cifre, dunque il piano continuerà a sostenere l’economia (..) Detto questo, credo che ci sia maggior spazio per il mercato azionario, non solo perchè ritengo che l’economia migliori. Quando poi guardiamo alle altre alternative, alle alternative presenti nel mercato del reddito fisso e ai benefici incredibili che si stanno creando per le aziende…ci rendiamo conto che ci troviamo in una condizione incredibile andando verso il 2021”.Tutto questo, con l’assist della Federal Reserve, che continua a confermarsi super-dovish, ovvero super-colomba, pronta ad agire in qualsiasi momento fosse necessario.La Fed di Jerome Powell ha confermato ieri, nell’ultima riunione del Fomc del 2020, la propria impostazione WhateverItTakes, pur non apportando alcuna modifica né ai tassi sui fed funds (lasciati invariati al range compreso tra lo zero e lo 0,25%), né al piano di Quantitative easing.

La Fed ha rivisto al rialzo l’outlook sul Pil reale Usa, migliorando quello del 2020 a una contrazione del 2,4%, rispetto a quella del 3,7% stimata a settembre, e alzando l’outlook per il 2021 dal +4% al +4,2%. Migliorate anche le previsioni sul tasso di disoccupazione degli Stati Uniti, che passano dal 7,6% precedentemente atteso al 6,7% per il 2020.

Nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi e sulle misure accomodanti di politica monetaria lanciate dalla Fed, il numero uno della banca centrale Jerome Powell ha confermato l’intenzione di intervenire ulteriormente, nel caso di rallentamento della ripresa dell’economia Usa.“La nostra guidance si basa sui dati ed è legata ai progressi nel raggiungimento dei nostri obiettivi di occupazione e di inflazione. Di conseguenza, se i progressi verso i nostri obiettivi dovessero rallentare il passo, la guidance farebbe riferimento alla nostra intenzione di rafforzare le politiche accomodanti, attraverso un percorso di tassi sui fed funds più verso il basso, rispetto alle attese, e un bilancio (della Fed) più ampio”, ha detto il timoniere della banca centrale americana.“Nel complesso – ha aggiunto Powell – i nostri strumenti sui tassi di interesse e di bilancio stanno offrendo un sostegno potente all’economia e così continueranno a fare”.

Tesla destinata ai 60-80 dollari per azione nel 2021

Mercato azionario6 ore fa (16.12.2020 13:05)
 
 
 Tesla destinata ai 60-80 dollari per azione nel 2021

Le azioni di Tesla Inc (NASDAQ:NASDAQ:TSLA) potrebbero precipitare fino al livello dei 60 dollari, secondo quanto dichiarato martedì a Yahoo (NASDAQ:AABA) Finance da Gordon Johnson di GLJ Research nel corso di un’intervista.

Cosa è successo: Johnson ha collocato il fair value di Tesla tra i 60 e gli 80 dollari. “Pensiamo che è diretta lì; pensiamo che accadrà l’anno prossimo”.

Le azioni della società guidata da Elon Musk saranno anche aumentate del 657% su base annua, ma dopo l’inclusione della casa automobilistica nell’indice S&P 500, il 21 dicembre, il movimento al rialzo potrebbe arrestarsi, secondo Johnson.L’analista ha anche fatto riferimento ad altri fattori come elementi negativi, tra cui la perdita dei crediti fiscali governativi per le auto elettriche in favore delle case automobilistiche rivali e la riduzione della quota di mercato in Cina ed Europa.Johnson ha sostenuto la sua tesi con esempi del passato e ha equiparato Tesla alla società di cannabis Tilray Inc (NASDAQ:TLRY), le cui azioni nel 2018 hanno toccato il livello dei 150 dollari, ma che al momento della pubblicazione dell’articolo erano valutate 7,87 dollari.“L’avete già visto prima. So che sembra folle, ma guardate Tilray, guardate SunEdison, guardate Suntech, alcuni di questi titoli sono passati da 5 a 300 dollari, e poi di nuovo a 5 dollari. Sono passati da 2 a 300 dollari a zero”, ha dichiarato Johnson a Yahoo Finance.L’analista ha affermato che Tesla è un “candidato privilegiato” ad un simile movimento di prezzo.Perché è importante: Johnson ha affermato che Tesla sta affrontando problemi di domanda indicando che il Supercharging gratuito offerto dalla società e il taglio dei prezzi del suo inventario in Germania come indicatori del fatto che la casa automobilistica cerca di “spingere la domanda”.Johnson ha spiegato che l’aumento delle vendite in Cina è stato possibile a causa di una riduzione dei prezzi dell’8% all’inizio di ottobre.”Ma il problema è che la riduzione dei prezzi è stata resa possibile dal cambiamento della tecnologia”, ha affermato Johnson. “Le batterie [al litio-ferro-fosfato], di cui ora si segnala un’ampia presenza in Cina, in inverno raggiungono solo il 50% dell’autonomia”.L’analista si è chiesto se Tesla sia in grado di continuare a vendere quella quantità di auto in Cina, ora che le persone stanno vedendo che l’autonomia è “solo la metà di quanto promesso”.La vertiginosa valutazione di Tesla, con le azioni della società che hanno avuto un’impennata del 783% in 12 mesi, ha lasciato gli analisti divisi, con alcuni di loro che hanno emesso dei declassamenti ed altri che invece prevedono un ulteriore rialzo.Movimento dei prezzi: martedì le azioni Tesla hanno chiuso in perdita di quasi l’1%, a 633,25 dollari, e poi nell’after-hours sono scese di un altro 0,92%.

Leggi l’articolo anche in Benzinga Italia

Per Amundi l’azionario Usa resta attraente

I rendimenti degli utili azionari sono superiori a quelli delle obbligazioni societarie investment grade e il divario tra dividendi e rendimenti dei Treasury a 10 anni è al livello più elevato dagli anni ‘50

La prospettiva di un Congresso americano diviso, che dovrebbe essere però confermata dai ballottaggi per il Senato che si terranno in Georgia il 5 gennaio, elimina un potenziale vento contrario per l’economia degli Stati Uniti, vale a dire un aumento delle tasse, che potrebbe essere invece più facilmente deciso da un’amministrazione e un Congresso tutti democratici. Inoltre, con diversi vaccini anti Covid-19 promettenti, l’economia statunitense potrebbe sorprendere al rialzo nel 2021.

BASSO RENDIMENTO DEI TREASURY

Lo evidenzia un commento titolato “Elezioni americane e vaccini anti Covid-19: implicazioni per l’economia e i mercati”, a cura di Kenneth J. Taubes, CIO US Investment Management di Amundi, che stima che il rendimento del titolo del Tesoro USA decennale potrebbe raggiungere l’1,00%-1,25% entro la fine del 2021, con la domanda estera che predomina in un contesto di tassi a lungo termine potenzialmente più elevati. Per questo Taubes ritiene che le azioni continueranno ad essere più interessanti rispetto al reddito fisso, perché gli ultimi rendimenti degli utili sono superiori ai rendimenti delle obbligazioni societarie investment grade e il divario tra i rendimenti da dividendi e il rendimento del Treasury decennale è stato il più elevato dagli anni ’50.

POLITICHE AGGRESSIVE LIMITATE

L’esperto di Amundi osserva che un “governo diviso” limiterà le politiche più aggressive dei democratici, tra cui si annoverano, oltre agli aumenti di tasse, il Green New Deal, mentre il potere dell’amministrazione Biden di aumentare la regolamentazione dovrebbe portare una pressione significativa sulle aziende per migliorare i loro profili ESG. Per questo Taubes si aspetta un momentum positivo per gli investimenti ESG.

AZIONARIO PIÙ ATTRAENTE

Per quanto riguarda in particolare i mercati azionari, Amundi ritiene che continueranno ad essere più attraenti del reddito fisso perché i rendimenti degli utili sono superiori a quelli delle obbligazioni societarie investment grade e il divario tra i rendimenti dei dividendi e il rendimento decennale USA è il più ampio dagli anni ’50. Taubes ritiene inoltre che la ripresa economica del 2021 debba guidare una rotazione dai titoli “mega-cap growth” verso titoli ciclici growth e i value.

IRRIPIDIMENTO DELLA CURVA

I mercati del reddito fisso potrebbero invece secondo Amundi sostenere perdite a fronte di un irripidimento della curva dei rendimenti, ma il credito societario dovrebbe continuare a godere di spread ridotti e rendimenti positivi nel 2021. I mercati del credito dovrebbero inoltre beneficiare di importanti elementi favorevoli, tra cui la ripresa della crescita economica mondiale e interna, una politica monetaria accomodante e una continua domanda mondiale di rendimento.

EFFETTO FIDUCIA DELLA FED

Nonostante l’attività di acquisto di obbligazioni societarie della Fed negli Stati Uniti sia stata relativamente limitata finora sui bond societari e sugli ETF, secondo Taubes la “presenza” della Fed ha avuto un impatto positivo significativo sulla fiducia degli investitori e sugli spread.

Per Stephen Roach crash dollaro ormai assicurato: “2021 anno brutale, sale rischio double-dip recession’

Il 2021 sarà un anno brutale per il dollaro. Parola di Stephen Roach, professore alla Yale University ed ex presidente di Morgan Stanley Asia, tuttora tra le voci più ascoltate nel mondo della finanza. Roach non solo ripete quanto aveva già paventato lo scorso giugno, ma presenta anche uno scenario ancora più fosco. Quella che lui stesso aveva definito come “una idea apparentemente folle”, ovvero il crash del dollaro, ora non deve essere più considerata folle, a suo avviso. “Abbiamo a disposizione dati che hanno confermato che la dinamica dei risparmi e delle partite correnti è molto più drammatica perfino di quanto avessi pronisticato”, ha detto ai microfoni della Cnbc, parlando nel corso della tramissione Trading Nation.“Il deficit delle partite correnti Usa, che rappresenta il parametro più ampio del nostro squilibrio internazionale con il resto del mondo, ha sofferto un deterioramento record nel corso del secondo trimestre – ha detto – E il cosi detto tasso di risparmio nazionale netto, che è la somma dei risparmi degli individui, delle aziende e del governo, ha anch’esso sofferto una flessione record nel secondo trimestre, scivolando in territorio negativo per la prima volta dalla crisi finanziaria globale”.Da segnalare che lo U.S. Dollar Index è scambiato al momento attorno a quota 94, rispetto ai 96 punti di giugno, quando Roach predisse che la valuta sarebbe crollata del 35%. In quel momento, Roach aveva detto di prevedere un tonfo di quella portata il prossimo anno o nell’arco dei prossimi due anni. Ora, l’economista ritiene che il crash potrebbe verificarsi entro la fine del 2021.“In un momento in cui i risparmi sono assenti e l’economia punta a crescere, si è in presenza di questi deficit delle partite correnti con cui si prendono a prestito risparmi: una situazione che affossa sempre le valute. E il dollaro non è immune a questi aggiustamenti”. Roach è preoccupato inoltre anche delle condizioni di salute dell’economia Usa, in una situazione in cui il numero dei morti negli States dovuti alla pandemia del coronavirus ha superato quota 200.000 e in cui l’Europa assiste a una recrudescenza dei contagi. Tanto che, a suo avviso, la probabilità di una recessione double dip in Usa ha superato ormai quota 50%.
“Mentre ci avviciniamo alla stagione influenzale con i tassi di nuove infezioni (da COVID-19) che tornano a crescere e il tasso di mortalità alto, il rischio di un nuovo shock non è qualcosa che può essere ignorato – ha detto Roach.Nel mese di giugno, Roach aveva stimato il crash del dollaro parlando anche di combinazione letale e di rischio stagflazione negli Usa.
Un capitombolo del dollaro non farebbe sicuramente bene al mondo del forex: valute come lo yen e l’euro schizzerebbero al rialzo, con il risultato di seminare non poco malcontento in Giappone ed Eurozona, economie che in entrambi i casi dipendono dalle esportazioni. Certo, fi

Coronavirus, l’ennesima profezia di Bill Gates sulla fine della pandemia

La profezia di Bill Gates sulla fine della pandemia di coronavirus.

Bill Gates, insieme alla moglie Melinda, ha pronosticato il periodo esatto in cui il mondo si libererà dal coronavirus, debellando finalmente la pandemia. Secondo il miliardario statunitense, l’essere umano riuscirà a sconfiggere il Covid soltanto a partire dalla metà del 2022. Dunque, stando alla profezia dell’ex numero uno di Microsoft, dovremo ancora convivere con il virus per almeno un altro anno e mezzo, con tutte le difficoltà del caso. Inutile ricordare come Bill Gates sia, nel bene o nel male, l’uomo delle profezie: basti pensare, ad esempio, a quanto disse nel 2015, quando annunciò che la prossima catastrofe mondiale non avrebbe avuto come protagonista una guerra atomica, come invece pronosticato da tanti addetti ai lavori, bensì da un virus altamente contagioso in grado di mietere dieci milioni di vittime.

La profezia del 2015

Al momento i decessi hanno superato la soglia di 1,6 milioni, ma resta il fatto che il miliardario e filantropo statunitense ci avesse visto lungo cinque anni fa, quando sosteneva come il prossimo pericolo sarebbe giunto non dai missili ma dai microbi, lamentendando il fatto che i governi nazionali avessero investito pochissime risorse per realizzare un sistema in grado di fermare un’epidemia a livello globale, a fronte invece di investimenti ingenti in deterrenti nucleari.

La nuova profezia di Bill Gates sulla pandemia

Queste le parole pronunciate da Bill Gates con accanto la moglie circa la fine della pandemia come fenomeno globale:

Entro l’estate del 2021 i Paesi ricchi avranno la copertura maggiore del vaccino, più di ogni altro, così potranno tornare alla normalità, ma il virus resterà in larga parte del pianeta. Saremo costretti a indossare ancora a lungo la mascherina di protezione, perché c’è sempre un rischio di una nuova infezione.

Saremo in grado di esserci davvero liberati del virus soltanto a metà del 2022.

Intanto, la FDA (Food and Drug Administration) ha approvato il vaccino della società Pfizer-BioNTech, atto necessario per avviare la campagna di vaccinazione negli Stati Uniti d’America dopo Messico, Canada, Bahrein e Regno Unito.

Vedi anche: La profezia di Bill Gates sul Covid e perché con la pandemia conviveremo a lungo

Conti correnti: con nuove regole Eba ci sarà stop per conti in rosso. Ecco cosa cambia dal 1° gennaio 2021

Novità in arrivo per la gestione dei conti correnti in rosso. Dal 1° gennaio 2021 cambiano infatti le regole per la gestione dei conti “in rosso”. L’entrata in vigore delle nuove regole Eba, l’autorità bancaria europea, faranno sì che gli addebiti automatici non saranno più consentiti se i clienti non avranno sufficienti disponibilità liquide sui loro depositi bancari. Il rischio è quindi quello di un improvviso stop ai pagamenti di utenze, stipendi, contributi previdenziali, rate di finanziamenti. Il Centro studi di Unimpresa spiega che le nuove regole Eba, inoltre, dopo tre mesi di mancati pagamenti da soli 100 euro, impongono alla banca di segnalare il cliente alla centrale rischi e di classificare tutta la sua esposizione come “crediti malati”.“Il nuovo quadro regolatorio, che non è stato sufficientemente spiegato dalle banche, è preoccupante. Non saranno più possibili nemmeno piccoli sconfinamenti e questo vuol dire, per molti artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e anche per molte famiglie, non poter più usufruire di quelle piccole forme di flessibilità che, specie in questa fase così critica a causa degli effetti economici della pandemia Covid, sono fondamentali per far fronte ai pagamenti di utenze o altri adempimenti, come gli stipendi e i contributi previdenziali, le rate di finanziamenti e mutui» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Salvo Politino, secondo il quale «”’è il rischio di una fortissima stretta al credito, conseguenza inevitabile delle segnalazioni alla centrale rischi e della riclassificazione degli affidamenti della clientela in caso di piccoli arretrati”.Da gennaio chi ha il conto corrente “scoperto” corre il rischio di risultare immediatamente “moroso” nei confronti di vari soggetti, dalle finanziarie all’Inps, dai dipendenti alle aziende cosiddette utility (energia, gas, acqua, telefono). Le stesse nuove norme dell’Eba stabiliscono che per un mancato pagamento superiore a 100 euro, protratto per tre mesi, il cliente venga classificato come cattivo pagatore, tutta la sua esposizione verso la banca sia classificata come non performing loan e sia inviata la segnalazione alla centrale rischi. Per milioni di piccole e medie imprese c’è dunque il rischio concreto non solo di una improvvisa mancanza di piccola liquidità, derivante dallo stop improvviso ai conti in rosso, ma anche di una significativa stretta al credito. Il quadro del settore bancario non è omogeneo e l’informazione è insufficiente: qualche banca, infatti, sembra orientata, almeno in una prima fase dell’applicazione delle nuove regole, a mantenere una linea più morbida, specie nei clienti conosciuti.Per quanto riguarda i conti correnti, spiega il Centro studi di Unimpresa, le nuove regole dell’Eba impongono di bloccare i pagamenti con addebito diretto nel caso in cui il cliente (impresa o famiglia) non abbia adeguata disponibilità sul proprio deposito. La misura riguarda il pagamento di bollette, rate di mutui e finanziamenti, stipendi. In assenza di fondi sufficienti a “coprire” il pagamento, la banca lo blocca e cancella il relativo “Rid” (disposizioni automatiche di pagamento). Tutto questo vuol dire che il cliente della banca diventa “moroso” nei confronti del titolare del “Rid”

THE BIG MONSTER: hedge fund sistemici

Ormai non fa nemmeno più notizia ma chi magari è più attento, avrà visto che il bond 10yr del Portogallo è finito a rendimento negativo (al momento della redazione del post è tornato a zero). Cose che mai si sarebbero immaginate qualche anno fa. Ma si fa di necessità virtù. Il Portogallo quindi ‘batte‘ il Giappone, almeno per i rendimenti del debito sovrano, visto che Tokyo a 10y è a rendimento positivo (seppur di poco).
Ma come è noto, il Portogallo è in buona compagnia. Il grafico in apertura lo testimonia bene, con due eccezioni che si chiamano, guarda caso, Italia e Grecia che, per carità sono “lontane” da quota ZERO (essendo BEN oltre il mezzo punto percentuale) ma hanno pur sempre una percezione del rischio assolutamente risibile. Alla base del calo del titolo di Lisbona le aspettative di ulteriori acquisti di asset da parte della Banca centrale europea che hanno continuato ad alimentare l’inarrestabile rally del debito della zona euro.

Si, avete capito bene, perché la BCE non si vuole fermare. E molto probabilmente non si fermerà. E poco importa che il “balance sheet” della stessa BCE è impressionante soprattutto per la sua iperbolica progressione. Non facciamoci troppe domande, o meglio, facciamocele pure e teniamocele per noi, con la consapevolezza che per forza di cose la progressione non sarà infinita (anche perché non è che ci sia ancora tantissima “carta” da comprare) e che non sarà sempre festa. Intanto però, ricordiamocelo sempre, non sottovalutiamo mai il potere (taumaturgicho) delle banche centrali, anche se oggi, nell’effettivo, si sono ridotte nei più mostruosi hedge fund della storia.

TREASURIES… ASTA STELLARE!

 icebergfinanza

Tenerezza, non esiste altra parola per descrivere il sentimento che provo nei confronti di coloro che nonostante tutto ancora oggi scommettono sulla reflazione, sull’inflazione, tenerezza…Basterebbe questo per far riflettere un bambino su cosa sia una deflazione da debiti, ma probabilmente non ci arrivano, per questo provo tenerezza.Una simile dinamica in CINA, ripeto in CINA, ribadisco in CINA, dovrebbe far riflettere, ma inutile non ci arrivano!Sette anni dopo la nostra previsione, gli amici di Machiavelli, ricordano il manoscritto su Forrest Gump, per la prima volta nella sua storia l’Australia ha emesso un bond a rendimento negativo…

L’Australia ha venduto buoni del tesoro a breve termine con un rendimento negativo per la prima volta nella sua storia, unendosi al Giappone e a una serie di nazioni europee che vengono pagate per prendere in prestito denaro dagli investitori. Giovedì, gli investitori hanno guadagnato 1,5 miliardi di dollari australiani (1,1 miliardi di dollari) di note di tre mesi con un rendimento medio dello 0,01%, con alcuni acquirenti all’asta che hanno ricevuto un rendimento di meno 0,1%.

E si qualche illusionista oggi scommette sull’inflazione, scommette su un vaccino, come se i vaccini potessero risolvere una pandemia nel giro di qualche mese.

I titoli globali di debito a rendimento negativo hanno raggiunto un nuovo record, segno che la domanda di sicurezza è tanto intensa quanto quella di attività più rischiose.Giovedì il valore di mercato dell’indice Bloomberg Barclays Global Negative Yielding Debt è salito a $ 18,04 trilioni, il livello più alto mai registrato.Circa 1.000 miliardi di dollari di obbligazioni hanno visto i loro rendimenti diventare negativi questa settimana, il che significa che il 27% del debito mondiale di qualità per gli investimenti è ora sotto zero. Grazie alla gran quantità di emissioni globali nel 2020, mentre governi e aziende lottano con l’impatto del coronavirus, che rimane al di sotto del picco del 30% raggiunto lo scorso anno.Nonostante l’ottimismo su una ripresa economica globale il prossimo anno che scatena una corsa verso attività più rischiose come azioni e debito societario, il continuo supporto monetario da parte delle banche centrali e la preoccupazione per l’inesorabile diffusione del coronavirus ha mantenuto l’interesse degli investitori per le obbligazioni sovrane.

Probabilmente serve ripartire da zero, un ripasso sarebbe necessario per tanti di coloro che lavorano nel mondo finanziario, acquistare l’abecedario della finanza non farebbe loro male!

L'offerta globale di obbligazioni con rendimenti negativi raggiunge il record di $ 18 trilioni

In mezzo ad un oceano di debito con famiglie e imprese indebitate all’inverosimile, c’è qualche giullare che scommette su un’esplosione dei fatturati e degli utili nel 2021, tenerezza, non c’è parola migliore, tenerezza.

La speculazione più becera, quella suoi cereali e sul cibo, sofferenza per milioni e miliardi di esseri umani, grazie alle criminali politiche monetarie che offrono denaro gratuito alla speculazione più becera.L’unica inflazione che le banche centrali sono in grado di scatenare è quella da asset, la più becera, la più sporca, la più pericolosa, una bolla che quando scoppierà amplierà ancora di più questa immensa deflazione da debiti…

Ieri la Lagarde faceva tenerezza, 500 miliardi di euro in più, liquidità all’infinito, sostegno incondizionato alle banche, solo alle banche, niente altro che alle banche, inflazione molto debole ha detto Cristina, terremo d’occhio il cambio perché ha implicazioni negative sull’inflazione.

Perché continuare a coprirsi di ridicolo, 1 % non lo raggiungeranno nemmeno nei prossimi 3 anni, ecco perché fanno tenerezza!Guardate qui sotto quanti fallimenti gli economisti della Banca centrale europea, uffici studi pagati milioni e milioni di euro per indovinare il nulla, infinita tenerezza!Perchè vi ostinate a non ascoltare la storia, a non studiare la storia, un semplice blogger di provincia nel 2009 ha semplicemente studiato la storia, ha letto quanto accadde nel 1929, raccontato da un certo Fisher, che perse tutto il patrimonio nel crollo di Wall Street, ha studiato quanto accade in Giappone, ha vivisezionato 800 anni di storia e ha semplicemente concluso che non c’è alcuna possibilità a medio termine di una ripresa dell’inflazione ZERO, la storia suggerisce che ci voglio da un massimo di 43 anni ad un minimo di 30, quelli attuali del Giappone.Occupiamoci di cose serie, mentre il circo finanziario aspetta l’inflazione!Ieri asta stellare dei nostri tesorucci, si quelli che nessuno vuole, addirittura, le banche americane si sono riempite i portafogli, dopo che Dimon di JPMorgan girava per i talkshow finanziari a suggerire a tutti che è una follia comprarli.Non un’asta qualunque ma quella a 30 anni, TRENTA non uno o due anni, un’asta spettacolare che ieri ha preso di sorpresa il mercato facendo cadere i rendimenti.Domanda in forte aumento, nonostante tassi vicini ai massimi da agosto, la più alta copertura da luglio, con vendite stellari ai residenti USA, ma anche enormi richieste dall’estero, con i dealer che alla fine dell’esta detenevano solo il 17 % circa, la seconda percentuale minima mai registrata nella storia.E meno male che nessuno li vuole. L’ultima occasione è ormai partita, non lo dico io, ma lo dice il mercato che si prende beffe delle parole di Dimon, un troll come mai nella storia.

Della Brexit parleremo in OUTLOOK 2021 ” LO STALLO

We are all DAY TRADERS!

Un mercato particolare, una quantità di liquidità creata dalla liquidità senza precedenti. Molte persone obbligate a rimanere a casa e nuove professioni che si vengono a creare. Una di queste è quella del “day trader”.
Guardate quanto è decollato l’operato dei “day trader”. Se prendiamo come esempio la bolla “dot com”, siamo a livelli ben oltre il doppio, quasi il triplo.
Quanto avrà influenzato sui mercati questa operatività nel corso degli ultimi mesi? E quale sarà stata l’influenza del day trading nel rally post Covid-19?

WALL STREET: tutto sotto controllo!

Sembra proprio che si guardi al futuro con grande positività. Le mani forti addirittura diventano NET LONG e quindi supportano in modo importante il rally che ci sta accompagnando da settimane. Analisi del COT report

Cari amici, un’altra settimana è trascorsa, e ci avviamo ormai al termine di un anno davvero complicato e difficile, che credo resterà nella storia. L’intero pianeta ha dovuto infatti fare i conti con una terribile pandemia, che non ha risparmiato nessun Paese. All’inizio lo sconcerto e la paura è stata davvero grande. Oggi vi siamo ancora immersi, ma comincia quantomeno ad intravvedersi una via d’uscita, grazie all’imminente varo di numerosi vaccini, prodotti in tempi davvero record. Un traumatico accadimento che non poteva non determinare pesanti riflessi sull’economia, e sui mercati finanziari internazionali. A febbraio-marzo abbiamo infatti assistito al repentino crollo delle quotazioni azionarie, che in poche settimane persero circa il 35 %  del proprio valore. Un crollo del tutto inatteso, causato da un fattore esogeno del tutto imprevisto ed imprevedibile. Un vero e proprio “ cigno nero “ che ridò fiato ai tanti profeti di sventura, che da oltre un decennio annunciavano, a vuoto, un crollo imminente dei mercati e dell’economia globale. Rammentate, credo, anche Voi, gli strali e le invettive di cui è stato oggetto, in quel periodo, il sottoscritto, colpevole, ai loro occhi, di essere un incallito perma-bullish, che per oltre un decennio aveva insensatamente sostenuto la bontà dell’economia globalizzata ed il conseguente ininterrotto rialzo dei mercati azionari. Il seguito lo conoscete bene. I mercati hanno recuperato tutto quanto perso ad inizio d’anno, e sono andati pure oltre. Oggi, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, quota infatti circa 3.700 punti, una cifra del tutto impensabile per Loro che lo vedevano diretto addirittura verso quota 1.000. Nel frattempo questi, del tutto improbabili, analisti, che vorrebbero riportare indietro le lancette della storia, riesumando antiche e vetuste barriere e ponti levatoi, ed impedire la libera circolazione di persone e merci, hanno perso il loro maggior referente politico, ossia il presidente Usa, Donald Trump. Costui, anche ieri, ha continuato a negare di aver perso le elezioni, e che l’esito per Lui infausto, è solo frutto di brogli ed oscuri maneggi. Tesi non suffragata però da alcuna prova, che getta ulteriore discredito su quella che era la più avanzata democrazia del Mondo. Un degno epilogo, di un periodo storico davvero infausto, sul quale molto presto calerà credo definitivamente il sipario. E’ infatti ormai tempo di voltare definitivamente pagina, e di riavviare rapidamente l’economia, molto provata da una pandemia virale davvero terribile ed inattesa. I mercati ci credono, non a caso hanno registrato un novembre con rialzi record, con buona pace degli ormai sempre più frustati ribassisti.Ciò detto, andiamo ad esaminare le ultime indicazioni che ci provengono dallo scenario intermarket. Il dollar index continua a declinare, nell’ultima settimana perde l’1,19 % e retrocede a quota 90,81. Vista la situazione politica Usa è il minimo che possa accadere. Le commodities, invece, interrompono il loro recente e moderato trend rialzista, nell’ultima ottava stornano infatti dell’1,89 % in termini reali e gettano nuove ombre sulla tanto auspicata ripresa dell’economia. Segnali più incoraggianti giungono invece dal mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale americano cresce infatti di ben 13 bps, e raggiunge quota 0,97 %. Immobile invece, il rendimento dei bond a 2 anni, fermo a quota 0,15 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, si amplia fino a 82 bps, il massimo di questi ultimi terribili mesi. Del mercato azionario, abbiamo già detto, siamo su nuovi massimi storici per L’S&P 500, e ciò costituisce un ulteriore conferma alla nostra ormai datata e storica view rialzista.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : + 2.023

Large Traders :  – 10.939

Small Traders : + 8.916

Come prevedevamo, cambia ancora la configurazione e l’assetto del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a soli 2.817 contratti. In particolare, i Large traders, anche questa settimana cedono l’intero lotto dei 2.817 contratti long, ed accentuano la loro nuova posizione, Net Short. Le Mani Forti, ossia i Commercial traders, acquistano invece altri 2.141 contratti long, ed invertono significativamente la loro posizione, che passa da Net Short a Net Long. Gli Small traders, infine, acquistano i residui 676 contratti long e consolidano la loro posizione, Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, danno seguito a quanto avevamo già intuito 7 giorni orsono. Le Mani Forti, che solitamente usano questo mercato per coprirsi, in questa momento non né sentono assolutamente il bisogno, non a caso passano in posizione Net Long. Evidentemente hanno una grande fiducia nell’efficacia dei vaccini anti-covid, ed in una rapida ripresa dell’economia. Il nuovo assetto del mercato dei derivati azionari Usa è quello statisticamente più rialzista. I mercati però hanno corso già tantissimo, e mi riesce davvero difficile immaginare che possano andare nell’immediato molto oltre gli attuali livelli. Ciononostante, anche in questa occasione, rispetterò, come sempre le preziose indicazioni che provengono dai dati di questo importante, e spesso poco conosciuto, mercato, e riconfermo la mia ormai datata e storica view rialzista.

Gli animal spirits spingono Borse a livelli estremi, eccesso euforia può portare a correzioni violente nel breve

La doccia fredda dal mercato del lavoro Usa non ha scosso affatto Wall Street che in tutta risposta ha chiuso la settimana in buon rialzo (+0,82% per Dow Jones e +0,88% per l’S&P 500) sui nuovi massimi storici. A spingere i buy sull’equity Usa sono le attese di un accordo per nuove misure di stimolo.

Payrolls deboli alimentano attese nuovi stimoli

Nel mese di novembre l’economia degli Stati Uniti ha creato 245.000 nuovi posti di lavoro, ritmo più basso dal mese di maggio e quasi la metà delle attese degli analisti. Dati che hanno alimentato le attese per un ulteriore supporto fiscale o parte della Fed. “Se il Congresso non riesce a trovare un accordo la prossima settimana, ci aspetteremmo che la Fed intervenga. In ogni caso, l’aiuto è in arrivo”, rimarca Jefferies.
“I mercati al momento guardano oltre, alla ripresa, e alla normalizzazione”, Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr. Le news sullo stimolo fiscale continuano a catalizzare l’ottimismo con la Pelosi che ha dichiarato di sperare di poter inserire un pacchetto dentro un progetto di legge omnibus in cui si finanzierà anche l’attività amministrativa, evitando lo shutdown l’11 Dicembre.

Picco di ottimismo sulle Borse, in arrivo la correzione di Natale?

La settimana si chiude quindi bene per i mercati. “Certo, l’ottimismo implicito nei livelli di sentiment e positioning è da settimane su livelli estremi, del tipo che di solito produce uno storno – asserisce Sersale – Ma il fatto è che, stimolo a parte, questo mercato ottiene un sostegno straordinario dal retail, che non guarda a fisco e pandemia e dati macro, ma, preda di ritorno in forze degli animal spirits, compra single stocks, e call sulle stesse, senza tregua. Questo fattore non rende il mercato immune da correzioni, come abbiamo visto a settembre, ma è difficile da valutare. E nel medio periodo è in grado di impattare parecchio su livelli e valutazioni. Per questo non sono un particolare fan di tutti i grafici che si pubblicano sui livelli raggiunti dai multipli, superati solo durante la bolla tecnologica”. Sersale ritiene che nei prossimi trimestri il mix di stimolo fiscale e monetario, liquidità e animal spirits produrrà livelli di sopravvalutazione anche maggiori, ma “i segnali di una correzione di breve di qui a natale ci sono tutti”.

La paura di essere tagliati fuori

Le azioni europee sono reduci dal loro miglior mese in 45 anni e hanno visto una delle più grandi sovraperformance mai registrate. Tuttavia, come sottolinea un report Barclays, la maggior parte degli investitori ha sottoperformato e l’effetto FOMO (Fear of missing out, ossia ‘paura di essere tagliati fuori’) potrebbe spingerli a inseguire il rally nonostante i rischi a breve termine.  La casa d’affari britannica ritiene che, dopo un movimento così brusco, un calo sembra ampiamente prevedibile.

Liquidità del mercato sempre più fattore chiave: i problemi del portafoglio 60/40 e come proteggersi al meglio

articolo a cura di articolo a cura di  Gianluca De Stefano*
I mercati sono sempre stati un susseguirsi di alti e bassi. Il primo crollo documentato é stato il quello del Tulipano Olandese del 1634. Dopo essere stato importato dall’Impero Ottomano in Europa, il Tulipano diventò in voga e per questo molto richiesto. Tra il 1634 ed il 1637, gli speculatori, fecero quello che fanno sempre, entrarono nel mercato aumentando il prezzo del fiore che salì alle stelle. Questo rialzo del prezzo terminò con il crollo della domanda, che ebbe l’effetto collaterale di portare l’economia Olandese ad una recessione. Ci vollero anni per riportare l’economia alla normalità. Negli States il primo crollo risale all’Ottobre del 1929, quando finì la benzina alla “roaring economy” degli anni venti. Il problema in quegli anni fu il livello eccessivo della leva finanziaria. In pratica gli investitori si indebitarono fino al collo per comprare assets finanziari. Quando la bolla scoppiò, gli investitori non riuscirono a pagare i margin calls e cominciarono le bancarotte. Il problema della leva, divenne, ed é ancora oggi un problema per i mercati. La leva, usata in modo adeguato é un’ottima arma per l’investitore, ma l’avidità e l’uso eccessivo portano al tracollo. Nel 1929, durante quello che venne poi soprannominato Black Monday, il mercato crollò del 12,8% in un giorno. L’economia Americana ci mise dodici anni per riprendersi. Nei decenni a seguire la leva ha portato giù il mercato di nuovo nel 1987. Il settore tecnologico l’ha poi ha fatto crollare del 23% nel 2000. Nel 2008, la Grande Crisi Finanziaria ha colpito il settore immobiliare. Dopo il 2008 le crisi di mercato sono diventate sempre più frequenti. Questo ha aumentato il rischio principale per i risparmiatori, quello della liquidità. Ogni crollo si é susseguito da periodi di peggiore liquidità. I motivi di queste crisi di liquidità e dei movimenti sempre più bruschi di mercato sono varie. Si parte dall’aumento della leva finanziaria, alle politiche monetarie accomodanti delle banche centrali fino all’aumento del passive investing che rende il mercato sempre più un momentum play. In questo articolo parlerò della liquidità dei mercati, perché é peggiorata sempre di più nonostante gli interventi delle Federal Reserve e perché il portafoglio come il 60/40 non é più adeguato in questo periodo.

La liquidità del mercato il fattore più importante per un investitore

Le condizioni di liquidità del mercato sono spesso ignorate, ma sono un fattore chiave per lo sviluppo dei prezzi nei maggiori indici mondiali. La liquidità condiziona i mercati a breve termine ma anche nel lungo periodo. Ma cosa condiziona la liquidità? Vediamo.

  • Un chiaro esempio, é la politica monetaria espansiva della Federal Reserve e delle Banche Centrali nel resto del mondo. Tra il 2008 ed il 2020, i tassi ai minimi storici e il Quantitative Easing hanno spinto i mercati al rialzo ed innescato la crescita degli investimenti in strategie passive attraverso ETF. I tassi d’interesse bassi, spingono i partecipanti fuori alla curva del rischio per poter ottenere gli stessi ritorni che una volta potevano essere ottenuto in strumenti meno rischiosi. Per questo motivo, la caduta dei tassi delle obbligazioni hanno spinto gli investitori come i fondi pensione a spostare enormi capitali verso il settore azionario, storicamente più rischiosi delle obbligazioni.
  • Vi é stato poi un aumento della leva finanziaria. La leva funziona bene quando i mercati sono al rialzo, ma non durante i periodi di crisi, quando i partecipanti sono costretti a vendere asset liquidi per coprire i margin calls ed evitare che le loro posizioni vengano chiuse dai brokers. Per questo motivo, durante le crisi, vediamo asset più liquidi come l’oro crollare. I partecipanti tolgono liquidità dal mercato per coprire i margini. Questo é quello che é successo a Marzo 2020 quando tutte le posizioni del nostro portafoglio, a parte quelle di protezione lunge sulla volatilità sono crollate.
  • Un altro fattore molto importante, che condiziona la liquidità dei mercati soprattutto a breve termine, é il ruole maggiore che le opzioni giocano nel mercato. Il volume delle opzioni ha un impatto di entrata ed uscita della liquidità dal mercato, perché forza gli enti finanziari (hedgers) ad hedgiare.

Il nuovo feedback loop creato dalla Federal Reserve

Corey Hoffstein di Newfound Research ha spiegato spesso la nuova spirale viziosa (feedback loop) che ha creato la Federal Reserve tramite le politiche monetarie degli ultimi venti anni. Vediamo quali sono le fasi di questo nuovo feedback loop:
1. Tutto comincia quando la Federal Reserve abbassa i tassi di interesse. A quel punto i partecipanti sono costretti ad aumentare il proprio profilo di rischio entrando in asset più rischiosi come quelli azionari. La liquidità nell’indice aumenta e porta ad un aumento di fiducia da parte degli investitori che prendono posizione tramite fondi passivi o attivi.
2. All’apice del ciclo comincia l’uso eccessivo della leva tramite strumenti come le opzioni. Ogni volta che un investitore compra o vende un’opzione, dall’altra parte della transazione, un hedger/dealer (solitamente una banca) deve posizionarsi vendendo o comprando azioni o futures per evitare la bancarotta in periodi di movimenti bruschi di mercato. Il processo é complicato ma cercherò di semplificare. Il dealer hedgia la propria posizione in base a quanto lo strike price dell’opzione sia lontano dal prezzo di mercato (il delta). Questa sensitività (il delta) cambia costantemente. Quando il dealer é fortemente esposto a questo cambio (chiamato gamma), deve comprare o vendere futures per ogni cambio del prezzo. Questo modo di hedgiarsi é conosciuto come delta hedging. In questo modo, l’hedger entra in posizione neutrale evitando una bancarotta quando il prezzo del mercato si muove a favore dell’investitore e quindi contro l’hedger. Quindi ogni cambio del prezzo dell’indice sposta miliardi di esposizione perché le hedgers/dealers devono continuamente riposizionarsi comprando o vendendo. Il problema, semplificando subentra quando, ci sono dei movimenti bruschi di mercato. Opzioni put (vendute dai clienti) che erano “out of the money” entrano “in the money”. Questo aumenta la volatilità. Le banche, dall’altra parte della transazione sono forzate a vendere aumentando il crollo di mercato. La liquidità evapora, quello che é successo a Marzo 2020.
3. Allo stesso tempo, all’apice del mercato i partecipanti sono fortemente esposti alla leva finanziaria, e come abbiamo spiegato, sono forzati a vendere per proteggere le proprie posizioni e pagare i margini, ancora una volta accentuando il crollo.
4. A questo punto la Federal Reserve é costretta ad intervenire nel mercato somministrando liquidità. La volatilità é ai massimi. La Fed comincia a riportare liquidità nel mercato. Questo riporta la volatilità ai minimi.
5. E questo é uno dei punti più importanti del feedback loop. Più la Federal Reserve immette liquidità alterando l’ecosistema dei mercati, più i market makers/dealers (banche etc) tolgono liquidità dal sistema. La liquidità, viene usata per bailout al sistema finanziario, ma esce quasi immediatamente dal sistema. Le banche o altri fornitori di liquidità, a queste valutazioni, restano ai margini del mercato. Il bid/ask spread (il prezzo pagato per la liquidità delle banche/dealers ecc) distorto dall’intervento della Federal Reserve, non rispecchia il prezzo richiesto dagli enti finanziari per prendere rischio nei mercati. E per questo la liquidità rimane bassa, i volumi sono bassi. Pochi partecipanti riescono a muovere il mercato (basti pensare a Softbank) ed i crolli e la volatilità sono sempre più bruschi.
6. Questo ci riporta al primo allo step numero uno. La Federal Reserve é costretta a mantenere politiche accomodative. E riparte il feedback loop.

Problemi per il portafoglio 60/40 

In questi mercati, il tradizionale Portafoglio 60/40 non può performare come in passato. Le azioni diventano molto più rischiose che in passato. Questi cicli di liquidità fanno si che i mercati azionari diventino sempre più volatili ed i movimenti siano sempre più bruschi. Mentre le obbligazioni mostrano due problemi principali. I prezzi sono già ai massimi con gli yield ai minimi. I prezzi delle obbligazioni e i loro yield sono inversamente correlate. Quando uno sale l’altra scende e viceversa. I prezzi ad oggi sono ai massimi e gli yield ai minimi. In un crollo le obbligazioni non hanno molto spazio per apprezzarsi. E allo stesso tempo non offrono più rendimenti. Fattore fondamentale soprattutto per fondi istituzionali come i fondi pensione.

Cosa può fare un investitore in questo mercato?

Le obbligazioni, in passato erano il safe haven asset preferito perché a parte la protezione offrivano anche un rendimento. Oggi non é più così e per questo motivo, diminuire le obbligazioni e aumentare l’esposizione all’oro é consigliabile. L’oro é un ottimo hedge. A lungo termine, le politiche monetarie espansive saranno molto positive per il metallo prezioso. Se poi i governi accoppiano politiche monetarie con politiche fiscali dovremmo rivedere l’inflazione. Altro fattore che gioca a favore dell’ oro.
Un altro metodo é quello di investire in quello che viene chiamato Equity Linked Structures (ELS). Vi sono varie strutture. In alcuni casi un gestore, usa dei derivati per proteggere il vostro capitale (put) ma vi offre anche un upside grazie ad una call. Il risparmiatore riceve un dividendo ed un potenziale upside illimitato. Generalmente il capitale é protetto, quindi l’investitore riceve sempre il proprio capitale. Va però specificato che questi prodotti proteggono con derivati, e quindi il rischio di perdita vi é sempre. L’ hedge non e’ mai garantito o perfetto. Con questa struttura, i ritorni per l’investitore sono migliori di quelli in un’obbligazione. Vi sono poi strutture dove il gestore investe una parte del capitale in un’obbligazione, diciamo l’80%, mentre il rimanente é investito in una call su un indice azionario. In questo caso l’investitore riceve il dividendo dell’obbligazione e l’upside della call. Se l’indice azionario sale, grazie alla call, l’investitore beneficia della leva finanziaria. In questo caso il downside non é protetto in caso di crollo con un derivato. Vi sono poi le strategie che vanno lunghe volatilità, beneficiano di un aumento dell’indice VIX. Coprirò questa in un altro articolo.
Siamo arrivati ad un punto della storia, dove i mercati sono all’apice. La leva nel sistema non é mai stata così alta. Le Banche Centrali sono alle strette. Il sistema dovrà inevitabilmente passare per un periodo di deleverage a lungo termine. A breve termine vedremo ancora molta politica monetaria accoppiata con quella fiscale. Ma nel lungo termine, il debito avrà un impatto negativo sui paesi e le aziende.
In questo periodo l’obiettivo dell’investitore é navigare queste incertezze. Le allocation standard non sono più adatte in questi mercati. L’investitore deve continuare ad usare degli ETF per quelle esposizioni facilmente riproducibili come per esempio esposizione in indici come l’indice S&P 500. Deve poi usare gestori per strategie come quelle che abbiamo discusso in quest’articolo. Pagare costi di gestione ha senso quando lo facciamo per ricevere delle strategie non riproducibili via ETF che hanno l’obiettivo di protezione.
*co-founder di Investire come i Migliori, piattaforma finanziaria che aiuta gli investitori ad investire come insiders.

renare l’apprezzamento dell’euro. Tanto che Goldman Sachs intravede quota $1,30.

La giornata del ringraziamento è iniziata con un buon tono in Asia. I principali indici hanno tutti messo a sego progressi, ad eccezione di Sydney. Il China complex continua a mostrare una vena scarsa. La coda dell’amministrazione Trump si sta dimostrando avvelenata per la Cina, con il Segretario al Commercio Ross ad annunciare che “gli esportatori e produttori cinesi hanno goduto di sussidi pari al 122%, tra cui un supporto da una divisa sottovalutata” ( link ).

Una dichiarazione sorprendente, in quanto avvenuta dopo una rivalutazione del 10% dello Yuan. Le eventuali ritorsioni saranno decise però dal 21 febbraio 2021 in poi, quindi con un altra amministrazione.

I media ufficiali cinesi hanno poi confermato che lo stimolo monetario potrebbe venire ritirato in linea con quanto avvenuto in passato, alla luce della ripresa, e un inasprimento delle condizioni finanziarie è da mettere in conto, anche se hanno aggiunto che rialzi aggressivi dei tassi sono da escludere per qualche tempo ( link ). Non una grande rassicurazione in generale per un mercato timoroso di tightening della politica monetaria. 

L’ufficio studi di Bloomberg ( link ) ha osservato che la ripresa continua, sia pure con una modesta perdita di momentum nel quarto trimestre, e l’economia cinese sarà l’unica delle principali a terminare il 2020 con una crescita.

Sul fronte Covid, in Asia si comincia a notare un deterioramento non trascurabile. In Sud Corea i casi hanno fatto il nuovo massimo da marzo scorso con 583 casi ( link ). Sono numeri assai ridotti rispetto a quelli europei o US ma comunque da monitorare. Anche il Giappone sta mostrando un trend in lieve deterioramento, anche se negli ultimi giorni l’aumento si è arrestato. In Eurozone i casi scendono più o meno ovunque, e in US si comincia a notare il rallentamento (vedi schema Deutsche Bank). Dopo il Ringraziamento potremo valutare se effettivaemtne è un trend sostenibile.

Imprese: il 41% prevede meno investimenti nel 2020 come conseguenza del Covid

La crisi provocata dall’epidemia di Covid-19 ha determinato per le imprese italiane, in particolare quelle del settore manifatturiero, una forte contrazione degli investimenti attesi nel 2020. In particolare, dall’indagine della BEI sugli investimenti (BEI Investment Survey 2020) emerge che il 41% delle imprese italiane prevede piani di investimento ridimensionati per il 2020 in conseguenza dell’epidemia.In Italia le imprese che si aspettano un deterioramento del contesto politico/regolamentare, del clima economico, delle prospettive di business e della disponibilità di finanziamenti interni nei prossimi 12 mesi sono più numerose rispetto a quelle che prevedono invece un miglioramento in questo senso. Quasi il 96% delle imprese italiane intervistate vede l’incertezza sul futuro come un importante impedimento. La percentuale di imprese che si pronunciano in questo senso è aumentata rispetto alla precedente edizione dell’indagine ed è anche leggermente più elevata rispetto alla media dell’Ue, pari all’81%.

Eurozona: S&P stima un rimbalzo del Pil nel 2021, anche dopo ‘lockdown leggeri’

L’eurozona può ancora rimbalzare nel 2021 anche dopo i recenti ‘leggeri lockdown’. È quanto scrivono gli esperti di S&P Global Ratings che presentano le previsioni macroeconomiche per l’Eurozona. Nel dettaglio, gli economisti dell’agenzia di rating si attendono che il Prodotto interno lordo (Pil) della zona euro si ridurrà del 7,2% nel 2020 prima di rimbalzare del 4,8% nel 2021. “I vincoli all’attività economica, sebbene decisamente meno stringenti rispetto a marzo e aprile, hanno interrotto la ripresa in atto”, segnalano gli esperti secondo i quali “l’estensione del sostegno alle politiche fiscali e monetarie, nonché il loro coordinamento, saranno essenziali per riavviare l’economia dal 2021 in poi”.Da S&P segnalano inoltre che “la Banca centrale europea non avrà altra scelta che mantenere i tassi di interesse più bassi più a lungo ed estendere i suoi acquisti di asset fino alla fine del 2021, dato che è improbabile che le pressioni inflazionistiche salgano prima del 2023”.“I rischi per le nostre prospettive macroeconomiche rimangono orientati al ribasso, ma sono leggermente più equilibrati rispetto a tre mesi fa”, aggiungono ancora gli esperti che suggeriscono, come principali rischi al rialzo, quelli legati alla disponibilità del vaccino che potrebbe arrivare più rapidamente di quanto indicato nelle previsioni di base, così come gli effetti positivi sulla fiducia dovuti alla semplice esistenza di un vaccino.

In attesa vaccino anti-Covid, El-Erian avverte: rischio ondata di fallimenti, stia attento soprattutto chi investe in questi mercati

Esultare per l’arrivo di un qualsiasi vaccino anti-Covid è prematuro: lo ha fatto notare il capo economista di Allianz, ex Pimco, Mohammed El-Erian, in un’intervista rilasciata a Bloomberg TV.
Molti investitori, ha sottolineato l’economista, hanno scelto di guardare oltre i rischi di breve termine che incombono sul mercato, nella speranza che il 2021 sia l’anno della ripresa: El-Erian ha avvertito tuttavia che il percorso verso la produzione e la distribuzione del vaccino sarà difficile, e che a stare attenti negli Stati Uniti dovranno essere soprattutto gli investitori che hanno puntato sull’high-yield.

Corsa al vaccino con sponda filantropica di Bill Gates. I numeri dell’ascesa delle tedesche BioNTech e CureVac

La corsa per un vaccino contro il coronavirus si gioca nei laboratori di tutto il mondo così come a Wall Street cavalcando l’ascesa delle realtà biotech. C’è però chi ha preso una via alternativa, quella della filantropia, per finanziare queste società. Il tutto ben prima che il Covid-19 si palesasse.
Da anni Bill Gates, terza persona più ricca del mondo, si è impegnato a donare una grossa fetta ricchezza. Ad oggi, Gates ha donato 35,8 miliardi di dollari di azioni alla sua fondazione. Parliamo della Bill & Melinda Gates Foundation, l’organizzazione filantropica del cofondatore multimiliardario Microsoft.Bill Gates e sua moglie Melinda sono stati per decenni sostenitori della lotta contro le malattie infettive. Dal 1994 hanno donato oltre 45 miliardi di dollari a organizzazioni di beneficenza, gran parte dei quali sono andati alla Bill & Melinda Gates Foundation (nata nel 2000). La fondazione investe in competenze e tecnologie che aiutano a rendere i vaccini più veloci, migliori e più economici. La fondazione dei coniugi Gates ha investito, prima dello scoppio del Covid, in alcune delle società che stanno risultando in testa nella corsa per l’approvazione del primo vaccino anti-Covid.

La fondazione di Gates è in prima fila nella diffusione delle vaccinazioni in generale con la GAVI Alliance, partnership tra soggetti pubblici e privati volta a favorire la diffusione dei vaccini anche nei Paesi poveri. Tra i partner figurano entità quali OMS, Banca Mondiale e Unicef.

In principio fu Pfizer

Già prima dell’annuncio di Pfizer e BioNTech circa l’elevata efficacia del loro candidato vaccino e della richiesta di utilizzo d’emergenza avanzata alla FDA, Bill Gates si era detto convinto che Pfizer fosse in pole nella corsa al vaccino con il suo BNT162b2 potrebbe benissimo diventare il primo vaccino contro il coronavirus a disposizione degli americani. La Fondazione Gates possiede azioni del grande produttore farmaceutico statunitense. La fondazione di Bill Gates ha acquistato per la prima volta una partecipazione in Pfizer nel 2002 con l’intenzione iniziale  di “espandere l’accesso al contraccettivo iniettabile della compagnia farmaceutica, Sayana Press, dando alle donne del mondo in via di sviluppo un’opzione accessibile”.
Guardando alle performance a Wall Street, Pfizer quest’anno segna un saldo sostanzialmente invariato anche se dai minimi di marzo il rimbalzo è stato di quasi +40%.

L’astro nascente BioNTech dai grandi numeri in Borsa

Non sorprende che la Bill & Melinda Gates Foundation possieda azioni anche della BioNTech. Anche in questo caso, però, la fondazione senza scopo di lucro non ha investito nella biotech tedesche a causa del suo programma anti coronavirus. La Gates Foundation ha investito 55 milioni di dollari in BioNTech nel settembre 2019, con un potenziale di finanziamento totale di 100 milioni di dollari. L’obiettivo della fondazione con questo investimento era di lavorare con BioNTech per sviluppare vaccini e immunoterapie per prevenire l’infezione da HIV e tubercolosi. BioNTech ha iniziato a sviluppare il suo programma di vaccino anti Covid all’inizio di quest’anno e aveva già fatto progressi significativi con questo programma quando ha annunciato una partnership con Pfizer a marzo.
BioNTech  segna addirittura +315% quest’anno a Wall Street. Dal suo sbarco in Borsa nell’autunno 2019, la biotech tedesca segna addirittura +670%. 
Due anni fa il dottor Ugur Sahin, che ha fondato BioNTech insieme alla moglie Özlem Türeci (anch’essa dottoressa), fu profetico dicendo che la sua azienda sarebbe stata in grado di utilizzare la sua cosiddetta tecnologia dell’RNA messaggero per sviluppare rapidamente un vaccino in caso di pandemia globale.

Non è da meno l’altra tedesca CureVac

BioNTech non è stata la prima azienda biotecnologica tedesca ad attirare l’attenzione della Fondazione Gates. Nel 2015, la fondazione si è impegnata a investire 40 milioni di dollari in CureVac e inoltre ha finanziato diversi progetti di sviluppo di vaccini basati sulla piattaforma RNA messaggero di CureVac. La Fondazione Gates prima dello sbarco in Borsa era il secondo maggiore azionista della società.
CureVac, biotech tedesca quotatasi sul Nasdaq lo scorso 14 agosto con boom di quasi +250% al debutto, capitalizza oggi oltre 15 mld di dollari. CureVac è sostenuta anche dal miliardario Dietmar Hopp, co-fondatore del gigante tedesco del software SAP, che possiede quasi la metà di CureVac, e vanta anche una collaborazione tecnologica con il gigante delle auto elettriche Tesla.
Rispetto ai 16 $ dell’Ipo, CureVac ora vale oltre 5 volte di più.

Vir Biotecnologia

La Gates Foundation è stata anche uno dei principali investitori nella californiana Vir Biotechnology tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017. L’obiettivo della fondazione, con una quota in Vir, era di “sostenere lo sviluppo di programmi di vaccini contro l’HIV e la TBC a prezzi accessibili, e sostenere lo sviluppo di un nuovo partner nello spazio delle malattie infettive”. L’attività di Vir ora include diversi programmi incentrati sul coronavirus.
Tutte quattro queste azioni di aziende produttrici di vaccini contro il coronavirus potrebbero essere vincitori a lungo termine. Tuttavia al momento Pfizer e BioNTech sono  più avanti nella corsa al vaccino, mentre in Borsa i vincitori quest’anno sono soprattutto le due biotech tedesche con performance da capogiro, ma anche Vir che ha più che raddoppiato in questo 2020.

Von der Leyen: “Con Recovery Fund Italia può reinventarsi”

La seconda ondata della pandemia di coronavirus “sta colpendo l’Italia e l’Europa intera più duramente di quanto tutti si aspettassero. Ma gli italiani stanno mostrando una resilienza incredibile di fronte a questa tragedia”. Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo intervento alla cerimonia per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Bocconi.

Von der Leyen alla Bocconi: “Milan l’è un gran Milan”

Con il Next Generation Eu l’Italia può reinventarsi ancora una volta”. Il programma del Recovery Fund “è un’opportunità per l’Italia di decidere come dovrà essere il suo futuro. Questa è la posta in gioco, mentre il governo italiano sta preparano il piano di ripresa e resilienza dell’Italia. Spetta all’Italia proporre come investire queste nuove risorse”, ha sottolineato von der Leyen suggerendo che i fondi del Next Generation Eu “dovrebbero finanziaria una ripresa verde” e ha ricordato che la Commissione Ue ha chiesto di investire almeno il 37% del Recovery Fund per realizzare lo European Green Deal. “L’Italia potrebbe utilizzare la sua quota per passare a nuove fonti energetiche come l’idrogeno pulito, investire nel trasporto pubblico elettrico o per sostenere l’agricoltura biologica e le industrie che utilizzano materiali riciclati”. Von der Leyen ha ricordato che “abbiamo messo alcune idee sul tavolo, ma la scelta spetta all’Italia”.Next Generation Eu “dovrebbe anche finanziare una ripresa digitale. La pandemia ha dimostrato quanto siamo dipendenti dalle tecnologie digitali. Internet veloce è diventato fondamentale per seguire le lezioni o per gestire qualsiasi tipo di attività. E la rivoluzione digitale continuerà ben oltre la pandemia. I big data stanno ora entrando anche nei settori economici più tradizionali”. Per questo il progetto europeo, ha aggiunto, “è un’opportunità per ognuno per accogliere la trasformazione digitale”.Per ottenere il massimo dal Next Generation Eu l’Italia avrà bisogno di due cose: volontà di riforme e approccio strategico agli investimenti”, ha detto ancora von der Leyen ricordando che “il Next Generation Eu porterà un’ondata di investimenti pubblici senza precedenti per l’economia italiana, risorse europee per la ripresa e le riforme dell’Italia. Ma Next Generation Eu avrà successo solo se l’Italia collaborerà (if Italy palys ball, ndr)”.”In primo luogo le riforme sono la base per la ripresa. Perché solo con le giuste riforme l’Italia può garantire che Next Generation Eu soddisfi le aspettative dei suoi cittadini”, ha continuato. “Penso, ad esempio, ad accelerare il sistema giudiziario e la Pubblica amministrazione. Questo è essenziale per attrarre investimenti e dare fiducia alle imprese”.Ma, ha sottolineato, “ancora più importante è che i giovani italiani hanno bisogno dell’opportunità di trovare un lavoro buono e gratificante. Troppi giovani laureati scelgono di lasciare il Paese perché non riescono a trovare il lavoro che meritano. E molti altri giovani non hanno le competenze che il mercato del lavoro richiede loro”.Con il Recovery Fund “stiamo spendendo risorse che dovremo ripagare tra dieci anni o più. In altre parole, stiamo prendendo in prestito denaro dalle generazioni future. Queste risorse quindi dovranno essere investite per le generazioni future. Non solo per riparare la nostra economia, ma per rimodellarla per il futuro e per preservare il nostro pianeta. Per mitigare i rischi che la prossima generazione dovrà affrontare”, ha affermato ancora von der Leyen concludendo: “Con Next Generation Ee, per la prima volta, la Commissione europea sta raccogliendo fondi sui mercati finanziari che verranno convogliati agli Stati membri sotto forma di prestiti e sovvenzioni. Questa è una decisione enorme e che non prendiamo alla leggera”.

Morgan Stanley: più esposizione al rischio dopo le elezioni americane

Con il voto alle spalle e le notizie sui vaccini lo scenario futuro potrebbe presentare una minor volatilità sui mercati, aprendo la strada ad incrementi della componente azionaria nei portafogli

La conclusione delle elezioni presidenziali americane e le notizie incoraggianti sul fronte dei vaccini sembrano indicare un punto di svolta per quanto riguarda diversi fattori di incertezza. Un commento curato da Andrew Harmstone e Manfred Hui, responsabili del team Global Balanced Risk Control (GBaR) di Morgan Stanley Investment Management, e da Laura Biancato, Portfolio Specialist, analizza la situazione attuale, incluso l’impatto che la presidenza di Biden potrebbe avere su mercati ed economia. Il team formula l’aspettativa di una minore volatilità dei mercati, con l’opportunità di rivedere al rialzo il livello di rischio dei portafogli. L’analisi parte dalla considerazione che una presidenza Biden sembra puntare a un approccio cooperativo e non di scontro, il che rappresenta un elemento positivo per i titoli rischiosi: il probabile miglioramento delle relazioni internazionali dovrebbe avere ripercussioni positive sui mercati.

DUE PRINCIPALI CATALIZZATORI

In questo scenario ci saranno verosimilmente meno rischi politici per le imprese: Biden sembra avere in mente politiche chiare e ben definite che potrebbero ridurre il clima di incertezza, incoraggiando gli investimenti e favorendo la crescita. Ne deriva l’effetto positivo di far calare la volatilità, un trend iniziato ancor prima delle elezioni USA. Secondo gli esperti di Morgan Stanley IM, i due principali catalizzatori saranno gli incentivi fiscali e le strategie di Biden contro il COVID-19. Inoltre, anche la prospettiva che il Senato resti a controllo repubblicano potrebbe avere un effetto positivo diretto sui mercati, poiché dovrebbe limitare la spinta verso un aumento delle tasse. Anche questo scenario però non rappresenta una garanzia di protezione per i Big Tech, che potrebbero comunque essere soggette a una crescente regolamentazione e ad azioni antitrust, che godono di supporto bipartisan.

PRIORITÀ AL CONTRASTO DEL COVID

L’analisi di Morgan Stanley IM sottolinea inoltre che Biden ha dato sempre priorità assoluta al controllo del virus e il suo team di transizione ha già reso nota la composizione della task force anti COVID-19. La determinazione nella lotta contro il virus costituisce uno dei principali fattori a lungo termine positivi e rappresenta un segnale che si attendeva da molto tempo. I mercati dovrebbero continuare a tenere fino alla data di insediamento della nuova amministrazione il 20 gennaio. Tuttavia una possibile escalation di contagi e ricoveri potrebbe far nuovamente salire la volatilità prima di tale data, perché Biden non potrà influenzare in maniera diretta la politica prima di allora.

FOCUS SULLE ENERGIE PULITE

Archiviate le elezioni, i mercati hanno avuto un’altra sorpresa positiva con l’annuncio, diffuso il 9 novembre, di un vaccino con il 90% di efficacia prevista. L’Euro Stoxx 50 ha reagito alla notizia in netto rialzo, mentre l’andamento dei prezzi nel mercato nel complesso è stato caratterizzato da una rotazione verso i settori ciclici. In questo contesto, secondo gli esperti di Morgan Stanley IM, dovrebbero risultare avvantaggiati i settori e le regioni cicliche, molti dei quali presentano attualmente buone valutazioni, così come le aziende con credenziali ecologiche. Il focus di Biden sugli investimenti in energie pulite dovrebbe stimolare ulteriormente questa crescita, il tutto con ripercussioni positive sugli attivi rischiosi, seppur con differenze a livello settoriale. I settori in fase di sviluppo e quelli più esposti ai rischi di regolamentazione e/o antitrust, come i tecnologici, dovrebbero però godere in maniera minore di questi benefici.

MAGGIOR ESPOSIZIONE AL RISCHIO

Sulla base di quest’analisi, i responsabili del team GBaR di Morgan Stanley IM prevedono un calo della volatilità sui mercati e nutrono maggiore ottimismo per i titoli rischiosi, sui quali il team di gestione ha iniziato ad aumentare l’esposizione nei portafogli a partire dal 6 novembre. L’amministrazione Biden dovrebbe portare politiche più chiare, credibili e coerenti, anche nella strategia anti-COVID, il tutto con effetti positivi sui mercati, mentre un Senato che restasse repubblicano dovrebbe essere positivo per le aziende in chiave tributaria. In conclusione, secondo Morgan Stanley IM, una presidenza Biden con un Congresso diviso sarebbe positiva per i mercati.

LA NUOVA RISK PARITY

Considerazioni sulla transizione al dopo-Covid Quando il movimento operaio internazionale, a metà dell’Ottocento, iniziò a pensare alla rivoluzione, il passaggio dal capitalismo al comunismo fu concepito come diretto, veloce e pulito. Ma già nei decenni successivi ci si rese conto che le cose, soprattutto nelle società occidentali, erano più complesse. Si cominciò allora a pensare a una fase intermedia, il socialismo. Ne nacque una ricca elaborazione teorica sulla transizione, supportata in seguito dall’esperienza dei successi e dei disastri del socialismo reale in Unione Sovietica. Nella seconda metà del Novecento il dibattito si spostò ulteriormente e, di fronte alla complessità crescente delle società che già allora si cominciavano a definire postindustriali, ci si rese conto che andava elaborata una strategia per la fase di transizione al socialismo, ovvero per la transizione verso la transizione. Poi arrivò il 1989 e mandò tutto per aria.Oggi i mercati pensano ai vaccini come soluzione pulita e veloce alla pandemia e ipotizzano un passaggio istantaneo da Covid al dopo-Covid, come un interruttore della luce che da spento viene spostato su acceso. A guardare meglio, tuttavia, si nota che è soprattutto l’azionario sui massimi a muoversi su questa logica, in particolare quello europeo che, pur avendo pochi settori di crescita nei suoi listini, spinge gli indici verso i massimi portando old economy e ciclici, in molti casi, su livelli che sono già superiori a quelli di inizio anno, quando Covid sembrava ancora un problema interno cinese.I bond, dal canto loro, confermano di essere il fratello maggiore serio ed equilibrato dell’equity e non pensano in modo bipolare che dal buio si passerà in un attimo alla luce. Se così fosse, in un mondo normale, i bond avrebbero già iniziato a scendere di prezzo e a salire di rendimento. È vero, si sta provando a muovere qualcosa sulla parte lunga della curva americana, ma non c’è convinzione, perché si sa che al minimo intoppo i rendimenti torneranno sui minimi in un attimo anche da quelle parti. Ma non c’è nemmeno bisogno di un intoppo per mantenere calmi i bond. È infatti sufficiente la loro consapevolezza che quella che si profila all’orizzonte non è la nuova età dell’oro già per Natale, quando saranno in distribuzione i primi Settimanale di strategiaLa transizione verso la Transizione.

2 LA NUOVA RISK PARITY

vaccini negli Stati Uniti, ma una lunga fase di transizione dalla malattia alla salute delle nostre economie.La fase di transizione sarà lunga per due ragioni. Da una parte ci sarà un percorso accidentato della malattia, dall’altra ci sarà una risposta di policy, sanitaria ed economica, ispirata al principio di precauzione.Il virus non si ritirerà per forza in buon ordine senza avere provato prima la strategia dei mongoli quando costruirono il più esteso impero della storia umana. Avanzare velocemente, fermarsi, sparire improvvisamente per dare al nemico l’illusione che tutto sia finito e poi ricomparire alle spalle a sorpresa per l’attacco finale. I vaccini, dal canto loro, non arriveranno dappertutto subito. In Russia Sputnik-V esiste da agosto, ma le vaccinazioni di massa non sono ancora iniziate. Nella maggior parte dei paesi la vaccinazione sarà fortemente incoraggiata, ma non sarà obbligatoria e se tutti cercheranno di mandare avanti gli altri sperando di evitare un nuovo vaccino potenzialmente invasivo, alla fine i progressi saranno più lenti di come ce li immaginiamo oggi. Gli stessi produttori di vaccini, ci dice il Chief Medical Officer di Moderna, non sono certi che i vaccinati non possano essere contagiosi. Finché non ci sarà questa certezza, che potrebbe anche non arrivare, il principio di precauzione indurrà non solo gli ipocondriaci, ma anche i governi a mantenere e incoraggiare comportamenti prudenti. Il virus, dal canto suo, potrà anche decidere di mutare, tanto per mettere alla prova i vaccini disegnati sul ceppo dell’anno prima, come succede con l’influenza tradizionale.Per tutte queste incertezze e per le cicatrici dolorose formatesi in tutte le economie in questi mesi passati, le politiche fiscali e monetarie rimarranno ultraespansive per almeno un anno anche se il virus verrà debellato in poche settimane. In America gli elettori della Georgia, nel decidere il 5 gennaio quali senatori mandare a Washington, decideranno se l’espansione sarà più sul piano fiscale (come avverrà se il Senato passerà ai democratici) o su quello monetario (come avverrà se il Senato rimarrà repubblicano e se la Fed, come è certo, compenserà il minore stimolo fiscale con più Quantitative easing e con la ripresa dei programmi di finanziamento diretto a famiglie, imprese e, questa volta, anche governi locali). Alla fine, in ogni caso, lo stimolo sarà equivalente. Con la Yellen al Tesoro, del resto, si completa il processo di fusione tra banca centrale e Tesoro, un altro pilastro della MMT.La stessa fusione sta avvenendo anche in Europa, con l’assunzione da parte della Bce di competenze fiscali e politiche senza precedenti nella storia degli ultimi decenni delle banche centrali. Con il decennale greco allo 0.66 nonostante il debito/Pil della Grecia sia oggi al massimo storico del 205 per cento si conferma Laboratori Pfeizer.Laboratorio Moderna.

3 LA NUOVA RISK PARITY

la completa nazionalizzazione dei mercati finanziari, ricompensati della perdita del loro senso con la tranquillità dei corsi garantiti. Ma non basta. Con la Yellen al Tesoro responsabile del dollaro, la pressione al rialzo sull’euro è destinata a crescere e la Bce, lungi dall’alzare i tassi in caso di ripresa, considererà eventualmente un loro taglio ulteriore, in particolare sui finanziamenti Tltro alle banche commerciali.Nella transizione dalla malattia alla salute, quindi, continueranno a funzionare male, come avviene da qualche tempo, le politiche tradizionali di risk parity, ovvero di diversificazione tra governativi lunghi e azionario. Per molti anni tra le due classi c’è stata correlazione inversa. Se una scendeva, l’altra saliva e viceversa. Nella fase di transizione, con i governativi congelati, l’azionario salirà e scenderà senza bilanciamento da parte dei bond.La nuova risk parity nell’epoca della transizione, a ben vedere, sarà tutta all’interno dell’azionario. Quando le cose andranno bene continueranno a correre i ciclici e la old economy, quando ci saranno intoppi si riprenderanno tecnologia e crescita.Quanto al breve termine, siamo in piena transizione alla transizione. Le economie sono di nuovo in recessione, in particolare in Europa, e sono destinate, a parte la tregua natalizia, a rimanere semichiuse almeno fino a fine gennaio. I mercati gettano il cuore oltre l’ostacolo ed è giusto che sia così. Per chi investe è comunque importante capire che il percorso sarà lungo e non lineare. Sovrappesati in azionario, dunque, e all’interno dell’azionario sovrappesati di ciclici fino a primavera. Ottimisti, quindi, ma consapevoli del lungo percorso che abbiamo davanti. Laboratori AstraZeneca.Disclaimer Gruppo Kairos. Via San Pro

Mercati emergenti con una marcia in più: +60% dai minimi e la Cina pronta a innescare nuovo rally nel 2021

Le azioni dei mercati emergenti potrebbero sorprendere in positivo nel 2021 grazie al fatto che l’Asia sta uscendo dalla pandemia Covid-19 in maniera migliore rispetto alle economie avanzate. Molto probabilmente la Cina migliorerà le sue condizioni finanziarie attraverso manovre di politica monetaria nella prima parte del 2021, aumentando il sentiment degli investitori e i multipli di valutazione sulle azioni dei mercati emergenti. Così Peter Garnry per il Centro Studi BG SAXO nella consueta Pillola Settimanale dal titolo “ I motivi per cui siamo ottimisti sulle azioni dei mercati emergenti nel 2021″ in cui si legge che nel 2021, gli utili nei mercati emergenti potrebbero tornare a crescere a un ritmo ancora più elevato rispetto a quello delle economie avanzate, creando una situazione a favore di forti crescite e sorprese sugli utili.
Già in questi ultimi mesi del 2020 gli emergenti stanno tornando a fare la voce grossa con l’MSCI Emerging Markets che ha portato a oltre +9% il saldo da inizio anno grazie al prepotente recupero del 60 per cento dai minimi del 23 marzo.

I motivi della crescita cinese

Ma quali sono i motivi principali che spingono verso questo ottimismo legato alla Cina? In primo luogo, dice l’esperto di BG SAXO, Pechino migliorerà le sue condizioni finanziarie. Fino ad ora, infatti, Pechino ha gestito in maniera molto rigida la politica monetaria ma il rafforzamento della valuta contro il dollaro USA impone un limite finanziario rigido alla crescita delle esportazioni e ai settori economici correlati a quello immobiliare, ormai non sostenibile. “Siamo convinti, dunque – continua Garnry – che nel 2021 la Cina allenterà la politica monetaria, il che potrebbe portare ad un rincaro delle azioni attraverso l’aumento dei multipli di valutazione”.
Un altro nostro punto a favore dei mercati emergenti riguarda lo stimolo cinese e un’economia asiatica che, essendo meglio posizionata, potrebbe consentire un considerevole aumento degli utili dai bassi livelli correnti. Gli analisti prevedono un aumento del 43% nei prossimi 12 mesi e un forte vento a favore di forti crescite e sorprese sugli utili, aumentando il sentiment degli investitori su questi titoli. Sempre gli esperti, infine, considerano anche una crescita degli utili dell’11-15% negli anni successivi al 2021, che dovrebbe concretizzarsi in prezzi azionari più elevati poiché gli investitori continueranno a ricercare la crescita.

Prezzi case e compravendite, le previsioni per il 2021 di Nomisma. Milano sarà tra le prime a ripartire, ma solo dal 2022

Dopo la resilienza mostrata nel corso della prima ondata pandemica, il mercato immobiliare italiano sta iniziando a mostrare segni di cedimento e anche il 2021 si prospetta difficoltoso. Nomisma stima che la ripresa ci sarà solo tra il 2022 e 2023, ma sarà lenta e graduale. Dal terzo Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2020 di Nomisma emerge che l’imponenza delle intenzioni d’acquisto da parte delle famiglie e l’atteggiamento espansivo delle banche, favoriti dai tassi ai minimi storici, hanno portato nel terzo trimestre 2020 a contenere l’arretramento delle compravendite residenziali rispetto ai livelli dello scorso anno, illudendo che il tracollo macroeconomico avrebbe avuto effetti modesti sui bilanci familiari e alimentando un certo ottimismo sul settore. Solo nelle ultime settimane – per Nomisma – a seguito della seconda ondata, gli istituti di credito hanno deciso di mutare gradualmente orientamento, adottando un approccio più attento e selettivo.Il lockdown, con la conseguente diminuzione della capacità di spesa delle famiglie, porterà per Nomisma a una flessione di quasi il 20% del volumi di compravendita di abitazioni quest’anno rispetto al 2019. Le previsioni di calo per il quarto trimestre porteranno a chiudere l’anno nell’ordine delle 500.000 unità transate (-17,1%) secondo lo scenario “Base”, o 491.000 unità transate (-18,7%) secondo lo scenario “Hard”.Riguardo ai prezzi degli immobili, nel 2021 Nomisma prevede segni negativi per tutti i comparti, più pronunciati per gli immobili d’impresa (rispettivamente -2,5% e -1,9% per uffici e negozi nello scenario “base”), rispetto al settore residenziale (-1,6%). Le contrazioni più intense sono attese per il segmento direzionale, con un arretramento di 4,5 punti percentuali al termine del triennio di previsione (2021/2023), mentre il settore commerciale nello stesso periodo presenterà un calo del 3,3%. Il settore residenziale sarà il meno colpito dalla riduzione dei valori (-2% il differenziale al termine del periodo 2021/2023 rispetto alla media dei prezzi del 2020) e sarà in ogni caso l’ambito in cui si manifesterà per prima l’inversione di tendenza.Per l’istituto bolognese la ripresa del mercato imobiliare sarà lenta e graduale e si manifesterà nel biennio 2022-2023 con un’intensità che non permetterà di recuperare in tempi brevi i livelli pre Covid-19, relegando il mercato, almeno fino al 2023, al di sotto delle 600mila transazioni. Tra le singole città, Milano e Bologna saranno le prime a evidenziare segnali di crescita a partire dal 2022, cui seguiranno Firenze, Venezia, Palermo e Cagliari nel 2023. I cali più intensi riguarderanno Torino, Genova e Roma, con un andamento deflattivo per tutto il triennio considerato.

Minute Bce: ‘ogni segnale di compiacenza potrebbe essere dannoso’. E ‘c’è rischio di effetti più duraturi da pandemia’

Ogni segnale di compiacenza potrebbe essere dannoso”. Così si legge nelle minute della Bce, relative all’ultima riunione del Consiglio direttivo della banca centrale europea.Dai verbali emerge che i banchieri hanno intravisto “la possibilità che la pandemia (da coronavirus COVID-19) abbia conseguenze più durature di quelle preventivate”.Se così fosse, ci sarebbero impatti negativi “sulla domanda e sull’offerta”, con l’effetto che “il potenziale di crescita” verrebbe ridotto.

THANKSGIVING … TANTO FUMO E POCO ARROSTO!

Cartoon of the Day: Dinnertime?

Mentre gli americani festeggiano il loro giorno del Ringraziamento, aiutati dagli psicopatici che continuano a comprare sui mercati come se domani ci fosse la fine del mondo, arraffando qualunque cianfrusaglia e pagando il doppio o il triplo del vero valore della aziende, in giro si inizia a sentire profumo di arrosto, a dire il vero tanto fumo e poco arrosto…

Vendite di nuove abitazioni a livelli che non si vedevano dal 2006, poco prima della grande crisi subprime, pochi rischi oggi per pratiche fraudolente, ma il diavolo è nascosto nei dettagli.

Si lo so, lo so, in giro c’è un branco di pecore che suggerisce che la stagione per la tosatura è ancora lontana, analisti economisti, consulenti e bancari che vi dicono che la borsa salirà all’infinito, che non c’è alternativa all’equity, che quelli come Mazzalai vi hanno fatto perdere cieli infiniti e via dicendo.Sono gli stessi idioti che non saprebbero distinguere il valore di una società dalla spazzatura del loro cervello, loro sanno solo vendere le loro cianfrusaglie, mai una volta che vi suggeriscono di monetizzare, salvo poi quando crolla tutto, dirvi che era imprevedibile, come nelle 15 crisi verificatesi negli ultimi 12 anni.

Che figata Ragazzi, l’uomo è sempre lo stesso!

Tanta liquidità gratis per gli psicopatici che comprano ogni strumento derivato a leva legato al mercato immobiliare, mutui a 30 anni a tasso fisso regalati, che figata non vedo l’ora di osservare come la nuova bolla continuerà a salire all’infinito, soprattutto quella commerciale, senza fretta, piano, piano.Aspetto solo che qualche scienziato chieda un rialzo dei tassi, che qualche luminare invochi il rischio di inflazione, che i tassi esplodano in faccia alle banche centrali per mettermi seduto comodo in poltrona ad assistere allo spettacolo che verrà, l’ultimo per noi, quello che resterà per sempre impresso nella memoria della finanza mondiale.Senza le banche centrali il mercato libero sarebbe morto come tutte le idiozie sulle aspettative razionali e teorie varie, e pensare che c’è ancora qualche ingenuo o volpone che invoca il libero mercato chiedendo di bruciare Keynes.Ora, i banchieri centrali, fondamentalmente accademici di carriera ignoranti ed ipocriti,  soprattutto come Powell quando dice che la disparità di ricchezza non è colpa della politica monetaria, che il rialzo dei prezzi non è dovuto alla liquidità, ora dicevo non sono tutti idioti e capiscono chiaramente che quello che stanno facendo è semplicemente guadagnare tempo, non sanno più che pesci pigliare, hanno paura ma non possono dirlo.La credibilità di una banca centrale oggi esiste solo per un gruppo di psicopatici, speculatori o politici che crede ancora nella favola dell’indipendenza, ma l’ORO è li a dirci che il tempo sta per scadere, il prossimo giro ci saranno solo rovine.

Ieri sono uscite le minute del FOMC, quelli di JPMorgan avevano ragione, la Fed estenderà i propri acquisti ma solo su titoli a medio e lungo termine, una manna per i nostri tesorucci….

Loro dicono che non ci sono prove, io so che non possono fare diversamente, il mercato immobiliare esploderebbe!Naturalmente, la Fed non userebbe mai un linguaggio allarmistico, loro suggeriscono tra le virgole..

Diversi partecipanti hanno notato la possibilità che potrebbero esserci dei limiti all’utilizzo del QE,  che potrebbe essere fornita attraverso aumenti nelle partecipazioni di attività della Federal Reserve alla luce del basso livello dei rendimenti a più lungo termine, e hanno espresso preoccupazione che una significativa espansione delle attività e delle partecipazioni potrebbero avere conseguenze indesiderate.

Simpatici no, sono anni che abbiamo conseguenze indesiderate, che loro provano a tamponare con la liquidità, con un mare di liquidità, buchi ovunque nella più grande bolla della storia.

Alcuni partecipanti hanno espresso la preoccupazione che il mantenimento dell’attuale ritmo degli acquisti di MBS da parte delle agenzie potrebbe contribuire a potenziali pressioni nelle  valutazione nei mercati immobiliari.

Siamo a nuovi record storici da tempo e questi parlano di pressioni, ma andate a lavorare, questi non hanno previsto una sola bolla nella storia, ne tantomeno crisi o inflazione, sono semplicemente ridicoli.La Fed sa che la terapia non funziona, mettono le mani davanti e dicono che potrebbe non funzionare.Quello che è certo è che continueranno a pompare liquidità, non possono permettersi un crollo, andrebbero a prenderli uno per uno a casa, proprio ora che Mnuchin ha ritirato tutto il sostegno ai mercati e che non ci sarà alcun accordo al Congresso con 12 milioni di americani che resteranno per mesi senza sostegno.

I partecipanti hanno suggerito che il Comitato potrebbe fornire più sostegno al mercato, se appropriato, aumentando il ritmo degli acquisti o spostando i suoi acquisti di tesoreria su quelli con una scadenza più lunga senza aumentare la dimensione dei suoi acquisti .

Chiaro? Non c’è limite al sostegno ai titoli a lungo termine, il mercato deve mettersi il cuore in pace i titoli a trent’anno faranno la fine del Giappone e della Germania, non basta il pensiero di un accademico qualunque per fermare l’uragano della realtà.

I tassi negativi presto saranno una realtà anche in America, il resto chiacchiere da bar.

In alternativa, il Comitato potrebbe fornire più accomodazione, se del caso, effettuando acquisti con lo stesso ritmo e composizione su un orizzonte più lungo.

Anche il Fondo monetario internazionale è preoccupato per stimoli aggiuntivi che metterebbero a rischio la stabilità finanziaria…

“Uno stimolo monetario aggiuntivo può comportare rischi importanti per la stabilità finanziaria”.

Consiglio di rileggervi questo, se volete comprare, comprate tanto la storia è sempre la stessa, polli e tacchini abbondano, tanti auguri!Lo scrivo da oltre 10 anni, una simile deflazione da debiti la puoi combattere solo cancellando il debito o ristrutturandolo, le altre opzioni sono tutte fallite!

Il THREAD qui sopra vi spiega per l’ennesima volta il nostro pensiero, per anni siamo stati additati come telebani, quando scrivevamo che le banche centrali sono le principali responsabili dell’instabilità finanziaria, che alimentano la speculazione, che non c’è alternativa alla cancellazione del debito o alla sua ristrutturazione, fallito l’obiettivo inflazione.Ora ve lo racconta anche William White, non uno qualunque, uno dei pochissimi che insieme a noi ha previsto la crisi subprime del 2008.Molti di Voi sono come erano alla vigilia del 2006, 2010, 2011, 2012, 2014, 2015, 2016, 2018, 2019, 2020, alla vigilia di ogni crisi, perché in tutti questi anni elencati c’è stata una crisi, molti di Voi ci scrivevano che ormai c’era l’ombrello delle banche centrali, che non sarebbe successo nulla, si come con la crisi subprime, quella greca, quella italiana, quella europea, quella cinese, il dieselgate, il bail-in e le banche italiane, la brexit, l’arrivo di Trump, i crolli devastanti di inizio 2018, il massacro degli ultimi mesi del 2018, la guerra commerciale, la crisi di settembre 2019 e la pandemia di inizio 2020 e c’è ancora qualche pirla che ci scrive che siamo troppo pessimisti, noi ottimisti ben informati.

Auguri di cuore a tutti, la prossima volta sarà spettacolare!

Bce: utili banche rimarranno deboli per tutto il 2021, ostacolando credito a economia reale

“La debolezza continua della redditività potrebbe essere di ostacolo alla capacità delle banche di sostenere i prestiti all’economia reale nell’arco dei prossimi mesi, considerando anche che i tassi di interesse rimarranno bassi per un periodo significativo di tempo”. E’ quanto si legge nel report sulla stabilità finanziaria stilato dalla Bce.Il quadro presentato dalla banca centrale europea non è dei migliori.Nell’ultimo report sulla stabilità finanziaria, la Bce ha scritto di ritenere che la redditività delle banche dell’area euro non tornerà ai livelli precedenti la pandemia coronavirus COVID-19 prima del 2022. Ancora peggio:“Con il recente balzo delle infezioni e le nuove misure di contenimento (in alcuni casi anche di lockdown), è probabile che le stime sulla redditività (del settore) verranno riviste al ribasso, anche per l’incertezza su quando un vaccino (anti-Covid) potrà essere effettivamente disponibile per una fetta più ampia della popolazione”.Il report sicuramente non è di buon auspicio per le banche dell’area euro, che chiedono di ricevere il prima possibile dalla Vigilanza della Bce il via libera per ripristinare l’erogazione dei dividendi.La distribuzione delle cedole è stata congelata da Francoforte lo scorso marzo, al fine di incentivare gli istituti a erogare in primis il credito all’economia reale, dunque alle famiglie e alle imprese.Esteso a tutto il 2020, il bando potrebbe essere tolto a partire dal 2021, come ha lasciato intendere anche il vice presidente del board di vigilanza della Bce, Yves Mersch, in una intervista rilasciata all’Ft.Detto questo, ha detto Mersch, la vigilanza dovrebbe essere “molto prudente” nel permettere che “l’erogazione delle cedole venga ripristinata ai livelli precedenti la pandemia”.Questo, ha precisato, “non significa che dovremo a mantenere il divieto assoluto a tutti i costi”, visto che il bando provoca anche “una incertezza legale”, dal momento “che abbiamo un solo strumento di imposizione nella nostra regolamentazione, che è basato su un approccio caso per caso”.Ma secondo l’esponente del board esecutivo della Bce, le banche dell’Eurozona potranno tornare a erogare i dividendi a partire dal prossimo anno, solo convincendo le autorità che i loro bilanci siano sufficientemente solidi da riuscire a contrastare gli effetti economici e finanziari provocati dalla pandemia del coronavirus.

Italia, Bce: insieme a Olanda economia più esposta a shock ritiro aiuti come moratorie e cig

Insieme all’Olanda l’economia italiana è più esposta al rischio di uno shock provocato dall’eventuale ritiro delle misure di sostegno che sono state attivate per contrastare gli effetti della pandemia da coronavirus COVID-19. E’ quanto emerge dall’ultimo report sulla stabilità finanziaria stilato dalla Bce.Così riporta l’Ansa: “in Italia, il venir meno sostanzialmente simultaneo di gran parte delle moratorie sui prestiti, degli schemi di cassa integrazione (legata al blocco dei licenziamenti, ndr) e degli aiuti diretti indicherebbe un calo sostanziale dei meccanismi di sostegno all’economia nel 2021”.In particolare, la Bce ha parlato di ‘cliff effect’ nel 2021 ovvero di quello shock che verrebbe sofferto a causa di una riduzione improvvisa e amplificata delle misure di sostegno pubblico.

MERCATI AZIONARI: occhio ai confronti storici!

Basandoci sul singolo Price Earning, i mercati azionari oggi sembrano palesemente cari. Ma non dimentichiamo mai che nel corso degli ultimi anni, il mondo è totalmente cambiato. Quando mai si sono avuti ad esempio, tassi di interesse così bassi. E difatti l’indice ERP (equity risk premium) parla chiaro.

Alzi la mano chi in queste ultime settimane non ha ragionato sulle potenzialità rialziste del mercato azionario, oltre che sui rischi di cocenti correzioni.
Stiamo vivendo una seconda ondata con possibili forti ripercussioni sull’economia e cosa fanno i mercati? Sono ai massimi.
Allora si cerca di capire cosa sta accadendo. I ragionamenti da fare possono essere tanti. In questa sede faremo un’analisi alternativa, anche per lasciare dei messaggi diversi a quanto si legge ormai dappertutto.
E ovviamente prendetela come una semplice analisi alternativa che cerca di giustificare un momento di mercato dove la borsa continua a salire. Magari paragonandola col passato.
Ma è giusto ragionare con la storia quando le condizioni erano palesemente diverse?
Mi spiego meglio. Lasciamo da parte tutte le criticità che possono affliggere questo contesto storico ed economico. Da sempre il valore di una società si calcola attualizzandone i rendimenti futuri. O in modo più didattico, possiamo dire che il valore fondamentale di un’azione corrisponde al valore attuale dei dividendi che a società distribuirà in futuro. facendo le cose semplici, possiamo quindi dire che in condizioni stabili, ovvero di DIVIDENDI COSTANTI nel tempo, il valore di un’azione sarà teoricamente pari a:

E il rendimento richiesto all’equity è in forte, fortissima competizione con un altro tipo di rendimento. Quello del mercato obbligazionario.

Da qui una prima considerazione. Il rapporto P/E oggi risulta caro ma se prendiamo in esame i tassi di interesse che sono ai minimi storici, certi ragionamenti di multipli meritano di essere rivisti. Ecco qui ad esempio il primo grafico. I dividendi di Wall Street confrontati con i tassi del 10y Govies USA.

Già da questo banale grafico (e spesso le cose semplici sono quelle che funzionano meglio) notate che il differenziale di rendimento non è così anomalo. Quindi significa che le quotazioni azionarie non sono, all’apparenza, così indifendibili.

Se poi vogliamo fare le cose per bene, ecco un grafico molto più puntuale e preciso. Ve l’ho già presentato in passato ma lo ripropongo aggiornato. Parliamo di Equity Risk Premium. Ovvero è il premio al rischio azionario.

Equity Risk Premium in action

L’Equity Risk Premium (Erp) cosa rappresenta? E’ l’extra rendimento richiesto dagli operatori per investire in azionario  piuttosto che in bond privi di rischio. E  come potete vedere, é difendibile. Per avere maggiori spiegazioni sull’Equity Risk Premium cliccate QUI. Ma non solo.

Riprendo un whatapp che mi ha girato l’amico Andrea sempre sull’argomento.

(…) La linea blu esprime la curva del rendimento dell’equity dividend yield attuale (USA-Germania-Svizzera-Giappone equipesati) proiettato a 10 e 30 anni. La linea arancione in basso esprime la curva del rendimento del bond yield attuale (le stesse quattro aree sempre equipesate) proiettato sempre a 10 e 30 anni. La linea arancione in alto la curva del rendimento dei bond yield nel 2007. La linea dell’equity dividend yield nel 2007 era simile e quindi sovrapponibile a quella attuale. Notate la differenza? Non è difficile capire che l’attuale risk premium attuale è nettamente differente (e molto più favorevole) rispetto a quello del 2007. Se osservassimo le stesse curve come erano delineate nel 2000 (dividend yield più basso di adesso, bond yield più elevato di adesso e anche di quello del 2007) capiremmo ancora meglio come tutti i grandi bear market vengono generati quando i rendimenti obbligazionari diventano così competitivi da generare massicce rotazioni fuori dal l’equity. È inutile quindi… …analizzare i fondamentali del mercato equity, analizzare le dinamiche politiche e sanitarie se si perde di vista la variabile decisiva dei tassi di interesse, reali e nominali. Mai dimenticarlo. (…) 

Come avrete capito da queste elucubrazioni, che ovviamente sono sempre ampiamente discutibili ed opinabili, bisogna fare attenzione a “guardarsi indietro” quando si vanno a paragonare i multipli di mercato attuali con quelli del passato, perchè stiamo ragionando di due mondi diversi.

ATTENZIONE però: questo non va certo a cambiare però le problematiche che analizziamo quotidianamente, più una. Se il mercato dovesse cambiare pelle ed i parametri sopra esposti, guidati magari da tassi di interesse e tasso inflazione che si muovono in un modo “inatteso”, modificassero ad esempio proprio il parametro ERP, in pochissimo tempo il “mondo cambierebbe”. E non sarebbe nemmeno la prima volta.

Ecco perchè per i mercati è fondamentale il mantenimento dello status quo attuale, con tassi al lumicino, inflazione sotto controllo e rendimenti reali negativi

S&P 500 in ipercomprato, mentre per mercati emergenti scoccherà l’ora del Secular Bull Market. L’outlook 2021 di Credit Suisse

Il Global Equity Strategy 2021 Outlook di Credit Suisse vede rosa per il prossimo anno sia per l’economia che per i mercati. La crescita del PIL globale è vista nell’ordine del 4%, sopra la media sotto la spinta delle politiche espansive delle banche centrali e dei vaccini anti-Covid che permetteranno di uscire dall’emergenza pandemica. La view economica della casa d’affari elvetica è di un’inflazione che corre oltreoceano a oltre il 3% nei prossimi 18-24 mesi dall’1,7% attuale con un dollaro più debole all’interno di un bear market strutturale. La Fed probabilmente stamperà molto più denaro della BCE (cosa che non è stata da inizio anno) e a detta del Credit Suisse il mondo è strutturalmente sovrappeso sul dollaro in quanto il 61% delle riserve valutarie sono in dollari USA, ma gli Usa sono solo un quarto del PIL mondiale.
Per quanto riguarda l’asset allocation azionaria, la casa d’affari elvetica vede le azioni in rialzo del 15% nel 2021 e rimane sovrappesata quindi sulle azioni anche se gli indicatori tattici suggeriscono una pausa.

Emergenti vincitori con il vaccino

A livello geografico Credit Suisse è ‘high conviction overweight’ sugli emergenti (Thailandia, Corea, Brasile, India; la Cina viene invece ridotta da strong overweight a small overweight). “Il supporto chiave è la valutazione – rimarca l’outlook della casa d’affari svizzera – . Le valute emergenti rimangono vicine ai minimi da 20 anni nonostante l’avanzo della bilancia dei pagamenti di base sia prossimo ai massimi di 18 anni. Le valute sono il motore chiave della performance a causa di circa $ 5,2 trilioni di debito estero. Il P/E aggiustato per il settore è vicino al minimo di 17 anni”.
“Gli emergenti scambiano lateralmente rispetto ai mercati globali dal 2015, ma pensiamo di vedere un secular bull market (mercato rialzista secolare) degli emergenti rispetto ai mercati sviluppati“, asserisce Credit Suisse che vede invece l’S&P 500 in ipercomprato, ma questo normalmente non porta a bruschi ribassi. Infatti il 76% delle volte che il mercato ha raggiunto questi livelli in passato, è stato in grado di salire oltre nei prossimi tre mesi. Cadute superiori al 5% si sono verificate solo nel 12% circa delle volte. Credit Suisse rimane quindi underweight su Wall Street.
Gli emergenti sono anche i principali beneficiari di uno scenario di ripresa dello slancio economico e possono uscire vincitori se il dollaro si indebolisce o le aspettative di inflazione aumentano.  Inoltre, le tensioni commerciali sotto la presidenza Biden potrebbero allentarsi con il suo sostegno al multilateralismo, e questo dovrebbe essere positivo per gli emergenti.
Per gli emergenti c’è anche un gioco di “crescita” in virtù del loro alto grado di esposizione alla tecnologia, come gli Stati Uniti.  “Preferiamo la tecnologia GEM perché ha più hardware/semilavorati rispetto agli Stati Uniti (57% della capitalizzazione di mercato tecnologica asiatica contro il 40% di Capitalizzazione di mercato USA), che è più ciclica e dovrebbe beneficiare di una ripresa ciclica”.

Thailandia al top, per Cina rischio che si formi bolla azionaria

In virtù di ciò tra gli emergenti la preferenza va sulla Thailandia che può avere particolare beneficio dal rimbalzo economico con il vaccino. Subito dopo ci sono Malesia e Messico. Discorso differente per la Cina il cui PIL è già in aumento del 5% su base annua e quindi ha un potenziale di rimbalzo inferiore che altrove.  L’outlook 2021 di CS avverte anche sul fatto che c’è una forte possibilità di una bolla azionaria cinese che deve ancora formarsi. Una bolla a causa di liquidità in eccesso  e anche un forte Remimbi, che pesa sui risparmi domestici spingendoli probabilmente verso le azioni.

WALL STREET: trading range in action

 

Dopo un bel rimbalzo, secondo l’interpretazione del COT report, il mercato sembra preferire una fase transitoria in attesa dell’insediamento del nuovo presidente Joe Biden. 

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali si sono concessi una, forse, meritata pausa di riflessione. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, dopo aver stabilito un nuovo massimo storico, ha infatti stornato lievemente ( – 0,77 % ), ritornando di nuovo sotto quota 3.600 punti. A dire il vero, i fattori d’incertezza non mancano. In primo luogo sull’evoluzione della pandemia da covid-19. Non si comprende, in particolare, quanto dovranno ancora durare i diversi lockdown in vigore soprattutto in Europa. C’è, tuttavia, la speranza che a breve sia possibile iniziare un’ampia e diffusa campagna di vaccinazione. Sul piano economico, invece, non si riesce ancora a stimare compiutamente quale sarà l’impatto di questa seconda ondata epidemica, in termini di contrazione del PIL dei diversi Paesi. L’unico elemento di certezza è il sostegno incondizionato all’economia, ad opera di tutti i Governi, e soprattutto di tutte le maggiori Banche Centrali. Sostegno che rassicura e tranquillizza i mercati. Ciò in Occidente, perché in Asia sembra che l’epidemia sia già sotto controllo, e l’economia ha già ripreso a correre. Un’altra discrasia, che ci testimonia ancora una volta, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che è in atto un vero e proprio passaggio di testimone tra Oriente ed Occidente, in termini di sviluppo ed organizzazione sociale. Discrasia avvalorata anche da quanto accade, in questi giorni, negli Usa. Il presidente Trump, infatti, non ha ancora riconosciuto la vittoria di Biden nelle recenti elezioni presidenziali. Una situazione davvero grottesca, che getta ulteriore discredito sulla più importante democrazia ed economia del mondo. Un epilogo triste, degno di un periodo storico davvero buio, durante il quale si è tentato, in nome dell’America First e del “ sovranismo “ più ottuso, di riesumare vecchi muri, nonchè vetuste barriere doganali ed economiche. Tentativo, però, miseramente fallito, e definitivamente rigettato e sconfitto dagli stessi cittadini americani, con il loro libero voto. Anche in Europa non mancano esempi in tal senso. Basta guardare agli ostacoli al programma di Recovery Fund frapposti, proprio in questi giorni, dai governanti “ sovranisti “ di Ungheria e Polonia. Falliranno credo anche loro, perché non è più possibile riportare indietro le lancette della storia. La forza e l’invasività delle attuali dinamiche economiche li spazzerà via, come già accaduto in America. Nel nuovo ordine economico mondiale in formazione, bisogna infatti competere, non riesumando muri e barriere, bensì ammodernando sia socialmente che tecnologicamente le nostre società e le nostre economie. I mercati credono in tale positiva evoluzione, ed è per questo motivo che essi non stornano e non correggono, come invece spera, da anni, la folta schiera degli ormai esausti ribassisti.

Ciò detto, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima settimana, ha leggermente stornato ( -0,39 % ) retrocedendo a quota 92,39. Negli ultimi sei mesi lo storno è pari al 7 %. Niente di drammatico, solo un aggiustamento forse doveroso e salutare. I prezzi delle commodities, invece continuano a lievitare, seppur lievemente, + 0,17 % in termini reali, e ciò conferma che almeno una parte dell’economia mondiale, ossia quella asiatica, ha ripreso a crescere. Segnali meno incoraggianti giungono invece dal mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale americano cede  infatti ben 8 bps, e retrocede nuovamente quota 0,82 %. Il rendimento dei bond a 2 anni, cede anch’esso 2 bps, e retrocede a quota 0,16 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, si contrae a 66 bps, e ci dice  che la via della ripresa in Occidente è ancora alquanto difficoltosa ed impervia. Del mercato azionario, abbiamo già accennato L’S&P 500, questa settimana ha stabilito nuovi massimi storici, per poi leggermente ripiegare. Per andare oltre in maniera convinta, s’attende credo, una ripresa economica non circoscritta alla solo Asia, bensi allargata all’intero pianeta.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 16.533

Large Traders :  + 8.945

Small Traders : + 7.588

Si riconferma, pertanto, la nuova, recente, ed incerta configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a soli 4.930 contratti. In particolare, i Large traders, cedono 4.731 contratti long, e riducono l’entità della loro attuale esposizione,    Net Long. Gli Small traders, cedono anch’essi 199 contratti long, ma restano ancora in posizione Net Long. A fronte di tali cessioni, i Commercial traders, acquistano invece l’intero lotto dei 4.930 contratti long, e riducono l’entità della loro attuale posizione di copertura, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, le definirei di natura tattica e non strategiche. Non mutano infatti il precedente assetto di questo importante mercato. Esse ci dicono comunque che ad esser maggiormente preoccupati sono gli investitori più deboli, ossia i sempre incerti e confusi fondi d’investimento nonché gli small traders che cedono un po’ di contratti long. Le Mani Forti invece li acquistano e riducono l’entità della loro posizione di copertura. Evidentemente non intravvedono all’orizzonte soverchi rischi e pericoli. Credo che nelle prossime settimane, e forse mesi, potremmo trovarci di fronte ad un mercato interlocutorio ed attendista. Molto probabile a mio avviso un mercato che lateralizzi per un po’, in attesa dell’insediamento di Biden, e dell’avvio della campagna di vaccinazione anti-covid. Una lateralizzazione di natura accumulativa e non distributiva. Non vedo infatti alcun serio motivo che possa indurre, a breve, una seria correzione degli attuali valori del mercato azionario. Riconfermo, pertanto, ancora una volta, la mia view di fondo, moderatamente rialzista.Mercato dunque ancora in tranquillità, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Nel corso di questo difficile 2020, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra un’impercettibile perdita, pari al -0,04 %. Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha subito una perdita del 7,9 %. Conseguita pertanto, sino ad ora, una sovra-performance del 7,86 %, che riconferma la bontà del mio approccio operativo. Nei precedenti 7 anni il mio trading system ha infatti conseguito una sovra-performance media annua dell’ 8,7 %, e presenta un’equity line in progresso del 150 %. Questa settimana, in coerenza con quanto sopra esposto, non muto l’assetto del mio portafoglio, riconfermo cioè il 70 % delle mie posizioni long, ed il 30 % delle mie posizioni short, ossia una posizione Net Long pari al 40 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Black Friday 2020: gli italiani spenderanno di più. Abbigliamento, elettrodomestici e libri i più desiderati

Inizia oggi la settimana del Black Friday 2020, un appuntamento che anche quest’anno rimane molto atteso dai consumatori italiani. Secondo i dati più recenti che emergono dall’indagine GfK Black Friday 2020, infatti, ben il 61% degli italiani ha intenzione di fare acquisti durante le promozioni del Black Friday 2020. Un dato in crescita rispetto alla rilevazione precedente, che risale a settembre 2020, quando si attestava al 54%.Cresce anche il budget medio stanziato per gli acquisti del Black Friday, che passa dai 195 euro dello scorso anno ai 210 euro di quest’anno, con differenze però significative tra le diverse categorie di consumatori.Tra le oltre 30 categorie di prodotti indagate dall’indagine GfK, al primo posto tra i prodotti più desiderati ci sono ancora una volta l’Abbigliamento e gli Accessori, che mantengono stabile la propria posizione rispetto al 2019. Seguono in classifica i Piccoli Elettrodomestici – che sono sempre più desiderati anche per effetto del tempo crescente trascorso in casa – e i Libri, che guadagnano diverse posizioni rispetto allo scorso anno.

LA GRANDE DEPRESSIONE DEL 2020

Mentre gli algoritmi ogni lunedi festeggiano l’arrivo di un nuovo vaccino e i fessi si preparano a farsi iniettare qualunque cosa pur di avere il patentino sanitario, noi lasciamo da parte per un momento i mercati e diamo un’occhiata alla Grande Depressione del 2020 che continua inesorabile…

Immagino che le foto qui sopra che riguardano la bellezza del sogno americano, la straordinaria ripresa siano delle fake news, fake photos, si sono tanti americani in fila ordinati che aspettano di comprarsi il cheeseburger da McDonalds.Peccato che siano le immagini delle interminabili file in tutti gli Stati, di coloro che sono in attesa di un pasto, presso le varie food bank regionali.Nel frattempo prosegue la telenovelas sulle elezioni americane, con la Georgia che ha certificato la vittoria di Biden, ma sino a domani è possibile la richiesta di un’ulteriore verifica che sembra essere già arrivata.Oggi sarà la volta del Michigan e domani del Nevada, poi arriverà la Pennsylvania e infine il Wisconsin, poi a parte la parentesi del voto per il Senato in Georgia che è senza discussione, tra il giorno 8 e il 14 avremo ulteriori notizie.

Come vi abbiamo raccontato in “Lame Duck Biden”…

…Trump andrà sino alla Corte Suprema, costi quel che costi, può accadere anche che i leader repubblicani locali non ratifichino il risultato delle elezioni come sta già accadendo in Michigan, nominando grandi elettori che rieleggano Trump.Il semolino che vi propinano i media mainstream ve lo lasciamo a noi interessa come votano i giudici e gli unici giudici che contano in America sono quelli della Corte Suprema, non certo di quelli Statali, ne tantomeno qualche giudice di chiara matrice democratica.Nel Michigan due rappresentanti repubblicani non ratificheranno il voto, la maggioranza è repubblicana, anche se i leader hanno già dichiarato che non cambieranno il voto. La governatrice è democratica, il problema in America è che i giudici guardano sempre e solo spesso al loro colore politico, comunque si finirà alla Corte Suprema statale.Anche in Pennsylvania, il governatore è democratico, ma qui penso che si arriverà direttamente alla Corte Suprema, saltando quella locale che conta come il 2 di picche.Nello Wisconsin è partito un nuovo riconteggio dei voti, finirà come in Georgia, a seconda del colore politico e delle sue simpatie ognuno si è fatto un’idea di quello che sta accadendo. Nel Nevada è possibile un riconteggio, mentre in Arizona, a cominciare dalla Corte Suprema, tutto è in mano ai repubblicani che in teoria potrebbero mandare a votare grandi elettori da loro scelti.Noi che invece riteniamo Biden e Trump ininfluenti sulla storia, pensiamo semplicemente che per molti, Trump andava eliminato e cosi hanno fatto, non importa come lo hanno fatto.Ovviamente guai disturbare il giorno del ringraziamento, ma soprattutto la settimana del “black friday” sai che figata il Natale quest’anno per molti, negozi chiusi, niente gente in giro e Amazon che decolla con la slitta, un massacro del settore retail di dimensioni epocali.Capirei se gli Stati e la politica massacrassero di tasse questi colossi che stanno distruggendo il tessuto sociale, ma si limitano a dare qualche multina, magari intascando qualche premio extra.In Italia poi non se ne parla, noi abbiamo sempre bisogno dei francesi per fare le rivoluzioni, li si incazzano, da noi stanno a guardare, con qualche flebile lamento!

Per il resto mi pare che vada tutto bene, la pandemia non sembra essere un problema, mercati sui massimi ispirati da qualche idiota che prefigura nuovi traguardi infiniti, figuriamoci i bitcoin, sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno, anche se per questo fine 2020 tutti a casa e muti e rassegnati, se il governo vi manda i soldini bene, se no amen.Pensate che c’è addirittura qualche burlone che scrive che il rialzo del bitcoin è associato al rischio inflazione, l’inflazione sta arrivando per l’ennesimo anno degli ultimi 12, ma che ci volete fare, si prova a indovinare.Vorrei concludere con una triste notizia, il ritorno del fascismo, questa volta quello vero, si è un pirla qualunque di un partito qualunque, Italia Viva, per carità, la dittatura sanitaria esiste già ma qui siamo un passo oltre, più che i polmoni, il virus sta distruggendo i cervelli!

Raiffeisen positiva sull’azionario, ma intravede volatilità lungo il percorso

Kurt Schappelwein, Responsabile strategie multi-asset di Raiffeisen Capital Management, cita tra i fattori di sostegno anche le politiche accomodanti delle banche centrali

Tre considerazioni di base giustificano un outlook sull’azionario cautamente positivo: l’attesa di una ripresa dell’economia, con prospettive rosee a medio e lungo termine, utili aziendali destinati a riprendersi, e banche centrali che continueranno a perseguire una politica monetaria ultra-accomodante. Tutti elementi a sostegno degli asset a rischio. A completare il quadro le prospettive di performance attese per le altre asset class che sembrano invece essere limitate, il che rende le azioni ancora più interessanti in termini relativi. Ma bisogna aspettarsi ancora una buona porzione di volatilità lungo il percorso, poiché la ripresa sarà disomogenea e il rischio politico si riaccenderà ancora ripetutamente.

MENO CHIARO IL QUADRO DEI BOND

Lo afferma in un commento Kurt Schappelwein, Responsabile strategie multi-asset di Raiffeisen Capital Management, secondo cui sul fronte delle obbligazioni la situazione non è invece altrettanto chiara, soprattutto a causa delle notevoli differenze tra i vari segmenti di mercato. L’esperto di Raiffeisen cita Le performance dei titoli di Stato core in euro, che non saranno entusiasmanti a causa del carry negativo, anche perché per registrare un ritorno totale positivo, i rendimenti di questo segmento dovrebbero scendere ancora di più, cosa che Schappelwein non si aspetta.

BUONA SCELTA GLI HIGH YIELD IN EURO

Per Schappelwein la situazione è leggermente migliore per i mercati a spread come Spagna e Italia, con il termine “leggermente” da leggere come parola chiave in questo caso. Questo perché Raiffeisen preferisce le obbligazioni societarie rispetto ai titoli di Stato, a causa di un livello ancora adeguato di spread di credito. I titoli legati all’inflazione non sono considerati interessanti dal punto di vista del carry, ma restano buoni fattori di diversificazione nell’eventualità inaspettata di un’impennata dell’inflazione. Invece gli High Yield in euro sono considerati una buona scelta, anche se in misura minore se paragonati a quelli emessi subito dopo lo scoppio della crisi da Coronavirus.

BENE LE OBBLIGAZIONI EMERGENTI

Le obbligazioni dei Mercati Emergenti per Raiffeisen hanno ancora un discreto valore, sia in valuta forte che locale, perché sembrano avere prospettive di performance positiva nei prossimi due anni, anche se si dovrà accettare un elevato livello di volatilità. Sulle valute, Raiffeisen si aspetta un cambio euro/dollaro per il momento in range con la prospettiva di un leggero rafforzamento della divisa USA. Visione positiva infine sui metalli preziosi come oro e argento, mentre le prospettive per le materie prime energetiche sono giudicate da Raiffeisen meno ottimistiche, in quanto il prezzo del petrolio in particolare rimarrà per il momento in range.

Wall Street: futures deboli nonostante Pfizer, pesano timori Covid e tensioni Tesoro-Fed. Biden contrario a lockdown nazionale

Neanche stavolta le buone notizie che arrivano dal fronte dei vaccini riescono a far esultare Wall Street.I futures sul Dow Jones sono in calo, anche se in misura lieve, mentre quelli sullo S&P 500 e sul Nasdaq sono quasi invariati.Pfizer e BionTech hanno annunciato che richiederanno oggi alla Food and Drug Administration l’autorizzazione per l’utilizzo del loro vaccino anti-Covid-19 in situazioni di emergenza. Nel caso in cui la richiesta fosse approvata, il vaccino verrebbe distribuito inizialmente in dosi e fasi limitate.I titoli diretti interessati dalla notizia ne beneficiano: le ADR su BioNTech (società farmaceutica tedesca) balzano di oltre +6,8% in premercato sul Nyse, mentre Pfizer sale dell’1,7%.Pesa sulla borsa Usa l’ansia da coronavirus, visto che i nuovi casi continuano ad aumentare. Stando all’analisi che la Cnbc ha fatto sui dati diramati dalla John Hopkins University, la media in sette giorni delle nuove infezioni da Covid-19 si attesta ora a 161.165 unità al giorno, in rialzo del 26% rispetto alla scorsa settimana.Molti stati americani stanno reitroducendo nuove restrizioni e misure di contenimento.Il governatore della California Gavin Newsom ha emesso ieri un ordine “Stay at Home limitato”, lanciando un divieto di assembramento dalle 22 alle 5. Allo stesso tempo il Centers for Disease Control and Prevention ha consigliato agli americani di non mettersi in viaggio per il Thanksgiving.Dal canto suo, il presidente eletto Joe Biden ha detto che non ordinerà un lockdown sulla nazione, definendo la misura “controproducente”.Di certo non aiuta il sentiment la tensione che si è venuta a creare tra il dipartimento del Tesoro americano e la Federal Reserve. Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha chiesto alla banca centrale Usa di restituire tutti i finanziamenti destinati a contrastare la pandemia da COVID-19 e ancora non utilizzati entro la fine dell’anno.La richiesta riguarda tutti i prestiti di emergenza, o anche bazooka anti-Covid, che la Fed ha lanciato per proteggere l’economia e mettere in sicurezza il sistema finanziario, dopo che il panico di inizio anno ha minacciato l’accesso ai finanziamenti ad alcuni mercati chiave del debito da parte di investitori e imprese.La legge stabilisce di fatto che i prestiti che vengono erogati dalla banca centrale richiedono le garanzie statali, ovvero il sostegno del dipartimento del Tesoro, che agisce in qualità di garante per le perdite sui prestiti. Mnuchin ha chiesto alla Fed anche di restituire l’ammontare non utilizzato di quei fondi, che ammonta a $455 miliardi.

Covid-19: Pfizer e BioNTech chiederanno oggi autorizzazione FDA a utilizzo emergenziale vaccino

Pfizer e BionTech hanno annunciato che richiederanno oggi alla Food and Drug Administration l’autorizzazione per l’utilizzo del loro vaccino anti-Covid-19 in situazioni di emergenza. Nel caso in cui la richiesta fosse approvata, il vaccino verrebbe distribuito inizialmente in dosi e fasi limitate.I primi a beneficiarne sarebbero il personale ospedaliero, gli anziani e chi versa in condizioni precarie di salute. Successivamente, riporta la Cnbc, toccherebbe ai lavoratori dei settori considerati essenziali, agli insegnanti, alle struttute che forniscono aiuti agli homeless, a chi è in prigione. Infine ai bambini e ai giovani adulti.Il titolo Pfizer sale in premercato di oltre +1%, le ADR di BioNTech avanzano di quasi +6%

MIND THE GAP: aggiornamento con CESI e SP500

 

Di post dedicati al “Mind The Gap” ne ho già scritti molti. Questo è sicuramente uno dei tanti ma mette a nudo una necessità impellente del mercato. Quella di uno stimolo che ne giustifichi l’andamento.
Riprendiamo il ben noto20 messo a confronto con l’andamento della borsa USA (SP500 nella fattispecie).E’ evidente come il CESI si stia deteriorando, mentre la borsa, seppur zig-zagando, mantiene delle quotazioni elevate.
Il mercato quindi sta già scontando quello che sarà l’impatto della politica fiscale di Biden, che però dovrà arrivare in fretta con conferme importanti altrimenti i recenti massimi si scioglieranno come neve al sole.

Per Piazza Affari e Borse UE il rally di Natale è arrivato in anticipo, strategist vedono un basso potenziale rialzista anche per il 2021

Novembre sta andando avanti a spron battuto per le Borse con questa volta l’azionario Europa a fare da maggiore catalizzatore di buy rispetto a Wall Street. Nell’ultimo mese registrano rialzi a doppia cifra il Cac 40 francese (+10,8%), così come Piazza Affari (+11,3% frutto soprattutto del +20% da inizio novembre) e l’IBEX 35, indice guida spagnolo, che segna addirittura +15%. Quello spagnolo è anche l’indice che più a pagato in termini di ribassi in questo 2020 lo scotto del Covid. Di contro, oltreoceano nell’ultimo mese i rialzi di Dow Jones e S&P 500 – che viaggiano sui massimi storici – si limitano al 4% circa, mentre il Nasdaq segna +2,8%.

Perchè l’Europa sta sovraperformando?

Sono quattro i motivi per cui al momento l’Europa sembra avere più momentum degli USA e li individua Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr. In primis, avendo sofferto maggiormente del Covid, le tambureggianti news sui vaccini impattano di più sull’Ue.
In secondo luogo l’Ue sembra avere il picco di quest’ondata alle spalle, mentre negli USA siamo in piena esplosione, e con le manifestazioni e contro-manifestazioni elettorali e la stagione natalizia che incombe, far rallentare il contagio sarà un problema.
Terzo, l’azionario europeo è più appetibile in caso di normalizzazione (più banche, più ciclici, meno tech e “stay at home”) e quarto negli Stati Uniti c’è un problema di fiscal cliff. Ad esempio gli schemi di estensione dei sussidi alla disoccupazione scadono il primo gennaio 2021, e per il momento non vi è nulla con cui sostituirli. E infatti nell’ultimo mese a tirare la volta sono stati i settori oil & gas (+19%) e quello delle banche (+14%). 
Vero, i contatti sono ripresi al Congresso, afferma Sersale, ma la distanza sembra molta tra le parti, e con i ballottaggi elettorali che incombono in Georgia a gennaio, che valgono la maggioranza (risicata, specie in caso di vittoria Dem) al Senato, colmarli sarà dura. Trump poi al momento è totalmente impegnato nelle sue rivendicazioni, e nel fare rappresaglie, e pochissimo interessato a facilitare un accordo, mentre Biden non riesce ancora ad entrare in ufficio.

Poco spazio per ulteriori rialzi

La domanda che si fanno adesso gli investitori è se tale forza relativa durerà. Risconti non rassicuranti arrivano dagli strategist interpellati da Bloomberg. L’ultimo survey condotto su 9 esperti indica infatti per l’indice Stoxx Europe 600 una salita a 399 punti il prossimo anno, il che implica un guadagno di poco superiore al 2% rispetto alla chiusura di mercoledì. Poco spazio di crescita ulteriore anche per Euro Stoxx 50, visto salire di meno di 3 punti percentuali nell’arco dei prossimi 12 mesi “Abbiamo già visto una specie di rally di fine anno dalla fine del mese di ottobre, principalmente sulla base delle speranze vaccinali”, ha detto l’esperto di Unicredit, Christian Stocker, che vede lo Stoxx 600 fare pochi progressi per il resto del 2020. I titoli europei hanno beneficiato di una serie di catalizzatori nel mese di novembre che hanno spinto lo Stoxx da 600 a 390 punti.
L’esito delle elezioni negli Stati Uniti è stato percepito come un evento positivo per l’Europa, con la presidenza di Joe Biden prevista per allentare le tensioni internazionali e dopo il rally di novembre, lo Stoxx 600 è ancora in calo di circa il 6% quest’anno dopo un’impennata del 40% rispetto a marzo.
Il mercato azionario globale è vicino al “pieno rialzo”, rimarca il survey di novembre di Bank of America. L’ottimismo degli investitori verso le azioni è il più alto da gennaio 2018. 

Wall Street: futures limano ribassi dopo annuncio vaccino Astrazeneca. Focus su Macy’s e Nvidia

Futures sugli indici azionari americani in ribasso, dopo la chiusura negativa di Wall Street della vigilia. I futures sul Dow Jones cedono più di 60 punti. In calo anche i contratti sullo S&P 500 e il Nasdaq.I futures hanno ridotto però le flessioni precedenti dopo la pubblicazione di alcuni dati preliminari sul vaccino a cui stanno lavorando l’Università di Oxford e AstraZeneca.Dai dati è emerso che la risposta immunitaria al vaccino è stata simile in tutti gli adulti esaminati. Il vaccino è stato considerato, inoltre, sicuro.Detto questo, l’annuncio arrivato ieri da Pfizer-BioNTech sui nuovi progressi del vaccino anti COVID non è stato sufficiente ad arginare ed evitare i sell off.Il Dow Jones Industrial Average ha perso 345 punti, scendendo dell’1,2%; giù dell’1,2% anche lo S&P 500, mentre il Nasdaq Composite ha ceduto lo 0,8%. C’è da dire che la borsa Usa rimane positiva nel mese di novembre, con lo S&P 500 che è salito del 9,1% e l’indice delle small cap Russell 2000 che è balzato ieri al suo record intraday. Il Russell 2000 ha concluso la seduta in rialzo di 25,27 punti (+1,4%).Da segnalare che, dall’inizio dell’anno, lo S&P 500 è in guadagno del 10,4%, il Dow Jones del 3,2%, il Nasdaq di oltre +31%, mentre il Russell 2000 del 6%.La solidità del listino si spiega con i titoli ciclici che, nell’ultimo periodo, hanno sovraperformato rispetto alle azioni tecnologiche, che avevano scatenato gran parte del rally dell’azionario Usa dai minimi di marzo.Attesa per il dato, che sarà reso noto alle 14.30 ora italiana, relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione degli Stati Uniti: gli analisti intervistati da Dow Jones prevedono un valore di 710.000 unità, praticamente piatto rispetto a quello della settimana precedente.Protagonista del premercato è Macy’s, in calo di oltre -3% dopo che la società di grandi magazzini ha reso noto di aver sofferto nel terzo trimestre dell’anno un tonfo delle vendite comparate pari a -20,2%, in realtà inferiore rispetto al -23% atteso dal consensus.Il gruppo ha concluso il terzo trimestre con una perdita di $91 milioni, o 29 centesimi per azione, rispetto all’utile netto di $2 milioni, o di 1 centesimo per azione, dello stesso periodo dell’anno scorso. Escluse le voci straordinarie, Macy’s ha perso 19 centesimi per azione, meno del passivo per azione di 79 centesimi stimato dagli analisti.Su base netta le vendite sono scese a $3,99 miliardi dai $5,17 miliardi del terzo trimestre del 2019, peggio dei $3,86 miliardi di fatturato previsti.Buono invece il bilancio del produttore di chip Nvidia, che ieri ha comunicato di aver concluso il terzo trimestre con un utile netto di $1,34 miliardi, o $2,12 per azione, meglio rispetto agli $899 milioni, o $1,45 per azione, dello stesso periodo dello scorso anno.Escluse le poste di bilancio straordinarie, l’utile per azione è stato di $2,91, ben oltre i $2,58 per azione su base adjusted attesi. Il fatturato è balzato del 57% a $4,73 miliardi, meglio dei $4,42 miliardi stimati. Il titolo tuttavia cede quasi il 2% in premercato.Tornando al vaccino di Pfizer-BioNTech, le due società hanno fatto sapere che il loro candidato vaccino anti-coronavirus ha dimostrato una efficacia al 95% nei risultati finali, contro il 90% degli esiti preliminari. Il titolo Pfizer sale dello 0,99%.Le due società intendono chiedere entro pochi giorni l’autorizzazione alla Food and Drug Administration (FDA) statunitense all’uso di emergenza, confermando così la possibilità che la distribuzione inizi già entro la fine dell’anno. Le due prevedono di poter produrre 50 milioni di dosi entro quest’anno e 1,3 miliardi nel 2021.

Le nuove scommesse (e i sell) di Warren Buffett in tempi di Covid. Pfizer tra new entry, focus su Apple, schiaffo sonoro a JP Morgan

Apple convince ancora Warren Buffett? E fino a che punto? Cosa dire inoltre delle banche su cui l’investitore miliardario ha puntato, sempre con la sua holding Berkshire Hathaway? E le Big Pharma? Qual è la view dell’oracolo su Pfizer? Le risposte a queste domande sono tutte contenute nel portafoglio di Berkshire che, in tempi di pandemia da coronavirus, è cambiato.L’investitore 90enne ha dimostrato di riuscire a stare al passo con i tempi, come sempre, scovando valore in diverse nicchie e smobilizzando anche partecipazioni che erano entrate a far parte della sua storia. Vediamo quali sono le 21 mosse che hanno cambiato i connotati al portafoglio della holding. Intanto, vale la pena iniziare con Apple, la mega cap che è in cima all’indice S&P 500. Ebbene, Buffett ha deciso di ridurre la quota detenuta nel gigante del 3% nel terzo trimestre. Nessuna paura per il colosso fondato da Steve Jobs. Anche dopo aver scaricato 36,3 milioni di titoli azionari, Apple incide per quasi il 48% sul valore totale del portafoglio di Berkshire, in rialzo rispetto alla partecipazione del 44% nel secondo trimestre. Non per niente Apple viene considerata da Buffett non un’azione, ma il terzo business della sua conglomerata. Il valore della partecipazione attuale è pari a $109,36 miliardi: con più di 994 milioni azioni Apple detenute, Berkshire rimane il terzo maggiore azionista della star hi-tech. Un’altra grande mossa di Buffett è stata smobilizzare una bella parte di azioni Wells Fargo, presente nel portafoglio di Berkshire dal 2001. La partecipazione è stata tagliata di ben il 46% rispetto al secondo trimestre del 2020. Tagliata anche l’esposizione verso PNC Financial Services, che ha fatto parlare di sé fino a qualche ora per aver acquistato gli asset americani di una importante banca spagnola: la quota qui è scesa del 64%. Si inizia già a notare da queste prime mosse come i titoli bancari abbiano perso appetibilità agli occhi di Buffett. D’altronde, il settore in generale dei servizi finanziari ha sofferto non poco nel 2020, e anche Buffett alla fine ha dovuto gettare la spugna. A scadere ancora di più è stata JP Morgan Share: in questo caso, la quota è stata quasi azzerata, praticamente, ridotta di ben il 95%, ovvero di 21,2 milioni di azioni. Ora JP Morgan incide sul portafoglio di Berkshire per appena lo 0,04%, rispetto all’1,03% (quota già irrisoria) di qualche mese fa.
Altre quote che Buffett ha deciso di ridurre nel terzo trimestre sono quelle investite in DaVita (DVA), società che gestisce più di 3.000 centri di dialisi (partecipazione tagliata del 5% rispetto al secondo trimestre, al valore attuale di $3,09 miliardi); in Liberty Global, colosso di reti televisivi che opera in sette paesi europei (quota scesa del 6%, a $378,4 milioni) e nelle azioni di classe A di Liberty Latin America (-6%, a $18 milioni); scommessa ridotta anche in M&T Bank (MTB), banca regionale che gestisce più di 700 filiali in otto stati americani, tra cui New York, Maryland, New Jersey, Washington, D.C. La quota è stata tagliata del 35% a $268,9 milioni.
Tagliata invece del 2% a $519,2 milioni la partecipazione in Axalta Coating Systems (AXTA), società produttrice di rivestimenti industriale. Ha avuto inoltre poca vita la fiducia in Barrick Gold, che era stata acquistata nel secondo trimestre: la quota è stata ridotta di ben il 42%, a $337,3 milioni.
D’altronde Warreb Buffett non è stato mai un grande fan dell’oro: “Non fa niente, a parte stare lì e guardarti”, aveva detto. CostCo ha ricevuto invece un vero e proprio schiaffo dall’oracolo: la quota investitta nel gruppo COST non era stata mai particolarmente significativa, ma si trattava comunque di una scommessa storica, visto che il titolo era presente nel portafoglio di Berkshire dal primo trimestre del 2001. Nel terzo trimestre, Buffett l’ha azzerata del tutto, vendendo tutte le 4.333.363 di azioni detenute.
Tra le scommesse che sono state confermate e rafforzate compare il colosso automobilistico General Motors (GM), il quarto produttore al mondo di auto. Nel terzo trimestre la quota è stata aumentata del 7% rispetto al secondo trimestre, a $2,37 miliardi, con l’acquisto di altre 5,3 milioni di azioni. La partecipazione incide ora sul portafoglio di Berkshire per l’1%, e permette alla holding di essere la quinta maggiore azionista di GM. Bank of America è l’unica tra le banche storiche su cui Buffett ha investito a veder aumentata la quota detenuta da Berkshire. In questo caso la partecipazione è salita del 9%, a $1,01 miliardi. Bank of America, seconda banca americana per valore di asset, rimane il gioiello preferito di Bank of America, nell’ambito del settore finanziario, presente nel portafoglio dal 2011. La quota detenuta in Bank of America incide ora per il 10,6% sul portafoglio dell’investitore miliardario.
Pfizer (PFE), che ha appena annunciato i risultati delle sperimentazioni del suo vaccino anti-COVID-19, è entrata a far parte ufficialmente del regno di Warren Buffett. Nel terzo trimestre, Berkshire ha infatti acquistato una partecipazione nel colosso farmaceutico americano pari a 3,7 milioni di azioni, per un valore di $136,2 milioni. Si tratta di una quota minuscola, pari allo 0,06% del valore totale di portafoglio di Berkshire Hathaway. Acquistata anche una quota di Bristol Myers-Squibb (BMY), pari a quasi 30 milioni di azioni, per un valore di $1,81 miliardi. Buffett ha reso noto di aver accumulato una posizione anche in un’altra Big Pharma: Merck, con l’acquisto di 22,4 milioni di azioni, per un valore di quasi $1,86 miliardi.
Tra le nuove scommesse di Berkshire Hathaway c’è anche Snowflake, società attiva nel settore cloud-data, che è approdata a Wall Street a settembre dello scorso anno. Sorpresa. All’Ipo ha partecipato lo stesso Warren Buffett, che non è mai stato un grande fan dei collocamenti in Borsa. Berkshire ha acquisito una partecipazione di Snowflake pari a 6.125.376 azioni, per un valore di $1,54 miliardi (SNOW). Le altre società su cui Berkshire ha accumulato posizioni nel terzo trimestre sono:
AbbVie (ABBV): si è confermata la nuova scommessa nell’healthcare più significativa, con una partecipazione pari a 21,3 milioni di azioni, per un valore di $1,86 miliardi.
T-Mobile (TMUS): nuova quota pari a 2,4 milioni di azioni, per un valore di 276 milioni. La partecipazione incide sul valore del portafoglio di Berkshire per appena lo 0,12%.
Kroger (KR, gigante dei supermercati): partecipazione aumentata del 13% rispetto al secondo trimestre a $847 milioni.

Bankitalia, Visco: crisi sanitaria al top agenda presidenza italiana del G20 in 2021

“La crisi sanitaria è stata al centro dei meeting del G20 di quest’anno e rimarrà al top dell’agenda della presidenza italiana” del 2021. Così il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, partecipando all’evento virtuale ‘The global foundation, Rome roundtable 2020’, e parlando della leadership italiana del G20 nel 2021.“Di fatto – ha continuato il governatore – non è una coincidenza che il nostro paese ospiterà anche il Global Health Summit del 2021”.Visco ha continuato, sottolineando che “i ministri delle finanze e della Salute dei paesi del G20 continueranno a lavorare insieme, per assicurare che la ricerca sui vaccini e i trattamenti, così come la loro produzione e distribuzione, stiano adeguatamente finanziati e organizzati in modo appropriato, con l’obiettivo comune di raggiungere tutte le parti del mondo, nel modo più efficiente possibile. Dal punto di vista della politica economica, la risposta alle conseguenze drammatiche della pandemia sono state tempestive e massicce su tutti i fronti: fiscale, monetario e finanziario”.“L’attività economica si era interrotta in modo brusco in diversi settori, scatenando forti aumenti nell’occupazione, un collasso nelle vendite delle aziende e gravi difficoltà di liquidità, che hanno colpito in modo sproporzionato le piccole e medie imprese, e che hanno portato alcuni segmenti importanti del mercato finanziario sull’orlo del collasso”.

Bankitalia, Visco: ‘in 2021 economia su sentiero ripresa molto incerto, Covid tragedia umana’

“Il prossimo anno l’Italia presiederà il Gruppo dei Venti (G20) per la prima volta da quando il gruppo ha iniziato i suoi meeting nel 1999. La nostra presidenza, non diversamente da quella che si sta per concludere, avverrà in circostanze eccezionali”. Così il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, partecipando all’evento virtuale ‘The global foundation, Rome roundtable 2020’ parlando della leadership italiana del G20 nel 2021. “La pandemia del Covid-19 – ha sottolineato – una tragedia umana, ha scatenato un collasso economico senza precedenti nella storia recente. Secondo le ultime proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, l’attività globale si contrarrà del 4,4% quest’anno, riportando il risultato peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale”.“Il prossimo anno, l’economia globale dovrebbe segnare una ripresa su un sentiero lento e molto incerto”, ha sottolineato Visco, parlando di un New Normal, precisamente di un “new normality” che è difficile pronosticare con dettagli sufficienti in questo momento”. In ogni caso “tutte le politiche devono contribuire a evitare rischi al ribasso, attraverso un approccio lungimirante e basato sulla cooperazione”.

I mercati guardano al dopo-pandemia, la volatilità si prepara a uscire di scena

Il 2020 ha smentito a più riprese la narrativa catastrofista e rafforzato i trend dell’innovazione, della digitalizzazione e della sostenibilità, sui cui costruire i portafogli del futuro

Un anno fa gli investitori, esattamente come oggi, guardavano a un possibile rally di fine anno, che sarebbe poi puntualmente arrivato per estendersi nel primo scorcio del 2020, mentre il VIX, il temuto indice della volatilità o se si preferisce della paura, viaggiava ai minimi, poco sopra quota 10 punti. Un anno dopo l’indice della paura è ridisceso poco sopra quota 20 dopo nove mesi turbolenti, ma lo scenario sembra opposto rispetto a un anno fa: non è il sereno ‘prima’ ma ‘dopo’ la tempesta. La grande protagonista, insieme alla pandemia, ai lockdown e alla recessione, del 2020 che si avvia a conclusione, sembra all’uscita di scena, e destinata a un’assenza prolungata. A volte le uscite di scena sono accompagnate da qualche colpo di teatro, ma la direzione è quella.

UNA NARRATIVA SMENTITA DAI MERCATI

La volatilità non è stata il solo protagonista del 2020 che si prepara a uscire di scena, l’altro (si spera) è la narrativa catastrofista che ci ha accompagnato da febbraio in poi ed ha tenuto banco a fasi alterne fin dalla Grande Crisi del 2008-2009 con maggior intensità negli anni della presidenza Trump e della guerra dei dazi con la Cina. I dati dei mercati sono del tutto incoerenti con il racconto che ci è stato recapitato da molti media e supposti ‘guru’. Negli ultimi 4 anni, lo S&P 500 ha messo a segno un rialzo del 59%, il Dow Jones del 50%, il Nasdaq di quasi il 130%, l’azionario cinese ha guadagnato il 50%, quello dei Mercati Emergenti è salito del 34%, con le uniche eccezioni negative di Messico e Brasile.

IL GRANDE CAMBIAMENTO È APPENA INIZIATO

Il 2020 si prepara all’uscita lasciando agli investitori una serie di lezioni importanti, la prima è che precipitarsi a trarre le conclusioni e lasciare all’emotività le decisioni è la strada più sicura e diretta per perdere denaro. La seconda più importante e duratura è che probabilmente nel 2021 ci lasceremo alle spalle la pandemia, ma il Grande Cambiamento che la pandemia ha solo accelerato è appena iniziato, e il dopo-virus non sarà un ritorno al passato. Chi non ha scambiato i titoli di giornali e tv per informazioni e non gli è andato dietro sta portando a casa un anno non male, soprattutto sull’azionario. Parliamo di chi ha approfittato del tonfo di oltre 30% a marzo dello S&P 500 per entrare, non credendo che fosse l’inizio della fine del mondo, come gli veniva raccontato.

LA DOPPIA V CHE NON C’È STATA

Qualcosa del genere è andato in scena nei due mesi che hanno preceduto le elezioni americane. C’era una folla pronta ad approfittare del secondo crollo, avendo perso l’occasione a marzo, ma i mercati si sono limitati sostanzialmente a una pausa, con la V della ripresa di economie e Borse rimasta sostanzialmente intatta. Aiutato anche dalle buone notizie dal fronte del vaccino, alla fine della scorsa settimana l’S&P 500 se ne stava seduto su un rialzo del 10% per l’intero 2020 a una distanza solo del 2% dai massimi di sempre toccati a settembre. Correre alle conclusioni senza analizzare tutte le informazioni disponibili si è rivelato sbagliato per la seconda volta in pochi mesi. Nelle prossime settimane ci si può aspettare qualche tipo di ‘rotazione’ sia in America che in Europa, con i titoli rimasti più indietro, come finanziari, energetici e in generale i ciclici che recuperano terreno.

EUROPA LEADER NELLA SOSTENIBILITÀ

Ma i trend di lungo termine accelerati dalla pandemia restano intatti: digitalizzazione, automazione, innovazione medicale, e-commerce, migrazione online e su remoto di molte attività resteranno il driver. Con l’aggiunta di un tema ‘sostenibilità’ che con la pandemia ha cambiato pelle, trasformandosi da trend a vocazione sostanzialmente etico-sociale in un driver ad altissimo contenuto di innovazione tecnologica, soprattutto in campo energetico, ma non solo. È un tema che l’Europa presidia con una riconosciuta leadership globale, a cui si sta agganciando anche la Cina, non solo ‘politica’, ma anche industriale e tecnologica, e che può diventare la ‘nuova frontiera’ su cui recuperare l’enorme ritardo accumulato nei confronti degli Usa sul terreno dell’innovazione digitale e nei servizi online.

BOTTOM LINE

L’investitore che guarda al lungo termine ha davanti una fase prevedibilmente molto meno turbolenta degli ultimi 10 mesi, da affrontare con la consapevolezza che l’uscita dal tunnel della pandemia è già stata in gran parte prezzata dai mercati. Una fase da dedicare a riaggiustamenti di portafoglio ben ancorati ai trend di fondo dell’innovazione pervasiva, della digitalizzazione e della sostenibilità. Per molto tempo ancora l’azionario avrà poche alternative, e le banche centrali faranno buona guardia per fornire tutta la liquidità necessaria e evitare sbandamenti.

Morgan Stanley scommette su ripresa a V, complice speranza vaccino: i consigli agli investitori su azioni, bond, cash, oro

Gli strategist di Morgan Stanley si uniscono alla schiera degli ottimisti sull’economia, di coloro che credono in una ripresa economica a V. Motivo, una maggiore chiarezza sui vaccini anti Covid e il continuo sostegno che le autorità continueranno a dare sia alle azioni che al mercato delle obbligazionari societarie, con le loro politiche monetarie e fiscali.Nell’outlook per il 2021, il team che include anche lo strategist Andrew Sheet consiglia agli investitori di essere overweight sull’azionario e sui corporate bond, contro il cash e i debiti governativi.Altro consiglio: vendere il dollaro americano che, c’è da dire, è un po’ di mesi che è oggetto di view più o meno bearish.Secondo gli esperti della banca americana, la volatilità è destinata a diminuire. Gli investitori, è l’altro consiglio, siano inoltre “pazienti” nei mercati delle commodities, ovvero delle materie prime.“Questa ripresa globale è sostenibile, sincronizzata e sostenuta dalla politica”, scrivono gli strategist nella nota – Mantenete la fede, fidatevi della ripresa”.
L’outlook è simile a quello diramato da JP Morgan Chase e da Goldman Sachs, i cui analisti hanno una view positiva sull’azionario.
Tutto questo, mentre l’articolo di Bloomberg che riporta la nota indica anche come l’MSCI All Country World Index, ovvero l’indice di riferimento dell’azionario globale, si stia dirigendo verso una condizione di “overbought”, ovvero di ipercomprato.
Tra l’altro molti  analisti e alcune stesse autorità non sono così convinte di una ripresa a V. Tutt’altro: la numero uno della Bce Christine Lagarde, la scorsa settimana, ha messo in guardia contro i facili entusiasmi legati all’annuncio del vaccino anti-Covid di Pfizer e BioNTech, paventando una ripresa dell’economia a singhiozzo, mentre il commissario europeo agli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni ha detto chiaramente di non credere in una ripresa a V, bollando una tale prospettiva come “una illusione”.
Detto questo, gli analisti di Morgan Stanley non vogliono neanche peccare di ottimismo eccessivo e avvertono che l’economia fa fronte a diverse sfide significative e che tra i rischi, c’è quello di un’ondata invernale del Covid-19 più aggressiva delle attese, e il ritorno all’austerity in un’ottica di più lungo periodo.
Detto questo, come riporta Bloomberg, le stime del team sono le seguenti:

  • Lo scenario di base per l’indice S&P è di un rialZo a quota 3.900 entro la fine del 2021 (JP Morgan è decisamente più ottimista)
  • Il tasso decennale sui Treasuries Usa è atteso in crescita all’1,45% entro la fine del prossimo anno
  • Il Dollar Index dovrebbe continuare a indebolirsi, perdendo il 4% circa entro la fine del 2021
  • Viene segnalata una preferenza per i bond High-yield rispetto all’investment grade e per i prestiti leveraged rispetto ai bond high-yield
  • Il target price sul valore medio dell’oro per il 2021 è stato tagliato a $1.825 l’oncia, rispetto al precedente target di $1.950, sulla base dell’aspettativa di una ripresa dell’economia.

A fare da assist all’ottimismo di Morgan Stanley, che motiva la sua fiducia con le speranze sul vaccino, è l’annuncio arrivato proprio oggi dalla società di biotech americana Moderna, dopo una settimana da quello di Pfizer.

Moderna annuncia: dati preliminari indicano efficacia vaccino anti-Covid superiore al 94%

La società americana di biotech Moderna ha annunciato che, dai dati preliminari relativi alle sperimentazioni fin qui effettuate, risulta che il vaccino a cui sta lavorando insieme al National Institute of Allergy and Infectious Diseases presieduto dall’immunologo Anthony Fauci ha una efficacia superiore al 94%.Proprio lo scorso lunedì, il colosso farmaceutico Usa Pfizer aveva scatenato un poderoso rally sui mercati sottolineando come il vaccino a cui stava lavorando con la tedesca BioNTech avesse un’efficacia superiore al 90%.Nel caso di Moderna, l’analisi ha preso in considerazione 95 pazienti malati di Covid-19, su 30.000 partecipanti alla sperimentazione.A 90 dei 95 casi confermati di COVID-19 sono state somministrate sostanze con effetto placebo, mentre ai cinque pazienti rimanenti è stato somministrato il vaccino, in due dosi.Il paragone ha messo in evidenza una efficacia stimata del vaccino pari al 94,5%.

Germania: Bundesbank, la ripresa si è interrotta e non continuerà nell’ultimo trimestre del 2020

La ripresa della Germania si è interrotta in autunno con l’aumento dei contagi da Covid e non continuerà nell’ultimo scorcio dell’anno. Questa la previsione della Bundesbank, la banca centrale della Germania, nel suo ultimo rapporto sulla congiuntura, diffuso oggi. Dopo il crollo a seguito della pandemia di coronavirus, l’economia tedesca si è ripresa fortemente durante l’estate (anche se la performance complessiva nel terzo trimestre è stata ancora di un buon 4% inferiore al livello pre-crisi dell’ultimo trimestre del 2019). Tuttavia, gli esperti della Bundesbank ritengono che il movimento di recupero non continuerà nell’ultimo trimestre del 2020. “Le ragioni principali – spiega l’istituto guidato da Jens Weidmann – sono la recente recrudescenza della pandemia in Germania e nei paesi europei vicini, nonché le misure di contenimento aggiuntive che sono state decise per novembre”.

UniCredit, Mustier: banche italiane forti, Italia paese a cui appartiene mio cuore’. E fa complimenti a Roma per gestione Covid

“Le banche sono parte della soluzione, le banche in Italia sono forti, possono sostenere l’economia e giocheranno il loro ruolo”. Così l’amministratore delegato di UniCredit, Jean Pierre Mustier, nel corso del suo intervento alla Digital Financecommunity Week, intitolato “Finanza e sistema paese un anno dopo. Come la crisi Covid ha mutato l’idea del ruolo dello stato nell’economia”.“L’Italia è il paese a cui appartiene il mio cuore, la Francia quello di cui ho il passaporto”, ha tenuto a precisare l’AD francese di UniCredit, al centro di diversi rumor nelle ultime settimane sul ruolo che potrebbe giocare nel dossier Mps. E’ stato tuttavia lo stesso Mustier a precisare che UniCredit non ha alcuna intenzione di imbarcarsi in operazioni di M&A.Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Askanews, Mustier ha fatto anche un grande complimento all’Italia per la gestione della crisi della pandemia coronavirus COVID-19:“Gli Stati in questa crisi sono estremamente proattivi e stanno facendo un ottimo lavoro in Francia e in Italia, in termini di appropriatezza e velocità degli interventi. Questo va riconosciuto, spesso tendiamo a criticare gli amministratori, ma quello che è stato fatto in Italia è eccezionale (outstanding) su tipologia, ammontare e velocità della reazione”.Mustier ha ricordato inoltre che l’Italia sarà un grande beneficiario del piano di rilancio europeo Recovery Fund, ovvero del Next Generaion Eu.

Firmato in Asia il patto commerciale più ampio del mondo

15 paesi, di cui tre (Cina, Giappone e Corea) storici rivali, per un giro d’affari di 186 miliardi di dollari a livello globale. Il patto traina al rialzo anche l’Europa, l’indice Mib avanza dell’1,19%

I quattro punti cardinali di Amundi per navigare sui mercati nel 2021

Opportunità da grandi rotazioni settoriali, ma il virus renderà la ripresa irregolare. Attenzione anche alla deglobalizzazione bilanciata, alle divergenze tra aree e alla convergenza di politiche monetarie e fiscali

Nel suo outlook annuale sugli investimenti, Amundi indica che nel 2021 saranno in gioco quattro principali temi globali che l’investitore dovrà tener presenti per orientarsi nella navigazione sui mercati. Il primo è una ripresa economica lenta e resa irregolare dal virus. Secondo Amundi la durata della pandemia determinerà la forma della ripresa, lasciando la porta aperta a un profilo di crescita incostante nel breve periodo che tende a confermare lo scenario centrale della casa d’investimento di una ripresa lenta, irregolare e a più velocità a seconda del paese e del settore. La disponibilità di un vaccino è un fattore di svolta e una notizia incoraggiante, anche se lo sviluppo e la distribuzione su vasta scala richiederà tempo.

LA CINA GUIDERÀ LA CRESCITA GLOBALE

Il secondo ‘punto cardinale’ indicato da Amundi è la ‘deglobalizzazione bilanciata’, nella previsione che una quota relativamente più grande del ciclo verrà dalla domanda interna. Gli scambi commerciali a livello globale rimarranno deboli e disomogenei e di conseguenza i cicli economici saranno più decorrelati, implicando un aumento delle frammentazioni e delle divergenze tra paesi e settori. Il terzo è rappresentato dalle divergenze nella ripresa, che stimoleranno le opportunità nei mercati emergenti, in particolare in Cina, paese destinato a diventare un motore sempre più importante della crescita. Amundi prevede che il prossimo anno 15 economie rappresenteranno il 74% della crescita globale e che la Cina sarà il leader mondiale.

MATERIE PRIME SOSTENUTE DAL MIX DI POLITICHE

Quarto e ultimo punto cardinale è la convergenza del mix di politiche. Amundi si aspetta che nel 2021 la trilogia politica, fiscale e monetaria continui e che l’espansione dei bilanci sosterrà le materie prime, mentre i tassi rimarranno bassi per molto tempo. Il tutto riconduce allo scenario base di Amundi di una ripresa che durerà diversi anni con politiche monetarie ‘non convenzionali’ destinate a continuare. In questo contesto, Amundi individua opportunità dalle grandi rotazioni verso l’azionario, i settori più trascurati e il value di qualità.

ASPETTARSI PRIMA O POI IL RITORNO DELL’INFLAZIONE

Secondo Amundi, nel 2021 gli investitori dovrebbero aumentare progressivamente l’esposizione alle azioni cicliche, di qualità e value, alle azioni asiatiche e ai temi ESG. Positività anche sugli asset dei mercati emergenti, pur rilevando differenze all’interno dell’universo EM, mentre i titoli di stato andranno presi in considerazione a scopo di liquidità. I portafogli dovranno inoltre includere veri diversificatori, in un mondo caratterizzato da un’elevata correlazione tra gli asset rischiosi. Infine la previsione che l’inflazione tornerà nel medio periodo e l’invito all’investitore di prepararsi

WE NEED A MIRACLE (il gap si fa insostenibile?)

Main Street vs Wall Street.
Una storia che si perde nella notte dei tempi e che si ripropone in modo sempre più invasivo. Negli ultimi mesi stiamo vivendo un momento unico nella storia. Non torno a tormentarvi alla solita storia (politica monetaria + politica fiscale).
Vogli solo portare alla vs attenzione questo grafico aggiornato e completamente sfasato.
Da una parte la borsa USA, lo SP500 ma attenzione, rapportiamolo al PIL USA così gli diamo un senso più “reale”. E dall’altra parte l’indice Consumer Confidence, il motore della crescita USA.
Guardate la correlazione degli ultimi 30 anni.
Abbiamo avuto anni dove c’è stata anche un intervento del sistema non indifferente ma i consumatori hanno sempre risposto “presente” alimentando la macchina economica USA.
Oggi non è più cosi. E questo sta per diventare un problema. Ammissibile un gap del genere di tipo transitorio, ma non cronico, perché renderebbe il tutto insostenibile. E con “tutto” intendo ovviamente, le borse.
Cosa occorre? Il ritorno della normalità, ancora interventi pubblici e far ripartire la fiducia dei consumatori USA che… ricorderete, negli ultimi mesi si sono messi a fare quello che non hanno (quasi) mai fatto. Risparmiare.

Goldman Sachs vede rally senza limiti per Wall Street, ecco i nuovi target per S&P 500 e azioni UE da qui al 2022

A fine anno gli indici di Wall Street brinderanno con nuovi massimi storici. Ne sono convinti gli esperti di Goldman Sachs che hanno rivisto al rialzo il target di fine anno sull’S&P 500, reduce dal poderoso rally post elezioni Usa e ulteriormente alimentato i giorni scorsi dalla notizia del vaccino Pfizer. Adesso la banca d’affari Usa vede lo S&P 500 a 3.700 punti a fine anno, ossia 100 punti in più della precedente stima.
“Un vaccino è uno sviluppo più importante per l’economia e i mercati rispetto alle future politiche di una presidenza Biden”, asserisce Goldman nel suo 2021 US Equity Outlook, dando così importanza predominante per l’outlook azionario ai risultati diramati da Pfizer secondo cui il suo vaccino COVID-19 ha un tasso di efficacia superiore al 90%. Un evento positivo che consentirà al contesto sociale di normalizzarsi gradualmente durante il 2021.

Mercati pronti a correre anche nel 2021 e 2022

Anche per questo Goldman rivede al rialzo anche il target 2021 per l’S & P 500, visto aumentare del 16% a 4.300 punti alla fine dell’anno 2021 e guadagnare un ulteriore 7% per raggiungere 4.600 punti entro la fine del 2022. “Il mercato è in realtà meno dipendente dalla performance di alcune mega-cap di quanto invece molti investitori percepiscono”, asserisce GS.
Le elezioni USA hanno conseguenze sia politiche che per i mercati. Joe Biden è stato eletto il 46° Presidente degli Stati Uniti. Tuttavia, il prossimo Congresso rimarrà probabilmente diviso (dipenderà dai risultati delle due elezioni al Senato in Georgia il 5 gennaio). “La politica è politica e l’incertezza rimarrà elevata fino ad allora – rimarca Goldman – Un Congresso diviso significa poco margine per importanti cambiamenti legislativi, anche se le posizioni politiche commerciali e normative saranno probabilmente diverse rispetto all’amministrazione Trump. Un controllo unificato (con sia Camera che Senato ai democratici) significherebbe più spesa fiscale ma anche aliquote fiscali individuali e aziendali più elevate”.
L’outlook 2021 di Goldman Sachs consiglia di usare il bilanciere con posizioni tattiche sui titoli Value che traggono vantaggio dal vaccino e dalla normalizzazione economica e azioni con prospettive di crescita a lungo termine. Inoltre consiglia di concentrarsi su titoli ben posizionati secondo criteri di investimento ESG con raccomandazione overweight su IT, healthcare, industria e materiali di base.

Anche per Europa atteso balzo a doppia cifra nei prossimi 12 mesi

Di oggi anche l’outlook sull’equity europeo che prende spunto dalle previsioni degli economisti di Goldman che indicano una marcata accelerazione economica dalla fine del primo trimestre, quando i blocchi si allentano e le popolazioni iniziano a essere vaccinate. La crescita europea e globale il prossimo anno è vista prossima al 6%.
“Mentre la crescita sta migliorando, ci aspettiamo che il sostegno politico rimanga in vigore. I fondi del Recovery Fund sono stati appena spesi e ci aspettiamo una maggiore espansione fiscale a livello nazionale”, dice Goldman che vede anche la BCE agire con altri 400 miliardi di euro nel QE del programma di emergenza (PEPP).
Una combinazione di accelerazione della crescita e politica accomodante che è particolarmente favorevole per le azioni. Le nuove stime sono quindi di STOXX Europe 600 a 430 punti tra 12 mesi, con un potenziale rialzo del 13% nel prezzo e un rendimento totale del 16%. Livelli ancora leggermente sotto i picchi di febbraio pre-pandemia. L’EPS dell’indice azionario Ue è visto segnare +50% e + 12% rispettivamente nel 2021 e 2022.

COVIDSHOW

Day Trader Tries Doing Opposite Of Every Instinct, Makes Millions

By Louie Aronowitz on November 9, 2020

GREELEY, Colo. — Henry Marist, longtime day trader and constant money-loser, has begun a new market strategy where he makes an investment decision on instinct, then proceeds to do the exact opposite, and is now a multi-millionaire, sources indicate.“I’d been losing money for about four years straight, so I decided it was time for a change — if every instinct I have is wrong, then the opposite must be right, right?” Marist stated while finalizing the purchase of his second house. “Anytime my instincts said short something, I bought it. Anytime I thought it was time to sell, I held. Turns out I’m like Bizarro Warren Buffet.”Marist’s strategy has been catching on as of late with fellow awful day traders.“When I found out what he was doing, my mind was blown,” commented fellow investor Sam Chen. “My instinct was to short this pharmaceutical company because of the pandemic, so I bought a ton of pharma calls instead: the opposite. Now all those companies have vaccines in trials and are soaring. I’m literally retiring.”Market analysts have expressed worry over the growing trend leading to successful day trading.“What Marist has figured out is going to send the economy in a downward spiral towards an unprecedented crash,” responded Val Cambdon, market analyst. “Someone needs to be on the losing end of the market so we can take all their money. Usually, it’s dumb day traders. But now that they’ve cracked the secret code, who is gonna lose investments? They must be stopped”At press time, Marist confirmed he has since lost the millions he made after getting confused, stating, “Are my first instincts still actually instincts or have I gotten so used to doing the opposite that now my first instincts are the opposite of my instincts, and therefore the opposite is actually the opposite of the opposite? Anyway, I tried doing the opposite of the opposite of the opposite of the opposite and ended up circling back to my initial instincts and am now broke.”

Schroders: “I progressi sul vaccino fanno crescere l’ottimismo per il 2021″

Secondo Johanna Kyrklund, CIO e Global Head of Multi-Asset Investment di Schroders, potrebbe esserci una rotazione dai titoli della stay-at-home economy a quelli più tradizionali, sofferenti durante il lockdown

L’ultima settimana è stata segnata dal voto negli Stati Uniti. Dopo qualche giorno di incertezza Joe Biden ha raggiunto il numero di grandi elettori utili per essere eletto Presidente. Il successo elettorale del candidato democratico però è stato eclissato subito da un’altra notizia: l’annuncio di Pfizer sull’efficacia del vaccino contro il Covid-19. Fatto questo che, secondo Johanna Kyrklund, CIO e Global Head of Multi-Asset Investment di Schroders, ha implicazioni ben più rilevanti per i mercati.

L’EFFICACIA DEL VACCINO

Stando a quanto dichiarato dalla stessa azienda farmaceutica, il vaccino di Pfizer avrebbe un’efficacia superiore al 90% nella prevenzione del Covid-19. Per dare un’idea, quello contro il morbillo ha un’efficienza del 97%, mentre quello contro l’influenza stagionale tra il 40% e il 60%. Ciò crea una prospettiva di un possibile ritorno alla normalità che ha comprensibilmente reso gli investitori euforici, con i mercati azionari in rialzo in tutto il mondo.

IN RIALZO CHI HA SOFFERTO IL LOCKDOWN

Secondo la manager di Schroders, ad essere particolarmente interessante è il tipo di azioni che hanno sovraperformato. Le società che sono state maggiormente colpite dal lockdown, come le compagnie aeree o quelle del terziario o dell’intrattenimento, hanno visto infatti un notevole rialzo. Contemporaneamente i rendimenti dei titoli di Stato sono saliti, il prezzo dell’oro è diminuito e il petrolio ha registrato un forte rally.

L’INIZIO DELLA ROTAZIONE?

“Molto probabilmente siamo all’inizio di un’importante rotazione”, analizza Kyrklund, riferendosi alla possibilità di uno spostamento dai titoli della stay-at-home economy, che hanno beneficiato del lockdown, verso quelli in ripresa. “Se tutti i tipi di aziende tornassero a crescere con la ripresa dell’economia, non sarebbe più necessario pagare un grosso premio per le poche aree di crescita”.

SCENARI DI SVILUPPO

Per costruire un portafoglio è necessario considerare una serie di possibili sviluppi. In questo senso, la notizia del vaccino di Pfizer cambia gli scenari di crescita. Secondo la CIO di Schroders, se prima non era da escludere un rilancio a ‘L’, ora sono più alte le probabilità di una ripartenza a ‘V’, grazie anche ai progressi medici che rendono oggi il coronavirus più facilmente gestibile.

L’IMPATTO SULLE POLITICHE ECONOMICHE

Kyrklund sottolinea anche l’impatto che il vaccino potrebbe avere sulle economie nazionali. Guardando ai prossimi 6-12 mesi, sostiene la manager di Schroders, la possibile presenza di una cura rende meno probabile la necessità di ulteriori pacchetti di stimoli fiscali per sostenere il calo della domanda. In conclusione, per la CIO della multinazionale della gestione del risparmio l’incertezza che ha afflitto il pianeta per gran parte del 2020 è decisamente diminuita e ora c’è finalmente un motivo per cui essere ottimisti verso il prossimo anno.

Goldman Sachs positiva sull’economia globale: PIL in crescita del 6% nel 2021

Nonostante la contrazione dei prossimi mesi, Goldman Sachs vede comunque un aumento del PIL globale superiore al consensus. Atteso rimbalzo primaverile aiutato anche dal vaccino, Cina in deciso recupero

È uno scenario a V come la lettera iniziale di Vaccino anti-covid quello ipotizzato da Goldman Sachs nel suo ultimo aggiornamento dell’outlook per il 2021, messo a punto dopo l’esito delle elezioni presidenziali americane. La seconda ondata del contagio da coronavirus sta impattando Stati Uniti e soprattutto Europa, il che ha indotto a ad abbassare le stime di crescita sulle due sponde dell’Atlantico per il trimestre in corso e per il primo del prossimo anno, con una contrazione più accentuata in nel Vecchio Continente. Ma le stime di crescita globale per il 2021 restano sopra il consensus (+5,2%), anche se abbassate al 6% in termini di PIL.

RIMBALZO IN PRIMAVERA

Nel suo aggiornamento dell’outlook Goldman Sachs si aspetta che, così come accaduto a inizio di quest’anno con la prima ondata, l’economia globale possa rimbalzare rapidamente dopo i rigori invernali determinati dai lockdown per il ritorno del virus. Secondo Goldman, dopo la fine del lockdown ci sarà spazio in primavera per una ripresa ben più robusta, grazie alla disponibilità attesa di un vaccino.

IMPATTO MINORE DEL PRIMO

Quindi un inverno rigido, ma seguito da una primavera brillante. In Europa, Goldman Sachs si aspetta un impatto dopo la seconda ondata di virus, ma decisamente minore rispetto agli effetti del lockdown. Quindi l’economia continentale viene vista in contrazione del 2,3% nel quarto trimestre 2020, seguita da un rimbalzo contenuto allo 0,5% nel primo trimestre del prossimo anno, con l’Eurozona in ripartenza man mano che le misure restrittive verranno revocate.

CINA UNICA POSITIVA NEL 2020

Nel suo aggiornamento dell’outlook 2021, Goldman Sachs prevede che la Cina sarà l’unica grande economia a chiudere anche l’anno in corso con una crescita positiva, che si cifrerà in un’espansione del PIL di circa il 2%, mentre per il 2021 il basso punto di partenza costituito dal 2020 dovrebbe garantire un tasso di crescita significativamente sopra la media. La stima di Goldman Sachs è di un PIL in aumento del 7,5% nel 2021, in questo caso poco sotto il consensus che punta all’8,0%.

NORMALIZZAZIONE POLITICA DI PECHINO

Una stima leggermente più cauta basata su una visione di normalizzazione delle politiche fiscali e monetarie. I tassi di interesse cinesi, infatti, sono per lo più tornati a livelli pre-COVID, mentre la crescita del credito ha decelerato, mentre la politica abitativa è diventata marginalmente più restrittiva. Goldman Sachs si attende che questi trend proseguano nel corso del prossimo anno, con una politica che dovrebbe rimanere comunque leggermente più accomodante rispetto al 2019, ma anche significativamente meno del 2020.

Mix Biden no Blue Wave vaccino Pfizer scatena JP Morgan: che presenta grande rotazione e l’arrivo del Nirvana

Joe Biden presidente degli Stati Uniti e il Senato Usa ancora in mano repubblicana, è, per gli analisti di JP Morgan, “uno degli scenari migliori” per Wall Street. E ora, con l’annuncio di Pfizer sul vaccino anti-coronavirus a cui sta lavorando con la tedesca BioNTech, la Borsa Usa ha ancora più motivi per brindare, tanto che gli strategist del colosso bancario americano incidono tutto il loro ottimismo nella nota “Vaccine Rotation, Subsiding Risks, Market Nirvana”, ovvero “La rotazione con il vaccino, lo smorzarsi dei rischi, il Nirvana per i mercati“.

L’ottimismo è tale da portare gli esperti a pronosticare un balzo, per l’indice S&P 500, fino a 4.500 punti entro la fine del 2021.
Non solo: JP Morgan ha comunicato di aver rivisto le stime sull’eps, utile per azione, del 2021, di 8 dollari a $178, ben al di sopra delle attese del consensus, pari a $168,26.
Per il 2022, l’eps è atteso a $200, rispetto ai $194,69 previsti in media dalla comunità degli analisti.
Ma veniamo al commento:
“Il mercato azionario ha davanti a sé uno dei migliori scenari degli ultimi anni per riportare rialzi in modo sostenuto. Dopo un periodo prolungato di rischi elevati (guerra commerciale globale, pandemia COVID-19, incertezza sulle elezioni Usa), l’outlook si sta facendo più chiaro in modo significativo, soprattutto grazie alla notizia di un vaccino anti-COVID-19 altamente efficace”.
“Avevamo previsto – prosegue la nota – uno sviluppo imminente sul vaccino e una rotazione dai titoli delle società che hanno tratto vantaggio dal COVID  verso azioni Value, che includessero le società da shortare in caso di scoperta di un vaccino (Vaccine Tactical Short-JPAMVACS ) e società che beneficerebbero della ripresa dal COVID”.

“Riteniamo  – si legge ancora – che la vittoria confermata di Biden (alle elezioni presidenziali Usa), insieme a una probabile impasse al Congresso  (con il Senato destinato a rimanere nelle mani dei repubblicani e la Camera dei democratici in quelle dei democratici) crei una situazione da Goldilocks, di riccioli d’oro, per l’azionario, uno scenario da ‘Nirvana per i mercati’.
“E anche se ci fosse nel Congresso una situazione pressocché di equilibrio, sarebbe probabilmente difficile (per Biden) riuscire a far approvare le proposte di forti aumenti delle tasse e a favore di una regolamentazione più severa (sui mercati), mentre invece si smorzerebbe almeno parte della guerra commerciale globale“. Tutto questo, in un contesto in cui le politiche delle banche centrali globali rimangono molto accomodanti (con i tassi stimato a zero, grazie alle misure di QE)”.
In più, si legge ancora nell’analisi di JP Morgan, “la prospettiva di un altro round di stimoli fiscali è migliorata anch’essa, sebbene la dimensione dovrebbe essere più ridotta. Gli utili corporate (del terzo trimestre) e la ripresa del mercato del lavoro Usa a ottobre (vedi report occupazionale) continuano inoltre a confermarsi migliori delle stime. Questa ripresa dovrebbe essere sostenuta dall’allentamento delle misure di contenimento anti-COVID”.
JP Morgan ha fatto notare anche che la liquidità a disposizione delle società quotate sullo S&P 500 è tornata quasi ai livelli record, mostrando il potenziale di un aumento delle operazioni di buback e di M&A nel corso del 2021“.
Di conseguenza, gli strategist ritengono che lo S&P 500 sorpasserà il target price precedente di JP Morgan, diffuso a settembre, pari a 3.600, prima della fine dell’anno, per poi salire fino a 4.000 entro l’inizio del 2021 “con un buon potenziale di una ulteriore salita, fino a 4.500 punti, entro la fine dell’anno prossimo”. Al momento lo S&P viaggia attorno a 3.550 punti.

WALL STREET: keep calm and the trend is your friend!

Dopo aver ricevuto l’esito delle elezioni USA, i mercati sembrano rasserenati e anche la mani forti riducono le loro coperture. Ora occorrerà capire se il rally continuerà da subito o se arriverà una correzione, senza intaccare il trend di lungo termine. Ennesima analisi del COT Report sullo SP500.

Cari amici, nella settimana delle elezioni presidenziali Usa, anche i mercati finanziari internazionali anno espresso il loro voto. Un voto molto più netto e deciso di quello espresso dai cittadini statunitensi. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, ha infatti registrato un balzo in avanti monstre, pari al 7,32 %, ed oggi quota nuovamente sopra i 3.500 punti. E’ dunque del tutto evidente che hanno accolto con grande favore il cambio della guardia alla Casa Bianca. Un vero e proprio paradosso per un presidente uscente imprenditore, considerato dai più un fervente amico dei mercati. In realtà le sue scelte, aldilà delle apparenze di facciata, non erano molto condivise dagli operatori di mercato. Si era addirittura messo in testa di fermare e sovvertire il processo di globalizzazione economica che costituisce, ormai da tempo, il tratto saliente della nostra epoca. E poiché la politica è solo una sovrastruttura dell’economia, era del tutto evidente e scontato che la struttura, ovvero il sistema economico, l’avrebbe prima o poi defenestrato e sostituito. Insomma ha dimostrato di non aver ben compreso la lezione darwiniana, secondo cui a sopravvivere non sono i più forti, bensì coloro che dimostrano una migliore capacità di adattamento all’ambiente in cui vivono. Nel suo caso questa capacità d’adattamento è completamente mancata. Nell’epoca dell’economia globale ha infatti imposto antiquati dazi doganali, alzato e riesumato medievali ponti levatoi, e strizzato addirittura l’occhio alle tesi razziste di coloro che ancora propugnano la supremazia della razza bianca. Alla luce di queste considerazioni, la presidenza di Donald Trump potrebbe esser considerata come un incidente della storia. Ma a mio modesto avviso non lo è. Il suo ancora largo e consistente consenso testimonia e denuncia, infatti, che lo sviluppo economico e sociale della nostra epoca è ancora molto controverso ed ineguale. Sarà pertanto necessario, negli anni a venire, governare con maggiore equilibrio ed attenzione sociale gli sviluppi della nuova economia globale. Trump è stato defenestrato, e ciò è senz’altro un bene, ma i problemi da risolvere restano ancora tutti sul tappeto. C’è da augurarsi pertanto che gli Usa di Biden riprendano velocemente il ruolo guida avuto nel secondo dopoguerra, ed insieme all’Europa, trattino con la nuova potenza, ossia la Cina, un nuovo e più equilibrato governo dell’economia e del Mondo. Un augurio il mio, il cui esito sarà, ed è quasi superfluo dirlo, costantemente  monitorato dai mercati, che quotidianamente ci terranno informati sugli sviluppi.In attesa di tali sviluppi, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima settimana, probabilmente a causa delle incertezze e delle polemiche elettorali, ha subito un vero e proprio tonfo, cede infatti l’1,92 %, e retrocede a quota 92,32. I prezzi delle commodities stornano anch’essi, ma in misura molto più lieve, cedono infatti solo lo  0,56 % in termini reali, e lasciano intendere che la ripresa dell’economia è ancora ben lungi dall’arrivare. Segnali in tal senso giungono anche dal mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale americano retrocede infatti di 5 bps, ed arretra a quota 0,82 %. Il rendimento dei bond a 2 anni, invece, resta immobile a quota 0,16 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, si contrae sino a 66 bps, e ciò conferma le difficoltà di ripresa dell’economia Usa. Del mercato azionario, abbiamo già accennato. Recuperato con gli interessi il pesante storno della scorsa settimana, con quotazioni sempre molto prossime ai loro massimi storici.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 20.458

Large Traders :  + 17.336

Small Traders : + 3.122

Si riconferma, pertanto, la nuova ed incerta configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 10.378 contratti. Variazioni di segno opposto a quelle delle due precedenti settimane. In particolare, i Commercial traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, passata la bufera delle elezioni, riacquistano l’intero lotto dei 10.378 contratti long, e riducono l’entità della loro posizione di copertura, Net Short. I Large traders, invece, cedono ben 10.254 contratti long, e riducono di conseguenza la loro esposizione ai mercati, ma la loro posizione resta ancora Net Long. Gli Small traders, infine, restano quasi a guardare, cedono infatti solo 124 contratti long, e permangono, seppur di misura, ancora in posizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima settimana sembrano voler  prefigurare una situazione prossima ventura di maggiore tranquillità. Le Mani Forti riducono infatti il loro precedente livello di copertura. Evidentemente ritengono che il nuovo assetto politico Usa apporterà maggiore serenità sia dal punto di vista sociale, che economico. Sembrano voler dar fiducia al nuovo presidente Joe Biden. Prima di prender posizione attenderanno credo il suo insediamento ufficiale, e le sue iniziali decisioni. Ma gli Usa non sono più il centro del Mondo, guarderanno credo anche ai dati dell’ormai enorme economia cinese, che sembrano alquanto beneauguranti. Insomma credo che il quadro prospettico sia più incoraggiante di quello delle scorse settimane. Non ho pertanto motivi per mutare la mia view di fondo che ben conoscete, anzi la riconfermo con accresciuta fiducia. A mio avviso, eravamo e restiamo in un trend rialzista di carattere secolare.

Lunedì da sogno per Piazza Affari (+5%) con jolly vaccino, balzo a 2 cifre per i quattro peggiori titoli del Ftse Mib nel 2020

Il jolly vaccino anti-Covid ha gettato oggi ulteriore benzina sul rally ardente dei mercati post elezioni Usa. Piazza Affari ha così iniziato la settimana con un balzo di oltre il 5% e tornando sui livelli pre-lockdown. Il Ftse Mib, reduce dal quasi +10% di settimana scorsa, ha chiuso a 20.750 punti, in rialzo del 5,43%. Già prima dell’annuncio di Pfizer sui riscontri del vaccino i mercati viaggiavano in rialzo di oltre il 2% sull’onda dell’affermazione di Biden alle elezioni Usa.

Vaccino Pfizer fa sperare i mercati

Lo studio clinico di fase 3 del candidato vaccino che Pfizer sta sviluppando con la tedesca BioNTech ha mostrato un’efficacia oltre il 90%, una percentuale ben oltre le aspettative. Pfizer e BioNTech chiederanno l’autorizzazione all’uso di emergenza alla Food and Drug Administration (FDA) subito dopo il raggiungimento del traguardo di sicurezza richiesto, che attualmente dovrebbe avvenire nella terza settimana di novembre (qualche settimana prima della fine dello studio di Fase 3).

ENI e le altre, ben sei titoli segnano balzi a doppia cifra

A fare la voce grossa sono stati soprattutto i titoli maggiormente penalizzati in questo 2020 dallo scoppio della pandemia, a partire da ENI e Saipem. Impennata verticale per ENI che è andata a chiudere a +12,78% sopra quota 7,3 euro grazie anche al parallelo balzo delle quotazioni del petrolio WTI a +10% circa.  Rispetto ai minimi pluriennali toccati il 29 ottobre a 5,73 euro, il titolo del colosso energetico segna un rimbalzo del 29% circa.  In generale è stato tutto il settore energetico a volare oggi con +12,31% per Saipem e +9,57% per Tenaris.
La migliore di oggi è stata però Leonardo – anch’esso tra i peggiori da inizio anno –  con +16,27% oltre la soglia dei 5 euro, seguita da Pirelli con oltre +14%. Tra le banche oltre +14% per Bper (che è il titolo peggiore Ytd). Spicca poi il +13,73% di Unicredit che risale in area 7,70 euro. Molto bene anche Intesa con +9,22% a 1,765 euro.
Fuori dal Ftse Mib spicca il +33,6% di Autogrill, tra i titoli più penalizzati dalla pandemia.

Vaccino mette ko Diasorin (-16%)Di contro, debacle oggi per il titolo Diasorin che nel finale arriva a cedere il 16,5% a quota 168 euro. A mettere al tappeto il titolo è il newsflow positivo sul fronte vaccino anti-Covid. Sviluppi che allontanano gli investitori da Diasorin, il titolo del Ftse Mib più cavalcato in questo 2020 come beneficiario in un contesto di emergenza sanitaria legato al Covid.  Da inizio anno Diasorin, considerando il tonfo odierno, segna comunque un balzo di +45% che lo pone come miglior performer tra i 40 maggiori titoli di Piazza Affari.
Male anche Fineco (-2,21%) che ha reagito male ai conti del terzo trimestre

Vaccino Pfizer efficace per oltre il 90%, richiesta a FDA per uso negli USA. Ftse Mib si impenna a oltre +4%

Il vaccino Covid sviluppato da Pfizer e BioNTech SE ha prevenuto oltre il 90% delle infezioni in uno studio su decine di migliaia di volontari. I risultati preliminari aprono la strada per chiedere un’autorizzazione alla FDA per l’uso di emergenza negli Stati Uniti alla fine del mese.Pfizer e il partner tedesco BioNTech sono i primi produttori di farmaci a mostrare dati di successo da uno studio clinico su larga scala di un vaccino contro il coronavirus.La notizia ha fatto schizzare ulteriormente in avanti i mercati con Piazza Affari arrivata a oltre +4% in area 20.500 punti, quasi raddoppiando i guadagni dopo la notizia diffusa da Pfizer.Pfizer prevede di richiedere un’ampia autorizzazione per l’uso di emergenza del vaccino negli Stati Uniti per le persone di età compresa tra 16 e 85 anni. Per fare ciò, dovrà aver raccolto due mesi di dati sulla sicurezza su circa la metà dei circa 44.000 partecipanti allo studio, previsti per la fine di novembre.“Oggi è un grande giorno per la scienza e l’umanità”. Lo afferma Albert Bourla, presidente e amministratore delegato della Pfizer nella nota in cui il colosso farmaceutico annuncia che il vaccino Covid sviluppato da Pfizer e BioNTech SE.

Biden presidente e il rischio double dip per l’economia, Ing ottimista ma non sul breve termine

Se Joe Biden dovesse vincere le elezioni presidenziali statunitensi – come tutto lascia supporre con le ultime indicazioni che vedono il sorpasso ai danni di Trump in Georgia (Stato che assegna 16 grandi elettori) – saranno notevoli i cambiamenti economici che il nuovo inquilino della Casa Bianca potrebbe mettere in atto. Biden ha in programma importanti aumenti della spesa, in particolare in progetti sanitari, educativi e infrastrutturali. C’è poi il capitolo riguardante le possibili importanti modifiche fiscali e normative. “Tuttavia, se il Congresso rimane nelle mani dei repubblicani, potremmo vedere molte di queste politiche annacquate”, asserisce James Knightley, Chief International Economist di Ing.Ing è ottimista riguardo alle prospettive a lungo termine per l’economia statunitense, non da ultimo perché si potrà assistere a una spesa di circa $ 1 trilione, ossia il 5% del PIL. A breve termine, invece, le cose sembrano meno buone. “Ulteriori misure anti-Covid potrebbero portare a un’altra contrazione dell’economia statunitense. E data l’animosità politica tra le due parti, trovare un accordo sugli sforzi per aiutare il paese a superare questo periodo difficile potrebbe essere molto difficile”, aggiunge Knightley.

Prese di profitto a Piazza Affari dopo +10% in 4 sedute. Raffica di trimestrali, Inwit regina del Ftse Mib

Piazza Affari prende fiato dal recente rally. L’indice Ftse Mib, reduce da cinque sedute consecutive di rialzi, oggi si muove sotto la parità segnando, dopo un avvio altalenante, un -0,2% in area 19.700 punti. Caute anche le altre Borse europee, con Francoforte e Parigi in calo di circa lo 0,50%.

Election week da sogno per Wall Street e Ftse Mib, ma gli strategist temono eccesso euforia: lotta al Covid di Biden peserà su Pil e utili 2021

Anche ieri è andato in scena l’ennesimo rally di Wall Street con tutti i principali indici USA in rialzo di circa il 2% e i tecnologici ancora una volta a fare da traino alla corsa al rialzo. Il bilancio settimanale è arrivato a +7% per lo S&P 500 e addirittura +9% per il Nasdaq che è di nuovo prossimo ai massimi storici. Non da meno le Borse Ue con +8,7% in 4 sedute per l’Euro Stoxx 50 e oltre +10% per il Ftse Mib. 
Joe Biden si avvicina a raggiungere il traguardo dei 270 grandi elettori e diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti. Nel frattempo ieri il presidente Donald Trump ha lanciato un nuovo attacco al processo democratico del paese sostenendo che le elezioni gli sono state “rubate” e affermando, senza prove, che “vincerebbe facilmente” senza il conteggio di quei voti che ha definito “voti illegali” (voti arrivati nelle ore successive all’Election Day del 3 novembre scorso).

Mercati tifano per Congresso diviso

Ma perché la Borsa di New York ha spiccato il volo sia prima del voto (quando l’attesa era di una Blue Wave) che dopo il voto (con Biden sempre avanti, ma senza la vittoria schiacciante indicata dai sondaggi).
Gli investitori continuano a guardare con favore tutti gli aspetti positivi di una presidenza Biden, come una leadership stabile e una politica estera meno aggressiva, a cui si aggiunge l’attesa che alcuni punti del programma del candidato democratico non graditi al mercato non verranno portati avanti nello scenario che si prospetta di Congresso diviso.
A spingere gli acquisti nelle ultime 48 ore è infatti la prospettiva di un Senato controllato dai repubblicani che andrebbe a bloccare qualsiasi mossa da parte di un’amministrazione Biden volta a inasprire la regolamentazione e aumentare le tasse sulle imprese.
Il recupero delle Borse in corso di settimana è “un filo eccessivo” a detta di Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, che ricorda come le contestazioni di Trump potrebbero prendere momentum una volta avuta la dichiarazione di vittoria di Biden. “Se è improbabile che queste possano ottenere un inversione del verdetto, il risultato pratico di un serio rinvio dell’entrata in ufficio di Biden, e quindi dell’approvazione di pacchetti di stimolo, è assai più alla portata. E potrebbero sfociare in forti proteste, in grado di incendiare il paese”, asserisce l’esperto.
In aggiunta, c’è il Covid che non risulta affatto sotto controllo negli USA. I nuovi casi hanno toccato un picco record di oltre 121 mila (dati Johns Hopkins University) ed eventuali tumulti potrebbero peggiorare una situazione già grave.

Strategist vedono l’eccesso di euforia sgonfiarsi

Tornando all’andamento euforico dei mercati, Sersale ricorda come questi tipi di movimento (+8/10% in 4 sedute) tendono a causare violente capitulation dei corti, lasciando il mercato vulnerabile a flussi di prese di beneficio o catalyst negativi. “Per questi motivi mi aspetto un consolidamento nelle prossime sedute. Il superamento della Fed potrebbe essere un banco di prova per il rally. Nello statement, le modifiche rispetto a settembre sono minime”, conclude Sersale.
Già per oggi le prospettive sono di una seduta difficile per Wall Street con i futures su Dow Jones e S&P 500 che viaggiano in calo dello 0,8% circa e quello sul Nasdaq segna -1,1%. 
Parla di movimenti del mercato “un po’ ottimistici” anche gli esperti di Federated Hermes che vedono “il rischio che una seconda ondata di COVID negli Stati Uniti venga affrontata da restrizioni più sfavorevoli dal punto di vista economico da parte di Biden, un possibile catalizzatore per un ulteriore declassamento delle stime macro e degli utili per l’anno prossimo”.

Zona euro: sforbiciata alle stime UE su crescita Pil 2021 atteso ora a +4,2% da +6,1%

La Commissione europea ha snocciolato il nuovo outlook d’autunno e per la zona euro si attende un Pil pari a -7,8% nel 2020, +4,2% nel 2021 e un ritmo di crescita pari a +3% nel 2022. Nel luglio scorso Bruxelles aveva pronosticato un Pil a -8,7% per l’anno in corso e un +6,1% per il 2021. Conferme, invece, sul fronte del tasso d’inflazione confermato +0,3% nel 2020 e +1,1% nel 2021, +1,3% nel 2022.

Commissione Ue: recessione globale più forte del previsto (-4,3%), la ripresa 2021 più debole

La seconda ondata di coronavirus nel mondo avrà un effetto più pesante del previsto sull’economia globale, che quest’anno scenderà a un tasso più grave e l’anno prossimo rimbalzerà a un tasso più debole. E’ ciò che emerge dalle ultime stime economiche formulate dalla Commissione europea, secondo cui il Pil mondiale quest’anno segnerà un -4,3%, per poi salire del 4,6% nel 2021 e del 3,6% nel 2022. Nelle stime di primavera, la Commissione Ue aveva indicato un -3,6% quest0anno e un +5,2% nel 2021

Commissione Ue: Pil Germania limiterà impatto Covid a -5,6% nel 2020, ma ripresa 2021 più debole

L’impatto Covid sull’economia della Germania quest’anno sarà meno grave del previsto, ma la ripresa nel 2021 sarà più lenta. Lo prevede la Commissione europea, nelle sue ultime stime economiche (Autumn Forecast), diffuse oggi. Secondo le sue proiezioni, il Prodotto interno lordo (Pil) della Germania registrerà nel 2020 una contrazione del 5,6% contro una precedente stima di -6,5% della scorsa primavera. L’anno prossimo però, il Pil tedesco è atteso in recupero di un +3,5% anziché di un +5,9% previsto nei mesi scorsi. Nel 2022, la Germania dovrebbe evidenziare una espansione del 2,6%.

Commissione europea: Pil Italia atteso a -9,9% nel 2020, +4,1% nel 2021 e +2,8% nel 2022

La Commissione europea ha rivisto al rialzo le stime del Prodotto interno italiano (Pil) per il 2020 atteso a -9,9% dalla precedente previsione di luglio a -11,2 per cento. Sono state, invece, riviste al ribasso le stime per il 2021 a +4,1% contro il precedente +6,1% e per il 2022 pronostica una crescita al ritmo del 2,8 per cento. Secondo l’outlook economico d’autunno di Bruxelles, il tasso di disoccupazione italiano è atteso al 9,9% nel 2020, all’11,6% nel 2021 e all’11,1% nel 2022. Quanto all’inflazione, nel 2020 il tasso è visto a -0,1% dopo +0,6% nel 2019. Nel 2021 la Commissione europea indica un +0,7% e un +1% nel 2022.

Stati Uniti: Ism manifatturiero balza a sorpresa 59,3 a ottobre

Negli Stati Uniti l’indice Ism manifatturiero sorprende. Il dato di ottobre è balzato a quota 59,3 contro i 55,4 della passata rilevazione, battendo anche le attese del mercato ferme a 56.

I mercati non hanno ancora prezzato le nuove restrizioni anti-Covid

GAM SGR sottolinea la gravità della situazione in Europa e ritiene che le prossime settimane saranno decisive per valutare l’impatto sulla crescita e sulle performance societarie nel 2021

Un’estensione delle misure restrittive che comprometta la ripresa anche nei primi mesi del 2021 non è certamente nei prezzi, e le prossime due settimane saranno fondamentali per i trimestri a venire. Nel frattempo il mercato torna a riposizionarsi sui settori che riescono ad avvantaggiarsi maggiormente nel quadro attuale, ovvero tecnologia, consumi discrezionali e di base, che ormai hanno nell’online il principale canale di vendita, e a vendere i settori ciclici come industriali, finanziari e petroliferi, che avevano faticosamente ripreso a salire durante l’estate.

STIME SULLA RIPRESA DA RIVEDERE

Lo sottolinea in un commento Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR, secondo cui i dati passati a questo punto “contano poco o nulla”, perché un nuovo rallentamento di economia e consumi nell’ultimo trimestre dell’anno è ormai inevitabile. Per questo il punto focale sarà la revisione delle stime di crescita economica per il 2021. Secondo l’esperto di GAM SGR, le attuali valutazioni azionarie sono frutto da un lato di tassi nominali e reali ai minimi storici e dall’altro da attese di una ripresa sostenuta nel prossimo anno.

EQUILIBRIO PRECARIO

Ma aggiunge che l’equilibrio precario su cui si reggono i mercati è evidente se si considera la dicotomia fra le quotazioni di Borsa delle società che battono le stime degli analisti e di quelle invece che le deludono. Nel terzo trimestre, osserva Mauri Brusa, i titoli dello S&P 500 che hanno riportato dati migliori delle attese hanno avuto mediamente una performance giornaliera positiva di +0,10% mentre i titoli che hanno riportato utili inferiori alle stime hanno visto una forte calo delle quotazioni di -3,7%.

SITUAZIONE PRECIPITATA IN EUROPA

L’esperto di GAM SGR sottolinea che nel giro di poche settimane la situazione è precipitata soprattutto in Europa, con la curva dei contagi in crescita esponenziale, e con il dato ancora più allarmante relativo al numero di nuove ospedalizzazioni, con i tassi di occupazione dei posti letto nei reparti Covid e soprattutto delle terapie intensive che hanno nuovamente raggiunto percentuali allarmanti. La conseguenza è che un po’ in tutti i Paesi le misure di contenimento si fanno via via più restrittive, e ormai la parola lockdown non è più un tabù.

TRIMESTRALI PER ORA POSITIVE

Anche negli Stati Uniti, prosegue l’analisi di Mauri Brusa, la situazione è lungi dall’essere sotto controllo ma l’attenzione al momento è concentrata sulle elezioni, con Trump in forte svantaggio in tutti i sondaggi, che vuol arrivare al 3 novembre limitando il più possibile nuove restrizioni. Nel frattempo siamo entrati nel pieno della stagione delle trimestrali e i risultati riportati finora, tanto negli Stati Uniti quanto in Europa, battono le stime degli analisti sulla componente utili, mentre nel Vecchio Continente i fatturati risultano leggermente sotto le attese. Ma sono dati, come quelli disponibili sul fronte macro, che non rispecchiano ancora la possibile frenata dovuta alle restrizioni.

TURBO PMI: scenario di ripartenza relativo (tranne che per la Cina)

Le economie risultano in forte ripresa (ante seconda ondata COVID-19). Ora ci sarà un peggioramento ma occhio che non per tutti ci saranno forti correzioni.

In un momento dove tutto sembra scapparci di mano, ecco un dato che potrebbe anche sorprenderci. Parliamo di indice PMI manifatturiero, che va a misurare lo stato di salute appunto della manifattura.
Ieri abbiamo visto diversi dati PMI in uscita. Compresa Italia che ha fornito un dato migliore delle attese.

(…) L’indice Pmi manifatturiero, che registra la fiducia dei responsabili degli acquisti delle imprese in Italia, sale a 53,8 punti a ottobre dai 53,2 punti di settembre. E’ il livello più alto da marzo 2018. L’indicatore, rilevato da Ihs Markit, segnala crescita per il quarto mese di fila posizionandosi sopra quota 50 che rappresenta la soglia di demarcazione tra espansione e contrazione del ciclo. (…)

Ma che spettacolo! Ma quindi le cose non vanno nemmeno troppo male da noi! In realtà, la forte ripresa del settore italiano è dovuta anche alla crescita più veloce della produzione e dei nuovi ordini totali.

E vediamo il resto dell’Eurozona.

(…) L’Indice Ihs Markit Pmi del settore manifatturiero dell’Eurozona di ottobre ha indicato ancora una volta una crescita maggiore del settore manifatturiero. Dopo le dovute destagionalizzazioni, l’indice principale è salito a 54.8 da 53.7 di settembre registrando un valore superiore alla precedente stima flash. (…) Ancora una volta la Germania è stata la regione a riportare i risultati migliori, con il rispettivo Pmi che ha raggiunto il livello maggiore in oltre due anni e mezzo. (Source

Il grafico parla molto chiaro. Ha tutti gli aspetti della ripresa a V. Peccato che ovviamente qui stiamo parlando del passato. E di certo questo grafico non ci parla di quello che è il presente e il futuro. Incuriosisce però la situazione della Cina. Questo perché la Cina sembra non solo di essere tornata alla produttività anche Covid-19 ma addirittura di essere andata oltre. Un po’ come se addirittura il Covid-19 l’avesse rafforzata.

(…) In Cina un importante indicatore sullo stato delle imprese, l’indice Pmi, che attraverso sondaggi di solito testimonia in maniera accurata il livello di fiducia degli imprenditori, ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 10 anni. In questo caso l’indice è il Caixin manufacturing Purchasing Managers’ Index, ricavato da un’indagine su aziende cinesi private e statali: ha raggiunto il livello più alto da gennaio 2011. L’indice si è attestato a 53,6 in ottobre, in aumento rispetto al 53 di settembre. (…)

I dati mettono a nudo un’evidenza che abbiamo già segnalato diverse volte (VEDI QUI). Ormai l’economia cinese si è normalizzata dopo che il Paese è riuscito a contenere la crisi del coronavirus. Sicuramente hanno gestito meglio l’epidemia e hanno reagito meglio al ritorno del contagio. Qualche segnale negativo la Cina lo registra con l’export, ma ci sta visto che è proprio l’estero (ovvero dove non è Cina) l’area di nuovi lockdown. Dite che la Cina si sta preoccupando? Pensate che la Cina tema il Covid e i blocchi commerciali USA?

(… ) La leadership del Paese sta elaborando un nuovo piano economico quinquennale, che dovrebbe essere presentato a marzo, che si concentrerà sull’autosufficienza economica, sull’innovazione tecnologica e, secondo gli annunci, su un ambiente più pulito. (…) [Source

La circolazione DUALE nel piano quinquennale CINESE

Ebbene si, il 29 ottobre si è chiuso a Pechino il V Plenum del Partito comunista cinese che ha definito il 14° piano quinquennale per il periodo 2021-2025. Come sempre, sono molti i temi citati, che saranno oggetto nelle prossime settimane di formulazioni più specifiche da parte dei relativi ministeri.

Il tema principale va sotto il titolo fumoso di “sviluppo o circolazione duale”, la nuova strategia di sviluppo della Cina nell’epoca del progressivo distacco dall’economia statunitense. Indipendentemente da chi vincerà le elezioni USA.

Cosa diavolo è la “circolazione duale”? Banalmente è la “circolazione interna”, e la “circolazione esterna”, che si riferisce ai legami economici della Cina con il mondo esterno. Quindi rafforzare l’economia interna per rendere la Cina ancora più indipendente dagli USA. E per fare questo, Pechino dovrà aumentare i redditi dei suoi cittadini e ottimizzare la distribuzione del reddito in modo che possano essere più propensi al consumo e un po’ meno al risparmio. Insomma, fateci caso, è un po’ come se si volesse “occidentalizzare” il modello economico cinese. Peccato però che i numeri target siano impressionanti. 10 milioni di nuovi posti di lavoro ogni anno, necessari a garantire un reddito che sostenga il consumo (per un totale di 50 milioni sull’intero orizzonte del piano) saranno creati nei nuovi settori dell’economia digitale – lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, dei big data e del 5G – che dovrà diventare il motore principale della crescita e dell’innovazione. (Source) Quindi è evidente CACCIA all’autosufficienza. Ce la farà la Cina. Io non ho dubbi al riguardo. Si sono comprati l’Africa, hanno copiato tuto il copiabile e ora hanno tutto il necessario per diventare estremamente potenti ed indipendenti, rosicchiando quote di mercato alle vecchie economie.

Insomma signori, accettiamo la realtà. E impariamo a guardare il mondo in modo diverso. Se prima eravamo abituati a vedere il mondo così…

…dovremo abituarci a vedere il mondo…così…

STAY TUNED!

Impennata contagi a 31mila, i dati di oggi 30 ottobre. Lockdown sempre più vicino

Nuovo balzo dei contagi da Covid in Italia. I dati di oggi vedono 31.084 nuovi casi dai 26.800 di ieri. Si tratta del nuovo record che conferma l’impennata della curva delle ultime settimane che probabilmente costringerà a breve a un nuovo lockdown nelle Regioni più colpite o a livello nazionale.Record anche dei tamponi (215.085), mentre i decessi scendono a 199 contro i 217 di ieri.Il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ha rimarcato oggi che non bisogna aspettarsi cambiamenti del trend dovuti alle misure previste dal DPCM di settimana scorsa in quanto ci vorranno due o tre settimane per vederne gli effetti.

Pandemia COVID, Gualtieri: priorità assoluta contenere aumento contagi, in caso lockdown Italia più solida

“La priorità assoluta in questo momento è contenere l’aumento dei contagi (di coronavirus), anche per evitare misure generalizzate più avanti”. E’ quanto ha detto il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, intervenendo alla 96ma Giornata Mondiale del Risparmio. In ogni caso, nel caso in cui in Italia scattasse un nuovo lockdown come quello precedente, l’economia si troverebbe in una posizione più solida.“Se nelle prossime settimane si dovesse ricorrere a misure più drastiche di contenimento dell’epidemia, partiremmo comunque da una posizione di comprovata solidità ed avendo nettamente migliorato la nostra capacità e prontezza di risposta all’emergenza sanitaria ed economica”. In ogni caso, ha continuato il titolare del Tesoro, “la politica di bilancio resterà espansiva per tutto il tempo necessario”.

Gualtieri commenta boom Pil Italia in III trimestre: ‘dimostra efficacia misure decise dal governo’

Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha difeso le stime contenute nella NaDef, commentando il balzo che il Pil italiano ha riportato nel terzo trimestre. Secondo i numeri snocciolati stamattina dall’Istat, che ha diffuso la stima preliminare, nel penultimo trimestre dell’anno il Prodotto interno lordo (Pil) italiano, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha mostrato un aumento del 16,1% rispetto al trimestre precedente. Su base annua la flessione è stata pari a 4,7 per cento.Intervenendo alla 96esima giornata mondiale del risparmio dell’Acri Gualtieri ha fatto notare che il balzo “è superiore a quanto stimato dalla maggior parte dei previsori” e dallo stesso governo e “testimonia la capacità di risposta della nostra economia e l’efficacia delle misure decise dal governo”. Nelle scorse settimane il ministro dell’Economia, aveva indicato un possibile balzo di oltre il 13,5%. Upb e Bankitalia avevano invece stimato un Pil intorno al 12%.

BCE: si lavora di forward guidance e cosa fare altrimenti?

Bazooka pronto a sparare. E potevamo pensare altrimenti? Anche se poi succederà nulla, è la forward guidance a comandare. Non importa nel concreto agire, ma dare l’impressione di essere pronti e disponibili ad aperture che anni fa non si potevano nemmeno immaginare. Perché una pandemia come il Covid-19 non si poteva pensare.Bisogna abbattere il cigno nero prima che prenda il volo iniziando a dissuaderlo con dei colpi sparati in aria (forward guidance) e se poi sarà necessario, si farà di più.
Vi ho detto in modo non certo molto formale il succo dei discorsi della Lagarde di ieri. Sono cose che avrei potuto scrivere anche prima del meeting BCE perché ormai lo dico da mesi: la strada è segnata, il sistema coeso va verso una sola direzione, ovvero quello della sopravvivenza, compiendo sacrifici monetari e fiscali mirati a fare stare in piedi la baracca.
E poi ci sarà poi da gestire il rovescio della medaglia, ovvero l’immane debito che si è venuto a creare. Un debito che si vorrà abbattere con la crescita del PIL, mantenendo i tassi di interesse a zero per un lungo tempo (sperando che il tasso inflazione non vada fuori controllo). Ma questa è un’altra storia di cui tutti se ne cureranno poi. Nell’immediato quasi non importa a nessuno.
La parola d’ordine oggi è la sussistenza a tutti i costi. E poi si vedrà.

(…) La Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariati i tassi d’interesse: il tasso principale rimane fermo a zero, il tasso sui depositi resta a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%. Anche la politica di acquisti di titoli e di iniezioni di liquidità per ora resta invariata. Ma l’Eurotower è pronta a intervenire. Nell’attuale scenario “con rischi chiaramente al ribasso, valuteremo i dati, inclusa la dinamica della pandemia, le prospettive di diffusione di un vaccino e gli sviluppi nel mercato dei cambi” e a dicembre sulla base dei dati la Bce “rivedrà i propri strumenti”, ha spiegato Lagarde. (…)

Rivedrà i propri strumenti. Quindi BCE potenzialmente pronta a tutto. Poi che lo sia nell’effettivo è tutto da vedere. Ma le parole a volte servono più delle azioni, in un’economia che, NON SCORDIAMOLO MAI, si basa sulla FIDUCIA.

(…) Avendo già schierato una potenza di fuoco senza precedenti per sostenere l’economia dell’Eurozona, la Bce non ha fretta di agire, in quanto il suo continuo acquisto di obbligazioni potrebbe mantenere i mercati calmi fino all’anno prossimo. (…)

Giusto, la BCE ha già fatto molto e come da programma, farà ancora molto ma alla stessa Lagarde sorge quel dubbio che più volte vi ho già esplicato. Che per il sottoscritto non è più un dubbio ma una certezza. Siamo certi che la politica monetaria può ancora avere impatti importanti? Risposta negativa. La palla ora deve passare innanzitutto alla politica fiscale e sparare ulteriori colpi potrebbe diventare inutile e controproducente.

(…) La ripresa nell’Eurozona “sta perdendo slancio più del previsto” e pandemia “presenta nuove sfide per i sistemi sanitari e le prospettive di crescita”, ha sottolineato Lagarde, spiegando che il “balzo significativo” dei contagi e le nuove misure di lockdown lasciano prevedere un “significativo indebolimento dell’attività economica nell’ultimo trimestre” dopo un recupero del terzo trimestre più forte del previsto. (…)

E proprio a questo devono essere indirizzati gli aiuti fiscali, leggasi Recovery Fund.

(…) L’analisi permetterà al Consiglio direttivo di ricalibrare i propri strumenti “per garantire che le condizioni di finanziamento rimangano favorevoli per sostenere la ripresa economica e contrastare l’impatto negativo della pandemia sull’andamento dell’inflazione”. (…)

Impegno per tenere i tassi a zero. Per preservare il sistema sennò il castello di carta (e di debito) salta.

(…) Nel frattempo, Francoforte conferma il programma di acquisto di titoli di Stato da 1.350 miliardi “almeno fino a fine giugno 2021 e in ogni caso fino a quando non giudicherà che la fase di crisi del coronavirus è esaurita”. Confermati anche, fino a fine anno, i 20 miliardi al mese di acquisti tramite il rafforzamento da 120 miliardi di euro del vecchio programma App. (…) [Source

Tutto confermato, quindi resta presente sul mercato un BUYER pazzesco che non può essere trascurato. Potrebbe anche alzare il tiro ma…servirebbe nell’effettivo a qualcosa?

Bankitalia, Visco: debito pubblico sostenibile, ma ci lascia esposti a rischi e costi con nuovi shock

“Il debito pubblico è sostenibile, ma la sua permanenza su livelli elevati ci lascia esposti ai rischi, e ai costi, derivanti da tensioni sui mercati finanziari o da nuovi shock economici”. E’ quanto ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, intervenendo alla 96ma Giornata Mondiale del Risparmio, e riferendosi alle condizioni di salute delle banche italiane.“Il conseguimento dell’obiettivo indicato dal Governo – ha continuato il governatore – presuppone l’utilizzo efficace dei fondi presi a prestito per far fronte alla crisi, nonché di quelli messi a disposizione dai programmi europei. Non si può prescindere da uno sforzo notevole, ma alla portata del Paese, per accrescere l’innovazione e la capacità produttiva, gli investimenti cui destinare nei modi più sicuri e sostenibili il nostro risparmio, le possibilità di impiego offerte dalla nostra economia e la partecipazione al lavoro, in particolare dei giovani e delle donne”.Ancora prima, Visco ha fatto notare che “l’Italia deve affrontare quei nodi strutturali che per quasi tre decenni ne hanno frenato la crescita e che la crisi (provocata dall’esplosione della pandemia da coronavirus COVID-19) ha reso più urgente sciogliere. Le aree in cui è necessario intervenire sono note, le abbiamo ricordate in diverse occasioni anche quest’anno. Esse riguardano la qualità e i tempi dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione; l’innovazione in tutti i settori, con adeguati investimenti, non solo pubblici, nelle infrastrutture di nuova generazione, nel capitale umano e in tecnologie più rispettose dell’ambiente; la salvaguardia e la valorizzazione del nostro patrimonio naturale e storico-artistico. L’occasione fornita dalla disponibilità di risorse finanziarie comuni a livello europeo (riferimento al Recovery Fund) deve essere sfruttata con rapidità, potrà sostenere l’attività produttiva, i redditi e l’occupazione ben oltre gli interventi di ristoro, che pure la crisi rende necessari”.

Halloween: il Covid fa paura, giro d’affari crollerà dell’85%

Crollo “da paura” per il business di Halloween in Italia. Lo afferma il Codacons che, alla luce dell’ultimo Dpcm e delle numerose ordinanze comunali, aggiorna la stima relativa agli effetti dell’emergenza Covid sulla ricorrenza del 31 ottobre. Una festa che da anni coinvolge un numero crescente di italiani al punto che lo scorso anno ben 10 milioni di connazionali hanno festeggiato l’appuntamento importato dagli Usa. “Complessivamente il business di Halloween, come conseguenze dell’emergenza Covid, dell’ultimo Dpcm del Governo e delle disposizioni dei vari Comuni, passerà dai 300 milioni di euro dello scorso anno ai 45 milioni di euro del 2020, con un crollo verticale del giro d’affari dell’85%” – afferma Carlo Rienzi, presidente di Codacons.

Bankitalia, Visco su effetti COVID-19: ‘propensione risparmio rischia di rimanere a livelli elevati anche in prossimi trimestri’

“Il rischio che la propensione al risparmio rimanga su livelli elevati anche nei prossimi trimestri, frenando la ripresa, appare concreto. Esso è confermato dalle indagini condotte dalla Banca d’Italia tra la fine di agosto e l’inizio di settembre; la volontà di risparmiare appare diffusa anche tra i nuclei che non si attendono cali del proprio reddito”. E’ quanto ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, intervenendo alla 96ma Giornata Mondiale del Risparmio.“Il rischio che per l’aggravarsi della pandemia si accentuino le ripercussioni negative sulla domanda non riguarda solo l’Italia. Il rapporto tra risparmio e reddito disponibile lordo è raddoppiato nell’intera area dell’euro portandosi su valori anche superiori a quelli del nostro paese”, ha continuato Visco.

Pil, Gualtieri: crescita 2021 potrebbe essere inferiore a 6% NaDef, ma Italia ce la farà

“La crescita del Pil nel 2021 potrebbe risultare inferiore a quanto previsto” nella nota di aggiornamento al Def, Nadef. Lo ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, intervenendo alla 96esima giornata mondiale del risparmio dell’Acri. La NaDef parla di una ripresa del 6%. Gualtieri ha tuttavia precisato che “la ripresa sarebbe solo rinviata, non pregiudicata”. “La storia ci chiama a una grande prova di responsabilità, l’Italia può farcela e ce la farà se saprà affrontare le sfide che abbiamo di fronte con questo spirito coraggioso, costruttivo e solidale”, ha continuato il titolare del Tesoro, ricordando che “le risorse che arriveranno dall’Europa rappresentano una occasione unica per rilanciare l’Italia”.

Numeri da paura da emergenza affitti negli USA, alert del WSJ: premesse per nuova grande crisi immobiliare

C’è una bomba pronta ad esplodere oltreoceano. E’ la situazione immobiliare che si è venuta a creare negli Stati Uniti con il mercato degli affitti in forte difficoltà e da cui potrebbe prender il via la prossima grande crisi immobiliare americana. A rilanciarlo è un articolo del Wall Street Journal che descrive una situazione a dir poco preoccupante.

Affitti non pagati: una bomba pronta ad esplodere

Un gran numero di affittuari statunitensi non è stato in grado di pagare una parte o addirittura tutto l’affitto dal mese di marzo, da quando la pandemia ha costretto a chiudere temporaneamente la maggior parte delle attività. Molte aziende rimangono chiuse o aperte solo parzialmente, con molti affittuari disoccupati e costretti ad attingere e prosciugare i loro risparmi. Nelle prime settimane della pandemia, molti affittuari hanno cercato di racimolare l’affitto prendendo in prestito denaro da amici o familiari. Le moratorie federali e locali sugli sfratti hanno protetto molti di loro dal perdere la casa durante la pandemia ma ora alcune protezioni statali e locali stanno per scadere, a gennaio o anche prima.
Uno studio sui lavoratori disoccupati pubblicato la scorsa settimana dalla Federal Reserve Bank di Philadelphia ha calcolato che il ‘debito per gli affitti’ raggiungerà i 7,2 miliardi di dollari prima della fine del 2020. Ma Moody’s Analytics stima numeri ben più alti (quasi 70 miliardi di dollari entro la fine dell’anno) se non ci saranno ulteriori stimoli. La società ha calcolato che 12,8 milioni di americani saranno debitori di una media di 5.400 dollari a testa per mancati pagamenti. Anche la cifra più grande sarebbe di gran lunga inferiore a quella persa quando è scoppiata la bolla dei mutui subprime che ha portato ad un’ondata nazionale di inadempienze e pignoramenti. Ma le decine di milioni di persone potenzialmente coinvolte in una rete di debiti riguardanti l’affitto di case e gli sfratti supererebbero di gran lunga i 3,8 milioni di proprietari di case che sono stati pignorati nel 2007-2010. Molti gli americani abbastanza solidi dal punto di vista finanziario, proprietari di casa e in una posizione migliore per affrontare la crisi economica.
L’alto tasso di disoccupazione ha risparmiato la maggior parte dei colletti bianchi, scrive il WSJ, ma circa un quarto delle famiglie americane che vive in affitto sono ora indebitate perché non pagano l’affitto, come dimostrano i sondaggi dell’U.S. Census Bureau. Secondo i dati del censimento, le donne e le persone di colore soprattutto hanno una probabilità sproporzionata di essere in debito con il pagamento dell’affitto. I californiani neri e latinoamericani hanno avuto il doppio delle probabilità dei californiani bianchi di affrontare l’insicurezza degli affitti in mezzo alla pandemia, secondo un’analisi dell’Università della California.

Possibile scoglio nel percorso di ripresa economia

Il preoccupante aumento dei debiti per gli affitti potrebbe ostacolare il cammino verso la ripresa economica degli Stati Uniti, con 30-40 milioni di persone, da New York a San Francisco, che dovranno affrontare un potenziale sfratto una volta scadute le moratorie, secondo le stime citate dai funzionari del governo federale. Sono 3,8 milioni i proprietari di case che sono stati pignorati il che contrasta con la vendita di abitazioni in molti casi a prezzi record. Con circa il 25% delle famiglie di affittuari con bambini che ora sono indebitati, gli americani hanno usato le carte di credito per pagare i costi degli alloggi. Questo spostamento della spesa potrebbe colpire l’economia e gli effetti a lungo termine includono lo sfratto, la riduzione del credito, il pignoramento dei salari, che rendono più difficile la sicurezza degli alloggi in futuro e, potenzialmente, l’occupazione.

Bce: ‘chiaro deterioramento’ con lockdown da COVID, novembre ‘molto negativo’. Lagarde prepara il bazooka di Natale

29/10/2020 16:47 di Laura Naka Antonelli FACEBOOK TWITTER LINKEDIN

La numero uno della Bce Christine Lagarde non fa tanti giri di parole: le misure di restrizione e i lockdown nazionali o parziali che diversi paesi dell’area euro hanno lanciato e stanno lanciando in queste ore avranno un impatto negativo sui fondamentali dell’economia.
Segnali di deterioramento dell’output si sono manifestati in realtà già a settembre, quando lo stato di emergenza attuale scatenato dalla seconda ondata di contagi da coronavirus sembrava ancora lontano. Vista la situazione in cui l’Eurozona si trova ora, con i reparti di terapia intensiva che in diversi paesi sono ormai intasati, il presidente francese Emmanuel Macron che afferma che la Francia è sommersa di casi, Lagarde ammette che l’outlook di breve termine è di “un chiaro deterioramento” dell’economia, così come, “chiaramente, i rischi sono al ribasso”.

Bce, Lagarde: un novembre “molto negativo”. E l’euro tocca il minimo in un mese

Il mese di novembre sarà dunque “molto negativo”: riguardo a come performerà il trend del Pil dell’Eurozona nell’intero quarto trimestre, Lagarde non si sbilancia: tutto dipenderà da come il virus sarà gestito nelle prossime settimane, dallo sviluppo del coronavirus, dall’efficienza delle misure di lockdown lanciate, da troppi fattori il cui esito è, al momento, difficile da determinare, tra cui anche la produzione e distribuzione di un potenziale vaccino che possa confermarsi efficace. Di conseguenza, è presto per dire “se il Pil del quarto trimestre si contrarrà o no”.
Sicuramente, “i consumatori sono cauti, alla luce della pandemia e a causa delle sue conseguenze sull’occupazione e gli utili”. E dai dati resi noti nelle ultime sessioni, emerge che, in ogni caso, l’economia dell’Eurozona si avvia a rallentare in modo significativo nel corso del quarto trimestre.
Inoltre, “mentre l’attività del settore manifatturiero ha continuato a recuperare terreno, nel settore dei servizi il rallentamento continua a essere visibile”.
In questo contesto, la Bce di Lagarde non rimane certo con le mani in mano. Nessun nuovo intervento è stato annunciato oggi, è vero: ma sia dal comunicato con cui la Bce ha motivato la decisione di lasciare invariata la politica monetaria, sia dalle parole proferite da Lagarde nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, è emersa la ferma volontà di ricalibrare” i vari bazooka anti-COVID-19 lanciati per sostenere l’economia e l’inflazione, laddove se ne presentasse la necessità. E visti i presupposti e le misure di restrizione lanciate nel disperato tentativo di arginare la nuova ondata di pandemia, l’impressione è che la Bce sarà pronta a fare un regalo di Natale ai mercati, annunciando magari nuove iniziative nel mese di dicembre.
“Il Consiglio direttivo ricalibrerà i suoi strumenti in modo appropriato, al fine di dare una risposta alla situazione in via di sviluppo”, si legge nella nota della Bce. Una precisazione in tal senso è arrivata da Lagarde: quando si parla di ricalibrare gli strumenti, ha precisato, ci si riferisce alla possibilità di ricalibrare non solo uno, ma tutti gli strumenti lanciati finora dall’istituzione, e la loro stessa combinazione.
D’altronde, l’inflazione dell’area euro rimarrà negativa fino all’inizio del 2021: l’inflazione negativa si è manifestata già da un po’, con il tasso annuale sceso dello 0,3% a settembre, peggiorando rispetto al -0,2% di agosto. E questo segno meno, ha avvertito Lagarde, permarrà almeno nei mesi a venire.
Quanto alla crescita del Pil, nel mese di settembre la Bce aveva annunciato di stimare per il 2020 una contrazione dell’economia dell’area euro pari a -8%, seguita da un rimbalzo del 5% nel 2021. L’inflazione di quest’anno per ora è attesa salire di appena lo 0,3%, per poi recuperare in modo più sostenuto, al tasso di crescita dell’1%, nel 2021. Ma l’outlook è stato diramato, per l’appunto, a settembre, quando il quadro non sembrava così drammatico come in queste ore. La Bce aggiornerà queste stesse stime a dicembre, e in base alle nuove previsioni deciderà il da farsi. Un downgrade è all’orizzonte. Lagarde ha ammesso infatti che la ripresa economica dell’area euro “sta perdendo slancio più rapidamente di quanto atteso”.
E ovviamente, “l’aumento delle infezioni da COVID-19 e la relativa intensificazione delle misure di contenimento stanno pesando sull’attività, rappresentando un chiaro deterioramento dell’outlook di breve termine”.
“Nel frattempo, non rimarremo fermi. Utilizzeremo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, insieme all’intera flessibilità che possediamo, per affrontare questa situazione e qualsiasi sviluppo dovesse presentarsi. Lo abbiamo fatto in passato: abbiamo risposto alla prima ondata che ha colpito le economie dell’area euro in modo molto pronto, molto appropriato, qualcuno potrebbe dire in modo molto pesante. Lo abbiamo fatto durante la prima ondata; lo faremo ancora nella seconda ondata“.
Negativa la reazione dell’euro, che è sceso al minimo in uin mese nei confronti del dollaro, scendendo fino a -0,7% a $1,166.

Il comunicato della Banca centrale europea

Il board della Bce ha deciso di lasciare fermi i tassi di riferimento. In particolare, il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimangono invariati rispettivamente allo 0,00%, 0,25% e -0,50%. Il Consiglio direttivo precisa che i tassi chiave rimarranno ai livelli attuali o inferiori fino a quando non avrà visto le prospettive di inflazione “convergere in modo robusto a un livello sufficientemente vicino, ma inferiore, al 2% entro il suo orizzonte di proiezione”.
Confermata l’entità degli acquisti PEPP
Il Consiglio direttivo della Bce continuerà i suoi acquisti nell’ambito del programma varato ad hoc per l’emergenza pandemica (PEPP) con una dotazione complessiva di 1.350 miliardi di euro.
“Questi acquisti contribuiscono ad allentare l’orientamento generale della politica monetaria, contribuendo così a compensare l’impatto al ribasso della pandemia sul percorso previsto dell’inflazione”, rimarca lo statement della Bce. Gli acquisti, prosegue la Bce, continueranno a essere condotti in modo flessibile nel tempo almeno fino alla fine di giugno 2021 e, in ogni caso, fino a quando il board non giudicherà che la fase di crisi del coronavirus sia terminata. Inoltre, gli acquisti netti nell’ambito del QE continueranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro, insieme agli acquisti al di sotto della dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi di euro fino alla fine dell’anno. Il Consiglio direttivo continua ad aspettarsi che gli acquisti mensili di attività nette durino per tutto il tempo necessario a rafforzare l’impatto accomodante dei suoi tassi ufficiali e terminino poco prima che inizi ad aumentare i tassi di interesse chiave. La Bce continuerà a fornire ampia liquidità attraverso le sue operazioni di rifinanziamento. In particolare, l’ultima operazione della terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO III) rimane una fonte importante per il sostegno del credito bancario alle imprese e alle famiglie.
Il commento di Andreas Billmeier, sovereign research analyst di Western Asset (Franklin Templeton)
Nel meeting di oggi, la BCE ha mantenuto i tassi e gli altri strumenti di policy ai livelli attuali, ma ha dato ai mercati un avvertimento chiaro per il prossimo incontro di dicembre, quando «ricalibrerà le proprie misure». Per quella data, le nuove proiezioni macroeconomiche dovrebbero tener conto della significativa deviazione al ribasso dell’inflazione core rispetto alle previsioni di settembre, così come dell’impatto della seconda ondata di lockdown. Le stime saranno anche basate su dati più certi riguardo gli stimoli fiscali inclusi nei budget 2021 degli stati membri. Nell’evidenziare come i rischi siano ‘chiaramente orientati al ribasso’, la BCE ha creato aspettative per una sua azione a dicembre su almeno due piani. Innanzitutto, potrebbe prendere nuove misure per supportare il credito all’economia. In secondo luogo, per assicurare la convergenza della proiezione di inflazione rispetto all’obiettivo, gli acquisti di asset dovrebbero aumentare. Questo a sua volta supporterà le valutazioni obbligazionarie, o almeno preverrà un rapido aumento dei tassi di interesse, in maniera simile alle intenzioni della BCE in primavera. Non è chiaro a questo punto se l’espansione del PEPP sarà la miglior strategia in questo senso. Per gli investitori obbligazionari la questione che rimane sul tavolo è se il supporto in arrivo dalla BCE – probabilmente ancora lontano sei settimane – sarà una spinta sufficiente rispetto ai venti contrari che nel frattempo soffieranno, originati da un’impennata dei rischi relativi alla pandemia, da piani fiscali deludenti per il prossimo anno, e da altri fattori esterni (tra cui quelli politici.). Siamo cautamente ottimisti, soprattutto perché la BCE ha dimostrato che può agire velocemente quando le condizioni di mercato si deteriorano rapidamente.”

Bce lascia tassi e piano acquisti invariati, ma apre a possibile revisione a dicembre

Niente sorprese dalla Bce, che mantiene invariata la sua politica monetaria. Almeno per il momento. Nella riunione odierna il Consiglio direttivo della Bce ha mantenuto i tassi di interesse al livello attuale e confermato l’entità del suo piano di acquisto asset, come da attese. Tuttavia, ha rilevato un contesto di rischi al ribasso e per questo valuterà attentamente le informazioni in arrivo, comprese le dinamiche della pandemia, le prospettive di lancio dei vaccini e gli sviluppi del tasso di cambio. Le nuove proiezioni macroeconomiche degli esperti Bce, che saranno diffuse nella riunione di dicembre, consentiranno una rivalutazione approfondita delle prospettive economiche e dell’equilibrio dei rischi. “Sulla base di questa valutazione aggiornata – anticipa la Bce – il Consiglio direttivo ricalibrerà i suoi strumenti, in maniera appropriata, per rispondere alla situazione in evoluzione e per garantire che le condizioni di finanziamento rimangano favorevoli per sostenere la ripresa economica e contrastare l’impatto negativo della pandemia sull’inflazione”. Una dichiarazione che apre a una possibile revisione della politica da parte della Bce alla prossima riunione, quella di dicembre, l’ultima del 2020.

Tassi di interesse invariati
Tornando a oggi il board della Bce ha deciso di lasciare fermi i tassi di riferimento. In particolare, il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimangono invariati rispettivamente allo 0,00%, 0,25% e -0,50%. Il Consiglio direttivo precisa che i tassi chiave rimarranno ai livelli attuali o inferiori fino a quando non avrà visto le prospettive di inflazione “convergere in modo robusto a un livello sufficientemente vicino, ma inferiore, al 2% entro il suo orizzonte di proiezione”.

Confermata entità acquisti PEPP
Il Consiglio direttivo della Bce continuerà i suoi acquisti nell’ambito del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) con una dotazione complessiva di 1.350 miliardi di euro. “Questi acquisti contribuiscono ad allentare l’orientamento generale della politica monetaria, contribuendo così a compensare l’impatto al ribasso della pandemia sul percorso previsto dell’inflazione”, rimarca lo statement della Bce. Gli acquisti, prosegue la Bce, continueranno a essere condotti in modo flessibile nel tempo almeno fino alla fine di giugno 2021 e, in ogni caso, fino a quando il borad non giudicherà che la fase di crisi del coronavirus sia terminata. Inoltre, gli acquisti netti nell’ambito del QE continueranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro, insieme agli acquisti al di sotto della dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi di euro fino alla fine dell’anno. Il Consiglio direttivo continua ad aspettarsi che gli acquisti mensili di attività nette durino per tutto il tempo necessario a rafforzare l’impatto accomodante dei suoi tassi ufficiali e terminino poco prima che inizi ad aumentare i tassi di interesse chiave. La Bce continuerà a fornire ampia liquidità attraverso le sue operazioni di rifinanziamento. In particolare, l’ultima operazione della terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO III) rimane una fonte importante per il sostegno del credito bancario alle imprese e alle famiglie.

UPDATE SP500: cedono i supporti

Andiamo a riprendere quanto detto nel postato venerdi scorso . Purtroppo già da lunedi abbiamo registrato la rottura dei livelli di supporto che abbiamo definiti fondamentali nel breve termine. Non solo la trendline arancione ma anche la MM21 e il cloud.
La chiusura di ieri sera ha generato un allungo ribassista con un forte ipervenduto di breve che probabilmente ci porterà una pausa nel trend correttivo. Ma è decisamente presto per dire che il fondo è stato toccato. Target di breve resta area 3233

Le proteste contro le chiusure sono solo all’inizio, così come il lockdown

In numerose città italiane si sono radunati gruppi di protesta per manifestare contro il lockdown. Il peggio deve arrivare.

Se guardiamo alla curva dei contagi, l’Italia sarebbe indietro alla Francia di circa due settimane e mezzo. E il presidente Emmanuel Macron si è trovato costretto a presiedere il Consiglio di Difesa per valutare tutte le opzioni in campo contro la diffusione del Covid, ormai a macchia d’olio. Da qui a pochi giorni, il timore dell’Eliseo è che la crescita giornaliera dei casi arrivi nell’ordine delle 100 mila unità. Con 2.500 ricoveri già in terapia intensiva, a Parigi è massima allerta. Il rischio di secondo lockdown era così elevato già ieri, che se si fosse trattato di una scommessa non si sarebbero accettate più puntate. E come da previsione, sarà lockdown per un mese a partire da domani.Tornando all’Italia, il semi-lockdown imposto dal governo Conte con l’ultimo Dpcm di domenica ha esasperato gli animi delle categorie coinvolte. A migliaia, titolari di bar, palestre e ristoranti hanno dato vita a manifestazioni di protesta spontanee per dire “basta” alle chiusure. La miccia è partita da Napoli, dove venerdì sera in centinaia hanno violato il coprifuoco delle ore 23, inscenando una protesta dinnanzi alla sede regionale. Alcuni facinorosi infiltratisi nella manifestazione hanno creato disordini, attaccando la polizia e qualche giornalista presente. Sono state la camorra e frange dell’estrema destra, secondo lo stesso Viminale e gran parte della stampa.

Le proteste a Napoli contro il lockdown sono l’inizio di una rivolta anti-governativa?

Senonché, lunedì sera le proteste sono dilagate in tutta Italia: Torino, Milano, la stessa Napoli, ma anche Ravenna, Treviso, Trieste, etc., mentre la sera prima c’erano state proteste anche a Roma, Catania, Siracusa e Palermo. E ieri, duri scontri tra polizia e un gruppo di infiltrati tra i manifestanti a Piazza del Popolo a Roma. E in molte di queste città sono scoppiati gli scontri, ad opera di gruppi di ultra, estremisti di destra e di sinistra e anarchici. A Milano è stata lanciata una bomba-carta contro un’auto della polizia, a Torino sono state sfasciate le vetrine dei negozi a Piazza Vittorio. L’allarme è elevato tra le forze dell’ordine e il governo. Per quanto si tenti di addebitare responsabilità dirette e intenti criminali a questo e quel gruppuscolo di violenti, la sensazione che stia montando una forte rabbia nel Paese è palpabile. Italia Viva con Matteo Renzi ha subito chiesto la rimozione del divieto di apertura dei locali alle ore 18, mentre il premier ha risposto alle critiche del Maestro Riccardo Muti, spiegandogli che la chiusura di teatri e cinema si deve alla necessità di non perdere il controllo della cultura epidemiologica. Gli fa eco il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che ha attaccato Renzi e difeso la chiusura di locali e luoghi di cultura, musei compresi.La rabbia sociale crescerL’aria non è più quella di marzo. L’Italia è stanca di limitazioni, spesso insensate e arbitrarie, così come di subire i contraccolpi di chiusure decise dall’alto. I ristori promessi dal governo con rapidità ammonteranno a 6,8 miliardi di euro e dalla Commissione il presidente Ursula von der Leyen ha annunciato l’imminente stanziamento di 10 miliardi di fondi Sure per pagare la cassa integrazione italiana. Il guaio è che le risorse disponibili sono poche e le prospettive future anche peggiori. Sull’esempio di quanto sta accadendo all’estero, il lockdown non solo non sarà verosimilmente rimosso dopo il 24 novembre, anzi verrà inasprito, se non già prima di quella scadenza.I contagi cresceranno di giorno in giorno fino a culminare verosimilmente all’inizio dell’anno prossimo, quando il virus troverebbe il suo picco. Accade ogni anno con quello dell’influenza. Come si farà a contenere questa crescente rabbia sociale, sempre meno controllabile? L’Italia che sta uscendo da questa crisi è ancora più diseguale di quella pre-Covid. C’è un settore pubblico che vivacchia come sempre sulle spalle del settore privato, con quest’ultimo il solo chiamato a fare sacrifici. Questa dualità sta surriscaldando gli animi, perché sembra ormai un dialogo tra sordi. C’è una parte dell’Italia che pretende restrizioni dure e generalizzate e che nei fatti coincide con il pubblico impiego. Poi, c’è quell’Italia che richiede più libertà e che vuole reagire al rischio di andare in fallimento, che grosso modo coincide con il settore privato.Nelle prossime settimane, il clima si surriscalderà sempre più. Le tensioni esploderanno da nord e sud. Il governo dovrà decidere se continuare a gestire la crisi in solitudine o se accettare la collaborazione delle opposizioni e delle categorie produttive. Il presidente Sergio Mattarella è chiamato a reggere questa nuova fase dalla sua posizione di terzietà e autorevolezza, altrimenti l’alternativa consisterà nel cercare di fermare le proteste a colpi di manganello. E da lì al collasso delle istituzioni potrebbe essere un attimo.

Perché il nuovo lockdown porterà al reset del debito pubblico nel mondo

Stati Uniti: fiducia consumatori Conference Board rallenta a ottobre, sotto le attese

Nel mese di ottobre, l’indice che misura la fiducia dei consumatori stilato dal Conference Board è calato, attestandosi a 100,9 punti contro i 101,3 punti di settembre (dato rivisto da 101,8). Il dato ha mancato le attese del mercato che si attendeva un dato pari a 102.

Immobiliare Usa: prezzi case in rialzo ad agosto, balzo record in 29 anni

L’indice dei prezzi delle case degli Stati Uniti rilevato dalla Federal Housing Finance Agency è salito ad agosto dell’1,5%, confermando una crescita dell’8% su base annua.Il dato ha riportato il balzo più forte, su base annua, dal marzo del 2006. Su base mensile, il trend è stato ancora più da record, visto che l’aumento dell’1,5% (rispetto al mese di luglio) è stato il più forte in 29 anni, dal 1991.L’altro indice che monitora il trend dei prezzi immobiliari,
ovvero l’indice S&P CoreLogic Case-Shiller 20-city, è salito ad agosto del 5,2% su base annua, rispetto al +4,1% di luglio. La crescita è stata in linea con le attese degli analisti.Su base mensile, il dato è avanzato dello 0,5%. L’indice separato che monitora i prezzi su base nazionale è balzato inoltre del 5,7% su base annua, al record in più di due anni. Tutte le 19 città prese in considerazione per stilare il dato compilato da Case-Shiller hanno assistito ad agosto a un aumento dei prezzi delle case.

Stati Uniti: ordini beni durevoli accelerano più del previsto a settembre

Negli Stati Uniti gli ordini di beni durevoli hanno accelerato più del previsto. A settembre il dato ha mostrato un +1,9% rispetto al mese prima, contro un +0,4% di agosto (dato rivisto dal precedente +0,5%). Gli analisti si aspettavano un rialzo dello 0,5%. Il dato sugli ordini di beni durevoli (ammortizzati oltre i tre anni), elaborato dal Dipartimento del Commercio americano, permette di valutare le condizioni economiche presenti e prospettiche del settore manifatturiero statunitense. E’ uno dei dati macroeconomici maggiormente seguito dal mercato poiché fornisce indicazioni attendibili sullo stato di salute dell’economia Usa. Quando gli ordini di beni durevoli fanno segnare una contrazione vuol dire che l’economia si sta indebolendo e viceversa.

Banche, da Enria (Bce) alert NPL su bomba 1,4 trilioni : ‘pandemia occasione, creare bad bank europea. Dobbiamo prepararci al peggio’

Banche dell’area euro sotto i riflettori, non solo per la febbre di M&A che sta scatenando continui rumor su eventuali future nozze nel settore, e non solo, neanche, per la questione dello stop ai dividendi deciso dalla Bce. Andrea Enria, numero uno della Supervisione bancaria della Bce, ha lanciato un chiaro appello a favore di una bad bank che gestisca i crediti deteriorati delle banche, in una lettera pubblicata sul Financial Times: ECB: the EU needs a regional ‘bad bank’. Tradotto: “Bce: l’Unione europea ha bisogno di una ‘bad bank’ regionale”: proprio “la pandemia è un’occasione per ripulire e rafforzare le banche europee indebolite dalla crisi”.
Enria va subito al dunque, calcolando il danno che la pandemia del coronavirus potrebbe infliggere alle banche, in termini di crediti deteriorati o NPL.
“L’outlook macroeconomico è incerto e non possiamo escludere una ripresa debole caratterizzata da una crescita significativa dei bad loans. La Banca centrale europea stima che in uno scenario grave ma plausibile, il valore degli NPL presenti nelle banche dell’area euro possa raggiungere quota 1,4 trilioni, ben al di sopra dei livelli della crisi finanziaria del 2008 e della crisi dei debiti sovrani Ue del 2011″.
E, “mentre possiamo sperare per il meglio, dobbiamo prepararci al peggio. Dobbiamo fare anche meglio rispetto alle crisi precedenti. L’Unione bancaria potrebbe rendere tutto ciò possibile, con lo strumento delle società di gestione degli asset, che potrebbero permetterci di evitare di ripetere gli errori del passato”.
“In primo luogo – sottolinea Enria – dobbiamo essere più veloci nel gestire gli NPL: la qualità degli asset delle banche dell’area euro non ha raggiunto ancora i livelli precedenti la crisi. Certo, ci sono stati alcuni progressi. L’EBA (Autorità bancaria europea) e la Bce hanno sviluppato una guidance pratica che richiede alle banche di gestire gli NPL in modo più attivo. La nuova legislazione assicura anche svalutazioni progressive degli asset che sono a rischio. E tuttavia, l’esperienza dimostra che, ogni volta che si è fatto ricorso alle società di gestione degli asset a seguito di una crisi, i bilanci delle banche sono stati ripuliti in modo più veloce, ripristinando in modo più efficace la capacità delle banche di erogare prestiti”.
Dunque, “abbiamo bisogno di utilizzare questa opportunità, anche per avviare una ristrutturazione più profonda del settore bancario. Grandi ammontari di soldi dei contribuenti sono stati dispiegati a seguito della crisi finanziaria e della crisi dei debiti sovrani. Ma l’Europa è stata inefficace nel riuscire a utilizzare il consolidamento per rimuovere la capacità in eccesso e riportare  le banche a tornare concentrarsi in modo radicale sui modelli di business. Il risultato è un settore bancario Ue fragile, con valutazioni di mercato che hanno toccato il fondo”.
E invece le “asset management companies”  – così Enria chiama queste società ‘bad bank’ che gestirebbero gli NPL – possono combinare aiuto e condizionalità appropriate per le banche alle prese con gli NPL, riuscendo a garantire in questo modo quei miglioramenti ai loro modelli di business, di cui c’è tanto bisogno”.
Così come c’è tanto bisogno di un coordinamento tra i paesi membri dell’Ue, per dar vita, a una “società di gestione degli asset europea“.
Questa, precisa Enria nell’articolo pubblicato sull’FT, è “una soluzione efficace. In alternativa, a sostenere la ripresa economica, se creata in modo appropriato, potrebbe essere una rete di società di gestione degli asset nazionali”. A patto che la soluzione sia “europea e integrata”. Enria dice invece no a iniziative nazionali non coordinate. Soprattutto a fronte di “uno shock della pandemia che è esogeno e simmetrico”, ci sono “condizioni favorevoli per una iniziativa europea. Non si tratta di aiutare le banche che si sono accollate rischi eccessivi, gestendoli male. Piuttosto, l’obiettivo è permettere alle banche Ue di sostenere le famiglie, le piccole imprese e società che siano sostenibili, e rafforzare quella trasformazione di cui l’Ue necessita per diventare un’economia più green e più tecnologicamente avanzata, senza che le banche vengano zavorrate dai crediti a rischio”.
Nel concludere l’articolo, Enria ricorda che la posta in gioco è alta:
“Non possiamo permetterci di avere un settore bancario che fatica ad affrontare i detriti della crisi attuale, negli anni a venire. Né possiamo permetterci un settore bancario che non sia in grado di sostenere la trasformazione delle nostre economie”.
Gli analisti di Equita SIM riassumono l’opinione di Enria. In particolare, Luigi Pedone scrive che “Enria ha nuovamente suggerito la creazione di un veicolo unico o di una rete di ‘bad bank’ nazionali ancorate a standard europei sia in termini di funding (raccogliendo quindi risorse a livello europeo) che di pricing dei crediti deteriorati, creando quindi un mercato con prezzi omogenei. La proposta non prevede in ogni caso una mutualizzazione delle perdite, che sarebbero a carico del paese di appartenza della bad bank. Rispetto al passato, quando l’ipotesi di una bad bank europea era stata accantonata, esistono maggiori probabilità che questo progetto possa realizzarsi visti i progressi registrati dalle banche in termini di convergenza verso standard comuni (NPE ratio, CET1, leverage etc), sebbene resti a nostro avviso complesso giungere ad un’armonizzazione del mercato degli NPL, considerando la diversità dei sistemi giudiziari nazionali. La notizia sarebbe ovviamente positiva per il settore bancario, anche se l’effettivo impatto positivo sui bilanci dipenderà dalle tempistiche dell’implementazione che potrebbero essere molto più ritardate rispetto all’effettivo deterioramento dei bilanci delle banche (in Italia le moratorie sui prestiti scadranno a gennaio 2021)”.
Non c’è tanto tempo da perdere, insomma. Bisogna agire, e subito.

Volatilità da elezioni Usa come opportunità, il ‘buy the dip’ suggerito da Morgan Stanley a prescindere dall’esito

Come muoversi sui mercati prima e dopo le elezioni Usa? Wall Street al momento non sembra dare segnali di eccessivo nervosismo, anzi gli incidi si mantengono a ridosso dei massimi nonostante in queste settimane tanti abbiano ipotizzato una scossa di volatilità a ridosso del voto. L’attuale presidente Donald Trump appare in netto svantaggio nei sondaggi rispetto al suo avversario democratico Joe Biden. Ma le sorprese possono essere sempre dietro l’angolo come insegna l’esito del 2016.

Morgan Stanley non ha dubbi: ondata di stimoli post-elezioni trainerà i prezzi

Secondo Morgan Stanley ci sono buone le probabilità che i mercati vadano effettivamente in fibrillazione con l’arrivo delle elezioni e gli investitori si mettano sulla difensiva prima di sapere l’esito della contesa. Questo potrebbe creare una buona opportunità ‘buy the dip’, ossia di acquistare sulla debolezza. “Se l’S&P 500 dovesse scendere a 3.100 punti e non sapessimo ancora l’esito delle elezioni, aumenteremo il rischio a quel punto a prescindere da quello che potrebbe accadere “, asserisce Mike Wilson, strategist di Morgan Stanley che aveva predetto il pullback dei mercati a settembre.
Questo perché, indipendentemente da chi vince le elezioni, è quasi certo che dopo si scateneranno più stimoli economici, che dovrebbero spingere in alto i prezzi degli asset.

Gli scenari delle elezioni e il loro impatto sui mercati secondo IG

Filippo Diodovich, Senior Strategist di IG Italia indica gli scenari per il 4 novembre e il loro impatto sui mercati.
Il primo scenario vede una vittoria netta di Biden e dei democratici anche non prendendo in considerazione il conteggio del voto postale. In tal caso l’impatto sui mercati sarà moderatamente positivo sulla scia dell’aumento delle attese legato alla potenziale approvazione di un piano di aiuti molto corposo, un forte aumento della spesa governativa e un allentamento delle tensioni commerciali sia con la Cina ma anche rispetto all’Unione Europea. “Crediamo che la cosiddetta “Bidenomics” – continua l’analista – possa generare effetti positivi nel medio/breve periodo oltre che buone politiche in tema di tassazione nel long run, mentre spesa assistenziale e regulation avranno conseguenze negative per l’andamento degli indici azionari”.
Il secondo scenario ipotizza un lieve vantaggio di uno dei due candidati ed è questo lo scenario che preoccupa di più gli investitori. Sarà necessario aspettare il voto postale (che dovrebbe favorire i democratici) con la possibilità per uno dei candidati di ricorrere fino alla Corte Suprema per decidere l’esito del voto elettorale, rievocando di fatto lo spettro delle elezioni del 2000 con la vittoria di George W. Bush rispetto a Al Gore, che aveva richiesto il riconteggio del voto in Florida. “Riteniamo che l’impatto di questo scenario sui mercati possa essere molto negativo con forti ribassi degli indici azionari e un marcato aumento della volatilità. Il potenziale trend ribassista potrebbe essere più forte, più a lungo durerà l’incertezza attorno alla figura del nuovo leader della Casa Bianca” continua Diodovich.
L’ultimo scenario vede una vittoria netta di Trump e dei repubblicani anche non prendendo in considerazione il conteggio del voto postale. Questo scenario, nonostante le poche probabilità che si realizzi, continua l’analista, potrebbe comunque essere valutato positivamente dai mercati perché darebbe continuità alle politiche pro-business di Donald Trump. Ci aspettiamo in caso di una netta vittoria di Donald Trump un moderato rialzo degli indici di Wall Street sia nel breve che nel medio periodo.

Biden in scioltezza

In ogni caso, conclude Diodovich, nel breve periodo una netta vittoria di Biden e dei democratici può dare continuità al rialzo dei mercati azionari.
“Riteniamo invece che, nel lungo periodo, le scelte di smantellare le tasse agevolate per le imprese promosse da Donald Trump e il forte aumento della spesa assistenziale (Affordable Care Act e Medicare) possano avere un impatto negativo sugli indici azionari di Wall Street”.
Lo scenario peggiore per i mercati? Un pareggio e un risultato contestato da uno dei due candidati che potrebbe causare un pericoloso stallo istituzionale. Il potenziale trend ribassista potrebbe essere più forte più a lungo durerà l’incertezza sul nuovo leader della Casa Bianca. Infine, conclude l’esperto, anche uno scenario con una netta vittoria di Donald Trump potrebbe avere un impatto moderatamente positivo sui mercati perché darebbe continuità alle politiche pro-business portate avanti dai repubblicani.

Dieci idee d’investimento da cavalcare del 2021. Spazio a oro, Alibaba e rinnovabili

Dalle rinnovabili in Europa ai mercati emergenti con focus particolare sulla Corea, passando per l’Oro e la Difesa sono alcune delle dieci idee di investimento indicate da Credit Suisse.

Le dieci idee di investimento secondo Credit Suisse

Le ipotesi degli analisti vedono una crescita del PIL nel 2021 superiore al trend, un dollaro debole a cui si aggiunge una probabilità molto alta di un vaccino e le aspettative di inflazione che aumenteranno in modo piuttosto brusco. Alla luce di questo scenario ecco le dieci opportunità nelle azioni globali secondo gli esperti di Credit Suisse.
Rinnovabili Europa: dati macro supportive (tassi in caduta ed euro forte). La capacità eolica aumenterà di 15 volte nei prossimi 20 anni. Le reti devono essere aggiornate (RWE, EDP, National Grid).
Mining: benefici derivanti dall’attenzione dei governi del G7 per le infrastrutture. Focus su rame e platino necessari per i veicoli elettrici e le energie rinnovabili.
Materiali da costruzione: l’edilizia abitativa statunitense è destinata a crescere del 20% e i governi si concentrano sempre più sulle infrastrutture.  Piacciono i titoli esposti all’isolamento (solo Regno Unito, Germania e Francia hanno annunci per circa 22,5 miliardi di dollari), ad esempio TopBuild, CRH e Lafarge.
Gas Industriali: focus sull’idrogeno. McKinsey prevede che l’idrogeno sarà un mercato di 2,5 miliardi di dollari entro il 2050.
Mercati emergenti: la scelta migliore è la Corea. Focus poi sulle bevande alcoliche che hanno un’esposizione del 55% evidenziando in tal caso titoli come Pernod e Heineken.
China tech: la Cina ha tutti gli ingredienti di una bolla che deve ancora iniziare davvero e che probabilmente si riverserà nelle azioni H. Overweight su Alibaba.
Gold: si intravede scenario pluriennale in cui l’oro sale a 2.500 dollari ad oncia
Settore assicurativo: Chiari segnali di un aumento dei premi di oltre il 10%. Zurich e Lancashire sono Outperform-rated.
Difesa: La spesa per la difesa crescerà probabilmente al di sopra del PIL a livello globale.
Apparecchiature per le telecomunicazioni: la struttura 5G è in fase di espansione, con la banda larga 5G e superveloce vista come una necessità. Circa il 35% della quota di mercato è rappresentato dalla Cina, che è stata sempre più esclusa. Tra le prestazioni superiori spunta Ericsson.

Sintesi del 2020, l’anno da dimenticare che tutti ricorderemo

L’anno bisesto e funesto, l’anno “da dimenticare” per antonomasia: finalmente, il 2020 volge al termine. Ma siccome è l’anno che tutti noi ricorderemo e che racconteremo ai nostri nipoti e a chiunque avrà voglia di ascoltarci (tipo la Rose anziana in “Titanic”, avete presente?), ecco che ci piace proporvene una sintesi, un “abc” breve per quanto possibile. Pronti? Via.

A come AMERICA

Il 2020 è stato l’anno delle presidenziali USA. In principio il presidente in carica Donald Trump sembrava il favorito, anche per l’assenza di una chiara controparte dem. L’arena dei potenziali candidati democratici alla presidenza è stata affollata fino ad aprile quando, sullo sfondo delle polemiche per la gestione della crisi pandemica negli USA, Joe Biden si è imposto come sfidante di Trump.Si è arrivati a novembre dopo altri mesi di campagna elettorale incandescente all’insegna della crisi sanitaria, sociale ed economica innescata dal SARS-Cov-2. Proprio a causa della pandemia, il ricorso al voto postale è stato massiccio. La vittoria è andata allo sfidante dem, con circa 7 milioni di voti in più rispetto a Trump e un totale di 306 “electoral votes”.Una vittoria contestatissima da Trump e dal suo entourage: nel momento in cui scriviamo, il presidente uscente ancora parla di vastissimi brogli, un’accusa che finora non ha trovato il minimo riscontro ma che ha acceso – e tiene accesi – gli animi dei Trumpublican, i non pochi repubblicani che sostengono Trump. Al 46esimo presidente USA Joe Biden il compito non facile – fra gli altri delicatissimi dossier, primo tra tutti il rapporto con la Cina – di ricucire la spaccatura con questa parte non certo marginale dell’anima americana.

B come BREXIT

Noi a febbraio ve l’avevamo detto: la vera Brexit s’ha da fare1. Ma ripercorriamo velocemente l’ennesimo anno del lungo addio tra Londra e Bruxelles, sancito, lo ricordiamo, da un referendum datato 23 giugno 2016.Venerdì 31 gennaio, alle 23:00 ora di Londra, il Regno Unito ha ufficialmente cessato di essere uno Stato membro dell’Unione Europea e dell’Euratom. Divorzio, finalmente? No, separazione: il primo febbraio, infatti, ha preso il via il previsto periodo di transizione, il cui termine è fissato per il 31 dicembre 2020 (salvo proroghe dell’ultimissima ora).Fino al 31 dicembre normativa e procedure UE in materia di libera circolazione di persone, servizi, capitali e merci resteranno vigenti nel Regno Unito. Sarà solo dopo il giorno 31 che il Regno Unito non sarà più parte del territorio doganale e fiscale dell’Unione Europea: dal quel momento in poi, la circolazione delle merci tra Regno Unito e UE verrà considerata commercio con un Paese terzo.
Tale commercio avverrà:

  • secondo le regole della World Trade Organization, se UK e UE non riusciranno a trovare un’intesa last minute su un altro set di norme e procedure;
  • secondo uno specifico Accordo di Libero Scambio UK-UE.

E proprio su questo Accordo di Libero Scambio le due parti hanno dovuto lavorare nei mesi scorsi. Il 2020, quindi, è stato l’ennesimo anno di negoziati, funestato dalla pandemia di Covid-19 di cui a febbraio non potevamo ancora immaginare la portata.Come si conclude il 2020? Mentre scriviamo sappiamo che c’è stata l’ennesima telefonata fra la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il primo ministro inglese Boris Johnson, nel tentativo di imprimere una svolta ai negoziati: il nodo principale riguarda ancora l’accesso dei pescatori continentali alle acque britanniche.

C come COVID

Un virus “cugino” di quelli che anni fa provocarono la pandemia di SARS e MERS. Il focolaio in Cina, nella città di Wuhan, 11 milioni di abitanti. La possibile diffusione nel mondo, che a inizio anno pareva un’ipotesi romanzesca, alla fine è diventata una realtà appena meno catastrofica di quelle raccontate nei film e nei libri. A fine anno si contano circa 78 milioni di casi e oltre 1,7 milioni di morti.In Italia il primo caso accertato è datato 21 febbraio. È la data spartiacque, quella da cui ha tratto origine tutta una serie di chiusure e restrizioni – zone rosse, serrande abbassate, lavoro e didattica a distanza – che sono culminate a marzo in un lockdown totale di due mesi. Lockdown che ha messo a durissima prova aziende e lavoratori, più o meno in tutti i settori. In autunno, la seconda ondata. Le ripercussioni sull’economia – in Italia ma non solo – sono pesantissime. Occorre fare qualcosa: occorre che arrivino i nostri. E in fretta.

F come FONDO (per la ripresa)

Chi sono i nostri? Due, essenzialmente: i governi e le banche centrali. Delle banche centrali parleremo nel prossimo paragrafo. I governi, a ogni longitudine e latitudine, non hanno potuto far altro che puntare tutto sulla spesa pubblica – anche in deficit – per indennizzare i tanti, tra imprese e lavoratori autonomi e non, pesantemente penalizzati dagli stop imposti dal Covid-19. Naturalmente, ognuno secondo le proprie possibilità: è chiaro che uno Stato fino all’altro ieri rigorosissimo come la Germania ha avuto – e ha – spazi di manovra che l’Italia dal 135% di rapporto debito/PIL (160% nel 2021) può solamente invidiare.Non solo governi nazionali: nel Vecchio Continente è scesa in campo anche la Commissione Europea. Tra le varie misure proposte e poi approvate, Bruxelles ha prima ipotizzato (ad aprile) e poi approvato (a luglio) un fondo per la ripresa, anche noto come Recovery Fund, rinominato infine Next Generation EU, che dal 2021 investirà nel rilancio economico 750 miliardi di euro tra prestiti e sussidi. Di questi, 209 arriveranno all’Italia2.Nota a margine: il 2020 è stato anche l’anno della riforma del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità. Una riforma nata sostanzialmente dall’esigenza di fornire al MES un’architettura istituzionale e non più intergovernativa. Due le linee di credito previste, a seconda della solidità dei dati economici dello Stato che ne fa richiesta3.

L come LAGARDE

S’era partiti tutti – chi più chi meno – dall’intento di normalizzare la politica monetaria dopo anni di Quantitative Easing (che alla lunga ha un costo). Ma la pandemia ha costretto tutti ad accantonare quell’intento.Prendiamo la presidente della BCE Christine Lagarde. Dopo la conferenza stampa del 12 marzo era finita nel mirino per aver dichiarato che non è compito della BCE ridurre gli spread (“not here to close spreads”). Correggendo la rotta, la Banca Centrale Europea ha in seguito:

  • messo in campo il PEPP, Pandemic Emergency Purchase Programme;
  • varato un nuovo Quantitative Easing;
  • tagliato i tassi sulle TLTRO3, le maxi-aste di liquidità, per il periodo fra giugno 2020 e giugno 2021;
  • lanciato una nuova serie di operazioni di rifinanziamento per l’emergenza pandemica chiamate PELTRO (Pandemic Emergency Longer-Term Refinancing Operations);
  • aumentato le dimensioni del PEPP.

Interventi analoghi sono stati varati dalle altre banche centrali: People’s Bank of China, Federal Reserve, Bank of Japan e Bank of England fra tutte, con la Banca d’Inghilterra chiamata a monitorare anche il non semplice dossier Brexit.

E la vigilanza sull’inflazione? Può attendere, per ora.

M come MERCATI

Stante tutto quanto finora detto, non stupirà il rinnovato appeal dei beni rifugio. Per dire: l’oro ha iniziato l’anno sui 1.500 dollari l’oncia, per poi salire fino ai 2.000 dei primi di agosto e ripiegare parzialmente fino ai 1.800 circa di fine anno.

All’inizio di questa fuga ai beni rifugio hanno beneficiato anche le emissioni governative dei Paesi più virtuosi, fra i quali la Germania: a fine marzo, la differenza di rendimento tra obbligazioni europee Investment Grade e Bund appariva vicina ai massimi da nove anni. Poi il tema per gli investitori è diventato scovare qualche rendimento soddisfacente nell’obbligazionario governativo, stante il super attivismo delle banche centrali.

Perfino il rendimento del BTp, con l’Italia che al minimo soffiar di crisi finisce nel mirino perché considerata l’anello debole della catena europea, si è contenuto, consentendo allo spread sul Bund tedesco di posizionarsi poco sopra i 110 punti base a fine anno. Le Borse sono state sull’ottovolante più o meno tutto l’anno, oscillando vertiginosamente tra cali paurosi e rialzi da record. Nel 2020 riflettori puntati anche sul cambio euro/dollaro, con il biglietto verde che ha continuato a deprezzarsi portandosi sopra l’1,20 per la prima volta in due anni.

P come PETROLIO

L’anno è iniziato con il Brent a 66 dollari a barile e il WTI a 61. Poi è esplosa la crisi pandemica e c’è stato anche un momento, ad aprile, in cui il WTI è sceso sotto lo zero per la prima volta in assoluto, principalmente per l’eccesso di scorte dovuto al crollo della domanda.

Ora il 2020 si avvia a chiusura con un lieve recupero delle quotazioni dei due benchmark, in scia all’accordo faticosamente raggiunto in seno all’OPEC+ sulle forniture al mercato a partire da gennaio e all’annuncio delle imminenti campagne di vaccinazione anti-Covid. Ma i nervi dei Paesi produttori restano tesi e i punti di vista sulle forniture alquanto divergenti. Almeno per tutto il primo trimestre 2021 OPEC+ si riunirà una volta al mese, per valutare il da farsi.

R come RATING

L’agenzia di rating Fitch ha ridotto il giudizio sull’affidabilità del debito pubblico italiano a BBB-, un solo gradino sopra il livello “junk”, spazzatura, mentre Moody’s ha deciso di lasciare il nostro merito creditizio invariato, considerata la natura “temporanea” della crisi. S&P Global Ratings ha confermato il rating BBB.

Cosa prevede l’agenda di gennaio

Il 4 gennaio si riunisce OPEC+. Il 5 lo Stato della Georgia (USA) vota per assegnare due seggi del Senato, assegnazione da cui potrebbe dipendere il ribaltamento della maggioranza in quell’ala del Congresso, attualmente a trazione repubblicana: cosa che semplificherebbe il lavoro del presidente Biden.

Il 16 gennaio la CDU eleggerà il suo nuovo leader, che succederà ad Angela Merkel. Il 20, Inauguration Day negli Stati Uniti, con insediamento del nuovo presidente alla Casa Bianca. Il 21 gennaio si riunisce la Fed, il 27 la BCE.

Business as usual? Lo scopriremo.

Per gli ETF un altro anno record

Il 2020 si avvia alla conclusione e sarà l’ennesimo anno record per gli ETF. Stando ai dati a fine novembre diffusi da ETFGI, gli asset investiti in ETF ed ETP quotati a livello globale hanno raggiunto nuovi livelli record di 7,62 trilioni di dollari a fine novembre.  Ammonta 670,57 miliardi di dollari il nuovo record di afflussi da inizio anno, già nettamente superiore ai 571,15 miliardi raccolti in tutto il 2019 e al precedente record di afflussi di 654 miliardi del 2017. E’ di 18 mesi la striscia di afflussi netti positivi nel settore degli ETF.Lo scorso mese, che ha visto balzi record per le Borse sulla spinta delle notizie positive sui vaccini e il conseguente ottimismo sulla fine della crisi di Covid-19, ha segnato afflussi globali sui replicanti quasi tre volte superiori a quelli registrati a ottobre. La fiducia degli investitori, commenta Amundi ETF,  ha avuto come conseguenza l’aumento degli investimenti nel comparto azionario globale, pari a 105,4 miliardi di euro – sei volte superiori rispetto al mese precedente, in cui gli afflussi erano stati di €17,4 miliardi. La raccolta del segmento del reddito fisso è stato leggermente inferiore questo mese e pari a 22,3 miliardi di euro rispetto ai 25,4 miliardi di ottobre. In Europa gli afflussi negli ETF a reddito fisso registrati sono stati meno di un decimo degli asset investiti nel comparto azionario e pari a 1,5 miliardi di euro. Ciò riflette la recente contrazione degli spread creditizi societari e l’avversione degli investitori ad investire in questa asset class. Il debito societario ha registrato leggeri deflussi pari a 207 milioni di euro e ciò sarebbe stato valido anche per il debito governativo, se non vi fossero stati forti afflussi nei mercati emergenti. La fiducia degli investitori nella capacità dell’Asia di riprendersi dalla crisi di Covid ha favorito i mercati emergenti e il debito pubblico cinese, che hanno raccolto rispettivamente 1,2 miliardi di euro e 1,1 miliardi di euro, con flussi netti complessivi in titoli di Stato di 2,1 miliardi di euro.

Afflussi su tutte le categorie azionarie, continua la corsa verso gli ETF ESG

Gli afflussi negli ETF azionari registrati in Europa hanno eguagliato l’aumento globale, con investimenti pari a 16,3 miliardi di euro rispetto ai 2,6 miliardi del mese precedente. L’azionario globale è stata l’asset class più popolare, attirando 7,7 miliardi di euro. A differenza dei mesi precedenti in cui gli investitori avevano privilegiato gli ETF settoriali e tematici, nonché i fondi ESG rispetto agli Smart Beta e agli indici principali, a novembre gli investitori hanno investito in tutte le strategie azionarie di tutte le regioni. Gli ETF regionali hanno catturato 14,6 miliardi di euro mentre sono stati stanziati 4,4 miliardi di euro negli ETF settoriali e tematici e 4,1 miliardi di euro nelle strategie Smart Beta. Gli investimenti ESG continuano ad essere apprezzati, con flussi in entrata pari a 6,4 miliardi di euro. Il settore finanziario e quello dei consumi discrezionali sono stati due dei settori più apprezzati, con afflussi rispettivamente di 1,18 miliardi di euro e 498 milioni di euro. Il fattore Value ha raccolto 2,3 miliardi di euro.

IN…DEFLATION!

Will There Be Deflation Or Inflation In The Post-Coronavirus World?

E’ stato tenero osservare la Yellen suggerire che il debito ora non è un problema, continuate a spendere ha esortato nonna Yellen, al debito ci penseremo a tempo debito, tanto i tassi non saliranno più per secoli.

Significativo quello che è successo nei giorni scorsi, Janet Yellen ha menzionato la possibilità di aprire a emissioni a 50 anni.

Tempi glaciali ci attendono, come la foto della Yellen ieri all’inaugurazione di Biden suggerisce.

Immagine

Stiamo per vincere la nostra ultima scommessa, mentre analisti ed economisti ignoranti prospettano inflazione ovunque e la grande massa dei consulenti suggeriscono ai loro clienti di puntare su strumenti finanziari che guardano all’inflazione.

Immagine

«Mio padre faceva il medico a Brooklyn e sapeva tutto dei suoi pazienti. A volte l’economia è considerata una scienza arida, ma io mi avvicino ad essa come faceva mio padre, come a un mezzo per aiutare le persone. Dobbiamo fare di più. Servono più risorse per distribuire i vaccini, per riaprire le scuole, per finanziare i sussidi di disoccupazione. Con i tassi di interesse ai minimi storici, dobbiamo agire in grande» (Corriere della Sera)

Così ha parlato colei che per anni ha foraggiato la speculazione in America, colei che ha puntato tutto come i suoi colleghi sul ” trickle down” l’effetto gocciolamento, salviamo banche e aziende fallite, salviamo fondi speculativi forse qualcosa gocciola in basso.

Signori noi ve lo raccontiamo da 12 anni, il denaro è infinito per una banca centrale, può lavorare con capitale negativo, ma le banche centrali fanno politica, decidono loro quando darlo e a chi darlo.

Ora la Yellen ci dice che dobbiamo agire in grande, usare soldi per riaprire scuole, salvare occupazione, un mezzo per aiutare le persone dice lei, ma sino ad oggi guai a finanziare i debiti pubblici, figuriamoci in Europa, dove siamo schiavi di una Germania che vuole vendicarsi del trattato di Versailles, che la portò alla depressione economica e all’avvento del nazismo.

Ora sapete che il debito non è un problema, lei dice per il momento, noi suggeriamo per sempre, perché indietro non si può più tornare, significherebbe distruggere ogni idea del futuro delle giovani generazioni, il debito va cancellato, PUNTO a capo!

Ve la immaginate la signorina Lagarde, dire che il debito non è un problema oggi, che bisogna aiutare le famiglie e le imprese, no, impossibile lo chiede la Germania e tutti gli idioti che ancora oggi davanti a una feroce depressione epocale, chiedono inflazione o contenimento del debito.

Il problema è che Voi ogni giorno vi bevete le parole e le presunte magie di questi maghi, medici che dovevano prevenire e curare, gente che invece si vanta di aver inventato una cura miracolosa, ecco chi sono in realtà i banchieri centrali.

Noi abbiamo ragione, abbiamo sempre avuto ragione, come Cassandra, ma la storia ci dice che tutto deve proseguire sino alla fine.

Non passa giorno che molti di Voi, mi inviano articoli o analisi sul rischio inflazione, terrore assoluto. Ho letto almeno una cinquantina di report in questi due mesi, almeno il 95 % prevede inflazione.

Inutile fermare un branco di lemmings che sta per gettarsi dalla scogliera.

Sino a quando prosegue il collasso del Pil nominale rassegnatevi, non c’è alcuna possibilità, la velocità di circolazione della moneta sta collassando senza alcuna possibilità di cambiare direzione.

Come già detto, nel prossimo manoscritto una splendida notizia, in arrivo per tutti!

La velocità di circolazione della moneta è una misura della velocità con cui il contante circola in un’economia. Lockdown, licenziamenti, fallimenti, di cosa stiamo parlando di inflazione?

Ho sempre detto che il giorno nel quale le banche centrali invieranno direttamente denaro ai contribuenti, obbligandoli a spendere entro un mese il loro assegno mensile, solo allora inizierò seriamente a pensare all’inflazione.

Gli Stati Uniti lo stanno già facendo? Non siamo ridicoli, stanno inviando elemosina che serve per onorare debiti o risparmiare.

C’è un tale eccesso di produzione in circolazione e di offerta che la deflazione da debiti non potrà che aumentare.

Lo avete visto il crollo dei consumi o serve altro?

E’ possibile che qualcuno non ha ancora capito dove finisce questo denaro?

Holger Zschaepitz a Twitter: "Global balance sheet expansion of Central  Banks accelerates w/ #BoJ's total assets now a record 110% of GDP, #Fed's balance  sheet now a record 28% of GDP, #ECB's

Guardate il Giappone, la quantità di denaro immessa dalla Banca centrale giapponese in 30 anni ha prodotto solo… deflazione!

Suvvia siamo seri, se non si studia, basta tirare una monetina.

La scomoda verità che nessuno vi racconta è che pur aumentando a dismisura l’offerta di moneta, la velocità di circolazione continua a crollare e continuerà a crollare nei prossimi mesi e anni.

Tassi a zero non possono altro che richiamare tassi negativi e a sua volta accelerare il crollo della velocità della moneta.

E’ dal 2008 che sento parlare di rischio inflazione, ogni giorno, ogni minuto, un gregge di ignoranti che ignora la storia e le basi dell’economia, guardate cosa è successo alla velocità di circolazione della moneta dal 2008, fallimento di Lehman Brothers, la grande crisi subprime.

Per concludere il debito americano non è un problema, il dollaro è un problema per gli altri!

Consiglio di leggere il thread qui sotto..https://platform.twitter.com/embed/index.html?dnt=false&embedId=twitter-widget-0&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1351515972960743428&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F01%2F21%2Fin-deflation%2F&theme=light&widgetsVersion=ed20a2b%3A1601588405575&width=550px

Nel frattempo secondo l’ultimo report sugli acquisti dall’estero dei titoli di Stato americani, la Cina torna ad acquistare Tbond, sia direttamente sia attraverso le succursali in Belgio e Taiwan.

State sintonizzati saranno due anni davvero interessanti i prossimi!

1 pensiero su “2 0 2 1 : L’anno del Bufalo (ma d’ORO)”

Lascia un commento

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora