PETROLIO : Il Gatto con 7 Vite

Eccoci a un nuovo articolo dedicato al Petrolio :

PETROLIO : Il Gatto con 7 Vite

Questo articolo , segue il precedente   SAUDI ARAMCO e i Predatori dell’Arca Perduta : PETROLIO 36-53-36 ? ,nel quale abbiamo vissuto per la prima volta nella storia delle quotazioni il brivido di un prezzo negativo di -40$, quando gli eccessi produttivi per il Lockdown erano tali, da non trovare più spazio per lo stoccaggio e moltissime petroliere erano in mare senza potere scaricare il loro carico.

Da allora abbiamo poi assistito a un ritorno del suo prezzo in positivo fino al recupero di 10,50$, al rientro nel Box 10,50-20,5-30,5-40,5 e in ultimo al  top area 40,50$ sul quale abbiamo chiuso appunto il vecchio articolo.

In seguito ,come tutti abbiamo visto, il Petrolio in maniera molto tecnica è tornato a ritestare un valore che definire importante è poco , come 35$ , vale a dire il lato basso del solito box HFT 35-55.

Nonostante il giovedì nero e un falso cedimento di 35$ il Petrolio ha oggi recuperato il Box 35-55 e questa è una cosa da curare con molta attenzione sopratutto nelle ottave che verranno.

Dal mantenimento o meno di questo canale dipenderà il trend del Petrolio nei prossimi mesi.

L’analisi PETROLIO 36-53-36 fino a quando siamo sopra 35 e ovviamente 36 è ancora in essere e lo sarà ovviamente fino a quando il Petrolio resterà nel canale 35-55 .

PETROLIO

Qual’ora 35 fosse ceduto con molte probabilità ci ritroveremmo su 30,50$ , ma ad oggi il Petrolio è sopra entrambi questi valori e per questo abbiamo riaggiornato la situazione con un nuovo articolo.

PETROLIO : Il Gatto con 7 Vite

Quante vite ha perso il Petrolio salendo da 18$ del 2001 a 150$ , scendendo da 150$ a 29$ , salendo da 29$ a 75$ scendendo più di una volta da 75$ e 65$ e 55$  a 48$  fino a mollare il lato alto del BOX HFT  8-18-28-38-48 arrivando addirittura a un prezzo negativo di  -40$ (che è il target di questo box rotto al ribasso ) prima di tornare a 40,5$ ?

Sicuramente molte ( e con lui molti piccoli risparmiatori sicuramente).

Ed è indubbio che  a questa perdita di vite, lo sviluppo di tecnologie alternative per la Mobilità di sicuro ha contribuito e continuerà a contribuire.

Ad Maiora !

Quando-finira-il-petrolio

AGGIORNAMENTO 12 GENNAIO 2021

PETROLIO 53,12 superato top del 8-01

24-35/3648-53 eseguito

l’idea resta 36-53 e per ora nulla la nega. MOVE eseguito 12-01-2021

ARTICOLO CHIUSO 12 GENNAIO 2021 SU RAGGIUNGIMENTO TARGET D’ANALISI

ANCHE QUESTA ANALISI ENTRA DI DIRITTO

NELLE GOLD IDEA DI SFI TRADING ADVISOR

CRUDE OIL : Where is it going ?

vedi aggiornamenti precedenti

PETROLIO 40,50<-retest da 43,03 di 40,5 13-11-2020

PETROLIO 43,03<–top 11-11-2020 da 33$

torna fuori dal Box 8-10,5-20,5-30,5-40,5 <–retest passato , per ora perfetto

PETROLIO 39,34<–5-11-2020

vedi precedenti aggiornamenti

coppia supporti 35/36 determinante x idea 36-53$

Importante market mover ovviamente sarà la riunione dell’Opec (paesi Opec e non Opec come la Russia), in calendario i prossimi 30 novembre e 1° dicembre.

PETROLIO 35,00 riappoggio sulla coppia supporti 35/36 avvenuto (29-10)

Sempre nel canale 35/36—40,5/41,5—38/48—55

Fino a quando non molla i supporti 35/36  il Move 36-53 dell’analisi è ancora valido

PETROLIO 41,86<-Top 20-10-2020

>40,50 6 Ottobre 2020 

speriamo che sia la volta buona che vada per 45/48-53.Vedremo.

Per la seconda volta 36 sostiene il Petrolio (vedi Move idea guida 36-53-36)

vedi aggiornamento precedente

PETROLIO 36,62 <-02/10

siamo ancora nei pressi di 36$ punto di possibile partenza del MOVE 36-53$ quindi attenzione .STOP SEMPRE SOTTO 35,00 perchè si uscirebbe al ribasso dal BOX 35-55

vedi ultima reazione 36-41,5 il Box 36-40,5/41,5

36-53 continua ad essere idea valida , reazione da 36$ “fulminea” e molto promettente per l’idea che sapete , valida fino a quando siamo sopra 36$ e  ora 40,5/41,50$

Ecco perché il petrolio può superare i 60 dollari al barile

La maggior parte delle materie prime sta mostrando una tendenza al rialzo: secondo Michel Salden (Vontobel Asset Management) il petrolio Brent ha le carte in regola per una vigorosa crescita

Sebbene le maggiori economie mondiali stiano ancora adottando misure di lockdown per contenere la pandemia, l’avvio del piano vaccini anti Covid-19 alimenta le aspettative di una ripresa nel corso di quest’anno. Aspettative che, a cascata, sostengono le quotazioni di gran parte delle materie prime.

DOLLARO USA DEBOLE, BANCHE CENTRALI E SPESE FISCALI

A sostenere i prezzi delle commodity concorrono anche altri fattori come la debolezza del dollaro USA, gli stimoli delle banche centrali e l’aumento della spesa fiscale per progetti infrastrutturali. “Tutte le materie prime cicliche, tra cui la soia, lo zucchero e il mais, sono attualmente scambiate a backwardation, cioè con il prezzo in contanti superiore ai prezzi impliciti nei corrispondenti contratti futures, evidenziando lo squilibrio tra domanda e offerta” fa sapere Michel Salden, Head of Commodities di Vontobel Asset Management.

RISCHIO DI SOTTOVALUTAZIONE DELLE ASPETTATIVE DI INFLAZIONE

Persino i cereali, le cui quotazioni risultavano in calo dal 2012, negli ultimi sei mesi hanno registrato un apprezzamento di oltre il 45% a causa della siccità in America Latina e in Cina: i due paesi si sono infatti assicurati riserve strategiche su queste materie prime per sopperire all’improvviso deficit. Salden fa inoltre notare che esiste anche un rischio di “sottovalutazione” delle aspettative di inflazione, dal momento che tutte le principali banche centrali hanno annunciato l’orientamento a tollerare prezzi al consumo anche oltre il 2,5%, preferendo garantire gli stimoli monetari.

LA SITUAZIONE SUI MERCATI PETROLIFERI

Da tenere sotto osservazione, in particolare, la situazione sui mercati petroliferi, dopo la decisione dell’Arabia Saudita di tagliare unilateralmente la produzione di 1 milione di barili al giorno (mbpd) per i mesi di febbraio e marzo nel corso dell’ultima riunione dell’OPEC. Una mossa che ha sostenuto le quotazioni del greggio permettendo di proiettare quelle del Brent in area 55 dollari al barile. Un contesto che consente al cartello OPEC+ di poter aumentare la produzione in grandi quantità nel secondo trimestre, quando i vaccini e le temperature più calde dovrebbero facilitare la mobilità e aumentare la domanda di petrolio.

LA RIPRESA DELLE ATTIVITÀ IN ASIA È INCORAGGIANTE

“A causa dei blocchi in Europa l’attuale domanda di petrolio è ancora fragile (-7 mbpd rispetto ai livelli del 2019). Tuttavia a fine anno si potrebbe arrivare ad un recupero con una domanda leggermente al di sotto dei livelli del 2019, pari a 100 mbpd. La ripresa dei. Le attività in Asia, riprese già al 100%, sono incoraggianti, soprattutto sul fronte fondamentale dei voli, ancora inferiori del 40% rispetto al 2018” specifica Salden.

TRATTATIVA MOSCA-WASHINGTON PER RIDURRE LE SANZIONI

Sullo sfondo, intanto, resta la trattativa tra Mosca e Washington per ridurre le sanzioni e avere il via libera per un aumento della produzione petrolifera russa nel secondo trimestre, grazie anche all’atteggiamento favorevole espresso in questo senso dall’Arabia Saudita.

IL BRENT HA POTENZIALE PER CRESCERE OLTRE I 60 DOLLARI AL BARILE

“E’ vero che la Russia teme un rimbalzo della produzione di olio di scisto statunitense nel caso in cui i prezzi del petrolio salissero troppo e troppo velocemente. E però anche vero che un rimbalzo nella produzione di shale oil è limitato dalle misure ESG (ambientali, sociali e di governance) che determinano un aumento dei costi di finanziamento” sottolinea l’Head of Commodities di Vontobel Asset Management, che poi aggiunge: ”Non è inoltre chiaro se la nuova amministrazione Biden consentirà all’Iran di esportare petrolio nel corso di quest’anno. Per tutte queste ragioni, riteniamo che il prezzo del petrolio abbia il potenziale per crescere con il Brent che scambia a oltre i 60 dollari USA a metà anno, con anche una situazione di backwardation più solida”

Con il lockdown è boom trading online. La prova con lo studio ByTek su Google: query soprattutto sul petrolio

Datrix, gruppo di tech company che sviluppa tecnologie e soluzioni software proprietarie di Augmented Analytics, ha pubblicato uno studio elaborato dalla propria controllata ByTek su come si sta evolvendo l’interesse per il trading online in Italia e negli USA in
seguito all’emergenza Covid-19.Lo studio di ByTek ha l’obiettivo di capire in che modo la pandemia di Coronavirus e il conseguente lockdown hanno impattato sull’interesse per il trading online, e come si sia modificata nel tempo l’attenzione degli utenti per le piattaforme di trading e i diversi strumenti di investimento.

  • Raddoppiato l’interesse riscontrato online verso le keyword legate al trading online
  • Gli argomenti più cercati sono stati i futures, gli investimenti in azioni e i broker forex
  • Le piattaforme di investimento più ricercate sono state eToro e Plus500
  • Le query di ricerca che sono cresciute maggiormente riguardano il prezzo del petrolio e i futures del petrolio

L’analisi è stata condotta da ByTek valutando la dinamica dei volumi di ricerca su Google di argomenti correlati al trading online partendo dalle seguenti keyword: opzioni binarie, forex, cfd, investire in azioni futures e dai nomi di alcuni dei broker forex più diffusi (eToro, Plus500, SwissQuote, Cityindex, Pepperstone per l’Italia; forex.com, ig, meta trader 4 e td ameritrade forex per gli Stati Uniti).
Queste keyword iniziali sono poi state espanse attraverso le ricerche correlate di Google e per ogni nuova query di ricerca trovata sono stati misurati i volumi di ricerca mensili per il periodo Febbraio 2019 – Ottobre 2020.Dalla ricerca emerge l’incremento di interesse riscontrato online verso le keyword iniziali durante il primo lockdown, quando le ricerche medie mensili sono passate da poco meno di 1.5 milioni a oltre 3.6 milioni. Dopo il lockdown le ricerche legate alle keyword sono diminuite mantenendo comunque un livello di interesse molto superiore a quello registrato nel 2019. Considerando il periodo di osservazione da febbraio 2019 a ottobre 2020, gli argomenti più cercati tra quelli analizzati sono stati i futures (quasi 1 milione di ricerche medie mensili), gli investimenti in azioni e i broker forex. In termini di crescita la ricerca mostra come tutti gli argomenti analizzati hanno subito un forte incremento dell’interesse online tra marzo e aprile che poi è repentinamente diminuito nei mesi successivi. Fa eccezione l’argomento ‘forex’ che, pur sperimentando una crescita molto più contenuta rispetto agli altri argomenti analizzati, sta conservando un trend positivo anche nei mesi successivi ad aprile.

Secondo l’analisi di ByTek, tra i broker forex/piattaforme di investimento quelle più ricercate in termini di volumi medi mensili e che hanno avuto le crescite più marcate durante il periodo analizzato sono state eToro e Plus500. Per quanto riguarda la tipologia di ricerche effettuate sul web in generale si osservano molte query per ottenere informazioni di carattere generale sul mondo del trading online e in
particolare su come iniziare a investire, su cosa investire, su cosa sono e come funzionano i vari strumenti finanziari o le piattaforme di investimento, etc. L’interesse per queste ricerche risulta essere cresciuto molto nei mesi iniziali dell’emergenza covid-19 e in modo particolare ad aprile 2020 quando si registrano quasi 20 mila ricerche. Le query più cercate sono legate a domande su come e in cosa investire e domande ancora più generiche sugli investimenti. In particolare, le query di ricerca che sono cresciute di più durante periodo analizzato si sono concentrate sul prezzo del petrolio e sui futures del petrolio che sono passate da appena 250 ricerche mensili a marzo 2019 a quasi 17 mila a marzo 2020. Inoltre, nei mesi di settembre – ottobre 2020 si è registrato un notevole aumento dell’interesse per il trading online legato al forex.
La ricerca procede poi con un’analisi delle query sul trading online effettuate negli Stati Uniti, dove si assiste a un incremento delle ricerche legate alle keyword analizzate. A differenza di quanto successo in Italia, negli USA l’aumento è concentrato solo nel mese di Aprile 2020 e non nei mesi Marzo e Aprile 2020. In generale possiamo osservare che si passa da quasi 8 milioni di ricerche nel marzo 2019 a quasi 61 milioni di ricerche nel marzo 2020. Anche negli USA, così come visto per l’Italia, dopo aprile 2020 l’interesse verso gli argomenti analizzati diminuisce sensibilmente e si assesta su valori comunque superiori a quelli dell’anno precedente. Per quanto
riguarda le piattaforme Td Ameritrade, Forex è risultata essere la più ricercata in termini di volumi medi mensili mentre MetaTrader 4 è quella che ha subito la crescita più marcata a partire da Febbraio 2020.

Lockdown in Europa affonda prezzi petrolio. Outlook negativo anche per Libia e fattore Biden-Iran

Prezzi del petrolio messi di nuovo in ginocchio dagli annunci di lockdown in Europa e, di conseguenza, dal timore che la crescita della domanda di oil possa rallentare ulteriormente.Il lockdown nazionale nel Regno Unito, annunciato dal premier britannico Boris Johnson pochi giorni dopo che la simile iniziativa era stata presa dalla Francia di Emmanuel Macron, ha affossato ulteriormente le quotazioni del petrolio crude, che ha concluso un ottobre terribile.
Il mese si è concluso con un crollo del contratto WTI scambiato a New York pari a -11% e del Brent pari a -8,5%.
Il mese di novembre non ha cambiato di certo le carte in tavola, con le quotazioni del WTI e del Brent che sono scivolate fino a -6% nella giornata di oggi, durante le contrattazioni dei mercati asiatici.
Il crollo si è successivamente smorzato, ma il bilancio rimane negativo.
“Le misure di lockdown che sono state annunciate dal Regno Unito e dall’Italia si stanno sommando alla situazione di deterioramentoche caratterizza l’Europa – ha commentato in un’intervista alla Cnbc Michael McCarthy, responsabile strategist di mercato presso CMC Markets,a Sydney – Molti trader guardano ora agli Stati Uniti e all’aumento dei nuovi contagi, chiedendosi se l’Europa farà da modello,  condizionando quanto accadrà negli Usa nelle prossime settimane”.
C’è da dire, tuttavia, che le misure anti-COVID varate dai paesi europei non sono state uguali.
Le restrizioni che il governo Conte si sta apprestando a lanciare con il suo nuovo Dpcm, per esempio, sono ben diverse da quelle lanciate in Francia. L’incertezza sull’esito delle elezioni presidenziali rende il quadro ancora più confuso. Come ha spiegato lo stesso McCarthy “la preoccupazione più immediata per i mercati è che la paralisi politica (negli Stati Uniti) posticipi o renda meno potente la risposta fiscale alla situazione di peggioramento del coronavirus”. (il famoso piano di stimoli anti-COVID, che il Cogresso americano non è riuscito ancora a varare).
Importante market mover ovviamente sarà la riunione dell’Opec (paesi Opec e non Opec come la Russia), in calendario i prossimi 30 novembre e 1° dicembre.
In teoria, l’Opec e i suoi alleati dovrebbero propendere per un allentamento dei tagli all’offerta, a partire dal gennaio 2021, rispetto agli attuali tagli per 7,7 milioni a -5,7 milioni di barili al giorno.
Ma gli analisti di Commerzbank ritengono che “sia estremamente improbabile che la produzione di petrolio torni a salire dal mese di gennaio. Piuttosto – è il loro auspicio – l’Opec e i suoi alleati dovrebbero davvero dare il via a ulteriori tagli, viste le prospettive deboli per la domanda”.
Di certo la prospettiva di un aumento della produzione della Libia – paese membro dell’Opec – non è un fattore che gioca a favore dei prezzi del petrolio. La Libia prevede di portare il proprio output fino a 1 milione di barili al giorno nelle prossime settimane, livello doppio rispetto a quelli di inizio mese.
“La pressione che sta colpendo i prezzi del petrolio si confermerà una vera preoccupazione per l’Opec+, soprattutto se si considerano i livelli del Brent, sceso ben al di sotto della soglia di $40 al barile – hanno commentato gli analisti di ING – I nuovi lockdown, la (maggiore) offerta da parte della Libia e questa pressione sui prezzi indicano che è sempre più probabile che l’Opec + estenda i tagli attuali fino al mese di gennaio. Tuttavia, dovremo ancora aspettare la riunione (del cartello) alla fine di questo mese, prima di conoscere la decisione”. E’ vero, allo stesso tempo, che “se questa pressione al ribasso continua, non c’è nulla che possa escludere una riunione di emergenza del gruppo, al fine di placare i timori del mercato”.
La nota continua:
“Un altro fattore chiave di incertezza per il mercato è rappresentato dalle elezioni presidenziali di domani (martedì 3 novembre) e dalle conseguenze che l’esito potrebbe avere sul petrolio. Una vittoria di Biden potrebbe portare gli Stati Uniti ad avere un atteggiamento meno aggressivo nei confronti dell’Iran, aumentando così la possibilità che le sanzioni petrolifere imposte all’Iran vengano rimosse. Sebbene sia ancora poco chiaro il posto che l’Iran avrebbe nella lista delle priorità di Biden, una vittoria dei democratici potrebbe mettere sotto pressione le quotazioni del petrolio, con la possibilità che una offerta di petrolio di 1,5-2 milioni di barili al giorno ritorni sul mercato. Da un punto di vista geopolitico, l’allentamento delle tensioni tra Usa e Iran sarebbe un’ottima notizia. Da un punto di vista dei prezzi del petrolio, il peggioramento rischierebbe, invece, di acuirsi.

Doppio assist all’impennata del petrolio: WTI +4% oltre i 40$

Si conferma anche oggi il rally del petrolio con il WTI tornato di slancio sopra i 40 dollari al barile. Il futures sul greggio USA segna +3,9% a 40,75 dollari, mentre il benchmark internazionale Brent sale del 3,4% a 42,68 dollari al barile.A dare slancio ai prezzi del petrolio continuano ad essere gli stop produttivi in Norvegia dettati dallo sciopero in Norvegia che ha coinvolto i lavoratori petroliferi mettendo temporaneamente offline circa l’8% della produzione di petrolio e gas del paese. C’è poi l’effetto dell’uragano Delta e della tempesta tropicale Gamma che hanno comportato lo stop della produzione nel Golfo del Messico.Gli investitori guardano poi alle attese per sviluppi positivi delle trattative per un nuovo pacchetto di stimoli fiscali negli USA. Le ultime indicazioni vedono il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin e il Presidente della Camera Nancy Pelosi al lavoro per concludere un accordo su nuovi stimoli per l’economia.

Boom scorte e paura lockdown da COVID affossano prezzi petrolio: WTI -4,5% a $37

La paura di nuovi lockdown da COVID-19 in tutto il mondo, unita ai timori di un eccesso di offerta, deprime le quotazioni del petrolio.Pesano i dati dell’American Petroleum Institute (API) che hanno mostrato che, la scorsa settimana, le scorte di petrolio crude sono balzate negli Stati Uniti di 4,6 milioni di barili a circa 495,2 milioni di barili, decisamente al di sopra della crescita di 1,2 milioni di barili attesa dal consensus.

AGGIORNAMENTO 20 OTTOBRE 2020

PETROLIO 41,86

>40,50 6 Ottobre 2020 

speriamo che sia la volta buona che vada per 45/48-53.Vedremo.

Per la seconda volta 36 sostiene il Petrolio (vedi Move idea guida 36-53-36)

vedi aggiornamento precedente

PETROLIO 36,62 <-02/10

siamo ancora nei pressi di 36$ punto di possibile partenza del MOVE 36-53$ quindi attenzione .STOP SEMPRE SOTTO 35,00 perchè si uscirebbe al ribasso dal BOX 35-55

vedi ultima reazione 36-41,5 il Box 36-40,5/41,5

36-53 continua ad essere idea valida , reazione da 36$ “fulminea” e molto promettente per l’idea che sapete , valida fino a quando siamo sopra 36$ e  ora 40,5/41,50$

AGGIORNAMENTO 2 OTTOBRE 2020

PETROLIO 36,62

siamo ancora nei pressi di 36$ punto di possibile partenza del MOVE 36-53$ quindi attenzione .STOP SEMPRE SOTTO 35,00 perchè si uscirebbe al ribasso dal BOX 35-55

vedi ultima reazione 36-41,5 il Box 36-40,5/41,5

36-53 continua ad essere idea valida , reazione da 36$ “fulminea” e molto promettente per l’idea che sapete , valida fino a quando siamo sopra 36$ e  ora 40,5/41,50$

Doppio assist all’impennata del petrolio: WTI +4% oltre i 40$

Si conferma anche oggi il rally del petrolio con il WTI tornato di slancio sopra i 40 dollari al barile. Il futures sul greggio USA segna +3,9% a 40,75 dollari, mentre il benchmark internazionale Brent sale del 3,4% a 42,68 dollari al barile.A dare slancio ai prezzi del petrolio continuano ad essere gli stop produttivi in Norvegia dettati dallo sciopero in Norvegia che ha coinvolto i lavoratori petroliferi mettendo temporaneamente offline circa l’8% della produzione di petrolio e gas del paese. C’è poi l’effetto dell’uragano Delta e della tempesta tropicale Gamma che hanno comportato lo stop della produzione nel Golfo del Messico.Gli investitori guardano poi alle attese per sviluppi positivi delle trattative per un nuovo pacchetto di stimoli fiscali negli USA. Le ultime indicazioni vedono il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin e il Presidente della Camera Nancy Pelosi al lavoro per concludere un accordo su nuovi stimoli per l’economia.

AGGIORNAMENTO 18 SETTEMBRE 2020

PETROLIO 41,70

36-53 continua ad essere idea valida , reazione da 36$ “fulminea” e molto promettente per l’idea che sapete , valida fino a quando siamo sopra 36$ e  ora 40,5$

PETROLIO 40,54 <-16-09-2020

attenzione sta provando a tornare sopra 40,5 dopo il retest dello start level 36 del move 36-54

Dopo top a 43,50 del 26 Agosto 2020 , il Petrolio ha nuovamente ritestato con precisione assoluta lo start level a 36$ della nostra analisi che indica proprio un  Move 36-53$

PETROLIO

PETROLIO 43,77 <–Nuovo Top a -9,23$ da 53$ Target di questa analisi (26-08)

superato top del 5 Agosto 2020 a 43,53$

PETROLIO 42,90 <<< TENTA DI SUPERARE MAX 21-07

PETROLIO 42,62 superato 21-07-2020 massimo del 23 Giugno 2020

PETROLIO


Schroders: petrolio verso un declino storico

La transizione verso le rinnovabili è in atto da tempo, ma si appresta ad accelerare rapidamente anche per motivazioni puramente economiche. Tre scenari a 30 anni per l’oil & gas

La transizione energetica in direzione delle rinnovabili è in accelerazione e gli investitori si chiedono se la domanda globale di petrolio abbia raggiunto il suo massimo storico. Il tema è analizzato da Mark Lacey, Head of Commodities di Schroders, secondo cui la transizione in atto da tempo verso l’energia rinnovabile, dal solare all’eolico, si appresta ad accelerare rapidamente, per diversi fattori: il cambiamento climatico ovviamente, ma anche motivazioni economiche, con i costi di produzione di energia pulita ormai in allineamento con quelli dei combustibili fossili. E poi sono gli stessi consumatori che esigono sempre più un cambiamento, come mostra l’impennata della domanda di veicoli elettrici.

TRA SCENARI DI BP

L’esperto di Schroders si sofferma in particolare sull’ultimo Energy Outlook di BP, secondo cui l’energia rinnovabile ora sta crescendo più di qualunque altra fonte nella storia, mentre la domanda di petrolio potrebbe aver già toccato il picco. Il report BP offre tre scenari a 30 anni, che hanno in comune la stima di una riduzione della domanda di petrolio. Lo scenario ‘business as usual’, vede domanda in calo del 10% entro il 2050, quello ‘rapid change’ del 55% mentre lo scenario più aggressivo ‘net zero’ addirittura dell’80%. Il primo scenario vede la domanda stabilizzarsi all’inizio del decennio, mentre negli altri non si riprenderà mai completamente dal declino provocato dalla disruption da Covid-19.

PICCO TRA IL 2025 E IL 2030

Secondo Lacey, le stime di BP sono un po’ drammatizzate, ma è probabilmente dovuto all’allineamento con la nuova strategia della società di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. Secondo Schroders, il picco della domanda di petrolio verrà raggiunto tra il 2025 e il 2030, con il punto di svolta che dipenderà dal modo in cui l’economia globale recupererà dopo la pandemia, dalla ripresa dei viaggi aerei e dalla rapidità di adozione dei veicoli elettrici, tutti fattori strettamente interconnessi.

UN TREND IN ACCELERAZIONE

Ma, sottolinea Lacey, i cambiamenti strutturali degli investimenti delle principali compagnie petrolifere rappresentano un incoraggiante passo in avanti, anche se per rispettare gli obiettivi degli Accordi di Parigi, che puntano a limitare l’aumento delle temperature globali a non più di 2 gradi dai livelli preindustriali, serviranno comunque ulteriori sforzi. Intanto la domanda di tecnologie per l’energia pulita si sta dimostrando solida, con i consumatori che cercano di ridurre le emissioni, mentre il rapido aumento delle vendite di veicoli elettrici sostiene il passaggio dal petrolio all’elettricità, in un trend che potrà solo accelerare via via che ci avviciniamo alle scadenze per l’eliminazione dei motori a combustione interna in alcuni Paesi.

OBIETTIVI SEMPRE PIÙ AMBIZIOSI

Intanto in tutto il mondo le aziende si pongono obiettivi sempre più ambiziosi per ridurre le emissioni, il che che secondo l’esperto di Schroders farà probabilmente da catalizzatore per il cambiamento di intere supply chain. Un altro driver importante segnalato dall’analisi di Lacey è il costo: secondo Bloomberg New Energy Finance, il solare fotovoltaico e l’eolico ‘onshore’ sono ora le fonti di energia più economiche in Paesi che comprendono due terzi della popolazione mondiale e l’85% della domanda di elettricità globale, in un trend che sta continuando a convogliare investimenti verso le rinnovabili.Sopratutto questa frase non condividiamo in alcun modo.

Se da anni si specula sul fatto che potremmo non rivedere più i 100 dollari al barile, registratisi per l’ultima volta nel 2014, adesso la prospettiva più temuta sembra essere di non arrivare più a vedere i 50-60 dollari del periodo pre-Covid.E per numerosi paesi esportatori sarebbe un disastro.


Il prezzo del petrolio potrebbe non riprendersi mai più

La crisi del greggio potrebbe essere definitiva, con il Covid ad avere accelerato i tempi. E le previsioni sulla domanda peggiorano, mentre è allarme sui paesi esportatori.

Tra agosto e settembre, il prezzo del Brent si era portato sui 45 dollari al barile, quasi il triplo dei livelli minimi toccati in aprile, all’apice dell’allarme pandemia. Ieri, risultava risalito a poco sopra i 40 dollari, soglia sfondata al ribasso nel corso delle sedute precedenti sui timori del mercato per una seconda ondata di contagi. Le previsioni sulla domanda appaiono fosche. L’Agenzia energetica internazionale le ha abbassate a una media giornaliera di 91,4 milioni di barili per il 2020, meno dei 91,7 milioni attesi in agosto. Rispetto al 2019, trattasi di un crollo di 8,4 milioni di barili.Petrolio ed euro spingeranno la BCE di Lagarde a varare nuovi stimoli monetariGli analisti dell’Aei si aspettano adesso una ripresa della domanda in decelerazione nel corso del secondo semestre, sostenendo che essa sarebbe grosso modo già avvenuta e che resterebbe fiacca, a causa della crescita più lenta delle attese in India e altre economie asiatiche, nonostante la robusta crescita prosegua in Cina.E parole sconfortanti per il comparto petrolifero sono arrivate niente di meno che dal report pubblicato da British Petroleum, secondo cui la domanda di greggio potrebbe avere raggiunto il picco già nel 2019. Secondo lo scenario ordinario di BP, che contempla preferenze dei consumatori e dei legislatori invariate per i prossimi anni, il picco arriverebbe entro il 2025 e tra il 2025 e il 2030 la domanda si stabilizzerebbe, dando vita a un plateau. Successivamente, declinerebbe.

Picco consumi raggiunto forse nel 2019

Tuttavia, spiega lo stesso report, tra maggiore efficienza nei consumi, volontà dei governi di abbattere le emissioni inquinanti, rischio di una seconda ondata di contagi e mutamenti strutturali nei comportamenti dei consumatori provocati dalla pandemia, probabile che tra il 2020 e il 2025 non si registri più alcuna crescita della domanda rispetto ai livelli del 2019, che potrebbe, pertanto, essere stato l’anno di picco.L’allarme è stato lanciato anche da diversi analisti alla S&P Global Platt’s Asia Pacific Petroleum Virtual Conference di lunedì, i quali hanno messo in guardia da una possibile seconda ondata dei contagi, che per Ed Morse di Citi rappresenterebbe “l’ultima battaglia” per salvare il comparto. Altri hanno avvertito anche sulle difficoltà che stanno incontrando i paesi esportatori fortemente dipendenti dalla materia prima e che adesso dispongono di scarse risorse da destinare ai pagamenti degli stipendi pubblici, della sanità e dell’istruzione.

Petrolio mai più a 50-60 dollari?

E pensare, spiegano, che la fine della stagione estiva dovrebbe frenare un po’ i consumi. In ogni caso, ribadisce Martin Fraenkel, presidente dell’S&P Global Platts, nel 2021 la domanda sarà ancora inferiore ai livelli del 2019. Altri, come il ceo di Ecopetrol, Felipe Bayon, nota come i camion e le merci stiano riprendendo a girare per le strade, mentre sottolinea come la ripresa appaia ben più lunga per il carburante degli aerei. In effetti, non s’intravede un traffico aereo almeno ai livelli dello scorso anno da qui al 2023, stando a numerosi esperti del settore.Domanda giù e offerta che non si riduce agli stessi ritmi, anche perché tutti i produttori stanno avendo l’esigenza di mantenere i ricavi quanto più alti possibile per pagare i debiti, tenere il passo con i costi o – nel caso delle compagnie statali – per massimizzare le entrate pubbliche. Per non parlare dei meccanismi di mercato e geopolitici, per cui nessuno intende lasciare ad altri quote di produzione, pur essendo stati annunciati tagli agli investimenti per 80 miliardi di dollari, il 30% del budget destinato nel 2019. Se da anni si specula sul fatto che potremmo non rivedere più i 100 dollari al barile, registratisi per l’ultima volta nel 2014, adesso la prospettiva più temuta sembra essere di non arrivare più a vedere i 50-60 dollari del periodo pre-Covid.E per numerosi paesi esportatori sarebbe un disastro.

La crisi del petrolio colpisce l’Oman, Fitch declassa ancora il debito del sultano

Petrolio: ancora ombre sull’oro nero. Opec chiama all’ordine i Paesi membri

I prezzi dei futures del petrolio proseguono una fase tendenzialmente laterale. Questo vale sia per il Brent che per il WTI. Da inizio anno invece Brent e WTI hanno perso circa il 30%.Una fase senza direzione frutto della forte incertezza ancora presente sui mercati a causa principalmente del covid che si sta ripresentando con forza in tutto il mondo, Europa inclusa. Infatti, l’OPEC+ ha lanciato un segnale di allarme sulla ripresa della domanda, dato che molti paesi lottano per contenere il coronavirus. Il cartello in particolare mercoledì scorso ha esortato i Paesi “negligenti” a rispettare gli impegni sul taglio della produzione, avvertendo che il ritmo della ripresa della domanda è stato più lento del previsto e che il rischio di una seconda ondata dell’epidemia è ormai già realtà. Anche i verbali della FED pubblicati ieri sera non hanno lasciato tanto spazio alle interpretazioni. I verbali riportano che la pandemia peserà pesantemente sull’attività economica USA, e che la ripresa dipenderà dal contenimento del virus.Nota positiva viene però dalle scorte USA. Le scorte di greggio americano hanno subito un calo prolungato per la quarta settimana consecutiva, periodo consecutivo più lungo quest’anno, le scorte di benzina sono scese per una seconda settimana. In particolare, nella settimana del 14 agosto le scorte di petrolio si sono attestate a 1.163 milioni di barili al giorno, in calo del 4,3% dalla settimana precedente. Le scorte complessive (compresi i prodotti raffinati) si sono fermate a 1.443 milioni di barili (escludendo le riserve strategiche), -2,6%. La produzione è a 10,7 milioni di barili al giorno, stabile rispetto alla settimana precedente.La situazione d’incertezza si sta facendo sentire anche sui titoli del petrolio che oggi sono fortemente venduti. Eni e Tenaris cedono oltre l’1,6%, mentre Saipem lo 0,6%. I grafici di tutti e tre i titoli evidenziano questo senso di incertezza con movimenti laterali ormai prolungati da diversi mesi. E il Brent?
Il future del Brent ha raggiunto una resistenza coriacea in area 45 dollari. Qui infatti passa la media mobile 200 periodi e la parte inziale del gap down lasciato aperto il 9 marzo. Questo è il livello da infrangere in chiusura e con forza per dare un segnale di sentiment positivo e proseguire la corsa verso i 50 dollari. Al ribasso invece 40 dollari sembra essere il supporto chiave. In caso di break di tale livello target a 36,5 e 32 dollari.

Petrolio debole, attesa per riunione Opec+

Giornata di ribassi per il petrolio all’indomani dei dati sulle scorte private statunitensi che hanno mostrato un inatteso aumento di quelle di benzina. In particolare, il Wti (riferimento Usa) scambia a 42,72 dollari al barile (-0,95%), mentre il Brent (riferimento europeo) scivola di quasi l’1% poco sopra la soglia di 45 dollari, pur viaggiando su massimi a cinque mesi. Come sottolineano gli strategist di Mps Capital Services, oggi “si riunirà anche il comitato di monitoraggio dell’OPEC+ per valutare gli effetti della recente decisione di aumentare la produzione da agosto”. In uno scenario in cui si guarda con timore all’evoluzione della pandemia, con la possibilità che arrivi una seconda ondata di Covid-19.

Petrolio: Brent ai massimi da inizi marzo oltre $45, WTI attorno ai record da luglio

Prezzi del petrolio in rialzo di ben oltre il punto percentuale. Il Brent sale dell’1,55% a $45,12, dopo aver riportato ieri la chiusura record dal 6 marzo scorso. Il contratto WTI scambiato a New York avanza invece dell’1,51%, a $42,33, dopo aver terminato la sessione della vigilia al valore massimo dalla fine di luglio.Ieri negli Stati Uniti è stato reso noto il dato relativo agli ordini alle fabbriche che, con un rialzo a luglio del 6,2%, ha battuto le attese, alimentando la fiducia nel recupero dell’attività economica – nonostante i timori sui contagi da coronavirus – e dunque nella ripresa dei consumi dei beni energetici, petrolio in primis.

I Paesi che rischiano di più con il crollo del petrolio

Secondo Pictet AM, Russia e Arabia Saudita risentono meno dei prezzi bassi. Discorso diverso, invece, per Colombia, Algeria e Kazakistan

Nel primo semestre di quest’anno i prezzi del petrolio hanno perso il 36% a causa del crollo della domanda determinato dalla pandemia. Una dinamica che ha conseguenze fortemente negative sull’economia dei principali Paesi esportatori di greggio, aumentandone anche il rischio di un incremento significativo del deficit delle partite correnti.

OMAN, KAZAKISTAN E COLOMBIA I PAESI PIÙ VULNERABILI

A questo proposito, Sabrina Khanniche, Senior Economist di Pictet Asset Management, ha analizzato le principali 12 economie esportatrici di petrolio per individuare quelle più vulnerabili a causa del crollo del prezzo dell’oro nero. Tra i paesi più esposti a questo rischio figurano Oman, Kazakistan e Colombia mentre Russia e Arabia Saudita risultano i meno fragili. Le economie dei tre Paesi più a rischio evidenziano un elevato indice della vulnerabilità ai prezzi del petrolio, calcolato da Pictet Am: un periodo prolungato di prezzi bassi comporterebbe un aumento del deficit fiscale e delle partite correnti, il che a sua volta eserciterebbe una pressione al ribasso sulle valute di questi Paesi.

IL PREZZO DI BREAKEVEN ESTERO

“Le oscillazioni delle quotazioni petrolifere incidono in modo diverso sulle economie degli esportatori greggio. La loro reazione dipenderà in larga misura dal relativo prezzo di breakeven estero, ovvero il prezzo del petrolio necessario a coprire le spese legate alle importazioni”, fa sapere Khanniche. L’esperta indica nell’Iran, nel Kuwait, nella Russia, nel Qatar, negli Emirati Arabi Uniti e nell’Arabia Saudita i Paesi (che insieme totalizzano il 39,4% di tutto il petrolio fornito nel mondo dalle nazioni esportatrici) con un robusto surplus del saldo delle partite correnti usato per l’acquisto di asset stranieri. “I governi dei paesi con un prezzo di breakeven estero inferiore al prezzo attuale del petrolio possono allentare la politica fiscale o beneficiare di un apprezzamento della valuta” specifica l’esperta di Pictet Am.

RISCHIO DI TAGLI ALLA SPESA O DI UN DEPREZZAMENTO DELLA VALUTA

Al contrario Algeria, Colombia, Angola, Nigeria, Kazakistan, e Oman, le cui quote di mercato aggregate arrivano al 9,4% del totale, evidenziano un breakeven alto. “In assenza di riserve finanziarie, questi paesi corrono il rischio di tagli alla spesa o di un deprezzamento della valuta, soprattutto se il prezzo del petrolio scende al di sotto del prezzo di breakeven estero” puntualizza l’economista di Pictet Am.

IL GAP NEGATIVO DOVREBBE CONTINUARE A SALIRE NEL 2020

Dopo il picco del 2013, quando il prezzo del petrolio salì a 100 dollari al barile, i Paesi esportatori hanno rivisto al ribasso il loro prezzo di breakeven del greggio introducendo tagli alle spese per le importazioni il che lo ha portato nel 2018 a raggiungere in media i 55 dollari al barile. Ma oggi, con il prezzo del greggio che oscilla tra i 40 e i 45 dollari al barile, i Paesi esportatori di petrolio con un breakeven alto sono più vulnerabili al calo del prezzo del greggio in quanto il gap risultava già negativo nel 2019 e dovrebbe continuare a salire quest’anno.

AGGIORNAMENTO 23 GIUGNO 2020

PETROLIO 41,60 Gap tra 36$ e 41,5$ chiuso

DOPO UNA ESCURSIONE DI PREZZO DA -40$ (partita proprio dal Gap Down da close 41,5 a 36$ e poi proseguita per i noti problemi di stoccaggio fino a -40$ ) A 41,60$ con la chiusura del Gap terminiamo al momento di aggiornare questo articolo.

Ricordatevi che il Box dove è rientrato il Petrolio è il 35-55 ed è fondamentale restare sopra 35$ che è un supporto importantissimo , al primo appoggio ha perfettamente tenuto consentendo di superare il precedente massimo a 40,28$ e chiudere il Gap a 41,60$ sul quale visto il periodo di LOW PROFILE di SFI TRADING ADVISOR chiudiamo questo articolo.

                                                     vedi precedenti aggiornamenti

PETROLIO

vedi aggiornamenti precedenti a 35 e 38$

>38 16 Giugno 2020 vediamo se riesce questa rottura al rialzo

Tiene 35 (15-06-2020) e resta nel BOX 35,00 – 55,00

Le resistenze sono sempre le stesse  38 e ovviamente 40,5

BOX 10,5-20,5-30,5-40,5

PETROLIO

PETROLIO

AGGIORNAMENTO 22 GIUGNO 2020

PETROLIO 40,72 ( ancora un top superiore a 40,28 del 10-06-2020)

sta riprovando >40,50 per la seconda volta

vedi precedenti aggiornamenti

si avvicina alla seconda resistenza 40,5 attenzione siamo su doppio massimo

siamo praticamente sul lato alto di 10,5-20,5-30,5-40,5 (partendo da -40$)

come dire 80$ di escursione dal prezzo di -40$ a +40,42$

roba da Circo.

vedi aggiornamenti precedenti a 35 e 38$

>38 16 Giugno 2020 vediamo se riesce questa rottura al rialzo

Tiene 35 (15-06-2020) e resta nel BOX 35,00 – 55,00

Le resistenze sono sempre le stesse  38 e ovviamente 40,5

BOX 10,5-20,5-30,5-40,5

PETROLIO

PETROLIO

AGGIORNAMENTO 15 GIUGNO 2020

PETROLIO 36,78

Tiene 35 e resta nel BOX 35,00 – 55,00

Le resistenze sono sempre le stesse  38 e ovviamente 40,5

BOX 10,5-20,5-30,5-40,5

PETROLIO

PETROLIO

DOPO UNA ESCURSIONE DI PREZZO DA -40$ (partita proprio dal Gap Down da close 41,5 a 36$ e poi proseguita per i noti problemi di stoccaggio fino a -40$ ) A 41,60$ con la chiusura del Gap entra sicuramente tra le Gold Idea

GOLD IDEA

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