EUROPA: Scuse all’Italia (Era Ora!)

Eccoci a un nuovo appuntamento dal titolo : EUROPA: Scuse all’Italia

Abbiamo assistito dal 20 Febbraio 2020 al 2 Aprile 2020 a una delle pagine più vergognose che sia mai stata scritta da quando è stata creata ,più sulla carta che nella realtà dei fatti, più per favorire alcuni Paesi e Banche ,che per unire Popoli l’Unione Europea.

Nel periodo indicato l’Italia è stata letteralmente abbandonata al suo destino  dall’Unione Europea  e incredibilmente soccorsa invece  da paesi extra UE quali Cina, Russia, Albania, Cuba ,ultimi gli USA ,non solo , ma il comportamento inqualificabile dell’Unione Europea e della BCE  ha prodotto una reazione talmente indignata da parte del resto del Mondo e degli stessi Italiani  da costringere alle scuse prima( e a cambi di rotta decisi poi)  sia  la Laguarde della  BCE (dopo avere letteralmente affossato il listino Italiano con le sue parole causando un -17,5% a fine seduta con spread a 330 ) sia Ursula von der Leyen oggi, dopo avere avuto però la necessita , alcuni giorni fa da Conte e in precedenza da Mattarella, di un OUT OUT ,da parte del Governo Italiano.

Coronavirus, Ursula von der Leyen chiede scusa all’Italia: «Ora vi aiuteremo. Subito 100 miliardi per una cassa integrazione europea»

Sono di oggi queste dichiarazioni di Ursula von der Leyen

La presidente fa pubblica ammenda e ammette che, all’inizio della pandemia, nessuno dei Paesi membri ha avuto un occhio di riguardo per l’Italia: ognuno di loro, come scrive von der Leyen, ha pensato solo ai problemi di casa propria. «Nel frattempo però l’Europa ha cambiato passo. Abbiamo fatto tutto il possibile per portare i Paesi europei a ragionare come una squadra e assicurare una risposta coordinata a un problema comune. E abbiamo visto più solidarietà qui in Europa che in qualsiasi altra parte del mondo».

Ora, però, 25 Paesi europei si sono alleati per dare una mano, spedendo, ad esempio milioni di mascherine all’Italia e alla Spagna. Il passo del Brennero resta aperto per favorire gli scambi commerciali. È stata rilocalizzata la produzione di materiale sanitario in Europa e molti fondi sono stati destinati alla ricerca di un vaccino. Ma non è tutto: sono state temporaneamente sospese «alcune regole per dare al governo italiano lo spazio di manovra necessario ad agire rapidamente e con forza. Abbiamo convogliato miliardi di investimenti alla lotta contro il virus ed i suoi effetti», scrive la presidente.

Infine, lo stanziamento di fondi fino a cento miliardi per finanziare una cassa integrazione europea, «in favore dei Paesi colpiti più duramente, a partire dall’Italia, per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto. Questo sarà possibile grazie a prestiti garantiti da tutti gli Stati membri – dimostrando così vera solidarietà europea».


MA NON FINISCE QUI !


Come se il VIRUS PANDEMICO “FINANZIARIO” e quanto già “combinato” prima dalla Laguarde e poi da  Ursula von der Leyen non fossero sufficienti  ,ieri ,Commerzbank (una Banca Tedesca fallita tecnicamente restata in piedi solo grazie ad aiuti dello Stato che chissà come mai la Germania può fare ed ad  altri paesi dell’Unione Europea non viene consentito) … ha addirittura consigliato di VENDERE I BTP ITALIANI PERCHE’ DIVENTERANNO JUNK (SPAZZATURA) AI SUOI CLIENTI.

92184182_328994631417613_1634363278081654784_o


Coronavirus, Commerzbank: “Vendete i Btp, diventeranno junk”. Buffagni: “Germania ci attacca mentre piangiamo i morti”

Coronavirus, Commerzbank: “Vendete i Btp, diventeranno junk”. Buffagni: “Germania ci attacca mentre piangiamo i morti”

Il viceministro dello Sviluppo economico: “E’ posseduta al 15% dallo Stato tedesco, il governo intervenga”. L’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao parla di “un vergognoso ricatto” perché “in un momento di crisi sanitaria che sta colpendo tutto il mondo, c’è chi pensa di speculare per evidenti obiettivi politici”

Gli analisti della banca tedesca Commerzbank suggeriscono ai clienti di vendere i Btp perché è “quasi inevitabile” che diventino titoli “spazzatura” a causa del peggioramento dei conti pubblici necessario per contrastare gli effetti del coronavirus. La notizia, riportata dall’agenzia Bloomberg, fa insorgere il Movimento 5 Stelle, con il viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni che commenta: “In piena emergenza coronavirus, in piena pandemia mondiale, mentre l’Italia piange oltre 10.000 morti, la Germania non solo fa muro da settimane sugli aiuti all’Italia, ma ora ci attacca anche direttamente invitando a vendere i Titoli di Stato italiani tramite la seconda banca di Germania, posseduta al 15% proprio dallo Stato tedesco“.

“Può provocare danni economici giganteschi”, sottolinea Buffagni, chiedendo che il governo tedesco “intervenga subito per bloccare questa follia”. “L’Europa e gli stati europei devono essere solidali. Tutti e con tutti”, aggiunge il viceministro. “Nessuno si salva da solo. Non è questa l’Europa che ci meritiamo!”.L’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao parla di “un vergognoso ricatto” perché “in un momento di crisi sanitaria che sta colpendo tutto il mondo, c’è chi pensa di speculare per evidenti obiettivi politici ma si sbaglia grosso”. E anche lui si rivolge all’esecutivo Merkel: “L’Italia non si piegherà e non accetterà mai giochini già visti in tempi bui e non troppo lontani della storia europea”.Adombrano un ricatto anche i senatori Emiliano Fenu ed Elio Lannutti, rispettivamente capigruppo M5S in Commissione Finanze del Senato e in Commissione d’inchiesta sulle banche, che in una nota ricordano: “Commerzbank, così come Deutsche Bank, dovrebbero soffermarsi maggiormente sulla valutazione dei loro bilanci, in cui sono iscritti titoli illiquidi, veri titoli spazzatura che non hanno alcun mercato. Ma l’uscita di Commerzbank è tanto più inaccettabile se consideriamo che questa analisi potrebbe influenzare i comportamenti degli investitori che detengono i nostri titoli di Stato e se consideriamo che il primo azionista della banca, con il 15%, è proprio lo Stato tedesco. Non vorremmo si trattasse di un ricatto”.

Gli analisti di Commerzbank, secondo Bloomberg, hanno scritto ai clienti consigliando di chiudere le posizioni lunghe, cioè vendere, i Btp, perché prevedono che il rapporto debito-pil italiano sfiorerà il 150% nel 2020 per scendere al 145% nel 2022 grazie al rimbalzo del Pil “ma questo potrebbe non bastare a prevenire un downgrade a junk”.


PER QUANTO CI RIGUARDA QUESTO E’  :

AGGIOTAGGIO

Speculazione (punibile per legge) sul crescere o diminuire del costo dei pubblici valori o sul prezzo di certe merci, operata valendosi di informazioni riservate o divulgando notizie false o tendenziose per alzare o abbassare le quotazioni, allo scopo di avvantaggiarsi a danno dei risparmiatori o dei consumatori.

                                      Ci si può fidare dei titoli di Stato italiani ?

Risparmi a rischio. Bomba tedesca sull’Italia: non comprate titoli di Stato italiani. Ma veramente non conviene comprarli? La domanda è lecita. Facciamo parlare i fatti. Martedì mattina, 31 marzo, il nostro Ministero del Tesoro ha effettuato la consueta asta di vendita su nuove emissioni di titoli di Stato italiani. Ha collocato titoli a medio-lungo termine per un totale di 8,5 miliardi di euro. La domanda è stata superiore all’offerta in particolare nel caso del BTP a 5 anni e per quello decennale. Ora, la domanda che ci poniamo è questa: è possibile che i signori che hanno messo complessivamente 8,5 miliardi per comprare nostri titoli di Stato sia tutti inebetiti  e il più furbo sia l’analista di Commerzbank? La ragione, anche se di questi tempi sui mercati scarseggia, ci suggerisce che sia vero l’inverso.


Quindi auspichiamo non solo le scuse da parte di COMMERZBANK e della Germania all’Italia ma anche un preciso intervento da parte degli organi competenti.

Ad Maiora !

Aggiotaggio_hiikwo

           NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

BANDIERA

GERMANIAVAFFANCULO

Nuovo Btp a 10 anni a ruba tra investitori tedeschi e svizzeri. Tutti i dettagli dell’emissione

Domanda complessiva per 83 miliardi nella doppia emissione del Tesoro che ha visto una forte domanda dall’estero. Per il decennale è stata l’emissione al tasso più basso di sempre. IL prossimo passo di via XX Settembre dovrebbe essere il lancio del tanto atteso BTP green come da programma delle nuove emissioni 2021 per la prima parte dell’anno.

I dettagli della doppia emissione

La quota allocata ad investitori esteri è stata pari al 64,5% (sul titolo a 10 anni) e al 45,4% (sul titolo a 30 anni). Tra questi, è stata di particolare rilievo la quota sottoscritta da investitori del Regno Unito (il 23,3% sul titolo a 10 anni e il 18,7% su quello a 30 anni). Il resto del collocamento è stato allocato in larga parte in Europa (il 35,4% sul titolo a 10 anni e il 22,6% su quello a 30 anni). In particolare, gli investitori di Germania, Austria e Svizzera hanno sottoscritto il 12,3% del titolo decennale e il 4,4% del titolo trentennale; nella penisola iberica sono stati allocati il 6,8% per il BTP a 10 anni e il 5,9% per il BTP€i a 30 anni; gli investitori francesi hanno sottoscritto il 3,7% del BTP a 10 anni e il 7% del titolo trentennale; nei Paesi Scandinavi sono stati allocati rispettivamente il 6,4% e il 3,2% del titolo decennale e trentennale; il 4,9% del titolo decennale e l’1,8% del titolo trentennale sono stati allocati presso investitori provenienti dal Sud-Est Europa, mentre in Benelux è stato allocato l’1,3% del titolo decennale e lo 0,3% del titolo trentennale. La quota allocata ad investitori nordamericani è stata pari al 3% e al 4% rispettivamente sui titoli a 10 e 30 anni. Il titolo decennale ha inoltre visto una partecipazione di investitori mediorientali pari al 2,6%. Infine, una quota residuale, pari rispettivamente allo 0,2% per il BTP a 10 anni e allo 0,1% per il titolo a 30 anni è stata sottoscritta da investitori asiatici.

Record di richieste per i Btp a 10 e 30 anni, ordini per oltre 130 miliardi di euro

Il Tesoro sta sfruttando l’effetto Draghi al Governo per ristrutturare il debito pubblico italiano. I due titoli vengono offerti con uno spread rispettivamente di 4 e 22 punti base

16 Febbraio 2021 – 15:16

È record di richieste per i nuovi titoli di Stato con scadenza a 10 e 30 anni lanciati nella mattina di martedì dal Ministero dell’economia. Secondo quanto riportato dall’agenzia Radiocor, la domanda complessiva per i due benchmark ha ampiamente superato i 130 miliardi di euro in mezza giornata, concentrandosi per oltre 110 miliardi sul Btp decennale e per circa 24 miliardi su quello a scadenza trentennale.

SPREAD E SCADENZE

Le due tranche di obbligazioni governative sono state collocate da un pool di banche composto da Citigroup, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Monte dei Paschi Capital Services e Nomura e vengono offerte con uno spread rispettivamente di 4 e 22 punti base. Il Btp decennale scade nell’agosto del 2031, mentre quello trentennale nel maggio 2051.

EFFETTO DRAGHI

Il tesoro sta ovviamente sfruttando l’effetto Draghi sullo spread per ristrutturare il debito pubblico italiano. È bastato solo il conferimento dell’incarico di premier da parte del Capo dello Stato Mattarella all’ex presidente della Bce per far scendere il differenziale tra Btp e Bund tedeschi sotto i 100 punti base per la prima volta dal 2015. Nel giorno del lancio delle due nuove tranche di obbligazioni governative, il rendimento del titolo a dieci anni si è attestato sullo 0,52%.

Draghi garanzia per i BTP, spread sotto 90 pb. Momento perfetto per lanciare bond Matusalemme?

I BTP ringraziano Draghi, il cui solo nome continua a confermarsi una garanzia per il debitopubblico italiano.
Il governo Draghi è ancora in via di definizione, ma è bastata la decisione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di incaricare l’economista a formare un nuovo esecutivo post Conte bis ad alimentare un’ondata di forti buy sulla carta italiana. Anche se, è bene ricordarlo, di mezzo c’è sempre l’azione salvifica della Bce, con il suo QE pandemico PEPP e i vari bazooka lanciati e rafforzati dall’inizio della pandemia Covid-19.Lo spread BTP-Bund è sceso anche sotto la soglia dei 90 punti base nella sessione odierna, con i tassi decennali capitolati al nuovo minimo storico dello 0,426%, stando ai dati riportati da Reuters.

Il differenziale viaggia ai minimi dall’inizio del 2015, tanto più nel Draghi Day, in flessione di ben 26 punti base dall’inizio del mese.
Scivolone anche per i tassi dei BTP a 30 anni, fino all’1,384%, non lontano dal minimo di sempre pari all’1,37%.
Lo spread BTP-Bund a 30 anni è crollato nelle ultime sedute fino a 135 punti base, vicino ai minimi dal 2016.
E un capitombolo lo ha fatto anche lo spread Italia-Spagna, ovvero BTP-Bonos, in calo fino a 30 punti base circa oggi, dopo aver testato ieri il valore più basso dal dicembre del 2017.
Reuters sottolinea che la forte discesa dei tassi ha portato anche qualche economista e strategist a ritenere che l’Italia potrebbe avvantaggiarsi delle condizioni favorevoli di mercato per emettere i bond Matusalemme o bond con scadenza anche a 100 anni.
Così ha commentato Althea Spinozzi, strategist della divisione di reddito fisso di Saxo Bank:
“Quest’anno, nel rifinanziare il debito a scadenza ai tassi attuali, l’Italia potrebbe risparmiare un ammontare di 41 miliardi di euro nel corso dei prossimi 15 anni”, si legge nell’articolo che Spinozzi ha pubblicato sul sito di Saxo Bank.
“La compressione dello spread di cui i titoli di stato italiani stanno beneficiando è una rara opportunità per il governo di emettere debito a basso costo con lunghe scadenze. Riteniamo che il paese trarrà vantaggio dal considerare la possibilità di emettere debiti con una maturity oltre i 50 anni. Un BTP centenario potrebbe presentare un rendimento del 2,5%, che è la media dei tassi che sono stati offerti dai BTP a tre anni negli ultimi 20 anni”.
Mettendo le cose in prospettiva, spiega Spinozzi, “attraverso l’emissione di un bond centenario, l’Italia offrirebbe un rendimento inferiore di 100 punti base rispetto al rendimento medio offerto dai BTP a 10 anni negli ultimi 20 anni, che è stato pari al 3,68%”. Spinozzi ricorda anche che i BTP a tre anni hanno offerto in media un rendimento pari al 2,4% dal 2000.

Asta Btp: Tesoro incassa 9 mld ma i rendimenti toccano nuovi minimi storici

L’asta Btp di oggi fa il pieno ancora una volta con rendimenti ai minimi storici nella parte medio-lunga della curva. Il Tesoro ha allocato titoli per complessivi 9 miliardi di euro, il massimo del range previsto. Nel dettaglio è stato allocato il nuovo Btp triennale (scadenza gennaio 2024) per 3 mld di euro al tasso negativo di -0,33% (-11 bp rispetto al mese scorso) che supera il minimo storico. Il rapporto di copertura è stato 1,66.
Tra le altre scadenze, il Btp a 7 anni ha visto l’allocazione di titoli per 4 mld con rendimento di 0,18%, -13 pb rispetto a un mese fa e vicino ai minimi storici. Il rapporto di copertura è stato 1,47.
Infine, il Btp a 20 anni (2 mld con bid to cover di 1,27) assegnato al tasso di 1,14%.

BlackRock preferisce i Btp ai Bund tedeschi

Il posizionamento del flagship global unconstrained bond fund della Casa viene confermato in un commento sulla recente riunione della Bce che ha aumentato e prolungato il programma di acquisti

BlackRock conferma che il posizionamento del proprio flagship global unconstrained bond fund rimane “lungo” sui bond governativi italiani, vale a dire i BTP, a fronte di una posizione “corta” sui corrispondenti Bund della Germania, mentre mantiene anche un’allocazione selettiva sui corporate bond europei e su altri asset cartolarizzati con una posizione “lunga” anche sull’euro nei confronti del dollaro USA.

LE ULTIME DECISIONI DELLA BCE

L’informazione è contenuta in un commento di Marilyn Watson, Head of Global Fundamental Fixed Income Strategy di BlackRock dedicato all’analisi dell’ultima riunione del 2020 della Bce, in cui la presidente Christine Lagarde ha annunciato l’incremento del Pandemic Emergency Purchasing Programme nella misura di 500 mld e il suo prolungamento fino a marzo 2022, mentre tre TLTRO aggiuntivi verranno implementati l’anno prossimo con un’estensione a giugno 2022 delle favorevoli condizioni di finanziamento. Inoltre, l’ammontare dei prestiti ottenibili nell’ambito del programma salirà al 55% dello stock di crediti qualificati.

ABBASSATE LE ATTESE DI INFLAZIONE

Mentre il 2020 si avvicina alla chiusura, osserva la Watson, gli asset a rischio sono andati in rally nelle ultime settimane grazie a una serie di catalizzatori tra cui gli sviluppi sui vari vaccini in arrivo contro il COVID-19. In questo contesto, la Bce ha apportato alcune modifiche chiave alla sua politica monetaria, pur mantenendo invariata la struttura dei tassi di interesse. La presidente Lagarde ha anche reso note le previsioni economiche aggiornate, con un lieve abbassamento delle attese di inflazione per il 2020 e il 2022 e una nuova stima del PIL, atteso ora a -7,3% quest’anno con un rimbalzo stimato al 3,9% nel 2021 e al 4,2% nel 2022.

LE ASPETTATIVE SULLE INDICAZIONI DELLA FED

Intanto negli Stati Uniti i rendimenti dei Treasury negli ultimi giorni hanno ritracciato leggermente. BlackRock segue da vicino gli sviluppi dei dati macro economici e le chiarificazioni in corso sull’atteso nuovo pacchetto di stimoli all’economia. L’ultima riunione dell’anno del FOMC della Federal Reserve potrebbe inoltre fornire segnali sul Quantitative Easing e sulla tempistica possibile dell’avvio del processo di rientro dalle misure di emergenza.

TASSI BASSI ANCORA A LUNGO

L’esperta di BlackRock ritiene comunque che la Fed continuerà a tenere i tassi molto bassi a lungo, consentendo anche all’inflazione di superare il target fissato, coerentemente con la nuova impostazione di politica monetaria annunciata la scorsa estate dal presidente Jay Powell per perseguire al meglio il proprio doppio mandato. Per questo, con i tassi di interesse destinati a rimanere molto bassi, gli investitori continueranno a ricercare il rendimento da una serie di fonti.

ESPOSIZIONE SELETTIVA AI MERCATI EMERGENTI

In termini di posizionamento, BlackRock ritiene che una selezione dei titoli di tipo bottom-up resti la chiave, per questo mantiene un’esposizione selettiva ai Mercati Emergenti, sui corporate bond sia Investment Grade che High Yield, e su altri asset cartolarizzati. La grande casa d’investimento mantiene anche l’orientamento alla costruzione di un portafoglio robusto e diversificato, composto di asset in grado di generare ritorni in un approccio di consapevolezza del rischio.

Record di acquisti di Btp da parte delle banche, sale all’11% il peso su totale attivi

Nel corso del 2020 è aumentata la quota di titoli di Stato detenuti dalle banche, che hanno sostenuto le esigenze di liquidità del Tesoro durante la pandemia da Covid-19: da gennaio a settembre si è registrata una crescita di 56 miliardi. Oggi il debito pubblico sottoscritto dagli istituti di credito vale 372 miliardi di euro, il 18% in più rispetto ai 315 miliardi di inizio 2020. Bot e Btp pesano per l’11% sul totale degli attivi nei bilanci del settore bancario, una percentuale record negli ultimi otto anni (il livello più basso nel 2017 con l’8,5%) e più alta rispetto alla media dell’area euro, dove il debito pubblico dei rispettivi paesi pesa nei portafogli degli istituti per il 3,5%. Questi i dati principali di un’analisi del Centro studi di Unimpresa.“Lo sforzo del settore bancario per sostenere una fase complessa della nostra economia è stato notevole e pure apprezzabile – sottolinea il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora – Tuttavia, esistono evidenti e preoccupanti squilibri di cui non si riescono a calcolare, in questo momento, gli effetti di medio-lungo periodo, sull’economia reale, sul risparmio. Ma soprattutto ci preoccupa il potere che le banche comprano nel momento stesso in cui sottoscrivono quote aggiuntive di debito pubblico”.

Boom di ordini per il nuovo Btp a 30 anni

Picco di richieste per il nuovo Btp trentennale emesso dal Ministero del Tesoro. Confermato il grande interesse degli investitori, istituzionali e non, per i titoli governativi italiani

Grande richiesta per il nuovo Btp trentennale emesso dal Tesoro. L’emissione è stata ‘tagliata’ a 8 miliardi di euro a fronte di ordini complessivi che hanno superato i 90 miliardi di euro. confermando così l’appetito degli investitori, sia istituzionali che privati, per i titoli governativi italiani.

REVISIONE DELLA GUIDANCE

Secondo quanto riportato da Radiocor, il benchmark a 30 anni (scadenza 1/9/2051) ha fatto il pieno di richieste al punto da indurre a una riduzione della guidance di prezzo per il titolo, che al momento si attesta a 5 punti (dai precedenti 7 p.b.) sul precedente BTp benchmark a 30 anni (scadenza settembre 2050). Il pricing del titolo, che ha tagli da mille euro e cedole semestrali, è atteso in giornata.

LE BANCHE COINVOLTE

Bnp Paribas, Deutsche Bank, Monte dei Paschi di Siena Capital Services Banca per le Imprese, Jp Morgan e Nomura: queste le banche che hanno ricevuto il mandato di collocamento dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per il nuovo Btp trentennale.

IL RIACQUISTO DEI TITOLI

Nell’ambito del nuovo collocamento, il Tesoro sta procedendo anche al riacquisto dei seguenti titoli: BTP 3,75% – 01/08/2021 (codice ISIN IT0004009673); BTP 4,50% – 01/05/2023 (codice ISIN IT0004898034); BTP 4,75% – 01/08/2023 (codice ISIN IT0004356843); BTP 2,45% – 01/10/2023 (codice ISIN IT0005344335); CCTeu – 15/01/2025 (codice ISIN IT0005359846).

Debito pubblico VS Borsa Milano. BTP battono Ftse Mib: rialzi fino a +26%. Effetto Recovery Fund anche su ETF

Non c’è che dire: tutti gli investitori che hanno deciso di puntare sui BTP, in generale sui titoli del debito pubblico del made in Italy, ne hanno tratto vantaggio, grazie soprattutto all’assist che è arrivato dal Recovery Fund, il fondo per la ripresa e bazooka anti-COVID approvato dal Consiglio europeo nel mese di luglio, le cui fondamenta erano state gettate già durante la primavera. E’ quanto emerge dall’articolo con cui ha aperto oggi il Sole 24 Ore.“In linea generale ne hanno beneficiato tutti i detentori del debito pubblico, per gran parte posseduto oggi da banche e assicurazioni italiane, dalla Banca d’Italia e dalla Bce, da investitori stranieri e poi, ultima ruota del carro con una quota inferiore al 5%, dalle famiglie”.Il quotidiano di Confindustria precisa che “dal 21 aprile – data del primo accordo di base a Bruxelles sullo stanziamento di fondi a sostegno degli Stati europei di cui una parte a fondo perduto – i prezzi dei BTp si sono mossi rapidamente al rialzo con conseguente discesa dei rendimenti che, come per qualsiasi obbligazione, si muovono in direzione opposta. Più nel dettaglio, chi ha comprato BTp ad almeno tre anni di scadenza – o ha mantenuto in portafoglio quelli che già possedeva – ha visto crescere il proprio investimento in media del 13%. A muoversi con più forza sono state le durate più lunghe: titoli con scadenza a otto anni si sono apprezzati del 16%, quelli a 20 anni del 18% fino al +26% delle scadenze a 30 e 50 anni“.Un rally, insomma, fino a +26%, che è stato supportato dalla maggiore fiducia che i mercati hanno dato alla carta italiana: non poteva forse essere altrimenti, visto che l’Italia si accaparrerà la fetta più grande delle risorse del Recovery Fund, ovvero 209 miliardi di euro tra prestiti e sussidi. Basti pensare che qualcuno ha ormai definito i BTP anche come beni rifugio. A tal proposito, diverse sono le indicazioni che arrivano sia dalla Ue – ieri l’ennesimo monito è arrivato dal commissario Ue agli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni – sia dal ministro dell’economia Roberto Gualtieri su come usare le risorse e, di conseguenza su come stilare il Recovery Plan -. Il ministro Gualtieri  oggi si è tolto anche qualche sassolino dalla scarpa, parlando ai microfoni di Omnibus, su La 7:“Tutti avevano pronosticato autunni caldi e disatri, siamo colpiti ma il Paese è ancora in piedi”. Lanciando però sul Recovery Fund anche un avvertimento: Se un progetto finanziato col Recovery Fund non viene realizzato nei tempi stabiliti, “succede che non arrivano i soldi. Quindi vanno scelti bene i programmi”.Detto questo, per avere un’idea di come i BTP abbiano sovraperformato rispetto ad altri asset italiani, è sufficiente fare qualche paragone: con il trend dell’andamento del Ftse Mib, per esempio, o con quello delle banche italiane, o con i vari ETF che replicano le azioni italiane, chiamando in causa anche gli ETF sui titoli di stato del made in Italy:Dal 21 aprile scorso – data del primo accordo sul Recovery Fund -, a fronte del +26% dei BTP a lunga scadenza, il Ftse Mib è salito del +15% facendo -26% dall’inizio dell’anno. Titoli banche italiane male, con il Ftse Italia All Share Banks -27% Ytd.E’ andata bene anche, in generale, negli ultimi tre anni: il Lyxor EuroMTS 10Y Italy BTP Government Bond (DR) UCITS ETF – Acc è balzato in tre anni del 19%, a fronte del -12% del Ftse Mib, negativo anche considerando i dividendi, come dimostra il trend dell’ETF iShares FTSE MIB Ucits ETF Eur Acc, in ribasso del 4,7% in tre anni.Altre dimostrazioni della forza dei BTP? Il Lyxor BTP Daily (2x) Leveraged UCITS ETF – Acc è avanzato dell’8,4% da inizio anno e +25,6% dallo scorso 21 aprile; il Lyxor EuroMTS 10Y Italy BTP Government Bond (DR) UCITS ha fatto +5,16% Ytd e +12% dal 21 aprile

Nuovo BTP 10 anni da record: sfondato muro dei 100 mld di domanda

Il nuovo Btp a 10 anni ha attirato richieste record superando per la prima volta i 100 mld di euro per un collocamento via sindacato. I dati sulla composizione della domanda non sono stati ancora comunicati dal Tesoro.L’emissione della prima tranche del nuovo BTP a 10 anni (scadenza 1° dicembre 2030, godimento 1° giugno 2020 e tasso annuo dell’1,65%, pagato in due cedole semestrali) ha visto l’allocazione di un ammontare pari a 14 miliardi di euro. Il titolo è stato collocato al prezzo di 99,520 corrispondente ad un rendimento lordo annuo all’emissione dell’1,707%. Lo rende noto il Ministero dell’Economia e delle Finanze.Il collocamento è stato effettuato mediante sindacato, costituito da sei lead manager, BNP Paribas, Citigroup Global Markets Ltd, HSBC France, Monte dei Paschi di Siena Capital Services Banca per le Imprese S.p.A, NatWest Markets PLC e UniCredit S.p.A e dai restanti Specialisti in titoli di Stato italiani in qualità di co-lead manager.L’operazione rientra tra quelle previste dale linee guida per la gestione del debito pubblico. Il programma di emissione per il secondo trimestre 2020 prevede la possibile emissione di ulteriori nuovi titoli in aggiunta a quelli comunicati, in base alle condizioni dei mercati finanziari. L’emissione del nuovo Btp a 7 anni prevista per il secondo trimestre è stata invece posticipata al terzo trimestre 2020 per tener conto di questa operazione.

Bce esclude Italexit e nuova crisi euro post pandemia. Lagarde minimizza su boom debiti ma c’è il paper che avverte sui conti pubblici

Italexit o Italia fuori dall’euro? Il numero due della Bce Luis de Guindos non ci crede e non condivide la preoccupazione di diversi analisti, che ammettono il rischio di un debito-Pil del paese destinato secondo Fitch a balzare al 156% nel 2020, e che segnalano il populismo che avanza.
Non ci crede neanche la numero uno della Bce Christine Lagarde che, in occasione di un evento online dedicato ai giovani, afferma di non temere che si possa verificare una crisi dell’euro a seguito della pandemia, e per colpa del balzo dei debiti. Balzo dei debiti inevitabile visto che, per mettere in sicurezza le rispettive economie, i governi stanno lanciando diversi stimoli fiscali:“Sicuramente no – ha detto Lagarde – Non siamo preoccupati al momento per i debiti (dei paesi dell’Eurozona). E non ci sarà alcuna crisi dell’euro a causa dei debiti pubblici più alti, visto che i debiti stanno aumentando in tutto il mondo”.  Anzi, far salire i debiti in un contesto del genere, caratterizzato dalle gravi conseguenze dell’emergenza coronavirus COVID-19 sull’economia, “è stata la cosa giusta da fare”.In ogni caso, più che il debito è il costo per servirlo che è importante: e con la bassa inflazione e i tassi di interese negativi, Lagarde fa notare queste spese sono estremamente basse. L’ex direttrice dell’Fmi sembra commentare implicitamente anche quanto scritto dal Washington Post nelle ultime ore:“Se non si lancerà un qualche tipo di salvataggio finanziaerio, l’Italia potrebbe essere costretta a uscire dall’euro, portandosi dietro altri paesi altamente indebitati”.Discorso simile a quello fatto dal vicepresidente della Bce:“Non la metterei in quel modo – ha detto de Guindos rispondendo al rischio di una Italexit e/o di un’Italia che esca dall’euro – credo che qui la cosa importante da considerare sia la necessità di mettere in prospettiva la risposta politica”.Ovvero? “La chiave è la politica fiscale…e, vedete,  nel breve termine con la pandemia e la crisi che stiamo soffrendo, una risposta fiscale nazionale ma anche paneuropea sarà assolutamente necessaria”.Il funzionario parla in attesa della proposta sul Recovery Fund da parte della Commissione europea di Ursula von der Leyen, attesa per oggi. Il debito italiano, dunque? “Sicuramente, alla fine della pandemia, il valore del debito pubblico sarà più alto. Ma l’alternativa di non fare nulla è molto peggio”, ha detto.  “Sarebbe molto peggio, in termini di crisi. E sarebbe molto peggio anche nella fase di ripresa”.Insomma, a suo avviso la priorità ora è su risposte fiscali nazionali ed europee che siano “forti e potenti”. Ai debiti ci si penserà dopo. Idem Lagarde. Ma dopo quando?
Occhio infatti al rapporto Financial Stability Review (FSR) di maggio che la Bce ha appena pubblicato, da cui emerge che l’esplosione del coronavirus ha aumentato i rischi sulla stabilità finanziaria dell’area euro.
“Anche se il tasso dei contagi sta diminuendo in molti paesi, l’impatto sull’economia e sui mercati ha portato alla luce, aumentandole, le vulnerabilità esistenti nella stabilità finanziaria dell’area euro. I rischi alla stabilità finanziaria potrebbero crescere, visto che queste vulnerabilità interagiscono con la pandemia”.
Le vulnerabilità, si legge ancora, “includono prezzi degli asset particolarmente elevati, sostenibilità dei debiti sovrani e corporate e redditività debole delle banche”. Non per niente, il titolo del rapporto  è “Bce: la pandemia aumenta i rischi alla stabilità finanziaria”.“In particolare le banche dell’area euro, sebbene ora meglio capitalizzate, faranno probabilmente fronte a perdite significative e a una ulteriore pressione sulla redditività – si legge ancora nell’analisi, commentata dallo stesso de Guindos:
“La pandemia ha provocato una delle contrazioni economiche più forti della storia recente, ma misure ad ampio raggio hanno impedito il crollo finanziario. Tuttavia, le ripercussioni della pandemia sulle prospettive di redditività delle banche e sui conti pubblici di medio termine dovranno essere affrontate, in modo tale che il nostro sistema finanziario continui a sostenere la ripresa economica”.
Insomma, nel breve termine nessun panico sui debiti. Ma già nel medio, le finanze pubbliche torneranno a essere osservate speciali.

Il Recovery Fund diventa da 750 miliardi. Per l’Italia 172,7 miliardi di aiuti, 82 a fondo perduto

 Paolo Gentiloni

«La Commissione propone un Recovery Fund da 750 miliardi che si aggiunge agli strumenti comuni già varati. Una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti». Il commissario Ue Paolo Gentiloni svela le prime cifre sul Recovery Fund — ribattezzato «Next generation Eu» — proposto dalla Commissione europea agganciato al prossimo bilancio Ue 2021-2027 che varrà 1.100 miliardi. Il piano di Bruxelles mira a intervenire in tre ambiti: sostegno alla ripresa degli Stati, aiutare gli investimenti privati e prepararsi a nuove crisi (rafforzando i sistemi sanitari, i programmi per la ricerca ecc.). In altri termini investire per un’Europa green, digitale e resiliente. Per raggiungere questi obiettivi ognuno dei tre pilastri è dotato di una serie di strumenti che mettono a disposizione finanziamenti, sotto forma di prestiti e di aiuti a fondo perduto: 500 miliardi sono destinati a stanziamenti (grants) ai Paesi e ai settori più colpiti dall’impatto economico del coronavirus, mentre gli altri 250 miliardi sono riservati a prestiti (loans) agli Stati membri. La quota di fondi per l’Italia ammonta a 172,7 miliardi di euro, di cui 81,807 miliardi versati come aiuti a fondo perduto e 90,938 miliardi come prestiti. Il nostro Paese sarà il maggior beneficiario, seguito dalla Spagna un totale di 140,4 miliardi, divisi tra 77,3 miliardi di aiuti e 63,1 miliardi di prestiti. La proposta dovrà ottenere il via libera del Consiglio europeo e del Parlamento Ue.

Sostegno agli Stati

Lo strumento principale per aiutare la ripresa degli Stati membri è la Recovery and Resilience Facility, che prevede un sostegno finanziario per investimenti e riforme per accelerare la ripresa e rendere le economie dei Paesi Ue più resilienti e preparate al futuro. Ha un budget di 560 miliardi tra prestiti (250) e trasferimenti (310). Per accedere a questi fondi i governi devono presentare dei Piani nazionali di ripresa che dovranno essere in linea con gli obiettivi del Semestre europeo (quindi con le Raccomandazioni specifiche per Paese pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione), con i Piani energia e clima e i programmi Ue. C’è poi un secondo strumento chiamato «React-Eu» (valore 55 miliardi) che interverrà attraverso la politica di coesione per far arrivare gli aiuti ai territori, alle Regioni, alle città e alle imprese, ai settori dal turismo alla cultura. Il criterio di allocazione delle risorse terrà conto dell’impatto della crisi e non sarà quello della politica di coesione. Sarà operativo già da quest’anno. Infine saranno rafforzati due programmi esistenti: quello sullo sviluppo rurale e il Just transition mechanims, per una transizione verde equa.

Le ricadute sull’Italia

All’Italia la Commissione aveva rivolto quattro raccomandazioni specifiche, che chiedono di intervenire sul sistema sanitario; sul mondo del lavoro per garantire un’adeguata protezione dei lavoratori, in particolare gli atipici, ma anche mettendo in campo politiche attive; rafforzare l’insegnamento e le competenze a distanza, incluse quelle digitali; assicurare l’applicazione delle misure che forniscono liquidità all’economia reale, incluse le Pmi, le aziende innovative e gli autonomi, ed evitare i ritardi nei pagamenti. In particolare si chiede anche di promuovere gli investimenti per la ripresa, con un focus sul green e la digitalizzazione: energie pulite, ricerca e innovazione, trasporti pubblici sostenibili, gestione dei rifiuti, e rafforzamento dell’infrastruttura digitale. Quarta raccomandazione: migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e l’efficienza della pubblica amministrazione. Se poi si guardano i settori più colpiti, ci sono il turismo, l’automotive, i trasporti. L’Italia nell’elaborare il Piano per la ripresa da sottoporre a Bruxelles per l’approvazione e dunque ottenere i fondi Ue dovrà quindi tenere presente questi ambiti di azione.

Merkel-Macron sfornano piano Recovery Fund da 500 miliardi. Lagarde su Patto stabilità: non concentrarsi su debito-Pil

I sovranisti e non solo continuano a strepitare, ma la proposta franco-tedesca viene salutata come un enorme passo in avanti e un’importante apertura verso le richieste dei cosiddetti paesi del Sud, Italia in primis, soprattutto se si considera che, a presentarla, è stata la Germania, il grande falco dell’Europa. Falco che, come insegna la storia, culturalmente “vede il debito come un peccato”. Tanto che la parola “schuld”, debito, significa anche “colpa”.

Ma stavolta è diverso. Stavolta non c’è nessun peccatore, visto che tutta l’Europa, anzi tutto il mondo, è stato colpito dalla piaga del coronavirus.Dopo diversi tentennamenti, Berlino ha dunque deciso di andare oltre i suoi diktat, e lo ha fatto con Parigi.Qualcosa, chiaramente, sta cambiando in Europa, se si considera anche il commento rilasciato con un’intervista al Corriere della Sera da Christine Lagarde, numero uno della Bce.“Il patto di stabilità va rivisto prima che rientri in vigore”, ha detto Lagarde, aggiungendo di ritenere che “questa crisi sia una buona occasione di modernizzare le modalità del Patto di stabilità e di crescita, oggi sospeso” e sottolineando, anche, come la sostenibilità del debito non possa essere calcolata concentrandosi sul rapporto debito-Pil.“La priorità, oggi, è aiutare le economie a risollevarsi. Gli Stati stanno spendendo e naturalmente i debiti aumentano; quanto al rapporto fra debito e Pil, crescerà, perché siamo in recessione. Tutti i Paesi al mondo stanno assistendo a un aumento del loro livello di debito: secondo le previsioni dell’Fmi, il debito degli Stati Uniti supererà il 130% del Pil alla fine del 2020, mentre quello della zona euro sarà sotto al 100%. Certo è una media, ci sono differenze tra i Paesi dell’area. Ma per valutare la sostenibilità, non bisogna concentrarsi sul livello di debito rispetto al Pil. Bisogna prendere in considerazione il livello di crescita e i tassi d’interesse in vigore. Questi due fattori sono determinanti”.

RECOVERY FUND DA 500 MLD EURO: CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO, NON PRESTITI

Tornando al Recovery Fund, il grande annuncio è arrivato ieri, in occasione della videoconferenza stampa congiunta indetta dalla cancelliera Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron. L’asse franco-tedesco ha sfornato una proposta su un Recovery Fund da 500 miliardi di euro, dopo trattative che si sono intensificate nel pomeriggio.
Il piano, definito da Merkel di “breve termine”, prevede l’erogazione di 500 miliardi di euro dalla voce spese del bilancio dell’Ue: non si tratta dunque di prestiti, ma di finanziamenti, di contributi a fondo perduto che, come ha confermato Merkel, saranno messi “a disposizione delle regioni e dei settori più colpiti dalla pandemia”.
Ma come sarà finanziato questo fondo? Come spiega l’FT la Commissione europea raccoglierà i finanziamenti accedendo ai mercati dei capitali, cosa che ha già fatto finora, in realtà, ma per importi relativamente modesti. Le somme verranno raccolte attraverso l’emissione congiunta di bond: emissione di debito comune, proprio ciò che i paesi del Sud Europa hanno chiesto ripetutamente all’Asse del Nord.
Tali finanziamenti, è questa la grande novità, non saranno poi erogati ai singoli stati membri del blocco sotto forma di prestiti, ma utilizzati per sostenere le spese di bilancio Ue. Saranno insomma contributi a fondo perduto, non prestiti.
La cancelliera Merkel ha d’altronde ammesso che l’Unione europea sta facendo fronte “alla crisi più grave della sua storia, una crisi che richiede risposte appropriate”. Dal canto suo, il presidente francese Emmanuel Macron ha definito la proposta “un passo importante”, facendo notare che il piano implica “il trasferimento di veri soldi di bilancio alle regioni e ai settori più colpiti (dalla pandemia Covid-19)”. E qui si potrebbe aggiungere Italia in primis.
Ovviamente, quella annunciata ieri è solo una proposta, che deve essere approvata dai 27 paesi dell’Unione europea: si tratta tuttavia di un presupposto che rende il raggiungimento di una intesa più probabile. La parola spetta ora ai leader dei 27 paesi Ue, dunque al Consiglio europeo, che si dovrà riunire per stabilire le misure da prendere per fronteggiare quella che da emergenza sanitaria è diventata una emergenza economica. Una data per la riunione del Consiglio Ue non è stata ancora fissata.
Gli ostacoli non sono pochi, se si considera che le trattative per varare il bilancio pluriennale Ue vanno avanti da più di due anni. Di fatto, è stata la stessa cancelliera Merkel ad ammettere che tutto è ancora allo stadio iniziale. “Noi stiamo facendo una proposta che, credo, aiuterà a raggiungere una intesa nell’Ue 27. Ma non possiamo costringere nessuno ad accettarla”. Tra l’altro, la stessa Commissione europea deve presentare ai paesi membri dell’Unione europea una sua proposta sul Recovery Fund. Ma, come ha detto anche Macron, “noi speriamo che l’accordo tra la Francia e la Germania sia di aiuto”.
In un comunicato congiunto il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno annunciato che “il Recovery Fund avrà una dotazione di 500 miliardi di euro di spese di bilancio Ue per i settori e le regioni più colpite (Il fondo) rafforzerà la resilienza, la convergenza e la competitività delle economie europee, e aumenterà gli investimenti, in modo particolare nelle transizioni ecologiche e digitali, nella ricerca e nell’innovazione”.
Macron ha poi precisato che i 500 miliardi di euro “saranno stanziati a favore di quei settori che non sono solo tecnologici, aggiungendo che “si tratta di una forte risposta economica che aiuterà a combattere la disoccupazione e a proteggere le aree più vulnerabili”.

Recovery Fund, il commento: il tabù superato

Così ha commentato Samy Chaar, Chief Economist di Lombard Odier:
“L’annuncio congiunto Angela Merkel / Emmanuel Macron di sovvenzioni di bilancio per un valore di 500 miliardi di euro, finanziate attraverso il prestito comune, rappresenta un progresso molto significativo. Di fronte a una crisi di questa portata, l’Unione Europea potrebbe progettare una risposta fiscale comune finanziata dal debito attraverso l’emissione di un bene sicuro in euro, ammissibile sia per il Programma di Acquisto del Settore Pubblico della Banca Centrale Europea (PSPP) che per il Programma di Acquisto d’Emergenza Pandemica (PEPP). Tali acquisti non sarebbero controversi dal punto di vista legale. Non sarebbero soggetti alla ripartizione delle perdite, in altre parole la BCE acquisterebbe “nel proprio portafoglio”, con un limite di emissione del 50% per programma. Inoltre, il debito dell’UE non verrebbe conteggiato come debito di uno Stato membro. Invece, questo sarebbe considerato puro debito dell’UE, oggi valutato “AAA”, e implicitamente sostenuto dai futuri contributi degli Stati membri. Fino a pochi giorni fa, questo era un tabù. La proposta di un’emissione congiunta di 500 miliardi di euro di debito UE attraverso un fondo di recupero equivale al 4% del prodotto interno lordo dell’UE in termini di nuova spesa. L’allocazione dei fondi (cioè la chiave di spesa) sarà in funzione della gravità dello shock pandemico. Finora c’è stata una stretta relazione tra lo shock sanitario pubblico, la gravità degli arresti e lo shock sul PIL. L’Italia potrebbe quindi essere un beneficiario netto, pari al 2% del suo PIL. La Germania ha avuto meno casi di Covid-19 e ha registrato una contrazione del PIL più contenuta nel primo trimestre. Il Paese dovrebbe quindi ricevere molto meno e diventare uno dei maggiori contribuenti in qualsiasi chiave di spesa probabile. Si tratta quindi di un’offerta piuttosto generosa da parte della Germania. Se fosse ancora membro dell’UE, l’esperienza di Covid-19 del Regno Unito l’avrebbe reso un beneficiario netto del finanziamento comune, almeno per alcuni anni. Naturalmente, dopo Brexit, ora non può più beneficiare del programma”.
“A parte questo – commenta ancora il capo economista di Lombard Odier-  la Corte costituzionale tedesca non può contestare questa iniziativa. Questo programma rientra nella politica fiscale dell’UE e quindi, se approvato, i tribunali non possono fermare il piano, soprattutto se il parlamento tedesco lo appoggia. Nel complesso, questo programma rappresenta un importante passo avanti. Speriamo che abbia abbastanza slancio perché i cosiddetti Stati membri frugali dei Paesi Bassi o dell’Austria non lo blocchino. Il diavolo sarà ovviamente anche nei dettagli, soprattutto per quanto riguarda la questione di come stanziare i fondi. Per ora, non vediamo l’ora di avere maggiori dettagli sull’accordo, ma potenzialmente, questo rappresenta un grande passo avanti per l’Europa”

Salvini: Bce faccia di più per l’Italia

“Visto che l’Italia partecipa del 14% del capitale della Bce, chiediamo semplicemente che in un momento straordinario la Banca centrale europea faccia quello che ha fatto bene in tempi ordinari, accelerando, visto che siamo in tempi di difficoltà”. Così Matteo Salvini che preme perchè la Bce faccia di più. “Non mi sembra di chiedere la luna, chiedo semplicemente che un organismo, che fa quello per legge, lo faccia di più, visto che ne abbiamo più bisogno”, ha detto il leader della Lega a 24Mattino su Radio 24.

Salvini sul MES: ‘regalo vantaggioso? Evidentemente no visto che gli altri Paesi lo rifiutano’

Matteo Salvini torna sullo spinoso argomento MES su cui permangono forti divisioni. Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), rifiutato da alcuni Paesi europei, “evidentemente non è così vantaggioso”, ha affermato il leader della Lega, Matteo Salvini, a 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24. “Il Mes che è un ‘regalo così vantaggioso’ è stato rifiutato da Grecia, Spagna, Francia e Portogallo. Evidentemente non è così vantaggioso e ha delle condizioni pericolose per economie nazionali e quindi i soldi preferisco trovarli altrove”, aggiunge il leader della Lega.

Decreto Rilancio: arrivano i nuovi PIR

Il Decreto Rilancio approvato dal Consiglio dei Ministri tra le varie misure prevede ila nascita dei nuovi Pir alternativi, i nuovi piani individuali di risparmio in cui si potrà investire fino a 150mila euro l’anno per un totale di 1,5 milioni.
Nel dettaglio il provvedimento inserisce nell’articolo 13 bis del Dl 124/19 una nuova categoria di Pir che per i due terzi dell’anno investono almeno il 70%, in via diretta o indiretta, in strumenti finanziari – anche non negoziati in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione – emessi o stipulati con imprese italiane, Ue o See (ma con stabile organizzazione in Italia) fuori dagli indici Ftse Mib e Ftse Mid Cap della Borsa italiana. Per questi nuovi PIR il vincolo di concentrazione viene elevato al 20%, restando invece al 10% per i Pir tradizionali.
Gli intermediari che potranno operare sui nuovi PIR sono, accanto ai tradizionali Oicr aperti e alle assicurazioni (rami vitae capitalizzazione), anche gli Eltif e i fondi di private equity, private debt e di credito. Per questi nuovi PIR i limiti, rispetto al PIR ordinario (30mila euro annui e l50mila totali), passano a 150mila euro l’anno e a 1,5 milioni totali, limiti che non si applicano agli investimenti di casse di previdenza e fondi pensione.

Patuanelli: Dl Rilancio tra oggi e domani in Gazzetta ufficiale

“Stiamo per pubblicare in Gazzetta ufficiale tra oggi e domani il decreto da 55 miliardi”. Lo ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, nel corso di 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24. “Credo che sia la manovra finanziaria più ampia fatta da questo Paese. Parlare di lentezza non credo sia corrispondente alla realtà dei fatti”.

Inflazione: Istat, +0,1% m/m ad aprile. Spinta inflazionistica per alimentari e deflazionistica per energetici

Nel mese di aprile l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha mostrato un leggero aumento dello 0,1% su base mensile e una variazione tendenziale nulla (da +0,1% del mese precedente), confermando la stima preliminare. Lo si apprende in un comunicato dell’Istat nel quale rimarca che “in aprile, con l’emergenza sanitaria in pieno corso, da una parte il restringersi dell’offerta e della domanda commerciale al dettaglio (concentrate su un minor numero di comparti merceologici), dall’altra il crollo delle quotazioni del petrolio, determinano spinte opposte: inflazionistiche per i prodotti alimentari e deflazionistiche per i beni energetici”.
Queste ultime, spiega l’Istat, sono prevalse azzerando l’inflazione (non avveniva da ottobre 2016 quando la variazione dell’indice dei prezzi al consumo fu negativa e pari -0,2%); tuttavia, i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, trainati dagli alimentari non lavorati, accelerano (+2,5%), portandosi a livelli di crescita che non si registravano da febbraio 2017.

Bankitalia: debito cala a marzo a quota 2.431,1 mld

Cala a marzo il debito pubblico italiano. Secondo i dati diffusi stamattina dalla Banca d’Italia, a marzo il debito delle amministrazioni pubbliche è diminuito di 15,8 miliardi di euro rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.431,1 miliardi. Nella pubblicazione statistica “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, Bankitalia spiega che “il fabbisogno del mese (28,7 miliardi) è stato più che compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro (43,2 miliardi, a 30,1) e dall’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (che hanno nel complesso ridotto il debito di 1,3 miliardi)”. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è sceso di 15,1 miliardi, quello delle amministrazioni locali di 0,7 miliardi. Il debito degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.Per quanto riguarda le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato nel mese di marzo sono state pari a 27,5 miliardi, in diminuzione del 4,4% (1,3 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2019, risentendo della sospensione dei versamenti fiscali disposta dal decreto “Cura Italia”. Nel primo trimestre 2020 le entrate tributarie sono state pari a 94,9 miliardi, in aumento del 3% (2,8 miliardi) rispetto al corrispondente periodo del 2019, grazie al buon andamento degli incassi nei primi due mesi dell’anno.

Industria: Istat, fatturato e ordinativi crollano a marzo

Nuova doccia gelata per l’industria italiana. Secondo i dati diffusi dall’Istat, il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, ha mostrato una flessione del 25,8%, rispetto a febbraio. Nella media del primo trimestre dell’anno l’indice complessivo ha registrato un -6,6% rispetto all’ultimo trimestre del 2019. Anche gli ordinativi, in termini congiunturali, hanno segnato una marcata riduzione, sia rispetto allo scorso mese (-26,5%), sia nella media del primo trimestre rispetto al quarto trimestre del 2019 (-9,5%).“A marzo le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19 determinano una forte flessione del fatturato e degli ordinativi dell’industria italiana. Essendo l’Italia il primo paese colpito dall’epidemia in Europa, la contrazione del mercato interno è risultata molto più accentuata rispetto a quello estero”, commenta l’Istat sottolineando “il calo di fatturato e ordinativi, su base tendenziale, ha raggiunto valori simili a quelli registrati nel momento più acuto della crisi del 2008-2009”. Unici settori in crescita sono quelli dei beni alimentari e dei prodotti farmaceutici.

Bini Smaghi: sentenza Alta Corte tedesca contro QE ‘ridicola, Bce ha valutato tutti pro e contro’

La sentenza di Karlsruhe alias Alta corte tedesca? E’ “ridicola”. Parola di Lorenzo Bini Smaghi, che di banche centrali e di banche se ne intende eccome, visto che è stato esponente del Consiglio direttivo della Bce dal giugno 2005 al 10 novembre 2011. E visto che ora è presidente di Société Générale.

“La Corte sta chiedendo alla banca centrale di dimostrare di aver rispettato nella sua decisione (di lanciare il piano PSPP, più conosciuto come piano di Quantitative easing) il principio di proporzionalità – ha detto l’economista, intervenendo nella trasmissione della Cnbc Squawk Box Europe – Francamente, pensare che la Bce non lo abbia fatto è ridicolo. C’è una grande quantità di ricerche, di report, di dichiarazioni, che mostrano chiaramente che non è che la Bce ci sia riunita così, in cinque secondi, per dire “alziamo o tagliamo i tassi”. Ci sono analisi, discussioni, argomentazioni e a volte anche disaccordi molto profondi” in giro, che dimostrano il contrario.
Bini Smaghi ha ricordato tra l’altro che è stato lo stesso presidente della Bundesbank Jens Weidmann, a spiegare diverse volte che, se è vero che il piano QE della Bce ha molte conseguenze economiche, è altrettanto vero che l’effetto complessivo che produce sulla stabilità dei prezzi è coerente con il suo obiettivo.“Se qualcuno prendesse la sentenza più seriamente sarebbe un po’ preoccupante, visto che la Bce ha davvero dovuto valutare tutti i pro e i contro“, ha detto ancora l’ex membro della Banca centrale europea, sottolineando che Francoforte si è interrogata diverse volte sulla propria capacità di bilanciare il proprio mandato (assicurare la stabilità dei prezzi in Eurozona) con l’impatto che il QE avrebbe potuto avere su alcune persone, su alcuni debitori).Se dunque il verdetto venisse preso più sul serio, “alla fine verrebbe violata l’indipendenza della Bce“.
Nelle stesse ore in cui Bini Smaghi rilasciava l’intervista alla Cnbc si facevano sentire sia Christine Lagarde, numero uno della Bce, che la Corte di Giustizia europea, la cui autorità è stata innegabilmente messa in discussione da Karlsruhe, visto che, nella sentenza anti-QE, l’Alta Corte tedesca ha affermato che la “sentenza della Corte di giustizia europea non è vincolante per quanto concerne le sue proprie decisioni”.
E invece è proprio vincolante, ha ribattutto la corte di Lussemburgo in un comunicato diramato oggi, anche perchè, in caso contrario, se davvero ciascuna corte nazionale potesse prendere decisioni autonome, le divergerenze che ne emergerebbero metterebbero a rischio sia l’ordine giuridico dell’Unione europea che la certezza del diritto. A ribattere a Karlsruhe, anche se in modo decisamente meno esplicito è stata per l’appunto Lagarde, con una frase che dice tutto: “Dobbiamo assicurarci che non ci siano limiti ingiustificati ai nostri interventi“.A parte, ovviamente, quelli contenuti nel mandato.

BTP, ora tocca a Moody’s: con rating junk salva-Italia Bce non potrà impedire cacciata dai fondi

Basterà l’ennesimo salvagente lanciato dalla Bce all’Italia, per evitare la fuga degli investitori dai BTP. In attesa del verdetto delle agenzie di rating DBRS e soprattutto di Moody’s – in arrivo domani, venerdì 8 maggio – il nervosismo nei confronti della carta italiana è alto. Certo: l’Italia è stata graziata da Standard & Poor’s; ma pochi giorni dopo, tra l’altro a sorpresa, è arrivata la scure di Fitch Ratings che ha fatto precipitare il giudizio sui BTP a un giudizio superiore a quello “junk”, spazzatura, di appena un gradino. Ora tocca a Moody’s che valuta i titoli di stato italiani già a un livello distante di un solo gradino da quello junk.

MILAN, ITALY – MAY 06: General view of flash mob of restaurateurs in front of the Arco della Pace during the COVID-19 pandemic on May 06, 2020 in Milan, Italy. Italy was the first country to impose a nationwide lockdown to stem the transmission of the Coronavirus (Covid-19), and its restaurants, theaters and many other businesses remain closed. (Photo by Lorenzo Palizzolo/Getty Images)

Riassumendo le valutazioni, Fitch Ratings e Moody’s valutano il debito italiano rispettivamente a BBB- e Baa3, mentre la più generosa è S&P, che ha un rating BBB, due gradini al di sopra del girone dei paria del debito, appunto del livello spazzatura. La Bce si è già premunita contro la possibilità che l’Italia finisca con il perdere, in generale, il rating investment-grade. Qualche giorno fa è arrivato l’annuncio – un annuncio che è apparso come un salva-Italia – della stessa, che ha reso noto che, nell’ambito del PEPP, ovvero del QE pandemico anti-COVID-19 lanciato a marzo, accetterà in garanziaanche titoli junk. Così aveva commentato la mossa Alberto Gallo, portfolio manager presso l’hedge fund Algebris Investments, contattato dal Financial Times:
La Bce sta agendo per limitare l’azione prociclica delle agenzie di rating, e per proteggere i debiti sovrani come quello dell’Italia dai downgrade. Le aziende e le piccole e medie imprese che emettono bond high-yield – ha fatto inoltre notare Gallo – rappresentano una grande parte dell’economia. E’ importante che l’aiuto non vada solo alle grandi società”. Detto questo, i mercati stanno chiedendo anche di più ovvero che, oltre ad accettare i titoli junk in garanzia, la Bce li compri anche, come ha deciso di fare, d’altronde, la Federal Reserve. E’ stata la stessa Christine Lagarde tuttavia, nell’ultima riunione della Bce, a rispondere che dell’opzione il Consiglio europeo non ne ha neanche parlato.Detto questo, la Bce c’è, anche se ora a metterle il bastone tra le ruote è Karlsruhe, ovvero la Corte costituzionale tedesca, con il suo verdetto anti PSPP (ma non anti PEPP, dunque non anti QE-pandemico, anche se non mancano gli analisti che temono un attacco anche contro questo piano ad hoc pensato come bazooka anti-coronavirus). E per l’Italia c’è sul serio, se si considerano gli ultimi dati, da cui emerge che il 40% degli acquisti di aprile effettuati nell’ambito del piano PSPP è andato a a favore della carta italiana.Detto questo, le misure salva-Italia della Bce sono capaci di proteggere i BTP dai sell off dei fondi in caso di downgrade del rating a ‘junk’? Un articolo di Reuters si interroga su quanto potente potrebbe essere la fuga degli investitori dai BTP se, nonostante l’assist della Bce, il debito italiano perdesse la valutazione “investment-grade”. In alcuni casi la fuga avverrebbe anche in modo automatico.
Ci sono per esempio i fondi pensione o i fondi assicurativi, che acquistano solo bond che hanno rating buy. E ci sono anche i fondi passivi, come gli ETF, che replicano i vari indici, e che sono costretti a vendere quando un credito perde l’investment-grade ovvero non arriva neanche alla sufficienza nella scala dei voti delle agenzie di rating. I fondi sono costretti a vendete percjè gli indici che replicano, una volta avvenuta la bocciatura, cacceranno i debiti sovrani o corporate in questione. E su questo la Bce può fare ben poco.
Alcuni indici, come il Markit’s iBoxx euro benchmark e il Bloomberg/Barclays euro aggregate, si affidano inoltre ai rating emessi proprio dalle Tre Sorelle del Rating, ovvero da Moody’s, S&P e Fitch. Un taglio del rating a junk da parte di una di queste agenzie ha un grande significato, come spiega Ross Hutchison, gestore di un fondo sui tassi presso Aberdeen Standard Investments. “Sebbene la decisione della Bce di abbassare la richiesta del rating per la Grecia nel caso del PEPP mitighi il danno di un downgrade, i flussi in uscita degli investitori privati domineranno probabilmente nel breve termine”.
Ora, i bond italiani incidono per il 23% sull’indice benchmark iBoxx euro, valutato oltre i 5,5 trilioni di euro. La quota dell’Italia nell’indice corrisponde a 1,38 trilioni di euro ed è la seconda più alta dopo quella francese. Se bocciato a junkl, il debito italiano verrebbe espulso da quel benchmark, per entrare a far parte dell’iBoxx EUR Sovereigns High Yield index, che ha un valore decisamente minore, pari a 57 miliardi di euro, e che ‘ospita’ al momento bond greci e ciprioti. L’Italia incide inoltre per il 15% sul FTSE Euro Broad Investment-Grade Bond Index, che richiede che il requisito minimo per l’accesso sia un rating di S&P a BBB- o di Baa3 di Moody’s.
Secondo Mauro Vittorangeli, direttore responsabile degli investimenti nel mercato del reddito fisso presso Allianz Global Investors, la cacciata dell’Italia dagli indici rappresenterebbe “un grande mover”, diversamente da quanto accadde in passato quando a essere cacciati dagli indici furono Grecia e Portogallo.

BTP osservati speciali dopo sentenza corte tedesca. ‘Whatever It Takes’ o ‘Whatever Germany Allows’?

Attenti: è questo il consiglio che gestori e strategist sembrano dare a chi è posizionato sui BTP ma anche su altri bond sovrani dell’area euro, all’indomani della minaccia alla Bce lanciata dalla Corte Costituzionale tedesca

La sentenza fa il giro del mondo e Forbes si chiede e  chiede: “Whatever It Takes” Or “Whatever Germany Allows” ? Tradotto: “Whatever It Takes” (facendo riferimento al “Faremo tutto il possibile” (per salvare l’euro) di Mario Draghi, oppure “(Faremo) ciò che la Germania ci permette di fare? L’articolo porta la firma di George Calhoun, fondatore e direttore del Quantitative Finance Program e Hanlon Financial Systems Center presso la Stevens Institute of Technology (New Jersey) ed esponente dell’Advisory Board dell’ Hanlon Investment Management.“Questo è quanto il Whatever-It-Takes di Draghi è diventato: un programma massiccio e coordinato di QE per compensare il fatto che nell’Unione europea non esiste una politica fiscale federale. Molti analisti hanno citato la Bce come la salvezza dell’Ue, per questa ragione, visto che di fatto garantisce una forma di politica fiscale, attraverso l’acquisto mirato di bond e altri programmi collegati”.Dopo la sentenza di Karlsruhe, tuttavia, un terremoto c’è comunque stato, sebbene l’intensità della scossa sarà conosciuta solo con il passare del tempo: la Corte tedesca ha praticamente lanciato il seguente messaggio, oltre a dire che in parte il QE è illegale: la legge tedesca è superiore a quella europea. Ora, spiega l’esperto, “in teoria, soltanto la Bundesbank è soggetta alle richieste (della Corte), non la Bce. Tuttavia, in pratica, è difficile credere che gli acquisti dei bond (sovrani) avverrebbero in futuro senza la partecipazione della Bundesbank”.Forbes riporta la stessa dichiarazione del presidente dell’Ifo tedesco Clemens Fuest che, nel commentare il verdetto, ha detto che la decisione dell’Alta corte pone limiti al sostegno che la Bce dà ai paesi dell’area euro altamente indebitati, attraverso l’acquisto dei loro bond. L’Italia viene espressamente citata: la sentenza “limita il campo di applicazione della Bce nell’acquisto dei bond governativi italiani”.
Non per niente i gestori si stanno già attivando, come conferma un articolo di Bloomberg.
Preoccupazione è stata espressa dai gestori di Aberdeen Standard Investments e UBS, che non hanno nascosto il timore che la sentenza possa mettere in pericolo – anche se la corte tedesca lo ha escluso – lo stesso QE pandemico (PEPP) lanciato a marzo dalla Bce come misura anti-coronavirus.
Il verdetto, ripetiamo, non si riferisce al PEPP, ma al programma PSPP, ovvero al piano di acquisti di titoli di stato che l’ex numero uno della banca centrale Mario Draghi ha lanciato nel 2015, meglio noto come piano di Quantitative easing.
Ma Patrick O’Donnell, money manager di Aberdeen Standard, non vuole correre rischi, come dimostra il suo rating underweight sui bond emessi dall’Italia, ma anche dalla Francia e dalla Spagna, praticamente dalle nazioni europee che fanno affidamento in modo significativo sul piano PSPP della Bce.
Le tre economie, ricorda Bloomberg, rischiano tutte di subìre una contrazione del Pil del 10% circa quest’anno, a causa della crisi innescata dalla pandemia da coronavirus. Vale la pena, a tal proposito, citare le previsioni da incubo sull’economia dell’area euro e dell’Ue presentate oggi dalla Commissione europea.
Alcuni limiti presenti nel programma PSPP non sono presenti nel piano PEPP. Questi limiti sono rappresentati dalla regola del capital key, dal limite dell’emissione dei bond pari al 33% tetto massimo dei bond acquistabili nell’ambito di una singola emissione pubblica e dal livello minimo del rating (investment grade).
Applicati nell’acquisto dei titoli pubblici attraverso il PSPP, tali limiti non sono presenti nel QE pandemico. Meglio, si potrebbe dire di primo acchito. Non tanto, però, se si considerano i paletti che l’Alta corte tedesca sta mettendo al PSPP. Se ha colpito un piano che pone già tante condizioni, perchè non dovrebbe storcere il naso di fronte al QE pandemico, decisamente più flessibile?
Lo stesso Clemens Fuest, numero uno dell’Ifo tedesco ha spiegato che la Corte costituzionale federale tedesca ha presentato alcune condizioni per assicurarsi che gli acquisti di bond governativi da parte della Bce non violino il divieto del finanziamento monetario.
In base a queste condizioni – garantite dal PSPP ma non dal PEPP – “gli acquisti dovrebbero essere effettuati in base alla regola del capital key delle banche centrali nazionali, e nessun bond dovrebbe essere acquistato nel caso di paesi che non disponessero più di un rating adeguato”.
Da qui, la frase la sentenza “limita il campo di applicazione della Bce nell’acquisto dei bond governativi italiani”.
L’Italia in realtà è blindata dalla stessa Bce, che ha precisato di recente che, nel suo piano PEPP, accetterà in garanzia anche i titoli junk. C’è da dire che l’Italia beneficia tuttora di un rating investment-grade, ma il rating è sempre più vicino al rating junk, spazzatura, mentre incombe un altro verdetto: quello di Moody’s, che si esprimerà sull’Italia dopodomani, venerdì 8 maggio.
Detto questo, la Bce continua a fare shopping sfrenato di carta italiana: nell’ambito del piano PSPP messo ora a rischio dalla Corte tedesca, secondo gli ultimi dati la Bce ha acquistato ad aprile soprattutto bond italiani e francesi (nell’ambito del PSPP).
In particolare, più del 40% degli acquisti, effettutati per un valore complessivo di 26,8 miliardi di euro, hanno avuto come target l’Italia; il 31% della somma è stato utilizzato invece per acquistare debiti sovrani francesi.
C’è da dire che gli acquisti effettuati con il PSPP hanno inciso sugli acquisti totali della Bce, nello stesso mese, per meno di un quarto del totale, visto che la somma spesa da Francoforte per aspirare gli asset europei è stata di ben 137,5 miliardi di euro, un record. A incidere sullo shopping è stato soprattutto il QE pandemico (PEPP), che ha rappresentato il 75% dell’ammontare iniettato dall’istituzione.
Gli analisti, così come fa notare Reuters, prevedono che la Bce continuerà ad acquistare bond italiani nell’ambito del piano PEPP anche se l’Italia dovesse essere bocciata dalle quattro principali agenzie di rating a “junk”. In quel caso, il paese non potrebbe essere però più beneficiario del Quantitative easing, ovvero del piano PSPP. In ogni caso, con la Corte costituzionale, secondo Jaime Costero, strategist sui tassi presso UBS, il danno è stato già fatto:la sentenza di Karlsruhe potrebbe condizionare a suo avviso la strategia della Bce già ora, in particolare nell’acquisto dei BTP di più breve scadenza. Non per niente, ieri a essere venduti sono stati soprattutto i bond italiani con scadenza a due anni, a fronte di un balzo dei rendimenti fino a +20 punti base.
“Ciò sognifica implicitamente: ‘state attenti a quei limiti’ – ha detto Costero – (La Corte tedesca) ha lanciato un chiaro messaggio (alla Bce): non siate così flessibili, vi teniamo d’occhio in caso di deviazione dalla regola del capital key”.
In generale, gli analisti prevedono tuttavia che il PEPP sarà ulteriormente rafforzato, andando oltre agli acquisti da 750 miliardi di euro annunciati da Christine Lagarde. Ne sono convinti, in particolare, gli analisti di Citigroup, che prevedono che, soltanto nel mese di aprile, con lo strumento del QE pandemico, la Bce abbia acquistato quasi 40 miliardi di euro di bond italiani.

Bce: per LGIM “deluse speranze di una vera spinta nel breve termine”

“La Bce ha rafforzato la sua gamma di acronimi: le nuove Peltro, insieme a tassi di interesse più bassi sui Tltro, rendono molto più interessante per le banche prendere a prestito denaro sia a breve che a lungo termine”, commenta Hetal Mehta, senior european economist di Legal & General Investment Management (LGIM), sottolineando però che “lasciando invariato il tasso di deposito e, in particolare, il ritmo degli acquisti attraverso il Pepp tutte le speranze di una vera spinta nel breve termine sono state deluse. In effetti, i bond italiani, grandi beneficiari degli acquisti del QE, hanno visto un sell off all’annuncio.”

Bce, Lagarde risponde a domanda su Italia: non tollereremo rischio frammentazione euro

La Bce ha fatto abbastanza per l’Italia? La domanda sull’Italia è stata posta in occasione della conferenza stampa (virtuale), con cui Christine Lagarde, numero uno della Bce, ha risposto alle domande dei giornalisti in collegamento telefonico.Lagarde ha dato una risposta generica, affermando che la banca centrale non è disposta a tollerare alcuna forma di frammentazione nel meccanismo di trasmissione della politica monetaria nell’area euro e ribadendo diverse volte che utilizzerà tutti gli strumenti e la flessibilità necessari per mettere in sicurezza l’Eurozona, alle prese con la crisi senza precedenti provocata dal coronavirus COVID-19.

Bce Day, Lagarde rafforzerà potenza di fuoco anti-Covid? ‘Potrebbe acquistare anche bond banche’

La potenza di fuoco firmata Bce basta a salvare l’Eurozona e l’Italia dall’emergenza coronavirus? O Christine Lagarde, nonostante il clamoroso passo indietro fatto dopo l’ormai famosa frase sullo spread (“non siamo qui per chiudere lo spread), ritiene di aver fatto già il Whatever It Takes, ovvero di aver fatto tutto il possibile, per mettere in sicurezza i fondamentali dell’area euro, e garantire la sopravvivenza dell’euro stesso?

Molti credono di no, e ricordano che la potenza di fuoco della Bce è, in teoria, illimitata, così come illimitata si sta dimostrando la potenza di fuoco della Fed.

Non per niente il Quantitative easing lanciato da Jerome Powell è stato definito da diversi analisti un “QE infinity and beyond” (QE infinito e oltre) e/o un QE Illimity, senza limiti. Lo ha detto d’altronde lo stesso numero uno Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve: “non ci sono limiti” al sostegno che il Fomc è disposto a dare. E questo fatto è stato ribadito dallo stesso Powell nella giornata di ieri, in occasione della riunione di aprile dell’istituto.A un certo punto, Powell ha detto anche, nella conferenza stampa successiva all’annuncuo sui tassi, che “non è questo il momento di pensare al debito”.Pur ammettendo che sì, “il debito sta crescendo più veloce dell’economia“. E qui, un grafico sulla traiettoria del debito Usa non ci sta affatto male, anche per ricordare che, oltre all’Italia, il problema delle finanze pubbliche tormenta anche altre economie.

Detto questo, la preoccupazione per il futuro dell’Italia serpeggia in Europa e nel mondo da un po’: il paese, già noto per il suo PIl da zero virgola, è straziato da una crisi sanitaria destinata a diventare (già lo è) emergenza economica. E nonostante gli appelli della stessa Lagarde lanciati all’Ue, affinché si muova con misure di politica fiscale che accompagnino i suoi interventi monetari, la speranza che Bruxelles sia capace di sfoderare una sua propria potenza di fuoco è molto labile. In ogni caso, come ha scritto anche sul Financial Times Wolfango Piccoli, Co-presidente di Teneo, per salvare l’Italia non solo non basterebbe il Mes, ma non basterebbero neanche gli eurobond. Solo la Bce, ha scritto di recente in un articolo, può salvare l’Italia.
A tal proposito c’è da dire, nonostante Matteo Salvini continui a chiedere di tutto e di più che la Bce sta facendo davvero tanto per l’Italia.
Oltre al QE pandemico, lanciato a sorpresa nella notte, con cui Lagarde & Co. hanno tutta l’intenzione di rastrellare i BTP presenti nel mercato in un anno che, in tutta l’Europa, sarà caratterizzato tra l’altro da emissioni molto corpose di debito, Francoforte ha preso proprio di recente una decisione storica, blindando un’Italia che rischia sempre di più di scivolare nel girone dei paria del debito.: quella di accettare come garanzia anche i titoli junk.
Eppure, di nuovo, c’è quella sensazione secondo cui la potenza di fuoco della Bce, anche allo stato attuale delle cose, impallidirebbe rispetto alla potenza di fuoco della Fed. Così Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr nel suo commento giornaliero sui mercati finanziari:
“Recentemente le due principali banche centrali del mondo occidentale sono state parecchio munifiche, senza farsi un problema di rispettare le scadenze dei meeting. Considerando che la situazione al momento sembra sotto controllo, non si vede motivo perchè mettano ancora mano all’arsenale. Il buonsenso vorrebbe che i presidenti si prendessero del tempo per spiegare quanto erogato, e illustrare il proprio outlook. Ma uno degli aforismi che ho creato in 25 anni di carriera sui mercati è “mai sottostimare la capacità di Una banca Centrale di essere dovish”. Si tratta sicuramente di un sentimento condiviso, dopo la recente cornucopia, per cui l’idea dominante è che il mercato non ha molto da temere da Powell & Lagarde nelle prossime ore. Tra l’altro, l’ECB è rimasta l’unica delle Big 3 (ECB, FED e BOJ) ad avere ancora un QE “limitato” come size, e la tentazione quanto meno di aumentarlo potrebbe esserci. E nel week end si parlava di estendere gli acquisti al credito high Yield”.
Le previsioni per quanto accadrà oggi, sono in realtà piuttosto tranquille. La Bce dovrebbe piuttosto ribadire, come ha fatto anche Jerome Powell qualche ora fa, l’intenzione di aumentare gli acquisti del QE pandemico in caso di necessità.
“Molti economisti credono che la Bce debba rafforzare il proprio programma di acquisto degli asset e il suo sostegno per le banche – osserva il Financial Times in un articolo dedicato alle mosse che potrebbero essere annunciate oggi – anche se alcuni ritengono che oggi non accadrà nulla, in occasione della teleconferenza attesa per la giornata di oggi. Se invece agirà, potrebbe secondo il quotidiano britannico considerare almeno cinque opzioni. Tra queste, ci sarebbe anche quella di acquistare direttamente i debiti delle banche stesse.
Dei 2,8 trilioni di euro di asset che la banca centrale ha acquistato, non ci sono infatti le obbligazioni che gli istituti di credito dell’eurozona hanno emesso o altre forme di debiti bancari. Ma alcuni economisti credono che anche questo tabù potrebbe essere infranto, e che la Bce potrebbe decidere di acquistare debiti bancari di breve termine, al fine di mantenere basso il costo della raccolta. Le altre quattro opzioni che la Bce potrebbe decidere di adottare, secondo l’FT, per incrementare la propria potenza di fuoco sono le seguenti:
“La Bce ha già speso 100 miliardi di euro circa dei 750 miliardi previsti dal Qe pandemico annunciato il mese scorso. A questi ritmi, (il Qe pandemico durerà soltanto fino a ottobre. E questo di per sé indica che è probabile che venga ampliato. Tuttavia Lagarde potrebbe decidere di limitarsi a dire di essere pronta a espandere i suoi piani di acquisti di asset in caso di bisogno.
La crisi coronavirus dovrebbe portare i rating di alcuni bond sovrani e di corporate bond a essere downgradati a un livello inferiore all’”investment grade’, alo status junk. La scorsa settimana la Bce ha cambiato le regole in modo tale da poter accettare questi bond ‘fallen angel’ come garanzia. Gli economisti credono che potrebbe andare oltre e iniziare ad acquistare questi bond, come la Fed ha fatto di recente.
A giugno, per la prima volta, la Bce inizierà a prestare soldi alle banche a un tasso che è ancora più negativo rispetto al suo tasso sui depositivi, e attraverso le operazioni TLTRO (Targeted Longer Term Refinancing Operation), sperando in questo modo di incoraggiare gli istituti stessi a continuare a erogare prestiti ai clienti. Vista la pressione sulle banche, il tasso del TLTRO potrebbe essere portato dallo -0,75% al -1%.
Un altro strumento con cui la Bce potrebbe sostenere le banche sarebbe espandere la regola che esenta gli istituti dal pagare tassi negativi sui depositi in eccesso presso di essa, il cosiddetto tiering lanciato dal suo ex numero uno, Mario Draghi. Ora, il tiering che stabilisce che un ammontare di riserve pari a sei volte la riserva minima obbligatoria di ciascuna banca depositata presso le Banche Centrali Nazionali è esente dai tassi negativi. L’Ft afferma che il valore delle riserve esentate dai tassi sotto lo zero potrebbe salire, a sostegno delle banche, a dieci volte la riserva minima obbligatoria di ciascuna banca depositato presso le Banche Centrali Nazionali.

Asta CTZ fa il pienone, rendimento balza sopra l’1%

Le aste di collocamento di titoli di Stato svolte oggi hanno visto una forte domanda per il CTZ con scadenza novembre 2021. Il CTZ biennale è stato allocato al tasso dell’1,001% (+69 pb rispetto a precedente emissione) per un ammontare di 2,75 miliardi, ossia il massimo del range previsto (2,25-2,75 mld). La domanda complessiva è stata di 4,468 mld, con un rapporto di copertura di 1,63.Allocato dal Tesoro italiano anche il BTP decennale indicizzato all’inflazione con scadenza maggio 2030. Il tasso di assegnazione è stato dell’1,77% per un ammontare di 1 miliardo, ossia il massimo del range previsto (0,5-1 mld). Il rapporto di copertura risulta di 1,52.

Tesoro: domanda oltre i 110 mld per il nuovo Btp a 5 anni e riapertura del Btp a 30 anni

Circa 360 investitori hanno partecipato al collocamento del nuovo benchmark Btp a 5 anni e del Btp benchmark a 30 anni (riapertura), su ciascun collocamento. Lo ha fatto sapere il Tesoro attraverso una nota stampa che fornisce i dettagli delle due emissioni. La domanda complessiva ha superato i 110 miliardi di euro, quasi equamente ripartiti tra i due titoli. Per entrambi i titoli, poco più della metà del collocamento è stato sottoscritto da fund manager (rispettivamente circa il 51% ed il 53% su 5 anni e 30 anni), mentre le banche ne hanno sottoscritto circa il 30% (33% circa sul titolo quinquennale e 29% circa sul titolo trentennale). Gli investitori con un orizzonte di investimento di lungo periodo hanno acquistato circa il 10% dell’emissione (in particolare sul titolo a 5 anni la quota è stata del 9% circa, dei quali poco oltre il 6% è stato allocato a banche centrali e istituzioni governative, mentre sul titolo trentennale la quota delle banche centrali si è attestata intorno al 7,5% e con la presenza di circa il 3,5% da parte di Fondi Pensione e Assicurativi). Agli hedge fund è stato allocato circa il 7% dell’ammontare complessivo.I due collocamenti hanno visto una partecipazione molto diversificata (circa 40 paesi), con una partecipazione massiccia di investitori esteri. Su entrambi i titoli la quota allocata a investitori esteri è stata pari a circa il 76% (sul titolo a 5 anni) e l’81% (sul titolo a 30 anni). Tra questi, è stata di particolare rilievo la quota sottoscritta da investitori del Regno Unito (circa il 33% sul titolo a 5 anni e il 42% su quello a 30 anni). Il resto del collocamento è stato allocato in larga parte in Europa (circa il 36,3% sul titolo a 5 anni e il 33% su quello a 30 anni), con le quote più rilevanti assegnate a investitori tedeschi (rispettivamente circa il 9% e il 12%), spagnoli (rispettivamente l’11% e il 6%), francesi (rispettivamente il 5% e il 6%).Il collocamento è stato effettuato tramite la costituzione di un sindacato composto da Banca IMI S.p.A, BofA Securities Europe S.A., Deutsche Bank A.G., JP Morgan Securities PLC, Nomura Int e Société Générale Inv. Banking che hanno partecipato in veste di lead manager, mentre tutti gli altri Specialisti in titoli di Stato hanno rivestito il ruolo di co-lead manager dell’operazione.

Coronavirus, Von der Leyen si scusa ancora: ‘troppi non arrivati in tempo quando l’Italia aveva bisogno’

“Non si può superare una pandemia così rapida e di questa portata senza dire la verità. La verità su tutto: i numeri, la scienza, le prospettive, ma anche sulle nostre azioni. Sì, è vero, nessuno era davvero pronto per questo. È anche vero che troppi non sono arrivati in tempo quando l’Italia aveva bisogno di una mano, all’inizio. E sì, per questo è giusto che l’Europa nel suo insieme offra sincere scuse”. E’ quanto ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un discorso proferito al Parlamento Ue, in cui ha ribadito la necessità che l’Europa chieda scusa all’Italia.Lo scorso 2 aprile, Ursula von der Leyen aveva scritto una lettera di scuse all’Italia, pubblicata sul quotidiano La Repubblica:una lettera da lei firmata che viene pubblicata dal quotidiano Repubblica.“Oggi l’Europa si sta mobilitando al fianco dell’Italia. Purtroppo non è stato sempre così. Bisogna riconoscere che nei primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune europea, in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria. Non si rendevano conto che possiamo sconfiggere questa pandemia solo insieme, come Unione. È stato un comportamento dannoso e che poteva essere evitato. In questi giorni la distanza tra individui è fondamentale per la nostra sicurezza: la distanza tra nazioni europee, al contrario, mette tutti in pericolo”, si leggeva nella missiva

Eurobond, anche Trichet (ex Bce) dice sì a mutualizzazione debito in misura eccezionale

La crisi attuale e peggiore di quella del 2008-2009. Parte da questa premessa l’ex numero uno della Bce, Jean Claude Trichet, nel commentare quello che l’Europa sta mettendo in atto per tamponare l’emergenza Covid-19. IL precedessore di Draghi, in carica dal 2003 al 2011, ritiene che alcuni punti usciti dall’Eurogruppo di giovedì sono positivi con più di 500 miliardi di euro messi in campo. “I punti positivi – asserisce Trichet nell’intervista concessa a La Stampa – sono il volume della risposta comune dell’Europa: più di 500 miliardi di euro e saranno disponibili immediatamente. Poi il fatto che i finanziamenti in arrivo dal Mes, fino a 240 miliardi, per alimentare spese legate al coronavirus, non siano soggetti a una condizionalità macroeconomica, come voleva l’Italia”.Sulla possibilità di dare vita agli Eurobond, Trichet si mostra favorevole: “La mutualizzazione del debito pubblico deve intervenire nella zona euro solo in misura eccezionale, per un obiettivo molto specifico, ad esempio il rilancio dell’economia europea dopo una grande recessione, come quella provocata dal virus. E, appunto, stavolta deve essere prevista”.

Recovery Fund darebbe marcia in più all’UE, validità MES sale se tanti paesi lo richiederanno (analisti)

Tiene banco l’eco di quanto emerso dall’Eurogruppo di giovedì con la forte polemica in Italia sul MES culminata ieri sera nelle parole del premier Giuseppe Conte che ha attaccato in diretta televisiva i leader dell’opposizione Matteo Salvini e Giorgia Meloni accusandoli di dire “falsità” per quanto riguarda l’attivazione del MES da parte dell’Italia.In generale dall’Eurogruppo sono uscite tre misure, con un menù è più o meno conforme alle attese della vigilia: SURE da 100 miliardi di euro, Bei per garantire fino a 200 mld e MES per 240 mld senza condizioni, per le spese legate a legate a finanziamento per spese sanitarie dirette e indirette. “Naturalmente, non è scontato che i paesi ne facciano uso, in particolare l’Italia dove il MES è terreno di scontro in seno alla maggioranza – rimarca Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr – E’ comunque uno strumento in più, che dovrebbe aprire, se utilizzato, la strada all’OMT. La validità di questa soluzione dipende quindi dall’interpretazione del vincolo, e dal numero di paesi che ne richiederà l’utilizzo. Più sono, minore è il costo politico di servirsene”.Il documento finale dell’Eurogruppo accenna poi all’intenzione di lavorare ad un “Recovery Fund” finanziato dal budget EU, per favorire la ripresa e assicurare solidarietà ai paesi più colpiti. Il Fondo sarebbe temporaneo e dimensionato per coprire i costi della crisi e spalmarne il finanziamento in un periodo di tempo. La discussione dei dettagli è demandata ai Leaders nel Consiglio Europeo previsto tra due settimane. “Quindi una forma di mutualizzazione del debito non è passata, ma non è del tutto esclusa. Ciò detto, è evidente che l’opposizione al joint debt è ancora assai robusta, nel Nord Europa. Questa ipotesi di lavoro del fondo è un potenziale plus”, argomenta Sersale. In generale, conclude l’esperto di Anthilia Capital Partners, abbiamo 540 miliardi di potenza di fuoco, di cui però 240 soggetti a richiesta non scontata (sicuramente non verranno utilizzati tutti), e potrebbe uscirne molto meno della metà

Rissa sul MES, Gualtieri risponde ad accuse Salvini e Meloni. I punti del documento approvato dall’Eurogruppo e il rebus Eurobond

Tre misure dal valore complessivo di 540 miliardi più l’incognita del Recovery Fund che dovrà essere affrontata dal Consiglio Europeo. L’Eurogruppo di ieri, dopo il flop di martedì scorso, ha partorito un risultato concreto che non spegne le polemiche. Nel documento finale ma si è concordato di andare avanti sulla proposta del Recovery Fund, strumento innovativo che potrà emettere titoli sul mercato per finanziare il rilancio economico. Su tempi e caratteristiche di queste emissioni nulla di deciso affidando al Consiglio Europeo ogni eventuale decisione in merito.
Il ministro Roberto Gualtieri ritiene comunque una vittoria che i bond comuni arriveranno come proposta al Consiglio Europeo. “Messi sul tavolo i bond europei, tolte dal tavolo le condizionalità del Mes. Consegniamo al Consiglio europeo una proposta ambiziosa. Ci batteremo per realizzarla”, dice il Ministro delle Finanze

Infuria la polemica in Italia

In Italia subito è scoppiata la polemica sul MES con forti attacchi dall’opposizione: Giorgia Meloni ha scritto che “Il ministro Gualtieri ha firmato per attivare il Mes, niente Eurobond e Italia messa sotto tutela. Alla fine hanno vinto i diktat di Germania e Olanda”, mentre Matteo Salvini, che ha parlato di Caporetto per l’Italia e ha annunciato mozione di sfiducia a Gualtieri.

“Dire che Gualtieri ha attivato il Mes è semplicemente una menzogna”, ribatte l’ex ministro Carlo Calenda che ha comunque una posizione di contrarietà al MES. “Gualtieri non ha firmato per attivare il Mes. Il Mes c’era ieri e c’è oggi. Solo che oggi c’è anche una linea senza condizioni. Decideranno i paesi se usarla o meno. Sono all’opposizione e contrario all’uso del Mes ma distorcere la realtà non serve a nulla”, dice Calenda in un altro tweet.

Replica anche del diretto interessato, Roberto Gualtieri: “Accuse abbastanza grottesche, forse Meloni e Salvini ignorano che il Mes già esiste e prevede delle condizionalità, cioè la troika. L’Eurogruppo ha proposto, non deciso, che il Mes possa offrire oltre agli strumenti che già offre anche uno strumento incondizionato”, ha detto il ministro a UnoMattina. L’accordo di ieri, aggiunge il ministro, prevede che si elimini ogni condizionalità per le spese sanitarie, quindi uno strumento facoltativo che può essere attivato senza condizione.
Il capo politico del M5s, Vito Crimi, esclude un utilizzo del MES: “Il Mes non è stato attivato. Chi lo dice fa male al Paese. E’ stata solo fatta una proposta”. “Noi riteniamo il Mes uno strumento non idoneo ad affrontare la crisi: non adesso ma nel futuro. Certo potremmo avere un atteggiamento opportunistico, procediamo ora, poi un domani si vedrà: ma non lo faremo”, ha aggiunto.

I punti dell’accordo

Nel dettaglio l’accordo raggiunto dai ministri delle Finanze Ue prevede 200 miliardi di euro mobilitati dalla Bei per le imprese, 100 miliardi attraverso il nuovo programma SURE al fine di finanziare la cassa integrazione e infine 240 miliardi attraverso il Mes light, ossia senza condizionalità ma esclusivamente per spese sanitarie dirette e indirette, la cura e la prevenzione della crisi Covid-19. La linea di credito dovrà essere richiesta dal singolo stato e sarà disponibile fino alla fine della crisi. “In seguito, gli Stati membri rimarranno impegnati a rafforzare i fondamentali economici e finanziari, in coerenza con il quadro di vigilanza economica e di bilancio, inclusa qualsiasi flessibilità applicata dalle istituzioni Ue”, si legge nel documento.
Gli eurobond/coronabond non sono mai menzionati e l’Olanda continua ad affermare che non sono sul tavolo. Ma va avanti la proposta italo-francese di un Fondo per la Ripresa (Recovery Fund) alimentato dall’emissione di debito comune europeo, per un ammontare ulteriore di altri 500 miliardi. “L’Eurogruppo è d’accordo a lavorare ad un Recovery Fund per sostenere la ripresa – si legge nel documento finale – Il fondo sarà temporaneo e commisurato ai costi straordinari della crisi e aiuterà a spalmarli nel tempo attraverso un finanziamento adeguato”. Saranno i leader europei a dover discutere nel Consiglio Europeo “gli aspetti pratici e legali del fondo, la sua fonte di finanziamento, e strumenti innovativi di finanziamento, coerenti con i Trattati”.
Gualtieri canta vittoria affermando che i bond comuni gli eurobond sono perlomeno sul tavolo. L’olandese Wopke Hoekstra è di parere opposto: “La maggioranza dell’Eurogruppo è contro. Il testo è deliberatamente vago. Ciascuno può leggervi quello che vuole”. “Non si può leggere nulla che sia legato alla mutualizzazione del debito qui”, dice l’esponente olandese puntualuzzando che comunque nulla è deciso e la patata bollente ora passa ai leader del Consiglio Europeo.

MES light per spese sanitarie vale il 2% del PIL Ue

Il passo più grande è stato l’uso incondizionato del MES per 240 miliardi di euro, che rappresenta circa il 2% del PIL della zona euro. I prestiti del MES di norma devono la condizionalità di un programma di riforma, ma per combattere i costi sanitari diretti e indiretti, la cura e la prevenzione della crisi Covid-19, questa condizionalità è stata revocata. “Per coloro che pensano che questo denaro non verrà utilizzato: la definizione di costi relativi a Covid-19 è abbastanza ampia – rimarcano gli economisti di Ing – Ciò andrà ben oltre i costi legati alla sanità”. Invece se i paesi vogliono utilizzare il fondo di salvataggio per il sostegno economico, il MES sarà disponibile solo con condizioni.

MES CORONABOND: GUALTIERI …CAPORETTO!

Scritto il

Caporetto! Caporetto! Caporetto!

Non c’è altra parola per descrivere la disfatta subita dal popolo italiano ieri in Europa, per colpa dei piccoli GIUDA che guidano indebitamente senza alcun mandato popolare il Governo oggi.

Ahi, quanta gente ha vista | venir giù, lasciare il tetto, | per l’onta subita a Caporetto! | Profughi ovunque! Dai lontani monti | venivano a gremir tutti i suoi ponti! (E. A. Mario)

La leggenda del Piave, il poeta paroliere Giovanni Ermete Gaeta con questa parole, descriveva la tragica disfatta di Caporetto, il Piave mormorava, calmo e placido, al passaggio dei primi … morti!

  • Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi | la Pace non trovò | né oppressi, né stranieri.

No, così no, ringraziate il Cielo che c’è il coronavirus in circolazione, perchè milioni di italiani oggi scenderebbero in piazza a Roma per mandarvi a casa.Ieri a Bruxelles, la Merkel ha detto a Conte e Gualtieri, o la borsa o la vita, hanno dato via la borsa e credono che l’Italia resti in vita come fece un altro traditore del popolo, Tsipras.Visto che qualcuno pensa che esagero, con queste parole l’equilibrato ex direttore del Sole 24 ore, sintetizzava la grande vittoria sbandierata dal ministro Gualtieri, degno successore dei vari Monti, Letta, Renzi e Gentiloni.

C’è il MES non ci sono EUROBOND PUNTO!

Nel frattempo, le pagine dei giornali odierne e le televisioni di regime, provvederanno grazie ai loro prezzolati giornalisti a mostrare al popolo italiano il grande trionfo di CADORNA GUALTIERI!La sintesi ve la diamo noi, questa è l’esultanza del ministro Gualtieri ieri…Questa è la risposta degli olandesi che hanno fatto un egregio lavoro insieme ai tedeschi, ovvero hanno vinto la battaglia su tutti i fronti!Solo un povero idiota o un ipocrita può pensare che questa sia solo una crisi sanitaria, solo tutti gli idioti che ieri hanno lodato il successo presunto di Gualtieri.Eppure qualche giorno fa un pavido presidente del Consiglio, prospettava una splendida vittoria finale a Vittorio Veneto…

CONTE TRADITORE SVENDE L'ITALIA AL MES: DIMETTITI LADRO DI ...

Tsipras, il primo ministro greco che ha venduto il suo Paese alla Germania, al confronto era un dilettante, dilettante della politica, al confronto di questi signori.Chi meglio di Varoufakis che si era opposto alla resa della Grecia può descrivere questo momento?

Briciole di filantropia, nemmeno l’oro degli sciocchi… non serve aggiungere altro, splendida sintesi davvero!

“Eccoci qui: Italia e gli altri piegati. Hanno accettato i prestiti del Mes che porteranno a austerità stringente il prossimo anno, pietosi prestiti per le imprese della Bei, uno pseudo schema federale di assicurazione sulla disoccupazione, più qualche briciola di filantropia. In cambio si sono impegnati a depressione permanente”.

Si depressione permanente, maledetti vigliacchi!

“I prestiti del MES senza condizionalità sono una bufala elaborata e ispirata dalla Merkel: certo, prendi miliardi di nuovi prestiti senza condizioni. Ma poi, l’anno prossimo, Bruxelles ‘noterà’ che il tuo debito/PIL è salito alle stelle e richiederà, ex post, un’austerità gigantesca e catastrofica”.

Maledetta Europa!

Noi il presidente del Consiglio, mentre le imprese non riceveranno la liquidità inutile per pagare solo tasse sul nulla e le partite IVA dovranno attendere altri mesi per la carità del Governo, lo vogliamo ricordare così…

Si proprio così, come il popolo di Icebergfinanza ama fare, con le prove, le fonti, video e immagini che testimoniano chiacchiere e non fatti come loro amano fare, solo chiacchiere…

Ripeto solo un ignorante o uno in malafede, può esultare per un MES senza condizioni solo per gli spiccioli, come se i costi di questa crisi oltre che immensi come a livello UMANO siano riconducibili solo alla crisi sanitaria, dimenticando il costo della ricostruzione da questa DEPRESSIONE che rischia di diventare permanente come in GRECIA!

Si la storia è con voi, infatti vi sta aspettando nella pattumiera, lei e Gualtieri.Resta solo una speranza, che il Movimento CInque Stelle per l’ennesima volta non tradisca il Paese, visto che molti di loro non accettano quello che Gualtieri che rappresenta la parte marcia di questo Paese, il Partito Democratico che in questi anni ha sottoscritto qualunque richiesta di questa Europa Mafiosa, dicevo, resta la speranza che Gualtieri venga sfiduciato e che Conte, prenda la distanza dal suo ministro, ma credo sia chiedere l’impossibile, perchè il CORAGGIO non si compra.

OLANDA: paradiso fiscale del riciclaggio e delle società fantasma

Scritto il

Alla fine l’Italia vince! Cosi’ ci illustra il Ministro dell’Economia Gualtieri:” Nessuna condizionalità sul MES e presto parleremo degli Eurobond”.
Che poi non sono proprio Eurobond ma meglio chiamarli Coronabond.
Anche la mitica Olanda, grande come uno sputo, ha ceduto sul MES.E qui esce fuori la prima bugia. In realtà l’Olanda sul MES aveva già fatto delle aperture a condizioni che venisse utilizzato per finalità medico-sanitarie. Quindi un bel piffero di nulla. L’Olanda ha concesso quello che voleva concedere.
Insomma, alla fine come tutte le volte ci raccontano le cose secondo il punto di vista più buonistico. Comunque vada, abbiamo ottenuto il massimo, abbiamo vinto noi e di meglio non si poteva fare. Giusto no? Così le masse sono serene, felici e contente e possiamo confidare su un futuro lungimirante.
E poi andiamo più nel dettaglio, possiamo dire quindi che ci sono le condizioni per sostenere sia la tesi della vittoria che quella della sconfitta.

(…) Il ministro dell’Economia olandese Wopke Hoekstra, protagonista dell’opposizione dei paesi del Nord alle tesi di quelli del Sud, alla fine dell’Eurogruppo si dice soddisfatto su Twitter dell’accordo perché l’ESM è dedicato soltanto alle spese militare mentre per il supporto economico ci saranno delle condizioni (non sappiamo ancora quali). Ivo Caizzi sul Corriere della Sera spiega che Olanda, Germania e altri nordici sono riusciti a limitare i prestiti a 240 miliardi del Mes per i governi, 200 miliardi della banca Bei per le imprese e 100 miliardi del progetto Sure anti-disoccupazione. Gualtieri, la spagnola Nadia Calvino e Le Maire, consci che a Berlino hanno ritenuto necessari 1.100 miliardi per l’emergenza Covid-19 nazionale, hanno insistito per arrivare a oltre 1.000 miliardi, almeno nel tempo, con il Fondo di Le Maire per la ripresa. Ma, sul finanziarlo con Recovery bond a 15-20 anni, ne dovranno parlare i capi di governo. E Scholz ha fatto slittare il Fondo nel bilancio Ue 2021-2027.(…)

Come vedete, per tutti il bicchiere è mezzo pieno, come alle elezioni vincono tutti. E’ però assurdo che certe decisioni di estrema straordinarietà devono essere prese all’unanimità. Ha senso che un paese che conta poco o nulla possa mettersi di traverso e inchiodare una trattativa che è di vitale importanza?

Se poi parliamo dell’Olanda, da quale pulpito…

OLANDA: predica bene e razzola male

Proprio l’Olanda, un paese che è diventato per moltissime società (di cui buona parte italiane come FCA o più recentemente Campari) un Paradiso fiscale.
Secondo l’ultima analisi di Tax Justice Network, una rete di esperti fiscali che ogni anno redige una classifica delle maggiori giurisdizioni segrete nel mondo, i Paesi Bassi sottraggono almeno 10 miliardi di dollari di imposte all’anno agli altri partner dell’Unione europea.
Quindi proprio gli olandesi hanno poco da dire visto che nel loro “piccolo” rubano imposte agli altri paesi.

UNIONE FISCALE! Perché non viene attuata? Perché a qualcuno fa comodo così!

Il Sole24 Ore  ci dice che il danno per l’Italia sarebbe di oltre 1,5 miliardi di dollari di mancati introiti fiscali, la Francia ne perderebbe 2,7 e la Germania oltre 1,5 come l’Italia mentre per la Spagna la perdita sarebbe di quasi 1 miliardo di dollari. Il calcolo riguarda soltanto gli ammanchi provocati dallo spostamento di utili delle multinazionali americane verso l’Olanda (dove l’aliquota effettiva sulle società può scendere addirittura al 4,6%) e non tiene conto delle grandi corporation di altri paesi.Certo, ragionando sui conti pubblici, l’olanda è estremamente virtuosa. L’anno scorso l’ammontare del debito pubblico olandese è sceso al 48,6% del Prodotto interno lordo e il bilancio dello Stato ha chiuso con un surplus di 14,1 miliardi di euro, pari all’1,7% del Pil: 3,5 miliardi in più del 2018. Lo Stato incassa più di quanto spende. Uno scenario tecnicamente perfetto di un paese che fa “impresa” e che non solo è sostenibile ma anche estremamente produttivo.
E grazie anche ai benefici fiscali, il PIL olandese non è poi così piccolo vista la dimensione dello Stato, visto che è pari a circa la metà di quello italiano.
Ma (ecco l’oggetto de contendere) il rapporto debito PIL non è ovviamente paragonabile.
Quindi l’Olanda un vero modello per tutti. Già, peccato che poi noi ci becchiamo (a torto o a ragione fate voi) l’appellativo di MAFIOSI e loro, siamo onesti, non sono poi così limpidi.Infatti proprio in Olanda hanno sede 15.000 società fantasma che smanettano cifre che sono pari UDITE UDITE a 2.5 volte il PIL ITALIANO e 6 volte il PIL olandese.
Circa 4.500 miliardi di Euro.

A tutti questi numeri da capogiro vanno poi aggiunti i vari rapporti con l’indotto. Studi di commercialisti, notai, legali, banche, assicurazioni, insomma un tessuto economico che è stato creato ad hoc per queste società fantasma e per il regime da paradiso fiscale.
Ma tutto questo LE E’ PERMESSO.

(…) Uno studio realizzato dal Cpb, l’Ufficio per le analisi di politica economica del ministero degli Affari economici dei Paesi Bassi, rivela il ruolo dell’Olanda come paese di transito da e verso i paradisi fiscali, grazie alla grande quantità di accordi firmati contro la doppia imposizione fiscale. «I Paesi Bassi – scrivono gli autori del report, Arjan Lejour, Jan Mohlmann e Maarten van ‘t Riet – non hanno imposto finora una ritenuta d’acconto sulle royalties e questo ha fatto di loro un paese di transito molto attrattivo. Il 60% delle royalties che passa attraverso i Paesi Bassi va direttamente nel paradiso fiscale delle Bermuda». (…)

Rendetevi conto con chi abbiamo a che fare. E poi siamo noi i mafiosi? Si , perché quanto stanno facendo GLI E’ PERMESSO.
Usare l’Olanda come base fiscale per poi finire in paesi come Bermuda, Cayman, Singapore, Emirati Arabi, Porto Rico. Alla faccia del riciclaggio.
Ma loro possono farlo. Quindi hanno ragione. E a noi non resta che rimanere quelli “mafiosi”, con tanta burocrazia, canto debito e tanta inefficienza. Viva l’Unione Europea delle iniquità.

commerzbank

Coronabond, ultimatum Conte all’Ue. Merkel si becca strigliata Der Spiegel: così faranno festa populisti e hedge fund

Il premier Giuseppe Conte lancia un ultimatum all’Ue e ai suoi falchi, in particolare di Germania e Olanda e, a sorpresa, riceve l’assist della rivista settimanale tedesca Der Spiegel, che appoggia e auspica il lancio dei coronabond o, più in generale, degli eurobond.
Ieri sera il presidente del Consiglio ha sganciato la sua bomba, mostrando ira e la delusione dopo il nulla di fatto dell’Eurogruppo. In una intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild, Conte è sbottato contro il no ripetuto agli eurobond, minacciando perfino una Italexit:È nell’interesse reciproco che l’Europa batta un colpo, che sia all’altezza della sfida, altrimenti dobbiamo assolutamente abbandonare il sogno europeo e dire ognuno fa per sè”, ha tuonato il premier, aggiungendo che da soli “impiegheremo il triplo, il quadruplo, il quintuplo delle risorse per uscire da questa crisi e non avremo garanzia che ce la faremo nel modo migliore, più efficace e tempestivo”.Ma, se le condizioni attuali permarranno – ha fatto capire il premier – l’Italia sarà costretta a prendere misure drastriche, abbandonando anche il sogno europeo e scegliendo così l’Italexit:“Se l’Europa non si darà strumenti finanziari all’altezza della sfida, come gli Eurobond, l’Italia sarà costretta a far fronte all’emergenza e alla ripartenza con le proprie risorse. Ma le risposte nazionali rischiano di essere meno efficaci rispetto ad un’azione coordinata europea e possono mettere a repentaglio il sogno europeo”.In via inaspettata, Giuseppe Conte ha trovato un alleato nella rivista settimanale tedesca Der Spiegel che, stavolta ha preso le difese dell’Italia nell’articolo “Il rifiuto tedesco degli Eurobond è non solidale, gretto e vigliacco”. Articolo editoriale firmato dallo stesso direttore Steffen Klusmann.
Rivolgendosi all’Italia, alla Spagna e alla Francia con le loro rispettive tre lingue, Der Spiegel ha avvertito che, “se gli europei non danno immediatamente il segnale che stanno lavorando insieme per contrastare questa crisi, sarà una vera festa per i populisti, i nemici dell’Ue e gli hedge fund di Londra o New York” che, come nel caso della Grecia, “punteranno sul fallimento di uno Stato europeo e questa volta vinceranno la scommessa”“O il governo tedesco davvero non si rende conto di quello che sta rifiutando con tanta noncuranza, oppure si ostina a non capire, spinto dalla paura che il partito populista Alternative für Deutschland (AfD) possa strumentalizzare gli aiuti ai vicini europei per la propria propaganda. Dopo tutto è stato l’esasperante dibattito sul sostegno alla Grecia che ha portato alla fondazione dell’AfD nel 2013”.“Invece di dire onestamente ai tedeschi che non esistono alternative agli eurobond in una crisi come questa, il governo Merkel insinua che ci sia qualcosa di marcio in questi bond – ha continuato Der Spiegel – Ovvero, che in fin dei conti sarebbero i laboriosi contribuenti tedeschi a dover pagare, in quanto gli italiani non sarebbero mai stati capaci di gestire il denaro”. Una narrazione che “è stata usata talmente spesso dalla cancelliera, che adesso ogni concessione a spagnoli e italiani potrebbe soltanto sembrare una sconfitta. Non avrebbe mai dovuto permettere che si arrivasse a questo, non fosse che per un sentimento di vicinanza e solidarietà”.L’editoriale di Der Spiegel è stato visto come un barlume di speranza dall’ex presidente del Consiglio Enrico Letta che, su Twitter, ha fatto notare che “il grido d’allarme ai tedeschi” è arrivato dal “più tedesco dei media tedeschi”.“Smuoverà le acque? ” si è chiesto e ha chiesto Enrico Letta.Oggi in calendario c’è la nuova riunione dell’Eurogruppo – ovviamente in videoconferenza in tempi di coronavirus – dopo che quella dell’altroieri, martedì 7 aprile, durata 16 ore fino alla mattinata di ieri, mercoledì 8 aprile, non è stata capace di dare una risposta su come far fronte alla crisi peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale. La riunione, praticamente, che si è conclusa con un flop e con l’Olanda e la Germania schierate contro la soluzione degli eurobond coronabond auspicata dall’Italia e da altri paesi tra cui Francia e Spagna. E ora, anche da Der Spiegel.La tensione tra paesi del Sud e del Nord Europa è alle stelle, soprattutto alla luce delle ultime dichiarazioni politiche da parte dei vari paesi.L’Italia guarda con orrore a quanto scritto dal quotidiano tedesco di stampo conservatore Die Welt: “in Italia la mafia aspetta soltanto una nuova pioggia di soldi da Bruxelles”. Mostrando la propria opposizione agli eurobond-coronabond, Die Welt ha anche detto che “gli italiani devono essere controllati dalla Commissione europea. Immediata è stata la reazione del ministro degli esteri Luigi Di Maio.Un altro schiaffo, sebbene di entità decisamente minore, ha avuto come mittente Christine Lagarde, numero uno della Bce, che ha praticamente invitato l’Italia e altri paesi che la sostengono a non ossessionarsi sui coronabond, facendo notare che esistono altri strumenti con cui la solidarietà europea potrebbe essere dimostrata.In realtà, qualche speranza sulla possibilità che l’Italia possa essere accontentata, c’è, ed è arrivata stamattina con le parole proferite dal ministro per gli Affari europei Enzo Amendola a Omnibus su La7, che ha sottolineato che, già nella bozza dell’Eurogruppo, il fondo rinascita da finanziare con l’emissione di bond comuni, c’è:“Non è un derby Italia-Olanda, ci sono paesi cosiddetti ‘frugali’ che non vogliono la modifica delle condizionalita del Mes. Noi sulla proposta italo-francese chiediamo si arrivi in tempi brevi a definire lo strumento del fondo”.“La nostra trattativa prioritaria è quella di avere uno strumento finanziario per drenare risorse per tutti e 27 paesi ed è il fondo per la rinascita che è già nella bozza, questo è stato il passo avanti”, ha concluso Amendola.Ma come si porrà l’Olanda, che ha già detto no all’opzione eurobond coronabond e anche all’opzione MES light nella riunione imminente dell’Eurogruppo?Sicuramente, nel giro di qualche settimana, l’Olanda del premier Mark Rutte e del ministro delle finanze Wopke Hoekstra è diventata, per l’Italia, il lupo cattivo.Ma anche in alcuni articoli non italiani il paese è stato ribattezzato come il “bad cop” dell’Unione europea.Sui social fioccano post di rabbia contro il governo dell’Aia che si permette di dare lezioni a Roma, che nega all’Italia il diritto di salvarsi con l’eurobond, che invoca disciplina sui conti pubblici, quando alla fine – fanno notare alcuni – l’Olanda fa dumping fiscale, ed è un paradiso fiscale.Così ha commentato le tensioni che sono esplose negli ultimi giorni tra Italia e Olanda Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia.“Da tempo immemore si conoscono le differenze tra le intenzioni dei paesi del Nord Europa e quelli del Sud Europa. Nel meeting dell’Eurogruppo le distanze fra le necessità dei diversi Stati sono diventate ancora più evidenti. La trasparenza del ministro delle finanze olandese William Hoekstra sulla scelta di bloccare con ogni mezzo la possibilità di introdurre gli Eurobond e acconsentire a un leggero alleggerimento delle condizioni relative alle linee di credito del MES ha mostrato un capro espiatorio da incolpare per la mancanza di misure di solidarietà europea. Ma anche il ministro italiano Gualtieri ha mantenuto imperterrito il proprio posizionamento con la richiesta dei Coronabond e un atteggiamento fortemente contrario alle condizioni del MES”. A tal proposito, c’è da dire che Gualtieri ha ribadito la propria posizione in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, con cui ha fatto notare, tra l’altro, che la creazione di debito pubblico Ue è già nei trattati e che il MES non è adatto. Per non parlare del premier Giuseppe Conte che, in una intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild, è sbottato contro il no ripetuto agli eurobond, minacciando perfino una Italexit , nel dire che il sogno europeo è a rischio.Diodovich crede comunque che l’Eurogruppo riuscirà a trovare un accordo sulle “tre proposte già discusse da settimane ovvero”:Linee di credito MES con scarsa condizionalità.Rafforzamento della Banca Europea per gli Investimenti (Bei) attraverso un fondo in grado di mettere garanzie per i prestiti alle imprese.Programma SURE per garantire cassa integrazione e salvaguardare posti di lavoro.“Per quanto riguarda il primo punto sembrerebbe che solamente l’Olanda fosse contraria a un cambiamento delle condizioni per richiedere prestiti al MES con Hoekstra che avrebbe insistito sull’inserire delle clausole temporali. Ma non crediamo che sia solo l’Olanda da biasimare. La virtuosa Olanda ha la fascia da capitano in questa disputa ma non è leader dei paesi nordici. Dietro di lei è abbastanza chiaro che sia presente la Germania. Le proprie autorità politiche dal ministro dell’economia Peter Altmeir al presidente della Baviera e capo del CSU Markus Soder hanno respinto fortemente l’idea degli Eurobond. E nonostante il recente editoriale sul Der Spiegel in favore dei Coronabond (e anche il progetto di Maas-Scholz) sembra che l’opinione pubblica tedesca non sia a favore di alcuna forma di mutualizzazione del debito.Detto questo, alla domanda se siamo a questo punto tutti quindi tutti contro l’Olanda e pure la Germania, la risposta è no.“Le loro scelte non sono solamente economiche ma anche politico-sociali. In questo momento la narrativa populista nei paesi del Nord Europa li induce a ritenere che non sia corretto condividere i debiti con paesi già in difficoltà dopo lunghe politiche economiche di rigore. Tale narrativa si scontra con gli slogan dei movimenti anti-UE del Sud Europa che vorrebbero una erogazione a fondo perduto da parte delle istituzioni europee (soprattutto della BCE). Interpretiamo in questo senso le parole di Hoekstra ‘l’emissione di eurobond causerebbe più problemi che soluzioni per l’Unione Europea”.L’impressione è che la guerra di nervi non sia tra populisti ed europeisti, insomma ma, semmai, tra populisti del Nord e populisti del Sud.Diodovich è però possibilista sul raggiungimento di un’intesa: “Riteniamo che una soluzione simile a quella proposta dalla Francia (e da altri membri della Commissione Europea) sull’istituzione di un fondo europeo di Solidarietà, di durata temporanea, con la possibilità di emettere Recovery Bond a lunga scadenza, finanziato da altre entrate (tassa solidale, donazioni, aumento IVA a livello europeo su alcuni beni) possa essere ‘accettata’ nei vari paesi dell’Unione con una comunicazione che ne dovrà sottolineare i caratteri straordinari (breve durata e solamente per rimediare ai danni causati da una crisi economica provocata da uno shock esogeno non di natura finanziaria)”. Lo strategist presenta di conseguenza gli scenari:“Crediamo che in caso di approvazione solamente delle tre proposte menzionate in precedenza (MES,BEI e SURE) l’Eurogruppo sarebbe da considerarsi un fallimento e ciò potrebbe causare nuove ondate di pessimismo sui mercati soprattutto sull’obbligazionario con una BCE sempre più sotto pressione a comprare titoli di stato dei paesi a elevato debito. Potremmo assistere anche a un ritorno delle spread verso i 250 punti base nonostante lo scudo dell’istituto di Francoforte. Tali soluzioni lascerebbero inoltre aperta una spaccatura profonda all’interno dell’Unione Europea e potrebbero non essere sufficienti a garantire la ripresa economica dei paesi in difficoltà. Discorso diverso invece se a tali proposte venisse approvata una misura eccezionale e straordinaria in grado di creare un potente scudo fiscale oltre a quello monetario creato dalla BCE”.

Lascia un commento

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora