Mercati Finanziari: Vogliamo negare le Evidenze ?

In rispetto , dovuto , alle molte richieste pervenute , abbiamo fatto 11mo aggiornamento dell’analisi comparativa 1962 – 2022 ,dopo le due importanti date per i Mercati, segnalate nel precedente video aggiornamento e dopo il bivio del 21 Settembre 2022.

13 Settembre 2022 dato inflazione USA .

20/21 Settembre 2022 Meeting della Federal Reserve

21 Settembre bivio analisi comparativa 1962-2022

Mercati Finanziari: Vogliamo negare le Evidenze ?

Buona visione.

Good Luck !

NOTIZIE ARRIVATE DOPO NOSTRA VIDEO ANALISI

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Pessima notizia dall’OPEC per il mercato del petrolio

I rappresentanti dell’OPEC si riuniscono oggi a Vienna per decidere i livelli di produzione del petrolio a partire dal mese di novembre.

di Giuseppe Timpone , pubblicato il 05 Ottobre 2022 alle ore 06:09

Petrolio a +50% su media decennio scorso

Al termine della scorsa settimana, un barile di Brent costava sugli 85 dollari, decisamente meno dei 110 dollari a cui ancora prezzava alla fine di luglio. Il tonfo è legato al deterioramento delle condizioni macroeconomiche globali. In altre parole, esso risente della debole congiuntura attesa per l’economia mondiale. E l’epicentro della recessione sarebbe proprio l’Europa, travolta dalle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina, con la crisi energetica già in corso da mesi.

D’altra parte, il fatto che gli stati dell’OPEC stiano discutendo del maggiore taglio dell’offerta di petrolio da inizio pandemia (tra 500.000 e 1 milione di barili al giorno), significa che i sauditi non tollererebbero una discesa delle quotazioni sotto i 90 dollari. Per quest’anno, il regno stima un avanzo fiscale di 90 miliardi di rial, pari a 24 miliardi di dollari, circa il 2% del PIL. Per l’anno prossimo, già prevede un crollo di tale surplus a 9 miliardi, lo 0,2% del PIL e un terzo delle precedenti stime.

Praticamente, le petro-monarchie vogliono massimizzare i ricavi derivanti dalle esportazioni di petrolio più a lungo possibile, al fine di prepararsi al taglio dei consumi di idrocarburi nei prossimi decenni, quando la svolta “ecologica” spingerà l’intero pianeta verso le energie rinnovabili. Tuttavia, l’economia europea sarebbe tutt’altro che attrezzata a sostenere ancora a lungo un petrolio così caro. Nel decennio passato, l’Eurozona ha acquistato Brent a un prezzo medio di 60 euro scarsi, tenuto conto sia delle quotazioni che del cambio euro-dollaro. A inizio settimana, spendeva più di 90 euro per un barile, qualcosa come oltre il 50% in più rispetto alla media del periodo 2012-2021.

Vendetta dell’OPEC russo-saudita contro Biden

A ciò si aggiunge il prezzo del gas, che pur in ripiegamento dai massimi recenti, si acquista ancora a 175-180 euro per mega-wattora. Fino a un anno e mezzo fa, ci costava una media di 15-20 euro, con picchi non superiori ai 30. Il combinato tra rincari del gas e caro petrolio sta provocando la recessione dell’economia europea. In altri tempi, i sauditi si sarebbero comportati con maggiore responsabilità e prudenza. Con l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca, però, i rapporti con gli USA sono crollati ai minimi termini. Riad non perdona al presidente americano di averla definita pubblicamente “uno stato paria”, in considerazione della brutale uccisione del giornalista Jamal Khashoggi.

Più in generale, l’OPEC propende apertamente per la Russia, paese con cui collabora attraverso il nuovo formato OPEC Plus. In sostanza, la leadership del cartello è diventata russo-saudita, sebbene Mosca non ne faccia formalmente parte. Peraltro, le alte quotazioni del Brent si stanno accompagnando al “super” dollaro, mentre generalmente tra i due vi è una correlazione inversa. Quando le prime inizieranno ad arretrare verso la media decennale dei 70-75 dollari, magari a seguito di una recessione europea, il secondo è probabile che si sgonfi dopo avere toccato i massimi da decenni nelle ultime settimane. Sarebbe uno scenario doppiamente negativo per molte economie esportatrici, le quali stanno cercando così di sfruttare al massimo la congiuntura loro iper-favorevole di questi mesi.

Week Ahead: 26 – 30 settembre: riflettori su elezioni italiane e inflazione Stati Uniti

Agenda economica della settimana.

Settimana da dimenticare per i mercati azionari che chiudono in forte ribasso dopo le decisioni delle banche centrali (FedBoEBNS) che hanno tutte optato per consistenti rialzi dei tassi di interesse, unica eccezione è la Bank of Japan, “ultimo samurai” che ha mantenuto i tassi inalterati al -0,1%. Le Borse sono appesantite anche dalla pubblicazione degli indici PMI relativi al Vecchio Continente che hanno mostrato dei dati macroeconomici in forte deterioramento. Da segnalare anche il crollo della sterlina dopo l’annuncio del piano del governo Truss su un forte taglio delle tasse e un ingente incremento della spesa governativa.

La settimana prossima sarà un po’ più tranquilla in termini di pubblicazioni rilevanti ma non mancheranno gli appuntamenti che potrebbero creare forte volatilità sui mercati. Innanzitutto, lunedì 26 si sapranno i risultati delle elezioni italiane anche se i mercati hanno già scontato una vittoria della destra. Successivamente saranno pubblicati numerosi indici sulla fiducia dei consumatori oltre al dato sul tasso di crescita del PIL negli Stati Uniti (giovedì 29).

Venerdì 30 sarà invece pubblicato il dato sull’indice PCE Core, misura prediletta dalla Fed per le decisioni di politica monetaria, che potrebbe portare forti reazioni ribassiste sui mercati azionari nel caso in cui risulti in accelerazione rispetto alle attese del consensus.

Lunedì 26 settembre

Indice Jibun manifatturiero PMI Giappone;

Indice Jibun servizi PMI Giappone;

Indice Ifo sulla fiducia aziendale;

Indice CFNAI Stati Uniti;

Martedì 27 settembre

Profitti industriali Cina;

Richieste sussidi di disoccupazione Francia;

Bilancia commerciale Messico;

Tasso di disoccupazione Messico;

Ordini beni durevoli Stati Uniti;

Indice prezzi abitazioni Stati Uniti;

Indice CB sulla fiducia dei consumatori Stati Uniti;

Mercoledì 28 settembre

Minute riunione BoJ;

Vendite al dettaglio Australia;

Indice Coincident Giappone;

Indice Gfk sulla fiducia dei consumatori Germania;

Indice sulla fiducia dei consumatori Francia, Italia;

Indice sulla fiducia aziendale Italia;

Applicazioni mutui MBA Stati Uniti;

Tasso di disoccupazione Russia;

Giovedì 29 settembre

Investimenti in obbligazioni estere;

Tasso di inflazione Spagna, Germania;

PPI Italia;

Indice sulla fiducia dei consumatori Eurozona;

Asta BTP a 10 anni Italia;

Indice sulla fiducia aziendale Spagna;

Tasso di crescita PIL Canada, Stati Uniti;

Venerdì 30 settembre

Tasso di disoccupazione Giappone, Germania, Italia, Eurozona;

Produzione industriale Giappone;

Vendite al dettaglio Giappone, Germania, Svizzera;

Riunione straordinaria ministri dell’energia europei;

Indice NBS manifatturiero PMI Cina;

Indice NBS non-manifatturiero PMI Cina;

Indice di fiducia dei consumatori Giappone;

Tasso di crescita PIL Regno Unito;

Tasso di inflazione Francia, Eurozona, Italia;

Indice PCE Core Stati Uniti;

Indice Michigan sulla fiducia dei consumatori Stati Uniti;

Fed aggressiva: dalle parole ai fatti. Come affrontare i rialzi dei tassi secondo Fidelity

Anna Stupnytska, Global Macro Economist di Fidelity International, analizza le ultime mosse di politica monetaria della Federal Reserve e illustra le scelte nell’asset allocation

 di Antonio Cardarelli  22 Settembre 2022 14:47
financialounge -  Anna Stupnytska Federal Reserve Fidelity International politica monetaria

Nel meeting di settembre la Federal Reserve ha alzato i tassi di 75 punti base. Una mossa decisa per contrastare l’inflazione, come ampiamente anticipato nei mesi scorsi da Jerome Powell e da altri autorevoli esponenti della Fed. I mercati azionari americani hanno reagito in maniera volatile, chiudendo però in ribasso la seduta di mercoledì 21 settembre.

DIFFICILE UN CAMBIO DI ROTTA ENTRO L’ANNO

Secondo Anna Stupnytska, Global Macro Economist di Fidelity International, la Fed è riuscita comunque a spiazzare i mercati attraverso il dot plot di settembre e il SEP “anche senza toccare i tassi di 100 punti base”. L’esperta sottolinea che per la Fed l’obiettivo principale rimane la lotta all’inflazione, mentre economia e mercato del lavoro dinamico “indicano per il momento un limitato trade-off tra crescita e inflazione”. Data la volontà politica della Fed, secondo Stupnytska, per la banca centrale Usa e per altre diventa difficile passare a un atteggiamento meno restrittivo entro la fine dell’anno, in attesa che le mosse di politica monetaria abbiano effetti sull’economia reale.

INSOSTENIBILE UN TASSO REALE DECENNALE SUPERIORE ALL’1%

“Notiamo, tuttavia, che se le condizioni finanziarie si inaspriscono in modo significativo, potremmo assistere a una pausa anticipata, ma al momento siamo ben lontani da questa eventualità e l’incertezza rimane molto alta a causa di molti fattori che la influenzano. In una prospettiva di medio termine, continuiamo a ritenere che il tasso reale decennale statunitense superiore all’1% sia insostenibile, ma ci vorrà del tempo prima che i danni correlati si manifestino”, spiega Stupnytska.

L’ASSET ALLOCATION DI FIDELITY INTERNATIONAL

Alla luce di ciò, Fidelity International continua a essere cauta sugli asset di rischio e mantiene un sottopeso sulle azioni e sul credito e un forte sovrappeso alla liquidità, mentre sulla duration il posizionamento è neutro. Nell’ambito del mercato azionario, la preferenza di Fidelity International è per le azioni statunitensi, date le loro proprietà difensive, nonostante le aspettative di una Fed sempre più falco. “Per quanto riguarda il credito, siamo posizionati in modo difensivo sui mercati sviluppati di qualità superiore rispetto ai mercati emergenti, dove vediamo venti contrari dovuti alla forza del dollaro. Per quanto riguarda il mercato valutario, siamo neutrali, ma esprimiamo una visione positiva sul dollaro attraverso alcune valute asiatiche, dove le banche centrali si trovano in fasi diverse del loro ciclo politico”, conclude Stupnytska.

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