NATURAL GAS 4.0

Nuovo articolo e nuovo aggiornamento per questa importante Commodities di cui in questi ultimi 35 mesi abbiamo parlato più di una volta: NATURAL GAS.

NATURAL GAS 4.0

Le precedenti analisi ,per chi volesse approfondire ,sono state :

GAS NATURAL (PIANO B)

GAS NATURAL ( +50% ?)

GAS NATURAL 3.0

NATURAL GAS : TO BE OR NOT TO BE

Veniamo dalla precedente analisi , appunto NATURAL GAS : TO BE OR NOT TO BE nella quale si ipotizzavano due target rialzisti 4,8 e 5,0 entrambi come sapete perfettamente raggiunti.

NATURALGAS

Ora è necessario ,sicuramente ,fare il punto della situazione ,su un grafico di lungo periodo ,per valutare , ad oggi , con il Top raggiunto il 15 Settembre 2021 di 5,679 ,come siamo messi e sopratutto fare qualche ipotesi per il futuro.

Ed ecco quindi la situazione :

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Veniamo da 11 anni 11 di laterale , come potete vedere nel grafico e già questo è motivo scatenante per continuare a seguire con interesse il NATURAL GAS.

Gran parte di questo laterale ,come vedete, si è svolto sotto il Box chiave 3,5-5,5 .

Nel corso degli anni piu’ volte il GAS NATURAL ha tentato un ingresso nel Box 3,5-5,5 riuscendo anche a superare la resistenza di 5,50 , ma mai poi di fatto, ha confermato questo segnale rialzista.

Anche questa volta , il Top raggiunto il 15 Settembre 2021 di 5,679 ha rotto al rialzo il Box 3,5-5,5 rientrandoci poi nelle due sedute seguenti.

Quindi è già molto chiara LA MADRE DELLE RESISTENZE : 5,50

Al momento dell’emissione di questo articolo il NATURAL GAS quota 5,39

Basta ricordare quante volte la speculazione ha concretizzato dei -90% dai massimi di periodo a Wall Street per notare come il minimo a 1,55 sia precisamente -90% dai massimi di 15,50 (un classico degli algoritmi HFT come oramai i nostri lettori storici e nuovi ben sanno).

Se poi nel tempo si avesse la conferma del superamento di 5,50 dopo un laterale di 11 anni ci potrebbero essere ripercussioni rialziste non di poco conto .

Quali ?

Il NATURAL GAS potrebbe mettere a segno il pullback alla persa trend rialzista del canale evidenziato in azzurro (13,5) e a quel punto della mediana dello stesso collocata a 15,50.

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La cosa che ci insospettì molto (e che coincise nei tempi in maniera straordinaria proprio con la nostra analisi NATURAL GAS : TO BE OR NOT TO BE ) è stato l’acquisto da parte di W . Buffet di società con business GAS NATURAL e considerando il fatto che W. Buffet non è di sicuro l’ultimo arrivato ci confermò ,che forse ,l’idea di rivedere il GAS NATURAL battere i target 4,8-5,0 da 1,55 era cosa fattibile.

Ora però il GAS NATURAL è in una fase ancor piu’ importante di quando da 1,55 percorse con solite e canoniche scodate scaccia-retails il Box di Reverse Long che conoscete :

2,25-2,51-3,05-3,30-3,40/3,50-3,05-3,50-3,30-3,80-4,05-4,20-4,80/5,00

RIUSCIRA’ il GAS NATURAL dopo 11 anni di laterale a superare la fortissima resistenza di 5,5 questa volta in maniera concreta e definitiva e a raggiungere i target dovuti alla rottura rialzista del BOX 3,5-5,5 di 6,57,5 del Box 2,25-5,0 da quale è uscito 8,08,5 proseguendo poi nel tempo per i due pullback a 13,5/15,5 ?

Considerando il fatto che non c’è giorno in cui non si dica che l’INFLAZIONE non è un pericolo , che sia solo transitoria , da CONTRARIAN , verrebbe da rispondere di si.

Ma siccome SFI TRADING ADVISOR lavora per idee e studi step by step e alla loro verifica da parte del Mercato , attenderemo come sempre è stato e come sempre sarà , che sia il Mercato a rispondere alla domanda.

Perchè chi comanda la Giostra sono loro !

AD MAIORA !

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AGGIORNAMENTO 23 AGOSTO 2022

NATURAL GAS 10,001

NATURAL GAS 9,409 top 26 LUGLIO 2022

NATURAL GAS 9,655 top 8 GIUGNO 2022

NATURAL GAS 9,425(top 26-05-2022)

Immagine 2022-07-22 180042

10,5 quinto obiettivo avvicinato 08-06-2022

8,5 quarto obiettivo raggiunto 05-05-2022

8,0 terzo obiettivo raggiunto 18-04-2022

7,5 secondo obiettivo raggiunto 18-04-2022

6,5 primo obiettivo raggiunto 8-04-2022

S&P: prezzo del gas naturale si manterrà elevato nei prossimi due anni

03/05/2022

Il prezzo del gas naturale si manterrà elevato nei prossimi due anni, mentre i Paesi europei cercano di ridurre la propria dipendenza dal gas naturale di origine russa e di aumentare l’approvvigionamento di gas naturale liquefatto (LNG) dagli Stati Uniti. Così un report di S&P Global Ratings secondo cui inoltre, la riapertura dell’economia globale e la transizione energetica verso fonti di energia alternative continueranno a sostenere prezzi del gas più alti.
I prezzi del petrolio si manterranno volatili, poiché gli acquirenti del petrolio russo stanno guardando ad altre possibili fonti di approvvigionamento e le restrizioni UE entreranno in vigore il prossimo 15 maggio. Tuttavia, i lockdown in Cina continuano a controbilanciare le preoccupazioni sulla carenza di forniture dalla Russia.
Pur prevedendo che le stime più elevate sui prezzi porteranno nel breve termine a un miglioramento per i produttori di petrolio e gas a tutti i livelli di rating, S&P mantiene l’attenzione sulle politiche finanziarie degli emittenti investment-grade e sull’utilizzo che intendono fare di qualsiasi flusso di cassa aggiuntivo nei prossimi due anni. Molti emittenti speculative-grade hanno già profili di credito molto robusti, con rating bloccati in attesa di un miglioramento dei loro profili di rischio aziendale. Di conseguenza, S&P non si attende che eventuali cambiamenti sul breve termine dei prezzi oil&gas si traducano in upgrade diffuso del comparto E&P (exploration&production).

immagine-1GAS

Annotazione 2022-04-20 214250Annotazione 2022-04-13 171810

Annotazione 2022-04-16 132529

NATURAL GAS 6,461 (top 06-10-2021)

6,5 primo obiettivo praticamente raggiunto 6-10-2021

Annotazione 2022-03-07 001302

L’Italia rischia un nuovo lockdown, ma stavolta il Covid non c’entra. E’ per il gas

Lo spettro di un lockdown per ragioni economiche sta avanzando in Europa con il rischio di stop alle forniture di gas dalla Russia

di Giuseppe Timpone , pubblicato il 01 Aprile 2022 alle ore 15:45

Dopo i spiragli di pace tra Russia e Ucraina, puntuale è arrivata la delusione già nella giornata di mercoledì. Il Cremlino ha frenato sulla tregua militare, mentre dalla Duma arriva la richiesta che gli importatori paghino in rubli non solo il gas, bensì un po’ tutte le merci vendute dalle società russe, tra cui grano, fertilizzanti, carbone, metalli, legname e naturalmente il petrolio. Poiché i paesi europei hanno segnalato di non avere alcuna intenzione di passare ai pagamenti in rubli, il rischio più concreto è che Mosca sfrutti il rifiuto come pretesto per sospendere le forniture di gas. Il rinvio dell’ultimatum di Mosca non dovrebbe tranquillizzarci, perché è probabile che la richiesta di regolare gli scambi nella valuta russa si riaffacci tra qualche settimana.

Si tratterebbe di un’operazione estrema, dato che sarebbe benefico dell’economia russa continuare a ricevere quotidianamente circa 800 milioni di euro per le sole esportazioni di gas. Tuttavia, la guerra ha fatto saltare molte certezze, un po’ come la pandemia nel 2020. E se dopo due anni di Covid sembrava che ci fossimo messi alle spalle situazioni come il lockdown, adesso per Citi l’Italia ne rischia un altro, pur motivato dalla crisi energetica.

La Germania ha messo a punto un piano d’emergenza per affrontare un eventuale stop alle forniture di gas dalla Russia. Il ministro dell’Economia e vice-cancelliere, Robert Habeck, ha invitato cittadini e imprese tedeschi a ridurre i consumi di gas. Come ad avvertire che se non lo facessero in autonomia, sarebbero costretti a causa di un razionamento energetico federale. Qualcosa di simile potrebbe accadere in Italia, dove alcune settimane fa fu proprio il premier Mario Draghi a parlare di “razionamenti” nel caso la situazione si aggravasse.

https://00774b978f4c9278e845063564673aa5.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html

Lockdown per ridurre costi e consumi di energia

In realtà, non serve nemmeno arrivare a una situazione estrema come quella dell’azzeramento delle importazioni di gas dalla Russia. Già ai prezzi attuali, il costo dell’energia per le imprese italiane è diventato insostenibile. Il governo ha cercato di attutirlo con misure per circa 20 miliardi di euro (1,1% del PIL) tra l’autunno scorso e il decreto Energia di marzo. Tuttavia, sembra una goccia nel mare. Peraltro, il taglio delle accise di 25 centesimi al litro (30,5 centesimi, IVA inclusa) scadrà tra tre settimane. Rinnovarlo appare molto difficile, dati gli altissimi costi a carico del bilancio statale.

Rivolgersi al governo per chiedergli di sostenere gli aggravi al posto del settore privato è impossibile. Mettiamocelo in testa una volta per tutte. Semmai il governo potrebbe realmente attuare un piano di contingentamento dei consumi per famiglie e imprese. Sarebbe un ritorno alla tristemente nota “austerity” degli anni Settanta. I risparmi sarebbero ottenuti per il settore pubblico riducendo l’illuminazione nelle strade e spegnendo i condizionatori presso gli uffici pubblici. E per tagliare la domanda complessiva, così da tagliare le quotazioni, i paesi europei potrebbero mettersi d’accordo nel razionare anche i consumi dei privati. Un equilibrio difficile da trovare tra le esigenze quotidiane delle famiglie e quelle produttive delle imprese.

Non sarebbe un lockdown come siamo stati abituati negli ultimi due anni. La libertà di movimento delle persone non verrebbe meno, quella delle attività economiche sì. Negli anni Settanta, ai locali fu imposto di chiudere prima della mezzanotte per risparmiare luce. Qualcosa di simile potrebbe essere previsto anche oggi. E dopo le misure radicali patite a causa del Covid, non ci sarebbe più neppure sgomento. Per l’economia italiana, la certezza di scivolare nella sua seconda recessione in due anni, la quarta dal 2008.

Crisi energia: Germania si prepara al razionamento del gas

30/03/2022

La Germania ha attivato un piano di emergenza per gestire le forniture di gas, una mossa senza precedenti che potrebbe vedere il governo razionare il gas qualora ci fosse un’interruzione o un arresto delle forniture provenienti dalla Russia.
L’annuncio è il segno più chiaro ancora che l’Unione europea si sta preparando a tagliare le forniture dopo che il presidente Vladimir Putin ha chiesto che l’Europa e gli Stati Uniti paghino le esportazioni di gas in rubli. Questa richiesta, che è stata respinta dalle nazioni del G7, è una ritorsione per l’Occidente che ha imposto sanzioni paralizzanti alla Russia per la sua invasione dell’Ucraina.
Mosca non ha detto quando il cambio di valuta entrerà in vigore, ma ci si aspetta che sveli i suoi piani per i pagamenti in rubli domani. Con una potenziale crisi incombente, il ministro dell’economia tedesco Robert Habeck ha attivato la “fase di preallarme” di un piano di emergenza per il gas, il che significa che un team di crisi del ministero dell’economia, il regolatore e il settore privato monitoreranno le importazioni e lo stoccaggio. Habeck ha detto in una conferenza stampa che le forniture di gas della Germania sono state salvaguardate per il momento, ma ha esortato i consumatori e le aziende a ridurre il consumo, dicendo che “ogni chilowattora conta”. “Dobbiamo aumentare le misure precauzionali per essere preparati a un’escalation da parte della Russia”, ha detto Habeck.

Annotazione 2022-03-07 001302Annotazione 2022-03-03 081823GasGasGasGasgasgasgasGASAnnotazione 2022-01-12 172249

gas

gasnaturalGAS

gas

f o n d a m e n t a l e (dopo dichiarazioni di Putin) mantenere 5,50

ALTRA ELLISSE

Annotazione 2021-11-23 184947

2ndo Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 07-10 (5,40 min) (Spike a ripetizione)

3rzo Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 12-10 (5,168 min) (Spike a ripetizione)

4rto Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 20-10 (4,816 min) (Spike a ripetizione)

5nto Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 29-10 (5,500 min) (Spike a ripetizione)

6sto Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 02-11 (5,140 min) (Spike a ripetizione)

7mo Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 05-11 (5,55 min) (Spike a ripetizione)

8vo Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 15-11 (4,77 min) (Spike a ripetizione)

9no Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 18-11 (4,82 min) (Spike a ripetizione)

10mo Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 23-11 (4,88 min) (Spike a ripetizione)

11mo Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 30-11 (4,62 min) (Spike a ripetizione)

USCITO AL RIBASSO DALL’ELLISSE PICCOLA SEMPRE IN QUELLA GRANDE

12mo Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,461 06-12 (3,75 min) (Spike a ripetizione)

gas

ELLISSE

gas

GAS

GASNATURAL22

gas

NATURAL GAS 6,317 (top 29-09)

f o n d a m e n t a l e

Retest ex Resistenza Madre 5,50 da 6,317 30-09 (5,368 min)

Resta sopra 5,50

>5,50 secondo tentativo di uscire al rialzo dal Box 3,5-5,0 27-09

Nuovamente sul lato alto del Box 3,5-5,5

Top raggiunto il 15 Settembre 2021 di 5,679

Retest supporti 4,80/5,00 superato 21 Settembre 2021

Resta fuori dal Box che conoscete.

BOX 2,25-2,51-3,05-3,30-3,40/3,50-3,05-3,50-3,30-3,80-4,05-4,20-4,80/5,00

vedi aggiornamento precedente

Quindi sarà importante verificare come si comporterà il NATURAL GAS sui due importanti supporti facilmente individuabile in 4,80/5,00

Vi ricordiamo i tre Box del GAS NATURAL

BOX HFT 0,8 – 1,8 – 2,8 – 3,8 – 4,8 <—4,8 21-09-2021 retest 4,80 ok

BOX HFT 0,8-1,05-2,05-3,05-4,05

gas

NATURALGAS

gas

gas

BOX 2,25-2,51-3,05-3,30-3,40/3,50-3,05-3,50-3,30-3,80-4,05-4,20-4,80/5,00

gas

AGGIORNAMENTO 21 SETTEMBRE 2021

NATURAL GAS 4,80

Quindi sarà importante verificare come si comporterà il NATURAL GAS sui due importanti supporti facilmente individuabile in 4,80/5,00

Vi ricordiamo i tre Box del GAS NATURAL

BOX HFT 0,8 – 1,8 – 2,8 – 3,8 – 4,8 <—4,8 21-09-2021 retest 4,80 ok

BOX HFT 0,8-1,05-2,05-3,05-4,05

BOX 2,25-2,51-3,05-3,30-3,40/3,50-3,05-3,50-3,30-3,80-4,05-4,20-4,80/5,00

AGGIORNAMENTO 18 SETTEMBRE 2021

NATURAL GAS 5,05

La resistenza madre 5,5 ,nonostante top superiore a 5,697 del 15/09/2021 si dimostra ancora una volta come da 11 anni molto forte da superare , il close Weekly è a ridosso di area 5,00 lato alto del Box 2,25-2,51-3,05-3,30-3,40/3,50-3,05-3,50-3,30-3,80-4,05-4,20-4,80/5,00 e di 4,.80 lato alto dell’importante Box HFT 0,80-1,80-2,80-3,80-4,80 che il Gas Natural sta ritestando proprio dopo il top a 4,80/5,00-5,50 e 5,697.

Quindi sarà importante verificare come si comporterà il NATURAL GAS sui due importanti supporti facilmente individuabile in 4,80/5,00

Vi ricordiamo i tre Box del GAS NATURAL :

BOX HFT 0,8 – 1,8 – 2,8 – 3,8 – 4,8

BOX HFT 0,8-1,05-2,05-3,05-4,05

BOX 2,25-2,51-3,05-3,30-3,40/3,50-3,05-3,50-3,30-3,80-4,05-4,20-4,80/5,00

Ad oggi il GAS NATURAL ha rotto al rialzo tutti e 3 questi Box ma senza il consenso della Resistenza Madre 5,5 il rialzo non prosegue ,vedremo nelle prossime ottave come andranno le cose.

NEWS ARRIVATE DOPO IL NOSTRO ARTICOLO

Gas, accordo Usa-Ue su ‘Task Force For Energy Security’. Von der Leyen: ‘LNG americano sostituirà quello della Russia’

25/03/2022

Il presidente americano Joe Biden e la numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno annunciato la formazione di una task force congiunta volta a garantire la sicurezza energetica a favore dell’Ucraina e dell’Unione europea per i prossimi due inverni.

L’obiettivo principale è diversificare le forniture di gas naturale liquefatto in linea con i target fissati sul clima e di ridurre la domanda di gas naturale.

Dagli Stati Uniti all’Europa dipendente dal gas di Vladimir Putin arriveranno nel corso di quest’anno almeno 15 miliardi di metri cubi in più di LNG (gas naturale liquefatto), per fare in modo di recidere quel cordone ombelicale che continua a legare l’Europa alla Russia.

La “Task Force For Energy Security” sarà presieduta da un funzionario della Casa Bianca e da un funzionario della Commissione europea. Von der Leyen ha annunciato che, grazie all’accordo, “il gas naturale liquefatto americano sostituirà
quello della Russia”.

Ancora la numero uno della Commissione Ue: “Intendiamo ridurre questa dipendenza dai carburanti fossili russi e sbarazzarcene. Questo può essere possibile solo attraverso…ulteriori forniture di gas, incluse quelle americane. In quanto europei vogliamo diversificarci dalla Russia verso fornitori in cui abbiamo fiducia, che sono nostri amici, che sono affidabili”.

Nelle ultime ore il segretario Usa del dipartimento di energia Jennifer Granholm aveva già reso noto che gli Usa “stanno esportando ogni molecola di gas naturale liquefatto (LNG)” all’Europa.

Tuttavia, diversi economisti avvertono che il mercato globale rischia già un deficit dell’offerta e la stessa Granholm ha detto che “solo forme di energia pulita offrirebbero soluzioni valide di medio-lungo termine a questi tipi di sfide”.

Addio al gas russo: come (e a che prezzo) se la caverà l’Europa?

Di Maria Paulucci

Marzo 21, 2022

ECONOMIA, POLITICA E SOCIETA’

Mission impossible? Oppure possibilissima, magari agganciandola alla sfida (tosta, ma ormai ineludibile) della conversione alle fonti rinnovabili?

Quel che è certo è che, dopo l’avvio delle operazioni militari russe in Ucraina, la Commissione europea ha sbattuto la faccia in pieno – e molto malamente – contro la sua dipendenza dai combustibili fossili russi e sta quindi facendo i conti (conti che non è semplicissimo far tornare) con l’urgenza di ridurre drasticamente l’import dalla Russia.

In un report recentissimo e molto interessante, S&P Global Ratings si domanda come si metteranno le cose per i player europei del gas. Le premesse non sono incoraggiantissime (e neanche le conclusioni del report, a dir la verità). Perché?

Cominciamo col dire che, al momento, non esistono fornitori alternativi così determinanti da riuscire a sostituire i consistenti volumi provenienti dalla Russia. E alcuni settori industriali ad alta intensità energetica – come fertilizzanti, acciaio e carta – potrebbero dover optare per chiusure temporanee degli impianti. Nuovi lockdown, insomma, ma stavolta di matrice bellica e non pandemica. Con tutte le relative ricadute sul Pil dell’area euro.

Uscire dall’impasse: qual è il piano dell’Europa?

L’8 marzo la Commissione europea ha svelato le linee generali del suo piano per rendere il continente indipendente da petrolio e gas russo. La proposta si chiama REPowerEU e proverà ad applicare il concetto di diversificazione – di cui tante volte vi abbiamo parlato, discettando di portafogli d’investimento – alle forniture di gas.

Ma gli obiettivi sono persino più ambiziosi: si parla infatti di accelerare il lancio di gas rinnovabili (biogas, biometano, idrogeno verde e metano sintetico) e addirittura di sostituire il gas nel riscaldamento e nella produzione di energia.

Un piano decisivo per la sicurezza energetica dell’Europa, dice S&P Global Ratings nel suo report, ma che “potrebbe non essere facile da attuare”. Perché? Per una serie di motivi. Fra questi, il fatto che ci vorrà tempo per espandere la capacità di rigassificazione e che la maggior parte della produzione mondiale di gas naturale liquefatto è attualmente bloccata in contratti a lungo termine non destinati all’Europa. Ed è improbabile che ci siano grossi incrementi di fornitura prima del 2025-2026.

Ma quanto dipende l’Europa dal gas russo?

L’Unione europea importa il 90% del gas che consuma e, in media, circa il 40% arriva dalla Russia (45% nel 2021). Si tratta di circa 140 miliardi di metri cubi all’anno. Situazione molto diversa da quella del Regno Unito, che al contrario importa solo il 5% del suo fabbisogno totale di gas dalla Russia.

“Crediamo che, nel migliore dei casi, a parità di condizioni, l’Europa possa trovare circa 50 miliardi di metri cubi di gas altrove”. Ma resterebbe da riempire il non indifferente buco dei restanti 90 miliardi di metri cubi.

In ogni caso, secondo S&P Global Platts Analytics, le fonti più probabili quest’anno sarebbero (in ordine di probabilità):

• le importazioni internazionali di gas naturale liquefatto (25 miliardi di metri cubi);
• la riserva strategica italiana (4,6 miliardi di metri cubi);
• un potenziale aumento della produzione norvegese (10 miliardi di metri cubi);
• flussi aggiuntivi verso l’Italia da Algeria e Libia (rispettivamente, 10 e 4 miliardi di metri cubi);
• un aumento della produzione nei Paesi Bassi attraverso l’espansione della concessione sul giacimento di Groningen (2 miliardi di metri cubi).

Dare gas all’Europa: una sfida bella tosta

E ci dice bene che stiamo andando verso l’estate (e che comunque gli inverni, almeno alle nostre latitudini, non sono più rigidi come un tempo, quindi con una certa dose di ironia potremmo quasi dire “grazie tante, riscaldamento globale”).

Tuttavia, leggiamo ancora nel report, l’estate è di solito il momento in cui i Paesi ricostituiscono le loro scorte di gas per affrontare l’inverno successivo. E al momento il “magazzino” europeo è pieno per meno del 30%. Come facciamo ad arrivare a 100?

Finora, pare che Gazprom stia rispettando i suoi obblighi. Nell’ambito, tuttavia, delle quantità indicate negli accordi contrattuali. Nulla di più. E con la guerra in corso, il rischio di un’interruzione delle forniture – per danni alle infrastrutture in Ucraina, per uno stop del governo russo, per il rafforzamento delle sanzioni europee – è dietro l’angolo. Senza contare l’eventualità di un default: in quel caso, non si sa cosa potrebbe succedere alle consegne di gas in Europa.

E tuttavia, dopo l’impennata, il prezzo del gas intanto ha ripiegato.

Quali ricadute avrà la crisi energetica?

Potrebbe imprimere un’accelerazione al percorso intrapreso dall’Ue per passare alle rinnovabili. Il che potrebbe tradursi in un’opportunità molto interessante anche per le società di servizi, per quanto la conversione possa essere – non ce lo dobbiamo nascondere – anche molto dispendiosa.

“Rimaniamo cauti sul modo in cui l’Europa prevede di sostituire il gas russo”, dichiara quindi S&P Global Ratings. “Uno squilibrio tra domanda e offerta potrebbe continuare a spingere i prezzi oltre il 2025”. Non è escluso che l’Europa decida di dare priorità alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico accantonando l’imperativo della decarbonizzazione.

Cosa vuol dire? Due cose, essenzialmente. Nessuna delle due particolarmente amata dagli ambientalisti.

• Maggior uso di carbone e impianti di lignite.
• Riscoperta del nucleare.

Verso la riscoperta del nucleare?

“L’estensione della durata di vita degli impianti esistenti”, si legge nel report di S&P Global Ratings in riferimento al secondo punto, “potrebbe dare ai progetti sulle rinnovabili del tempo prezioso per espandersi e contribuire all’indipendenza energetica dell’Europa. Non a caso, la tassonomia Ue punta a includere il nucleare, sebbene a determinate condizioni.

E tuttavia, sul nucleare ci sono ancora fortissime resistenze. Dopo la catastrofe che ebbe luogo a Chernobyl la notte del 26 aprile 1986, l’Europa ha costruito ben poche centrali nucleari. In Italia abbiamo chiuso del tutto con questa fonte energetica. Il che significa, fra le altre cose, che da quasi quarant’anni non si coltivano le necessarie professionalità.

Vincere le resistenze e colmare questo gap non sarà facile come mandar giù una compressa di iodio, diciamo così.

Come ce la caveremo in questa situazione?

Intanto, l’intervento dei governi sarà essenziale per evitare bollette energetiche e distributori di benzina e gasolio a prezzi esorbitanti: i rischi sociali legati a questo tema stanno aumentando di brutto, soprattutto in quelle famiglie dove, già prima della crisi, le bollette rappresentavano una grossa fetta di reddito disponibile.

In ogni caso, i modelli di business di alcune reti infrastrutturali di gas potrebbero dover evolvere: pensiamo, per esempio, a chi possiede/gestisce le infrastrutture per il transito del gas dalla Russia, che secondo le intenzioni dovrebbero essere sempre meno utilizzate.

L’Ue potrebbe portare avanti progetti sul gas decarbonizzato (idrogeno e biometano), che potrebbero stimolare gli investimenti in nuove infrastrutture più velocemente di quanto attualmente previsto. Insomma, per gli operatori delle reti di gas può aprirsi un nuovo scenario di opportunità. Tenendo conto, comunque, che la riconversione richiede costi e comporta rischi: avete presente il Titanic, quando all’ultimo provò a deviare la sua rotta per schivare l’iceberg? Ecco.

Non resta che confidare nel fatto che, come recita una frase attribuita al genio di Albert Einstein, “nelle difficoltà riposano le opportunità”. Volendo, anche d’investimento per i nostri piccoli portafogli.

Tre soli paesi controllano il 70% del gas naturale che arriva in Europa

12/03/2022

Nel bel mezzo di una crisi energetica senza precedenti che sta investendo tutto il mondo, un grafico mostra come nel 2021, una grande parte dell’approvvigionamento europeo di gas naturale liquefatto (GNL) proveniva dagli Stati Uniti, dal Qatar e dalla Russia.

E’ l’U.S. Energy Information Administration che ha mostrato come combinati, questi tre paesi rappresentavano quasi il 70% delle importazioni totali di GNL dell’Europa. Gli Stati Uniti sono diventati la più grande fonte di GNL in Europa nel 2021, rappresentando il 26% di tutto il GNL importato dai paesi membri dell’Unione Europea (UE-27) e dal Regno Unito (UK), seguiti dal Qatar con il 24% e dalla Russia con il 20%. Nel gennaio 2022, gli Stati Uniti hanno fornito più della metà di tutte le importazioni di GNL in Europa per quel mese.

Le esportazioni di GNL dagli Stati Uniti verso l’UE-27 e il Regno Unito sono aumentate da 3,4 miliardi di piedi cubi al giorno (Bcf/d) nel novembre 2021 a 6,5 nel gennaio 2022. L’aumento delle esportazioni statunitensi di GNL è il risultato sia delle sfide di approvvigionamento di gas naturale in Europa sia delle notevoli differenze di prezzo tra il gas naturale prodotto negli Stati Uniti e i prezzi attuali negli hub commerciali europei.

I vincoli di fornitura del gas naturale in Europa e le basse scorte di stoccaggio dell’anno scorso hanno contribuito ai recenti aumenti delle esportazioni di GNL statunitense in Europa.

Prezzi gas naturale tornano salire, nuovo alert energetico da provincia cinese Liaoning

11/10/2021

Il global energy crunch tornano a surriscaldare i prezzi del gas. Il futures sul gas naturale scambia a $ 5,78 per milione di unità termiche britanniche (MMBtu), in rialzo del 3,8%.

Oggi la provincia cinese di Liaoning ha emesso il suo secondo alert di carenza di energia di livello più alto, il quinto in due settimane, avvertendo che il deficit potrebbe raggiungere quasi 5 gigawatt (GW).

A pesare in questi mesi è stato l’aumento della domanda a livello globale e l’offerta che fatica ad adeguarsi. La domanda è aumentata per diversi motivi, incluso il fatto che l’Europa ha avuto un inverno più freddo lo scorso anno e quindi le scorte di gas si sono assottigliate; in aggiunta è stato un anno negativo per la produzione eolica alimentando la dipendenza dal gas.

NATURAL GAS: the big bubble (con squali in allerta)

Scritto il 7 Ottobre 2021 alle 12:49 da Danilo DT

Un flash sul prezzo del gas naturale è dovuto vista la forte tensione su questa commodity.
Intanto la tensione sul natural gas è un po’ scemata a seguito delle dichiarazione di Putin, il quale ha aperto ad un aumento delle forniture di gas ai paesi europei.

Ci troviamo in una situazione di difficoltà a causa della particolare condizione in cui si trova l’Europa ormai da alcune settimane: le riserve di gas naturale sono ai loro minimi storici dal 2013, in una fase in cui i consumi stanno aumentando significativamente sia per l’arrivo della stagione fredda sia per la ripresa della produzione industriale, dopo i periodi più difficili della pandemia da coronavirus. Quindi carenza di gas che ha mandato in tilt il sistema ed ha fatto decollare il prezzo delle bollette.

La domanda che tutti si fanno è FINO A QUANDO questa bolla durerà e soprattutto se possiamo definirla momentanea.
PREMESSA: fate MOLTA MOLTA attenzione agli ETC sul natural gas ed al rollover che subiranno.
Detto questo, diventa molto interessante guardare la curva future perché mette perfettamente a fuoco la straordinarietà del momento.

FORWARD FUTURE CHART: Natural Gas

Il gas naturale resta a livelli molto alti ancora spot ma guardate poi che succede. Per facilitarvi la lettura, allego la “tavola” dei prezzi a termine. Il crollo sarà importante.

Quando la volatilità diventa così forte, occhio che gli squali fanno grandi affari. A danno dei pesciolini. Ed ecco quindi il motivo per cui prima vi mettevo in allerta sui prodotti derivati sul Natural Gas. E occhio anche prossime bollette che pagherete dell’energia. Ci saranno anche delle proposte interessanti, quantomeno interessanti ora. Ma lo saranno anche…poi?

La guerra del gas passa per la Germania e allarma tutta Europa

In Europa stiamo vivendo una vera guerra del gas, che ha come epicentro la Germania, ma con effetti in tutta l’Europa.

di Giuseppe Timpone , pubblicato il 07 Ottobre 2021 alle ore 10:26

L’allarme è scattato da settimane e già martedì scorso si è tenuto un vertice dei 27 capi di stato e di governo dell’Unione Europea per trovare una soluzione alla crisi energetica in corso nel Vecchio Continente. Il 21-22 ottobre, l’incontro si terrà a Bruxelles, dove la Commissione cercherà di fare il punto sulla “guerra” del gas. La presidente Ursula von der Leyen ha elogiato la Norvegia per avere aumentato le forniture all’Europa, aggiungendo che “lo stesso non può dirsi della Russia” e sostenendo che il taglio delle esportazioni di Mosca sarebbe “un fattore chiave” della crisi.Gazprom ha reagito stizzita, rispedendo al mittente le responsabilità. Per i russi, la crisi del gas in Europa dipende dalla confusa politica sulle energie rinnovabili. Fatto sta che i prezzi sono esplosi alle stelle e i governi temono di dover essere costretti a razionare i consumi nel caso di un inverno con temperature rigide. A quel punto, per non lasciare morire di freddo le famiglie in casa, a farne le spese sarebbero le imprese. Inevitabile il contraccolpo per l’economia, che si sta appena riprendendo dalla pandemia. Anzi, sembra che il rallentamento sia già in corso tra “colli di bottiglia” nella produzione di numerosi beni e boom per le quotazioni delle materie prime.I numeri sono numeri, però. Secondo quelli forniti dalla stessa Gazprom, le esportazioni di gas verso l’Europa attraverso la Bielorussia sono crollate del 70% nella settimana al 3 ottobre scorso rispetto alla precedente. Le forniture sono scese da 112 a 30 milioni di metri cubi. La Russia starebbe mantenendo gli impegni a lungo termine, secondo Bruxelles, non quelli relativi alle consegne imminenti. La ragione di quest’azione da parte di Mosca sarebbe essenzialmente geo-politica.La Russia gioca con le forniture di gaLa Russia sa di avere il coltello dalla parte del manico, dato che sul piano energetico l’Europa dipende dalle importazioni per oltre il 60% del suo fabbisogno. Ma con l’occupazione della Crimea nel 2014, Mosca è sotto embargo da USA e UE. A questo motivo di frizione se ne aggiunge uno ancora più decisivo: Nord Stream 2. Trattasi di un gasdotto che parte dal territorio russo, attraversa il Mare del Nord e raggiunge la Germania. E’ stato ormai completato e clamorosamente il presidente Joe Biden ha dato l’ok ai tedeschi per lo sfruttamento dell’infrastruttura. Ma l’authority tedesca Bundesnetzagentur ha avvertito nei giorni scorsi Gazprom che potrebbe essere multata, qualora iniziasse a rifornire la Germania prima che questa abbia ricevuto le dovute autorizzazioni da parte dell’authority europea per la Concorrenza.E questa è politica. La Commissione resta indecisa sul da farsi. Da un lato, è consapevole di avere bisogno del gas russo, dall’altro non intende mostrarsi debole verso quello che percepisce a tutti gli effetti come un suo “nemico”. Quale che fosse la decisione, sarebbe opinabile. Ma l’opzione che Bruxelles non può permettersi è l’indecisionismo. Temporeggiare con l’inverno alle porte è un suicidio da tutti i punti di vista. Peraltro, l’Europa possiede al momento scorte di gas pari solamente al 71% della capacità dei depositi di stoccaggio contro una media decennale del 92%. E con un inverno rigido, il dato crollerebbe ad appena il 4%. L’Italia è messa un po’ meglio, ma ciononostante risente dei rincari e deve importare l’80% del suo fabbisogno energetico. L’inverno sarà lungo e i governi pregano che almeno non sia freddo.Mercoledì pomeriggio, la presa di posizione del presidente Vladimir Putin, che ha annunciato di voler stabilizzare il mercato dell’energia. Per tutta risposta, le quotazioni del gas sono precipitati sul mercato britannico e nel resto d’Europa rispetto ai massimi toccati nel corso della seduta.Il Cremlino ha lasciato intendere che le forniture di Gazprom all’Europa potranno salire ai massimi storici. Un aiutino, che Bruxelles non potrà non ricambiare.

Fluttuazioni record del prezzo del gas UE: in poche ore passa da +40% a -4%

06/10/2021

Volatilità record sul gas europeo. Il futures con scadenza novembre sul gas TTF olandese, l’hub europeo più liquido, stamattina era schizzato ha fino a +40% toccando un nuovo record di 162,125 euro per megawattora dopo aver chiuso in rialzo del 20% ieri. Poi si è innescato un forte ritracciamento con quotazioni tornate addirittura in negativo (attualmente -4,4% a 110,9 euro per megawattora.

Il boom repentino dei prezzi del gas srischia di impattare sulla ripresa economica europea e Bruxelles intende intervenire con decisione. La commissaria all’Energia dell’UE, Kadri Simson, ha annunciato oggi che la Commissione europea proporrà una riforma del mercato del gas nell’Ue entro la fine dell’anno. Intervenendo all’Europarlamento oggi a Strasburgo, la Simson ha rimarcato che verranno esaminate le questioni relative allo stoccaggio e alla sicurezza dell’approvvigionamento. “Altre idee sono state avanzate dagli Stati membri e dagli europarlamentari, come forme di acquisto congiunto di riserve di gas di emergenza: le stiamo analizzando tutte”, ha aggiunto.

Il premier italiano Mario Draghi si è detto favorevole all’ipotesi di un consorzio europeo per lo stoccaggio del gas.”Certamente – ha affermato Draghi – reputo una cosa molto positiva non farsi trovare impreparati rispetto a picchi dell’energia che non hanno solo conseguenze sull’economia ma anche sulla distribuzione, sulla diseguaglianza”.

Putin interrompe corsa folle del gas: assist di Mosca all’UE e prezzi in ritirata dopo +60% in 2 giorni

06/10/2021

Interviene Wladimir Putin in prima persona per placare le tensioni record sui prezzi del gas. Dopo che in mattinata i prezzi del gas Ue avevano raggiunto livelli record con balzi nell’ordine del 60% in due giorni, il presidente russo ha detto che il suo paese è pronto a fornire più gas naturale per far fronte alla crescente crisi energetica. Mosca aumenterà le forniture di gas all’Europa, incluse quelle che passano attraverso il territorio ucraino, in risposta alla scarsità di offerta.

La Russia è l’unico paese in grado di aiutare in maniera tangibile l’UE dove la carenza di gas è maggiore. Tuttavia, il gasdotto Nord Stream 2 appena completato, che Gazprom utilizzerebbe per tali flussi aggiuntivi, è ancora in attesa di certificazione da parte delle autorità di regolamentazione tedesche prima di poter inviare gas.

Fluttuazioni record del prezzo del gas UE

Intervento di Putin che ha permesso al prezzo del gas di ritracciare velocemente e adesso viaggiano in calo sia il futures sul gas TTF olandese, l’hub europeo più liquido, sia il futures sul gas naturale Gas naturale quotato a New York.

Il futures con scadenza novembre sul gas TTF olandese stamattina era schizzato fino a +40% toccando un nuovo record di 162,125 euro per megawattora dopo aver chiuso in rialzo del 20% ieri. Poi le parole di Putin hanno innescato un forte ritracciamento con quotazioni addirittura in negativo (attualmente -4,4% a 110,9 euro per megawattora). Calo nell’ordine del 7% a $ 5,90 per il futures sul natural gas quotato a NY.

UE in allerta, verso riforma mercato gas entro fine anno 

Il boom repentino dei prezzi del gas rischia di impattare sulla ripresa economica europea e Bruxelles intende intervenire con decisione. La commissaria all’Energia dell’UE, Kadri Simson, ha annunciato oggi che la Commissione europea proporrà una riforma del mercato del gas nell’Ue entro la fine dell’anno. Intervenendo all’Europarlamento oggi a Strasburgo, la Simson ha rimarcato che verranno esaminate le questioni relative allo stoccaggio e alla sicurezza dell’approvvigionamento. “Altre idee sono state avanzate dagli Stati membri e dagli europarlamentari, come forme di acquisto congiunto di riserve di gas di emergenza: le stiamo analizzando tutte”, ha aggiunto.

Il premier italiano Mario Draghi si è detto favorevole all’ipotesi di un consorzio europeo per lo stoccaggio del gas.”Certamente – ha affermato Draghi – reputo una cosa molto positiva non farsi trovare impreparati rispetto a picchi dell’energia che non hanno solo conseguenze sull’economia ma anche sulla distribuzione, sulla diseguaglianza”.

Prezzo gas europeo fuori controllo: +40% oggi e UE cerca disperatamente contromisure per evitare paralisi produzione industriale e stop crescita

06/10/2021

Impennata senza soste per il prezzo del gas in Europa. Il futures sul gas TTF olandese, l’hub europeo più liquido, è salito oggi fino a +40% toccando un nuovo record di 162,125 euro per megawattora dopo aver chiuso in rialzo del 20% ieri. Il benchmark equivalente del Regno Unito è salito fino a +39%, raggiungendo un record di 407,82 pence a therm.

Ue annuncia riforma mercato gas entro fine anno

La crisi dell’offerta a livello regionale non molla la presa e l’Unione europea sta cercando di mettere in atto un’azione rapida al fine di evitare che la crisi energetica danneggi la ripresa economica. La commissaria all’Energia dell’UE, Kadri Simson, ha annunciato oggi che la Commissione europea proporrà una riforma, del mercato del gas nell’Ue entro la fine dell’anno. Intervenendo all’Europarlamento oggi a Strasburgo, la Simson ha rimarcato che verranno esaminate le questioni relative allo stoccaggio e alla sicurezza dell’approvvigionamento. “Altre idee sono state avanzate dagli Stati membri e dagli europarlamentari, come forme di acquisto congiunto di riserve di gas di emergenza: le stiamo analizzando tutte”, ha aggiunto.

Sempre più società fermano la produzione, sale rischio razionamento elettrico

L’impennata dei prezzi del gas negli ultimi mesi è dettata in primo luogo da un’offerta limitata che non riesce a raggiungere il rimbalzo della domanda. I costi altissimi minacciano di aumentare l’inflazione e iniziano a pesare sulla produzione industriale. In Europa sta infatti aumentando il numero di società costrette a tagliare la produzione a causa dei prezzi elevati di gas, carbone e elettricità, con molte aziende che iniziano a temere l’ipotesi di un razionamento elettrico.

A questo si aggiungono le previsioni di un autunno rigido con clima più freddo atteso nelle parti settentrionali dell’Europa la prossima settimana. Le temperature in tutta l’Europa continentale sono destinate a scendere al di sotto dei livelli normali entro mercoledì prossimo, secondo The Weather Co.

Europa, il ponte del gas diventa carissimo nell’era della transizione energetica

05/10/2021

Un ponte costosissimo per l’Europa. I rincari osservati sul prezzo del gas nel Vecchio Continente potrebbero non essere il segnale di un fenomeno passeggero. Ad analizzare la situazione e dettagliare il trend in atto è un report di S&P.

Sembra infatti difficile che una soluzione al divario tra domanda e offerta sul gas in Europa venga trovata in tempi brevi. Si tratta di problematiche strutturali come la dipendenza dall’import europea e la crescente esposizione al mercato globale del gas alle prese con le incertezze tecniche e regolatorie legate alla transizione energetica.

Dunque il cosiddetto ponte del gas dell’Europa nell’era della sostenibilità ambientale potrebbe diventare particolarmente costoso. Almeno stando all’analisi fornita dagli esperti in questa fase.

Fabbriche cinesi a corto di energia

Energy crunch  di Antonio Cardarelli  30 Settembre 2021 – 13:13

Né Evergrande né inflazione, la vera minaccia per la ripresa economica globale arriva dalla crisi energetica che sta colpendo la Cina, e l’aumento del prezzo del gas naturale non aiuta

Mentre il mondo ha ancora gli occhi puntati sul caso Evergrande e sull’aumento dell’inflazione, dalla Cina sembra arrivare una nuova minaccia per l’economia: l’energy crunch. Ovvero, per dirla in italiano, la carenza di energia che sta costringendo la “fabbrica del mondo” a fermare o rallentare la produzione. Un blocco che non poteva arrivare in un momento meno adatto, proprio mentre l’economia mondiale si sta riprendendo dal Covid-19 e ha bisogno di merce per far fronte alla domanda.

COLLI DI BOTTIGLIA

Con le fabbriche a regime non si riusciva già a rifornire i mercati di beni, i famosi “colli di bottiglia” che hanno provocato un aumento dell’inflazione. Figurarsi ora, con gli stabilimenti del Nord Est della Cina costretti a razionare l’elettricità e rallentare la produzione. I primi effetti sono già evidenti: i fornitori di Tesla e Apple, per esempio, hanno dovuto interrompere la produzione per qualche giorno.

INDICI PMI SOTTO QUOTA 50

A farne le spese sarà innanzitutto l’economia cinese, già alle prese con il crollo del colosso immobiliare Evergrande, che probabilmente dovrà tagliare le stime per il Pil se la crisi energetica non verrà risolto al più presto. Non a caso, per la prima volta dal post pandemia, il Pmi manifatturiero cinese è sceso inaspettatamente a 49,6 punti (contro attese di 50,1) che significa un’economia in contrazione. L’aumento del prezzo del gas naturale, che oggi sale del 2%, non è un fattore che può aiutare a superare questa crisi poiché a cascata provoca un aumento dei prezzi dell’energia. E c’è già chi pensa, tra le multinazionali che avevano delocalizzato in Cina, di spostare le fabbriche in altri paesi.

LE CAUSE

Ma a cosa è dovuto l’energy crunch che rischia di mandare al tappeto la ripresa economica post Covid-19? Alla base della crisi energetica c’è un mix composta da due elementi: scarsità di carbone e restrizioni del governo cinese sulle emissioni. Per far fronte alla poderosa ripresa post pandemica, molti produttori di energia hanno esaurito prima del previsto le scorte di carbone disponibili. Inoltre, diverse province hanno tagliato l’utilizzo delle materie prime fossili per centrare l’obiettivo governativo della riduzione delle emissioni. Un cocktail ad alto rischio che oltre a bloccare gli stabilimenti sta lasciando al buio anche milioni di famiglie cinesi.

Benvenuti nel Global Energy Crunch. Goldman Sachs ancora più bullish su petrolio

27/09/2021

La preoccupazione che di petrolio e di gas naturale ce ne sia sempre di meno in giro per il mondo continua a ossessionare gli investitori, tanto che Goldman Sachs rivede al rialzo il proprio outlook sui prezzi.Il Brent balza fino a +1,5% a $79,23 al barile, dopo aver concluso la settimana scorsa con il terzo guadagno consecutivo su base settimanale. Il WTI scambiato a New York balza anch’esso fino a +1,5%, a $75,09 al valore più alto da luglio, dopo aver incassato il quinto rialzo settimanale consecutivo.Entrambi i contratti oscillano attorno ai massimi dal 2018. E le stime rimangono decisamente bullish, in un momento in cui economisti e analisti temono che l’offerta delle commodities non riesca a stare al passo con il balzo della domanda post reopening post pandemia Covid-19.

Benvenuti nel Global Energy Crunch, ovvero nel New Normal post pandemico caratterizzato dalla contrazione dell’offerta di energia.

Nne sanno qualcosa gli italiani, ma non solo, che hanno già subìto lo shock bolletta, che tra l’altro il governo Draghi sta cercando di arginare, a causa del boom dei prezzi del gas naturale che ha colpito e che si prevede colpirà ancora diversi paesi europei.

Global Energy Crunch + Cina: problemi per Tesla e Apple

Ma il fenomeno è talmente globale che arriva in queste ore la notizia di alcuni fornitori di Apple e Tesla che sono stati costretti a interrompere la produzione.

Reuters ha comunicato che diversi gruppi fornitori dei due giganti hanno sospeso la produzione in alcune fabbriche cinesi, e anche per diversi giorni, in linea con i diktat del governo di Pechino, che ha imposto limiti più stringenti al consumo di energia:questi stop rischiano ora di mettere a rischio la catena di approviggionamento di società attive nel mondo hi-tech, proprio nell’alta stagione dei prodotti elettronici.In particolare la società fornitrice di Apple Unimicron Technology ha comunicato l’alt della produzione di tre sue sussidiarie cinesi dalla giornata di ieri fino al prossimo 30 settembre, “al fine di rispettare la politica di limitazione di elettricità dei governi locali”.  Il gruppo taiwanese ha però rassicurato di non prevedere un impatto significativo dallo stop, visto che altre fabbriche colmeranno il gap.Eson Precision, divisione del colosso taiwanese Hon Hai Precision Industry (Foxconn), ha annunciato che nelle sue fabbriche situate nella città cinese di Kunshan, l’alt, entrato in vigore da ieri, durerà fino al prossimo venerdì.Concraft Holding , altro fornitore per gli iPhone di Apple proprietario di impianti manifatturieri nella città di Suzhou, interromperà inoltre la produzione per cinque giorni, fino a mezzogiorno di giovedì.nterpellati da Reuters, i produttori di chip United Microelectronics Corp (UMC) e Taiwan Semiconductor Manufacturing hanno risposto di non prevedere conseguenze sulla produzione dei loro impianti cinesi, in quanto, ha detto per esempio UMC, “la nostra fabbrica Hejian a Suzhou sta al momento operando al massimo della sua capacità produttiva”. E altre due fonti vicine al dossier hanno riferito a Reuters che le aziende di Kunshan di Foxconn hanno assistito a un impatto “molto contenuto” sulla produzione e che Foxconn ha effettuato “aggiustamenti” soltanto lievi all’utilizzo della capacità.Fatto sta che di global energy crunch se ne parla sempre di più, a giustificazione, anche, del boom dei prezzi del petrolio, sulla scia delle preoccupazioni sulla disponibilità dell’offerta dell’oro nero.

Petrolio: Goldman Sachs rivede stime fino a +$20

E così Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le previsioni sui prezzi del petrolio Brent e WTI, motivando la decisione con la convinzione che il mercato passerà da un “mercato ciclico a uno strutturalmente bullish”.

“Prevediamo che questo rally continuerà, con le nostre stime di fine anno per il Brent a $90 al barile, rispetto agli $80 al barile precedenti”.

I prezzi, secondo gli analisti, potrebbero oscillare attorno ai $90 al barile tra i mesi di dicembre e gennaio.

Per il contratto WTI, l’outlook per la fine del 2021 è stato migliorato a $87 al barile, con la media per il 2022 portata a $78 dai precedenti $72 e la media per il 2023 aumentata da $62 a ben $82 al barile. Un upgrade notevole, quest’ultimo, pari a ben 20 dollari.

LEGGI Outlook petrolio 2022: ‘con Opec+ sotto $60. Ma c’è chi lancia alert $200 con roadmap AIE su emissioni zero

Così si legge nella nota di Goldman Sachs:

“Sebbene sia da tempo che abbiamo una view bullish sul petrolio, l’attuale deficit dell’offerta di petrolio rispetto alla domanda è più ampio di quanto atteso, con la ripresa della domanda globale dall’impatto di Delta (variante Delta) più veloce rispetto al nostro outlook – che è superiore rispetto a quello del consensus -, e a fronte di un’offerta globale che rimane inferiore alle nostre stime, -che sono inferiori a quelle del consensus-“.Il contratto sul petrolio WTI ha chiuso la sessione di venerdì scorso a $75 al barile, dopo ben cinque settimane di guadagni. Tra i fattori bullish, c’è il calo delle scorte, con quelle made in Usa vicine al minimo in tre anni.I prezzi del petrolio sono volati di oltre l’80% nell’ultimo anno, prezzando l’uscita dell’economia dalla quarantena, che ha fatto balzare la domanda di beni e servizi da parte dei consumatori.Dall’altro lato, c’è l’alleanza Opec+, che sta rilasciando il petrolio crude precedentemente tagliato in modo solo graduale, contribuendo a far persistere, in questo modo, la contrazione dell’offerta.

Il rapporto mensile dell’Opec

Energia: per S&P l’impennata dei prezzi in Europa continuerà fino al 2023

20/09/2021

Il costo dell’energia è un tema che sta ricevendo una notevole attenzione mediatica, anche sul piano politico, e tutti gli indicatori lasciano presagire un aumento ulteriore dei prezzi fino al 2023. A rivelarlo è stato il nuovo studio di S&P Global Ratings (“S&P”) intitolato The Energy Transition And What It Means For European Power Prices And Producers: September 2021 Update, che si è concentrato appunto su quella che è la situazione nel Vecchio Continente.

Per l’Italia, nonostante i grandi cambiamenti attesi nei prossimi anni con produzione di rinnovabili (eolico e solare) destinata a raddoppiare entro il 2030, l’agenzia di rating ritiene che i prezzi dell’energia elettrica in Italia rimarranno superiori a quelli medi dell’Europa occidentale fino al 2025 complice la bassa offerta strutturale.

Prezzi post-Covid

prezzi dell’energia in Europa hanno registrato un rimbalzo più forte del previsto nel 2021. Tale crescita fa seguito a un calo di oltre il 20% nel 2020, in un contesto di lockdown e di indebolimento dell’economia; il miglioramento è derivato principalmente da un’impennata dei prezzi del gas e, in misura minore, dei prezzi del carbonio, che raggiungono un massimo storico di quasi 60 euro a tonnellata.

L’offerta contratta

In particolare, S&P ritiene che i prezzi dell’energia continueranno ad aumentare nel 2022-2023, anche a causa di una contrazione dell’offerta. Gli obiettivi ambientali più ambiziosi dell’Europa accelereranno le dismissioni nella produzione di energia termica e nucleare, la quale non potrà essere interamente compensata dalle fonti rinnovabili per i prossimi tre anni, portando a una maggiore volatilità dei prezzi legata al clima nel medio termine.

Il mercato ringrazia

A livello generale, gli operatori energetici europei beneficeranno di questo contesto di prezzi elevati. Questo perché i loro portafogli di generazione sono quasi completamente coperti per quest’anno, dopodiché beneficeranno di prezzi più alti, supportando così gli investimenti nella transizione energetica. Ciò è positivo anche per lo sviluppo di un mercato europeo degli accordi di acquisto di energia (PPA) per le energie rinnovabili, grazie a prezzi d’esercizio favorevoli e buoni margini, sebbene aumenti la pressione sui produttori con portafogli di generazione limitati.

I rischi politici

Tuttavia, un costo elevato dell’energia implica anche un aumento dei rischi politici per le società di servizi. Quest’ultimo aspetto si riferisce in particolare alla necessità di tenere in considerazione la sicurezza dell’approvvigionamento e l’accessibilità economica. Si inizia dunque ad assistere a interventi politici atti a limitare un aumento delle bollette energetiche, come in Spagna, con proposte di claw back, o il trasferimento di alcuni costi energetici nella fiscalità generale, come in Italia. Perché gestire l’impatto sociale della transizione energetica è un pilastro fondamentale delle politiche climatiche europee.

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