Video Analisi con commento : Mercati Finanziari Up Date 5-03-2022

Importante aggiornamento delle analisi Petrolio, Grano & Cereali, Confronto aggiornato Dow Jones 1962-2022, STM e ETF QQQ in vista dei prossimi meeting BCE & FEDERAL RESERVE:

Mercati Finanziari Up Date 5-03-2022

Questo Up Date è il naturale proseguimento delle analisi precedenti :

PETROLIO

Video Analisi con commento : Petrolio Move 24-105

PETROLIO : Il Gatto con 7 Vite

CRUDE OIL : Where is it going ?

INFLAZIONE – GRANO – SOIA – CEREALI

Inflazione elevata e soprattutto Strutturale

Video Analisi con commento: GRANO – WHEAT Up Date 17-12-2021

Video Analisi con commento GRANO – WHEAT

Video Analisi con commento : TASSI FEDERAL RESERVE & GRANO

Summary of ideas on Wheat for the next 2 years

Commodities : GRANO – WHEAT

SFI Contrarian : La Prospettiva Nevski

Video Analisi con commento : SOIA – SOYBEANS Up Date 18-12-2021

Commodities : CEREALI è arrivato il loro momento ?

DOW JONES CONFRONTO 1962-2022

Video Analisi con commento : Dow Jones Outlook 2020-2029

Video Analisi con commento : Dow Jones e le Idi di Marzo

Video Analisi con commento : DOW JONES, GANN, CICLO A 60 ANNI , CONFRONTO 1962-2022

Video Analisi con commento : RUSSIA UCRAINA FINANZA O MATRIX

STM

STM e le “future” Ondate Covid 19

ETF QQQ

Video Analisi con commento ETF QQQ

Video Analisi con commento : NASDAQ & ETF QQQ

Video Analisi con commento: ETF QQQ & NASDAQ Up Date 05-02-2022

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NEWS INERENTI QUESTA VIDEO ANALISI

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Avete notato il top di ieri del ETF QQQ a 371,42 ?

Quindi…. Dopo Set Up di GANN del 7-9 Marzo

Dopo min 33/35 STM Dopo BCE e FED

PER CASO….315/330/340—350—371,42 Troppo divertenti gli HFT

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Che caso ….

dopo Set up di WD GANN 7-9 Marzo

dopo min 33/35 STM FTSEMIB-STM NYSE

FTSEMIB 25511

NASDAQ 15166

DOW JONES 35267

S&P 4618

WD GANN era un genio

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WALL STREET: continua il già preannunciato recupero

Scritto il 28 Marzo 2022 alle 15:46 da Lukas

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Nello stupore generale, la settimana scorsa il COT REPORT suggeriva un positività quasi irreale. Ora i commercials passano addirittura net long. New mood all’orizzonte? [Guest  post]

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, non s’è trovata alcuna soluzione diplomatica al conflitto tra Russia ed Ucraina. La guerra continua con inusitata violenza. E c’è pure chi, ancora non pago, soffia irresponsabilmente sul fuoco. Personalmente non comprendo ove l’Occidente voglia andare a parare. Spero davvero che i nostri governanti mantengano la necessaria lucidità e freddezza, e che non trascinino tutti Noi in un nuovo devastante conflitto d’ordine mondiale.

Da respingere con fermezza le richieste di un nostro coinvolgimento avanzate dall’irresponsabile Zelensky. Se invece di comicare, avesse studiato un po’ di storia, avrebbe ben saputo a cosa andava incontro. Ha, invece, trascinato il suo popolo in una tragedia, ed ora vorrebbe coinvolgere dentro anche Noi. Ma che vada al diavolo. Noi non vogliamo di certo morire, come già successo, circa 80 anni orsono, ad Hiroshima e Nagasaki. Ha avuto addirittura l’ardire, davanti al Parlamento di Israele, di paragonare la tragedia del suo popolo alla Shoah, ossia allo sterminio degli Ebrei.

Affermazioni blasfeme, e del tutto inaccettabili. Pronunciate da chi ha per anni tollerato, e da chi tuttora si avvale dei servigi del famigerato Battaglione Azov, dichiaratamente d’ispirazione neo-nazista. Ma ancora più scandalosi di Lui, sono i suoi burattinai occidentali. Lo hanno, negli anni, armato ed addestrato, facendogli credere che avrebbe  potuto continuare a massacrare impunemente i russi nel Donbass, e magari riprendersi pure la Crimea.

Oggi invece l’hanno lasciato solo, e di conseguenza urla al tradimento ed all’inganno, ed invoca la terza guerra mondiale. Spero che quest’immane tragedia, umana e storica, abbia presto fine, e che il popolo ucraino possa presto riprendere la sua via, di pace progresso e prosperità. Sul piano geopolitico ed economico niente sarà, però, come prima. La tragedia Ucraina segna, infatti, un vero e proprio spartiacque della storia. Lo sviluppo civile ed economico futuro, abbisogna e necessita di nuovi equilibri, ancora tutti da negoziare.

Spero che non ci sia nessuno, soprattutto in Occidente, che pensi che possa esserci sviluppo con questi precari equilibri geopolitici, e soprattutto con questi insostenibili prezzi delle commodities. A conflitto finito, bisognerà necessariamente negoziare, con la Russia, e non solo con essa. E revocare le sanzioni, dannose per tutti, ed in particolare per Noi europei.

Serve urgentemente, come ho già detto in passato, un nuovo governo mondiale, che rispetti e tenga conto degli interessi di tutti i protagonisti dell’economia globale. Non ci sono altre soluzioni ed altre vie, e non sono più ammessi ritardi ed infingimenti.

Dopo le sopra esposte, e del tutto personali, considerazioni, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index regge ancora alla grande, lievita infatti dello 0,57 %, e quota oggi 98,81. I prezzi delle commodities, invece, continuano inesorabilmente a lievitare.

Crescono infatti di un ulteriore 5,83 % in termini reali. Negli ultimi 2 anni l’apprezzamento è pari a ben il 107 % in termini reali. Un dramma per l’economia, soprattutto europea. E gli effetti cominciano a riverberarsi anche nel mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, lievita infatti di altri 34 bps e raggiunge quota 2,49 %. Stesso incremento si registra nel rendimento dei bonds a 2 anni, che raggiunge quota 2,28 %.

Stabile, pertanto, l’inclinazione della yield curve Usa, a quota 21 bps, che lascia alquanto temere per una  recessione post-bellica. I mercati azionari Usa, invece, sembrano essere molto più ottimisti. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’$&P 500, guadagna infatti un ulteriore 1,79 %, e risale a quota 4.543,06. Evidentemente non danno molto credito allo sventurato Zelensky, ed ai suoi insensati propositi  di terza guerra mondiale. .          .

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : + 22.022

Large Traders :  – 15.668

Small Traders : – 6.354

Cambia, pertanto, e di molto, l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state,infatti, pari a ben 41.250 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, acquistano l’intero lotto dei 41.250 contratti long, ed invertono la loro posizione, che diventa significativamente Net Long.

I Large Traders, invece, cedono ben 37.849 contratti long, ed invertono anch’essi la loro posizione, che diventa Net Short. Gli Small Traders, infine, cedono anch’essi i residui 3.401 contratti long, ed accentuano la loro posizione, Net Short. Le  movimentazioni di quest’ultima ottava, davvero ingenti ed importanti, disegnano per l’azionario prospettive ancor più favorevoli di quelle, già buone, delle scorse settimane.

La nuova configurazione del Cot Report, è infatti, statisticamente, una di quelle più favorevoli per il mercato primario. Vedere le Mani forti abbandonare ogni copertura e precauzione non può che essere ben augurante. Evidentemente hanno buone notizie dal fronte di guerra, e ciò aldilà dei bellicosi discorsi di facciata di Biden. Ed anche la circostanza degli Small Traders sempre più Net Short infonde fiducia ed ottimismo. D’altronde nessuno di buon senso può davvero credere che il Mondo si faccia trascinare nel baratro dallo scellerato governo ucraino.

Alla luce di queste considerazioni ho molta fiducia che il conflitto armato in corso troverà ben presto fine. E si ritornerà nuovamente a ragionare sui tanti problemi ancora da risolvere. La forza della ragione avrà credo il sopravvento. Per i suesposti motivi, rivedo coerentemente ed ulteriormente la mia vision sulle prospettive dei mercati azionari, ed riduco ancor di più il livello di copertura dei miei investimenti azionari.

Mercato, dunque, con prospettive di fiducia, che cercherò di tradare

NN IP: neutrali sull’azionario ma il rischio rimane, sottopeso sui Treasury

NN Investment Partners sottolinea come le banche centrali abbiano deciso di mantenere la linea di normalizzazione monetaria nonostante le incertezze legate alla crisi ucraina, sulla quale è ancora presto per essere ottimisti

 di Virgilio Chelli  22 Marzo 2022 – 6:50

Le banche centrali restano impostate verso la normalizzazione monetaria, anche la Bce, nonostante le incertezze sulla crisi ucraina e il caro energia, focalizzandosi sull’inflazione e lasciando la porta aperta a un primo rialzo dei tassi nel secondo semestre. Le autorità cinesi invece continuano a prepararsi per stimoli economici più aggressivi. A fronte di questo scenario, NN Investment Partners ha deciso di sottopesare ancora l’esposizione ai Treasury americani, mentre resta neutrale sull’azionario, pur avvertendo che il rischio rimane e che la Borsa USA non rappresenta necessariamente un porto sicuro.

ANCORA PRESTO PER L’OTTIMISMO

Sull’uscita dalla crisi ucraina resta difficile essere ottimisti. Secondo NN IP lo scenario più probabile è che i combattimenti continuino fino a che la Russia realizzerà le sue ambizioni territoriali e forzerà l’Ucraina ad accettare il nuovo assetto. Le sanzioni occidentali contro la Russia sono verosimilmente destinate ad aumentare e non rimosse, per cui il paese resterà isolato e i prezzi energetici resteranno elevati, con gli europei impegnati ad accumulare scorte. Prevedibili anche ulteriori pressioni sui prezzi alimentari. NN IP nota che le banche centrali non sono in grado di prevenire aumenti dei prezzi indotti dalla guerra.

NON CONDIVISIBILE LA LINEA DELLA BCE

L’analisi di NN IP definisce ‘poco confortevole’ la focalizzazione della Bce sull’inflazione proprio mentre la crescita dei salari resta moderata mentre il caro energia colpisce il reddito delle famiglie, e evidenzia il rischio di un errore di politica monetaria, anche per una certa sottovalutazione dell’impatto di una linea restrittiva sulla sostenibilità del debito italiano, che da fine gennaio ha visto lo spread con il Bund tedesco allargarsi di 26 punti base.

POSIZIONATI SU COMMODITY CARE

Il portafoglio multi-asset di NN IP resta posizionato per prezzi più alti delle commodity, su cui viene mantenuto un moderato sovrappeso, e per la normalizzazione monetaria. Sovrappeso moderato in particolare per il rame, per le attese di stimolo economico da parte della Cina che dovrebbe risultare in un aumento degli investimenti in infrastrutture. In considerazione della linea delle banche centrali e delle tensioni geopolitiche in corso NN IP prevede che i mercati del reddito fisso restino volatili per cui ha nuovamente sottopesato i Treasury USA restando neutrale sui Bund e mantenendo un deciso sovrappeso sui bond governativi cinesi a 10 anni.

NEUTRALI SULLE AZIONI MA IL RISCHIO SALE

Sull’azionario NN IP resta neutrale, giudicando l’Europa in particolare vulnerabile agli sviluppi in Ucraina, con il caro energia che minaccia i margini delle imprese e la spesa per consumi, ma avverte anche che l’azionario USA non rappresenta necessariamente un porto sicuro, per la vulnerabilità a rendimenti più elevati dei bond. In generale, NN IP ritiene che il rischio stia comunque aumentando sull’azionario globale. Un sentiment cauto degli investitori e la forte riduzione dell’esposizione possono fare da ammortizzatore, ma NN IP ritiene che serva un catalizzatore per determinare una svolta. Che possa arrivare da una de-escalation in Ucraina resta da vedere, ma più a lungo dura la guerra, maggiore sarà l’impatto su crescita e inflazione.

Morgan Stanley non ha dubbi: attenzione alla trappola bear market rally, va sfruttato per vendere e arroccarsi in difesa

21/03/2022

Il rally che ha caratterizzato Wall Street nell’ultima settimana ha sollevano non poche perplessità tra gli esperti di mercato. Euforia in apparenza immotivata davanti a uno scenario di forte incertezza sul fronte geopolitico e banche centrali sempre più hawkish per contrastare l’inflazione. Morgan Stanley etichetta il movimento di settimana scorsa come un bear market rally, che potrebbe anche continuare ma che secondo la casa d’affari Usa è un’ottima occasione per vendere. 

La scorsa settimana in particolare è stata la migliore dal lontano 2020 per i maggiori indici statunitensi. L’indice S&P 500 ha guadagnato il 6,2% la scorsa settimana. L’S&P 500 ha recuperato quasi la metà delle perdite accumulate nel corso dei primi mesi dell’anno e che avevano spinto l’indice guida di Wall Street in territorio di correzione (oltre -10% dai massimi). Una reazione emotiva arrivata proprio nella settimana in cui la Federal Reserve ha alzato i tassi per la prima volta dal 2018 facendo chiarezza su percorso che probabilmente seguirà (altri rialzi in tutti i sei incontri rimanenti di quest’anno) e palesando un cauto ottimismo sulla resilienza dell’economia Usa in un contesto reso ancora più difficile dal conflitto in Ucraina e la sua dote di rialzo dei prezzi energetici.

“Il rally delle azioni della scorsa settimana è stato uno dei più forti mai registrati. Anche se potrebbe andare un po’ più in alto… riteniamo ancora che siamo in un mercato ribassista e useremmo questa forza per posizionarci in modo più difensivo”, asserisce  Michael Wilson, chief equity strategist di Morgan Stanley. 

Un avvertimento simile era arrivato anche da Goldman Sachs che venerdì aveva indicato come eccessivamente ottimista il posizionamento di azionario e petrolio sulle possibilità di un accordo di pace tra Russia e Ucraina. 

Intanto, il team azionario europeo di Morgan Stanley ha abbassato la sua previsione di crescita degli utili in Europa da un 10% annuo a solo il 3% per quest’anno. “Continuiamo a considerare il rapporto rischio-rendimento di MSCI Europe poco attraente in questo momento”, afferma il broker statunitense. 

Wall Street sopra i livelli pre-conflitto, Ftse Mib no (ma è già a +15% dai minimi). Incertezza di breve aumenta lo spread tra azioni Usa e UE

21/03/2022

I mercati hanno mostrato i muscoli nelle ultime settimane e Wall Street si è riportata agilmente sopra i livelli pre-guerra. Una prova di forza che in piccolo sembra ricalcare quanto successo due anni fa a seguito dello scoppio della pandemia Covid i mercati reagirono con forza. Lo S&P 500 ritornò nel giro di pochi mesi sopra i livelli pre-Covid. Questa volta il recupero è stato completato in meno di un mese, anche se l’incertezza sui mercati rimane elevata considerando che i negoziati per il cessate il fuoco in Ucraina appaiono ancora in fase di stallo.

L’indice S&P 500 è 200 pb sopra i livelli del 23 febbraio e anche l’azionario globale (MSCI World) viaggia l’1,3% sopra i livelli pre-conflitto. Guardando all’Europa, L’indice Stoxx 600 Europe viaggia esattamente sui livelli a cui viaggiava prima dell’avvio dell’invasione russa, a cavallo dei 455 punti. Ancora indietro invece il Dax che è circa 200 punti sotto i livelli di chiusura del 23 febbraio, mentre al Ftse Mib ma mancano ancora circa 1.600 punti per tornare ai livelli pre-conflitto. 

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Dai minimi toccati la mattina del 7 marzo in area 21mila punti, l’indice guida milanese segna un rimbalzo di oltre +15%. 

“Il conflitto tra Ucraina e Russia comporta un rischio maggiore di impatto negativo sul momentum economico in Europa, e sta portando a un aumento del premio al rischio associato ad azioni europee rispetto ad altre regioni”, rimarcano Zehrid Osmani, Head of Global Long Term Unconstrained Equities e Senior Portfolio Manager di Martin Currie (parte di Franklin Templeton). “Nel breve termine – aggiunge Osmani – questa crisi amplierà prevedibilmente lo spread di valutazione nei mercati sviluppati tra le azioni statunitensi e dell’Unione europea, fintanto che persiste l’incertezza riguardo ai possibili sviluppi del conflitto”.

Gli investitori che hanno alleggerito il loro posizionamento sull’azionario rischiano di lasciarsi sfuggire la prima parte di risalita dai minimi, ponendo che effettivamente i minimi toccati dalle Borse il 7 marzo non verranno testati nuovamente.

“Probabilmente gli operatori stanno scommettendo su un imminente accordo di pace non prendendo in considerazione altri scenari come: l’allargamento del conflitto ai paesi della Nato, l’allungamento della guerra per altri mesi, il rovesciamento di Putin”, argomenta Pietro Di Lorenzo, trader e fondatore di SOSTrader. “E’ certamente una scommessa forte – prosegue Di Lorenzo – in uno scenario ricco di complessità nel quale bisogna considerare che una volta raggiunto il cessate il fuoco ci attende un lungo cammino per provare a ristabilire un equilibrio geopolitico. In sostanza è consigliabile mantenere una certa prudenza sui mercati evitando di esporre eccessivamente il portafoglio in quanto news improvvise e inaspettate potrebbero modificare radicalmente gli scenari nel giro di pochi minuti”.

Analisi tecnica Ftse Mib

Il Ftse Mib viaggia in rialzo anche oggi e si trova al momento a 24.330 punti. Nonostante il rimbalzo del 15% dal minimo del 7 marzo in area 21.000 punti il nostro indice di riferimento si trova ancora sotto del 7% dai livelli pre-invasione Russa. In caso di debolezza i supporti di breve sono prima a 23.890 punti e in caso di violazione di tale livello allora è probabile una flessione per andare a chiudere il gap aperto il 16 marzo e consolidare ulteriormente area supportiva 23.400- 23.000. Al contrario in caso di prosecuzione del rimbalzo avviato dal minimo di periodo del 7 marzo in area 21.000 i livelli da monitorare sono prima l’area di resistenza tra 24.500 e 24.600 punti e in caso di breakout con volumi e volatilità di tale zona allora il prossimo target al rialzo è il ritorno in area 25.000 punti, livello che aveva funzionato bene in passato come supporto. Dal punto di vista dell’analisi algoritmica i prezzi si trovano in prossimità della media a 21 periodi, sotto la fondamentale media a 200 (evidenziando una dinamica ribassista dei prezzi), i volumi scambiati nell’ultima settimana sono sui massimi degli ultimi 3 mesi cosi come rimane alta anche la volatilità. A conferma del miglioramento del quadro tecnico anche l’indicatore di direzione parabolic sar è passato in posizione long e anche l’oscillatore di momentum l’Rsi è uscito dall’area di ipervenduto trovandosi ora in zona neutra.

Tre segnali forti spingono Credit Suisse a un buy tattico sulle azioni, Wall Street e Cina i mercati preferiti

A tre mesi di distanza dalla scelta di declassare l’azionario, il comitato di investimento globale di Credit Suisse decide di cambiare rotta e punta su una riscossa dei mercati, in particolare Wall Street e Cina. Credit Suisse parla di ‘decisione di investimento contrarian’, con sovrappeso delle azioni dei mercati emergenti e sviluppati. A dicembre Credit Suisse aveva declassato l’azionario a neutral in virtù dei timori legati all’inizio di una fase restrittiva sul fronte tassi e da quelli legati al Covid con il diffondersi della variante Omicron.

Le tre evidenze che spingo Credit Suisse all’ottimismo di breve

Cosa ha spinto Credit Suisse a cambiare idea, proprio il giorno successivo in cui la Fed ha messo in atto il primo rialzo dei tassi (a cui dovrebbero far seguito molti altri)? Credit Suisse spiega come dall’inizio dell’anno i mercati finanziari globali hanno affrontato due fattori di rischio chiave che causano forti oscillazioni dei prezzi: il ciclo di inasprimento previsto dalla Federal Reserve in risposta all’elevata inflazione e l’invasione russa dell’Ucraina che ha aggiunto un nuovo livello di rischio, con l’aumento dei prezzi delle materie prime, provocando uno shock stagflazionistico.

Il passaggio sovrappeso azionario tattico deriva dalla valutazione del fatto che diversi sviluppi negli ultimi giorni suggeriscono che le azioni potrebbero avere il potenziale di rialzo nel breve termine. In primo luogo, ieri il Federal Open Market Committee (FOMC) ha esposto in modo trasparente la sua revisione economica e le prospettive politiche, che Credit Suisse ritiene realistiche e coerenti aspettative generali del mercato. La reazione positiva del mercato alle deliberazioni del FOMC suggeriscono che i mercati hanno avuto tempo sufficiente per assimilare le mutate prospettive economiche. In secondo luogo, anche se l’incertezza è ancora elevata per quanto riguarda gli sviluppi in Ucraina, si intravedono barlumi di speranza relativi ai negoziati per un cessate il fuoco. Un ulteriore segnali positivo è dato dal fatto che petrolio e prezzi agricoli hanno iniziato a diminuire. “A nostro avviso, questo ha aumentato le probabilità che lo shock da stagflazione dovuto alle sanzioni alla Russia potrebbe rimanere contenuto, consentendo all’economia globale, compresa l’Europa, di rimanere su un solido percorso di crescita”, spiega Credit Suisse.

Wall Street e Cina i lidi da preferire

Relativamente alle aree da preferire, Credit Suisse indica Wall Street in virtù della sua resilienza di fronte ai rischi che circondano l’invasione russa dell’Ucraina; è poi stata aumentata l’esposizione alle azioni cinesi citando valutazioni basse e politiche economiche e normative favorevoli. “Riteniamo che le azioni cinesi offrano un interessante potenziale di rialzo, con valutazioni ancora depresse. Gli sforzi per contenere l’attuale epidemia di COVID-19 avranno probabilmente un impatto più limitato rispetto al 2020 e al 2021, consentendo all’economia di mostrare capacità di recupero grazie a politiche economiche e normative più favorevoli”, spiega la casa d’affari elvetica.

Rimane invece il sottopeso sui bond governativi. Dopo una certa stabilizzazione, i titoli di stato sono tornati sotto pressione a causa dell’inflazione elevata e della prospettiva di tassi più alti che hanno iniziato a prevalere sulle considerazioni di rifugio sicuro. “Ci aspettiamo che i rendimenti a lungo termine salgano ulteriormente, in linea con le prospettive di aumento dei tassi a breve, e pertanto manteniamo i titoli di Stato sottopesati”, spiega CS.

Proteggersi diversificando

Il cambio di view non implica che non ci siano rischi. Credit Suisse vede la volatilità destinata a rimanere elevata. “A nostro avviso – si legge nel report odierno di Credit Suisse – la migliore protezione proviene ancora dalla diversificazione. Nei nostri portafogli, utilizziamo investimenti alternativi per tenere sotto controllo i rischi quando i mercati azionari e obbligazionari sono volatili. È anche importante riportare regolarmente i pesi del portafoglio alla strategia originale”. “Con l’aumento della volatilità del mercato, i pesi delle singole classi di attività tendono ad andare alla deriva, introducendo una distorsione nella strategia di investimento che deve essere gestita attivamente. Ha anche senso che gli investitori costruiscano coperture contro lo shock stagflazionistico, dove possibile. A questo scopo, per esempio, abbiamo recentemente costruito un sovrappeso nei titoli energetici per proteggerci dall’inflazione causata dalle materie prime“.

Dal petrolio al gas, dalla farina all’alluminio, la vita dei consumatori è diventata un inferno

Consumatori alle prese con l’esplosione dei prezzi delle materie prime. L’inflazione galoppa e nei prossimi mesi non si fermerà.

Su base settimanale si è registrato il balzo dei prezzi delle materie prime più alto da quasi 50 anni: +8,6%. Era dal 1974 che non si vedevano cifre così alte e probabilmente chiuderemo la seduta di oggi con rialzi ancora più consistenti di allora. Il petrolio ieri si è indirizzato verso i 120 dollari al barile, il gas ha sfiorato i 200 euro per megawatt-ora, mentre la farina è esplosa ai nuovi massimi storici sopra 360 euro per tonnellata. Record anche per l’alluminio sopra 3.670 dollari per tonnellata.

La guerra ucraina sta aggravando un processo in atto da mesi, rendendo la vita impossibile ai consumatori. Peraltro, l’OPEC Plus ha deciso di non accelerare i piani per aumentare l’offerta di greggio, mentre diverse navi mercantili stanno girando a vuoto attorno alla Russia senza caricarsi dell’Ural per non ricadere sotto le sanzioni dell’Occidente.

A febbraio, l’inflazione nell’Eurozona è salita al 5,8%, quasi il triplo del target del 2% fissato dalla BCE. In Italia, il dato armonizzato risulta al 6,2%. Siamo solo agli inizi. Il caro bollette peserà sempre di più nel secondo trimestre, quando i consumatori sentiranno pienamente nelle loro tasche gli effetti dei rialzi recenti di petrolio e gas. Dovete solamente pensare che se l’Italia acquistasse tutto il gas che consuma in un anno ai prezzi di ieri, dovrebbe spendere qualcosa come 160-170 miliardi di euro, il 9% del PIL. Una follia indicibile. A questa cifra assurda si aggiungerebbero altri 50 miliardi per importare petrolio. La soglia dei 200 miliardi sarebbe ampiamente superata. Andremmo verso un’inflazione abbondantemente sopra il 10%.

Consumatori a rischio scaffali semi-vuoti

La vita dei consumatori sarà un inferno, anzi lo sta già diventando da settimane. Gli aiuti del governo Draghi non bastano e sono stati perlopiù concentrati sui redditi medio-bassi.

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Tuttavia, il peso è così forte sui bilanci familiari, che praticamente tutto il ceto medio ne soffrirà. I consumi di beni e servizi non essenziali si ridurranno necessariamente, mentre molte attività stanno già fermando la produzione, non riuscendo a tenere testa alle bollette. Questo significa che la carenza di prodotti si accentuerà nelle prossime settimane, anche perché gli stessi autotrasportatori stanno ritenendo conveniente non far viaggiare i camion lungo lo Stivale.

Un tasso d’inflazione a doppia cifra sembrava un’eresia con l’euro, invece è quanto si prospetta per consumatori e imprese. Contribuisce a tale scenario proprio l’euro debole, il quale scambia sotto 1,11 contro il dollaro e sotto 1,02 contro il franco svizzero. Banca d’Italia chiede giustamente che non s’inneschi una “futile” spirale tra inflazione e salari, ma come faranno i lavoratori ad accettare retribuzioni ferme con un aumento del carovita così forte? La riduzione in corso dei salari reali accentuerà il fenomeno dei posti vacanti nel mondo, Italia compresa, che a sua volta priverà ulteriormente i consumatori di molti prodotti sugli scaffali dei supermercati. Uno scenario horror.

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