The Chess Game on GAS & Oil

Eccoci a un nuovo appuntamento dedicato alla Partita a Scacchi “infinita” che si gioca ancora una volta in IRAN ( e anche in LIBIA )e che ovviamente riguarda in maniera diretta ognuno di noi , vista la presenza in quei Paesi di due delle principali Commodities quali sono il Petrolio e il Gas Natural.

The Chess Game on GAS & OilLa Partita a Scacchi su Gas e Petrolio

Tutti sappiamo che l‘IRAN ha le maggiori riserve Petrolifere del Pianeta , di cui alcune recentemente scoperte e che hanno aumentato le stesse a livello mondiale del 30% ,tanto quanto siamo a conoscenza delle sanzioni e blocchi delle esportazioni in atto verso l’IRAN da parte degli USA e non solo ovviamente ,dai tempi delle Presidenze Bush e Bush jr vale a dire immediatamente prima e dopo l’attentato alle due Torri Gemelle del 2001.

A proposito proprio di quell’attentato alle Twin’s Towers del World Trade Center dell’ 11 Settembre 2001 , vorremo farVi notare due cose quantomeno curiose sul timing scelto da Trump  per l’eliminazione con un drone del Generale Iraniano Soleimani :

  1. Trump ha comandato l’eliminazione del Generale Iraniano Soleimani , di fatto immediatamente dopo che il NASDAQ COMPOSITE ha raggiunto il Target 9111

vedi nostre analisi : MISSION IMPOSSIBLE NASDAQ COMPOSITE 2.0

2. Trump quindi sul Target  del Testa Spalle Rialzista del NASDAQ COMPOSITE 9111 “crea” una situazione di crisi internazionale , in una delle zone di Produzione del Petrolio che consente a quest’ ultimo di passare in scioltezza 61,92$ arrivando ad oggi a un top a 64,00$ . Se non fosse che ,come tutti ben sapete, abbiamo analisi e ipotesi di Trend Rialzisti sul Petrolio da Aprile e Luglio 2019 con livelli di conferma rialzisti e target molto ambiziosi …sembrerebbe tutto frutto del caso….

       vedi nostra analisi :Petrolio : ci sarà questo Gap di fuga ?

In questa analisi il 17 Aprile 2019 si ipotizza la “comparsa” di un gap up a 65,68$ sul Petrolio   (dopo la concretizzazione delle altre condizioni rialziste >55,00 >59,16 e >61,92$ ) come gap di fuga (da lasciare quindi  aperto) da cui partirebbe poi il movimento con target  rialzisti 75,55-87,75-91,11$ . Ad oggi con il top a 64,00$ il Petrolio quindi si è sensibilmente avvicinato a quel livello 65,68$ al barile e tutte le condizioni rialziste si sono concretizzate (sia dopo la l’attacco con i droni all’Arabia Saudita di mesi fa sia per la seconda volta dopo la collocazione di SAUDI ARAMCO e con l’eliminazione del Generale Iraniano Soleimani  decisa da Trump ….ma dopo che il NASDAQ COMPOSITE  è arrivato a 9111 e quando il Petrolio era in area 61,92$ ) quindi in situazioni che tutto paiono….tranne che frutto del caso….e le “risposte”….non tarderanno ad arrivare….

vedi nostra analisi : PETROLIO 2.0

E anche “curiosa” questa doppia crisi GEO-POLITICA IRAN e LIBIA nata in questi primi giorni del 2020….che è sempre l’anno del topo…..dal 25 Gennaio 2020 e visto il passato…..è bene sempre non dimenticarselo 2020: The Year of the Mouse

Da non dimenticare che qual’ora il GAS NATURAL toccasse i tre minimi mancanti 1,95-1,85-1,75 potrebbero arrivare altre news “casuali”…per giustificare un fortissimo rialzo anche del GAS NATURAL a 3,05-3,40 ma con elevate probabilità anche a rivedere prezzi decisamente  superiori (non escludiamo area 4,5/5,0 per capirsi).

Anche l’attuale top del NASDAQ COMPOSITE 9111 da noi indicato dopo 8464 non è proprio un numero “insignificante”…..

NASDAQ COMPOSITE 9111 <——- 9 – 11 – 1 ——>  11 settembre 2001

Si,incredibile ma vero,  l’attuale Top del Nasdaq Composite è identico alla data dell’attacco alle Torri Gemelle del 2001 raggiunto dopo il crollo da 5000 a 1100 con un rialzo ultra-decennale da 2009 al 2019.

Le News che potrebbero quindi sostenere l’analisi rialzista del Petrolio ci sono…..

E anche in questo caso…come abbiamo detto e dimostrato in tante altre occasioni ci pare che Trump non faccia mai nulla….”per caso”…….

Per ora ci fermiamo qui….restiamo in attesa di vedere se per “caso” comparirà un gap up di fuga del Petrolio a 65,68$…..( e quale news lo giustificherebbe ) e poi quale ulteriore news giustificherebbe ….65,00-75,55$ secondo step rialzista dopo 55-59,16-61,92-65$.

Attendiamo le risposte….come sempre….da chi comanda il Mondo.

I “GIOSTRAI” come li chiama SFI TRADING ADVISOR.

Good Luck !

Soleimani ucciso a Bagdad su ordine di Trump. Iran: «Ci vendicheremo»

Il comandante, 62 anni, colpito da un missile lanciato da un drone fuori dall’aeroporto. E’ il maggiore atto militare deciso dalla Casa Bianca. Impennata del prezzo del petrolio

Su ordine di Donald Trump un drone americano nella notte ha ucciso con un missile Qassem Soleimani, 62 anni, il più influente generale iraniano considerato il numero due nella gerarchia del potere a Teheran. Soleimani era il capo delle milizie al-Quds dei Guardiani della Rivoluzione, la forza d’élite dell’esercito della Repubblica islamica, amico degli ayatollah e molto amato anche dalle giovani generazioni. Secondo il Pentagono Soleimani «stava progettando attacchi contro diplomatici e militari americani in Iraq e in tutta la regione». Durissima la risposta iraniana a quello che viene considerato «un atto di guerra». Il Leader Supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, ha promesso «una dura rappresaglia». Secondo molti osservatori, la morte di Soleimani potrebbe scatenare un vero e proprio conflitto tra Stati Uniti e Iran. I venti di crisi in Medio Oriente hanno causato un’impennata del prezzo del petrolio.

Il capo delle Guardie della Rivoluzione

Qasem Soleimani era considerato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati uno dei militari più sanguinari all’opera nella regione mediorientale. Sessantadue anni, figlio di contadini, storico comandante delle Guardie della Rivoluzione, amico del Leader Supremo Khamenei (che aveva officiato anche il matrimonio della figlia), Soleimani era uomo chiave del regime degli ayatollah. Negli ultimi vent’anni il generale aveva guadagnato una fama quasi mitica sia tra i suoi nemici sia tra i molti sostenitori iracheni. Qualcuno lo aveva paragonato a Karla, il capo delle spie sovietiche dei romanzi di John Le Carré.

La risposta di Rohani, la foto di Trump

«Gli iraniani e altre nazioni libere del mondo si vendicheranno senza dubbio contro gli Usa criminali per l’uccisione del generale Qassen Soleimani»: lo ha detto oggi il presidente iraniano Hassan Rohani. «Tale atto malvagio e codardo è un’altra indicazione della frustrazione e dell’incapacità degli Stati Uniti nella regione per l’odio delle nazioni regionali verso il suo regime aggressivo».
Il presidente Trump nella notte americana ha postato una immagine della bandiera a stelle e strisce. Critiche le reazioni del partito democratico. Joe Biden, candidato alle presidenziali ed ex numero due di Barack Obama alla Casa Bianca, ha definito l’uccisione di Soleimani «un atto sconsiderato», come «gettare dinamite in una polveriera». Sia Obama che Bush prima di lui avevano sempre escluso l’eliminazione del super-generale iraniano, temendo di innescare una guerra aperta in Medio Oriente.

il ritrattO

Chi era il generale Soleimani: uomo chiave dell’influenza iraniana in Medio Oriente

di Lorenzo Cremonesi

Il carismatico generale ucciso a Baghdad era uno dei personaggi più popolari in Iran e considerato un temuto avversario dell’America e dei suoi alleati

solemani

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AGGIORNAMENTO 8/01/2020

PETROLIO 65,62 <–attacco basi USA in IRAQ da IRAN

55,00 lato basso di 55-65-75 tiene.

rientra nel box 5565-75

>55 23/10/2019 prima condizione rialzista in essere

>59,16 6/12/2019-12/12/2019  seconda condizione rialzista in essere

>61,92 27/12/2019

manca gap up area 65,68

vedi analisi : PETROLIO 2.0

AGGIORNAMENTO 10 FEBBRAIO 2020

NATURAL GAS 1,751

AREA POSSIBILE REVERSE 1,95-1,85-1,75 (su cedimento di 2,05-2,025)

MOVE a SEGUIRE possibile

1,75-1,85-1,952,025/2,05 <—-area minimi di reverse

LOW LEVEL —->2,25-2,51-3,05-3,30-3,40/3,50-3,05-3,50-3,30-3,80-4,05-4,20-4,80/5,00

vedi analisi : NATURAL GAS : TO BE OR NOT TO BE

NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

È in arrivo la “tempesta perfetta”? Petrolio sotto i 30 dollari?

L’economista Gaurav Sharma elenca cinque possibili cause

Per gli analisti di Moody’s l’epidemia del coronavirus in Cina è molto più grave della crisi del 2008. L’economista Gaurav Sharma prefigura uno scenario, forse, ancora peggiore.“L’epidemia da coronavirus porterà i prezzi del petrolio sotto i 30 dollari al barile”. È la profezia firmata da Sharma in un articolo su Forbes.L’analista del settore petrolifero e del gas evidenzia cinque possibili cause.1. Calo della domanda cinese. Nel primo trimestre potrebbe scendere del 18-25%.2. Effetto domino della pandemia. Si è già diffusa in oltre 20 paesi. Una vittima sarebbe l’industria dell’aviazione civile, non solo in Cina, con meno viaggiatori e maggiori restrizioni 3. Discordia all’interno di OPEC+.4. Domanda reale mondiale. Con lo scoppio del coronavirus, il 2020 può diventare un anno di crescita della domanda insignificante, se non in declino.5. Offerta. La riduzione dei prezzi influenzerà anche l’attività di esplorazione e produzione nei settori marginali.

“Se questi cinque fattori si allineano – scrive Gaurav Sharma – si scatenerebbe sui mercati una tempesta perfetta che potrebbe far farebbe scendere i prezzi del petrolio sotto i 30 dollari”.

Coronavirus alimenta timori shock domanda petrolio, Opec in guardia. Occhio a Eni e settore oil

Titoli oil sotto i riflettori, Eni compresa, per gli sviluppi che stanno interessando in queste ore il mercato del petrolio. I timori sul diffondersi del coronavirus a livello globale e di uno shock della domanda in Cina hanno zavorrato le quotazioni dell’oro nero, tanto che sia il WTI che il Brent hanno testato nelle ultime ore i valori minimi dal gennaio del 2019, scendendo rispettivamente a $50,42 e $55,42 al barile. Se i prezzi stanno recuperando terreno, è perchè l’Opec e i paesi non Opec starebbero pensando di intervenire sul mercato, con tagli di emergenza alla produzione, al fine di sostenere le quotazioni del petrolio.
Leggi anche Il Coronavirus fa ammalare i mercati. Come sta Piazza Affari?D’altronde, i prezzi sono crollati del 21,4% dall’inizio di gennaio, quando l’Iran, per rappresaglia per l’uccisione del leader Qassem Soleimani, ha lanciato missili contro alcune basi militari Usa dislocate in Iraq. Il coronavirus ha alimentato poi i timori sulla crescita della Cina e di conseguenza globale, zavorrando, tra le altre cose, anche i prezzi del petrolio.“Una crisi della domanda (di petrolio) da parte della Cina sarebbe un worst case scenario per loro”, ha commentato alla Cnbc John Kilduff, socio di Again Capital, intendo per loro i paesi produttori di petrolio. Kilduff ha continuato, affermando che, se si incontreranno, l’Opec e la Russia potrebbero raggiungere un accordo a favore di tagli di emergenza alla produzione.“C’era una speranza per l’economia, ma ora è andata via dalla finestra. La Cina è il rovescio dell’Arabia Saudita. E’ il centro della domanda, e ora il centro della domanda (di petrolio) sta per chiudere”.Su Eni, occhio alla preview sugli utili del quarto trimestre del 2019 stilata da Equita, che ha un rating “buy” sul titolo, con un target a 16 euro. Da segnalare che il titolo ha chiuso il mese di gennaio ai minimi dal 2016. Non sono sicuramente di aiuto le indicazioni che arrivano dagli Stati Uniti, visto che, dalla stagione degli utili, è emerso che il settore energetico ha riportato finora la flessione degli utili su base annua peggiore di tutti gli 11 sottoindici di settore della Borsa Usa, pari a -42,5%,
Tornando a Eni, Equita prevede un impatto sul bilancio a causa del “calo dei prezzi degli idrocarburi” e prevede per l’anno fiscale del 2019 una riduzione dell’eps (utile per azione) pari a -18%, e un successivo ribasso del 14% nell’anno fiscale 2020.
“Ci attendiamo un quarto trimestre del 2019 in indebolimento principalmente dovuto al calo dei prezzi del Brent ($62.6/bbl medi in 4Q19 rispetto ai $68,8 al barile nel quarto trimestre del 2018 e a $65 al barile della nostra stima precedente) e del gas spot Europeo ($3,9/mmbtu in 4Q19 vs $8,25/mmbtu in 4Q18), a cui si aggiunge uno scenario negativo anche per il business downstream nella raffinazione e nella chimica. Il trimestre potrebbe essere penalizzato anche da svalutazioni esplorative in Kazakistan e da una maggior tassazione per il gap tra prezzo del gas spot italiano e il prezzo oil linked libico”.
“Ci attendiamo quindi un EBIT in deterioramento del 34% YoY e una produzione upstream in crescita del 3% yoy ma nella parte bassa del range di guidance per l’anno (pari a 1,870-1,880 kboed). Riduciamo quindi le stime EPS FY19 del 18%. A livello di CFFO adj. ci attendiamo €11.5 bn sul FY19 un livello che permette di coprire capex, dividendi e buyback”.
Equita, nella sua preview, presenta anche il dettaglio delle voci di bilancio:

  • Produzione Upstream 1,927 kboed (+3% su base annua);
  • Ebit adj €1.971 milioni (-34% su base annua): E&P €1.996 mn, G&P €95 mn, R&M and Chem. €5 mn;
  • Utili netti su base adjusted a €601 milioni (-59% su base annua);
  • CFFO (Cash Flow From Operations) adj €2,65 miliardi (-19% su base annua);
  • PFN (posizione finanziaria netta) €-11.1 miliardi (€12,7 miliardi nel terzo trimestre del 2019).

“Dato l’avvio molto debole dell’anno per i prezzi del gas e i margini compressi nel settore downstream – si legge ancora nella nota di Equita – riduciamo le stime EPS FY20 (utile per azione dell’anno fiscale 2020) del 14% incorporando uno scenario meno favorevole nell’anno fiscale 2020 su:

  • prezzo del gas (realizzato) $4.28/mmbtu rispetto al precedente $4.93/mmbtu (milioni di Btu, unità termiche britanniche).
  • margine di raffinazione $5,25 al barile, rispetto al precedente $5,50 al barile.

“Confermiamo la raccomandazione Buy e riduciamo il target a €16 (-6%). Riteniamo che il titolo sconti un prezzo del greggio in un range di $10 al barile inferiore ai prezzi spot, in parte dovuto al minore interesse degli investitori per le preoccupazioni sulla sostenibilità ambientale. P/E FY20 = 12x, FCF yield 9% (yield del flusso di cassa disponibile)”.
Il fattore catalizzante viene considerato una “presentazione del nuovo piano strategico dove ci attendiamo una maggior enfasi sui progetti a favore del processo di
decarbonizzazione e che possa ridurre lo sconto del titolo rispetto alla
media storica (P/E ~14x)”.

Libia, bloccati i porti del petrolio
Le pressioni di Haftar su Berlino

Via alla conferenza: «Evitare un’altra Siria». Bozza in 6 punti per la pace: tregua e nuovo governo unico

Giù le carte. Che poi sono i mercenari, le armi, il petrolio. L’instabilità, la paura, il caos. Oggi alle 14, il mondo si ricorda finalmente della Libia e a Berlino si radunano i grandi per spegnere le troppe scintille d’una guerra che sta incendiando un’intera regione e per «evitare che davanti alle porte di casa nostra esploda una nuova Siria» (parole del ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas). Si scommette pesante e i giocatori arrivano, ciascuno, coi carichi che ha: il generale cirenaico Khalifa Haftar, coi consiglieri militari di Mosca e la decisione last minute di chiudere i pozzi di petrolio, bloccando le esportazioni; il presidente tripolino Fayez Sarraj, col nuovo alleato turco che lo sta rifornendo di mercenari siriani e contraerea made in Usa; tutti gli altri, con la speranza di contare di più (Russia e Turchia) o di rischiare di meno (Europa e Usa).

Lo scenario di colpo si fa nero. Come il petrolio. E la carta migliore se la gioca Haftar poche ore prima della conferenza internazionale: causa «forza maggiore» — ovvero combattimenti che durano da anni e per la verità non hanno mai toccato davvero i pozzi —, il generale rompe il tabù della Risorsa Nazionale, quella che ha evitato il collasso alla Libia del dopo-Gheddafi e ha finanziato finora tutte le milizie, bloccando l’export dagli impianti centrali e orientali di Brega, Ras Lanuf, Hariga, Sidra e Zueitina. Una perdita secca di 800 mila barili al giorno (su 1,3 milioni), quasi due miliardi di dollari al mese, con l’accusa alla National Oil Company (Noc) — che sta a Tripoli e che Haftar voleva già in passato decentrare a Tobruk — d’usare il greggio «per sostenere le milizie siriane e turche» giunte in sostegno al governo Sarraj. «È come dare fuoco alla casa di tutti», avverte la Noc: «Petrolio e gas sono la nostra linfa vitale». Le «conseguenze saranno devastanti», teme l’Onu. Il generale dà la colpa alle tribù locali, ma è evidente che le guardie della Mezzaluna petrolifera dipendono da lui: oggi, in cambio d’uno sblocco che tranquillizzi i mercati, chiederà il ritiro dei turchi e una nuova, più favorevole road map.

Che Libia sarà? La tregua imposta a Mosca da Putin ed Erdogan regge dal 12 gennaio, piccole violazioni a parte. Si tratta di capire se da Berlino – tra Johnson e Merkel, Macron e Putin, Erdogan e Al Sisi, con Trump che riscopre il dossier nordafricano e invia Mike Pompeo — possa uscire una specie di pace. L’assedio di Tripoli dura da aprile. I siriani filoturchi, circa duemila, pagati 2mila dollari al mese e con la promessa d’un passaporto di Ankara fra sei mesi, sono pronti allo scontro con gli haftariani. All’ultimo minuto alla conferenza si presenta anche Sarraj, riluttante, per le voci che da giorni lo danno come la vittima designata e arrabbiato per l’esclusione dalla lista degli invitati di Tunisia e Qatar, suoi sponsor.

Non si sa se il tripolino e Haftar siederanno allo stesso tavolo.Si sa che bozza di documento, in sei punti, verrà loro sottoposta: cessate il fuoco, embargo delle armi, processo politico d’unità nazionale, riforme economiche, nuovo sistema di sicurezza, diritti umani. La proposta prevede una commissione internazionale Onu di controllo, che s’incontri una volta al mese in Libia o a Tunisi, più gruppi speciali di lavoro bisettimanali che rivedano i poteri di polizia e milizie, risistemino i centri di raccolta dei migranti, trasferiscano gli armamenti pesanti, ricostruiscano il Paese. Condizione necessaria, che ci siano «passi credibili, verificabili, in successione e reciproci». Il punto chiave sarà la forza militare che faccia rispettare tutto questo: truppe europee, dell’Unione africana, dell’Onu? O niente del tutto?

Libia, Haftar blocca export petrolio, WTI e Brent reagiscono. Accordo debole a Conferenza Berlino

Focus sui prezzi del petrolio, dopo che il generale Khalifa Haftar ha fatto scattare il blocco della produzione e delle esportazioni del petrolio libico, alla vigilia della conferenza di Berlino. La mossa si tradurrà in un blocco del petrolio libico di 800.000 barili al giorno. I prezzi del WTI scambiato a New York salgono dell’1,06%, a $59,16 al barile, mentre il Brent fa +1,26% a $65,67.In particolare, l’Esercito Nazionale Libico (Lna) fedele ad Haftar, le cui forxe controllano la parte orientale e gran parte del sud della Libia, hanno sequestrato lo scorso venerdì diversi terminali dei porti da cui partono le esportazioni, come atto di sfida nei confronti del governo di Tripoli, le cui sono entrate sono finanziate dal ricavato delle vendite di petrolio.La società National Oil Company (NOC) – compagnia petrolifera unica della Libia – ha riferito che il blocco porterà la produzione giornaliera di petrolio libico a scivolare da 1,3 milioni a 500.000 barili, provocando perdite di $55 milioni al giorno. Il NOC ha condannato l’atto, ricordando che il petrolio rappresenta “il sangue dell’economia libica) e che è l’unica fonte capace di finanziare le casse dello stato. “Gli impianti petroliferi appartengono al popolo libico e non dovrebbero essere usati come mezzo per trattative politiche”, ha ammonito il presidente del NOC, Mustafa Sanalla. Il gruppo ha anche ammesso che la sospensione delle esportazioni impedirà il pieno rispetto dei contratti per l’erogazione di petrolio che sono stati firmati con le compagnie petrolifere di tutto il mondo. Le forze vicine ad Haftar hanno dal canto loro attaccato il governo di Tripoli guidato da Fayez al-Sarraj – che controlla la Banca centrale del paese – di aver utilizzato i proventi delle vendite di petrolio per pagare i mercenari siriani e turchi. I gruppi tribali hanno lanciato un appello ai paesi arabi, affinché prendano “una chiara e forte posizione” per sostenere il governo di Haftar contro i “terroristi” delle milizie. Stando a quanto riporta Haftar ha il sostegno degli Emirati Arabi Uniti, dell’Egitto, della Giordania e, più di recente, dei mercenari russi. Anche la Francia è stata accusata di aver dato sostegno al generale. La Turchia sostiene invece il governo di Tripoli, e il suo Parlamento ha approvato questo mese una mozione per inviare militari in Libia.Ieri si è svolta la Conferenza di Berlino sulla Libia, che ha riunito paesi Ue ed extra Ue. Così la cancelliera tedesca Angela Merkel alla fine della conferenza: “Tutti gli Stati sono d’accordo che abbiamo bisogno di una soluzione politica e che non ci sia alcuna chance per una soluzione militare.Abbiamo messo a punto un piano molto ampio, tutti hanno collaborato in modo molto costruttivo, tutti sono d’accordo sul fatto che vogliamo rispettare l’embargo delle armi con maggiori controlli rispetto al passato”. A Berlino “non abbiamo risolto tutti i problemi” sulla Libia ma “abbiamo creato lo spirito, la base per poter procedere sul percorso Onu designato da Salamé”. Peccato che i due diretti interessati, Fayez al-Sarraj e Khalifa Haftar, non abbiano firmato l’ accordo finale, che dovrebbe preludere a un cessate il fuoco duraturo, a un embargo sulle armi e alla fine delle ingerenze straniere.

Azionario Asia: borsa Tokyo e Shanghai positive, petrolio su dopo blocco export in Libia

L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in rialzo dello 0,18% a 24.083,51 punti. Bene anche la borsa di Shanghai, in progresso di mezzo punto percentuale circa; Hong Kong in calo invece dello 0,70% circa; Sidney +0,22%, Seoul +0,63%. A zavorrare le borsa di Hong Kong sono stati, in particolare, i titoli finanziari. Occhio ai prezzi del petrolio, in rialzo di oltre +1% dopo che, lo scorso venerdì, il generale Khalifa Haftar ha fatto scattare il blocco della produzione e delle esportazioni del petrolio libico. La mossa si tradurrà in un blocco del petrolio libico di 800.000 barili al giorno. I prezzi del WTI scambiato a New York salgono dell’1,06%, a $59,16 al barile, mentre il Brent fa +1,26% a $65,67.

Otto razzi contro base Balad in Iraq. Trump su Iran: ‘non mi importa se vogliono trattare’

Otto razzi hanno colpito la base aerea militare Balad, in Iraq. Almeno quattro soldati iracheni sono rimasti feriti. Nessun ferito americano, visto che le truppe Usa hanno lasciato la base nelle ultime ore. La base di Balad dista 80 km circa da Baghdad.Contestualmente, il numero uno degli Hezbollah in Libano, Hassan Nasrallah ha dichiarato che l’attacco dell’Iran contro le forze Usa alla base irachena di al-Asad “significa che tutte le basi americane sono un obiettivo”.Così il presidente americano Donald Trump: “Il consigliere per la sicurezza nazionale (Usa) ha suggerito oggi che le sanzioni e le proteste hanno ‘soffocato’ l’Iran, costringendolo a negoziare. In realtà, non mi potrebbe importare di meno se negoziano. Dipenderà totalmente da loro ma niente armi nucleari”, ha scritto su Twitter.

Usa-Iran, Trump cerca di calmare le acque? Borsa Tokyo +2,31%, petrolio fino a -5%

Reazione positiva dell’azionario asiatico al discorso con cui il presidente Usa Donald Trump ha commentato gli attacchi che Teheran ha sferrato contro basi irachene che ospitano militari americani, come rappresaglia per l’uccisione del generale Qassem Soleimani.Trump ha detto che “nessun americano è stato ferito nel corso del raid” (contrariamente a quanto ha affermato la stampa iraniana, che ha parlato di ’80 terroristi americani uccisi’) e che il “danno è stato minimo”. A suo avviso, Teheran starebbe abbassando inoltre per prima i toni, cosa che lui stesso, sembra, sarebbe disponibile a fare, visto che “Abbiamo missili, non c’è bisogno di usarli” e che “Gli Stati Uniti sono pronti alla pace con qualsiasi paese la cerchi”.Ancora, il presidente ha detto che “non abbiamo bisogno del petrolio del Medio Oriente”. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti “imporranno immediatamente sanzioni economiche punitive contro il regime iraniano”, e “all’Iran non sarà mai consentito di avere armi nucleari”.Reazione molto positiva della borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei 225 che ha chiuso salendo del 2,31% a 23.739,87 punti. Bene anche Hong Kong, +1,30%, e Shanghai, che avanza dello 0,76%. Sidney +0,83%, Seoul +1,30%.Nella notte, due razzi Katyusha sono caduti tuttavia nella Green Zone di Baghdad, dove ci sono diverse ambasciate tra quella americana. Nessuna vittima, stando a quanto riportano i media principali.Focus anche sui prezzi del petrolio che, durante la notte, hanno sofferto un tonfo di quasi -5%, scontando l’apparente volontà di Trump di optare per una de-escalation delle tensioni geopolitiche con l’Iran. Il contratto WTI scambiato a New York ha perso per la precisione fino a $3,09, o il 4,9%, a $59,61 al barile, scendendo sotto la soglia di 60 dollari al barile per la prima volta dallo scorso 16 dicembre. In precedenza, il contratto crude aveva segnato un balzo del 4,5%, salendo fino a $65,65, al record dallo scorso aprile. Dietrofront netto anche per i prezzi del Brent, che sono arretrati del 4% a $65,54 al barile, dopo che erano balzati di oltre +4% dopo la notizia degli attacchi di Teheran contro le basi americane in Iraq, volando fino a $71,75, al record dallo scorso settembre.

Attacco Iran contro basi Iraq: Trump su Twitter, “valutiamo vittime e danni”

“Tutto bene, stiamo valutando le vittime e i danni. Fin qui tutto bene!”. Così il presidente Usa, Donald Trump, che affida a caldo (come spesso accade) il suo pensiero a Twitter. Il numero uno della Casa Bianca conferma attarverso il social network che sono stati “lanciati i missili dall’Iran contro due basi situate in Iraq”. “Abbiamo l’esercito militare più potente e meglioequipaggiati del mondo – aggiunge Trump -. Farò una dichiarazione questa mattina”.

Attacco Iran contro target Usa in Iraq: yen a record in tre mesi. TV iraniana: morti 80 terroristi americani

L’avversione al rischio rinfocolata dall’attacco dell’Iran contro due basi irachene che ospitano militari americani -e anche italiani – premia per l’ennesima volta lo yen, considerato valuta rifugio per eccellenza insieme al franco svizzero.La valuta giapponese sale al massimo degli ultimi tre mesi nei confronti del dollaro Usa, con il rapporto USD/JPY sotto pressione fino a JPY 107,74 yen per dollaro.Acquisti anche sul franco, che avanza fino a 0,9674 nei confronti del dollaro Usa. L’euro è piatto nei confronti del dollaro, a $1,1149; euro-yen ora poco mosso, a JPY 120,90.La sterlina sale nei confronti del dollaro dello 0,09%, a $1,3138. Euro franco svizzero piatto a CHF 1,0823.L’emittente iraniana Press TV ha riportato che almeno 80 “terroristi americani” sono stati uccisi in un attacco sferrato con 15 missili che Teheran ha lanciato contro target americani in Iraq, con una rappresaglia scattata dopo l’uccisione del generale Qassem Soleimani ordinata da Donald Trump. Tuttavia, la stessa Press TV ha precisato di non aver avuto modo di verificare il numero delle vittime.

Attacco Iran contro basi Iraq: azionario Asia in rosso, futures Dow Jones fino -400 punti, petrolio +4%, oro supera $1.600

Forti vendite sull’azionario Usa dopo la notizia dell’attacco iraniano sferrato contro due basi irachene, che ospitano militari Usa e anche italiani. I futures sul Dow Jones sono crollati di oltre 400 punti a seguito della notizia, per poi arretrare di 343 punti, indicando una perdita di 365 punti all’avvio delle contrattazioni di Wall Street nella sessione odierna. I futures sullo S&P 500 e sul Nasdaq 100 sono scivolati di almeno l’1,3%.Sell off anche in Asia, dove la borsa di Tokyo ha perso l’1,57%. Shanghai -1,43%, Hong Kong -1,14%, Sidney -0,13%, Seoul -1,10%. Boom per le quotazioni di oro e petrolio, con quest’ultimo balzato fino a +4%, per poi ridurre i guadagni.Al momento il contratto WTI scambiato sul Nymex di New York sale dello 0,85% a $63,23 al barile, mentre il Brent fa +1,14% a $69,05. Il WTI era volato fino a $65,65, al record dallo scorso aprile, mentre il Brent è balzato fino a $71,75, al massimo dallo scorso settembre.Il contratto spot sull’oro è salito dell’1,25% circa a $1.593,79 l’oncia, dopo essere volato di oltre il 2% superando la soglia di $1.600 I futures sull’oro con consegna a febbraio sono saliti anch’essi di oltre +1%, a $1.595,1 punti.Alcuni titoli del settore difesa in Asia hanno segnato un rally di oltre +20%.Spot gold was also up 1.26% to around $1,593.79 an ounce, after earlier rising above 2%. Gold futures for February delivery were up 1.32% to $1,595.1. The precious metal is considered a safe haven asset.Defense stocks in Asia also surged on Wednesday, some by more than 20%.-ng the news. Dow Jones Industrial Average futures dropped 343 points and indicated a loss of 365 points at Wednesday’s open. S&P 500 and Nasdaq 100 futures pointed to losses of at least 1.3%. Dow futures briefly fell more than 400 points earlier. Oil prices surged more than 4% at their high in early trading on Tuesday night.

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