La Mano de DIOS (Powell)

Eccoci a un nuovo appuntamento con un nuovo articolo che ha lo scopo di sottolineare ancora una volta la potenza della FEDERAL RESERVE :

La Mano de DIOS (Powell) 

Vediamo dunque cosa è accaduto dal minimo del 20 Settembre 2021 a oggi sui Grafici del Dow Jones , del Nasdaq e dello S&P.

DOW JONES

DOWJONES

DOWJONES23092021

NASDAQ

NASDAQ

NASDAQ23092021

S&P

S6P

S&P23092021

Come già detto questo articolo sarà aggiornato con ulteriore inserimento dei grafici dei 3 Indici Principali Americani step by step e quanto accaduto dal 20 Settembre 2021 (Mano de Dios sui minimi intraday).

Cominciamo quindi da oggi a inserire nuovi grafici aggiornati dal 23 Settembre 2021 dopo che i Padroni del Mondo hanno parlato (FEDERAL RESERVE).

Non aggiungeremo nulla di piu’. Le immagini parlano da sole.

Riuscirà la FEDERAL RESERVE a contrastare Gufi & Catastrofisti “perenni” ?

Vedremo.

Di sicuro chi muove 120 miliardi di dollari al mese non è l’ultimo arrivato.

Ad Maiora !

POWELL

AGGIORNAMENTO 22 NOVEMBRE AFTER FEDERAL RESERVE

DOW JONES 36499 Nuovo Top Storico

NASDAQ 16770 Nuovo Top Storico

S&P 4745 Nuovo Top Storico

ETF QQQ 408,70 Nuovo Top Storico

nasdaq

standars and poor

nasdaq

nasdaq

standard

nasdaq

nasdaq

Goldman Sachs, l’AD Solomon: ‘decisioni Congresso Usa e Fed avranno un impatto sui mercati più forte della pandemia’ Covid

07/12/2021

Le decisioni del Congresso Usa e della Federal Reserve avranno sui mercati e sull’economia un impatto superiore di quanto lo avrà la pandemia. Parola del numero uno di Goldman Sachs, l’amministratore delegato David Solomon.

Da segnalare come l’ammontare totale dei bazooka fiscali e monetari lanciati da Capitol Hill e dalla Fed di Jerome Powell per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia Covid è stato di circa $10 trilioni dal marzo del 2020. Il problema è che entrambi i sostegni sono destinati a essere smorzati (quello della Fed lo è già stato con il lancio del tapering degli acquisti di asset).

“Non credo che ci troviamo in un nuovo paradigma, in cui il mondo è fondamentalmente diverso. Ma ci vorrà del tempo per fare passi in avanti – ha detto Solomon, in un’intervista rilasciata alla Cnbc, nel programma ‘Squawk Box’ – In questo contesto, credo che le politiche monetarie e fiscali avranno un impatto maggiore sulla traiettoria dei mercati rispetto a quello che avrà la pandemia, da questo momento in poi”.

Riguardo alla minaccia dell’inflazione negli Stati Uniti, Solomon ha detto che “chiaramente assistiamo a un’inflazione reale nell’economia”, aggiungendo che è possibile che gli investitori non abbiano scontato del tutto la fiammata dei prezzi.

“Credo che abbiamo assistito per un periodo significativo di tempo a una inflazione più bassa del trend e che ora ci sia la possibilità reale che avremo una inflazione superiore al trend per un altro periodo di tempo. Ciò non significa che le cose debbano essere come negli anni ’70, ma quando si pensa a periodi in cui c’è stata l’inflazione, si pensa a periodi in cui l’inflazione ha danneggiato i prezzi degli asset e ha rallentato la propria abilità di fare soldi con quasi tutti gli asset”.

In questo contesto, Solomon ha aggiunto di ritenere che “non assisteremo agli stessi ritorni dell’azionario e di molti altri asset nel corso dei prossimi anni di quelli che abbiamo visto negli ultimi due anni”.

Il 25% dello S&P 500 sulle dita di una mano: così 5 Mega Cap ‘indirizzano’ le sorti di tutta Wall Street

21/11/2021

Sommando i bilanci delle 5 maggiori banche centrali (FED, BCE, BoJ, PBOC e BoE) arriviamo a poco più di 32 trilioni di dollari. Se espressa in percentuale di PIL globale, tale cifra terminerà il 2021 intorno ai 95 trilioni di dollari circa, o circa il 33%. Parallelamente alla crescita dei bilanci delle banche centrali, si è vista una simile inflazione nei principali indici azionari.

Come sostiene Peter De Coensel, CEO di DPAM, spesso si legge che entrambi si sono alimentati a vicenda e si sono mossi in sincronia, ma sarebbe una spiegazione troppo semplicistica. Il modello delle aziende di successo è cambiato negli ultimi 10 anni. Esse hanno caratteristiche simili in quanto prosperano e operano come ecosistemi digitali che fanno incontrare acquirenti e venditori. Questa tipologia di aziende e di modelli di business, che si contraddistinguono per bassi costi marginali e beneficiano degli effetti della rete, si stanno diversificando sempre più.https://fc38da0a8984764767abb9a317b97f07.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html

Ad oggi, sono cinque i titoli (Apple, Microsoft, Google, Amazon e Tesla) che rappresentano circa il 25% della capitalizzazione di mercato dello S&P 500.

Tesla ha superato Facebook nelle ultime settimane entrando nel ristretto club del 1TRL$ Club e sempre in questo periodo Alphabet si è spinta fino a 2 trilioni $ di valutazione. Ovviamente, se consideriamo i modelli di business basati su piattaforme come un settore a sé stante, ci stiamo troviamo di fronte ad un nuovo universo di investimenti pubblici. Infatti, la composizione degli indici sta mutando rapidamente e questo influenza anche il loro profilo in termini di rischio-rendimento. Adottare modelli di valutazione del XX secolo per gli indici azionari del XXI secolo potrebbe essere una scorciatoia per una realtà in costante cambiamento. Per questo, sono necessari maggiori sforzi per comprendere meglio gli attuali eventi di mercato e le loro valutazioni.

Il Nasdaq non è da meno, anzi…

Ancora più evidente è la dipendenza da pochi titoli delle sorti del Nasdaq 100. L’indice tecnologico vede i primi sette titoli  (Microsoft, Apple, Amazon.com, Tesla, NVIDIA, Alphabet e Meta Platform) contare per oltre il 50% dell’intero indice. Da sole Microsoft e Apple contano per oltre il 21%.

Giganti che portano alcune distorsioni e ad esempio nella seduta del 18 novembre, con Nasdaq 100 balzato di oltre l’1%, sono stati 50 i titoli in positivo e 50 quelli in negativo. E a trainare sono i soliti nomi, Apple (3,15%), Amazon (+4,6%), Nvidia (+10,6%) e Google (+1,5%).

Lunedì 1 Novembre

Indice PMI Caixin manifatturiero, Cina;

Vendite al dettaglio, Germania;

Indice PMI manifatturiero, Stati Uniti;

Indice ISM manifatturiero, Stati Uniti.

Martedì 2 Novembre

Meeting RBA decisione sui tassi, Stati Uniti,

Indice PMI manifatturiero, Francia, Germania, Zona euro;

Licenze edilizie, Canada;

Trimestrali USA: Pfizer, Amgen.

Mercoledì 3 Novembre

Indice PMI Caixin servizi, Cina;

Disoccupazione, Zona euro;

Stima ADP nuovi occupati, Stati Uniti;

Ordine alle fabbriche, Stati Uniti;

Indice ISM non manifatturiero, Stati Uniti.;

Scorte di petrolio e derivati, Stati Uniti;

Meeting FOMC, politica monetaria Federal Reserve, Stati Uniti.

Trimestrali USA: Qualcomm.

Giovedì 4 Novembre

Bilancia commerciale, Australia;

Vendite al dettaglio, Australia;

Indice PMI servizi, Francia, Germania, Zona euro;

Meeting Norges Bank, decisione sui tassi, Norvegia;

Prezzi alla produzione, Zona euro;

Meeting Bank of England, decisione sui tassi, Regno Unito;

Bilancia commerciale, Stati Uniti;

Richieste settimanali sussidi di disoccupazione; Stati Uniti.

Trimestrali USA: Alibaba, Moderna, Airbnb.

Venerdì 5 Novembre

Comunicato RBA su politica monetaria, Australia;

Vendite al dettaglio, Zona Euro;

Non farm payrolls, Stati Uniti;

Disoccupazione, Stati Uniti.

Trimestrali USA: Berkshire Hathaway.

dowjones

nasdaq

EARNINGS THIS WEEK: -APPLE -MICROSOFT -AMAZON -GOOGLE -FACEBOOK -TWITTER -AMD -ROBINHOOD -VISA -MASTERCARD -SHOPIFY -EBAY -MCDONALD’S -COCA COLA -STARBUCKS -GM -FORD -UPS -BOEING -CATERPILLAR -GENERAL ELECTRIC -EXXON MOBIL -CHEVRON

nasdaq

5200

STANDARDFINALE

STUDIODOWJONES

standard

dow

dowjones

troppobella

dowjones

DOW

dow

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DOW JONES

DOWJONES

standars

nasdaq

DOW JONES

dow

NASDAQ

STANDARD

DOWJONES

CORREZIONE

NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

Inflazione ai top a 13 anni, sale il rischio di effetti di second’ordine sui prezzi (analisti)

29/10/2021

L’allarme inflazione si intensifica in Europa. La stima preliminare Eurostat sull’inflazione dell’area euro segna a ottobre un +4,1% su base annua, in deciso aumento rispetto al 3,4% di settembre e ben oltre le attese degli analisti, che avevano previsto un rialzo al 3,7%. Si tratta del livello di inflazione più alto da luglio 2008. Guardando alle singole componenti, l’energia ha evidenziato a ottobre il rincaro più alto su base annua (23,5% contro 17,6% di settembre). Nel caso specifico dell’Italia, sempre a causa del caro energia, l’inflazione è aumentata al 2,9%.

Raggiunge livelli di allerta anche l’inflazione core, passata dall’1,9% al 2,1%. “Il tasso di inflazione dell’energia è ora di un notevole 23,5% e i prezzi del gas al consumo devono ancora essere completamente incorporati in questi numeri a causa degli adeguamenti contrattuali che non avvengono tutti immediatamente”, commenta Bert Colijn, economista senior di Ing.

“Con un’inflazione superiore al 4% e un’inflazione di fondo superiore al 2% – prosegue l’esperto – il terreno fertile per gli effetti di secondo impatto (second round effects) sull’inflazione diventa più fertile. Resta da vedere se sia abbastanza fertile da far diventare l’inflazione strutturale, ma la BCE dovrà tenerla d’occhio”.

Christine Lagarde ha detto ieri che la BCE è fiduciosa che la loro analisi sia corretta su quanto sia temporanea l’inflazione. “Il mercato sembra tutt’altro che fiducioso, poiché le aspettative sono di un rialzo dei tassi entro i prossimi 12 mesi”, aggiunte Colijn.

Wall Street ostaggio delle trimestrali: Dow Jones sostenuto da Microsoft, Coca-Cola, McDonald’s. Sul Nasdaq affondano Twitter e Robinhood

27/10/2021

Wall Street cauta, con il Dow Jones che inanella nuovi record, riportando un trend positivo per la quarta sessione consecutiva, anche se in misura contenuta (il listino fa appena +0,08%) passate le 16 ora italiana.

Ieri il listino ha riportato un nuovo record sia di chiusura che a livello intraday. Record intraday e di chiusura anche per lo S&OP 500, in progresso per la nona seduta delle ultime dieci. Lo S&P 500, che al momento è ingessato, ha anche testato il suo 70esimo record intraday del 2021 e il 57esimo record di chiusura dell’anno.

Nasdaq Composite in rialzo dello 0,20%, sostenuto in particolare dai rialzi di Microsoft, all’indomani della pubblicazione del bilancio, ma zavorrato da titoli come Twitter e Robinhood.

Focus tra le Big Tech su Facebook, con il titolo che ieri è sceso del 3,9% dopo la pubblicazione dei risultati di bilancio, da cui sono emersi utili migliori delle attese, ma un fatturato e un numero di utenti attivi mensili deludenti. Il titolo è ancora in calo, sebbene in misura lieve.

Bene Alphabet, con il titolo che avanza del 2,5% circa: la holding a cui fa capo Google ha annunciato di aver riportato nel terzo trimestre dell’anno utili e un fatturato migliori delle attese. Proprio Google si è confermata la gallina d’oro del colosso, con profitti quasi raddoppiati e un fatturato che, su base trimestrale, ha riportato la crescita record in 14 anni, beneficiando della forte ripresa delle entrate pubblicitarie.

In generale, l’eps di Alphabet si è attestato a $27,99, rispetto ai $23,48 attesi dagli analisti intervistati da Refinitiv. Il fatturato è stato pari a $65,12 miliardi, meglio dei $63,34 miliardi attesi.

Ha reso noto il proprio bilancio, dopo la fine della giornata di contrattazioni di ieri a Wall Street, anche Twitter, che ha riportato nel 3° trimestre 2021 una perdita rettificata di 54 centesimi per azione, mentre gli analisti puntavano a un utile per azione di 15 centesimi. In linea con le attese i ricavi pari a 1,28 miliardi di dollari, in crescita del 37% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Il social media ha affermato che l’impatto delle modifiche iOS apportate da Apple “è rimasto modesto”. La società ha raggiunto 211 milioni di utenti nel trimestre, con un aumento del 13% e un’accelerazione rispetto alla crescita dell’11% nel secondo trimestre. Ma il titolo crolla di oltre l’8%.

Affonda di oltre l’11% Robinhood, dopo che l’APP di trading ha comunicato un fatturato ben inferiore alle attese, a causa, in particolare, della debolezza della divisione di criptovalute.

Microsoft ha concluso il terzo trimestre (suo primo trimestre fiscale) con utili superiori alle attese degli analisti. In particolare l’utile per azione su base adjusted si è attestato a $2,27, rispetto ai $2,07 attesi dagli analisti intervistati da Refinitiv. Il fatturato, salito su base annua del 22%, è stato pari a $45,32 miliardi, meglio dei $43,97 miliardi stimati. La crescita del fatturato è stata la più forte dal 2018. Riguardo alla guidance, Microsoft ha detto di prevedere per il secondo trimestre fiscale (quarto trimestre del 2021) un fatturato compreso tra $50,15 e $51,05 miliardi, per un valore medio di $50,60 miliardi, superiore ai $48,92 miliardi attesi dagli analisti. Il titolo è in rialzo di oltre il 3%.

Focus anche sul produttore dei chip AMD, che ha riportato un eps, su base adjusted, di $0,73, meglio degli $0,67 attesi e in crescita del 16% su base annua. Il fatturato si è attestato a $4,31 miliardi, rispetto ai $4,12 miliardi stimati, in rialzo del 54% su base annua. Il colosso americano ha reso noto di prevedere per il quarto trimestre dell’anno un fatturato di $4,5 miliardi, superiore ai $4,25 miliardi stimati dal consensus degli analisti. Il titolo sale di poco più di mezzo punto percentuale.

Oggi, una nuova carrellata di utili è arrivata prima dell’inizio della sessione, con diverse blue chip del Dow Jones che hanno snocciolato le loro trimestrali. Boeing ha annunciato di aver concluso il terzo trimestre dell’anno con costi in crescita di $1 miliardo, a causa dei difetti rinvenuti nei suoi 787 Dreamliners.

Il gruppo ha riportato nel trimestre una perdita netta di $132 milioni, in calo comunque dal passivo di $466 milioni sofferto nel terzo trimestre dell’anno scorso. Il fatturato è salito dell’8% dai $14,3 miliardi del terzo trimestre del 2020 a $15,28 miliardi, grazie alla crescita delle vendite e delle consegne di aerei commerciali. Il risultato è stato tuttavia inferiore ai $16,3 miliardi attesi dal consensus.

Su base adjusted, la perdita per azione è stata pari a 60 centesimi, peggiore della perdita attesa dagli analisti, decisamente inferiore, pari a 20 centesimi per azione. Titolo in lieve perdita.

Titolo General Motors osservato speciale a Wall Street, dopo che il colosso automobilistico di Detroit ha annunciato di aver riportato nel terzo trimestre utili e un fatturato migliori delle attese.

GM ha annunciato anche che i risultati dell’intero 2021 si attesteranno nella “parte alta” della sua precedente guidance. L’utile per azione adjusted si è attestato a $1,52, molto meglio dei 96 centesimi attesi; il fatturato è stato pari a $26,78 miliardi, lievemente meglio dei $26,51 miliardi stimati; la guidance per l’intero anno di GM è di utili adjusted compresi tra $11,5 e $13,5 miliardi, o tra $5,70 e $6,70 per azione, a fronte di un utile netto compreso tra $8,1 e $9,6 miliardi. Ma l’azione scende di oltre il 4%.

Bene sul Dow Jones anche McDonald’s in rialzo del 2,5%, dopo che il colosso americano dei fast food ha reso noto di aver concluso il terzo trimestre dell’anno con utili e un fatturato migliori delle attese, grazie al recupero delle vendite internazionali. L’eps adjusted si è attestato a $2,76, rispetto ai $2,46 attesi dagli analisti; il fatturato è stato pari a $6,2 miliardi, meglio dei $6,04 miliardi stimati e in crescita del 14% su base annua.

E avanza anche Coca Cola, +2,7%, che ha annunciato di aver concluso il terzo trimestre dell’anno con utili e un fatturato migliori delle attese. Il colosso delle bevande analcoliche ha anche rivisto al rialzo, per l’ennesima volta, il suo outlook sui risultati dell’anno. In particolare il gigante Usa ha beneficiato del balzo delle vendite dei ristoranti e nei cinema, che erano state affossate nel 2020 a causa del lockdown.

Nei tre mesi terminati il 1° ottobre scorso, gli utili netti di Coca Cola sono saliti a $2,5 miliardi, o 57 centesimi per azione, rispetto agli $1,7 miliardi, o 40 centesimi per azione, dello stesso trimestre del 2020. Escludendo gli oneri straordinari, l’utile per azione si è attestato a 65 centesimi per azione, al di sopra dei 58 centesimi per azione attesi dal consensus. Le vendite nette sono salite del 16% a $10,04 miliardi dagli $8,65 miliardi del terzo trimestre del 2020, meglio dei $9,75 miliardi previsti.

Ottava 🙂 “facile”

18-22 ottobre riflettori su Tesla e Netflix>By Filippo A. Diodovich15 ott 2021  2 minutes readAgenda economica della settimana.

La settimana si chiude in forte rialzo per i mercati azionari grazie a positivi dati macro e al brillante avvio della stagione delle trimestrali americane (settore finanziario ben superiore alle attese). Tra gli asset con le performance migliori settimanali abbiamo tanta scelta soprattutto tra le materie prime coi record di petrolio e rame ma anche tra le valute con la sterlina inglese. Tuttavia per la seconda settimana consecutiva scegliamo il Bitcoin tornato a superare i 60 mila dollari, livello che non raggiungeva da 6 mesi, e in allungo verso i record storici in area 65 mila dollari.

Tra gli asset con le performance peggiori abbiamo optato per lo yen giapponese che ha perso valore contro tutte le principali divise internazionali sulla scia della perdita del carattere di valuta rifugio e della crisi della Cina.

La prossima settimana sarà ricca di dati macroeconomici. Il più importante sarà il report sull’inflazione in Europa. Attenzione anche alle stime preliminari sugli indici PMI. Da un punto di vista societario le trimestrali più attese sono quelle di Tesla, Netflix e Intel.

Lunedì 18 Ottobre

PIL 3T, Cina;

Produzione industriale, Cina;

Vendite al dettaglio, Cina;

Disoccupazione, Cina;

Produzione industriale, Stati Uniti;

Indice NAHB sul settore immobiliare, Stati Uniti.

Martedì 19 Ottobre

Minute ultimo meeting RBA, Australia;

Bilancia commerciale, Spagna;

Nuovi cantieri residenziali, Stati Uniti;

Licenze edilizie, Stati Uniti.

Trimestrali USA: Johnson&Johnson, Procter&Gamble, Netflix, Philip Morris.

Mercoledì 20 Ottobre

Bilancia commerciale, Giappone;

Indice prezzi case, Cina;

Prezzi alla produzione, Germania;

Inflazione, Regno Unito;

Prezzi alla produzione, Regno Unito;

Inflazione, Zona Euro;

Inflazione, Canada;

Scorte di petrolio e derivati, Stati Uniti.

Trimestrali USA: Tesla, ASML, Verizon Communications.

Giovedì 21 Ottobre

Indice manifatturiero FED Philadelphia, Stati Uniti;

Richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, Stati Uniti;

Indice fiducia consumatori, Zona Euro;

Vendite di case esistenti, Stati Uniti.

Trimestrali USA: Intel, AT&T, Snap.

Venerdì 22 Ottobre

Indice PMI manifatturiero e servizi, Australia;

Inflazione, Giappone;

Vendite al dettaglio, Regno Unito;

Indice PMI manifatturiero e servizi flash, Francia, Germania, Zona Euro, Regno Unito, Stati Uniti;

Vendite al dettaglio, Canada.

Trimestrali USA: Honeywell.

Interessato al trading sulle azioni?

Puoi iniziare da ora la tua attività di trading sulle azioni.

Trimestrali e dato Macro USA:

(13-10)

JPMorgan, Goldman S., Blackrock

Inflazione, USA

(14-10)Trimestrali USA:

UnitedHealth, Bank of America, Wells Fargo, Morgan Stanley, Citigroup, Alcoa

(15-10)

Vendite al dettaglio, USA;Indici fiducia consumatori USA

11-15 ottobre riflettori su trimestrali e inflazione USA  

WALL STREET: buy the dip? Questa volta è diverso.

Scritto il 18 Ottobre 2021 alle 18:03 da Lukas

I mercati sembra forti e come è successo in passato, pronti a tornare sui massimi con la solita forza. Ma questa volta sembra proprio che, vedendo il COT Report della CFTC (Commodity Futures Trading Commission), la situazione sia ben diversa. 

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali, hanno mostrato la volontà di risollevarsi e di arrestare la mini fase correttiva iniziata all’inizio di settembre. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500,  ha registrato infatti un buon rimbalzo, pari all’1,82 %, ed è risalito sino a quota 4.471,37 punti. Sembrano dunque aver nuovamente ragione i fautori del BUY THE DIP, ossia tutti coloro che in questi anni hanno sempre pensato che ogni correzione fosse una buona occasione d’acquisto. Come ben sapete, anch’io sono stato per lunghi anni molto ottimista e bullish. In questo caso invece nutro molti più dubbi ed incertezze.

Aldilà degli accadimenti di breve termine, mi appare infatti radicalmente cambiato, in peggio, lo scenario generale, intermarket, nel quale si realizza questo ennesimo rimbalzo e recupero. A differenza del passato, registriamo infatti prezzi delle commodities lievitati di ben il 43 % negli ultimi 12 mesi. Nello stesso periodo i rendimenti sono lievitati di 90 bps, sul bond decennale Usa, ed in quest’ultima ottava il rendimento sul bond Usa a due anni ha toccato il massimo degli ultimi 18 mesi, a quota 0,39 %. E ciò, nonostante una politica monetaria che si mantiene ancora accomodante ed iper-espansiva. Inoltre, in quest’ultima settimana sono stati pubblicati i nuovi dati sull’inflazione Usa.

Dati, direi, non proprio rassicuranti. I prezzi al consumo ( CPI ) risultano infatti lievitati del 5,4 % negli ultimi 12 mesi, ed ancor peggio i prezzi alla produzione ( PPI ) cresciuti di ben l’8,6 %. Una vera e propria fiammata inflattiva, come non vedevamo e ricordavamo da anni ormai, anzi da decenni. Un fenomeno sul quale si discute molto, con idee, pareri e motivazioni non proprio univoche e chiare. Per molti trattasi di un fenomeno contingente, e non strutturale, ascrivibile principalmente a strozzature dal lato dell’offerta. Per altri, invece, è l’effetto derivante delle politiche fiscali iper-espansive messe in campo da tutti i Governi, in funzione anti-covid.

Probabilmente entrambe le parti hanno parzialmente ragione, nel senso che ci potrebbe essere il concorso di tutte e due le cause. Io però soffermerei l’attenzione su un altro aspetto, non particolarmente noto e conosciuto. Ossia sulla differenza d’entità fra i due dati. Infatti storicamente, ogni qualvolta che il PPI è risultato più elevato del CPI, come accade oggi, le prospettive per le quotazioni azionarie si sono rilevate non proprio esaltanti. E mi sembra del tutto logico, Se i prezzi di produzione aumentano, infatti, di più di quanto si riesce poi a ribaltare sui prezzi al consumo, è del tutto naturale attendersi una contrazione dei profitti, e degli utili delle imprese.

E se gli utili calano non ci si può coerentemente attendere una crescita delle quotazioni azionarie. Ed è proprio questa considerazione, fondata su ben verificati dati statistici e storici, che alimenta in questa occasione, a differenza del passato, il mio attuale scetticismo su ulteriori importanti rialzi per l’azionario. A ciò aggiungo che è tutto l’aspetto dello scenario intermarket che mi appare davvero mutato, e che sembra annunciare la fine di un lunghissimo, particolare ed anomalo, ciclo di espansione dell’economia, e di conseguenza il raggiungimento di un top per le quotazioni azionarie.

Dopo le sopra esposte considerazioni, d’ordine generale, andiamo ad esaminare, cosa ci dice, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima ottava, dopo una lunga corsa, ha leggermente ritracciato ( -0,14 % ) e quota oggi 93,96. Le commodities, invece, continuano la loro forsennata corsa. Lievitano infatti di un ulteriore 1,91 %, in termini reali, e rendono tutto il contesto maggiormente instabile e preoccupato. Più tranquillo si dimostra, invece, il mercato obbligazionario.

Il rendimento del bond decennale Usa, storna infatti di 4 bps, e retrocede a quota 1,57 %. Il rendimento del bond a 2 anni, al contrario, lievita di altri 7 bps, e raggiunge quota 0,39 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, si contrae a 118 punti, e ciò accresce i nostri dubbi sulla tenuta della ripresa dell’economia. I mercati azionari, come abbiamo già accennato, rimbalzano, e per il momento arginano e contengono la fase correttiva iniziata agli inizi di settembre. Stabiliranno nuovi massimi ? Può darsi,. Io come detto, questa volta, ho più d’una perplessità.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 27.779

Large Traders :  + 16.615

Small Traders : + 11.164

Si riconferma, e si consolida, pertanto, l’incerta e volatile configurazione del Cot Report sui derivati azionari Usa. Nella scorsa settimana le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 10.855 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, sembrano condividere il mio scetticismo e le mie perplessità, cedono infatti l’intero lotto dei 10.855 contratti long, ed accentuano di molto la loro proverbiale ed abituale posizione di copertura, Net Short.

I Large Traders, invece, acquistano 6.525 contratti long, e consolidano l’entità della loro posizione, Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi i residui 4.330 contratti long, e rafforzano la loro abituale, ma ancora non esuberante, posizione, Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, rafforzano un assetto del mercato dei derivati azionari Usa, che storicamente si è rilevato sempre molto incerto e volatile. Evidentemente anche gli operatori, sempre molto ben informati, di questo mercato, intravvedono qualche problema e manifestano di conseguenza qualche perplessità.

Perplessità che appaiono maggiori di quelle espresse sui mercati primari, ove nonostante la fase correttiva oggi in corso, regna ancora un compiacente sentiment rialzista. Come ben sapete io, personalmente, ripongo maggiore fiducia ed affidabilità in questo di mercato, che anche in questo particolare frangente sembra supportare e corroborare il mio pensiero sulle prospettive future dell’azionario.

Sia ben chiaro, non prevedo affatto uno storno importante delle quotazioni equity, ma soltanto che non vedo al momento prospettive fondate di ulteriori ed importanti rialzi. Del tutto coerentemente, da qualche settimana ho ridotto la mia esposizione sull’equity, e resto in attesa di ulteriori e più probanti indicazioni provenienti sia dai mercati che dall’economia.

Mercato, pertanto, in cerca di nuove certezze

Borse europee, avvio positivo: nuova tornata di trimestrali a Wall Street, banche capitanate da Morgan Stanley

14/10/2021

Avvio di scambi rialzista per le principali Borse europee all’indomani della chiusura mista di Wall Street. Nei primi minuti di contrattazioni prevalgono i segni positivi con il Dax di Francoforte che avanza dello 0,6% circa, mentre l’indice londinese Ftse 100 e quello parigino Cac40 guadagnano rispettivamente lo 0,67% e lo 0,61 per cento. Sotto la lente del mercato i dati macro e le trimestrali arrivate ieri dagli Stati Uniti. In particolare, si guarda agli ultimi dati sull’inflazione degli Stati Uniti aumentata più del previsto a settembre, facendo salire la pressione sulla Federal Reserve (Fed).

Sul mercato si osservano anche agli ultimi verbali della Fed relativi alla riunione di settembre. Dalle minute è emerso che la Fed potrebbe iniziare a ridurre l’ammontare di asset che acquista ogni mese nell’ambito del suo programma di Quantitative easing, lanciando così il tapering, a partire dalla metà di novembre. Il tapering potrebbe essere avviato attraverso una riduzione degli acquisti di $10 miliardi per i Treasuries Usa e di $5 miliardi per i titoli garantiti dai mutui, per un ammontare complessivo di $15 miliardi al mese. Al momento, con il suo programma di QE, la Fed acquista asset per un valore totale di $120 miliardi al mese.

A livello macro, dopo l’inflazione e i prezzi alla produzione in Cina, il calendario di oggi prevede per gli Stati Uniti l’aggiornamento settimanale con i sussidi alla disoccupazione, ma anche i prezzi alla produzione e i dati su scorte e produzione greggio. Focus anche sulla stagione degli utili a Wall Street che, dopo i conti del terzo trimestre di JP Morgan, oggi si concentra su Bank of America, Citigroup, Morgan Stanley e Wells Fargo.

JP Morgan: EPS a 3,74 $ nel 3° trimestre, battute le attese

13/10/2021

JP Morgan Chase, prima grande banca Usa a riportare gli utili del terzo trimestre, batte le attese sfornando utili per 9,6 miliardi di dollari con EPS di 3,03 $. Considerando il rilascio della riserva netta di 2,1 mld di dollari e 566 milioni di agevolazioni fiscali , l’EPS sale a 3,74 dollari per azione contro i 3 dollari per azione stimati dagli analisti (consensus Refinitiv). I ricavi sono aumentati dell’1% a 29,65 miliardi di dollari nel trimestre.

“JP Morgan Chase ha ottenuto ottimi risultati mentre l’economia continua a mostrare una buona crescita, nonostante l’effetto frenante della variante Delta e le interruzioni della catena di approvvigionamento. Abbiamo rilasciato riserve di credito di $ 2,1 miliardi, poiché le prospettive economiche continuano a migliorare e i nostri scenari sono migliorati di conseguenza”, sottolinea il ceo di JP Morgan, Jamie Dimon.

Le banche avevano messo da parte miliardi l’anno scorso per possibili inadempienze sui prestiti durante la pandemia.

Agenda economica della settimana

La settimana si chiude con il deludente dato sui non farm payrolls che ha portato tanta volatilità soprattutto sul mercato valutario. Tra gli asset con le performance migliori abbiamo tanta scelta soprattutto tra le materie prime coi record di petrolio e gas naturale ma anche tra le valute con il dollaro canadese e quello statunitense. Scegliamo tuttavia il Bitcoin tornato a superare i 55 mila dollari sulla scia di ottime notizie su possibili forti acquisti dagli istituzionali. La SEC ha approvato per la prima volta un ETF che replica l’andamento di azioni che hanno una grande esposizione verso il Bitcoin. Tra gli asset con le performance peggiori abbiamo optato per la lira turca che continua a essere molto debole sulla scia delle scelte molto discutibili della propria banca centrale che non riesce a tenere sotto controllo l’inflazione.

La prossima settimana sarà ricca di dati macroeconomici. Il più importante sarà il report sull’inflazione negli Stati Uniti. Le cifre sull’andamento dei prezzi al consumo potrebbero essere determinanti per le prossime scelte in politica monetaria della Federal Reserve. In Europa da osservare con particolare attenzione l’indice ZEW in Germania.

Lunedì 11 Ottobre

Produzione industriale, Italia.

Martedì 12 Ottobre

Prezzi alla produzione, Giappone;

Report mondo del lavoro, Regno Unito;

Indice ZEW fiducia, Germania.

Mercoledì 13 Ottobre

Ordini macchinari, Giappone;

Bilancia commerciale, Cina;

Inflazione, Germania;

PIL Agosto, Regno Unito;

Produzione industriale, Zona Euro;

Inflazione, Stati Uniti;

Verbali ultimo meeting FOMC, FED, Stati Uniti;

Scorte di petrolio e derivati, Stati Uniti.

Trimestrali USA: JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Blackrock.

Giovedì 14 Ottobre

Indice fiducia consumatori Westpac, Australia;

Report sul mondo del lavoro, Australia;

Inflazione, Cina;

Produzione industriale, Giappone;

Nuovi prestiti, Cina;

Richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, Stati Uniti.

Trimestrali USA: UnitedHealth, Bank of America, Wells Fargo, Morgan Stanley, Citigroup, Alcoa.

Venerdì 15 Ottobre

Inflazione, Francia, Italia;

Bilancia commerciale, Zona Euro;

Vendite al dettaglio, Stati Uniti;

Indici fiducia consumatori Michigan, Stati Uniti

Goldman Sachs taglia outlook Pil Usa 2021-2022, cita ripresa posticipata di consumi

11/10/2021

Gli analisti di Goldman Sachs hanno tagliato l’outlook sulla crescita del Pil Usa di quest’anno e del prossimo: ora prevedono per il 2021 un’espansione del 5,6% su base annua, contro il +5,7% precedentemente atteso, e per il 2022 una crescita del 4%, contro il +4,4% precedentemente stimato.

Goldman prevede “una ripresa più ritardata della spesa per consumi, e un impatto della pandemia Covid di più lunga durata sulle spese per quei servizi più vulnerabili al virus”.

Per Goldman Sachs, inoltre, “l’offerta di semiconduttori non migliorerà fino al secondo semestre del 2022”, e questo “fattore posticiperà la fase di riaccumulazione delle scorte”, a svantaggio del Pil.

Mercato lavoro Usa da shock fa il bis: Wall Street incerta, tapering Fed in discussione. In rialzo oro, ‘beneficerà del tema stagflazione’

08/10/2021

La forte delusione per il mercato del lavoro Usa fa il bis. Wall Street in preda all’incertezza, con il Dow Jones poco mosso e in lieve ribasso attorno a 34.729 punti; lo S&P 500 è ingessato anch’esso, a 4.400, così come il Nasdaq è inchiodato nei pressi di quota 14.657 punti.

Dopo il report occupazionale shock di agosto, che aveva messo in evidenza una crescita dei nuovi posti di lavoro decisamente risicata rispetto a quanto stimato dagli analisti, il report di settembre diramato oggi ha scatenato di nuovo una forte preoccupazione per il trend dell’occupazione degli States.

Oltre alla delusione, è stato messo ancora in dubbio l’annuncio sul tapering della Fed, la riduzione del QE da $120 miliardi al mese che lo stesso numero uno Jerome Powell aveva detto che sarebbe stata avviata entro la fine dell’anno, comunque “presto”.

Il rapporto sulle buste paga comunicato oggi dal dipartimento del Lavoro, ha commentato Jamie Cox, Managing Partner per Harris Financial Group, “potrebbe di fatto mettere in discussione l’inizio del tapering previsto per la fine di quest’anno”. Certo, “ci sono molti fattori positivi nel rapporto, come la ripresa della media dei salari orari, ma non in modo sufficiente da indorare la pillola: il quadro dell’occupazione rimane confuso, a causa delle varianti legate al Covid”.

Lo stesso Wall Street Journal, nel riportare il dato, scrive che, secondo diversi imprenditori ed economisti, è possibile che la diffusione della variante Delta nel corso dell’estate abbia spaventato gli americani in cerca di un posto di lavoro, frenando la ripresa dell’occupazione.

Certo, i numeri fanno accapponare la pelle a chi, come Goldman Sachs, aveva previsto una crescita delle buste paga di ben 600.000 unità nel mese di settembre: e invece l’economia degli Stati Uniti ne ha creati soltanto 194.000, numero ben inferiore anche rispetto alla crescita di 500.000 occupati stimata dal consensus.

Certo, il tasso di disoccupazione è sceso dal 5,2% al 4,8%. Ma il tasso di partecipazione alla forza lavoro è stato pari al 61,6% rispetto al 61,7% atteso, rimanendo ancora al di sotto del 62,8% precedente la pandemia Covid-19.

E’ vero che il dato di agosto è stato rivisto al rialzo a +366.000 unità dalla crescita di 235.000 unità inizialmente resa nota. Ma per quel mese gli analisti avevano previsto una crescita di 720.000 unità.

I salari orari sono saliti in media di 19 centesimi, o dello 0,6%, a $30,85, in crescita di ben il 4,6% su base annua. Sarà una bella notizia, ma non per chi teme lo spettro della stagflazione.

Il tasso di disoccupazione, pur in discesa, rimane infine più alto del 3,5% precedente la pandemia Covid-19.

Wall Street è dunque incerta sul da farsi, anche se si appresta a concludere la settimana in territorio positivo.

Una minaccia non indifferente arriva però dai tassi sui Treasuries Usa a 10 anni che, prima della pubblicazione, avevano superato anche la soglia dell’1,60%, scommettendo su un rapporto sul mercato del lavoro americano solido.

Quel rapporto non c’è stato, ma i rendimenti viaggiano comunque attorno a quella soglia e all’1,59% sono vicini al record dal 4 giugno scorso. Si indebolisce invece il dollaro, anche se non in misura importante.

L’euro si aggira nei pressi dei minimi degli ultimi 14 mesi, poco mosso a $1,1550.

Estende invece i suoi guadagni l’oro, con i futures sul contratto con scadenza a dicembre che balzano dello 0,80% circa, oltre la soglia di $1.774 l’oncia.

Gli analisti di TD Securities sottolineano in una nota che ci sono diverse ragioni per fare incetta di oro:

“I salari più alti e il mancato aumento del tasso di partecipazione alla forza lavoro confermano che il tema della stagflazione rimarrà intatto, e l’oro potrebbe essere l’hedge ideale contro i venti stagflazionistichi più forti. Con la crisi energetica globale che si intensifica, colpendo la produzione di beni in tutto il mondo e le catene di approviggionamento dell’Europa e dell’Asia, le ragioni per detenere il metallo giallo stanno diventando sempre più convincenti”.

Un buona notizia per gli Stati Uniti è arrivata intanto dal Congresso Usa, dove l’impasse sul tetto del debito Usa è stata risolta, almeno per ora.

Il Senato ha approvato nella giornata di ieri una proposta di legge volta ad alzare il tetto sul debito americano di $480 miliardi: un ammontare che il dipartimento del Tesoro Usa ritiene sufficiente per permettere al governo di pagare le sue spese fino al prossimo 3 dicembre.

Il valore attuale del debito Usa è di $28,4 trilioni a fronte di un tetto di circa $28,8 trilioni.

La proposta approderà nei prossimi giorni alla Camera dei Rappresentanti guidata dalla leader democratica Nancy Pelosi per il suo passaggio finale.

A quel punto, secondo l’iter stabilito, il presidente americano Joe Biden firmerà la proposta in legge: la firma verrà apposta entro il prossimo 18 ottobre, data che Janet Yellen, segretario al Tesoro Usa, ha individuato come termine ultimo per sospendere o alzare il tetto sul debito degli Stati Uniti ed evitare così il default Usa.

Wall Street si sta preparando intanto all’inizio della stagione degli utili trimestrali, previsto per la prossima settimana. I primi risultati di bilancio relativi al terzo trimestre dell’anno verranno diffusi da JPMorgan, BlackRock e Delta Airlines.

Usa, disastro default scongiurato: Senato approva aumento tetto debito di $480 miliardi fino a dicembre

08/10/2021

Per ora il disastro di un default Usa è stato scongiurato. Il Senato ha approvato nella giornata di ieri una proposta di legge volta ad alzare il tetto sul debito americano di $480 miliardi: un ammontare che il dipartimento del Tesoro Usa ritiene sufficiente per permettere al governo di pagare le sue spese fino al prossimo 3 dicembre.

Il valore attuale del debito Usa è di $28,4 trilioni a fronte di un tetto di circa $28,8 trilioni.

La proposta approderà nei prossimi giorni alla Camera dei Rappresentanti guidata dalla leader democratica Nancy Pelosi per il suo passaggio finale.

A quel punto, secondo l’iter stabilito, il presidente americano Joe Biden firmerà la proposta in legge: la firma verrà apposta entro il prossimo 18 ottobre, data che Janet Yellen, segretario al Tesoro Usa, ha individuato come termine ultimo per sospendere o alzare il tetto sul debito degli Stati Uniti ed evitare così il default Usa.

Tetto debito Usa: leader Repubblicani al Senato McConnell propone sospensione di breve periodo dopo pressioni Biden

07/10/2021

Dopo l’affondo del presidente americano Joe Biden contro i Repubblicani, responsabili a suo avviso dell’incapacità del Congresso di sospendere o alzare il tetto sul debito Usa, Mitch McConnell, leader della minoranza repubblicana al Senato, ha proposto una sospensione del tetto di breve termine. Obiettivo: scongiurare un default del debito Usa, che si verificherebbe nel caso in cui il limite sul debito non venisse alzato o sospeso entro la scadenza del 18 ottobre.”Consentiremo anche ai democratici di avvalersi delle normali procedure per varare un’estensione di emergenza del tetto sul debito a un ammontare fisso di dollari”, ha scritto McConnell su Twitter.Il leader repubblicano ha ribadito, anche, che i repubblicani aiuterebbero i democratici nel velocizzare un eventuale processo di riconciliazione volto ad alzare il limite, nel caso in cui i democratici volessero risolvere la questione prima della scadenza del 18 ottobre.Gelida la reazione della Casa Bianca, con la portavoce Jen Psaki che si è così espressa: “In base a quello che si apprende, non è stata presentata alcuna offerta formale, e un comunicato stampa non è un’offerta formale. In ogni caso, gli scarsi dettagli che sono stati resi noti presentano una opzione più complicata e più difficile di quella che sarebbe ovvia: raggiungere un accordo oggi, senza andare per le lunghe, senza attraversare un percorso difficile che porta con sé, ogni giorno che passa, rischi aggiuntivi”

Wall Street giù, conferma volatilità ottobre. JetBlue e American Airlines -4% dopo downgrade Goldman Sachs

06/10/2021

Wall Street negativa, con il Dow Jones che cede 180 punti circa (-0,55%), a 34.127 punti, e lo S&P che arretra dello 0,51% a 4.323 punti. Il Nasdaq cede lo 0,40% a 14.375 punti.

Ieri il Dow Jones Industrial Average è balzato di 311,75 punti a 34.314,67 punti, mentre lo S&P 500 è salito dell’1,05% a 4.345,72 punti; il Nasdaq Composite ha messo a segno un rialzo dell’1,25% a 14.433.83.

Guardando alle prime tre sessioni di ottobre, emerge che il Dow Jones ha guadagnato nella prima sessione 483 punti, per poi perdere 324 punti nella seconda e salire di 312 punti nella terza.

“Sicuramente, ottobre confermerà la sua reputazione di mese più volatile dell’anno. Ci aspettiamo che le oscillazioni permangano per un periodo di tempo ancora un po’ più lungo”, ha commentato Ryan Detrick di LPL Financial, stando a quanto riporta la Cnbc.

Oggi è un giorno negativo per le borse mondiali, segnato dalla paura della stagflazione, che attanaglia sempre di più gli investitori: un mondo che è anche alle prese con una crisi energetica che rischia di zavorrare, con le impennate dei prezzi del petrolio, del gas naturale, e della benzina, la propensione alle spese da parte dei consumatori globali, frenando così la ripresa post Covid-19.

Reso noto prima dell’inizio delle contrattazioni il report occupazionale Usa stilato dall’ADP, relativo all’occupazione nel settore privato.

Dal dato è emerso che, nel mese di settembre, sono stati creati 568.000 nuovi posti di lavoro, meglio della crescita di buste paga pari a +425.000 stimata dagli analisti intervistati dal Dow Jones. Il dato è stato migliore anche della crescita di 340.000 nuovi posti di lavoro del mese di agosto (dato rivisto al ribasso dalla crescita pari a +374.000 inizialmente riportata).

A questo punto, grande è l’attesa per il report occupazionale Usa di settembre, che sarà diramato dopodomani, venerdì 8 ottobre, alle 14.30 ora italiana.

Nonostante il dato odierno sia stato migliore delle attese, i tassi sui Treasuries decennali smorzano i guadagni e, dopo essere saliti oltre la soglia dell’1,56% testata la scorsa settimana, sui massimi da giugno, ritracciano attorno all’1,52%.

Tra i titoli sotto pressione a Wall Street si mettono in evidenza quelli delle compagnie aeree American Airlines e JetBlue:

American Airlines perde più del 4%, mentre JetBlue arretra di oltre il 4,5% dopo il downgrade di Goldman Sachs.

Gli analisti della banca d’affari hanno rivisto al ribasso la valutazione sul titolo American Airlines da “neutral” a “sell”, tagliando il target sul prezzo del 16% a $18. Il rating del titolo JetBlue è stato rivisto al ribasso invece da “buy” a “neutral”, a fronte di un target price che è stato invece alzato del 5,5% a $17.

Goldman Sachs ha motivato i suoi downgrade con i prezzi del carburante più alti e il rallentamento della domanda nel breve termine.

Giù a Wall Street anche altri titoli delle società che hanno beneficiato finora più delle altre del reopening dell’economia globale, come Boeing, General Electric e Ford.

E cedono anche i titoli delle Big Tech, come Facebook, Apple e Microsoft. In controtendenza Amazon, in lieve rialzo.

Dollaro solido, a discapito dell’euro, che viaggia sotto la soglia di $1,16, attorno a $1,1544, accelerando ulteriormente al ribasso, attorno ai minimi degli ultimi 14 mesi testati la scorsa settimana. Lo yen rallenta al valore più basso in una settimana a JPY 111,64, non lontano dal minimo in 18 mesi di JPY 112,08 testato giovedì scorso. Il Dollar Index viaggia attorno a 94,082 punti.

Sullo sfondo, il timore di un default Usa, che potrebbe concretizzarsi nel caso in cui Capitol Hill non riuscisse ad alzare o sospendere il tetto sul debito entro la scadenza del 18 ottobre.

Il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen ieri ha lanciato l’allarme sul rischio recessione negli Stati Uniti in caso di default sul debito; nelle ultime ore, un appello a scongiurare il disastro è arrivato anche dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, Joe Biden, che ha addossato la responsabilità dello stallo al Congresso ai repubblicani.

“Non solo i Repubblicani non stanno facendo il loro lavoro – ha tuonato – Ma stanno minacciando di usare il loro potere per impedire a noi di fare il nostro lavoro, ovvero di salvare l’economia da un evento catastrofico. Credo francamente che tutto ciò sia ipocrita, pericoloso, scandaloso”.

Un eventuale “fallimento nel riuscire ad alzare il limite sul debito alimenterà dubbi sulla volontà del Congresso di onorare debiti che sono stati già contratti – non debiti nuovi – debiti che esistono già. E questo andrebbe a minare la sicurezza dei Treasuries Usa e lo status di riserva del dollaro in quanto moneta globale, su cui il mondo fa affidamento”, ha continuato Biden.

Tetto debito Usa, alert default Yellen: rischiamo fuga da dollaro e Treasuries. Biden furioso con i Repubblicani, rinfaccia debiti accumulati con Trump

06/10/2021

Non solo crisi energetica che si sta manifestando da settimane, scatenata dalle strozzature delle catene di approviggionamento e dai timori sulla scarsità dell’offerta che stanno facendo volare i prezzi del petrolio e del gas naturale. Non solo, dunque, paura di inflazione, anche di stagflazione.I mercati stanno facendo fronte a un rischio su cui il segretario al Tesoro americano Janet Yellen ha lanciato un campanello di allarme nelle ultime ore: quello di una recessione Usa, che potrebbe concretizzarsi nel caso in cui Capitol Hill non riuscisse ad alzare o sospendere il tetto sul debito entro la scadenza del 18 ottobre.Mancano meno di due settimane: l’imperativo è agire subito: “Considero il 18 ottobre la data di scadenza. Sarebbe catastrofico non pagare i conti del governo, trovarci nella posizione di non disporre delle risorse necessarie a pagare le bollette del governo”, ha detto Yellen, intervenendo nella trasmissione della Cnbc “Squawk Box”, facendo riferimento al rischio che gli Stati Uniti facciano un default senza precedenti.Se i tassi decennali e trentennali scontano la prospettiva di  una ulteriore fiammata dell’inflazione, i tassi dei Treasuries a breve termine stanno pagando proprio il timore di un default made in Usa, tanto che, nella giornata di ieri, i rendimenti dei T-bills a un mese sono schizzati allo 0,1450%, al record dall’ottobre del 2020.

Joe Biden furioso con i Repubblicani: con Trump $8 trilioni di debiti

Nelle ultime ore un alert è stato lanciato anche dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha addossato la responsabilità dello stallo al Congresso ai repubblicani.

“Non solo i Repubblicani non stanno facendo il loro lavoro – ha tuonato – Ma stanno minacciando di usare il loro potere per impedire a noi di fare il nostro lavoro, ovvero di salvare l’economia da un evento catastrofico. Credo francamente che tutto ciò sia ipocrita, pericoloso, scandaloso”. Un eventuale “fallimento nel riuscire ad alzare il limite sul debito alimenterà dubbi sulla volontà del Congresso di onorare debiti che sono stati già contratti – non debiti nuovi – debiti che esistono già. E questo andrebbe a minare la sicurezza dei Treasuries Usa e lo status di riserva del dollaro in quanto moneta globale, su cui il mondo fa affidamento”.

Il presidente ha continuato:

Il rating sul debito americano verrebbe tagliato, e i tassi sui mutui, sui prestiti per gli acquisti di auto, così come i tassi sui prestiti e delle carte di credito salirebbero”.

Interpellato da un giornalista, che gli ha chiesto se potesse dare in qualche modo una garanzia sul fatto che il tetto sul debito verrà alzato prima della scadenza del 18 ottobre, Biden è stato costretto ad alzare le mani:

No, non posso…tocca a Mitch McConnell (leader della minoranza repubblicana al Senato) farlo…Non posso arivare a credere che questo (il default) possa essere il risultato finale, perchè le conseguenze sarebbero davvero drammatiche. Non credo che accadrà, ma posso garantire che non accadrà? Se potessi, lo farei, ma non posso”.

L’impasse, al Congresso, rimane: McConnell, riporta la CNN, sostiene che i democratici dovrebbero gestire la questione del tetto sul debito da soli, ricorrendo a un processo di budget speciale noto come riconciliazione, che non richiederebbe il voto dei Repubblicani.

Ma i leader della maggioranza democratica alla Camera e al Senato Usa, rispettivamente Nancy Pelosi e Chuck Schumer si sono già opposti alla proposta, ritenendo che i Repubblicani abbiano la responsabilità di contribuire al pagamento dei debiti, che sono stati contratti da entrambi i partiti.

Nel suo discorso, Biden ha affermato che il Congresso dovrebbe aumentare il tetto sul debito anche per le “politiche spericolate in termini di spese e di tasse” lanciate durante l’amministrazione del suo predecessore Donald Trump:

“I repubblicani del Congresso hanno alzato il tetto tre volte quando Donald Trump era presidente, e ogni volta con il sostegno dei democratici. Ma ora non vogliono alzarlo, anche se sono responsabili di debiti superiori a $8 trilioni, contratti in quattro anni sotto il precedente governo”.

E ancora: “Non vogliono aumentarlo anche se un default sul debito si tradurrebbe in una ferita che porterebbe la nostra economia sull’orlo del baratro, mettendo a rischio i posti di lavoro e i risparmi pensionistici, i benefit previdenziali, gli stipendi di chi lavora per il governo, gli aiuti ai veterani, e molto altro”.

Yellen: a rischio Treasuries Usa e dollaro

Inoltre, come ha avvertito la stessa Yellen, i paesi esteri potrebbero reagire al rischio di un default Usa iniziando a smobilizzare i titoli di stato Usa che detengono, affossando anche la domanda di dollari, fattore che andrebbe a favore della Cina, che spera che il potere del biglietto verde venga prima o poi rimpiazzato dallo yuan.

“I titoli di Stato Usa sono considerati da molto tempo gli asset più sicuri del pianeta – ha detto Yellen – In parte grazie allo status di valuta di riserva del dollaro”.

Secondo il segretario di Stato americano, se gli Stati Uniti non fossero più capaci di onorare i loro debiti, la solidità dei Treasuries e dei dollari verrebbe messa in dubbio, con “conseguenze davvero catastrofiche”.

Ma McConnell sembra voler andare dritto per la sua strada, e ripete che nessun esponente repubblicano contribuirà ad aumentare il tetto sul debito, in vista delle elezioni di metà mandato del 2022.

“Dalla metà di luglio, i Repubblicani hanno chiaramente detto che devono essere i Democratici, da soli, ad alzare il limite – si legge in una lettera che il leader della minoranza repubblicana al Senato ha inviato a Biden – Un accordo bipartisan non è come un interruttore della luce, che la Speaker Pelosi e il leader Schumer possono accendere per chiedere soldi in prestito e spegnere quando vogliono spendere”.

Per “due mesi e mezzo, abbiamo semplicemente avvertito che, visto che il vostro partito vuole governare da solo, deve gestire da solo anche il debito“, ha precisato McConnell, facendo riferimento al processo di riconciliazione.

Il processo di riconciliazione consente di bypassare alcune procedure di Capitol Hill, di norma seguite per l’approvazione della maggior parte delle proposte. Con tale espediente, i democratici potrebbero far passare la sospensione o l’aumento del tetto sul debito con una maggioranza semplice, senza dunque dover raccogliere i 60 voti necessari di norma per l’approvazione. Il sostegno dei repubblicani, dunque, sarebbe superfluo. Dal canto loro, i repubblicani potrebbero rivendicare alle prossime elezioni di non aver alzato ulteriormente il limite apposto al debito Usa.

Va detto che l’alert non è stato lanciato ‘soltanto’ da Yellen, Biden e ovviamente un’ampia platea di analisti ed economisti: la stessa agenzia di rating Fitch, giorni fa, ha sottolineato come a rischio potrebbe essere lo stesso rating sul debito assegnato agli Usa, ovvero la Tripla A.

Cambiano le dinamiche del GIOCO. E il banco va in crisi

Scritto il 5 Ottobre 2021 alle 09:19 da Danilo DT

Credo non ci sia molto da aggiungere a quanto scritto e detto ieri e nel week end. Il quadro si sta complicando non poco e adesso Wall Street deve dare il meglio se, recuperare le forse e tentare di disegnare una fase laterale come quella vista esattamente un anno fa.

Senza rompere il supporto. Per poi ripartire.

Chart (Grafico SP500) by TradingView

Rispetto ad allora, ahime, molte cose sono cambiate e si ha sempre più la percezione che siamo a fine corsa, e il timore che poi quello scenario descritto sul grafico qui sopra non si avveri. E allora cosa mai dovrebbe accadere per far si che la “festa continui”?

Certo, nessuno lo può dire con certezza e chi mi segue da più anni, sa quanto sono stato dubbioso sulla “qualità” di questo rialzo. E lo sono ancora. Ma signori, o si accettano le regole del gioco o serenamente stiamo fuori. Il grande problema è che diventa molto complicato giocare qualsiasi partita visto il rischio di unidirezionalità dei mercati.

Per mesi in positivo. Adesso il rischio è che il trend diventi negativo, ma per tutto.
E allora , dicevamo, cosa può darci un po’ di positività? Beh, fondamentalmente due elementi che sono fortemente correlati. L’impressionante impegno dei governi a sostegno dell’economia e soprattutto le previsioni di crescita economica che per il 2021 restano ancora “sontuose”.

2021 previsto con ripresa degli scambi OLTRE il 10%, anzi 10,8% per essere precisi, e 2022 con un buon 4,7%.

(…) Il volume degli scambi a livello globale dovrebbe registrare una progressione del 10,8% nel 2021 contro +8% previsto a marzo e del 4,7% nel 2022. Lo rende noto l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sottolineando che “la crescita dovrebbe diventare più moderata man mano che il commercio di merci si avvicina alla sua tendenza di lungo periodo pre-pandemia”. Problemi dal lato dell’offerta come la scarsità di semiconduttori e i livelli di stoccaggio nei porti “possono mettere a dura prova le catene di approvvigionamento e pesare sul commercio in alcune aree ma è improbabile che abbiano grandi impatti sugli aggregati globali. I maggiori rischi al ribasso provengono dalla pandemia stessa”. (…) [Source] 

La presa di posizione è abbastanza netta. Solo la Pandemia può contrastare questi numeri. Il mercato al momento non se la beve. I tassi restano in tensione, il rischio stagflazione fa sempre più paura anche se sarà un fenomeno transitorio e non per forza guidato da una recessione ma solo da un forte rallentamento (accompagnato da inflazione importante) che qui il WTO non vede. La partita è aperta e dopo tanto tempo il banco si trova in difficoltà. Finora ha truccato il gioco a suo piacimento. Ora è tutto più difficile. Ma non impossibile.

WALL STREET: lo spettacolo volge al termine. Eccoci giunti ai titoli di coda

Scritto il 4 Ottobre 2021 alle 16:53 da Luka

Dopo anni passati su coordinate monotematiche, con mercati unidirezionali e sempre positivi, è chiaro che ormai il “tocco magico” è scomparso e tutto sarà diverso. Il COT Report della CFTC (Commodity Futures Trading Commission) peggiora e il futuro sarà sicuramente a tinte meno brillanti.  [

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali, hanno alimentato la fase correttiva iniziata alcune settimane orsono. Per quanto concerne il nostro benchmark azionario mondiale, ossia l’S&P 500, la correzione complessiva è sinora di circa il 4 %. Negli ultimi anni ogni correzione si è rivelata un’ottima occasione d’acquisto, poichè i mercati hanno sempre prontamente recuperato, raggiungendo poi nuovi massimi storici. Sarà cosi anche questa volta ? Non lo sappiamo, ma personalmente ho qualche dubbio. Il Covid ha infatti cambiato molte cose.

In particolare, ha sdoganato politiche fiscali espansive, anzi iper-espansive, come non vedevamo da decenni ormai. I loro effetti, del tutto innegabili, s’intravvedono chiaramente sull’intero scenario intermarket. Quest’ultimo in poco più di un anno ha radicalmente cambiato pelle ed aspetto. Il mutamento più evidente è quello relativo all’inversione del trend delle commodities, che in un solo anno si sono apprezzate di ben il 45 % in termini reali. Alcuni attribuiscono questo mostruoso rimbalzo, a strozzature e difficoltà insorte dal lato dell’offerta.

Avranno probabilmente qualche ragione, ma a mio avviso c’è anche dell’altro. Non si può, e non si deve, infatti, sottovalutare anche la pressione proveniente dal lato della domanda. Non dimentichiamo che il PIL è previsto in forte recupero in tutto il globo, e finanche in Italia si prevede per quest’anno un lusinghiero ed inaspettato + 6 %. Le tensioni sul mercato delle commodities hanno già avuto conseguenze ed impatti importanti. Il tasso d’inflazione al consumo è risalito negli Usa del 5,2 %, ed in Europa del 3,4 %.

Segnalo inoltre che, sempre negli Usa, l’indice dei prezzi della produzione industriale ( PPI ), in soli dodici mesi, è lievitato di ben l’8,3 %. Confrontando i due dati, ossia CPI e PPI, si comprende benissimo che in questo momento le imprese non riescono a ribaltare completamente sui prezzi di vendita, gli aumenti subiti sui loro prezzi di produzione. Molto probabile pertanto attendersi nei prossimi mesi una contrazione degli utili aziendali, e di conseguenza una contrazione degli attuali livelli delle quotazioni azionarie. Inoltre, se non scema la tensione sui prezzi delle commodities, e sul tasso d’inflazione, è del tutto lecito attendersi anche un rialzo dei rendimenti obbligazionari, a prescindere dalle scelte che faranno le Autorità Monetarie.

E ciò non può che aumentare ulteriormente le difficoltà per l’azionario. Con ciò non voglio dire che andremo certamente incontro ad una severa correzione, ma solo precisare quanto già accennato nei miei precedenti scritti, ossia che la BELLA EPOQUE per l’azionario è ormai alle nostre spalle, e che il futuro si prospetta molto meno profittevole ed edificante del passato decennio. Io, come ben sapete, ho cavalcato l’intero up-trend degli ultimi 10 anni e non ho quindi alcun rimpianto. Altri invece sono stati di diverso avviso, e non né hanno approfittato, ed oggi si trovano ad affrontare una fase molto più difficile ed impervia circa le loro decisioni d’investimento. Auguri comunque.

Dopo le sopra esposte considerazioni, di carattere generale, andiamo ad esaminare, cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima ottava, si dimostra ancora molto forte. Lievita infatti dello 0,76 %, e raggiunge quota 94,06. Le commodities, come accennato, continuano la loro forsennata  corsa. Crescono infatti di un ulteriore 2,72 %, in termini reali, ed accrescono le molte preoccupazioni già esistenti al riguardo. Minori timori giungono invece dal mercato obbligazionario.

Il rendimento del bond decennale Usa, lievita infatti di 1 solo bp, e raggiunge quota 1,46 %. Il rendimento del bond a 2 anni, si contrae invece di 1 bp, e retrocede quota 0,26 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, si amplia e raggiunge quota 120 punti, confermando piena fiducia circa la crescita futura dell’economia, I mercati azionari, che guardano sempre avanti, cominciano invece a guardare con sempre più crescente sospetto ad una crescita dell’economia, probabilmente troppo veloce e travolgente, che evidenzia già qualche problema di sostenibilità, e correggono, per ora in maniera del tutto ordinata e salutare. L’S&P 500, in particolare, storna  del 2,21 % e retrocede a quota 4.455,48 punti.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 19.840

Large Traders :  + 11.420

Small Traders : + 8.420

Si riconferma, e si riequilibra, la configurazione e l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Nella scorsa settimana le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 8.246 contratti. In particolare, i Large Traders, acquistano l’intero lotto degli 8.246 contratti long, e divengono gli operatori più esposti e più Net Long. I Commercial Traders, invece, cedono altri 1.416 contratti long, e consolidano la loro abituale posizione di copertura, Net Short.

Gli Small Traders, infine, cedono ben 6.830 contratti long, e quasi dimezzano l’entità della loro posizione, che resta però Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava,  riconfermano, e riequilibrano, come già accennato, la precedente configurazione, ed il precedente l’assetto del mercato dei derivati azionari Usa.

Un assetto statisticamente incerto ed alquanto volatile, che appare sempre meno transitorio e contingente, e destinato invece a continuare ed a protrarsi. Un’indicazione quest’ultima importante che ci proietta a mio avviso in una fase nuova e del tutto diversa dalla precedente. Come già detto la BELLA EPOQUE per i mercati azionari è ormai alle nostre spalle, nel prossimo futuro non ci saranno più i facili guadagni del passato decennio, e l’operatività diventerà sempre più impervia e difficile.

Forse solo un efficace stock-picking, potrà portarci qualche soddisfazione. In coerenza con le sopra esposte motivazioni, riduco pertanto ulteriormente la mia esposizione sull’equity, in attesa di avere ulteriori e più probanti indicazioni circa l’evoluzione futura, sia dell’economia che del sistema di produzione capitalistico mondiale.

Mercato dunque in cerca di nuove certezze

Davvero l’America rischia di andare in default?

Gli Stati Uniti d’America stanno rischiando il default in queste settimane e per quanto appaia incredibile, ecco come stanno le cose.

di Giuseppe Timpone , pubblicato il 04 Ottobre 2021 alle ore 07:46

L’America ha evitato lo “shutdown” per un soffio, cioè la chiusura delle attività federali. Venerdì sera, a pochissime ore dalla scadenza di mezzanotte, il Congresso ha approvato lo sblocco dei fondi a favore dei rifugiati afghani e delle vittime colpite in estate dagli incendi e le tempeste. Tuttavia, democratici e repubblicani continuano a non trovare un accordo sull’innalzamento del cosiddetto “debt ceiling”, rischiando seriamente di mandare l’America in default.

Per capire di cosa stiamo parlando, dobbiamo premettere che la situazione dell’America sia un unicum nel mondo. La Costituzione prevede espressamente che le spese del governo siano autorizzate dal Congresso. Al momento, il Tesoro di Washington è autorizzato a contrarre debiti fino a 28.400 miliardi di dollari. In assenza di un innalzamento di tale tetto, stando ai calcoli dello stesso Tesoro, entro il 18 del mese non sarebbe più in grado di pagare le obbligazioni assunte, come il pagamento degli stipendi e la fornitura di servizi federali essenziali, tra cui la sicurezza.

Al Senato, servono 60 voti per innalzare tale tetto, ma i democratici posseggono una maggioranza assoluta appena sufficiente. Dunque, in assenza di accordo con i repubblicani, il tetto al debito non potrà essere innalzato e il default scatterebbe dal momento in cui il Tesoro non pagasse gli interessi sui debiti già contratti. Continuerebbe, invece, a emettere debito solo per ripagare quello in scadenza, senza la possibilità di farne di nuovo.

I precedenti di default sfiorato in America

L’innalzamento del tetto è avvenuto 78 volte dal 1960. Ma una situazione così tesa la si è sfiorata più volte nell’ultimo decennio. L’episodio più grave risale all’estate del 2011, quando il Congresso trovò un accordo bipartisan a soli due giorni dalla scadenza del 2 agosto.La vicenda ebbe ripercussioni severe, poiché l’agenzia di rating S&P rimosse la tripla A sui titoli del debito americano. Non era mai successo prima e l’amministrazione Obama ne uscì con l’immagine parecchio appannata.

Dunque, davvero l’America può andare in default? E cosa accadrebbe nel caso? Tecnicamente, esisterebbero diverse modalità per evitare la mancata ottemperanza alle obbligazioni contratte. Il presidente potrebbe ricorrere ai poteri esecutivi per difendere la credibilità del dollaro, nel cui nome i debiti sono stati contratti. Persino il Congresso eviterebbe il default attraverso il cosiddetto “budget reconciliation”, abbassando a 50 il numero dei voti necessari al Senato per approvare l’innalzamento del tetto al debito.

Se i democratici non lo fanno, è semplicemente per evitare di essere considerati gli unici responsabili dell’aumento del debito. Certo, il default dell’America farebbe tremare il mondo. I mercati finanziari verosimilmente andrebbero in escandescenze, anche se non si tratterebbe realmente di un paese fallito, bensì di uno resosi tecnicamente incapace di onorare i suoi debiti. Non sarebbe meno grave di un fallimento vero e proprio, anche perché bloccare i pagamenti manderebbe l’economia americana in recessione. L’episodio svelerebbe, poi, l’incapacità delle istituzioni di accordarsi per fare in modo che il governo federale riesca a funzionare. In sostanza, la politica americana non riuscirebbe a fare quello che nel resto del mondo avviene quotidianamente senza alcuna tensione tra le parti.

Il tetto al debito è una cosa seria

Detto questo, la questione del tetto al debito andrebbe presa più seriamente di come la si dipinge. E’ vero, in buona parte si tratta di uno “show” degli uni contro gli altri. Tuttavia, è innegabile che la corsa del debito sia diventata insostenibile. Negli ultimi 15 anni, lo stock è esploso di 3,5 volte. Era di 8.500 miliardi a fine 2006. In rapporto al PIL, il debito è raddoppiato da meno del 65% al 127% del 2020. E dire che dal 2008 la Federal Reserve tiene i tassi d’interesse bassissimi e consente al Tesoro di indebitarsi a costi reali perlopiù negativi.

Al di là dell’estrema polarizzazione politica, il nodo reale sta tutto qui. L’America fa troppi debiti, a seguito della pandemia ne ha accumulati per altri 5.500 miliardi. E nel decennio 2010-2019, il deficit è stato mediamente sopra il 6%. Un eccesso di spesa pubblica, che svela la grande fragilità del gigante economico: l’incapacità di far scegliere ai suoi cittadini-elettori tra tasse e servizi. Washington vive l’illusione di poter accontentare tutti i bisogni senza alzare la pressione fiscale ed erogando sempre più prestazioni pubbliche. E queste sceneggiate sempre più frequenti segnalano quanto tale sistema non sia sostenibile alla lunga.

Wall Street: Merck sostiene il Dow Jones, rally oltre +9% dopo annuncio pillola anti-Covid. Ma l’alert Fitch fa barcollare il sentiment

01/10/2021

Wall Street inizia il mese di ottobre all’insegna dell’ottimismo, spronata anche dalla notizia della pillola anti-Covid prodotta da Merck. Dopo pochi minuti dall’inizio della sessione, arriva però la nota di Fitch, che avverte che la politica del tetto sul debito Usa potrebbe mettere a rischio il rating a tripla A degli Stati Uniti.L’agenzia scrive che il flop dei tentativi del Congresso di sospendere il limite apposto sul debito Usa conferma una impasse che potrebbe essere tra le più lunghe dal 2013. Detto questo, Fitch ritiene che alla fine il tetto sul debito Usa verrà alzato o sospeso, in tempo per evitare un default.Gli indici azionari Usa sbandano, il Dow Jones riduce i guadagni iniziali, lo S&P e il Nasdaq virano in rosso. Passate le 16 ore italiane, il Dow Jones rimane solido con un guadagno superiore ai 130 punti (+0,40%), a 33.967 punti circa; lo S&P è ora in rialzo dello 0,10% con una variazione pari a +0,10%, mentre il Nasdaq cede lo 0,30% a quota 14.403.Tra i titoli Merck rimane protagonista, con un rally di oltre +9% sul Dow Jones: il colosso farmaceutico americano ha annunciato che il medicinale anti-virale prodotto insieme a Ridgeback Biotherapeutics, come trattamento della malattia del Covid-19, ha ridotto il rischio di ricoveri o di morte del 50% per pazienti malati in modo lieve o moderato. Le due società chiederanno alle autorità competenti l’autorizzazione di emergenza per l’utilizzo del farmaco.

La borsa Usa si lascia alle spalle un mese che ha confermato la propria reputazione.Nel mese di settembre, noto per essere per la borsa Usa il peggiore dell’anno, lo S&P 500 ha perso il 4,8%, il Dow Jones è arretrato del 4,3% e il Nasdaq Composite ha segnato un ribasso del 5,3%: tutti e tre gli indici azionari hanno sofferto i ribassi più forti dell’anno.

In particolare, lo S&P 500 ha interrotto un ciclo rialzista che è durato ben sette mesi, incassando la perdita più forte, a settembre, da quella sofferta nel mese in cui è risuonato in tutto il mondo il campanello d’allarme della pandemia Covid-19, ovvero dal marzo del 2020.”Il rallentamento della crescita, la politica monetaria meno accomodante, i problemi della Cina, lo smorzarsi degli stimoli fiscali, le persistenti strozzature nella catena dell’offerta sono tutti fattori che hanno cospirato contro il sentiment degli investitori”, ha commentato in una nota riportata dalla Cnbc Chris Hussey, managing director di Goldman Sachs.Dieci degli 11 settori sottoindici dello S&P 500 hanno chiuso settembre in rosso, capitanati dal crollo pari a -7,4% delle material stocks, ovvero di quelle società che processano e lavorano in generale le materie prime, incluse quelle concentrate sull’esplorazione e lavorazione delle commodities.Il comparto migliore è stato invece quello energetico, volato di oltre il 9% nel mese, sulla scia del Global Energy Crunch.

Effetto positivo dai tassi sui Treasuries, che scendono sotto la soglia dell’1,50%.

Dal fronte macroeconomico reso noto il rapporto sulle spese per consumi e redditi personali, che contiene anche il parametro dell’inflazione più monitorato dalla Fed per fare scelte di politica monetaria: si tratta dell’indice dei prezzi delle spese personali per consumi core che,
nel mese di agosto, è salito del 3,6% su base annua, come da attese e come nel mese precedente. Su base mensile, il rialzo è stato pari a +0,3%, anche in questo caso come da attese e come nel mese di luglio.L’indice complessivo, inclusi dunque i prezzi dei beni energetici e alimentari, è cresciuto del 4,3%, più del 4,2% precedente.Riguardo agli altri dati macro comunicati, i redditi personali sono scesi dello 0,2%, facendo peggio della crescita pari a +0,3% attesa e rallentando rispetto al precedente aumento dell’1,1%.Le spese per consumi sono salite dello 0,8%, facendo meglio del +0,6% stimato e del +0,3% precedente.

Usa, Fitch: politica tetto sul debito potrebbe mettere a rischio rating a tripla A

01/10/2021

La politica del tetto sul debito Usa potrebbe mettere a rischio il rating a tripla A degli Stati Uniti. E’ l’avvertimento lanciato in una nota dall’agenzia di rating Fitch.

Usa: parametro inflazione chiave Fed in linea con le attese, spese per consumi più solide. In calo i redditi personali

01/10/2021

Nel mese di agosto, il parametro dell’inflazione attentamente monitorato dalla Federal Reserve per prendere le sue decisioni di politica monetaria, ovvero l’indice dei prezzi delle spese personali core, è salito del 3,6% su base annua, come da attese e come nel mese precedente.Su base mensile, il rialzo è stato pari a +0,3%, anche in questo caso come da attese e come nel mese di luglio.L’indice complessivo, inclusi dunque i prezzi dei beni energetici e alimentari, è cresciuto del 4,3%, più del 4,2% precedente.I redditi personali sono scesi dello 0,2%, facendo peggio della crescita pari a +0,3% attesa e rallentando rispetto al precedente aumento dell’1,1%. Le spese per consumi sono salite dello 0,8%, facendo meglio del +0,6% stimato e del +0,3% precedente.

Futures Usa poco mossi in attesa dato chiave per la Fed. Merck brinda con +7% al farmaco anti-Covid

01/10/2021

Futures Usa in rialzo, dopo il mese negativo di settembre. I futures sul Dow Jones salgono dello 0,31% a 33.825 punti; i futures sullo S&P 500 avanzano dello 0,26% a 4.308. I futures sul Nasdaq sono in rialzo dello 0,28% a 14.724 punti.Nel mese di settembre, noto per essere per la borsa Usa il peggiore dell’anno, lo S&P 500 ha perso il 4,8%, il Dow Jones è arretrato del 4,3% e il Nasdaq Composite ha segnato un ribasso del 5,3%: tutti e tre gli indici azionari hanno sofferto i ribassi più forti dell’anno.In particolare, lo S&P 500 ha interrotto un ciclo rialzista che è durato ben sette mesi, incassando la perdita più forte, nel mese, da quella sofferta nel mese in cui è risuonato in tutto il mondo il campanello d’allarme della pandemia Covid-19, ovvero dal marzo del 2020.”Il rallentamento della crescita, la politica monetaria meno accomodante, i problemi della Cina, lo smorzarsi degli stimoli fiscali, le persistenti strozzature nella catena dell’offerta sono tutti fattori che hanno cospirato contro il sentiment degli investitori”, ha commentato in una nota riportata dalla Cnbc Chris Hussey, managing director di Goldman Sachs.Dieci degli 11 settori sottoindici dello S&P 500 hanno chiuso settembre in rosso, capitanati dal crollo pari a -7,4% delle material stocks, ovvero di quelle società che processano e lavorano in generale le materie prime, incluse quelle concentrate sull’esplorazione e lavorazione delle commodities.Il comparto migliore è stato invece quello energetico, volato di oltre il 9% nel mese, sulla scia del Global Energy Crunch.I futures sono positivi dopo le perdite delle ore precedenti, che hanno visto i futures sul Dow Jones perdere quasi 200 punti.Effetto positivo dai tassi sui Treasuries, che scendono sotto la soglia dell’1,50% e da Merck.Il colosso farmaceutico americano vede il titolo balzare del 7% circa dopo che, insieme a Ridgeback Biotherapeutics, ha dichiarato che il medicinale anti-virale prodotto insieme alla società come trattamento della malattia del Covid-19 ha ridotto il rischio di ospedalizzazione o di morte per Covid-19 del 50% per pazienti malati in modo lieve o moderato.Le due società chiederanno alle autorità competenti l’autorizzazione di emergenza per il farmaco.Atteso oggi il dato relativo alle spese per consumi e redditi personali.Dal rapporto emergerà il trend del parametro dell’inflazione, l’indice dei prezzi delle spese personali per consumi, la cui componente core è attentamente monitorata dalla Federal Reserve per prendere decisioni di politica monetaria. Gli analisti intervistati da Dow Jones prevedono un aumento su base mensile dello 0,2% ad agosto e un rialzo del 3,5% su base annua, dopo il balzo del 3,6% di luglio, che è stato il più forte dal mese di maggio del 1991.

Outlook mercati: BlackRock spiega perché le azioni oggi sono meno care rispetto a inizio 2021 e indica 4 temi d’investimento per 4° trimestre

30/09/2021

Con l’avvio del mese di ottobre sui mercati finanziari si apre ufficialmente il quarto trimestre dell’anno. Archiviata la stagione estiva, gli investitori stanno ora valutando le tematiche principali della stagione autunnale con una considerazione da soppesare da qui a fine anno: “le azioni offrono ancora valore, anche se i mercati toccano nuovi massimi’“. Secondo la view di Nigel Bolton, co-chief investment officer di BlackRock fundamental equities, “le azioni non sono sopravvalutate. I ricavi importanti delle aziende e i rendimenti obbligazionari ultraridotti lo evidenziano. Tuttavia, considerando la situazione e i numeri attuali legati alla pandemia, che appaiono in miglioramento, gli investitori dovranno ora essere più perspicaci nel selezionare le società che possono superare le aspettative di guadagno“.

Questione di utili

Il punto di vista di BlackRock sul quarto trimestre del 2021 parte dall’analisi degli utili. L’esperto ricorda che le previsioni sugli utili delle società sono state aggiornate dagli analisti alla fine del primo trimestre del 2021. E ancora, circa l’85% delle società dell’indice S&P 500 e il 65% dell’indice Euro Stoxx 600 hanno battuto le aspettative sugli utili nel secondo trimestre, ben al di sopra delle medie storiche. Le aziende hanno mantenuto i controlli sui costi resi necessari dalla pandemia Covid-19 e hanno prodotto guadagni eccezionalmente forti – specialmente nei settori più strettamente legati alla ripresa economica. Questi ricavi aiutano a spingere le azioni a nuovi massimi.

Ma dove possono direzionarsi i mercati azionari? “L’aumento delle aspettative di guadagno significa che le azioni sono meno care ora di quanto lo fossero all’inizio dell’anno. Questo dipende sia dal rapporto prezzo-utile, sia in base al ‘premio di rischio azionario’, che misura il rendimento degli utili delle azioni rispetto ai titoli di stato, dove i rendimenti sono intorno ai minimi storici – Nigel Bolton -. Tuttavia, a nostro avviso, il periodo di rinascita sincronizzata del mercato azionario che ha seguito lo shock da Covid-19 nel 2020 è finito”. Per l’esperto la chiava ora è trovare quelle aziende che possono ottenere utili superiori rispetto alle aspettative degli analisti.

Le opportunità d’investimento: i 4 temi da seguire, secondo BlackRock

Tra le opportunità di investimento BlackRock indica 4 temi da seguire. Il primo è quello della tecnologia. Il Covid ha, infatti, accelerato le tendenze di digitalizzazione che erano già evidenti in tutti i settori. I venditori di spazi pubblicitari digitali dovrebbero continuare a crescere rapidamente mentre i budget di marketing si espandono in un mondo sempre più guidato dall’e-commerce. Il cloud computing è fondamentale per la trasformazione digitale e rappresenta ancora solo lo 0,25% del Pil globale; quindi, gli esperti vedono in questo caso opportunità per gli investitori nonostante i prezzi elevati. La sicurezza informatica è un’altra area di forte crescita in quanto il lavoro flessibile porta nuovi rischi. E su una base a breve termine, le prospettive per l’industria dei semiconduttori rimangono eccezionali, mentre i produttori di auto, computer e smartphone si affannano per le forniture.

Secondo punto ruota attorno agli industriali, con i fornitori di soluzioni per l’automazione di fabbrica dovrebbero beneficiare di una maggiore domanda a causa dell’invecchiamento della forza lavoro nei mercati sviluppati, dell’aumento del costo del lavoro e del tentativo delle aziende di rafforzare e accorciare le catene di fornitura. “Ci piacciono i conglomerati che operano in questo settore, perché il potenziale delle loro attività di automazione di fabbrica spesso non si riflette ancora nel prezzo delle azioni”, segnalano da BlackRock.

Il terzo punto riguarda i beni di consumo discrezionali. Alcuni dei nomi del lusso rimangono interessanti per noi, e le recenti oscillazioni del mercato offrono un punto d’ingresso convincente. Queste società sono state in grado di investire nel loro brand, di consolidare le posizioni di leader di mercato e di trasferire i costi più elevati ai loro clienti in un contesto di impressionante ripresa dei consumatori. Crediamo che le aziende che si dedicano alla cura degli animali siano anche in una posizione di forza e questo perché l’acquisto di animali domestici (cani e gatti) è aumentato durante la pandemia, mentre le attuali condizioni di lavoro, ora più flessibili, hanno reso più fattibile avere in casa animali domestici.

BlackRock chiude il suo outlook con un consiglio sulle allocazioni regionali. “L’Europa – compreso il Regno Unito – è più avanti degli Stati Uniti per quanto riguarda i tassi di vaccinazione, la variante Delta Covid ha intaccato la ripresa solo in parte piuttosto che farla deragliare, mentre le valutazioni del mercato azionario rimangono basse rispetto agli Stati Uniti. Il rapporto prezzo-utili nel Regno Unito è di circa 12,5 contro 21,5 negli Stati Uniti”, afferma Bolton che spiega ad andare alla ricerca di innovazione, da trovare ad esempio tra le nuove società di servizi finanziari nel Regno Unito – una recente ondata di attività di fusione e acquisizione, a nostro avviso, rende il momento attuale interessante per detenere asset inglesi in portafoglio.

Wall Street, fine settembre e III trimestre 2021: il trend della borsa Usa. Tetto debito, corsa a evitare il disastro

30/09/2021

Wall Street pronta a lasciarsi alle spalle il mese di settembre che, storicamente, è il periodo più negativo per la borsa Usa. Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones è piatto attorno a 34.406 punti; lo S&P 500 sale dello 0,29% a 4.372 punti circa, mentre il Nasdaq avanza dello 0,64% a 14.604.Dall’inizio di settembre, il Dow Jones ha perso il 2,7%, lo S&P 500 ha ceduto il 3,6% e il Nasdaq Composite ha lasciato sul terreno il 4,9%.Con la sessione di oggi, si conclude anche il terzo trimestre dell’anno, con un trend contrastato: il Dow Jones è in lieve ribasso, e il Nasdaq è praticamente piatto. Lo S&P 500 è in rialzo dell’1,4%, +16% dall’inizio del 2021.Domani prima sessione di ottobre, mese che ha anch’esso la reputazione di essere teatro di violenti sell off, ma in modo meno distruttivo di settembre, visto che di solito inaugura anche l’inizio di una performance migliore per l’azionario Usa.In media, stando ai dati dello Stock Trader’s Almanac, lo S&P 500 a ottobre guadagna circa lo 0,8%.La borsa Usa ha recuperato terreno nelle ultime sessioni grazie al dietrofront dei tassi sui Treasuries Usa a 10 anni che, nella sessione del martedì nero, erano schizzati fin oltre l’1,55%, rispetto all’1,30% della fine di agosto. Oggi i rendimenti scendono attorno all’1,538%.La fiammata dei tassi dei Treasuries Usa è stata alimentata dalla certezza ormai di un imminente tapering della Fed di Jerome Powell, a causa del rialzo dell’inflazione Usa. A penalizzare Wall Street sono stati anche i timori sul potenziale effetto domino di una eventuale crisi immobiliare e finanziaria in Cina scatenata dal colosso cinese Evergrande.Le ultime sessioni hanno visto protagonisti anche i timori per il rischio che gli Usa sforino il tetto sul debito.La buona notizia è che, nelle ultime ore, il Congresso americano si è mosso per scongiurare un tale disastro. Il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer ha riferito infatti che il Senato ha raggiunto un accordo per evitare uno shutdown del governo questa settimana. Schumer ha aggiunto che si voterà oggi per garantire che il governo possa andare avanti con i finanziamenti necessari fino all’inizio di dicembre. E’ necessario a questo punto l’ok della Camera.Rimbalzano i titoli delle società chip Nvidia e Micron. Bene anche Facebook, Apple e Netflix.Oggi attesi i discorsi alla Commissione di servizi finanziari della Camera del presidente della Fed Jerome Powell e del segretario al Tesoro Janet Yellen.Nella giornata di ieri, Powell è intervenuto al Forum della Bce, ammettendo di essere frustrato dall’inflazione persistente:”E’ frustrante anche assistere al fatto che le strozzature e i problemi della catena dell’offerta non diano segnali di miglioramento, anzi sembrino anche peggiorare un po’”. Powell ha aggiunto che la Fed ritiene che questo fenomeno “probabilmente proseguirà l’anno prossimo, sostenendo l’inflazione per un periodo più lungo delle attese”.Dal fronte macroeconomico, reso noto il rapporto sulle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione Usa che, la scorsa settimana, si sono attestate a 362.000 unità, più delle 335.000 unità attese dal consensus.Occhio al forte calo dei prezzi del petrolio con il Brent che, dopo aver superato all’inizio di questa settimana la soglia di $80, cede l’1,90% a $73,41 e il WTI che fa -1,14% a 77,74 al barile.

Wall Street futures in rialzo, settembre conferma sua cattiva reputazione. Fed: Powell ammette di essere frustrato

30/09/2021

Wall Street pronta a lasciarsi alle spalle il mese di settembre che, storicamente, è il periodo più negativo per la borsa Usa.Anche in questo 2021, il mese ha confermato la propria cattiva reputazione: il Dow Jones ha perso il 2,7%, lo S&P 500 ha ceduto il 3,6% e il Nasdaq Composite ha lasciato sul terreno il 4,9%.A pesare sono stati i rialzi dei tassi dei Treasuries Usa – sostenuti dalla certezza di un imminente tapering della Fed di Jerome Powell, a causa del rialzo dell’inflazione Usa – e timori sul potenziale effetto domino di una eventuale crisi immobiliare e finanziaria in Cina scatenata dal colosso cinese Evergrande.Le ultime sessioni hanno visto protagonisti anche i timori per il rischio che gli Usa sforino il tetto sul debito. La buona notizia è che, nelle ultime ore, il Congresso americano si è mosso per scongiurare un tale disastro.Il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer ha riferito infatti che il Senato ha raggiunto un accordo per evitare uno shutdown del governo questa settimana.Schumer ha aggiunto che si voterà oggi per garantire che il governo possa andare avanti con i finanziamenti necessari fino all’inizio di dicembre. E’ necessario a questo punto l’ok della Camera.Alle 12.30 circa, i futures sul Dow Jones salgono dello 0,46% a 34.420; i futures sul Nasdaq avanzano dello 0,49% a 14.811, mentre quelli sullo S&P 500 crescono dello 0,47% a 4.370. Un aiuto arriva sicuramente dal ritracciamento dei tassi sui Treasuries che, dopo essere balzati oltre l’1,55% nel martedì nero, sono scesi nelle ultime ore attorno all’1,52%.Rimbalzano in premercato i titoli delle società chip Nvidia e Micron. Bene anche Facebook, Apple e Netflix.Oggi il presidente della Fed Jerome Powell testimonierà alla Commissione di servizi finanziari della Camera alle 16 circa ora italiana, insieme al segretario al Tesoro Janet Yellen.

Nella giornata di ieri, Powell è intervenuto al Forum della Bce ammettendo di essere frustrato dall’inflazione persistente: “E’ frustrante anche assistere al fatto che le strozzature e i problemi della catena dell’offerta non diano segnali di miglioramento, anzi sembrino anche peggiorare un po’”.

Powell ha aggiunto che la Fed ritiene che questo fenomeno “probabilmente proseguirà l’anno prossimo, sostenendo l’inflazione per un periodo più lungo delle attese”.

Dal fronte macroeconomico, alle 14.30 verrà reso noto il report sulle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione, che gli economisti prevedono a 335.000 unità.

Borse europee partono in rialzo: i temi caldi da seguire oggi

30/09/2021

Risveglio in territorio positivo per le principali Borse europee che continuano a percorrere la strada dei rialzi imboccata ieri in corrispondenza dell’arrestarsi della salita dei rendimenti obbligazionari Usa. Restano però altri motivi di preoccupazione, come la pressione inflazionistica, il rischio shutdown negli Stati Uniti e la situazione economica in Cina. In Europa la seduta parte in rialzo, con il Dax di Francoforte che sale dello 0,35%, mentre l’indice inglese Ftse 100 e quello francese Cac40 segnano rispettivamente una crescita dello 0,53% e dello 0,76 per cento.Molti i temi, come detto, che catalizzano l’attenzione degli investitori. Si guarda alla situazione negli Usa, dove è ancora blocco al Congresso sul finanziamento dello stato federale, con i senatori repubblicani contrari all’aumento del tetto del debito a 2,840 miliardi di dollari per evitare che il paese vada in default il mese prossimo. Il Congresso dovrebbe approvare una risoluzione bipartisan entro la mezzanotte di giovedì per fornire finanziamenti per i servizi governativi fino all’inizio di dicembre. Intanto in Cina, il Pmi manifatturiero ufficiale si è confermato in fase di contrazione, scendendo a settembre a 49,6 punti, rispetto ai 50,1 punti attesi e ai precedenti 50,1 punti. Il dato conferma la contrazione dell’attività manifatturiera, in quanto inferiore ai 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e fase di espansione (valori al di sopra) dell’attività economica. E anche il dossier Evergrande resta in stand-by: alcuni obbligazionisti dello sviluppatore immobiliare cinese non hanno ricevuto il pagamento degli interessi su un prestito obbligazionario in scadenza mercoledì, secondo due fonti vicine alla questione. Già la scorsa settimana il gruppo non aveva rispettato una scadenza per un prestito obbligazionario.

La giornata sarà poi movimentata da alcuni dati macro, tra cui spiccano l’inflazione in Francia, Germania e Italia. Per gli Stati Uniti il calendario prevede l’aggiornamento settimanale sulle nuove richieste di sussidi alla disoccupazione ma anche il Pil annualizzato e il Pmi Chicago.

Wall Street confortata da dietrofront tassi Treasuries dopo martedì nero. Ma preoccupa alert Yellen

29/09/2021

Wall Street in ripresa all’indomani del martedì nero che ha visto il Nasdaq soffrire la perdita più forte dal mese di marzo. Pochi minuti dopo l’avvio della giornata di contrattazioni, il Dow Jones sale dello 0,33% a 34.412 punti; lo S&P 500 avanza dello 0,24% a 4.363 punti, mentre il Nasdaq guadagna lo 0,44% a 14.611 punti.

Sullo sfondo l’avvertimento lanciato ieri, in occasione del suo intervento alla Camera dei Rappresentanti Usa, dal segretario al Tesoro Usa Janet Yellen.

L’ex numero uno della Fed ha avvertito che il Congresso ha tempo fino al prossimo 18 ottobre per alzare o sospendere il tetto sul debito. Nel caso in cui non ci dovesse riuscire, le conseguenze per l’economia americana sarebbero molto gravi, ha sottolineato Yellen, in quanto gli Stati Uniti soffrirebbero un default senza precedenti.

Lo scenario sta preoccupando anche JP Morgan, come ha ammesso lo stesso numero uno, il ceo Jamie Dimon, comunicando a Reuters che la banca da lui gestita si sta preparando alla possibilità che gli Stati Uniti facciano default, sebbene sia convinta che, alla fine, si troverà una soluzione per evitare un evento “potenzialmente catastrofico”.

Il colosso bancario numero uno degli Stati Uniti ha iniziato a elaborare uno scenario che simula il modo in cui i mercati monetari, le operazioni repo, i contratti dei clienti, gli stessi ratio patrimoniali di JP Morgan reagirebbero e, anche, quali sarebbero le reazioni delle agenzie di rating.

Rimane negativa la performance di Wall Street nel mese di settembre: il Dow Jones e lo S&P 500 hanno perso il 3%, mentre il Nasdaq è scivolato di oltre -4,5%.

Tra i titoli sotto i riflettori, bene Netflix, dopo che la società di video streaming appartenente al gruppo FAANG ha annunciato di aver acquistato il produttore di videogame Night School Studio, al fine di diversificare le sue fonti di fatturato. Night School Studio è meglio conosciuto per il videogame “Oxenfree”.

I tassi sui Treasuries Usa fanno oggi un passo indietro, scendendo attorno all’1,52%, fattore che sostiene soprattutto i titoli hi-tech, che ieri avevano scontato il balzo dei rendimenti con forti perdite. Oltre a Netflix, recuperano terreno Facebook, Amazon, Apple, Nvidia e Zoom Video.

Sotto pressione, invece, Micron, che ha annunciato di aver chiuso il bilancio del terzo trimestre dell’anno con un utile per azione di $2,42 per azione, meglio delle stime di 9 centesimi. Meglio delle attese anche il giro d’affari. Tuttavia, l’outlook di Micron per il trimestre in corso si è confermato peggiore delle attese.

Sul forex, euro sotto pressione: la moneta unica continua a scontare la prospettiva di un’inflazione Usa più veloce. E’ stato d’altronde lo stesso numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, ad avvertire ieri il Congresso americano che l’inflazione americana potrebbe durare più delle attese.

Immediata la reazione del dollaro, con il Dollar Index che è balzato nelle ultime ore fino al record in 11 mesi, a 93,805, a fronte dei tassi sui Treasuries che ieri sono volati oltre l’1,55%, in crescita di 25 punti base in sole cinque sessioni, in vista del tapering della Fed, ormai imminente.
Di conseguenza l’euro è sceso, scivolando fino a $1,1636, al minimo dal novembre del 2020 di $1,1602.

Usa, ansia tetto debito e default, Yellen lancia l’allarme. Dimon: ‘A JP Morgan ci stiamo preparando’

29/09/2021

Occhio all’avvertimento lanciato ieri, in occasione del suo intervento alla Camera dei Rappresentanti Usa, dal segretario al Tesoro Usa Janet Yellen.L’ex numero uno della Fed ha avvertito che il Congresso ha tempo fino al prossimo 18 ottobre per alzare o sospendere il tetto sul debito.Nel caso in cui non ci dovesse riuscire, le conseguenze per l’economia americana sarebbero molto gravi, ha sottolineato Yellen, in quanto gli Stati Uniti soffrirebbero un default senza precedenti.Lo scenario sta preoccupando JP Morgan, come ha ammesso lo stesso numero uno, il ceo Jamie Dimon, comunicando a Reuters che la banca da lui gestita si sta preparando alla possibilità che gli Stati Uniti facciano default, sebbene sia convinta che, alla fine, si troverà una soluzione per evitare un evento “potenzialmente catastrofico”.Il colosso bancario numero uno degli Stati Uniti ha iniziato a elaborare uno scenario che simuli il modo in cui i mercati monetari, le operazioni repo, i contratti dei clienti, i ratio patrimoniali di JP Morgan reagirebbero e, anche, quali sarebbero le reazioni delle agenzie di rating.

“Ogni volta che questo problema si presenta, viene risolto, ma il punto è che non dovremmo mai avvicinarci così tanto. Credo semplicemente che sia tutto un errore, e che un giorno dovremmo disporre semplicemente di una legge bipartisan sbarazzandoci del tetto sul debito. E’ tutta politica”, ha sottolineato Dimon.

Nasdaq -2,83% con tassi più alti. Il martedì nero di Wall Street contagia l’Asia: borsa Tokyo cede oltre -2%

29/09/2021

Effetto Nasdaq sulle borse di Tokyo e dell’Asia-Pacifico.

Forti smobilizzi alla borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei 225 che è arrivato a scendere del 2,45% nei minimi intraday. Male anche il resto dell’Asia, con la borsa di Seoul in flessione dell’1,9% circa. Sell off anche sulle borse cinesi con lo Shanghai Composite -1,8%. La borsa di Hong Kong limita i ribassi, con il titolo Evergrande che balza del 10% circa.

Il colosso sviluppatore immobilare cinese sull’orlo del default ha comunicato alla borsa di Hong Kong che venderà la quota di partecipazione che detiene nella Shengjing Bank, pari a 1,75 miliardi di azioni, alla Shenyang Shengjing Finance Investment Group, per un valore di 5,70 yuan per azione, allo scopo di raccogliere liquidità, a fronte di un debito monstre di $300 miliardi.

Nella giornata di ieri, l’accelerazione dei tassi dei Treasuries Usa – con quelli decennali saliti fin oltre l’1,55% – ha scatenato forti smobilizzi sui titoli tecnologici, con il risultato di aver portato il Nasdaq Composite a capitolare del 2,83% a 14,546.68, in quella che è stata la peggior seduta del listino dal 18 marzo.

Lo S&P 500 ha ceduto il 2,04% a 4.352,63, menre il Dow Jones Industrial Average è affondato di 569,38 punti a 34.299,99. Il tonfo dei titoli tecnologici Usa ha avuto un effetto domino in Asia: scendono Softbank, Samsung Electronics, Tencent e Alibaba.

In particolare il sottoindice dei tecnologici della borsa di Hong Kong, ovvero l’Hang Seng Tech index crolla di oltre il 2%.

Dopo il martedì nero di Wall Street, i futures sugli indici azionari Usa stanno puntando ora verso l’alto. Nella giornata di ieri la fuga dall’hi-tech ha affossato le quotazioni di Facebook, Microsoft, Alphabet e Amazon.

Wall Street sprofonda con impennata VIX (+28%) tra alert tassi e flop fiducia

28/09/2021

Brusco calo di Wall Street complici i dati deboli sulla fiducia dei consumatori che sono andati ad aggiungersi a un contesto già debole alla luce dell’acuirsi dei timori inflattivi e delle conseguenti possibili mosse restrittive della Fed. A tal proposito, dal discorso che Jerome Powell al Senato Usa emerge che l’inflazione è vista “elevata e probabilmente rimarrà tale nei prossimi mesi, prima di rallentare”.

La fiducia dei consumatori statunitensi è scesa inaspettatamente al minimo da febbraio poiché l’aumento delle infezioni da COVID-19 ha intensificato le preoccupazioni sulle prospettive a breve termine dell’economia.

I rendimenti dei Treasury sono schizzati ai massimi da giugno (decennale in area 1,56%) con un forte aumento della volatilità (indice VIX a 24, in rialzo del 28%).

Il Dow Jones Industrial Average cede l’1,6%, l’ S&P 500 oltre il 2% il Nasdaq Composite il 2,8%. In forte affanno le Big Tech (-3,8% Alphabet, -3,3% Amazon e -4% Facebook) con tutto il settore tech che paga l’aumento dei tassi sull’obbligazionario.

Wall Street: Nasdaq perde oltre -1%, tassi Treasuries a massimi ultimi mesi. Attesa per discorso Powell a Senato Usa e forum Bce

27/09/2021

Inizio di settimana negativo per i titoli tecnologici Usa, che tornano a scontare l’aumento dei rendimenti dei Treasuries. In ribasso Alphabet, Apple e Nvidia. Salgono invece i titoli delle società legate al reopening, come Citigroup, Carnival, United Airlines. Molto bene anche il settore energetico, in cui spiccano i guadagni di Exxon Mobil e Occidental Petroleum, sulla scia del rally dei prezzi del petrolio, che vede il WTI salire verso quota $76 e il Brent a un passo dagli $80 al barile. I contratti guadagnano l’1,8% circa.Alle 15.40 ora italiana, il Dow Jones avanza dello 0,37% a 34.926 punti; lo S&P 500 cede lo 0,40%, il Nasdaq arretra di oltre l’1,20%.”Credo che la grande storia di cui non si è parlato la scorsa settimana sia rappresentata dal movimento dei rendimenti, che è stato piuttosto uniforme sui mercati”. E’ quanto ha detto il responsabile economista di Allianz Mohammed El-Erian, intervenendo alla trasmissione “Squawk Box” della Cnbc.El-Erian si è riferito alla ripresa dei tassi dei Treasuries Usa, che prosegue anche oggi. I tassi trentennali, in particolare, hanno riagguantato e superato la soglia del 2%. I tassi sui Treasuries a 10 anni, che avevano superato la soglia dell’1,4% la scorsa settimana, hanno sfondato oggi anche l’1,5%.Dal fronte macro pubblicato il dato relativo agli ordini dei beni durevoli degli Stati Uniti che, nel mese di agosto, sono balzati dell’1,8%, rispetto al +0,5% di luglio (dato rivisto al rialzo dal -0,1% inizialmente comunicato). Il dato è stato decisamente migliore delle attese, visto che gli analisti avevano previsto un incremento dello 0,7%. Esclusa la componente dei trasporti, il dato ha messo a segno un rialzo dello 0,2%, peggio del +0,5% stimato, e dopo il +0,8% di luglio. Gli ordini dei beni capitali esclusi il settore aereo e difesa sono aumentati dello 0,5%, meglio rispetto al +0,4% stimato e in miglioramento rispetto al precedente aumento dello 0,1%.Il mese di settembre per l’azionario Usa rimane in rosso: lo S&P 500 ha perso l’1,5%, riportando il suo primo mese negativo da gennaio; l’indice è in calo del 2% circa dal record del 2 settembre scorso; il Dow Jones ha perso l’1,6%, il Nasdaq ha fatto -1,4%.Gli investitori stanno prestando attenzione ai tentativi del Congresso Usa di evitare uno shutdown del governo, un default sul debito Usa e anche il possibile collasso dell’agenda economica del presidente americano Joe Biden.La Speaker democratica della Camera Nancy Pelosi ha riferito nella giornata di ieri di aspettarsi che il piano per le infrastrutture del valore di $1 trilione venga approvato nel corso di questa settimana, ma ha anche avvertito che la votazione potrebbe slittare rispetto alla giornata di oggi.Il Congresso americano deve approvare inoltre una nuova legge di bilancio entro la fine di settembre per evitare lo shutdown e deve anche trovare un accordo per aumentare o sospendere il tetto sul debito, per scongiurare quello che sarebbe il default Usa sul suo debito per la prima volta.L’alert default era stato lanciato dal segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen che, all’anizio del mese e da mesi ha invitato il Congresso ad aumentare il tetto sul debito.”Una volta esaurite tutte le misure disponibili e la liquidità disponibile, gli Stati Uniti non riuscirebbero a onorare i propri obblighi per la prima volta nella nostra storia”, aveva detto Yellen, avvertendo che, “sulla base delle nostre informazioni più recenti, l’esito più probabile sarebbe che il denaro e le misure straordinarie si esaurirebbero nel mese di ottobre”.Nel discorso proferito poco fa, il presidente della Fed di New York John Williams ha detto che “l’economia Usa è vicina a centrare lo standard di ‘ulteriori progressi significativi’ che abbiamo lanciato lo scorso dicembre come target per iniziare ad avviare il tapering dei nostri acquisti di asset”.Attesa per il discorso di Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve, che parlerà domani in audizione al Senato e poi mercoledì in occasione del Forum delle banche centrali organizzato dalla Bce.

Tassi Treasuries 30 anni superano 2%, a 10 anni oltre 1,5%. El-Erian: mercati bond prezzano qualcosa che l’azionario non ha ancora realizzato

27/09/2021

“Credo che la grande storia di cui non si è parlato la scorsa settimana sia rappresentata dal movimento dei rendimenti, che è stato piuttosto uniforme sui mercati”. E’ quanto ha detto il responsabile economista di Allianz Mohammed El-Erian, intervenendo alla trasmissione “Squawk Box” della Cnbc.El-Erian si è riferito alla ripresa dei tassi dei Treasuries Usa, che prosegue anche oggi.I tassi trentennali, in particolare, hanno riagguantato e superato la soglia del 2%.”Il mercato dei bond sta iniziando a fiutare qualcosa che il mercato azionario non ha ancora realizzato, altrimenti avremmo assistito a movimenti diversi”, ha detto l’economista.Venerdì scorso, i tassi dei Treasuries a 10 anni hanno superato la soglia dell’1,4% per la prima volta dalla metà di luglio, e oggi hanno superato quella dell’1,5%, attestandosi al record degli ultimi tre mesi.Nel discorso proferito poco fa, il presidente della Fed di New York John Williams ha detto che “l’economia Usa è vicina a centrare lo standard di ‘ulteriori progressi significativi’ che abbiamo lanciato lo scorso dicembre come target per iniziare ad avviare il tapering dei nostri acquisti di asset”.Attesa per il discorso di Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve, che parlerà domani in audizione al Senato e poi mercoledì in occasione del Forum delle banche centrali organizzato dalla Bce.

Futures Usa contrastati. Settimana clou per Congresso Usa, priorità evitare shutdown governo e agire su tetto debito

27/09/2021

Futures Usa contrastati, dopo la chiusura di Wall Street con un bilancio positivo su base settimanale. I futures sul Dow Jones sono in rialzo dello 0,37% a 34.801 punti; i futures sullo S&P 500 avanzano dello 0,16% a 4.452 punti, mentre i futures sul Nasdaq ritracciano dello 0,18% a 15.290 punti.Il Dow Jones è salito la scorsa settimana dello 0,6%, interrompendo una scia negativa che durava da tre settimane. Lo S&P è avanzato dello 0,5%, mentre il Nasdaq Composite è rimasto ingessato, con una variazione di appena +0,02%.Su base settimanale, la borsa Usa è riuscita dunque a superare il sentiment altamente negativo di lunedì scorso, che aveva fatto capitolare Wall Street, sulla scia delle preoccupazioni per un eventuale effetto domino di un eventuale default del colosso immobiliare cinese Evergrande, dell’ansia per la riunione della Fed e dei timori per la sostenibilità della crescita dell’economia.I toni dovish (non del tutto) arrivati dalla Fed hanno rasserenato poi gli animi: il tapering del QE arriverà quasi sicuramente entro la fine dell’anno, ma l’annuncio della riduzione degli acquisti non c’è ancora stato. Ed è bastato questo a rasserenare gli investitori, oltre alla consapevolezza di come un eventuale collasso di Evergrande non rischi di scatenare una crisi globale.Il mese di settembre per l’azionario Usa rimane in rosso: lo S&P 500 ha perso l’1,5%, riportando il suo primo mese negativo da gennaio; l’indice è in calo del 2% circa dal record del 2 settembre scorso; il Dow Jones ha perso l’1,6%, il Nasdaq ha fatto -1,4%.Gli investitori stanno prestando attenzione ai tentativi del Congresso Usa di evitare uno shutdown del governo, un default sul debito Usa e anche il possibile collasso dell’agenda economica del presidente americano Joe Biden.La Speaker democratica della Camera Nancy Pelosi ha riferito nella giornata di ieri di aspettarsi che il piano per le infrastrutture del valore di $1 trilione venga approvato nel corso di questa settimana, ma ha anche avvertito che la votazione potrebbe slittare rispetto alla giornata di oggi.Il Congresso americano deve approvare inoltre una nuova legge di bilancio entro la fine di settembre per evitare lo shutdown e deve anche trovare un accordo per aumentare o sospendere il tetto sul debito, per scongiurare quello che sarebbe il default Usa sul suo debito per la prima volta.L’alert default era stato lanciato dal segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen che, all’anizio del mese e da mesi ha invitato il Congresso ad aumentare il tetto sul debito.”Una volta esaurite tutte le misure disponibili e la liquidità disponibile, gli Stati Uniti non riuscirebbero a onorare i propri obblighi per la prima volta nella nostra storia”, aveva detto Yellen, avvertendo che, “sulla base delle nostre informazioni più recenti, l’esito più probabile sarebbe che il denaro e le misure straordinarie si esaurirebbero nel mese di ottobre”.

Borse in rialzo dopo elezioni in Germania

Francoforte guida i listini europei dopo il voto, avvio di settimana positivo per le Borse europee. A Milano brilla Diasorin, in calo A2a. Prosegue il rally del petrolio

27 Settembre 2021

L’esito incerto delle elezioni in Germania non spaventa la Borse europee che iniziano la settimana in positivo. A Milano il Ftse Mib apre le contrattazioni a +0,78%, a Francoforte il Dax a +1,07%, il Cac 40 di Parigi a +0,71%, l’Ibex 35 di Madrid a +0,32% e il Ftse 100 di Londra a +1,01%. Seduta interlocutoria per la Borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei che archivia la giornata piatto (-0,03%).

EVERGRANDE SOTTO LA LENTE

Gli investitori continuano a seguire la vicenda Evergrande in Cina, mentre continua il rally del petrolio, sulla prospettiva che le attuali forniture di greggio saranno insufficienti a soddisfare una domanda di energia in forte aumento. Il Wti ha superato i 75 dollari al barile, mentre il Brent è scambiato a 79,1 dollari al barile (+1,29%), sui massimi da quasi tre anni.

LE ELEZIONI IN GERMANIA

La Germania non ha un Cancelliere. I Social democratici del Spd di Olaf Scholz hanno ottenuto il 25,7% dei voti, secondo i risultati da confermare, battendo con uno scarto minimo i Cristianodemocratici di Angela Merkel, guidati adesso di Armin Laschet, che hanno raggiunto il 24,1%, facendo di fatto registrare un crollo. I Verdi mettono a segno il loro risultato migliore di sempre, con il 14,8%, diventando il terzo partito della Germania, seguiti dai liberali all’11,5%.

Fed, Powell prepara fine flebo monetaria. Aumentano i falchi: tapering alle porte e fino a sette rialzi tassi entro il 2024

23/09/2021

Per ora i mercati finanziari non sanno ancora quando il tapering verrà annunciato e, quindi, quando la Fed di Jerome Powell inizierà a ridurre gli acquisti di asset che effettua ogni mese per un valore di $120 miliardi; sanno però che il tapering verrà lanciato presto.E sanno che è aumentato il numero degli esponenti del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, che prevedono un rialzo dei tassi sui fed funds già l’anno prossimo. Non solo: dal dot plot si apprende che il Fomc ritiene che i tassi saranno alzati tra le sei e le sette volte entro la fine del 2024.

Per ora rimangono allo zero, nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%, come annunciato ieri dalla Commissione di politica monetaria della Fed (il Fomc, per l’appunto). E come da attese.

Niente di nuovo (solo in apparenza), visto che la Fed è stata chiara nel lanciare un preciso messaggio: il rialzo dei tassi avverrà dopo il tapering. E, visto che la data del lancio del tapering non è ancora nota, inutile temere ORA una stretta monetaria. Iniziare tuttavia a prepararsi per l’anno prossimo, in quanto il numero dei falchi che planano sulla Fed è in chiaro aumento.

Detto questo, nella giornata di ieri trader, economisti, strategist e investitori aspettavano indicazioni sul tapering, che però sono arrivate in modo poco chiaro. Nel comunicato ufficiale del Fomc si legge che “la Commissione ritiene che, se si continueranno a fare progressi in modo ampio come atteso, una moderazione nel ritmo di acquisti di asset (che avvengono con il piano di Quantitative easing della Fed) potrebbe essere presto giustificata”. Dunque, il tapering avverrà “presto”.

Maggiori informazioni, più che altro sulla durata, sono state fornite poi dal presidente della Fed Jerome Powell nella conferenza stampa successiva all’annuncio dei tassi:

“Sebbene nessuna decisione sia stata presa (in merito alla data del tapering), i partecipanti (al Fomc) hanno in generale ritenuto che, fino a quando l’economia rimarrà sulla giusta strada, un processo di tapering graduale che si concluda attorno alla metà dell’anno prossimo sia probabilmente appropriato”.

Tapering alle porte, ecco quando finirà la droga monetaria

Quindi, la flebo anti-pandemica che la Fed ha assicurato ai mercati e all’economia l’anno scorso, con il presentarsi dell’incubo Covid-19, dovrebbe concludersi entro la metà dell’anno prossimo. Basta QE anti-Covid, insomma.

Fine della droga monetaria, così come i più critici definiscono l’assist della banca centrale Usa alla finanza americana, che avviene attraverso lo shopping di bond.

Wall Street ha chiuso positiva, con il Dow Jones salito di oltre 300 punti, soprattutto in rialzo per la prima sessione delle ultime cinque, con un guadagno giornaliero record dal 20 luglio scorso. E’ vero che l’indice delle blue chip ha ritracciato dai massimi intraday, quando era volato di oltre 500 punti. Ma finalmente Wall Street ha mostrato una capacità di reazione positiva, dopo un settembre che ha confermato la sua cattiva reputazione, almeno per le borse.

Le parole della Fed sono state in parte confortanti: “Powell & Co hanno praticamente ammesso che l’economia americana è abbastanza forte da poter stare in piedi da sola e che la banca centrale può iniziare a rimuovere gli stimoli monetari che sta fornendo dall’inizio della crisi del Covid – ha commentato Chris Zaccarelli, chief investment officer di Independent Advisor Alliance, secondo quanto riportato dalla Cnbc. Che ha aggiunto che, “sebbene questo autunno potrebbero presentarsi altre turbolenze, siamo costruttivi sull’economia Usa in generale, e riteniamo che valga la pena acquistare ogni dip (ovvero posizionarsi sull’azionario acquistando titoli dopo un forte calo), in quanto i fondamentali sono ancora solidi e la recessione appare a questo punto distante di più di un anno”.

La Fed e i rialzi di Wall Street hanno avito un effetto positivo sull’azionario globale, come dimostra il trend delle borse asiatiche, dove si continua a monitorare il caso Evergrande. Bene anche le borse europee.

Nessun taper tantrum sui mercati, in apparenza: la prova è anche nel trend dei Treasuries Usa: dopo gli annunci della Fed i tassi a 10 anni sono scesi di 1,7 punti base all’1,307%, mentre quelli a 30 anni hanno ceduto 3,5 punti base all’1,822%. C’è da dire, tuttavia, che i tassi di breve termine hanno puntato verso l’alto.

“La curva si sta appiattendo…se nel 2023 ci saranno tre rialzi dei tassi e nel 2024 ce ne saranno altri tre, vorrà dire che la politica monetaria sarà più restrittiva rispetto a quanto previsto in precedenza”, ha commentato alla Cnbc John Briggs, responsabile della strategia macro globale presso head NatWest Markets.

Fed, dot plot hawkish: aumentano falchi pro-rialzo tassi in 2022

Nel suo commento giornaliero sui mercati finanziari Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, ha così scritto:

“Alle 20, lo statement ha riportato più o meno le modifiche attese. Si è sottolineato il recupero dei settori colpiti dalla pandemia, ma anche che la variante Delta ha frenato la ripresa. L’inflazione è stata definita “elevata”, anche se è rimasta intatta la notazione sui fattori transitori. La modifica principale è dove si riconosce che, se i progressi verso i target procedono come da attese, una riduzione del ritmo degli acquisti potrebbe rendersi necessaria “presto” (soon). In altre parole, se non cambia il quadro, il tapering inizierà a novembre. Rilevanti anche le modifiche alla Dot plot, con 9 membri su 18 che vedono almeno un rialzo dei Fed Funds l’anno prossimo (2 membri hanno cambiato idea, quindi ora la mediana è a metà) e 3 dei nove che ne vedono 2. Parecchio movimento anche nel 2023 con una mediana all’1%, e l’1,85% al 2024. In generale un outcome in linea con le attese, ma con la dot plot a dare un hawkish tilt. Li per li, però, il mercato non se ne è dato per inteso. Dopo un sussulto iniziale, i rendimenti e il dollaro hanno preso a calare, e l’azionario ha preso la via del rialzo, accompagnato dai metalli preziosi. E’ sembrata la reazione di un mercato sollevato perchè non vi sono state sorprese particolari in senso restrittivo, sorprese che però si aspettavano davvero in pochi. Il quadro è un po’ cambiato con la conferenza stampa, quando Powell ha aggiunto un po’ di dettagli allo scarno testo. Di fatto il Presidente ha chiarito senza mezzi termini che le condizioni per una riduzione del ritmo degli acquisti potrebbero essere centrate al prossimo meeting, e che il tapering potrebbe essere concluso entro metà del prossimo anno. I mandati su prezzi e occupazione sono praticamente raggiunti e vi è una larga maggioranza nel FOMC per agire”.

A scontare lo scenario comunque più hawkish della Fed – emerso soprattutto con il dot plot – è stato sicuramente il dollaro, che è salito al record in un mese nella sessione di ieri (Dollar Index a 93,526), spingendo l’euro verso importanti livelli di supporto. Al minimo dell’ultimo mese, l’euro è sceso fino a $1,1684 all’inizio delle contrattazioni asiatiche, a un passo dal minimo del 2021, pari a $1,1664, e non lontano dal supporto di $1,1602 che, se bucato al ribasso, secondo l’analisi tecnica potrebbe far scivolare la moneta unica fino a $1,14. Oggi l’euro è però in ripresa, e risale sopra quota $1,17, a fronte del trend del dollaro che, come ha fatto notare Sersale, ha iniziato a scendere.

Vale la pena esaminare  il dot plot, documento che raccoglie le previsioni sui tassi dei 18 membri del Fomc.

La nuova edizione indica che ora la commissione è divisa su un rialzo dei tassi già nel 2022, con 9 esponenti contrari e 9 favorevoli almeno a una stretta monetaria.

Non solo: per la fine del 2023, si prevedono dai tre ai quattro rialzi dei tassi, e da qui a entro la fine del 2024 se ne stimano tra i sei e i sette.

Lo scenario del dot plot ha portato i futures sui fed funds a scommettere così con una probabilità del 50% su un rialzo dei tassi a ottobre del 2022 e con una probabilità del 100% su un aumento dei tassi di 25 punti base a dicembre del 2022.

Dal dot plot emerge sostanzialmente che i tassi sui fed funds saliranno entro la fine del 2024 fino all’1,8%, ben oltre le attese dei mercati, a fronte di un tasso di lungo termine pari al 2,5%.

Fed, per il 2021 Fomc taglia stime Pil e alza outlook inflazione

Nella giornata di ieri, il Fomc ha diramato anche le nuove proiezioni sull’economia Usa: La Commissione prevede ora una crescita del Pil al ritmo del 5,9% nel 2021, rispetto al +7% stimato a giugno.

Rivisto invece al rialzo l’outlook per il 2023, dal +3,3% precedentemente atteso al +3,8%. Per il 2023, la crescita economica attesa è stata migliorata dello 0,1%, al 2,5%.

L’outlook della Fed conferma anche un’inflazione più forte rispetto alle stime di giugno.

L’inflazione core è vista salire al tasso del 3,7% quest’anno, rispetto al +3% precedentemente atteso. Includendo le componenti volatili rappresentate dai prezzi energetici e dei beni alimentari, il Fomc stima un tasso di inflazione generale al 4,2% nel 2021, rispetto al +3,4% previsto a giugno.

Per gli anni 2022-2023, l’inflazione core è attesa a +2,3% (rispetto al precedente outlook +2,1%), e al 2,2%, lo 0,1% in più rispetto alle precedenti previsioni.

L’inflazione generale è invece attesa al +2,2% per il 2022-2023, quasi in linea con le stime di giugno.

Le proiezioni della Fed sul tasso di disoccupazione Usa del 2021 sono state peggiorate. Per quest’anno, si prevede un tasso di disoccupazione di fine anno al 4,8%, in calo dall’attuale 5,2%, ma superiore al 4,5% previsto a giugno.

Detto questo, il presidente della Fed Jerome Powell ha precisato in conferenza stampa che non c’è bisogno di numeri incredibili sull’occupazione Usa per iniziare a ridurre la politica monetaria accomodante, dunque per lanciare il tapering.

“Per me, non è necessario un report occupazionale super solido, forte, da urlo – ha detto Powell – Sarebbe necessario un report sull’occupazione ragionevolmente positivo, per credere che il target sia stato centrato. Altri della commissione ritengono che l’obiettivo sia stato già centrato. Altri vorrebbero assistere a ulteriori progressi”.

Fed, Powell non la vede né come Roubini né come Jamie Dimon

Powell ha parlato sia di crescita sia della grande spina nel fianco degli investitori rappresentata dal timore che la banca centrale Usa stia ignorando l’allarme inflazione, se non il pericolo stagflazione, come ha avvvertito il professore di economia presso la New York University’s Stern School of Business e presidente di Roubini Macro Associates Nouriel Roubini, paventando crisi deflazionistiche del debito.

E come ha detto anche il numero uno di JP Morgan, il ceo Jamie Dimon, presentando la possibilità che la Fed sia costretta ad agire in modo forte l’anno prossimo, una volta ammesso il fatto che l’inflazione Usa NON ha un carattere transitorio.

Powell non la vede invece così, tanto che ieri ha detto che, pur riconoscendo che “i problemi che hanno colpito l’offerta si stanno confermando più forti e duraturi di quanto anticipato”, queste strozzature nella catena di approviggionamento che stanno facendo salire i prezzi e che sono state provocate a suo avviso dagli effetti della pandemia Covid-19, si smorzeranno, consentendo al tasso di inflazione Usa di tornare verso l’obiettivo della Fed, pari al 2%.

Inoltre, “le indicazioni sulle aspettative sull’inflazione di più lungo termine sono ancora in linea con gli obiettivi di più lungo periodo”, ha detto il timoniere della banca centrale Usa.

ING, inflazione non transitoria. Primo rialzo tassi a settembre 2022

Il team di ING guidato da James Knightley, responsabile economista globale, ha commentato quanto emerso dalla Fed con una nota, in cui ha scritto che, “con una inflazione che appare sempre meno transitoria, continuiamo a prevedere un aumento dei tassi nel settembre del 2022”.

“Continuiamo a pensare che l’inflazione sarà molto più persistente di quanto la Fed ritiene, a causa delle continue limitazioni che stanno colpendo la catena dell’offerta, e anche per la carenza di personale nel mercato del lavoro e per altre strozzature nella produzione, che è improbabile che migliorino in modo significativo entro la fine di quest’anno e, forse, anche entro buona parte dell’anno prossimo. Ciò – si legge nella nota dell’esperto – manterrà elevati i costi. Lo stesso Beige Book della Fed ha già avvertito che ‘diversi distretti hanno indicato che le aziende anticipano aumenti significativi dei loro prezzi di vendita nei prossimi mesi”.

Inoltre, “con l’ultima ondata del Covid che mostra segnali di indebolimento, prevediamo anche una riaccelerazione dell’attività fino al quarto trimestre, che porterà a nostro avviso più esponenti della Fed a sostenere un aumento dei tassi nel 2022 nel dot plot che verrà aggiornato a dicembre. Noi stimiamo un primo rialzo dei tassi nel settembre del 2002, seguito da un altro a dicembre”

Wall Street: DJ balza di quasi 500 punti nel post Fed. Novità da mercato lavoro Usa, tra i titoli buy su Salesforce

23/09/2021

Wall Street in rialzo per il secondo giorno consecutivo, all’indomani dell’annuncio del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed.

Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones balza di 471 punti (+1,37%), a 34.729 punti circa; lo S&P 500 fa +1,18% a 4.447 circa; il Nasdaq balza dello 0,96% a 15.040 punti.

Chi si aspettava un eventuale annuncio del tapering da parte della Fed sarà rimasto deluso. A fronte dei tassi sui fed funds che sono stati lasciati fermi, come da attese, nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%, il Fomc non ha dato alcuna informazione esatta su quando partirà la riduzione degli acquisti di asset, che avviene con il Quantitative easing per un valore di $120 miliardi al mese.

Nella conferenza stampa successiva all’annuncio, il numero uno della Fed Jerome Powell ha tuttavia precisato che “è probabilmente appropriato un processo di tapering graduale che si concluda attorno alla metà dell’anno prossimo”.

Il Fomc ha diramato inoltre le nuove stime sul Pil, sull’inflazione e sulla disoccupazione degli Stati Uniti. La Commissione prevede ora una crescita del Pil al ritmo del 5,9% nel 2021, rispetto al +7% stimato a giugno. Rivisto invece al rialzo l’outlook per il 2023, dal +3,3% precedentemente atteso al +3,8%. Per il 2023, la crescita economica attesa è stata migliorata dello 0,1%, al 2,5%.

L’outlook della Fed conferma anche un’inflazione più forte rispetto alle stime di giugno.

L’inflazione core è vista salire al tasso del 3,7% quest’anno, rispetto al +3% precedentemente atteso. Includendo le componenti volatili rappresentate dai prezzi energetici e dei beni alimentari, il Fomc stima un tasso di inflazione generale al 4,2% nel 2021, rispetto al +3,4% previsto a giugno.

Per gli anni 2022-2023, l’inflazione core è attesa a +2,3% (rispetto al precedente outlook +2,1%), e al 2,2%, lo 0,1% in più rispetto alle precedenti previsioni.

L’inflazione generale è invece attesa al +2,2% per il 2022-2023, quasi in linea con le stime di giugno.

Le proiezioni della Fed sul tasso di disoccupazione Usa del 2021 sono state peggiorate. Per quest’anno, si prevede un tasso di disoccupazione di fine anno al 4,8%, in calo dall’attuale 5,2%, ma superiore al 4,5% previsto a giugno.

Diffuso anche l’attesissimo dot plot, che è stato indubbiamente più hawkish del precedente: il numero di esponenti del Fomc che prevedono un rialzo dei tassi già l’anno prossimo è aumentato; inoltre, le previsioni dei membri del Fomc sono di rialzi dei tassi tra le sei e le sette volte entro la fine del 2024.

Ieri il Dow Jones ha chiuso la sessione della vigilia balzando di 338,48 punti a 34.258,32, lo S&P 500 ha guadagnato lo 0,95% a 4.395,64, il Nasdaq Composite è avanzato dell’1,02% a quota 14.896,85.

Dal fronte macroeconomico è stato diffuso oggi il report settimanale relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione, che sono salite la scorsa settimana a 351.000 unità, oltre le 320.000 unità attese e le 332.000 della settimana precedente.

Wall Street riceve un assist in queste ore anche dallo smorzarsi delle preoccupazioni su una eventuale crisi del mercato immobiliare cinese.

Oggi è il giorno in cui Evergrande dovrebbe pagare interessi per un valore di $83 milioni sulle obbligazioni denominate in dollari Usa a cinque anni che, secondo alcuni calcoli, avevano un valore iniziale, al momento della loro emissione, di $2 miliardi circa: valore che è poi crollato.

Il presidente del colosso sviluppatore immobiliare cinese ha rassicurato gli investitori, garantendo loro che avranno ciò che a loro è dovuto. Da segnalare che l’ansia per il rischio default per il pagamento di questi bond, che scadono nel marzo del 2022, ha fatto volare i rendimenti (delle stesse obbligazioni) al 560%, da poco più del 10% di inizio anno, stando ai dati di Refinitiv Eikon.

Sebbene il pagamento degli interessi sia dovuto oggi,
tecnicamente si può parlare di default soltanto se gli interessi non vengano versati entro i 30 giorni dalla scadenza.

Nel frattempo, le parole del presidente di Evergrande hanno rassicurato i mercati: il titolo Evergrande è balzato alla borsa di Hong Kong del 17% e la borsa di Hong Kong ha chiuso la sessione odierna rimbalzando di oltre l’1%.

A Wall Street stanno salendo soprattutto i titoli delle società che beneficiano del reopening delle economie post Covid, come Las Vegas Sands, che ha tra l’altro una grande esposizione verso la Cina,e Caterpillar.

In crescita anche i titoli energetici.

Le quotazioni di Salesforce avanzano del 4% dopo che la società di cloud ha rivisto al rialzo la guidance sul fatturato dell’intero 2022. Molto bene anche il titolo Darden Restaurants, sulla scia di un bilancio trimestrale solido.

Evergrande: la bolla immobiliare cinese sta per scoppiare?

Di Maria PaulucciSettembre 21, 202111

Dice: e che sarà mai, è in Cina, mica sta succedendo in Italia. Eppure, da un anno e mezzo circa siamo tutti alle prese con qualcosa che era in Cina e che poi ha rapidamente colonizzato il globo intero. I disastri finanziari non sono meno rapidi e, anzi, possono essere assai più efficienti di una pandemia nel propagarsi.

Teniamolo a mente mentre ci chiediamo cos’è Evergrande e perché, da qualche giorno a questa parte, se ne sta parlando.

Chi è Evergrande e perché se ne parla?

China Evergrande Group è un gruppo immobiliare cinese che è arrivato a totalizzare ben 305 miliardi di dollari USA di debiti. Giovedì 23 settembre scadranno i termini per il rimborso di 84 miliardi di dollari di interessi. Ma – e qui sta il problema – il gruppo China Evergrande non ha i soldi per soddisfare i suoi creditori.

Potete bene immaginare quale effetto stia avendo questa situazione sul titolo in Borsa: siamo a un -84% dall’inizio del 2021.
 
Il calo vorticoso di China EvergrandeFonte: Investing.com04/01/2126/01/2119/02/2115/03/2109/04/2103/05/2126/05/2118/06/2113/07/2104/08/2126/08/2117/09/2102468101214161820Ultimo prezzo in dollari di Hong Kong 
Perché se ne parla? Perché tutti i media da giorni ci stanno spiegando in lungo e in largo che un default della società non si ripercuoterebbe solo sull’economia cinese ma su tutti noi: a fare da cinghia di trasmissione i grandi investitori di tutto il mondo, che le obbligazioni cinesi se le son messe in portafoglio. E si sprecano i paragoni con il caso Lehman Brothers.

Come siamo arrivati a questo punto?

Noto in precedenza come Hengda, il gruppo China Evergrande fino a non molto tempo fa era il secondo gruppo immobiliare del Paese per vendite. La sua fondazione risale al 1997 e si deve a un’iniziativa di Hui Ka Yan, indicato agli inizi del 2020 da Forbes come la terza persona più ricca della Cina. Salvo poi scendere, a fine anno, alla decima posizione1.

Evergrande ha proliferato nel quadro dello spettacolare boom immobiliare cinese: pensate che ha portato a termine quasi 1.300 progetti commerciali, residenziali e infrastrutturali. Nel tempo ha diversificato il business, come si dice: non solo immobiliare ma anche cibo, assicurazioni sulla vita, tv e film, tempo libero.

Ha pure una sua squadra di calcio, la Guangzhou FC. E si è buttato pure sulle auto elettriche, fondando l’unità a ciò dedicata nel 2019: ma al momento non risulta sia stato messo in commercio alcun veicolo.

Il colosso sta affondando sotto una montagna di passività – per un totale di oltre 300 miliardi di dollari  dopo anni di prestiti raccolti per finanziare la sua rapida espansione. Il periodo “no” è iniziato nel momento in cui, nell’agosto del 2020, Pechino ha introdotto nuove misure per contenere il livello di debito totale dei principali operatori immobiliari2.

A questo punto, la palla è di nuovo nelle mani del governo centrale: permetterà al colosso di fallire oppure lo salverà in extremis? In queste ore sono in corso le trattative per scongiurare il default. Fatto sta che il settore immobiliare è uno dei principali motori della crescita cinese e il fallimento di una società così importante avrebbe enormi ripercussioni. Non solo, come detto, sull’economia e sulle piazze finanziarie del gigante asiatico.
 

L’altro crac: tutto cominciò con Lehman

Come siamo arrivati a questo punto? Per rispondere, dobbiamo ripartire da lì: e cioè da Lehman Brothers. Di fronte alla crisi finanziaria del 2008, il governo cinese approvò uno stimolo economico di 4 mila miliardi di yuan. Dal canto suo, la Banca Popolare Cinese ridusse in modo significativo i tassi d’interesse: dal 4% circa di giugno 2008 all’1% di inizio 2009.

E nel 2009 l’economia registrò un +9,4% rispetto all’anno precedente, al quale seguì un +10,6% nel 2010. Insomma, gli sforzi non furono vani. Ma una buona parte della crescita si dovette agli investimenti in infrastrutture e al settore immobiliare. Dove si fece abbastanza in fretta spazio la speculazione.

L’imponente iniezione di denaro, infatti, negli anni ha dato vita a intere città oggi fatte e finite ma sotto-abitate o completamente – e tristemente – disabitate. In un suo articolo sul quotidiano online IlGiornale.it, Fiamma Invernizzi già nel 2016 citava i casi della “Parigi cinese”, a pochi chilometri da Shanghai, “progettata per accogliere 100.000 abitanti” e “occupata da 2.000 persone”, o di Yujiapu, la “piccola Manhattan cinese”, eretta dal 2008 per diventare un centro finanziario da affiancare a Shanghai e Hong Kong. Ma la lista è lunga, come ricorda anche Il Post3.

In ogni caso, l’indebitamento di compratori e costruttori è salito nel tempo in modo importante. Per contrastare il surriscaldamento dell’economia in generale e del settore immobiliare in particolare, il governo ha iniziato a fare marcia indietro. Fino a quando, nell’estate del 2020, ha inaugurato la nuova politica delle cosiddette “tre linee rosse”, in riferimento ai tre criteri di controllo del debito, per evitare il sovraindebitamento degli imprenditori. Ulteriori misure sono poi seguite, così come altre sono state adottate in precedenza. L’obiettivo, a tutt’oggi, non è dei più semplici: sgonfiare la bolla senza farla scoppiare. E, soprattutto, senza far deragliare la crescita economica.

E se ora a detonare fosse proprio China Evergrande?

La bolla immobiliare cinese sta per esplodere?

Tutto questo, naturalmente, non sarebbe senza conseguenze: la Cina è attualmente la seconda economia al mondo dopo gli Stati Uniti4 (e punta al sorpasso) e nel quadro della sua produzione il comparto immobiliare ha un peso non indifferente. Ecco quindi spiegata l’ansia con cui anche chi non ha investito in China Evergrande sta seguendo l’evoluzione delle sue vicende: se crollasse un colosso come Evergrande, il mercato immobiliare potrebbe seguirlo più o meno a ruota, e con esso l’economia del Dragone.

Ed ecco che, per l’appunto, torna alla mente quanto avvenne negli Stati Uniti a metà settembre del 2008: Lehman Brothers che chiede il Chapter 11 e l’intera economia statunitense e mondiale che nel giro di poche settimane/mesi finisce in testacoda.

Anche allora, guarda caso, tutto partì dal settore immobiliare. Il ballo del mattone è bello, ma non bisogna strafare col ritmo.

In arrivo la pillola anti-Covid di Pfizer: protezione (e cura) senza vaccino

La casa farmaceutica ha iniziato la fase 2 della sperimentazione: potrebbe essere la spallata definitiva alla pandemia

Nuovo farmaco  di Antonio Cardarelli  23 Settembre 2021

Una pillola anti-Covid da prendere dopo la comparsa dei primi sintomi, ma efficace anche a scopo preventivo. Dopo aver messo a punto per prima il vaccino anti Covid-19, Pfizer potrebbe dare la spallata definitiva alla pandemia con questo nuovo farmaco attualmente in fase di sperimentazione. Se ne parlava già a inizio settembre, ma la scorsa settimana, nel corso della Conferenza sanitaria globale organizzata da Morgan Stanley, i vertici dell’azienda farmaceutica hanno fornito maggiori dettagli sul nuovo farmaco.

INIBITORE DI PROTEASI

Frank D’Amelio e Angela Hwang, CIO e presidente di Pfizer Biopharmaceutical, sono intervenuti per spiegare il funzionamento della pillola. Il trattamento è basato su un inibitore della proteasi, utilizzato con successo nel trattamento dell’HIV, che blocca l’attività di un enzima chiave che permette al coronavirus di replicarsi. La somministrazione del farmaco avviene in combinazione con una bassa dose di ritonavir. La tipologia di utilizzo del farmaco è paragonabile al Tamiflu, che viene preso quando compaiono i primi sintomi dell’influenza.

SPERIMENTAZIONE IN CORSO

Alla sperimentazione della pillola Pfizer, per ora chiamata PF-07321332, stanno partecipando 1.140 adulti che hanno contratto il Covid-19 ma non mostrano sintomi tali da richiedere un ricovero in ospedale. I dirigenti Pfizer hanno spiegato che il ciclo di trattamento per questi pazienti durerà 5 giorni a partire dai primi sintomi di infezione, quindi prima dell’eventuale ricovero in ospedale.

TRATTAMENTO DA 5 A 10 GIORNI

Si tratta, quindi, di una profilassi che, nelle intenzioni di Pfizer, sarà utile anche per chi è stato a stretto contatto con pazienti positivi: “Stiamo studiando cicli di prevenzione post-esposizione da 5 o da 10 giorni”, ha detto D’Amelio. I primi risultati della sperimentazione verranno resi noti il 26 novembre. Lo studio ha già superato la fase 1 di sperimentazione e, se approvato, questo farmaco potrebbe essere la soluzione per proteggere dal Covid anche le persone che non vogliono (o non possono) vaccinarsi.

La Fed prende tempo sul tapering, Wall Street reagisce positivamente

Powell ribadisce che gli acquisti di titoli verranno moderatamente ridotti, ma non indica tempistiche precise, mentre i tassi restano saldamente vicini allo zero con un primo rialzo possibile nel 2022

23 Settembre 2021 –

Nella prima riunione dopo la pausa agostana la Federal Reserve, come da attese, ha tenuto i tassi fermi ben ancorati vicino allo zero, ha ridotto le attese di crescita economica per quest’anno e ha confermato che inizierà a ridimensionare gli acquisti di titoli, che oggi viaggiano al ritmo di 120 miliardi di dollari al mese. Tuttavia, non ha fornito indicazioni specifiche né sulla tempistica del tapering né sulle sue dimensioni, anche se il mercato si aspetta che l’avvio del rientro dello stimolo potrebbe partire già quest’anno. Nel comunicato ufficiale del FOMC si afferma che, se i progressi economici proseguono come atteso, sarà presto appropriata una moderazione del ritmo degli acquisti di titoli.

NESSUNA DECISIONE ANCORA PRESA

In conferenza stampa, il Chairman Jerome Powell ha detto che la Fed è ‘pronta ad agire’, ma ha precisato che nessuna decisione è stata ancora presa, anche se i membri del FOMC ritengono che, nella misura in cui la ripresa economica resta in atto, un processo di tapering graduale con un orizzonte intorno alla metà del prossimo anno sia appropriato. In ogni caso, il FOMC ha votato all’unanimità di tenere i tassi di interesse fermamente ancorati vicino allo zero, stimando che un primo rialzo potrebbe arrivare entro il 2022, una volta concluso il tapering. Wall Street ha indubbiamente apprezzato le indicazioni della Fed consolidando in chiusura un rialzo intorno all’1% dei tre principali indici, che a questo punto sembrano essersi scrollati di dosso i timori legati al caso Evergrande.

FED PIU’ VICINA AI SUOI OBIETTIVI

Powell ha sottolineato che la Fed si sta avvicinando ai suoi obiettivi di ulteriori sostanziali progressi sia sul versante dell’inflazione che soprattutto su quello dell’occupazione, anche se non sono ancora stati raggiunti pienamente, soprattutto sul fronte del mercato del lavoro. Nell’ultimo aggiornamento delle previsioni, la Fed ha ridotto le attese di crescita e aumentato quelle di inflazione, portando la stima del PIL per quest’anno al 5,9% contro il 7% di giugno e innalzando l’attesa di aumento dei prezzi al 3,7% sempre per l’anno in corso contro il 3% stimato a giugno. Ma nel medio termine le attese sull’inflazione restano orientate a un rientro già nel 2022.

FIDUCIOSO SUL RECUPERO DELL’OCCUPAZIONE

Anche le proiezioni sull’occupazione sono diventate leggermente meno ottimiste, passando da una stima del tasso di disoccupazione a fine anno al 4,8%, dal 4,5% di giugno, ma Powell ha precisato che non servono numeri sorprendenti su questo fronte per procedere a una blanda uscita dalla politica monetaria ultra-accomodante. Per Powell, come per gli altri membri del FOMC, saranno sufficienti dati ragionevolmente positivi sulla creazione di posti di lavoro per giudicare che siamo sulla strada giusta.

Da Fed nessun annuncio su inizio tapering. Powell: ‘appropriato processo graduale che finisca a metà 2022’

23/09/2021

“E’ probabilmente appropriato un processo di tapering graduale che si concluda attorno alla metà dell’anno prossimo”. E’ quanto ha detto Jerome Powell, nella conferenza stampa successiva all’annuncio dei tassi della Federal Reserve, lasciati invariati come da attese nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%.

Nel comunicato del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, si legge che “la Commissione ritiene che, se si continueranno a fare progressi in modo ampio come atteso, una moderazione nel ritmo di acquisti di asset (che avvengono con il piano di Quantitative easing della Fed) potrebbe essere presto giustificata”.

Nessun dettaglio è stato tuttavia dato su quando questo processo inizierà. Powell ha detto per l’appunto che, “sebbene nessuna decisione sia stata presa, i partecipanti (al Fomc) hanno in generale ritenuto che, fino a quando l’economia rimarrà sulla giusta strada, un processo di tapering graduale che si concluda attorno alla metà dell’anno prossimo sia probabilmente appropriato”.

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