Video Analisi con commento : Mercati Finanziari Up Date al close weekly del 25-03-2022

Importante aggiornamento a 3 settimane esatte dal precedente del 5 Marzo 2022

Mercati Finanziari Up Date al close weekly del 25-03-2022

Questo Up Date è il naturale proseguimento delle analisi precedenti :

Video Analisi con commento : Mercati Finanziari Up Date 5-03-2022

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Wall Street vola, ecco cosa è piaciuto del Jobs Report. Il 13 settembre il dato clou che indirizzerà la Fed

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Mercati tonici in scia ai dati emersi dal report occupazionale Usa. Il rallentamento della creazione di posti di lavoro (+315 mila dai +528mila precedenti) era ampiamente atteso (consensus era +30 mila), ma abbinato all’aumento a sorpresa della disoccupazione al 3,7% ha alimentato le aspettative di una Fed più cauta nell’alzare i tassi.

Al momento i principali indici di Wall Street segnano oltre +1% e l’Europa fa molto meglio con rialzi nell’ordine del 3% per Dax e Ftse Mib. “I mercati hanno assimilato l’aumento della disoccupazione come un primo segnale di indebolimento dell’economia statunitense che indurrà la FED ad abbassare i tassi di interesse nel futuro per evitare una recessione”, argomenta Federico Vetrella, Market Strategist di IG Italia, che vede comunque la Fed continuare ad agire aggressivamente sui tassi di interesse nel breve termine fino a che non registrerà un consistente allentamento dell’inflazione.

Adesso lo sguardo si sposta agli appuntamenti delle prossime settimane. “Per la Fed rimane aperta l’ipotesi 50/75 pb nel meeting del 21 settembre. Decisivo sarà il dato sull’inflazione di agosto in pubblicazione il 13 settembre”, asserisce Antonio Cesarano, Chief Global Strategist, Intermonte.

C’è poi da guardare la componente salari, che segnano una salita su base annua del 5,2%, meno del +5,3% previsto e in linea con il +5,2% precedente. “In passato, il livello critico preso come riferimento dalla Fed quale segnale di un surriscaldamento dell’economia è stata una crescita annua dei salari del 4%. Al momento, siamo ancora vicini al 6%. È un’ottima notizia per la busta paga, ma è anche una delle cause principali dell’inflazione dilagante che stiamo vivendo”, spiega Callie Cox, US investment analyst di eToro.

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Generali Investments riduce l’esposizione alle azioni, nessuna fretta di inseguire i rimbalzi

Vincent Chaigneau, Head of Research di Generali Investments, spiega che la guerra Russia-Ucraina ha esacerbato i rischi chiave del 2022: caro energia e politiche monetarie restrittive

 di Virgilio Chelli  5 Aprile 2022 07:50
La guerra Russia-Ucraina ha esacerbato notevolmente due dei rischi chiave del 2022, vale a dire prezzi dell’energia molto più alti e politiche più restrittive da parte delle banche centrali. Di qui la decisione di ridurre l’esposizione azionaria, senza alcuna fretta di inseguire il forte recupero dai minimi di inizio marzo. L’azionario infatti affronta significativi ostacoli, non da ultimo il rallentamento globale e banche centrali che si attengono a loro politiche restrittive.

 

 

ALLOCAZIONI SETTORIALI EQUILIBRATE

Sono le conclusioni dell’asset allocation di Generali Investments per il secondo trimestre 2022 spiegate da Vincent Chaigneau, Head of Research di Generali Investments, che definisce quella delle banche centrali una “missione impossibile”. Le allocazioni settoriali e di stile di Generali Investments sono abbastanza equilibrate e riflettono le forze contrarie derivanti dal rallentamento, negativo per i titoli ciclici contro i difensivi, e dall’aumento dei rendimenti, che va a sostegno del Value contro il Growth.

COMBINAZIONE DI VALUE E DIFENSIVI

La strategia di bilanciamento di Generali Investments combina titoli Value e difensivi con un sovrappeso su energia, assicurazioni, materiali, beni durevoli, alimentari e sanità, mentre sottopesa finanziari diversificati, media, immobili, hardware, telecom e utility. Secondo Chaigneau, alle banche centrali è stata assegnata una “missione impossibile”, vale a dire ridurre l’inflazione senza generare un atterraggio duro. Un compito molto difficile, considerando che la crescita è già messa a dura prova dal minor potere d’acquisto, dai livelli di fiducia in calo e dal deterioramento delle condizioni finanziarie.

LE BANCHE CENTRALI FARANNO MENO DELLE ATTESE

Per questo Generali Investments ritiene che alla fine le banche centrali faranno meno di quanto il mercato prezza. Chaigneau raccomanda di ridurre la ciclicità dei portafogli e di essere molto selettivi nella scelta degli asset di rischio, e rimane sovrappesato sul credito, dopo l’aumento relativamente consistente degli spread in euro Investment Grade e al carry più generoso, ma comunque con strategie difensive. Al contrario, vede poco valore nell’inseguire il rimbalzo del mercato azionario di marzo.

ECONOMIE SOTTO TRIPLICE ATTACCO

L’esperto di Generali Investments spiega che l’economia è sottoposta ad un triplice attacco: la guerra, le politiche monetarie restrittive e il Covid che continua a disturbare le catene di approvvigionamento globale. Per questo ha ridotto la ciclicità dei portafogli, rimane ‘corta’ sui titoli di Stato anche se molto meno di prima dopo il marcato aumento dei rendimenti, e mantiene una posizione corta sulla duration, ma di lieve entità.

MECCANISMI DI AUTOCORREZIONE

La posizione di Generali Investments sui tassi riflette previsioni economiche più pessimistiche, una view meno aggressiva sulle banche centrali e aspettative su meccanismi di autocorrezione, perché un’impennata dei rendimenti minaccia la sostenibilità del debito e la stabilità finanziaria. Anche se il mercato prezza un picco dei Fed Funds intorno al 3,25%, i tassi forward a lunga scadenza sono molto più bassi, per cui Generali Investments vede una Fed più cauta, ma un potenziale riprezzamento al rialzo del tasso neutrale dovrebbe sostenere rendimenti leggermente più alti.

SPREAD DEL CREDITO PIÙ COLPITI IN EUROPA

Secondo Generali Investments, che gli spread di credito, soprattutto in Europa, sono stati colpiti in modo relativamente più grave rispetto alla volatilità azionaria, il che implica che il credito europeo offre un carry più generoso. Gli spread sul segmento Investment Grade appaiono ora ampi rispetto agli spread tra Paesi, come quelli tra Germania e Portogallo.

OPPORTUNITÀ ANCHE NEL DEBITO EMERGENTE

Il sovrappeso di Generali Investments si concretizza in strategie difensive, Investment Grade piuttosto che High Yield, debito subordinato piuttosto che HY puro, non finanziario piuttosto che finanziario e settori difensivi piuttosto che ciclici. Anche il credito Mercati Emergenti offre opportunità selezionate sia in dollari che in valuta locale, ma anche questo segmento è sensibile al ciclo di rialzo della Fed.

Perché l’inversione della curva negli USA è un segnale allarmante più che mai

L’inversione della curva dei rendimenti invia un segnale di allarme ai mercati internazionali. E stavolta è peggio che in passato.

di , pubblicato il

Nel corso della seduta di martedì, sul mercato obbligazionario americano è accaduto qualcosa che si temeva oramai da settimane: l’inversione della curva dei rendimenti. Il Treasury a 10 anni è arrivato ad offrire per un brevissimo periodo di tempo meno del Treasury a 2 anni. Siamo abituati a pensare che i rendimenti debbano salire man mano che la durata dei bond si allunghi. Ed è generalmente così. Capita in alcune fasi, però, che i rendimenti a breve superino quelli a lungo termine. Quasi tutte le volte in cui è accaduto nell’ultimo mezzo secolo, l’economia americana è caduta in recessione mediamente dopo quasi un anno e mezzo.

Perché ciò si verifichi non è mai stato capito con certezza. C’è chi crede che l’inversione della curva sia un segnale dell’arrivo della recessione; c’è chi sostiene, al contrario, che essa provochi la crisi dell’economia. Stando a questa seconda interpretazione, poiché le banche raccolgono denaro a breve e lo prestano a lungo termine, l’inversione della curva finisce per abbattere il margine d’interesse. Di conseguenza, le banche prestano meno denaro ad imprese e famiglie e l’economia ripiega.

Inversione della curva nel momento meno adatto

A rigore, l’inversione della curva dovrebbe verificarsi quando il mercato si aspetta che il ciclo economico sia già maturo e la banca centrale di lì a breve sarà costretta a sostenerla con il taglio dei tassi. In questo caso, infatti, conviene comprare titoli a lunga scadenza per approfittare dei rendimenti elevati che ancora offrono, prima che si abbassino. Stavolta, però, il fenomeno sta avvenendo quando la Federal Reserve ha appena avviato la stretta monetaria con il primo rialzo dei tassi a marzo da 0,25%.

Negli USA, l’inflazione è salita al 7,9% a febbraio. Il costo del denaro, invece, è stato fissato allo 0,25-0,50%. Il mercato si aspetta che entro la fine dell’anno salga al 2,50-2,75%. Dunque, siamo agli inizi del ciclo rialzista dei tassi, mentre l’inversione della curva dovrebbe esservi verso la fine. Cosa segnala questo apparente controsenso? Senz’altro che la FED sia decisamente molto indietro rispetto alla curva (“behind the curve”), vale a dire che abbia temporeggiato eccessivamente prima di alzare i tassi e sarà verosimilmente costretta ad accelerare il passo nei prossimi mesi per non perdere il controllo della stabilità dei prezzi. E come spesso, se non sempre, capita quando la stretta monetaria diventa radicale, l’economia cade in recessione.

Ricordiamoci che la FED ha un doppio mandato: centrare il target d’inflazione al 2% e mantenere la piena occupazione sul mercato del lavoro. Il rischio segnalato dall’inversione della curva a inizio stretta è che l’istituto si ritrovi presto a fare i conti con un’inflazione elevata e un’economia in recessione, cioè con un mercato del lavoro in peggioramento. A quel punto, il governatore Jerome Powell dovrebbe scegliere tra i due obiettivi e non sarebbe facile. Lo scenario di una stagflazione prende sempre più forma, non solo negli USA. Nell’Eurozona, la BCE deve ancora iniziare ad alzare i tassi. E il rischio di recessione, causa guerra, da noi è molto più elevato e vicino che non Oltreoceano. Con un’inflazione al 6%, Christine Lagarde avrebbe il suo bel da farsi per tenere tutto in ordine.

Pil Usa +6,9% in IV trimestre, occhio alla componente dell’inflazione

Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti è cresciuto nel quarto trimestre del 2021 al ritmo annualizzato del 6,9%. E’ quanto emerge dall’ultima revisione del Pil, che ha rivisto al ribasso la crescita, pari a +7%, comunicata con la prima revisione del dato.

Il trend è stato lievemente peggiore delle stime, visto che gli economisti avevano previsto un’espansione pari a +7,1%. Occhio alla componente dell’inflazione, misurata dall’indice dei prezzi delle spese personali per consumi, aumentata del 6,4%, lievemente al di sopra del +6,3% atteso dal consensus.

In quanto relativo all’ultimo trimestre del 2021, quando sembrava ancora lontana la guerra tra la Russia e l’Ucraina, esplosa lo scorso 24 febbraio, il dato sul Pil Usa viene considerato ormai superato.

Annotazione 2022-03-29 071946

Week Ahead: 28 marzo – 1 aprile riflettori puntati su inflazione e lavoro USA

25 mar 2022 

Agenda economica della settimana.

Nonostante una seduta di venerdì abbastanza debole la settimana si chiude positiva per i mercati azionari. L’incertezza rimane ancora alta sugli scenari economici futuri che dipenderanno dall’evolversi della crisi in Ucraina (possibile decisione da parte dell’Europa sulle importazioni di gas russo) e sui rischi di stagflazione. Le pressioni inflazionistiche sono particolarmente preoccupanti e la prossima settimana avremo i dati su indice dei prezzi al consumo in Europa e indice core PCE (personal consumption expenditures) negli Stati Uniti. Coi prossimi dati a disposizione avremo un’idea più chiara sulle prossime mosse delle rispettive banche centrali.

Altri dati macroeconomici di particolare interesse sono quelli relativi al mondo del lavoro americano.

Lunedì 28 Marzo

Bilancia commerciale, Stati Uniti.

Martedì 29 Marzo

Disoccupazione, Giappone;

Indice fiducia GFK, Germania;

Indice dei prezzi delle case S&P/Case-Shiller, Stati Uniti;

Indice fiducia consumatori Conference Board, Stati Uniti.

Mercoledì 30 Marzo

Vendite al dettaglio, Giappone;

Inflazione, Spagna;

Leading indicator, Svizzera;

Indici fiducia consumatori, Zona Euro;

Inflazione, Germania;

Stima ADP nuovi occupati, Stati Uniti;

Stima finale PIL 4T, Stati Uniti;

Scorte di petrolio e derivati, Stati Uniti.

Giovedì 31 Marzo

Produzione industriale, Giappone;

Licenze edilizie, Australia;

Nuovi cantieri residenziali, Giappone;

Vendite al dettaglio, Germania;

Stima finale PIL 4T, Regno Unito;

Inflazione, Francia;

Disoccupazione, Germania;

Disoccupazione, Italia;

Disoccupazione, Zona Euro;

Inflazione, Italia;

Inflazione (PCE e corePCE), Stati Uniti;

Spesa per consumi, Stati Uniti;

Reddito personale delle famiglie, Stati Uniti;

Richieste settimanali sussidi di disoccupazione, Stati Uniti.

Venerdì 1 Aprile

Rapporto Tankan, Giappone;

Indice PMI manifatturiero (finale), Spagna, Italia, Francia, Germania, Zona Euro;

Inflazione, Zona Euro;

Non farm payrolls, Stati Uniti;

Tasso di disoccupazione, Stati Uniti;

Tasso di partecipazione alla forza lavoro, Stati Uniti;

Crescita dei salari, Stati Uniti;

Indice ISM manifatturiero, Stati Uniti.

Borse positive su nuove speranze di tregua

Avvio in verde per i listini europei in attesa dell’incontro tra le delegazioni di Russia e Ucraina in programma oggi in Turchia. Difficile, ma non impossibile, raggiungere un accordo per il cessate il fuoco, o almeno per i corridoi umanitari

di Antonio Cardarelli 29 Marzo 2022 – 7:18
financialounge -  Borse europee mercati Piazza Affari

Partenza positiva per le Borse europee. Piazza Affari, trascinata dalle banche, apre con rialzi superiori all’1%. Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli altri principali listini del Vecchio Continente, con Londra che in avvio limita i guadagni al mezzo punto percentuale.

NUOVO INCONTRO IN TURCHIA TRA RUSSIA E UCRAINA

Nella mattinata di oggi le delegazioni di Ucraina e Russia si incontreranno a Istanbul. Si tratta del primo faccia a faccia dopo una decina di giorni, e le attese sono almeno per il raggiungimento di un accordo per i corridoi umanitari. I più ottimisti parlano anche della possibilità di un’intesa sul cessate il fuoco, anche se l’intelligence Usa, per il momento, non crede che Putin sia pronto a fermare la macchina militare russa. Tuttavia, le aperture dei giorni scorsi, da parte di Kiev, sulla neutralità dell’Ucraina fanno ben sperare per il raggiungimento di un’intesa. Allo stesso modo, le difficoltà riscontrate dai russi e l’intenzione di concentrarsi solo sulle repubbliche indipendentiste del Donbass, potrebbero favorire il raggiungimento di una tregua.

ASIA POSITIVA NONOSTANTE IL LOCKDOWN A SHANGHAI

Sui listini asiatici seduta nel complesso positiva, nonostante il nuovo lockdown in due fasi imposto a Shanghai per fermare l’aumento dei contagi. La Borsa di Tokyo, trainata dallo yen debole e dal calo dei futures sul greggio statunitense, ha chiuso in rimbalzo. L’indice Nikkei ha recuperato l’1,1% a 28.252,42 punti e l’indice Topix ha guadagnato lo 0,93% a 1.991,66 punti. A Hong Kong, l’indice Hang Seng guadagna poco meno di un punto percentuale, mentre la Borsa di Shanghai ha chiuso in calo dello 0,33%.

PETROLIO ANCORA IN FRENATA

Ieri chiusura in rialzo a Wall Street dopo una seduta a lungo in calo. In evidenza soprattutto il Nasdaq (+1,31%) trascinato dal +8% di Tesla, che a breve annuncerà uno split azionario. Nella mattinata europea i futures Usa viaggiano poco sopra la parità. Poco mosso il prezzo del greggio, reduce da una brusca frenata dopo l’annuncio di misure di lockdown a Shanghai. Nei primi scambi della mattinata europea il Wti cede lo 0,8% a 105 dollari al barile e il Brent perdere lo 0,6% a 108 dollari al barile. Oggi è in programma la riunione dei Paesi Opec+ per decidere sulla produzione di maggio. Debole anche l’oro, che si attesta intorno a 1.923 dollari l’oncia.

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