CRUDE OIL : Where is it going ?





Eccoci a un nuovo appuntamento ancora una volta dedicato al PETROLIO :

CRUDE OIL : Where is it going ?

Veniamo dalla precedente analisi rialzista :

PETROLIO : Il Gatto con 7 Vite

che aveva come obiettivo 53$ praticamente raggiunto in data 8-01-2021 con il top a 52,86$. (MOVE 35/36-53 quindi eseguito)

PETROLIO

E’ ora quindi di aggiornare la view del Petrolio con una nuova analisi.

Il rientro nel Box 35-55 da parte del Petrolio (da noi ampiamente prevista e anticipata , con nessun ritorno delle quotazioni in negativo come al momento dell’analisi si temeva e leggeva frequentemente un po’ ovunque ) , ci ha portato verso il lato alto del BOX 35-55.

PETROLIO

 

I soliti due BOX classici degli HFT hanno contenuto nel 2020 il PETROLIO :

(dopo la spaventosa e incredibile discesa che lo ha portato a prezzi negativi -40$ per COVID19 Show1) :

BOX HFT  8,00-18,00-28,00-38,00-48,00    petrolio uscito al rialzo Gennaio  2021

BOX HFT 8-10,50-20,50-30,50-40,50          petrolio uscito al rialzo Dicembre 2020

Quindi uscita rialzista da entrambi i Box avvenuta tra fine 2020GENNAIO 2021.

Le prospettive , quindi, a seguito dell’avvenuta rottura al rialzo di questi Box sono molto interessanti , sul lungo termine , visto che essere >40,5 e >48,00 implica possibili target rialzisti (di lungo termine )collocabili a : 

72$ e 88$ al barile.

Quali saranno o potrebbero essere gli ostacoli per vedere questi targets ?

Il livello da seguire, dopo 10,50,20,50, 24,00/24,80 ,30,5/35-36 e 40,5  è sicuramente  :

>59,16$ <—valore chiave importantissimo.

Che potrebbe innescare 3 gap up di fuga a seguire :

PETROLIO 59,27$…<—–59,27$ gap di fuga

PETROLIO 61,57$<—–61,57$ gap di fuga

PETROLIO 65,68$<—–65,68$ gap di fuga

Qual’ora quanto indicato e ipotizzato , nel tempo si concretizzasse , tenete in considerazione che , molto probabilmente , NESSUNO di questi 3 gap di fuga sarebbe chiuso dal Petrolio che continuerebbe il suo up-trend verso i target precedentemente indicati : 72$ e 88$ al barile, (con soliti movimenti intermedi nel mezzo chiaramente) .

Come sempre questa è un’ipotesi ,di algoritmo HFT , al vaglio del Mercato che nel tempo , ovviamente ,deve trovare conferme step by step, altrimenti resterà solo una ipotesi  .

La penseranno così anche i Giostrai ? O hanno altro in testa ?

A loro e solo a loro, la risposta.

SFI TRADING ADVISOR ha scoperte le sue carte , OGGI, ora tocca ai Giostrai mostrare NEL TEMPO , le loro.

E se saranno le stesse…potremo dire di averli anticipati per l’ennesima volta .

Ad Maiora !

Quando-finira-il-petrolio

AGGIORNAMENTO  28 GENNAIO 2022 

PETROLIO 88,80   target ipotizzato  9-01-2021 raggiunto 

ARTICOLO CHIUSO IN DATA 27 GENNAIO 2022 ANCHE QUESTA ANALISI RIENTRA DI DIRITTO TRA LE GOLD IDEA DI SFI TRADING ADVISOR

PETROLIO 85,41    <-top 26-10-2021            ( >85,41 18-01-2022) 

PETROLIO 82,00$ <-top 11-10-2021             ( >82,00 12-01-2022)

PETROLIO 79,76<-top 6-10-2021                    ( >79,76$ 01-2022)

PETROLIO 76,96$ <-top 9-08-2021                ( >76,96$ 01-2022)

PETROLIO 72,00  <-top 22-07-2021                ( >72$ 12-2021)

Annotazione 2022-01-18 223854

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distributori

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Petrolio non si ferma più: Brent ai top 2014 dopo attacco droni ad Abu Dhabi. Goldman lo vede a 100$

Nuovi massimi dal 2014 per il Brent. A scaldare nuovamente i prezzi del petrolio sono le tensioni in Medioriente causate da un attacco tramite droni nella periferia di Abu Dhabi (Emirati Arabi) che ha comportato la morte di tre persone. La nazione è il terzo più grande produttore dell’OPEC. L’attentato è stato rivendicato dai combattenti yemeniti Houthi. L’attentato segue un’ondata di combattimenti in Yemen e arriva due settimane dopo che i ribelli hanno sequestrato una nave battente bandiera degli Emirati Arabi Uniti.

In aggiunta, gli investitori guardano alla Russia che conferma le difficoltà nel rispettare il ritmo di aumento della produzione programmato. Oggi intanto sarà pubblicato il report mensile dell’OPEC, interessante per gli aggiornamenti sulle stime di mercato da parte del Cartello.

Massimi dal 2014 e gia +13% Ytd, Goldman alza stime per 2022 e 2023 

Il futures sul Brent si è spinto oltre gli 88 dollari al barile, sui massimi dall’ottobre 2014, con un rialzo giornaliero dell’1,5 per cento circa. Analogo rialzo per il WTI che viaggia stamattina in area 84,6 dollari al barile.

Corsa dei prezzi (già +13% Ytd) che potrebbe continuare nei prossimi mesi. Secondo Goldman Sachs i prezzi sono diretti a $ 100 al barile entro il terzo trimestre dell’anno, citando diversi fattori che vanno ad alimentare il surriscaldamento dei prezzi. Da un lato l’effetto inferiore al previsto sulla domanda della variante omicron, dall’altro le maggiori interruzioni dell’offerta e carenze OPEC+. “Ciò mantiene il mercato petrolifero globale in un disavanzo maggiore anche rispetto alle nostre previsioni (superiori a quelle di consenso)”, afferma Goldman.

Nel dettaglio gli strategist della casa d’affari statunitense vedono i prezzi del Brent a $ 90 al barile nel primo trimestre del 2022, $ 95 nel secondo trimestre e $ 100 al barile negli ultimi due trimestri. Goldman indica adesso il Brent a 96 $ al barile nel 2022 (dagli 81$ indicati in precedenza) e $ 105 nel 2023 (da 85 $).

Petrolio in calo del 2%, ma Goldman Sachs rimane bullish anche con Omicron. Non esclude prezzi a $100 nel 2022

Goldman Sachs non teme troppo la variante Omicron e rimane bullish sui prezzi del petrolio, ritenendo che un barile a 100 dollari sia una possibilità per il 2022.

I prezzi del petrolio rimangono oggi sotto pressione, con i futures sul WTI che arretrano alle 12.30 circa ora italiana dell’1,91% a $70,99 e i futures sul Brent che cedono -1,8% a $73,65.

Damien Courvalin, responsabile della divisione di ricerca sull’energia di Goldman Sachs, ha detto di credere che la domanda di petrolio testerà nuovi massimi nel 2022 e anche nel 2023.

“Abbiamo già assistito a una domanda record prima di questa ultima variante. A questo si deve aggiungere la richiesta più alta di carburanti e il fatto che l’economia mondiale sta ancora crescendo. Vedrete come la domanda testerà un nuovo record storico nel 2022 e, ancora, nel 2023”.

Per il settore viaggi alle prese di nuovo con l’incubo Covid, Courvalin ha sottolineato che “dovremo aspettare che passi questa ondata, ma le previsioni sono di una ulteriore ripresa, l’anno prossimo, dei viaggi internazionali”.

L’outlook è di prezzi del petrolio che saranno in media di $85 al barile nel 2022, con un rischio al rialzo sui prezzi di 5-10 dollari in più.

Non è inoltre escluso che le quotazioni tocchino quota $100.

Due fattori dovranno essere monitorati: il primo contempla la possibilità che si verifichi un aumento dei costi per le società petrolifere in corrispondenza dell’aumento della produzione:

“L’inflazione è ovunque nell’economia e, alla fine, ci sarà anche nel settore dei servizi petroliferi”. L’altra strada è il rischio che l’offerta di petrolio non riesca a centrare la domanda. In ogni caso, per Courvalin “è piuttosto concepibile” che i prezzi balzino fino a $110.

petrolio

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Annotazione 2021-12-07 073332

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Annotazione 2021-11-23 124851

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PETROLIO 83,86

è tornato >82

è tornato fuori dal box 72-82
potenziali obiettivi oltre 88 anche 91/92

(se resta sopra 82,00 chiaramente come ora è tornato)

PETROLIO 79,76

vediamo se da quì’ riparte per l’ultimo target di questa analisi 88$ che ancora non è stato raggiunto


PETROLIO 85,41    <-top 26-10-2021 

PETROLIO 82,00$ <-top 11-10-2021

PETROLIO 79,76<-top 6-10-2021

PETROLIO 76,96$ <-top 9-08-2021

PETROLIO 72,00  <-top 22-07-2021

vedi aggiornamenti precedenti

petrolio

i due target 82/88 ipotizzati a 53$ il 9 Gennaio 2021

non sono piu’ così lontani come lo erano 9 mesi fa.


PETROLIO 79,76<-top 6-10-2021

f o n d a m e n t a l e

retest precedente massimo 76,96

75,00 lato alto 35-55-75 minimo 74,95 7-10-2021 fatto


vedi precedenti aggiornamenti

Mediana del Box grande 48-68-88

RECUPERATA NUOVAMENTE 27-08-2021 RITESTATA 08-09-2021

PETROLIO 76,96$ <-top 9-08-2021

 

AGGIORNAMENTO  26 OTTOBRE  2021

PETROLIO 85,41<-top 26-10-2021

82$ raggiunto 11 -10-2021

vedi aggiornamenti precedenti

i due target 82/88 ipotizzati a 53$ il 9 Gennaio 2021

non sono piu’ così lontani come lo erano 9 mesi fa.


PETROLIO 79,76<-top 6-10-2021

f o n d a m e n t a l e

retest precedente massimo 76,96

75,00 lato alto 35-55-75 minimo 74,95 7-10-2021 fatto


vedi precedenti aggiornamenti

Mediana del Box grande 48-68-88

RECUPERATA NUOVAMENTE 27-08-2021 RITESTATA 08-09-2021

PETROLIO 76,96$ <-top 9-08-2021

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Petrolio, segnali bullish da scorte Usa e il Brent vola oltre $86 prima di ritracciare con il WTI

Il rally dei prezzi del petrolio continua, stavolta sulla scia della pubblicazione dei dati sulle scorte Usa di oil e benzina, da parte della EIA, agenzia preposta a dare informazioni sull’energia.

Nella settimana terminata il 15 ottobre scorso, le scorte di petrolio crude, in particolare, sono scese di 431.000 barili a 426,5 milioni di barili. Il calo ha sorpreso gli analisti intervistati da Reuters, che avevano previsto un aumento delle scorte di 1,9 milioni di barili, e ha avallato i timori sulla scarsità di petrolio e altre materie prime.

In particolare, le scorte presenti a Cushing, in Oklahoma, nel più grande hub petrolifero degli Stati Uniti, sono scivolate al minimo dall’ottobre del 2018.

Immediata la reazione del petrolio, con il Brent che, nella sessione di ieri, ha testato i nuovi massimi in tre anni salendo anche oltre quota $86 al barile, a fronte del WTI che, verso quota $84, viaggia ai valori record dal 2014.

I prezzi del petrolio stanno ritracciando oggi, con il Brent che arretra attorno a $85,60 e il WTI poco mosso a $83,39 al barile.

Confermata anche la minore offerta di benzina, con le scorte che sono scese su base settimanale di 5,4 milioni a 217,7 milioni di barili, al minimo dal novembre del 2019, come riferito dall’EIA, mentre le scorte dei distillati sono capitolate al valore più basso dall’aprile del 2020.

La carenza di gas sta facendo impennare la domanda di petrolio, la conferma dell’IEA

Le carenze di gas naturale in Europa e Asia stanno aumentando la domanda di petrolio, rimarcando quello che era già un considerevole deficit di fornitura nei mercati del greggio. Così l’IEA, International Energy Agency. “Una grave carenza di forniture di gas naturale, Gnl e carbone derivante dalla ripresa economica globale in corso, ha scatenato un’impennata dei prezzi delle forniture energetiche e sta innescando un massiccio passaggio ai prodotti petroliferi”, ha detto oggi l’IEA.

“I dati provvisori di agosto indicano già che c’è una un’alta domanda fuori stagione di olio combustibile, greggio e distillati medi per le centrali elettriche in un certo numero di paesi, compresa la Cina”. L’ultima analisi dell’agenzia mostra come l’acuta carenza di gas naturale si stia riversando su altri mercati e l’economia in generale. La crisi sta approfondendo l’attuale deficit di fornitura di petrolio. L’Agenzia ha così aumentato la sua stima per la crescita della domanda quest’anno di 300.000 barili al giorno a 5,5 milioni di barili al giorno, e l’ha aumentata leggermente per il 2022 a 3,3 milioni di barili al giorno. L’effetto del passaggio dal gas al petrolio si sentirà soprattutto in questo trimestre e prossimo, ha detto l’agenzia.

Ma la crisi del gas non è del tutto positiva per il consumo di petrolio. L’aumento delle stime della domanda dell’Aie è stato temperato da una prospettiva più debole per il PIL, derivante principalmente da problemi della catena di approvvigionamento e l’aumento dei costi dell’energia. “L’impennata dei prezzi ha attraversato l’intera catena energetica globale”, ha detto l’agenzia. “I prezzi più alti dell’energia stanno anche aggiungendo pressioni inflazionistiche che, insieme alle interruzioni di corrente, potrebbero portare ad un calo dell’attività industriale e ad un rallentamento della ripresa economica”. L’agenzia ha notato che l’Opec ha mantenuto il piano di aumento della produzione di 400.000 barili al giorno “nonostante gli appelli dei principali paesi consumatori per un aumento più sostanziale”. La produzione globale di petrolio aumenterà di circa 2,7 milioni barili al giorno da settembre alla fine dell’anno mentre l’OPEC+ continua a sciogliere i suoi tagli e la produzione degli Stati Uniti si riprende dai danni causati dall’uragano Ida. Anche con queste aggiunte, il mercato sarà in un deficit di fornitura di circa 700.000 barili al giorno per il resto di quest’anno, prima di tornare in eccedenza all’inizio del 2022, ha concluso l’Agenzia.

Petrolio: WTI tocca e supera quota $80 per la prima volta dal 2014. Brent vicino a $84

Nuova fiammata per i prezzi del petrolio, con quelli del WTI scambiato sul Nymex di New York che toccano e superano la soglia di $80 al barile per la prima volta dal 2014. Dopo essere balzati fino a +4% la scorsa settimana le quotazioni del WTI corrono di oltre il 2%, a $80,97 al barile, ormai attorno a quota $81, al valore più alto in sette anni. I prezzi del Brent avanzano dell’1,61% a $83,72, dopo il rally del 4,6% della settimana scorsa.

Petrolio in rialzo di oltre +4% su base settimanale, Usa: per ora no a riserve strategiche. WTI ‘rivede’ $80, Brent oltre $83

I prezzi del petrolio WTI e Brent tornano a salire, portando i guadagni da inizio settimana a +4,2%. Le quotazioni dell’oil beneficiano della precisazione del dipartimento dell’Energia Usa, che ha affermato che, al momento, gli Stati Uniti non stanno considerando l’opzione di attingere alle riserve strategiche di petrolio per cercare di smorzare il boom dei prezzi.

Il Brent e il WTI erano scesi ieri per la seconda sessione consecutiva, scontando le dichiarazioni rilasciate al Financial Times dalla segretaria all’Energia Usa Jennifer Granholm. Al quotidiano britannico Granholm aveva detto che gli Stati Uniti avrebbero potuto considerare l’opzione di attingere alle riserve di emergenza, nel caso in cui questo fosse servito a risolvere la crisi energetica che si è scatenata con il boom dei prezzi del petrolio, della benzina, e del gas naturale. Ma il dipartimento ha precisato per l’appunto, che, “in questo momento”, non è nei piani degli Stati Uniti ricorrere a questa opzione.

E così il WTI e il Brent tornano a correre: il WTI balza dell’1,76% a un soffrio da $80 al barile, mentre il Brent avanza dell’1,39% a $83,09.

Petrolio: prezzi poco mossi, oggi riunione Opec+. Rumor su aumento offerta più di quanto stabilito

In calendario oggi la riunione dell’Opec+, associazione che comprende paesi Opec e non, per decidere il da farsi sull’offerta di petrolio relativa al mese di novembre.Il gruppo fa fronte alle pressioni di alcuni paesi, che stanno chiedendo all’Opec+ di aumentare la produzione sulla scia del recente rally dei prezzi, che ha portato il Brent a superare la soglia di $80 al barile, per la prima volta in tre anni.In alcune parti del mondo, la domanda di petrolio sta recuperando infatti più velocemente di quanto anticipato.Nel mese di luglio, l’Opec+ ha raggiunto un accordo per aumentare l’offerta di 400.000 barili al giorno, ogni mese, almeno fino all’aprile del 2022, rilasciando così sul mercato quei 5,8 milioni di barili al giorno che erano stati precedentemente tagliati, per risollevare i prezzi, caduti con la pandemia Covid-19.Quattro fonti dell’Opec+ hanno riferito a Reuters di recente che i produttori di petrolio starebbero considerando di aumentare l’offerta più di quanto stabilito.I prezzi del petrolio sono poco mossi, con il WTI che oscilla attorno a $75,80 circa e il Brent attorno a $79,24.

Cathie Wood non ha dubbi, prezzo petrolio subirà stessa sorte dell’olio di balena a inizio ‘900

Cathie Wood, fondatrice della società di gestione degli investimenti Ark Investment Management, al centro dell’attenzione nell’ultimo anno e mezzo per le performance dei sui ETF attivi e le sue view bullish su Tesla e sul Bitcoin, si esprime in maniera categorica sulle prospettive del petrolio, prevedendo un crollo come successo per l’olio di balena all’inizio del 1900.. “L’aumento dei prezzi del petrolio quest’anno è una funzione più dell’offerta che della domanda. All’inizio del XX secolo, l’olio di balena ha subito la stessa sorte e i prezzi dell’olio di balena hanno oscillato drammaticamente. Se la ricerca di ARK Invest è corretta, i prezzi del petrolio subiranno la stessa sorte dei prezzi dell’olio di balena”, rimarca un tweet della Wood. In un altro messaggio su Twitter, la vulcanica investitrice riporta i dati EIA con la domanda globale di petrolio che ha raggiunto un picco di 101 milioni di barili al giorno (mbd) nel 2019, è poi scesa a 92 mdb durante la crisi del coronavirus nel 2020 ed è rimbalzata a 97 mbd nel 2021. “Sulla base delle nostre previsioni per le vendite di veicoli elettrici, la domanda di petrolio ha raggiunto il picco”, aggiunge la Wood.

Benvenuti nel Global Energy Crunch. Goldman Sachs ancora più bullish su petrolio 

 

La preoccupazione che di petrolio e di gas naturale ce ne sia sempre di meno in giro per il mondo continua a ossessionare gli investitori, tanto che Goldman Sachs rivede al rialzo il proprio outlook sui prezzi.Il Brent balza fino a +1,5% a $79,23 al barile, dopo aver concluso la settimana scorsa con il terzo guadagno consecutivo su base settimanale. Il WTI scambiato a New York balza anch’esso fino a +1,5%, a $75,09 al valore più alto da luglio, dopo aver incassato il quinto rialzo settimanale consecutivo.Entrambi i contratti oscillano attorno ai massimi dal 2018. E le stime rimangono decisamente bullish, in un momento in cui economisti e analisti temono che l’offerta delle commodities non riesca a stare al passo con il balzo della domanda post reopening post pandemia Covid-19.Benvenuti nel Global Energy Crunch, ovvero nel New Normal post pandemico caratterizzato dalla contrazione dell’offerta di energia.Nne sanno qualcosa gli italiani, ma non solo, che hanno già subìto lo shock bolletta, che tra l’altro il governo Draghi sta cercando di arginare, a causa del boom dei prezzi del gas naturale che ha colpito e che si prevede colpirà ancora diversi paesi europei.

Global Energy Crunch + Cina: problemi per Tesla e Apple

Ma il fenomeno è talmente globale che arriva in queste ore la notizia di alcuni fornitori di Apple e Tesla che sono stati costretti a interrompere la produzione.

Reuters ha comunicato che diversi gruppi fornitori dei due giganti hanno sospeso la produzione in alcune fabbriche cinesi, e anche per diversi giorni, in linea con i diktat del governo di Pechino, che ha imposto limiti più stringenti al consumo di energia:questi stop rischiano ora di mettere a rischio la catena di approviggionamento di società attive nel mondo hi-tech, proprio nell’alta stagione dei prodotti elettronici.In particolare la società fornitrice di Apple Unimicron Technology ha comunicato l’alt della produzione di tre sue sussidiarie cinesi dalla giornata di ieri fino al prossimo 30 settembre, “al fine di rispettare la politica di limitazione di elettricità dei governi locali”.  Il gruppo taiwanese ha però rassicurato di non prevedere un impatto significativo dallo stop, visto che altre fabbriche colmeranno il gap.Eson Precision, divisione del colosso taiwanese Hon Hai Precision Industry (Foxconn), ha annunciato che nelle sue fabbriche situate nella città cinese di Kunshan, l’alt, entrato in vigore da ieri, durerà fino al prossimo venerdì.Concraft Holding , altro fornitore per gli iPhone di Apple proprietario di impianti manifatturieri nella città di Suzhou, interromperà inoltre la produzione per cinque giorni, fino a mezzogiorno di giovedì.Interpellati da Reuters, i produttori di chip United Microelectronics Corp (UMC) e Taiwan Semiconductor Manufacturing hanno risposto di non prevedere conseguenze sulla produzione dei loro impianti cinesi, in quanto, ha detto per esempio UMC, “la nostra fabbrica Hejian a Suzhou sta al momento operando al massimo della sua capacità produttiva”. E altre due fonti vicine al dossier hanno riferito a Reuters che le aziende di Kunshan di Foxconn hanno assistito a un impatto “molto contenuto” sulla produzione e che Foxconn ha effettuato “aggiustamenti” soltanto lievi all’utilizzo della capacità.Fatto sta che di global energy crunch se ne parla sempre di più, a giustificazione, anche, del boom dei prezzi del petrolio, sulla scia delle preoccupazioni sulla disponibilità dell’offerta dell’oro nero.

Petrolio: Goldman Sachs rivede stime fino a +$20

E così Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le previsioni sui prezzi del petrolio Brent e WTI, motivando la decisione con la convinzione che il mercato passerà da un “mercato ciclico a uno strutturalmente bullish”.“Prevediamo che questo rally continuerà, con le nostre stime di fine anno per il Brent a $90 al barile, rispetto agli $80 al barile precedenti”.

I prezzi, secondo gli analisti, potrebbero oscillare attorno ai $90 al barile tra i mesi di dicembre e gennaio.

Per il contratto WTI, l’outlook per la fine del 2021 è stato migliorato a $87 al barile, con la media per il 2022 portata a $78 dai precedenti $72 e la media per il 2023 aumentata da $62 a ben $82 al barile. Un upgrade notevole, quest’ultimo, pari a ben 20 dollari.

LEGGI Outlook petrolio 2022: ‘con Opec+ sotto $60. Ma c’è chi lancia alert $200 con roadmap AIE su emissioni zero

Così si legge nella nota di Goldman Sachs:

“Sebbene sia da tempo che abbiamo una view bullish sul petrolio, l’attuale deficit dell’offerta di petrolio rispetto alla domanda è più ampio di quanto atteso, con la ripresa della domanda globale dall’impatto di Delta (variante Delta) più veloce rispetto al nostro outlook – che è superiore rispetto a quello del consensus -, e a fronte di un’offerta globale che rimane inferiore alle nostre stime, -che sono inferiori a quelle del consensus-“.Il contratto sul petrolio WTI ha chiuso la sessione di venerdì scorso a $75 al barile, dopo ben cinque settimane di guadagni. Tra i fattori bullish, c’è il calo delle scorte, con quelle made in Usa vicine al minimo in tre anni.I prezzi del petrolio sono volati di oltre l’80% nell’ultimo anno, prezzando l’uscita dell’economia dalla quarantena, che ha fatto balzare la domanda di beni e servizi da parte dei consumatori.Dall’altro lato, c’è l’alleanza Opec+, che sta rilasciando il petrolio crude precedentemente tagliato in modo solo graduale, contribuendo a far persistere, in questo modo, la contrazione dell’offerta.

Il rapporto mensile dell’Opec

AGGIORNAMENTO 15 SETTEMBRE  2021

PETROLIO 73,14

dei 15$ ceduti da 76 a 61 , ne ha recuperati 12,14 oltre 50% di Ritracciamento

Mediana del Box grande 48-68-88

RECUPERATA NUOVAMENTE 27-08-2021 RITESTATA 08-09-2021

PETROLIO 70,56 <-2-09-2021

dei 15$ ceduti da 76 a 61 , ne ha recuperati 9,56 oltre 50% di Ritracciamento

PETROLIO 61,83<-low 20-08-2021

PETROLIO 76,96$ <-top 9-08-2021

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AGGIORNAMENTO 2 SETTEMBRE  2021

PETROLIO 70,56

dei 15$ ceduti da 76 a 61 , ne ha recuperati 9,56 oltre 50% di Ritracciamento

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Mediana del Box grande 48-68-88 RECUPERATA NUOVAMENTE 27-08-2021

dei 15$ ceduti da 76 a 61 , ne ha recuperati 7,50 pari al 50% di Ritracciamento

determinante ora la Riunione OPEC + del 1 Settembre 2021

 
@fulviocortesi
Sta riprovando a tornare sopra 68 la mediana di 48-68-88 Fondamentale la riunione OPEC + del 01/09 per vedere che succede. Certo che se prende la strada per 88/95 al benzinaio poi…ci girano Non sò cosa sperare 🙂 vedrem !
 

Tiene la FAN di GANN , vediamo se su Riunione Opec si torna a salire

PETROLIO 61,83<-low 20-08-2021

Mediana del Box grande 48-68-88 CEDUTA NUOVAMENTE 17-08-2021

prossima riunione Opec+ 1 settembre 2021

PETROLIO 76,96$ <-top 9-08-2021

Petrolio WTI schizza a +3% in scia a calo scorte greggio

Il calo maggiore del previsto delle scorte di greggio statunitensi mette le ali al petrolio. Il futures sul WTI segna +3% circa a 72,56$. Molto bene anche il Brent a 75,6 $ (+2,7%).

Le scorte di greggio sono diminuite di 5,4 milioni di barili nella settimana terminata il 10 settembre, rispetto a un calo previsto di 3,5 milioni di barili. Tra gli investitori si consolida l’aspettativa che la domanda aumenterà di pari passo con il maggior diffondersi delle vaccinazioni.

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Petrolio: quotazioni al rialzo in vista della tempesta Ida nel Golfo del Messico, alcune piattaforme evacuate

 
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Le quotazioni del petrolio salgono, con il Wti e il Brent che questa mattina segnano sui mercati internazionali rialzi superiori all’1,5%. A scaldare gli scambi sono i timori per l’avvicinarsi della tempesta tropicale Ida nel Golfo del Messico. Diverse compagnie petrolifere, da BP a BHP, Chevron, Equinor e Royal Dutch Shell, hanno iniziato a evacuare le piattaforme offshore situate al largo del Golfo, in vista dell’arrivo dell’uragano nel fine settimana. La tempesta tropicale Ida, che ha colpito la costa caraibica, dovrebbe attraversare venerdì la principale regione produttrice di petrolio del Golfo. La Louisiana ha dichiarato lo stato di emergenza e ha invitato i suoi residenti a prepararsi per un grande uragano.

In questo quadro,il Wti segna un +1,8% muovendosi sopra i 68 dollari e consolidando gli acquisti sopra l’area chiave di volumi intorno ai 66 dollari. Secondo Edoardo Fusco Femiano, market analyst di eToro, i prossimi target a rialzo sono intorno ad area 70 dollari, dove passa la media mobile a 50 giorni, e successivamente intorno ai 73,5 dollari e 76,5 dollari, massimo da ottobre 2018. L’area tra 61,5 e 66 dollari resta invece il supporto chiave di medio periodo e solo alla rottura della parte bassa di questo range di prezzo si potrebbe assistere a un significativo deterioramento di un quadro tecnico che, ad oggi, apparare molto costruttivo.

I prezzi più alti del petrolio si riflettono sui titoli del comparto oil. A Piazza Affari, in una seduta intonata alla cautela, Tenaris è la migliore azione del paniere principale Ftse Mib con un rialzo di oltre l’1%. Bene anche Saipem, che guadagna lo 0,6% passando di mano sopra i 2 euro, ed Eni, in progresso dello 0,6% a 10,36 euro.

AGGIORNAMENTO 20 AGOSTO  2021

PETROLIO 61,83

Mediana del Box grande 48-68-88 CEDUTA NUOVAMENTE 17-08-2021

prossima riunione Opec+ 1 settembre 2021

PETROLIO 76,96$ <-top 9-08-2021

petrolio

oil

AGGIORNAMENTO 12 AGOSTO  2021

PETROLIO 69,60

prossima riunione Opec+ 1 settembre 2021

AGGIORNAMENTO 9 AGOSTO  2021

PETROLIO 76,96$ <-top 6-07-2021

PETROLIO 65,31$<-9-08-2021

attenzione a false rotture ribassiste.

Box  68,00/71,00-75,0/78 attenzione alle FAN in azzurro collocate a 68 e 71,00$

Mediana del Box grande 48-68-88 CEDUTA NUOVAMENTE 9-08-2021

petrolio

La variante Delta frena la domanda di petrolio, l’Aie taglia le stime

L’aumento sarà pari a 5,3 milioni di barili al giorno, 300.000 in meno rispetto alle attese precedenti

 
di AGI.it | 12 agosto 21, 11:12

AGI – La domanda globale di petrolio è destinata a crescere più lentamente del previsto a causa della diffusione della variante Delta del coronavirus. La previsione è contenuta nel bollettino mensile dell’Agenzia internazionale dell’energia che prevede ora un aumento della domanda di 5,3 milioni di barili al giorno a 96,2 milioni di barili, 300.000 in meno rispetto le precedenti stime. La produzione globale è invece destinata ad aumentare ulteriormente, dopo l’accordo raggiunto in seno all’Opec+.
La domanda, sottolinea l’Aie, è cresciuta a giugno in Europa e Nord America, grazie alla ripresa della mobilità, ma “ha bruscamente invertito il suo corso” a luglio, dopo che la variante Delta ha rallentato le consegne in Cina, Indonesia e altre parti dell’Asia. “Anche le prospettive sul resto dell’anno sono state apprezzabilmente ridotte, a causa del peggioramento della pandemia e della revisione dei dati storici”, si legge nel rapporto. “Le nuove restrizioni contro il Covid-19 imposte in molti Paesi consumatori di petrolio, in particolare in Asia, ridurranno la mobilità e l’utilizzo del petrolio”, conclude l’Aie. 

Petrolio vira al ribasso, Casa Bianca chiede all’OPEC di aumentare produzione

Prezzi del petrolio in calo dopo la notizia che la Casa Bianca ha invitato l’OPEC e i suoi alleati ad aumentare la produzione di petrolio per sostenere la ripresa globale dalla pandemia.I futures sul West Texas Intermediate (WTI) è arrivato a cedere oltre l’1 per cento a circa 67,4 dollari al barile.Stando a quanto riferito dalla CNBC, la Casa Bianca ha affermato che l’OPEC+ deve aumentare la produzione nel tentativo di combattere l’aumento dei prezzi della benzina.Le scorte di greggio e benzina negli Stati Uniti sono diminuite la scorsa settimana, mentre la US Energy Information Administration (EIA) ha affermato che la crescita dell’occupazione negli Stati Uniti e l’aumento della mobilità hanno aumentato il consumo di benzina finora quest’anno.

Petrolio in recupero, prossima riunione Opec+ a inizio settembre

Recupera terreno il petrolio dopo le vendite registrate in avvio di settimana in scia alle preoccupazioni sulla domanda per il diffondersi della variante Delta. Il Wti (riferimento Usa) sale di oltre il 2% poco sotto 68 dollari al barile, mentre il Brent (riferimento europeo) avanza dell’1,7% circa a quota 70 dollari al barile.”C’è ancora molta incertezza su come evolverà la situazione del Covid-19 in Cina e su cosa questo significhi per la domanda e i prezzi del petrolio”, commenta Warren Patterson, head of commodities strategy, ricordando che l’Opec+ si riunisce mensilmente per esaminare le condizioni del mercato, con la prossima riunione fissata per il primo settembre. “Quindi, se arriviamo a questo incontro e c’è stata un’ulteriore debolezza dei prezzi, c’è la possibilità reale che il Cartello possa tornare sul suo piano di allentamento”.

AGGIORNAMENTO 2 AGOSTO  2021 

PETROLIO 73,90$<-02-08-2021

Box  68,00/71,00-75,0/78 attenzione alle FAN in azzurro collocate a 68 e 71,00$

PETROLIO 72,00$<-22-07-2021

PETROLIO 70,48$<-21-07-2021

rientro nel Box avvenuto 21-07-2021

Box  68,00/71,00-75,0/78 attenzione alle FAN in azzurro collocate a 68 e 71,00$

Mediana del Box grande 48-68-88 quindi ritestata da top attuale

PETROLIO 76,96$ <-top 6-07-2021

PETROLIO 66,06$<-19-07-2021

attenzione a false rotture ribassiste.

Box  68,00/71,00-75,0/78 attenzione alle FAN in azzurro collocate a 68 e 71,00$

vedi aggiornamenti precedenti

Dopo OPEC+ stazioniamo nel Box  68,00/71,00-75,0/78 attenzione alle FAN in azzurro collocate a 68 e 71,00$ circa possibili punti di ripartenza per obiettivi superiori e supporti molto importanti

AGGIORNAMENTO 19 LUGLIO  2021 

PETROLIO 66,06$

attenzione a false rotture ribassiste.

Box  68,00/71,00-75,0/78 attenzione alle FAN in azzurro collocate a 68 e 71,00$

vedi aggiornamenti precedenti

Dopo OPEC+ stazioniamo nel Box  68,00/71,00-75,0/78 attenzione alle FAN in azzurro collocate a 68 e 71,00$ circa possibili punti di ripartenza per obiettivi superiori e supporti molto importanti

PETROLIO 76,96$ <-top 6-07-2021

>75 1 Luglio 2021

Move 35-55-75 concluso 01-07-2021

72$ al barile raggiunto…15-06-2021….

75$ al barile raggiunto…01-07-2021….

e 88$ vedremo !

 

petrolio

AGGIORNAMENTO 14 LUGLIO  2021 

PETROLIO 75,08$

PETROLIO 76,96$ <-top 6-07-2021

>75 1 Luglio 2021

Move 35-55-75 concluso 01-07-2021

72$ al barile raggiunto…15-06-2021….

75$ al barile raggiunto…01-07-2021….

e 88$ vedremo !

OIL

vedi aggiornamenti precedenti

Immaginatevi se esce da questo Box al rialzo…..

vedi aggiornamenti precedenti

72$ al barile raggiunto…15-06-2021….e 88$ vedremo !

vedi aggiornamenti precedenti

Quotazione del petrolio a -10% in due settimane e ai minimi da maggio, ecco perché

Il prezzo del greggio ha accusato un forte calo nelle ultime sedute, anche se l’Arabia Saudita sorprende sulle forniture per il mese di agosto

di , pubblicato il 

Solamente due settimane fa, la quotazione del petrolio era salita ai massimi dal 2018, superando i 77 dollari per ciascun barile di Brent. Ieri, risultava scesa sotto 70 dollari, perdendo più del 10% e riportandosi ai livelli di fine maggio. L’inversione di tendenza è certamente dovuta al raggiungimento dell’accordo tra i membri dell’OPEC Plus sull’aumento dell’offerta di greggio a partire dal mese di agosto.

Entro la fine dell’anno, il cartello e una decina di alleati esterni, tra cui la Russia, aumenteranno complessivamente le estrazioni di 2 milioni di barili al giorno. Allo stesso tempo, la variante Delta preoccupa. Il boom dei contagi da Covid sta minacciando le riaperture e getta un’ombra cupa sulla crescita dell’economia mondiale per i prossimi mesi.

Per contro, le esportazioni di greggio iraniano nel bimestre maggio-giugno sarebbero diminuite di circa 250.000 barili al giorno rispetto ai due mesi precedenti, scendendo da 750.000. Lo sgonfiamento della quotazione del petrolio allenta le tensioni tra governi e banche centrali circa la reflazione in corso, seguendo un trend simile a quello vissuto dalle principali materie prime negli ultimi mesi.

Quotazione del petrolio, listini rivisti all’insù per agosto

Tuttavia, l’Arabia Saudita ha appena segnalato di non avere alcuna intenzione di perseguire prezzi bassi con l’aumento della produzione, né di eccedere la propria quota. Un avvertimento inviato agli stessi alleati dell’OPEC per far capire che la loro eventuale furbizia non sarebbe più coperta dalla solita responsabilità di Riad. La sua compagnia petrolifera Aramco ha pubblicato i prezzi per le consegne in agosto. Li ha alzati di 1 dollaro al barile per i clienti asiatici e l’Arab Super Light e a premio di 3,85 dollari sulla media di Oman/Dubai, di 80 centesimi per le altre qualità di greggio.Rialzi sono stati annunciati anche per i clienti europei (+80 centesimi) e per quelli americani (+20 centesimi e +40 centesimi per l’Arab Super Light). A seguire, anche gli altri produttori del Golfo Persico hanno rivisto al rialzo i rispettivi listini. Ma resta il fatto che la quotazione del petrolio si sia riportata nettamente sotto i 70 dollari. Per il momento, possono tirare un sospiro di sollievo le banche centrali, le quali potranno confidare verosimilmente in un rallentamento dei tassi d’inflazione. E ciò potrebbe pesare sul board BCE di domani, alle prese proprio con il dilemma sugli acquisti dei bond.

Vertice OPEC+ fallito, adesso i prezzi esploderanno davvero?

Niente accordo alla riunione in videoconferenza del cartello. E si teme un boom delle quotazioni del greggio sopra gli 80 dollari.

di , pubblicato il 

Il vertice dell’OPEC+ c’è stato ieri in videoconferenza, ma si è rivelato un drammatico fallimento. Nessun accordo tra i partner dello storico cartello e i loro alleati esterni, tra cui la Russia. Un evento, che ci ricorda quanto avvenne nel marzo dello scorso anno, quando non fu trovato un accordo per tagliare la produzione e i prezzi del petrolio crollarono ai minimi da fine anni Novanta per il Brent e a -40 dollari per il WTI americano.

Stavolta, è diverso. La mancata intesa è sull’aumento della produzione di 2 milioni di barili al giorno tra agosto e dicembre. Ecco, quindi, che il flop del vertice OPEC+ sta surriscaldando i prezzi del petrolio, con il Brent stamattina in area 77,50 dollari, ai massimi da ottobre 2018. Da inizio anno, guadagna oltre il 50%. E tra gli analisti c’è chi teme che possa salire ulteriormente ben sopra gli 80 dollari, scatenando una spirale inflazionistica nell’emisfero occidentale.

Prezzi del petrolio verso un nuovo boom?

Ma sarà davvero così? Il boom dei prezzi del petrolio dovrebbe eventualmente essere solo temporaneo, il tempo da indurre gli stessi stati dell’OPEC+ ad approfittarne per aumentare la propria quota di produzione per accrescere i ricavi. Peraltro, lo stesso “shale” americano potrebbe riprendersi. Al momento, l’industria petrolifera a stelle e strisce resta di 2 milioni di barili al giorno sotto i livelli di produzione pre-Covid. Ma quotazioni così elevate sarebbero un’occasione ghiotta per tornare ad estrarre.

In previsione di tale scenario, la Russia non starebbe a guardare. Mosca vorrebbe aumentare la sua produzione da tempo, ma sinora si è attenuta all’accordo sottoscritto con il regno saudita e, per esteso, con l’intero OPEC.

Ad ogni modo, ogni volta che il cartello non è riuscito a trovare un accordo sui livelli di produzione, i prezzi del petrolio si sono schiantati. Ed è verosimile che sarà così anche stavolta. Il pomo della discordia è la richiesta degli Emirati Arabi Uniti di accrescere la propria quota di base da 3,2 a 3,8 milioni di barili al giorno. Riad è contraria, temendo che simili richieste arrivino con il tempo dagli altri partner e dopo essersi addossata a inizio anno un taglio volontario di 1 milione di barili al giorno.

Ci sarà tempo per trovare un’intesa dell’ultimo minuto ed evitare uno shock sul mercato petrolifero. Se così non fosse, le logiche del mercato prevarrebbero su quelle oligopolistiche. Sono domanda e offerta a determinare i prezzi. E l’OPEC da sola incide oggi per meno di un terzo dell’intera offerta mondiale. Siamo lontani dagli anni Settanta dello strapotere di un gruppo ristretto di stati esportatori. Se ciò non bastasse, l’America centrerebbe ugualmente l’obiettivo rimuovendo l’embargo contro l’Iran e facendo affluire sui mercati qualche milione di barili al giorno in più. La sola prospettiva indurrebbe il cartello a più miti consigli.

Petrolio a 100 dollari entro un anno: la previsione di Bank of America

Gli analisti di BofA vedono il Brent in crescita fino a 100 dollari al barile, sarebbe la prima volta dal 2014. Più caute, ma comunque rialziste, le view di JP Morgan e Goldman Sachs

 2 Luglio 2021 – 10:22
 

Mentre i paesi membri dell’Opec+ faticano a trovare un accordo per aumentare la produzione e rispondere alla domanda in crescita, alcune importanti banche globali hanno fatto previsioni sul futuro del prezzo del petrolio. Si tratta di JP Morgan, Goldman Sachs e Bank of America, che sono d’accordo nel vedere una quotazione in rialzo, anche se con valori diversi.

BANK OF AMERICA

La previsione più rialzista è quella di Bank of America (BofA) che vede il petrolio Brent a quota 100 dollari al barile entro la prossima estate. Se ciò dovesse accadere, per il petrolio si tratterebbe del ritorno alle tre cifre per la prima volta dal 2014. Secondo Francisco Blanch, head of commodities research di BofA, il consumo globale di petrolio continuerà a superare l’offerta nel 2022 spinto dalla ripresa economica. Prospettive rialziste che stanno aumentando la pressione anche sull’Opec+, chiamata a raggiungere un accordo (per ora saltato) per aumentare la produzione dopo i tagli effettuati durante la pandemia per sostenere il prezzo del petrolio.

GOLDMAN SACHS E JP MORGAN

Più caute, ma comunque sempre indirizzate verso un rialzo del prezzo del greggio, le previsioni di JP Morgan e Goldman Sachs. Quest’ultima vede il Brent sopra gli 80 dollari al barile già nel terzo trimestre 2021 con la possibilità di picchi più alti in concomitanza di richieste elevate. Secondo JP Morgan il WTI si posizionerà decisamente sopra gli 80 dollari negli ultimi tre mesi dell’anno.

INCOGNITA IRAN

Si posiziona intorno agli 80 dollari al barile anche la previsione di Martijn Rats, chief oil analyst di Morgan Stanley, che ricorda come bisognerà tenere d’occhio l’andamento del virus alla luce delle nuove varianti. Un elemento che, ovviamente, avrà grande influenza sulla riapertura delle economie e quindi sul consumo di petrolio a livello globale. L’altro elemento da seguire, oltre alle trattative in seno all’Opec+, è un possibile rientro in gioco del petrolio iraniano in caso di accordo con gli Usa sul nucleare, che andrebbe a coprire una parte della domanda.

Petrolio: attesa per la nuova riunione Opec+, possibile ulteriore allentamento dei tagli alla produzione

Il petrolio si sta dirigendo verso un quinto rialzo settimanale, mentre il mercato attende la nuova riunione OPEC+. I futures sul greggio a New York sono in rialzo di oltre il 2% questa settimana, mentre il benchmark Brent è al livello più alto da ottobre 2018. L’alleanza, guidata dall’Arabia Saudita e dalla Russia, si riunirà il 1° luglio ed è ampiamente previsto che discuta di NON aumentare la produzione di petrolio in agosto, secondo un sondaggio Bloomberg. L ’OPEC+ sta discutendo un ulteriore allentamento dei tagli alla produzione di petrolio da agosto poiché i prezzi del petrolio aumentano con la ripresa della domanda, ma non è stata ancora presa alcuna decisione. “La ripresa della domanda è stata rapida e c’è pressione sull’OPEC+ affinchè rilasci più barili, altrimenti potremmo vedere 80 dollari al barile il mese prossimo”, ha detto Howie Lee, economista della Oversea-Chinese Banking Corp. di Singapore.

secondo assalto del Petrolio alla Fan di Gann che per ora ne ha arrestato la salita.

PETROLIO 70,65$ <-9-06-2021

primo target 72$ indicato quando il Petrolio era a 53$ a -1,4$

un rialzo imprevedibile.(?)

>68 1 GIUGNO 2021

ben sopra la mediana di 48-68-88

vedi aggiornamenti precedenti

petrolio

PETROLIO

petrolio

Tosto questo doppio superamento di 65/68 vedremo.

PETROLIO 68,00$ <-top 8-03-2021

A breve sapremo se si passa o no
BOX di riferimento 486888
al primo assalto 68 ci ha respinto con forza
Manca poco oramai.

vedi aggiornamenti precedenti

>65 29-04 e 4-05 e 10-05-2021

siamo a ridosso del Box superiore 65-105 

sta a vedere che compare l’ultimo gap di fuga…..

PETROLIO 65,68$<—–65,68$ gap di fuga

Goldman Sachs Asset Management vede il petrolio a 80 dollari tra sei mesi

Nel market outlook Davide Andaloro (Goldman Sachs Asset Management) conferma la preferenza per i mercati azionari, soprattutto europei. Per il petrolio possibile picco tra sei mesi, poi calo verso i 75 dollari

 22 Giugno 2021 – 7:50
 

Supporto fiscale senza precedenti e riaperture favorite dalla campagna vaccinale inducono ancora a preferire il mercato azionario nell’asset allocation. Nell’ultimo aggiornamento di mercato Davide Andaloro, Executive Director e Senior Market e Portfolio Strategist di Goldman Sachs Asset Management, conferma la view positiva della casa d’investimento e fa il punto sulle diverse asset class.

INFLAZIONE TEMPORANEA

L’esperto si sofferma, inoltre, su uno dei temi più dibattuti del momento: l’inflazione. Secondo Andaloro l’aumento registrato nel mese di maggio, tanto discusso anche in chiave politica monetaria, è transitorio: una visione in linea con quella della Federal Reserve. Nei prossimi mesi l’aumento dell’inflazione potrebbe attestarsi sopra il 2%, quindi in area assolutamente tollerata. Negli Stati Uniti, grazie soprattutto alla campagna vaccinale, l’economia ha raggiunto un livello di riapertura del 78%, anche se “permane la necessità di una ripresa significativa in settori vulnerabili come intrattenimento, retail, trasporti e settore alberghiero”.

VIEW POSITIVA SULL’AZIONARIO

“La nostra view positiva sugli attivi maggiormente esposti al rischio, in particolare sulle azioni globali, è supportata da una crescita globale in ripresa al 6,6%, utili societari a doppia cifra, condizioni finanziarie accomodanti, una limitata necessità di interventi strutturali, un supporto monetario e fiscale sostenibile e un livello di inflazione accettabile”, specifica Andaloro. La previsione sui mercati dei capitali di Goldman Sachs Asset Management vede l’S&P 500 a quota 4.450 punti tra 12 mesi, ma la crescita degli indici riguarderà anche l’azionario europeo e asiatico. Il rendimento del Treasury a 10 anni Usa viene visto in rialzo, con un 2% previsto tra un anno, mentre il dollaro dovrebbe perdere forza contro le altre valute “a causa delle pressioni legate alle valutazioni elevate e delle sue caratteristiche controcicliche”.

MERCATI EUROPEI MENO COSTOSI

La questione delle valutazioni elevate nel mercato azionario è ancora sul tavolo, e secondo Andaloro riguarda principalmente Wall Street. Le azioni non statunitensi, comprese quelle europee, presentano un Beta più alto verso la ripresa della crescita globale. Brasile, Sudafrica, Italia e Regno Unito sono alcuni dei mercati azionari che attualmente risultano essere più interessanti. Da seguire con attenzione anche altri asset dell’Area Euro che potrebbero far bene in un contesto di miglioramento macroeconomico. Tra questi Andaloro cita il cambio euro/dollaro Usa, i rendimenti dei Bund e i mercati azionari europei.

CICLO RIALZISTA PER LE MATERIE PRIME

“Nel corso del 2021 potremmo assistere a un nuovo ciclo rialzista delle commodity, che influenzerebbe la domanda in fase di ripresa e gli obiettivi delle politiche green in un contesto in cui l’offerta rimane limitata”, spiega l’esperto di Goldman Sachs Asset Management. Una view positiva anche per il petrolio, con il Brent che secondo l’esperto potrebbe toccare il picco degli 80 dollari al barile tra sei mesi per poi tornare a quota 75 dopo altri sei mesi. Anche l’oro potrebbe riguadagnare terreno riconquistando quota 2.000 dollari l’oncia già tra tre mesi.

GAM: ecco perché il prezzo del petrolio continuerà a salire

Massimo De Palma, Responsabile team Multi Asset Italia di GAM SGR, parla di ‘ritorno dell’oro nero’ basandosi sulla domanda in crescita e sulle politiche Opec

 
 

Il prezzo del petrolio prosegue nel suo graduale aumento con la domanda che dovrebbe continuare ad essere sostenuta dalla crescita economica globale, spinta dall’avanzamento dei piani vaccinali. Nelle ultime settimane i mercati finanziari si sono focalizzati sulla dinamica della crescita dell’inflazione, per comprendere se sia transitoria come dichiara la Fed, oppure duratura, con conseguenze inevitabili su un eventuale tapering. Gli analisti guardano sia il dato core, tendenzialmente più stabile, sia le componenti più volatili come alimentari ed energia, che ha un peso intorno al 6% dell’indice.

LA POSIZIONE DELL’OPEC

Massimo De Palma, Responsabile team Multi Asset Italia di GAM SGR, sottolinea che per questo l’andamento del prezzo del petrolio dovrebbe in qualche modo influenzare l’umore degli operatori di mercato, dopo che i futures hanno toccato livelli che non si vedevano dal 2018. L’ultima riunione dell’Opec Plus è durata solo mezz’ora e non ha riservato sorprese, con la conferma del piano concordato in aprile di ridurre gradualmente la stretta produttiva decisa per la pandemia. A giugno saranno reintrodotti 700.000 barili/giorno e a luglio 840.000, con l’Arabia Saudita che continuerà a diminuire i tagli volontari.

LE SANZIONI ALL’IRAN

I sauditi prevedono infatti di produrre 350.000 barili in più a giugno e 400.000 a luglio, De Palma osserva che c’è un sostanziale scetticismo sul fatto che questo sia sufficiente a compensare l’aumento di domanda legato alla ripresa globale. Opec Plus stima per il 2021 una domanda in crescita di circa 6 milioni di barili al giorno, con dubbi sull’eventuale allentamento delle sanzioni all’Iran. I negoziati indiretti con gli Stati Uniti sono ripresi ad aprile, con l’obiettivo di ripristinare l’accordo sul nucleare del 2015, il che potrebbe consentire all’Iran di esportare fino a 1,5 milioni di barili/giorno, ma difficilmente si arriverà ad una rinegoziazione prima delle elezioni presidenziali iraniane del 18 giugno.

POSSIBILE SVOLTA INTRANSIGENTE

Il successore dell’attuale presidente Hassan Rouhani potrebbe essere il conservatore Ebrahim Raisi, ora a capo del potere giudiziario, il che rafforzerebbe l’ala più intransigente che aveva osteggiato l’accordo del 2015 con Obama. Gli Stati Uniti quindi vorranno attendere per capire se lasciare aperta la porta ad un accordo sul nucleare, e in ogni caso per l’Iran i tempi per la ripartenza dell’export di petrolio non sarebbero brevi.

PROBABILE CHE IL RIALZO PROSEGUA

È quindi probabile, conclude l’analisi dell’esperto di GAM, che il prezzo dell’oro nero possa continuare nella sua lenta progressione al rialzo anche se l’OPEC Plus, con la sua recente consuetudine di tenere riunioni mensili per decidere gli aggiustamenti della produzione, cerca di mantenere la situazione sotto controllo.

Petrolio: WTI e Brent oltre $70, record in ultimi anni dopo rapporto AIE. E Goldman Sachs vede presto $80

Prezzi del petrolio in rialzo, sulla scia delle dichiarazioni arrivate dall’Agenzia Internazionale dell’Energia che, nel suo rapporto mensile, ha affermato che i produttori dei paesi dell’Opec + avranno bisogno di incrementare la loro offerta per soddisfare la crescita della domanda, che dovrebbe tornare ai livelli pre-pandemici entro la fine del 2022.

Le prospettive di un forte recupero della domanda fanno salire i prezzi del petrolio, con le quotazioni del Brent che viaggiano al record dal maggio del 2019, vicino ai $73 al barile.

I futures sul contratto WTI balzano oltre $70,75, all’indomani del valore di chiusura più alto dall’ottobre del 2018.

Gli analisti di Goldman Sachs prevedono un balzo dei prezzi del Brent fino a $80 al barile, nel corso dell’estate, grazie alla ripresa dell’economia globale che continuerà a essere sostenuta dalle vaccinazioni alla popolazione globale

Opec + mantiene fede alle promesse fatte, Brent chiude sopra $70 per prima volta dal 2019

Prezzi del petrolio solidi dopo la decisione dell’Opec +, l’alleanza che comprende i paesi Opec e non Opec come la Russia, di mantener fede a quanto pianificato già in precedenza.
Nei mesi di giugno e di luglio torneranno sul mercato 2,1 milioni di barili al giorno, ritmo determinato in base alle condizioni di mercato. Il prossimo meeting di aggiornamento sulla produzione di petrolio è stato fissato al 1° luglio.

Nel mese di aprile, l’alleanza aveva deciso di aumentare la produzione di 2,1 milioni di barili al giorno nel periodo compreso tra maggio e luglio. A ciò si aggiunge la mossa dell’Arabia Saudita, che sta gradualmente riversando sul mercato quell’offerta che aveva volontariamente tagliato, pari a 1 milione di barili al giorno, per sostenere i prezzi del crude affossati dalla crisi del Covid-19.
A dare una sferzata positiva ai prezzi, che salivano già prima dell’annuncio, è stato il commento rilasciato dal ministro dell’energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, che ha detto di prevedere una ripresa solida della domanda di Stati Uniti e  Cina, i due principali consumatori di petrolio al mondo, aggiungendo che il ritmo delle vaccinazioni “può solo portare a un ulteriore ribilanciamento del mercato petrolifero globale”.
Dopo l’annuncio dell’Opec + e le suddette dichiarazioni, i futures sul petrolio crude WTI scambiati sul Nymex di New York sono saliti fino a +0,5%, dopo il guadagno +2,1% riportato nel giorno della festività del Memorial Day in Usa lunedì scorso, salendo al massimo dall’ottobre del 2018, fin oltre quota $68. I futures sul Brent sono balzati anch’essi fino a $70,96 al barile sulla piattaforma di scambio ICE Futures Europe, attorno al record dall’8 marzo scorso e ai livelli più alti, anche in questo caso, dal 2018.
“Il mercato sembra focalizzato su un outlook più costruttivo per la fine dell’anno, visto che l’Opec+ prevede un significativo calo delle scorte tra il mese di settembre e la fine dell’anno”, hanno scritto gli analisti di ING Economics in una nota.
La minaccia ai prezzi del petrolio rimane la possibilità di un accordo tra le potenze internazionali e l’Iran per ripristinare l’accordo nucleare del 2015 che era stato annullato dall’amministrazione di Donald Trump. Le trattative tra le controparti, stando a quanto reso noto da un funzionario iraniano e due diplomatici occidentali, dovrebbero fare una pausa nella giornata di domani.
Non è chiaro, tuttavia, se i negoziati riprenderanno prima del 18 giugno, data delle elezioni presidenziali in Iran. E la prospettiva di un accordo posticipato, hanno scritto gli analisti di ANZ Research in una nota, “sposta la minaccia di altri due milioni di barili al giorno di petrolio che tornano sul mercato alla fine dell’anno, quando l’ulteriore crescita economica dovrebbe fare da cuscinetto al suo impatto”. In ogni caso è stato lo stesso segretario dell’Opec Mohammad Barkindo a minimizzare qualsiasi effetto che il ritorno dell’offerta di Teheran potrebbe provocare sui mercati.
Barkindo ha sottolineato di ritenere che un qualsiasi eventuale ritorno delle esportazioni iraniane “si verificherà in un modo ordinato e trasparente”. Nessuna paura sull’effetto Iran neanche da parte di Howie Lee, economista presso Oversea-Chinese Banking Corp: “C’è una certa fiducia ora nel fatto che il miglioramento della domanda dovrebbe permettere al mercato di assorbire quelli che potrebbero essere altri due milioni di barili al giorno dall’Iran, nel caso in cui (l’accordo) dovesse concretizzarsi”. E, in ogni caso, “è la domanda degli Stati Uniti che sta scatenando la ripresa dei consumi globali”.

petrolio

petrolio

petrolio

(superato top del 21-04 il 28-04)

dal retest della diagonale del triangolo a 60,50

PETROLIO 64,40$ <-21-04-2021

dopo dato scorte del 14-04

PETROLIO 68,00$ <-top 8-03-2021

vedi precedenti aggiornamenti

Minimi di 57,50$/56,75  toccati in spike a rientrare quindi molto vicini al lato alto del Box 35-55 lasciano intatto il trend rialzista e la possibilità dei target rialzisti indicati in analisi

PETROLIO

PETROLIO 68,00$ <-top 8-03-2021

petrolio

Tutto in un giorno: il triplo colpo di stato climatico che ha tramortito le Big Oil. La potenza della rivolta capitanata da Engine N.1 con il suo 0,02% in Exxon

Mentre sui mercati i riflettori rimanevano puntati su spauracchio inflazione, sell-off delle criptovalute e nuova fiammata delle meme stock, il 26 maggio è andata in scena una giornata destinata a passare alla storia per le Big Oil e forse per l’intero mercato energetico.
Nello stesso giorno le tre principali Oil majors Exxon, Chevron e Shell sono finite sotto attacco. Le prime due hanno visto passare istanze ambientaliste nelle rispettive assemblee, mentre una sentenza di un tribunale olandese ha imposto a Shell di accelerare sulla riduzione delle emissioni.

Una coincidenza che fa capire come il climate change per il settore oil richiederà nei prossimi anni degli sforzi ancora più ingenti per cambiare modello di business e abbattere le emissioni. Quanto successo lo si potrebbe riassumete come una buona notizia per l’ambiente mondiale e invece cattive notizie per le major petrolifere. Ma a ben vedere ciò che potrebbe significare è che un maggiore realismo sulla transizione energetica sia il meglio per tutti, anche per le big oil chiamate a costruirsi un futuro realmente sostenibile cambiando i loro modelli di business.
Come rimarca oggi Julian Lee, strategist oil per Bloomberg First Word, il vero cambiamento dovrà venire dal lato della domanda. Offrire ai consumatori alternative convenienti, affidabili e convenienti ai combustibili fossili è ciò che guiderà una grande trasformazione nell’uso dell’energia e, in ultima analisi, nelle attività dei produttori mondiali di petrolio.

Shell condannata a ridurre le emissioni del 45% entro il 2030

Mercoledì un tribunale dell’Aia ha ordinato al gigante petrolifero olandese Royal Dutch Shell di tagliare le emissioni di carbonio del 45% entro il 2030. Una sentenza storica che arriva in un momento in cui le Big Oil sono più che mai sotto pressione per fissare obiettivi di emissioni a breve, medio e lungo termine coerenti con l’accordo di Parigi.
La causa era stata presentata nell’aprile 2019 da sette gruppi di attivisti – tra cui Friends of the Earth e Greenpeace – per conto di 17.200 cittadini olandesi. Le citazioni in tribunale sostenevano che il modello di business di Shell “sta mettendo in pericolo i diritti umani e le vite” rappresentando una minaccia per gli obiettivi stabiliti nell’accordo di Parigi. Roger Cox, un avvocato dalla parte deegli attivisti ambientali, ha detto in una dichiarazione che la sentenza ha segnato “un punto di svolta nella storia” e potrebbe avere conseguenze importanti per altri grandi inquinatori.

Caso Exxon: l’impresa del piccolo fondo attivista Engine N.1

Sempre il 26 maggio gli azionisti di Exxon hanno votato per nominare almeno due membri attenti al clima nel consiglio di amministrazione della società di fronte alla dura opposizione del management. A riuscire nell’impresa è stato Engine N.1, piccolo fondo attivista con il nome di un libro di bambini. Con dalla sua solo lo 0,02% del capitale il fondo è riuscito a vincere una battaglia persa in precedenza da fondi ben più grandi. La richiesta di un’accelerazione nella riduzione delle emissioni ha trovato il sostegno anche di Calpers, il fondo pensione degli insegnanti della California.
I nomi dei due membri green del nuovo cda di Exxon presentano un curriculum di rilievo: Gregory Goff è l’ex amministratore delegato di Andeavor, che è stata una delle più grandi società di raffinazione di idrocarburi degli Stati Uniti, mentre Kaisa Hietala è stata vicepresidente esecutiva per i prodotti rinnovabili presso la società di raffinazione finlandese Neste Oyj.
Forse sorprendentemente, i dissidenti di ExxonMobil sono stati supportati anche da gestori patrimoniali tradizionali come BlackRock. Dopo il voto, il colosso numero uno al mondo nell’asset management ha tuonato: “Exxon e il suo Consiglio di amministrazione devono valutare ulteriormente la strategia dell’azienda e le competenze del consiglio di amministrazione rispetto alla possibilità che la domanda di combustibili fossili possa diminuire rapidamente nei prossimi decenni. L’attuale riluttanza a farlo presenta una questione di governance che ha il potenziale di minare la sostenibilità finanziaria a lungo termine dell’azienda”.

Accelerazione verso nuovi modelli di business

“Le vicende di cronaca che nella giornata del 26 maggio potrebbero forse segnare un’ulteriore accelerazione verso un adattamento dei modelli di business”, rimarca Alberto Artoni, Portfolio Manager US Equity di AcomeA SGR. “Riposizionare il modello di business è sempre complicato – prosegue Artoni – specialmente per aziende di lunga storia e di grande dimensione, ma questa sfida presenta anche delle interessanti opportunità per creare valore per gli azionisti, oltre che per gli altri stakeholders. Questo nuovo scenario del settore sta spingendo le aziende ad una sempre maggiore disciplina finanziaria, che limita e razionalizza gli investimenti finalizzati alla crescita del numero di barili prodotti a favore del riposizionamento del business e del ritorno di cassa agli azionisti. Anche il consolidamento del settore a cui stiamo assistendo (tra le principali operazioni ricordiamo l’acquisizione di Noble da parte di Chevron a luglio e quella di Concho da parte di ConocoPhillips ad ottobre) indica proprio una buona disciplina finanziaria. Le aggregazioni, infatti, sono avvenute principalmente con lo scambio di azioni, con premi valutativi molto contenuti rispetto a prezzi di Borsa generalmente depressi”. Il consolidamento ha permesso al settore di abbattere i costi, ridurre gli investimenti e migliorare il profilo finanziario dei piccoli player, spesso tropo indebitati. Il contesto è certamente sfidante, ma le aziende che sapranno adattarsi potranno dare importanti soddisfazioni a tutti gli stakeholders, compresi gli azionisti.

Petrolio: prezzi in rally con fattore Iran. Se Usa rimuove sanzioni, Teheran raddoppia export

Il mercato del petrolio ha subito un’ulteriore pressione, con gli Stati Uniti che si stanno preparando a rientrare nell’accordo nucleare dell’Iran. Il Brent ha visto il suo più grande calo settimanale da marzo, scendendo del 3,3% la scorsa settimana dopo che il presidente dell’Iran, Hassan Rouhani, ha detto che gli Stati Uniti sono pronti a togliere le sanzioni sul settore petrolifero, bancario e navale del paese.
 
Ora i prezzi del greggio tornano a salire. Le borse sono in rialzo, la propensione al rischio sembra ancora dominante sui mercati e il dollaro USA è in calo. Questi elementi stanno creando il mix perfetto per il barile ed entrambi i benchmark, WTI e Brent, stanno guadagnando oltre l’1%. Nonostante alcune correzioni temporanee, la tendenza principale appare ancora positiva afferma Carlo Alberto De Casa, Capo Analista di ActivTrade. “La produzione di petrolio dell’Iran è aumentata negli ultimi mesi, probabilmente in previsione di una revoca delle sanzioni”, hanno detto gli analisti di ANZ. Rimosse le sanzioni Usa, Teheran potrebbe più che raddoppiare l’export.
 
Petrolio: cosa dicono gli esperti
 
“Anche assumendo in modo aggressivo un riavvio a luglio, stimiamo che i prezzi del Brent raggiungerebbero ancora gli 80 dollari al barile nel quarto trimestre 2021” secondo Goldman Sachs. Guardando alla settimana a venire, tutti gli occhi saranno puntati sull’evoluzione dei colloqui nucleari a Vienna. Dopo i commenti positivi di diversi funzionari la scorsa settimana, c’è una crescente aspettativa sul fatto che siamo vicini ad un accordo. “Se e quando gli Stati Uniti rientreranno nell’accordo nucleare iraniano, questo probabilmente colpirà il sentiment nel mercato del petrolio, tuttavia siamo ancora dell’opinione che il mercato sarà in grado di assorbire questa offerta aggiuntiva, quindi ci aspettiamo che la debolezza dei prezzi sia di breve durata” concludono gli analisti.

Il petrolio a 70 dollari è una pessima notizia, la ripresa globale rischia di rallentare prima di arrivare

Boom dei prezzi delle materie prime, carenza di materiali per la produzione. Il mondo è in preda a una crisi nell’attesa che arrivi la ripresa dell’economia.

Ieri, il prezzo del petrolio ha superato la soglia dei 70 dollari al barile. All’inizio dell’anno, viaggiava poco sopra i 50 dollari. Nel frattempo, pur scendendo dai massimi storici, il legname segna +52% quest’anno. E il Baltic Dry Index, che segnala i costi di trasporto delle merci via nave e sintetizza la vivacità degli scambi commerciali, guadagna il 117%. Per la ripresa economica globale, numeri che denotano certamente una risalita dagli abissi a cui la pandemia aveva scaraventato la domanda nel corso del 2020. Tuttavia, il troppo stroppia. Il boom delle quotazioni di numerosissime materie prime non è trainato, se non molto parzialmente, dalla domanda.

Sono diversi i fattori che stanno incidendo sui rincari generalizzati. Anzitutto, la mancata ripresa della produzione. E’ vero, le restrizioni anti-Covid sono state perlopiù allentate ovunque, ma non si è tornati ai livelli di inizio 2020. E verosimilmente non si riacciufferanno quei livelli per qualche anno ancora. Le compagnie aeree prevedono di tornare al numero dei passeggeri del 2019 solamente nel 2024.

Il mercato petrolifero, poi, non è caratterizzato da un eccesso di domanda in questa fase. Al contrario, gli stati dell’OPEC Plus hanno tagliato la loro offerta e stanno ripristinandola molto gradualmente. Per non parlare del problema dei problemi di questa fase: la carenza di chip. Tra produzione a rilento, ripresa della domanda prima del previsto e rastrellamento nei mesi scorsi da parte di un colosso come Huawei, non si trovano a sufficienza. E il punto qui non è tanto che salgono i prezzi, perlopiù dall’incidenza irrisoria per la produzione di beni come auto, dispositivi elettronici o elettrodomestici; il fatto è che mancando, i piani di produzione devono essere rinviati. Il solo comparto automobilistico registrerebbe perdite per quest’anno nell’ordine dei 110 miliardi di dollari con quasi 5 milioni di vetture in meno prodotte.

Ripresa economica frenata dal rischio inflazione

Questo è un esempio di come il boom dei prezzi si traduca in un rallentamento della ripresa economica globale. Ma un altro lo abbiamo in casa, nel vero senso della parola. Avete presente il Superbonus 110%? Pensato per incentivare le ristrutturazioni edili e sostenere un comparto tradizionalmente pro-ciclico, rischia di perdere di efficacia. Poiché i materiali da costruzione stanno rincarando e non sempre è possibile scaricare i rialzi sui clienti, i margini per le ditte si stanno riducendo. Se a pagare sono i clienti, invece, ad ogni modo perderanno potere di acquisto e potranno spendere un po’ meno per altre forme di consumo.

La batosta che arriva dal legname, ad esempio, sta già mettendo in allarme la carpenteria e la filiera del mobile. In una fase di crisi come questa, tutto puoi chiedere ai consumatori, fuorché di pagare molto di più un prodotto rispetto a qualche mese fa. Eppure, non ci sono alternative. Ecco perché la ripresa economica rischia di deragliare prima ancora di partire. Oltretutto, con un’inflazione già sopra il 4% negli USA e all’1,6% nell’Eurozona, le banche centrali si sono viste ridotti i margini di manovra per le loro rispettive politiche monetarie. Di questo passo, è già un miracolo se riusciranno a non alzare i tassi d’interesse da qui a breve. Sarebbe un tiro mancino per il settore del credito. Verrebbero meno molti investimenti, proprio nel momento in cui servono per riattivare le economie.

Senza girarci molto attorno, è evidente che il boom dei prezzi delle materie prime risenta anche e, in alcuni casi, soprattutto degli eccessivi stimoli monetari e fiscali varati in questi mesi. C’è un eccesso di liquidità sui mercati, che ha favorito il boom azionario prima, il collasso dei rendimenti obbligazionari subito dopo e che adesso sta contagiando le “commodities”. Il mercato scommette al rialzo su tutto e, avendo già a che fare con prezzi inflazionati per gli assets finanziari, da mesi ha posto nel mirino dal petrolio al caffè, dalla legna al rame, dall’acciaio alla farina.

Non finirà bene. O la bolla scoppia in faccia agli ultimi compratori o arriverà nelle case di tutti noi. In ogni caso, saranno dolori.

Attacco cibernetico alla rete di oleodotti Colonial Pipeline, Biden dichiara stato di emergenza

Un cyber attack, un attacco cibernetico, ha colpito ha colpito la rete di oleodotti di Colonial Pipeline, la più grande degli Stati Uniti, nel corso del fine settimana, tanto che la società è stata costretta a interrompere il trasporto di carburante dal Golfo del Messico all’area metropolitana di New York, ma non solo, per “mettere offline alcuni sistemi, al fine di contenere la minaccia”.

Colonial ha riferito di aver appreso venerdì scorso di essere stata “vittima di un attacco informatico”: da allora ha interrotto la rete di oleodotti di 8.850 chilometri, che trasporta quasi la metà delle riforniture di carburanti nella East Coast.

La sospensione alimenta il timore che l’area sia costretta a fare i conti con la carenza nelle riforniture di benzina, diesel, carburante per aerei.

Il presidente americano Joe Biden è stato informato dell’attacco e ha dichiarato lo stato di emergenza, per far sì che vengano attivate alcune misure come il trasporto stradale del carburante e l’estensione agli autotrasportatori americani delle ore di lavoro giornaliere, per consentire una consegna più veloce delle riforniture.

I futures sul petrolio sono in rialzo, con il contratto WTI che sale dello 0,46% a $65,20 al barile e il Brent che avanza dello 0,51% a $68,63 al barile.

petrolio    

Effetto vaccinazioni su petrolio: boom opzioni call su Brent a quota $100. ‘Comprate come biglietti della lotteria’

Gli analisti rimangono bullish sul petrolio, grazie alla riapertura delle economie di tutto il mondo dalla fase di lockdown da Covid e le aspettative, di conseguenza, di una forte ripresa dei consumi e degli investimenti.
E’ l’effetto vaccinazioni, che stanno velocizzando il passo portando a scommettere, più in alcuni paesi che in altri, sull’arrivo imminente dell’immunità di gregge.

“Con la distribuzione dei vaccini che va avanti e la ripresa dei viaggi in auto che continua a manifestarsi (anche in vista delle vacanze estive), il trend (al rialzo) dovrebbe accelerare”, hanno scritto in una nota gli analisti di Citi Group.
Gli esperti puntano su una domanda di carburanti più alta e, in generale, sulla “crescente fiducia nella storia della ripresa”.
“Crediamo che in Usa la domanda sia forte – concordano gli analisti di Commonwealth Bank of Australia – Il tasso di utilizzo delle raffinerie, negli States, è superiore ora alla media degli ultimi cinque anni”.
A fare da assist alle quotazioni del petrolio – che oggi ritracciano – sono anche i dati sulle scorte di petrolio crude Usa. Gli ultimi, diramati nella giornata di ieri, hanno messo in evidenza che, la scorsa settimana, le scorte sono scese più delle attese, sulla scia del balzo delle esportazioni e della produzione delle raffinerie, stando a quanto riferito dall’ EIA (Energy Information Administration).
In particolare, nella settimana terminata il 30 aprile scorso, le scorte di petrolio crude sono diminuite di 8 milioni di barili a 485,1 milioni di barili, scivolando in modo decisamente più significativo rispetto al calo di 2,3 milioni di barili atteso dal consensus degli analisti intervistati da Reuters.
In questo contesto, la fase del superciclo delle commodities – che molti analisti danno già in atto -rinfocola le previsioni bullish sul petrolio, al punto che alcuni operatori di mercato iniziano a scommettere su prezzi destinati a rivedere quota $100.
Il segnale, spiega un articolo di Bloomberg, arriva dal mercato delle opzioni: ci sono trader infatti che detengono opzioni per acquistare l’equivalente di quasi 20 milioni di barili al prezzo di $100 nel corso dei prossimi tre mesi.
In particolare, nella giornata di ieri, le opzioni call che puntano su un contratto Brent di dicembre a $100 sono state scambiate sui mercati 4.600 volte, più di ogni altra opzione scambiata sul contratto benchmark. Si tratta di contratti comunque convenienti, visto che ognuno costa 30 centesimi al barile, fattore che rende il costo totale del trade pari a circa $1,4 milioni.
“Alcuni li hanno paragonati ai biglietti della lotteria – ha fatto notare la società di brokeraggio Eagle Commodities in una nota ai clienti riportata da Bloomberg – Convenienti, poco probabili che siano in the money, ma buoni da avere, nel caso in cui un’onda bullish dovesse presentarsi nell’arco dei prossimi mesi”.
Da segnalare che il Brent – che l’ultima volta ha toccato la soglia di $100 nel settembre del 2014 – è in crescita di oltre +30% dall’inizio di quest’anno ed è scambiato al momento attorno ai $70 al barile, dopo i buy delle ultime settimane.
Gran parte degli analisti di Wall Street prevede che le quotazioni continueranno a rafforzarsi nel corso dell’estate, sulla scia della ripresa del turismo a sua volta scatenata dall’aumento delle vaccinazioni.
Tra i più bullish ci sono Goldman Sachs, che prevede prezzi a $80 nel terzo trimestre di quest’anno e Citigroup, secondo cui la domanda potrebbe testare un record durante l’estate. Bloomberg fa notare intanto che, oltre alle opzioni call che puntano a $100 al barile per il mese di dicembre, ce ne sono altre ugualmente bullish. Molti trader detengono per esempio contratti, con scadenze diverse nei prossimi mesi, che scommettono su prezzi compresi tra $75 e $80, stando ai dati compilati dall’agenzia di stampa.
Vale la pena di ricordare che, nel mese di aprile, il contratto WTI sul petrolio è balzato del 7,5% e il Brent è salito del 5,8%: i contratti hanno continuato insomma a correre, incassando dall’inizio dell’anno guadagni pari rispettivamente a +31% e +29,8%.

Petrolio balza a 67$

Dopo una prima parte di giornata cauta, il petrolio ha imboccato la via dei rialzi. IL WTI segna +1,46% a 64,5 dollari, mentre il Brent è balzato di slancio sopra i 67 dollari (+1,35% a 67,6$. Tra gli investitori prevale l’ottimismo per un forte rimbalzo della domanda in paesi come Stati Uniti e Cina, mentre va in secondo piano la preoccupazione per un aumento dei casi di coronavirus in India e una maggiore offerta di petrolio OPEC +. L’India ha segnalato oltre 300.000 nuovi casi di coronavirus per il 12° giorno consecutivo, ma l’impennata dei casi sembra essersi arrestata. La nuova ondata del virus ha portato ad un calo delle vendite di carburante ad aprile per l’India che è il terzo consumatore mondiale.

Prezzo del petrolio in rialzo dopo la decisione dell’OPEC Plus di aumentare la produzione

Il taglio dell’offerta verrà parzialmente e gradualmente ritirato nei prossimi mesi, ma il mercato reagisce bene.

Petrolio in forte rialzo ieri dopo la decisione dell’OPEC Plus di aumentare la produzione nei prossimi tre mesi. La quotazione del Brent è salita fino al 3,4% a quasi 65 dollari al barile e a metà seduta di oggi si attestava a 64,67 dollari. Il cartello, assieme a una decina di stati esportatori esterni, tra cui la Russia, ha concordato di accrescere l’offerta di greggio sul mercato di un totale di 2 milioni di barili al giorno da qui a luglio. Di questi, la metà saranno barili dell’Arabia Saudita. Il regno aveva annunciato a sorpresa a inizio anno che da febbraio avrebbe ridotto volontariamente le sue estrazioni quotidiane di 1 milione di barili.

Il ministro dell’Energia, Principe Abdulaziz bin Salman, ha dichiarato in conferenza stampa che la produzione saudita aumenterà di 250.000 barili a maggio, di altri 350.000 barili a giugno e di 400.000 barili a luglio. Il resto dell’OPEC Plus, invece, aumenterà la propria quota di 350.000 barili al giorno a maggio, di altri 350.000 a giugno e di 441.000 a luglio.

Al meeting, i membri hanno concordato di aggiornarsi ogni mese per valutare il da farsi e si sono impegnati a non variare le estrazioni per il mese successivo di oltre 500.000 barili al giorno complessivi. L’approccio usato è stato volutamente prudente, pur improntato a un certo ottimismo, dato che le proiezioni vedrebbero una crescita della domanda globale per quest’anno di 6,2 milioni di barili al giorno.

Perché il petrolio ha perso il 10% in una settimana

Timori sui contagi in Europa

Va detto anche che l’allentamento del taglio, deciso un anno fa fino a un massimo di 7,5 milioni di barili al giorno e a cui si è aggiunto quest’anno il taglio volontario dei sauditi, coinciderà con la cosiddetta “driving season”, la stagione estiva durante la quale la circolazione delle persone cresce per effetto del turismo, aumentando la domanda di energia.Certo, la differenza quest’anno la farà la capacità delle principali economie di superare il grosso delle restrizioni anti-Covid.

Le notizie che stanno arrivando dall’Eurozona per il momento non appaiono ottimistiche. La Francia ha varato un nuovo “lockdown” generale per tutto il mese di aprile, la Germania ha inasprito i divieti e l’Italia continua a restare perlopiù in zona rossa e arancione. I contagi aumentano nettamente in tutti questi paesi, sebbene a preoccupare siano gli alti numeri dei morti italiani e francesi, quando quelli tedeschi continuano a segnalare la discesa.Dal vertice sono usciti ancora una volta vincitori i sauditi. Da luglio, produrranno 1 milione di barili in più al giorno e, a questi prezzi, incasseranno 2 miliardi di dollari in più al mese. Tenendo conto che le estrazioni di Aramco avvengono a un costo di circa 10 dollari al barile, la compagnia maturerà circa 1,7 miliardi di utile in più ogni mese, rimpinguando le casse statali e facendole tendere verso il pareggio di bilancio. La decisione dell’OPEC, tuttavia, è stata voluta anche per reagire all’aumento della produzione russa, con diversi stati del cartello a lamentare che le restrizioni stiano finendo per beneficiare gli interessi economici di stati terzi. Per contro, a rasserenare Riad vi è il mantenimento dei livelli di produzione americana sotto quelli pre-Covid di circa 2 milioni di barili al giorno, segno che la ripresa dello “shale” non sarebbe vicina.

Così l’Arabia Saudita tiene in scacco alleati e Occidente con il balzo del prezzo del petrolio

OPEC’s Surprise Decision Bodes Well For Oil Demand
Greetings from London.

 

Oil prices climbed on Thursday despite the surprise decision by OPEC+ to increase production, a decision that has been seen as promising for demand.

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Friday, April 2nd, 2021

Oil prices rose despite OPEC+’s decision to increase production. In fact, rather than a bearish move, investors interpreted the decision as a vote of confidence in demand. “The [supply] deficit that we’re already in is likely to accelerate,” Jeff Currie, head of commodities research at Goldman Sachs Group Inc., said in a Bloomberg Television interview

OPEC+ agrees to gradually increase production. OPEC+ decided to add more than 2 mb/d over the next few months, betting on rising demand. The deal calls for a 350,000-bpd increase in May, followed by the same amount in June, and then by 450,000 bpd in July. At the same time, Saudi Arabia will ease its voluntary 1 mb/d cuts by July. OPEC+ surprised markets last time around by maintaining cuts, this time they surprised in the other direction after analysts expected no change.

Pioneer Natural Resources nears $6 billion deal for DoublePoint Energy. Pioneer Natural Resources (NYSE: PXD) is nearing a $6 billion deal to acquire DoublePoint Energy, a cash and stock deal, according to Reuters.

Shale output to erode. U.S. shale production is set to decline through at least 2022, according to BNEF. By the end of the year, the industry could lose another 485,000 bpd. “It could be a while before U.S. oil companies feel comfortable growing production again,” BNEF analyst Tai Liu said in a note.

Total and Shell see lingering refinery issues. Total’s (NYSE: TOT) Port Arthur refinery may be offline for another three to four weeks for repairs after an unplanned shutdown during the Texas freeze. Royal Dutch Shell (NYSE: RDS.A) is having problems with its Deer Park refinery as well. Meanwhile, ExxonMobil (NYSE: XOM) said it would take an $800 million hit related to the storm.

Oil companies win one climate court case, lose another. A federal appeals court rejected New York City’s effort to hold oil majors accountable for climate change, a big win for the industry. 

EVs gain in Biden’s $2.25 trillion infrastructure plan. President Joe Biden introduced the outlines of his major infrastructure package, which would have far-reaching effects on the energy industry. The bill calls for $174 billion for EV recharging stations. “For the EV sector, the Street has been awaiting this day since Biden was elected,” an analyst with Wedbush Securities wrote in a note to clients. ChargePoint Holdings Inc (NYSE: CHPT), the largest owner and operator of EV-charging stations in the U.S., jumped as much as 24%

Aramco could reduce dividend. Aramco could pay less than the originally planned $73.5 billion to its Saudi state shareholder in order to prioritize investments, Crown Prince Mohammed said earlier this week, opening the door to the oil giant to relieve some of the pressure on its balance sheet

Renewables gain too. The infrastructure plan calls for a 10-year extension of wind, solar and battery tax credits. It also calls for incentives to build out 20 GW of long-distance transmission. 

Oil’s surprise gain in Biden’s plan. Bloomberg notes that Biden’s infrastructure plan, which leans heavily on clean energy, would also stoke demand for asphalt, boosting heavy crude blends. 

Is Russia About To Invade Ukraine? While the world is focused on OPEC news and Easter preparations, the Ukrainian crisis is heating up and there is a real threat of a military confrontation involving Ukraine, Russia, and Belarus.

California turns to energy storage. California is expected to add 1.7 GW of energy storage this year, enough to power 13 million homes. The state is hoping that the batteries will help head off blackouts this summer.

Energy storage to take $277B from the grid. Energy storage will become a $277 billion market between 2020 and 2050.

ConocoPhillips takes a hit from hedges. Oil prices are up sharply this year, but ConocoPhillips (NYSE: COP) said that its first-quarter results would take a $600 million hit from its acquisition of Concho Resources and hedges. The incident highlights that many companies would miss out on the oil price rally due to hedges they locked in at lower prices. According to Reuters, many independent companies hedged their production at an average between $43 and $45 per barrel.

Santos announces LNG FID. Santos (ASX: STO) announced an FID on its Barossa joint venture, a $3.6 billion LNG export project in Australia. Santos had to take on a greater share of the project than it had previously wanted.

Europe lockdown to hit demand. Oil demand will take a hit from new lockdowns in Europe and slow vaccinations. Rystad Energy says it could prevent 1 mb/d of demand from coming back this year. 

Two countries leading on offshore drilling. Lower lifting and breakeven costs at the most prolific offshore oil regions off Brazil and Guyana are setting the stage for a rebound in offshore drilling in South America, which will be one of the main growth drivers of global offshore activity this year.

Europe gas storage depleted. Diminished natural gas storage in Europe could provide a jolt to the global gas market as the year wears on.

Canada’s oil sands face pressure to transition. Canada’s oil sands producers are posting stronger cash flow than expected, and investors praised producers for returning cash to shareholders and to pay down debt. However, they are also under growing pressure to plan for the energy transition. 

World Bank revises lending policy. The world bank revised its climate change commitments but stopped short of halting all funding for fossil fuels.

Best Regards,

Tom Kool
Editor, Oilprice.com

AGGIORNAMENTO 12 MARZO  2021

PETROLIO 65,55$

Lunedì avremo la risposta sul terzo gap up di fuga…sperando che compaia sul grafico.

PETROLIO 65,68$<—–65,68$ gap di fuga (close weekly 65,55 12-03-2021)

ARTCOLO CHIUSO 15 MARZO 2021 SU RESPINTA 68 E SUCCESSIVO CEDIMENTO 65$

perfetta concretizzazione del 35-53 analisi precedente e 55-75 al momento non arrivato oltre i 68$ che da qualche anno rappresentano un duro ostacolo per la quotazione del petrolio

ANCHE QUESTA IDEA

RIENTRA DI DIRITTO TRA LE GOLD IDEA

DI SFI TRADING ADVISOR

 

PETROLIO 68,00$ <-top 8-03-2021

vedi aggiornamenti prevedenti

Sta a vedere che il close weekly sarà al livello del terzo gap di fuga…

PETROLIO 65,68$<—–65,68$ gap di fuga

vedi idea guida e “preannunciati” gap di fuga

PETROLIO 59,27$…<—–59,27$ gap di fuga

(CLOSE 22-00 Venerdì 19-02-2021 59.04$) ok


PETROLIO 61,57$<—–61,57$ gap di fuga

(CLOSE 22,00  venerdi 26-02-2021 61.57$) ok


PETROLIO 65,68$<—–65,68$ gap di fuga

PETROLIO 62,29$ top 18-02-2021

zzz

PETROLIO22012021

petrolio

>59,16$ <—valore chiave importantissimo.

Che potrebbe innescare 3 gap up di fuga a seguire :

PETROLIO 59,27$…<—–59,27$ gap di fuga

PETROLIO 61,57$<—–61,57$ gap di fuga

PETROLIO 65,68$<—–65,68$ gap di fuga

Petrolio schizza a +5% dopo nulla di fatto Opec+, volano ENI & co. Tenaris arriva a +40% YTD

Il petrolio balza ai massimi a più di un anno dopo che il meeting OPEC+ ha sorpreso i mercati decidendo di mantenere invariata la produzione ad aprile. Alla vigilia si pensava a un aumento concordato della produzione, fino a 1,5 milioni di barili al giorno. L’Arabia Saudita manterrà anche il suo taglio volontario di 1 milione di barili al giorno il prossimo mese. Il WTI segna quasi +5% dopo la notizia con quotazioni balzate per la prima volta negli ultimi 12 mesi sopra quota 64$.

AGGIORNAMENTO 18 FEBBRAIO  2021

PETROLIO 62,29$ <–superato top 17-02-2021

>61,57$ 3rzo livello d’analisi raggiunto 18-02-2021

>59,27$  2ndo livello d’analisi raggiunto 12-02-2021

>59,16$  1mo livello d’analisi raggiunto 12-02-2021

vedi idea guida.

Le prospettive , quindi, a seguito dell’avvenuta rottura al rialzo di questi Box sono molto interessanti , sul lungo termine , visto che essere >40,5 e >48,00 implica possibili target rialzisti (di lungo termine )collocabili a : 

72$ e 88$ al barile.

Quali saranno o potrebbero essere gli ostacoli per vedere questi targets ?

Il livello da seguire, dopo 10,50,20,50, 24,00/24,80 ,30,5/35-36 e 40,5  è sicuramente  :

>59,16$ <—valore chiave importantissimo.

Che potrebbe innescare 3 gap up di fuga a seguire :

PETROLIO 59,27$…<—–59,27$ gap di fuga

PETROLIO 61,57$<—–61,57$ gap di fuga

PETROLIO 65,68$<—–65,68$ gap di fuga

Qual’ora quanto indicato e ipotizzato , nel tempo si concretizzasse , tenete in considerazione che , molto probabilmente , NESSUNO di questi 3 gap di fuga sarebbe chiuso dal Petrolio che continuerebbe il suo up-trend verso i target precedentemente indicati : 72$ e 88$ al barile, (con soliti movimenti intermedi nel mezzo chiaramente) .

Come sempre questa è un’ipotesi ,di algoritmo HFT , al vaglio del Mercato che nel tempo , ovviamente ,deve trovare conferme step by step, altrimenti resterà solo una ipotesi  .

La penseranno così anche i Giostrai ? O hanno altro in testa ?

A loro e solo a loro, la risposta.

SFI TRADING ADVISOR ha scoperte le sue carte , OGGI, ora tocca ai Giostrai mostrare NEL TEMPO , le loro

NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

PETROLIO…FUOCO DI PAGLIA!

Scritto il 6 Ottobre 2021 alle 09:44 da icebergfinanza

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Iniziamo da una sintesi che ci spiega come oggi la fantasia, la speculazione superi la realtà…https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-0&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1445632112632074243&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F10%2F06%2Fpetrolio-fuoco-di-paglia%2F&sessionId=9ccc83cc0c17e5371d874e6003687757a0fe8ecb&theme=light&widgetsVersion=fcb1942%3A1632982954711&width=550px

E certo il petrolio sale, il rame scende da oltre un mese.

Ieri i dati API hanno mostrato per la seconda settimana consecutiva un aumento delle scorte molto sostenuto, sia di greggio che benzina e distillati. E così sarà anche domani con i dati dOE.

Crashing Copper Prices Spell Trouble For Oil | OilPrice.com

Al di là delle correlazioni, che spesso e volentieri sono saltate negli ultimi anni, quella tra la crescita cinese e il rame, sembra la più solida.

China Macro Highlights Downside Risk For Copper | Investing.com

Eppure oltre a ignorare i recenti default immobiliari cinesi, si ignora anche la semplice realtà, supponendo che cieli blu infiniti siano davanti a noi.

Mi ero ripromesso che non avrei più proposto l’indicatore della Fed di Atlanta perchè poco attendibile nella sua volatilità, ma il dato è clamoroso, passare da una crescita presunta del 6 per arrivare all’1 % circa, non è un bel viatico per l’economia USA.

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Ma quale carenza, non scherziamo, solo qualche volpone che utilizza l’onda lunga della pandemia per fare qualche soldino, i soliti psicopatici che non potendo più spingere sull’azionario, hanno deciso di far volare il petrolio, incendiare l’economia, riaprendo le solite scommesse perdenti sulla reflazione e sulla stagflazione.

C’è molta “ignoranza” sulla storia in giro, pochi hanno vissuto la stagflazione degli anni ottanta, io stesso ero un ragazzo, ma non c’è alcuna similitudine o correlazione con quell’epoca ZERO!https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-2&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1445331744513789953&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F10%2F06%2Fpetrolio-fuoco-di-paglia%2F&sessionId=9ccc83cc0c17e5371d874e6003687757a0fe8ecb&theme=light&widgetsVersion=fcb1942%3A1632982954711&width=550px

Certo stanno di nuovo spingendo sui rendimenti, ormai è un gioco, il dollaro a sua volta riflette questa tendenza, tornano in ague le scommesse contro l’euro, ma è una storia già vista e non finirà diversamente, la storia è maestra in questo, seguirà una nuova implosione deflattiva, i tassi torneranno sotto i minimi della pandemia.

I manoscritti da inizio anno sono più che sufficienti per comprendere come coglierla, l’ultima grande occasione, la più colossale della storia, perché oggi sono tutti sul lato sbagliato di una barca che sta di nuovo per affondare.

“La fine dell’era del petrolio è iniziata”

Eugen Weinberg, responsabile dell’analisi delle materie prime presso Commerzbank, vede il petrolio a un punto di svolta. Nell’intervista in contanti, dice perché il prezzo della materia prima aumenterà comunque. E mette in guardia contro l’inflazione continua.

Blick.ch 12.6.21

Intervista: Henning Hölder (“Cash.ch”)

Cash.ch: Signor Weinberg, sulla scia di una forte ripresa della domanda, il prezzo del petrolio ha recentemente raggiunto un massimo pluriennale. È una sana ripresa o il mercato petrolifero è minacciato di surriscaldamento? 
Eugen Weinberg: È incredibile. Un anno fa il prezzo del petrolio era brevemente negativo e si ipotizzavano prezzi a una cifra per un periodo di tempo più lungo. Ora siamo sopra i 70 dollari, anche se la domanda non è ancora ai livelli pre-crisi.

Come può essere? 
Per prima cosa, la domanda è tornata molto più velocemente del previsto. Pochi mesi fa non si credeva che la domanda sarebbe tornata così rapidamente non solo nel trasporto merci ma anche nel trasporto passeggeri. Anche il traffico aereo si sta riprendendo rapidamente, anche se siamo ancora molto lontani dall’essere al vecchio livello. Ma non è solo la domanda ad aumentare i prezzi, soprattutto perché la domanda speculativa è già diminuita drasticamente.

Cos’altro c’è? 
Non ci si poteva aspettare che i paesi dell’OPEC si sarebbero comportati in modo così disciplinato negli ultimi dodici mesi. In effetti, parti della produzione sono state eliminate. Ciò ha artificiosamente ristretto il mercato ed è stato uno dei fattori decisivi alla base del forte aumento dei prezzi.

E qual è il futuro del prezzo del petrolio? 
Mi sembra certo che la produzione si riprenderà. Ma ci sono due fattori che sono un po’ persi nella discussione attuale. Ad esempio, stiamo assistendo a una reazione molto lenta da parte dei paesi non OPEC, soprattutto nel caso della produzione di shale oil negli USA. Si potrebbe effettivamente presumere che la produzione di petrolio negli Stati Uniti sarebbe aumentata di nuovo se il prezzo del petrolio aumentasse in questo modo. Ma questo non accade. Il motivo principale è che alcune aziende sono semplicemente fallite. L’attività non era redditizia anche con prezzi del petrolio superiori a $ 100. La produzione aumenterà di nuovo negli Stati Uniti, ma non al ritmo consueto.

E il secondo fattore? 
Nelle ultime settimane, in particolare, il tema della tutela dell’ambiente è salito particolarmente in alto. Per molto tempo, molti attori dell’industria petrolifera non erano consapevoli della misura in cui questo argomento aveva già raggiunto il pubblico, i politici e altre aziende. Siamo di fronte a una svolta nel settore petrolifero. L’ultima volta che il colosso petrolifero olandese Shell ne è venuto a conoscenza, è stato ordinato da un tribunale di ridurre le sue emissioni molto più rapidamente. Shell espanderà quindi la sua produzione di petrolio in modo significativamente inferiore. C’erano anche decisioni di vasta portata presso BP, Chevron e Total Energies che indicavano una produzione inferiore e meno investimenti nella produzione di petrolio. Quindi via dal petrolio e verso le energie rinnovabili. Si potrebbe dire che la fine dell’era del petrolio è iniziata.

Ma per il prezzo del petrolio, almeno a breve termine, questo dovrebbe significare un ulteriore aumento dei prezzi, giusto?
Forse anche a lungo termine. Se si investe di meno, si promuoverà meno, il che tenderà a ridurre la produzione. Anche la Cina ora sta pensando alla tutela dell’ambiente. Naturalmente, ci sarà anche un calo sempre crescente della domanda a lungo termine. Ma attualmente è difficile dire quale effetto sarà maggiore. Il calo della domanda in Occidente sarà probabilmente compensato dai mercati emergenti per un po’. A breve termine, è molto probabile che il prezzo del petrolio più alto perché il lato dell’offerta reagirà più velocemente di quello della domanda.

Oltre al petrolio, anche l’oro è recentemente risalito a 1.900 dollari. La tua banca ha un prezzo indicativo di $ 2.000. Ma lei è praticamente sola nel consenso dell’analista. Perché gli altri sbagliano? 
Non direi che hanno torto. Spero vivamente che tu abbia ragione e che l’oro non salga ulteriormente.

Perché? 
Temo che la continua politica monetaria ultra-espansiva delle banche centrali porterà il livello dei tassi di interesse a rimanere al di sotto di quello dell’inflazione. Alla fine, i risparmiatori hanno sempre perso potere d’acquisto, soprattutto quando si tratta di asset. Quando le azioni o gli immobili diventano più costosi, è anche una sorta di impoverimento. Per me, l’inflazione dei prezzi delle attività non è meno pericolosa dell’inflazione dei prezzi al consumo, che ovviamente è anche un problema. Pertanto, si dovrebbe pensare alla conservazione del valore. E funziona meglio con le risorse o con l’oro. Il metallo prezioso è sempre stato stabile rispetto ad altri beni, ma anche merci.

Quindi dovresti comprare oro adesso? 
Vale la pena entrare nell’oro nonostante il recente aumento dei prezzi. I tassi di interesse reali negativi persisteranno, il che rende gli asset reali più interessanti. E rispetto ad altri beni reali come azioni o immobili, l’oro ha sviluppato un prezzo meno forte.

Recentemente, un’intera gamma di materie prime è aumentata di prezzo. Dove sale?
Per i prodotti agricoli come il grano e la carne, credo che i prezzi si raffredderanno. Presumo che i prezzi dei metalli, come rame, nichel o alluminio, aumenteranno nel lungo termine. Soprattutto prevedo un futuro radioso per il nichel, visto lo stato attuale e in ottica di mobilità elettrica. Il metallo viene utilizzato in misura crescente nelle batterie delle auto elettriche, principalmente come sostituto del cobalto. Questo metallo è relativamente costoso e meno sostenibile. Molti attualmente vedono il rame in prima linea nei metalli, io tendo a vedere il nichel. Ma c’è una cosa che non ho ancora menzionato, ma è molto importante.

Infatti? 
L’infrastruttura in difficoltà negli Stati Uniti significherà che saranno prese misure a breve termine sotto forma di miliardi di investimenti per la costruzione di strade, isolamento degli edifici, costruzione di ponti e altre aree. Di conseguenza, materiali da costruzione e metalli come quelli appena citati aumenteranno di valore.

Quali effetti ha l’intero sviluppo sui prezzi al consumo? 
Finora, l’effetto sui prezzi al consumo è stato meno pronunciato di quanto ci si potesse aspettare. I prezzi alla produzione, in Cina, negli Stati Uniti o in Europa, sono aumentati significativamente più velocemente dei prezzi al consumo. Dipenderà dalla capacità delle aziende di trasferire gli aumenti dei costi ai propri clienti. Penso che abbiano buone possibilità in questo senso. A livello globale, i consumatori sono seduti sulle centinaia di miliardi di dollari accumulati durante la pandemia. Nella sola Germania, secondo le nostre stime, è di oltre 175 miliardi di euro. Questi soldi saranno consumati negli anni a venire.

Quali sono le conseguenze concrete? 
Un maggiore consumo può certamente portare a un aumento dei prezzi. Posso ben immaginare che l’inflazione continuerà a lungo termine. Dipenderà da come si svilupperà l’economia. Mentre ci sono molti disoccupati negli Stati Uniti, ci sono anche molti posti vacanti. Questo può mettere in moto una spirale salari-prezzi che ha un effetto inflazionistico. Presumo che l’inflazione sarà più alta di quanto non sia stata da molto tempo – e più alta di quanto molti attualmente credano.

Eugen Weinberg è responsabile dell’analisi delle materie prime presso Commerzbank. Il qualificato matematico aziendale si occupa dell’argomento da 20 anni. Prima di entrare in Commerzbank, ha lavorato come gestore di fondi e analista di materie prime presso BW-Bank e come esperto di materie prime presso DZ Bank.

PETROLIO in crisi: inversione in corso

Per gli amici del blog, questo grafico dirà nulla di nuovo. Però è quasi sorprendente quanto è didattico. E come mai è così didattico? Non è che per caso ci sono delle intelligenze artificiali che condizionano in modo determinante il trend?
Detto questo, guardate che succede al Petrolio, qui in versione Brent (ma tranquilli in versione WTI non è poi così diverso).

Grafico Brent daily

Chart Brent BR1 by Tradingview

Guardate il ruolo della MM21.
Guardate la regolarità del canale rialzista
Guardate la nettezza della rottura
Ora ovviamente bisogna capire DOVE andrà a parare e gli effetti che si porterà dietro. Perché signori, non fate l’errore madornale di ragionare a comparti stagni.
In tutti questi anni ho cercato di far capire l’importanza delle correlazioni e in questo caso petrolio in discesa porterà sicuramente meno inflazione, soprattutto prospettica.
Ma voi siete più bravi di me e quindi già avrete capito cosa capiterà.
Detto questo tracciamo una proiezione, tanto per giocare un po’?

Fibonacci & Friends

Casualmente sul 61,8% ci sta proprio un bel supportino. Ora in ipervenduto e quindi possibile il classico rimbalzo tecnico e poi ci giochiamo la partita a 57$. E poi? Beh, questo non possiamo ancora dirlo, ma di certo se rompe quest’area al ribasso si potrebbe puntare al capitolo successivo, area 50%. Intanto però la situazione sembra radicalmente cambiata rispetto a quanto visto negli 4-5 mesi. E ripeto, non pensate che non vada ad influenzare anche altre asset class.

Ultima cosa. Forse questi livelli prima citati rischiano di diventare i prezzi di equilibrio di medio termine.

Opec+ e le scommesse sul verdetto del meeting del 4 marzo: produzione attesa aumentare (gradualmente)

02/03/2021

Cresce l’attesa per la riunione dell’Opec+, alleanza tra paesi Opec e non Opec come la Russia, che prenderà il via dopodomani, giovedì 4 marzo, e che dovrebbe pronunciarsi sui livelli della produzione per il mese di aprile. “Probabilmente allenterà i tagli all’offerta di petrolio da aprile grazie alla ripresa dei prezzi del petrolio”, segnalano gli analisti di Equita che citano tre fonti interne dell’Opec+ che hanno affermato che starebbero considerando un aumento della produzione di 500.000 barili al giorno (bg) da aprile – uno scenario che non produrrebbe accumulo di scorte. “Chiaramente, data la forza vista nel mercato, ci sarà una crescente pressione all’interno del gruppo sul fronte dei tagli. Mentre il mercato si aspetta che il gruppo aumenti la produzione da aprile, la grande incognita è di quanto“, affermano gli esperti di ING.
E’ un tema che sta catturando l’attenzione del settore petrolifero e guida anche le quotazioni dell’oro nero che oggi si muovono in territorio negativo: dopo la risalita messa a segno ieri, stamattina il prezzo del Wti (riferimento Usa) e quello del Brent (riferimento Ue) cedono circa l’1% attestandosi rispettivamente a 60 dollari al barile e a 63 dollari. Nel corso della settimana i prezzi del petrolio potrebbero rimanere sotto pressione poiché gli investitori riducono il rischio sulle posizione in vista della riunione Opec+.

Alcuni numeri
Ripercorrendo le tappe principali degli ultimi mesi si guarda alla mossa dello scorso dicembre, quando l’Opec+ ha annunciato la decisione che, a partire da gennaio, la produzione di petrolio crude è stata aumentata di 500.000 barili al giorno. Questo significa che l’ammontare totale di tagli, all’inizio del 2021, è sceso a 7,2 milioni di barili al giorno, rispetto ai 7,7 milioni di barili al giorno di tagli in vigore dallo scorso agosto e ai tagli da 9,7 milioni di barili al giorno che l’alleanza aveva deciso lo scorso maggio, nell’ambito di una strategia tesa a risollevare le quotazioni del petrolio.
A gennaio l’Opec + ha poi rallentato, ricordano da Equita, il ritmo di un aumento della produzione pianificato in quanto la ripresa della domanda è stata più debole delle attese a causa dei continui blocchi del coronavirus. L’Arabia Saudita ha effettuato tagli volontari extra per febbraio e marzo per 1 milioni di barili al giorno (oltre ai tagli Opec+). Secondo l’analisi di Equita “è ragionevole ritenere che l’Arabia Saudita allenterà quel taglio unilaterale anche se solo in maniera graduale”. Gli analisti ritengono inoltre che l’Opec+ possa far allentare le tensioni sui prezzi, data la forte capacità produttiva del cartello attualmente ferma (circa 8 milioni di barili al giorno) e per il Brent stimano sul 2021 un prezzo pari a 50 dollari al barile (il consensus è circa 52-53 dollari al barile) e 55 dollari al barile nel 2022. In questo scenario il titolo preferito dalla sim milanese nel settore è Eni.
Opec+: parola d’ordine “non sorprendere troppo il mercato”
Secondo il team dedicato alle commodity di ING, il gruppo dovrà prestare attenzione alle dichiarazioni e vorrà assicurarsi di non sorprendere il mercato con un allentamento eccessivo. “Nel frattempo il gruppo dovrà assicurarsi che il mercato possa assorbire questa offerta aggiuntiva, e per questo deve accertarsi che le sue ipotesi sulla ripresa della domanda siano abbastanza accurate”.
Il punto tecnico sul Brent (a cura di Michele Fanigliulo)

Analisi tecnica sì, ma fino ad un certo punto perché questo giovedì si terrà il meeting Opec che rimane il catalyst più importante di tutti per l’andamento del petrolio. Chiaro che se il cartello non dovesse trovare un accordo apprezzato dal mercato i prezzi potrebbero scendere anche velocemente. Al momento il quadro grafico resta positivo. Lo capiamo da due elementi. RSI in forte ipercomprato ad indicare forza nel movimento avviato dai minimi di novembre 2020 e volatilità anche importante nella fase rialzista. Attualmente si sta assistendo ad una fase di correzione fisiologica e di scarico degli oscillatori. Come detto però la situazione potrebbe cambiare nel caso in cui il meeting non dovesse dare l’esito sperato. Meglio dunque attendere l’esito del meeting e la reazione del mercato. In ogni caso, il supporto di breve è a 62 dollari. Eventuale break porterebbe al test veloce di 60 dollari. Questo è il supporto di medio periodo più importante. In caso di break avremmo anche la rottura della trend rialzista di lungo corso avviata sui minimi di aprile 2020. Se la rottura dovesse accompagnarsi a volatilità probabile un ritorno verso 57 e 53 dollari. Al rialzo invece il superamento di 65 dollari sarebbe positivo con target i massimi a 67 dollari e 70 dollari.

Così l’Arabia Saudita tiene in scacco alleati e Occidente con il balzo del prezzo del petrolio

Quotazioni del Brent ai massimi da fine 2019 e a quasi +30% quest’anno. E Riad preme contro l’aumento dell’offerta OPEC. 

26 Febbraio 2021 

Il rally del petrolio

Il 4 marzo si terrà la nuova riunione dell’OPEC per decidere il da farsi sull’offerta di petrolio degli stati membri del cartello. E alla vigilia del meeting, Arabia Saudita e Russia si mostrano in contrasto. Riad punta a mantenere invariata la produzione, mentre Mosca conferma la sua linea, già espressa nei precedenti due incontri, di tornare ad alzarla. Le mutate condizioni di mercato darebbero ragione ai russi. Ieri, le quotazioni del Brent sono salite a quasi 67 dollari, il livello più alto da fine 2019. Quest’anno segnano un rialzo di quasi il 30%.L’Agenzia internazionale per l’energia stima in deciso calo le scorte mondiali di greggio, mentre Goldman Sachs profetizza quotazioni a 75 dollari al barile nel terzo trimestre. L’eccesso di domanda dovrebbe crescere nei prossimi mesi, perché a fronte della ripresa economica globale, l’offerta non segue di pari passo. L’OPEC, che nel complesso produce quasi un terzo dei barili nel mondo, la tiene di 7 milioni di barili al giorno più bassa rispetto ai livelli pre-Covid.Alla riunione di marzo, bisognerà decidere su due aspetti-chiave: se implementare l’aumento programmato della produzione di 500 mila barili al giorno dal mese di aprile, “congelato” dalla riunione di inizio gennaio; cosa fare del taglio autonomo dell’offerta da 1 milione di barili al giorno intrapreso dai sauditi per febbraio e marzo. Riad ritiene che il rally sia tutt’altro che scontato per i prossimi mesi. In effetti, ad alimentarlo concorrono fattori non strutturali, come le gelate che stanno paralizzando il 40% delle estrazioni nel Texas, e la scommessa del mercato sui contratti futures per proteggersi dalla reflazione in corso.

Il taglio dell’offerta dell’Arabia Saudita è sorprendente, ecco cosa c’è dietro

Il brutto colpo per l’Occidente

Trovare una sintesi non sarà facile.Gli alleati dell’OPEC dei sauditi versano in condizioni molto meno fortunate, con paesi come la Nigeria al collasso economico a causa del mini-barile. Questi hanno da un lato l’esigenza di estrarre più greggio per aumentare i ricavi, dall’altro quella di venderlo a prezzi quanto più alti possibili. Anche stretti alleati geopolitici come il Bahrein e l’Oman hanno bisogno di quotazioni molto più alte per avere conti pubblici in ordine. A dire il vero, gli stessi sauditi dovrebbero incassare almeno 80 dollari al barile per centrare il pareggio di bilancio. Ma a differenza di molti membri dell’OPEC, dispongono di riserve valutarie elevatissime con cui fronteggiare serenamente le scadenze a breve e medio termine.Ad ogni modo, il regno tiene sotto scacco un po’ tutto il pianeta in questa fase. L’Occidente non può permettersi una reflazione veloce, altrimenti le sue banche centrali dovrebbero ritirare gradualmente gli stimoli monetari prima del previsto. E i governi non avrebbero più il sostegno di cui hanno bisogno per continuare a indebitarsi a costi contenuti a favore della ripresa delle rispettive economie. Il greggio, così come le altre materie prime, è strettamente legato ai livelli d’inflazione, incidendo sui costi energetici.Dunque, il ministro del Petrolio, Abdulaziz bin Salman al Saud, possiede l’arma nucleare con cui costringere tutti gli altri a trattare alle proprie condizioni. Se decidesse di immettere sul mercato in un solo colpo quel milione di barili al giorno tagliato da inizio febbraio, le quotazioni si schianterebbero, similmente a quanto avvenne nell’aprile dello scorso anno, quando Aramco alzò di proposito la produzione nel bel mezzo del crollo della domanda, così da spingere gli alleati dell’OPEC a tagliare la loro. Probabile che Riad punti a ridurre il taglio dell’offerta a meno dei 500 mila barili ad oggi sul tavolo. Per frenare la corsa alle estrazioni, però, minaccerà il cartello di usare in tutto o in parte i barili sottratti dal mercato.

Chi era lo sceicco Zaki Yamani, capo dell’OPEC che mise in ginocchio l’Occidente e predisse la fine del petrolio

Il ruolo della Russia

Il ministro e vice-premier russo Alexander Novak vorrebbe approfittare del boom dei prezzi per aumentare le estrazioni e sostenere l’economia domestica. Tuttavia, Mosca non ha alcun bisogno di correre ad alzare la produzione, avendo un bilancio statale in ordine e programmato quello di quest’anno sulla base della previsione di un barile a 45,30 dollari in media. Alle quotazioni di ieri, incassava più di 4.900 rubli per barile, il 30% in più di quando il Brent arrivò a quotare sopra i 110 dollari nel 2014.

La vera incognita, nonché speranza per i paesi importatori, risiede nell’opportunismo dei paesi con l’acqua alla gola e membri dell’OPEC, i quali approfitterebbero del balzo dei prezzi per aumentare le esportazioni. Di fatto, accade quasi sempre nella storia dell’organizzazione. Ma Riad ha segnalato l’anno scorso che è pronta a punire chi la prende in giro, fossero anche i fidi alleati degli Emirati Arabi Uniti, umiliati in videoconferenza nel corso di una riunione estiva. Finché lo “shale” americano non tornerà a risalire la china, i sauditi avranno in mano le chiavi della ripresa mondiale. E con un’amministrazione Biden poco incline a incoraggiare le estrazioni domestiche, la strada per cancellare le ferite del Covid appare lunga.

Ecco come russi e sauditi stanno vincendo la “guerra” del petrolio

Petrolio, JP Morgan: può salire ancora, ma scordatevi ‘quei’ prezzi. C’è chi scommette invece su boom metalli di base: occhio al rame

22/02/2021

Nel grande mondo delle commodities, non è stato certo soltanto il petrolio ad aver riportato una solida ripresa dai minimi testati lo scorso anno, in corrispondenza dell’esplosione della pandemia del coronavirus-Covid-19. Anche i metalli di base hanno messo a segno un recupero di tutto rispetto, volando del 69% dai minimi testati nel marzo del 2020. E, secondo alcuni trader e investitori, questo potrebbe essere semplicemente l’inizio di una nuova fase di mercato toro per il settore delle materie prime.

D’altronde, con le vaccinazioni anti-Covid, le probabilità che prima o poi si torni a una vita più normale di quella fatta di lockdown e restrizioni varie che ha caratterizzato l’ultimo anno, sono obiettivamente più concrete: questo significa che la domanda, in generale i consumi di tutto il mondo, dovrebbero riprendersi e, con essi, l’utilizzo delle commodities.
Sul mercato del London Metal Exchange (LME), i contratti sullo stagno con scadenza a tre mesi avanzano oggi del 3% circa a $26.855 la tonnellata mentre quelli sul rame, sempre a tre mesi, guadagnano più del 2% a $9.155 la tonnellata). Forti i volumi di scambio, con 23.972 lotti scambiati alle 6.59 ora di Londra, rispetto ai 6.000 lotti che, verso la stessa ora, vengono scambiati nelle sedute considerate più ‘normali’. C’è da dire però che, a seguito delle celebrazioni del Capodanno lunare, la Cina è tornata a essere operativa lo scorso giovedì, evidentemente con tutta l’intenzione di recuperare l’attività persa durante il periodo di pausa.
Non per niente oggi, allo Shanghai Futures Exchange (SHFE), i contratti sui metalli di base più scambiati sono balzati in media del 4,1%, con quelli sullo stagno con scadenza ad aprile volati fino a quasi +9% e quelli sul rame con uguale scadenza saliti del 6%.
Rialzi anche per i prezzi del petrolio, con quelli del Brent che avanzano di oltre +1% avvicinandosi a quota $62 al barile, dopo il quasi +1% della scorsa settimana e quelli del WTI che guadagnano anch’essi oltre +1%, a $59,98 al barile, dopo essere scesi dello 0,4% la scorsa settimana.
Il trend dei prezzi viene spiegato con il timore che ci voglia un po’ di tempo prima che il Texas, travolto la settimana scorsa da una ondata di gelo record, possa ripristinare al 100% la propria offerta di petrolio e di gas naturale.
I timori sull’offerta texana continuano così a fare da assist alle quotazioni, insieme alla prospettiva di un recupero della domanda di oil man mano che le economie allenteranno le restrizioni (in realtà, a causa della varianti, la lotta contro il virus è lontana dall’essere stata ancora vinta).

Rame al record ultimi 8 anni

Il rame scambiato a Londra, per esempio, è scambiato al record degli ultimi otto anni, sostenuto da quelli che vengono considerati fondamentali solidi, come scrive anche Tapan Patel, Senior Analyst della divisione di Commodities di HDFC, sull’Economic Times.
Tornando al petrolio, invece, Patel ricorda che il contratto di riferimento NYMEX WTI crude ha recuperato fino a quasi +198% dal minimi testati lo scorso anno, attorno a $10 al barile, prima di rompere al rialzo l’importante forchetta compresa tra $27 e $38, e viaggiare in modo pressocché stabile nel range tra $55-$60, grazie al poderoso aiuto arrivato sotto forma di tagli dallOpec+.
Tagli che, lo scorso anno, sono stati  7,7 milioni di barili al giorno dallo scorso agosto e, ancora prima, di ben 9,7 milioni di barili di crude al giorno. Dall’inizio del 2021, le quotazioni del petrolio hanno continuato a correre, salendo di oltre +20%.
A questo punto, qualcuno però frena, almeno sugli ulteriori margini di crescita che i prezzi del crude avrebbero ancora.
E’ il caso di Kerry Craig, global market strategist di JPMorgan Asset Management, che è intervenuto nel corso della trasmissione della CNBC “Street Signs Asia”:
“Credo che ci sia spazio perché i prezzi del petrolio si muovano ancora un po’ al rialzo, ma non pensate a prezzi come $80 o $90 al barile. Forse si potrà salire di altri 5-10 dollari da qui“, ha detto Craig, spiegando che, a suo aviso, l’ulteriore rialzo delle quotazioni dipende da due fattori.
Il primo è la domanda di petrolio, attesa per l’appunto in crescita, grazie alla ripresa economica mondiale dalla forte crisi innescata dalla pandemia. Già qui, tuttavia, c’è un ‘ma’, nel senso che questa domanda, spiega l’analista, “sarà ridotta a un certo livello”, vista la bassa probabilità che si torni a viaggiare in tutto il mondo, e in modo importante. E i viaggi, ha detto l’esperto di JP Morgan, rappresentano “una fonte importante della domanda”.
Fattore secondo è, invece, il fronte dell’offerta: “Stiamo aspettando che alcuni membri dell’Opec+ decidano di mantenere relativamente contenuta l’offerta – ha continuato Craig – e credo che non si sappia ancora quale sarà il vero ammontare di offerta che ritornerà presto sul mercato, in relazione alla domanda”. Se JP Morgan Asset Managament ci va cauta con i prezzi del petrolio, Patel è invece ottimista sul trend in generale del comparto delle commodities, non escludendo neanche l’inizio di un super-ciclo.

boom petrolio a nuovi record

18/02/2021 .Le preoccupazioni sull’offerta di petrolio da parte del Texas, in cui diversi pozzi e raffinerie sono stati costretti a chiudere a causa del gelo record che ha colpito lo stato Usa, hanno innescato una nuova corsa dei prezzi.Sia il contratto WTI che il Brent hanno testato nuovi massimi in più di un anno.Il Brent è balzato fino a +1,5% a $65.27 il barile, al record dal 20 gennaio del 2020, mentre il WTI è salito fino a +1,2%, a $61,90 al barile, al valore più alto dall’8 gennaio del 2020.

Sui mercati si prevede un nuovo super ciclo delle materie prime

Il Brent in area 60 dollari al barile non è la sola commodity che sfrutta il vento della ripresa: Marko Kolanovic (JP Morgan) vede un possibile rally

 16 Febbraio 2021 – 7:50  

Non è solo la curva dei tassi a segnalare ripresa economica robusta all’orizzonte. I prezzi delle materie prime, che sono la benzina della ripresa, sembra che stiano partendo in rally. Il Prezzo del petrolio nella versione Brent ha fatto una puntata oltre 60 dollari al barile, il prezzo del rame ha toccato i massimi da 8 anni, mentre da novembre sia l’indice dei prezzi delle commodity che dei metalli di uso industriale si sono apprezzati del 17%.

NUOVO SUPER CICLO

La distanza dalle vette dell’ultimo super ciclo al rialzo toccate prima della grande crisi a luglio del 2008 resta ancora davvero tanta, ma c’è chi inizia a parlare di un nuovo super ciclo come Marko Kolanovic, analista quantitativo di JPMorgan, che fotografa questa prospettiva nella chart riportata qui sotto.

ULTIMA VOLTA NEL 1996

Se così fosse, sarebbe il quinto super ciclo degli ultimi 100 anni, l’ultimo dei quali è partito nel 1996 toccando il picco nel 2008, con il petrolio alle stelle e il dollaro a picco, perché tra i due asset esiste notoriamente una correlazione inversa.

FAVORITI GLI EMERGENTI

Uno scenario del genere è di solito estremamente favorevole per i mercati emergenti, e non solo perché la produzione di commodity e materie prime è concentrata in questi paesi. La combinazione di dollaro debole e tassi americani bassissimi mette infatti le economie emergenti al riparo da tensioni sul costo del debito sovrano e sulle rispettive valute.

Petrolio: Brent e WTI a record da gennaio 2020 sopra $60 per tensioni geopolitiche e speranze fine lockdown

15/02/2021

Le rinnovate tensioni tra Yemen e Arabia Saudita fanno salire le quotazioni del petrolio. Incidono anche l’ottimismo per l’arrivo di nuovi stimoli fiscali da parte dell’amministrazione di Joe Biden e la speranza per l’allentamento dei lockdown da coronavirus negli Stati Uniti e nel mondo.Le quotazioni del petrolio Brent sono balzate fino a $63,44 al barile, al massimo dal 22 gennaio del 2020. Il contratto WTI è salito fino a $60,77, al record dall’8 gennaio dello scorso anno.Al momento le quotazioni del WTI avanzano dell’1,82% a $60,55 mentre quelle del Brent salgono dell’1,35% a $63,27 al barile.Continua la corsa per i prezzi del petrolio, che sono balzati la scorsa settimana del 5%.

Prezzi carburanti, sale ancora il costo di benzina e diesel

I prezzi di benzina e diesel continuano ad aumentare, la situazione a febbraio.

08 Febbraio 2021 

Prezzi benzina e diesel

prezzi dei carburanti continuano a crescere in Italia, complice il rincaro delle quotazioni dei prodotti petroliferi in Mediterraneo registrato nella giornata di venerdì. Questa mattina gli automobilisti hanno dovuto fare i conti con un’amara sorpresa una volta arrivati presso la stazione di servizio per il rifornimento, con il listino dei prezzi rivisto ancora una volta verso l’alto.Settimana dopo settimana dunque, il costo di benzina e diesel sta lentamente tornando sui valori registrati pochi giorni dopo l’inizio della pandemia, prima che la quotazione crollasse a causa del lockdown. A seguire i prezzi medi praticati sia al self service che al servito per benzina e diesel, in aggiunta a una panoramica completa riguardo GPL e metano.

Prezzi medi praticati al self service per ogni litro di benzina al 9 febbraio 2021

Agip-Eni: 1,515 euro al litro
Esso: 1,491 euro al litro
Api-IP: 1,499 euro al litro
Q8: 1,503 euro al litro
Tamoil: 1,490 euro al litro
No logo: 1,471 euro al litro

Prezzi medi praticati al self service per ogni litro di diesel al 9 febbraio 2021

Agip-Eni: 1,392 euro al litro
Esso: 1,363 euro al litro
Api-IP: 1,374 euro al litro
Q8: 1,372 euro al litro
Tamoil: 1,359 euro al litro
No logo: 1,342 euro al litro

Prezzi medi praticati al servito per ogni litro di benzina al 9 febbraio 2021

Agip-Eni: 1,707 euro al litro
Esso: 1,648 euro al litro
Api-IP: 1,691 euro al litro
Q8: 1,670 euro al litro
Tamoil: 1,587 euro al litro
No logo: 1,523 euro al litro

Prezzi medi praticati al servito per ogni litro di diesel al 9 febbraio 2021

Agip-Eni: 1,586 euro al litro
Esso: 1,523 euro al litro
Api-IP: 1,578 euro al litro
Q8: 1,545 euro al litro
Tamoil: 1,462 euro al litro
No logo: 1,395 euro al litro

Prezzi medi praticati per il GPL al 9 febbraio 2021

Agip-Eni: 0,652 euro al litro
Esso: 0,643 euro al litro
Api-IP: 0,632 euro al litro
Q8: 0,639 euro al litro
Tamoil: 0,634 euro al litro
No logo: 0,622 euro al litro

Prezzi medi praticati per il metano al giorno 9 febbraio 2021

Agip-Eni: 0,993 euro al litro
Esso: 0,986 euro al litro
Api-IP: 0,978 euro al litro
Q8: 0,988 euro al litro
Tamoil: 0,994 euro al litro
No logo: 0,972 euro al litro.

Petrolio: WTI e Brent ritracciano da record in oltre un anno dopo Opec e AIE

12/02/2021

In calo i prezzi del petrolio dopo che l’Opec e l’AIE hanno alimentato dubbi sulla solidità della ripresa della domanda, nel corso del 2021.Il contratto WTI scende dello 0,77% a $57,79, mentre il Brent fa -0,72% a $60,70 al barile. Entrambi i contratti avevano chiuso la sessione di mercoledì a valori record dal gennaio del 2020, dunque in più di un anno.Le vendite sono scattate dopo che l’Opec ha avvertito che la domanda globale di petrolio recupererà nel corso del 2021 più lentamente di quanto inizialmente stimato.Poco prima l’Agenzia internazionale dell’Energia aveva fatto notare come, a livello mondiale, l’offerta di petrolio sia ancora superiore alla domanda, sebbene i vaccini anti-Covid-19 dovrebbero aiutare a sostenere la ripresa della domanda.

Petrolio: prezzi balzano di oltre +2% con tempesta neve New York e Goldman Sachs bullish

02/02/2021

La forte tempesta di neve che si sta abbattendo sulla costa nordorientale degli Stati Uniti – colpendo New York ma non solo – e l’impegno dei paesi dell’Opec+ a varare i tagli necessari all’offerta sostengono le quotazioni del petrolio. Di mezzo c’è anche la view bullish degli analisti di Goldman Sachs, che prevedono un balzo dei prezzi fino a $65 al barile entro il mese di luglio, grazie a un mercato in deficit che, a loro avviso, sarà di 900.000 barili al giorno nel primo semestre del 2021, più del deficit precedentemente stimato di 500.000 barili al giorno.

Da segnalare che l’Opec +, l’alleanza tra paesi Opec e non Opec, ha raggiunto a dicembre un accordo su un taglio combinato di 7,2 milioni di barili al giorno: il taglio verrà adottato anche nei mesi di febbraio e di marzo.

In realtà l’intesa raggiunta ha fatto scendere l’ammontare totale di tagli, all’inizio del 2021, a 7,2 milioni di barili al giorno, rispetto ai tagli superiori di 7,7 milioni di barili al giorno in vigore da agosto a dicembre 2020 e ai tagli ancora maggiori di 9,7 milioni di barili al giorno che l’alleanza aveva deciso lo scorso maggio, nell’ambito di una strategia tesa a risollevare le quotazioni del petrolio.

L’entità dei tagli è dunque ulteriormente diminuita. Detto questo, il gruppo aveva minacciato di riportare sul mercato 1,9 milioni di barili al giorno, nel caso in cui non fosse riuscito ad arrivare a un accordo. Ieri è stato reso noto che i paesi appartenenti all’alleanza Opec + si stanno conformando inoltre all’entità dei tagli decisi per il 99%.

I prezzi del contratto WTI sul petrolio scambiato a New York e del Brent salgono oggi entrambi di oltre +2%, attestandosi rispettivamente a $54,80 e $57,60 al barile

Joe Biden set to unveil a ‘historic’ climate change plan that will block all new federal oil and gas leasing and emphasize helping minority communities who are hit hardest by effects of global warming

  • Biden campaigned on a platform of a dramatic push to combat climate change
  • On Wednesday he is expected to announce a series of measures 
  • He will create White House interagency council on environmental justice 
  • An office of health and climate equity at Health and Human Services will open
  • A division focused on environmental justice will open within Justice Department
  • Biden will also announce a ban on new federal oil and gas leasing 

By HARRIET ALEXANDER FOR DAILYMAIL.COM

27 January 2021 | UPDATED: 07:33 GMT, 27 January 2021

Joe Biden is set to announce on Wednesday a radical proposal for tackling climate change, which will emphasize the fact that marginalized communities and ethnic minorities frequently bear the brunt of global warming.

Biden, who rejoined the Paris Climate Agreement on the first day of his presidency, will direct agencies across the federal government to invest in communities hardest-hit by pollution, The Washington Post reported on Tuesday.

Two sources told the paper that the president will sign an executive order establishing a White House interagency council on environmental justice.Joe Biden will announce a series of environmental policies on Wednesday, it has been claimed+7

Joe Biden will announce a series of environmental policies on Wednesday, it has been claimA horizontal drilling rig and a pump jack sit on federal land in Lea County, New Mexico, in September. Biden is expected to announce there will be no more leases granted to drill

A horizontal drilling rig and a pump jack sit on federal land in Lea County, New Mexico, in September. Biden is expected to announce there will be no more leases granted to drillBiden is focusing attention on how the poorest communities are often hardest hit by environmental issues from industry, landfill or climate change+7

Biden is focusing attention on how the poorest communities are often hardest hit by environmental issues from industry, landfill or climate changeBiden campaigned on a promise to prioritize the natural environment as president+7

Biden campaigned on a promise to prioritize the natural environment as president

He will create an office of health and climate equity at the Health and Human Services Department, and form a separate environmental justice office at the Justice Department.

Biden and his team believe that it is time to right the historic wrongs of having marginalized communities forced to accept debris that wealthier communities fight against: power plants, landfills, trash incinerators, shipping ports, uranium mines and factories

Biden on Wednesday will also announce a block on any new federal oil and gas leasing.

He will pledge to protect 30 per cent of the nation’s public lands and waters by the end of the decade, and direct federal agencies to consider the impact on climate change when looking at a range of issues, including procurement, regulations and legal settlements.

‘Our urgent reduction of emissions is compelled by public conscience and by common sense,’ said John Kerry, the former secretary of state who is now Biden’s climate envoy.

Speaking at a UN forum this week, he said: ‘President Biden knows that we have to mobilize in unprecedented ways to meet a challenge that is fast accelerating, and he knows we have limited time to get it under control.’John Kerry told the UN: 'He knows we have limited time to get it under control'+7

John Kerry told the UN: ‘He knows we have limited time to get it under control’

Kerry also set the stage for Wednesday’s expected announcement, saying: ‘Every agency is now a part of our climate team.’

Biden’s move to emphasize how climate change affects different communities in different ways was praised by academics in the field.

Cathleen Kelly, a fellow who focuses on energy and environment at the Center for American Progress, told the paper Biden was making ‘a historic commitment.’

‘The executive order will help to lay out a clear path to implementing President Biden’s climate and justice commitments,’ Kelly said.

‘It will get the gears turning in each agency across the federal government. With Biden in the White House and the current leaders we have in Congress, this year represents an unprecedented opportunity to have executive and legislative action.’The Keystone pipeline in North Dakota, seen in February 2017, has long been contentious+7

The Keystone pipeline in North Dakota, seen in February 2017, has long been contentious

Robert Bullard, a professor at Texas Southern University, said Wednesday’s moves sent a strong signal.

‘When you have the most powerful legal department in the country saying that environmental justice is a basic right, I think that is a signal being sent across the country to say that this is real at the highest level,’ he said.

The new administration is working to bring skeptical Americans on side.

Gina McCarthy, climate coordinator, this week assured local officials from across the country that the administration would work to convince average Americans they will benefit from a transition to clean energy.’People have been in pain long enough. We are not going to ask for sacrifice,’ she said. ‘And if we fail to win the heart of middle America, we will lose.’Port Arthur, Texas is the end of the line for oil that would travel through the proposed Keystone XL Pipeline+7

Port Arthur, Texas is the end of the line for oil that would travel through the proposed Keystone XL PipelineThe oil and gas industry already begun attacking Biden’s plans, including his decisions – made on his first day in office – to rescind the controversial Keystone pipeline.The first few days are giving us an indication of what the next four years could look like, and that’s elicited some real concern, within the industry and broadly, outside the industry,’ said Frank Macchiarola, senior vice president of policy, economics and regulatory affairs at the American Petroleum Institute.We’re going to communicate how impactful such a policy would be, to both the administration and on Capitol Hill.’The top three House Republicans, joined by 17 others, sent a letter to Biden on Tuesday warning him against suspending federal oil and gas auctions.Taking such a step ‘would be as extreme as it is radical, and it would only further divide the country. It would put Americans with good-paying jobs in the energy industry out of work. And, it would seem to conflict directly with federal law.’Read more:

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Joe Biden set to unveil a ‘historic’ climate change plan

IEA taglia stime domanda petrolio, Equita vede Brent a 50$ nel 2021. ENI rimane il titolo oil preferito

20/01/2021

Ieri nel suo report mensile l’IEA ha indicato una domanda di petrolio inferiore di 600.000 barili al giorno (bpd) rispetto alle previsioni precedenti per il 1° trimestre 2021 e di 300.000 bpd in meno per l’intero 2021. L’agenzia si attende una ripresa nella seconda metà dell’anno grazie all’accelerazione delle vaccinazioni. La domanda mondiale di petrolio dovrebbe crescere quindi di 5,5 mln bpd nel 2021 a 96,6 mln bpd dopo essere scesa di 8,8 mln bpd nel 2020. La IEA ritiene che i consumi non recupereranno i livelli pre-pandemici di circa 100 mln bpd fino al 2022.Gli analisti di Equita oggi commentano le indicazioni IEA confermando la stima sul prezzo del Brent per il 2021 a $50 al barile, ritenuta coerente con la decisione dell’OPEC+ e con le aspettative di una domanda debole nella prima metà dell’anno. Il titolo preferito dalla sim milanese nel settore è ENI.

Petrolio, prosegue la ripresa: per analisti prezzo si sta consolidando in contesto positivo

12/01/2021

Seduta positiva per il petrolio che continua la sua ripresa, con il WTI (riferimento Usa) che oscilla in area 53 dollari al barile. “Il modesto calo registrato nelle prime negoziazioni di ieri è stato solo una pausa temporanea e il barile rimane in uno scenario favorevole”, spiega Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades, rimarcando che gli investitori stanno scommettendo sulla ripresa della domanda globale di greggio nei prossimi mesi, dopo un difficile 2020. “I tagli alla produzione annunciati la scorsa settimana dall’Arabia Saudita sono sostanzialmente una vittoria della Russia ma in qualche modo stanno anche dimostrando che l’OPEC+ può ancora svolgere il suo ruolo nel contesto attuale”, aggiunge De Casa, secondo il quale “il prezzo si sta quindi consolidando e rimane in un contesto positivo”.

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