SAUDI ARAMCO e i Predatori dell’Arca Perduta : PETROLIO 36-53-36 ?

Eccoci a un nuovo appuntamento dedicato al collocamento di SAUDI ARAMCO avvenuto con una straordinaria scelta del timing che come sempre non risulta casuale ma ben studiato.

Infatti SAUDI ARAMCO è stata collocata quando il Petrolio viaggiava tra i 60 e i 65,66$ al barile , più volte sostenuto da fattori esogeni , come furono l’attacco con DRONI all’Arabia Saudita (che inizialmente pareva avere prodotto danni tali da fermare per mesi la produzione …..poi risolti in brevissimo tempo….con nuovo ritorno a 50$ del Petrolio) e poi con l’assassinio in IRAN di un importante personaggio con ordine di procedere da parte dello stesso Donald Trump che consentì non solo il collocamento di SAUDI ARAMCO in un buon momento dei Mercati ma anche di collocarla con il Petrolio area 60-65,66 ,

A pensare male ci si indovina sempre….e ora vi spieghiamo il perchè :

1) L’omicidio in IRAN venne seguito da cosa ?

Trump smorzò i toni immediatamente con IRAN (di cui non parla piu’ nessuno da mesi) e  il rialzo del Petrolio ( che avrebbe potuto salire da 65,66 a 91,11$ come da un’analisi che conoscete )  fu “smorzato” proprio al raggiungimento di 65,68 <–dove avrebbe potuto comparire un gap di fuga per un Move 65,68-91,11$) cosa che già avevamo evidenziato in passato.

2) Dopo il collocamento di SAUDI ARAMCO che succede ?

Vien da pensare che all’amico Arabo , l’America abbia “donato” spesso con fattori “esogeni” e in varie occasioni ,un permanere della quotazione del Petrolio tra i  50 e i 65,00$ al barile   …fino al collocamento della stessa , avvenuto .il quale (con la scusa del FANTOMATICO VIRUS CORONA e la PANDEMIA a orologeria ) si è intrapresa la strada del ribasso con cedimento di 50$/48$ e il nuovo ingresso all’interno del box 25-50$ del Petrolio che oggi è letteralmente precipitato  a 41,5$ al barile con un secco -8%.

Guardando al nostro listino SAIPEM e ENI ne hanno pesantemente risentito :

SAIPEM cedendo il canale 3,5-5,5 (vedremo se area 2,4/2,8 ne arresta la discesa) ma il mancato mantenimento del canale di “accumulo” non è di certo un buon segnale anche se con un Mercato come quello attuale non ci si può sorprendere di nulla sia nel bene che nel male e quindi valuteremo con calma in futuro questo segnale.

ENI cedendo 10,5 e rientrando nel box 6,5-10,5 dopo un Move rialzista iniziato nel 2001 da 6,5 a 24,5/26,5

SAIPEM (SPM.MI) EUR  2,833   -6,01%

ENI (ENI.MI)          EUR 10,234   -6,69%

TORNIAMO ALL’ ARTICOLO

Spesso ci si scambia opinioni con nostri lettori o altri traders o analisti e con più di uno si era avanzata l’ipotesi di un 53-36 per il Petrolio.

Allora fatta questa premessa, veniamo al motivo di questo articolo :

36$ potrebbe essere un minimo molto importante per il Petrolio per una reazione di questo tipo  Move 36-53-36 .

Quale è il problema in questa idea, che una reazione sia a 53/54 che a 48$ il Petrolio la ha fatta e questo se fossero raggiunti i 36$ potrebbe negare la reazione 36-53$ proprio perchè gli HFT potrebbero avere  “sapientemente” anticipato i tocchi a quei livelli per non farli poi ritoccare da 36$.

Quindi in caso di raggiungimento dei 36$ saremo tutti curiosi di vedere che succede (e visto il minimo oggi a 41,5$ ,su doppio minimo 42$-6542$ ,non sono lontani) ci potremmo trovare davanti a una falsa rottura ribassista con successivo recupero da 36$ di 42/48 e falso brek out di >50 (vedi box 25-50) con top 53$ .

Come sempre sono ipotesi che hanno necessariamente bisogno di verifica da parte dei Mercati e i punti dei quali avere conferma sono 3 :

1) Se 36$ verrà raggiunto

2) Se 36-53$ verrà effettuato (o con i tocchi anticipati a 48/53 nelle precedenti reazioni da 45 e 48/50 gli HFT hanno anticipato i tocchi per negare il movimento al raggiungimento dei 36$)

3) Nell’ipotesi che 36-53 venga effettivamente eseguito poi dovremo verificare se 53$ arresterà il recupero in atto con altro falso segnale questa volta rialzista con un nuovo ritorno a 36$.

Vedremo come la pensano HFT e Giostrai ,tanto sempre e solo loro possono rispondere a questa ipotesi, come tante volte in passato……..

GOOD LUCK !

   

 

indiana-jones-1a

FUTURES OIL LINK UTILISSIMO

          A stare ai FUTURES:

il primo…..TARGET 36$ è ipotizzato per MARZO 2022 (36,00$ 02-06-2020)

il secondo…TARGET 42$ è ipotizzato per AGOSTO 2024 (40,29$ 08-06-2020)

il terzo………TARGET 53$ è ipotizzato per LUGLIO 2029

ARTICOLO CHIUSO 8 GIUGNO 2020

                         SU RAGGIUNGIMENTO LATO ALTO DI 10,5-20.5-30,5-40,5

Abbiamo aggiornato questo articolo da 11,50$ a 40,42$ ovviamente sempre tenendo  in considerazione l’analisi guida “generale” MARKETS : LET’S TWIST AGAIN ?che non poteva che trovare in caso di conferma di quest’ultima ,analogo forte rialzo sul Petrolio che in effetti c’è stato .Quindi pensiamo  che dopo quasi 31$ di up e con il gap 36,0-41,5 quasi chiuso del tutto sia meglio aprire in futuro una nuova analisi  per consentire una lettura migliore.

AGGIORNAMENTO 8 Giugno 2020

PETROLIO 40,42$

Gap quasi chiuso

BOX 10,50-20,5030,5040.50 (GAP APERTO TRA 36$ E 41,5$)

BOX 25-50 percorso quindi fino a 40,29$ e se considerate che a 11,5$ giravano voci di un possibile ritorno in negativo dei Prezzi del Petrolio ( poi per fortuna non concretizzatosi) è veramente un grosso movimento.Avremmo di sicuro non vedere prezzi negativi ma questa è la speculazione sulle Materie Prime o devastante o esaltante.

TENETE IN CONSIDERAZIONE che il Movimento 36-53-36 fino a quando siamo sopra il supporto 36$ è ancora possibile .

vedi precedenti aggiornamenti

BOX 8-18-28-38-48 raggiunta quarta  resistenza 38$

2ndo tentativo di superarla riuscito 5 – 06 – 2020

siamo entrati nell’enorme GAP DOWN 36,00-41,5

Verifichiamo la situazione sui FUTURES:

il primo…..TARGET 36$ è ipotizzato per MARZO 2022 (36,00$ 02-06-2020)

BOX 10,50-20,5030,50-40.50 (GAP APERTO TRA 36$ E 41,5$)

>30,50 18-05-2020

vedi aggiornamenti precedenti

BOX 10,50-20,5030,50-40.50

BOX 8-1828-38-48 >28$ 15.05.2020

vediamo come vanno SAIPEM e ENI

SAIPEM

ENI

Descalzi (Eni): niente esuberi e avanti con taglio 80% emissioni entro 2050

“Pensavamo che il risveglio dell’economia arrivasse a fine giugno, già adesso vediamo una confortante ripresa”. E’ ottimista il CEO di Eni Claudio Descalzi che nel corso di un’intervista al Corriere della Sera CEO ha parlato a tutto campo della energy transition e della condizione di ENI in questo periodo di calo del prezzo del greggio e della domanda di carburanti.

Il piano di energy transition di Eni

“Il prezzo del petrolio attorno ai 40 dollari al barile è un indicatore. Un livello che però fa seguito ai minimi da 19 dollari. Non sbagliavamo quando nel 2014 decidemmo di cambiare strategia puntando ad attutire il più possibile gli effetti della volatilità, del su e giù dei prezzi. Perché, vede, l’energia per un Paese come il nostro ma anche per l’Europa è al cuore dell’economia” ha affermato Descalzi. Il piano di transizione energetica, continua il CEO, punta – fra gli altri aspetti – a ridurre l’impronta carbonica tramite prodotti blu, elettricità blu, idrogeno blu, CCUS, economia circolare sui rifiuti (organici e plastica) per essere valorizzati con progetti WTF (waste-to-fuel) e WTE (waste-to-energy) e il biometano da agricoltura è un esempio di prodotto in sviluppo;

La produzione di idrocarburi è attesa crescere fino al 2025 per poi iniziare un progressivo declino a favore del processo di energy transition e nonostante le difficoltà del periodo, il piano di ENI prosegue e non avrebbe bisogno di drastiche riduzioni di personale come quella appena annunciata da BP con un taglio da 10 mila dipendenti. “Edesso cambiamo ancora. Se vogliamo come ci siamo impegnati a tagliare dell’80% le emissioni assolute nette entro il 2050, abbiamo bisogno di un vestito diverso» afferma Descalzi. Secondo gli analisti di Equita, che assegnano al titolo rating BUY, il sentiment dei messaggi appare positivo per quel che riguarda la ripresa della situazione della domanda e l’assenza di piani per ridurre il personale come hanno già messo in campo da altri player nel settore.

Eni gas e luce: finalizzata acquisizione del 20% di Tate che punta ai Millennials

Eni gas e luce, società controllata al 100% da Eni, ha annunciato di avere finalizzato l’acquisizione del 20% di Tate, start-up innovativa attiva dal 2019 nella vendita di energia elettrica e gas esclusivamente online, grazie alla propria app. Questa operazione, spiega Eni in una nota, permette a Eni gas e luce di investire in una tech company completamente digitale già attiva nel mercato dell’energia e pronta a svilupparsi e a crescere nei servizi digitali.Con il supporto di Eni gas e luce, Tate vuole crescere rivolgendosi principalmente al segmento dei Millennials, che conta oggi circa 13 milioni di persone in Italia ed è destinato a ricoprire un ruolo crescente nel mondo del lavoro e nella società, senza dimenticare che i Millennials utilizzano strumenti e servizi digitali come supporto quotidiano alle scelte di acquisto di beni e servizi.

AGGIORNAMENTO 5 Giugno 2020

PETROLIO 39,55$ < superato top 3-06-2020

PETROLIO 38,16$ < attuale top 3-06-2020

BOX 8-18-28-38-48 raggiunta quarta  resistenza 38$

2ndo tentativo di superarla riuscito 5 – 06 – 2020

siamo entrati nell’enorme GAP DOWN 36,00-41,5

Verifichiamo la situazione sui FUTURES:

il primo…..TARGET 36$ è ipotizzato per MARZO 2022 (36,00$ 02-06-2020)

BOX 10,50-20,5030,50-40.50 (GAP APERTO TRA 36$ E 41,5$)

>30,50 18-05-2020

vedi aggiornamenti precedenti

BOX 10,50-20,5030,50-40.50

BOX 8-1828-38-48 >28$ 15.05.2020

Vediamo la situazione attuale di ENI e SAIPEM

ENI

SAIPEM

Incontro Opec+ anticipato al 4 giugno? Intanto si scatenato i compratori sul Wti

L’incontro dell’OPEC+ potrebbe essere anticipato di una settimana al 4 giugno. Secondo quanto riporta MPS Capital Services l’Arabia starebbe chiedendo agli alleati di mantenere invariato l’ammontare dei tagli per ulteriori 1-3 mesi a partire da luglio, anziché procedere con il “tapering” come da accordo originario (per adesso la Russia sembrerebbe ancora legata al piano originale).
Vi è una proposta per anticipare la riunione dell’OPEC+ al 4 giugno, che è attualmente prevista per il 9-10 giugno. Lo dice anche ING Economics, secondo cui consentirebbe di prendere in considerazione eventuali modifiche ai tagli alla produzione. Inoltre, ci sono indiscrezioni di stampa secondo cui l’OPEC+ starebbe cercando di estendere i tagli attuali di 9,7 milioni di barili al giorno tra 1-3 mesi. In base all’accordo attuale, l’OPEC+ dovrebbe ridurre la scala dei tagli a 7,7 milioni di barili al giorno da luglio. Secondo ING Economics, un periodo più breve potrebbe rendere un’estensione più appetibile per i russi, che non erano disposti ad estendere gli attuali tagli fino alla fine di quest’anno.

Wti torna sopra 35$ da shock di marzo

Lo scorso venerdì il petrolio ha accelerato al rialzo nella fase finale di sessione (il Brent ha superato di slancio la resistenza collocata a 36,4 dollari), beneficiando dei segnali di possibile ulteriore contrazione della produzione USA. Lo si legge in un report di MPS Capital Services, aggiungendo che il numero di nuove trivellazioni nel paese continua, infatti, a calare, aggiornando i nuovi minimi dal 2009.Il mercato petrolifero ha in gran parte ignorato le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, con i prezzi del petrolio che hanno fatto un balzo venerdì in chiusura: il WTI ha guadagnato oltre il 5%, riuscendo a portarsi sopra i 35 dollari al barile per la prima volta dagli inizi di marzo. Lo si legge nel report di ING Economics, secondo cui vi è abbondanza di denaro speculativo nel trading del WTI, con la posizione netta long che è aumentata di 14.266 lotti nell’ultima settimana di riferimento, raggiungendo un totale di 362.724 lotti a partire da martedì scorso.Questo è la più grande speculazione long nel trading del WTI da settembre 2018, scrive ING Economics spiegando che gli speculatori hanno approfittato di prezzi più bassi per un punto di ingresso interessante. Il fatto che abbiamo assistito a un significativo rallentamento delle trivellazioni statunitensi e delle chiusure della produzione darà a questi speculatori un po’ di fiducia, o almeno conforto. ING Economics fa notare che il Brent non ha visto lo stesso livello di interesse all’acquisto da parte degli speculatori nelle ultime settimane. Mentre la posizione netta long del Brent è aumentata di 14.757 lotti nell’ultima settimana, la posizione complessiva è ancora piuttosto piccola, con la posizione netta long a 173.196 lotti, ben al di sotto della posizione lunga quasi 430mila vista all’inizio dell’anno.
La divergenza tra WTI e Brent si riflette bene nello spread, sottolinea ING Economics, con lo sconto del WTI sul Brent che si è ridotto in modo significativo nelle ultime settimane e attualmente a circa 2 dollari al barile, rispetto a più di 7 dollari al barile alla fine di aprile.

SAIPEM

Saipem: nuovo contratto in consorzio per il parco eolico offshore Fécamp in Normandia

Il titolo Saipem oggi cresce del 1% a 2,224 euro, in scia al rialzo del petrolio e alla notizia che il consorzio composto da Bouygues Travaux Publics (leader al 40,5%), Saipem (40,5%) e Boskalis (19%) si è aggiudicato la commessa per la progettazione, costruzione e installazione di71 strutture a gravità (GBS – Gravity Base Structures) in cemento come base per il parco eolico offshoreFécamp in Normandia, Francia.Più nel dettaglio, l’aggiudicazione è stata fatta da parte di EDF Renewables, Enbridge Inc. e wpd Offshore. Il contratto ha un valore complessivo di 552 milioni.Il parco eolico offshore sarà situato tra 13 e 22 chilometri al largo della costa di Fécamp in Normandia. Le71 turbine eoliche saranno collegate alle fondazioni a gravità installate sul fondo del mare a profondità
comprese tra 25 e 30 metri.Bouygues, in qualità di leader del consorzio, e Saipem, all’interno del consorzio, hanno il compito di progettare, costruire e installare sul fondale marino 71 fondazioni a gravità con un peso individuale fino a 5.000 tonnellate necessarie per garantire la stabilità delle turbine eoliche da 7 MW. Boskalis ha il compito di progettare e preparare le fondamenta dei fondali rocciosi prima dell’installazione delle GBS, nonché la protezione e la zavorra delle GBS dopo l’installazione sul fondo del mare.

AGGIORNAMENTO 26 Maggio 2020

PETROLIO 34,78$

BOX 10,50-20,5030,5040.50 (GAP APERTO TRA 36$ E 41,5$)

>30,50 18-05-2020

il target del Box laterale 22,5-24,5-26,5 —–28/30,5 18-05-2020

vedi aggiornamenti precedenti

altri 10$ up da quando su respinta da 20,50 il retest di 18,23 è stato superato

BOX 10,50-20,50-30,50-40.50

BOX 8-1828-38-48 >28$ 15.05.2020

PETROLIO

petrolio

petrolio

vedi aggiornamenti precedenti

Prezzo del petrolio ai massimi da oltre due mesi, in calo le scorte Usa

Quasi 5 mila milioni di barili in meno nell’ultima settimana (il calo più profondo dal dicembre scorso) e l’ottimismo per la fine del lockdown anche negli Usa spingono al rialzo il prezzo del greggio

L’ottimismo con cui, da oggi, le restrizioni post-coronavirus sono state allentate (in maniera più o meno blanda) in tutti gli Stati Uniti ha spinto al rialzo il prezzo del petrolio, che si mantiene stabile sopra la soglia psicologica dei trenta dollari al barile. Complice dei rialzi di oggi è anche il buon dato sulle scorte di petrolio, rilasciato a metà pomeriggio dall’Eia (Energy information Administration).

Quali fattori stanno trainando al rialzo il prezzo del petrolio?

La riapertura dell’economia

Il ritorno dei cittadini americani al lavoro fa ben sperare per i consumi di carburante, ma a trainare i prezzi al rialzo sono soprattutto la graduale riapertura delle rotte commerciali e di quelle aeree.Per quanto gli investitori siano ancora il bilico tra il lasciarsi andare alle prospettive di recupero post-coronavirus, da un lato, e il mantenersi cauti in vista di una possibile seconda ondata di contagi – che porterebbe di nuovo alla chiusura totale – dall’altro, al momento i primi sembrano prevalere.Probabilmente serviranno anni prima che il barile torni ai livelli precedenti alla pandemia, ma il mercato delle materie prime sembra apprezzare la lenta risalita: già restare sopra i trenta dollari al barile per tre giorni di fila basta per infondere ottimismo. Nell’ultimo mese il Wti ha guadagnato quasi il 70%, il Brent è salito del 39%.

La situazione nelle sedi di stoccaggio

Quando, a maggio, il principale sito di stoccaggio Usa, quello di Cushing (Oklahoma), ha rasentato la saturazione con oltre il 70% di spazio occupato, per gli esperti potrebbe essere stato il picco della crisi petrolifera – e, dunque, ora non si può che riemergere.Oggi i datti dell’Eia hanno riportato scorte Usa in calo di quasi 5 mila milioni di barili (4.983), un taglio di gran lunga superiore a quello della settimana scorsa, quando le scorte erano diminuite di 745 mila barili.A Cushing si contano invece 5.587 milioni di barili in meno e, anche in questo caso, il dato è migliore delle previsioni (che stimavano un ribasso di 5.492 milioni di barili) mentre la settimana scorsa le scorte erano diminuite di poco più di 3 mila barili.All’inizio della crisi coronavirus, l’Eia aveva stimato un aumento nelle scorte Usa di 6,6 milioni di barili al giorno durante il primo trimestre, che sarebbero diventati 11,5 milioni di barili al giorno nel secondo trimestre, proprio a causa delle restrizioni necessarie per contenere il virus.Diminuisce inoltre la previsione per i consumi di greggio che, rispetto al 2019, si calcola possano scendere di 8,1 milioni di barili al giorno.

I tagli alla produzione

D’altra parte, tra i fattori più rilevanti nello sprint del barile rientra sicuramente il taglio alla produzione disposto dagli stati dell’Opec (e relativi alleati) che, insieme a riduzioni volontarie aggiuntive (come quelle degli Usa), dall’inizio di maggio hanno contribuito a ridurre la pressione sul greggio.In occasione del G20 Energia, convocato lo scorso 10 aprile, i principali produttori di petrolio a livello globale si sono infatti accordati per tagliare la produzione di 9,7 milioni di barili al giorno – al tempo venne stabilito che i tagli sarebbero progressivamente diminuiti a partire da luglio, ma nelle ultime settimane si è fatta strada l’ipotesi di protrarli fino alla fine del 2020.

Quali sono i rischi all’orizzonte?

Salvo eventi straordinari all’orizzonte (che, considerando le tensioni tra Cina e Usa delle ultime settimane o il rischio di una seconda ondata di Covid-19, non sarebbero da escludere), gli analisti si aspettano che il prezzo del greggio resti ormai stabile al di sopra dei trenta dollari al barile.Eppure gli operatori tengono d’occhio l’andamento del mercato, pronti a cogliere i segnali di rischio: non è escluso che un aumento troppo veloce del prezzo del petrolio possa far tornare i produttori a estrarre greggio ai livelli pre-crisi prima del previsto, con il rischio di un crollo analogo a quello che, il mese scorso, per la prima volta nella storia ha portato il prezzo del Wti in territorio negativo.Al momento, il Wti viaggia a quota 33,16 dollari al barile dopo aver raggiunto un massimo di 33,77 dollari (il valore più alto dal 13 marzo), mentre il Brent segna 35,66 dollari al barile, tornando ai massimi dal 9 aprile.

Contratto WTI giugno scade tra qualche ora. Stavolta no panico e prezzi negativi, fondamentali petrolio più solidi

Il contratto WTI con consegna a giugno scade domani, martedì 19 maggio, ma stavolta non c’è alcun bagno di sangue sui mercati petroliferi. Tutt’altro, la situazione appare diametralmente opposta a quella della fine di aprile, quando l’imminente scadenza del contratto WTI con consegna a maggio scatenò un tonfo delle quotazioni del crude che rimarrà nella storia. In quei giorni, le quotazioni del contratto WTI con consegna a maggio segnarono di fatto un tonfo superiore a -300%, scendendo fin sotto lo zero, a -$37,63 al barile. Un vero e proprio massacro che contagiò anche gli altri contratti, incluso quello attuale quando divenne attivo una volta scaduto quello precedenteQualche settimana dopo, la situazione è visibilmente migliorata e oggi, alla vigilia della sua data di scadenza, il contratto WTI è salito fin oltre +4% oltre la soglia di $30 al barile, dopo aver testato il record dallo scorso 16 marzo. Effetto domino anche sul Brent, che ha superato quota $33, testando il valore massimo dallo scorso 13 aprile. Non ci sono dunque al momento segnali che indichino il rischio che possa ripetersi il crollo della fine di aprile.La stessa Agenzia Internazionale dell’Energia, tra l’altro, si è mostrata cautamente più ottimista sul miglioramento dei fondamentali nel suo ultimo report mensile, contribuendo a puntellare la marcia rialzista dei prezzi. L’AIE ha chiaramente scritto nella sua analisi che “la domanda globale di petrolio sta in qualche modo migliorando”, tanto che l’AIE ha rivisto al rialzo le stime sulla domanda di 700.000 barili al giorno rispetto all’outlook dell’ultimo report.Detto questo, sebbene in misura inferiore rispetto a quanto paventato, il crollo della domanda ci sarà, e sarà pari a 8,6 milioni di barili al giorno, a quota 91,2 milioni di barili al giorno (-9%).Inoltre, a causa dei tagli record alla produzione concordati dai paesi Opec e non Opec, la produzione globale di petrolio si avvia a riportare questo mese “un calo storico”, precipitando al minimo in nove anni.Detto questo, il trend odierno dei prezzi del petrolio e, in particolare, del diretto interessato, ovvero del contratto WTI con scadenza a giugno, non sembra dare ragione alla cautela che qualche giorno fa aveva indotto la Commodity Futures Trading Commission, la commissione Usa di trading sui futures sulle commodity, a lanciare un avvertimento alle piattaforme dei mercati, ai brokers attivi nel mercato dei futures e alle stanze di compensazione, invitando tutti a “prepararsi alla possibilità che alcuni contratti (sul petrolio) continuino a far fronte a una volatilità di mercato estrema, a un contesto di bassa liquidità e forse a prezzi negativi”.
“Stiamo diramando questa nota – così era emerso dal comunicato della CFTC – a seguito dell’elevata e insolita volatilità e ai prezzi negativi che sono stati sperimentati dal contratto WTI con consegna fisica a maggio e dai contratti collegati”.
I trader sembrano scommettere, praticamente, non solo sul calo della domanda ma anche sulla normalizzazione del mercato, e dunque anche sul calo della produzione. Calo della produzione che si sta verificando, non solo perché L’Opec ha dato il via lo scorso 1° maggio ai tagli all’offerta mai varati prima nella sua storia, che inizialmente sono stati reputati insufficienti a causa del crollo della domanda scatenato dal lockdown, ovvero dallo stop alle attività produttive deciso in gran parte del mondo a causa della pandemia coronavirus COVID-19, ma anche perché diverse sono le aziende energetiche americabe che stanno riducendo l’output, al punto che le trivelle per l’estrazione di gas naturale e di petrolio sono precipitate al minimo per la seconda settimana consecutiva. Il continuo calo sta aiutando a smorzare i timori sul rischio che si possano ripresentare problemi di stoccaggio nel delivery hub di Cushing, Oklahoma, dopo il recente caso dei depositi stracolmi di petrolio.
Focus intanto sul commento arrivato da Shawn Driscoll, gestore del fondo T. Rowe Price Funds Sicav – Global Natural Resources Equity, che ricorda come il “crollo senza precedenti della domanda di petrolio – finora equivalente a circa un terzo del consumo globale”, abbia “fatto sprofondare il prezzo dell’oro nero, spingendo il future in scadenza ad aprile addirittura in territorio negativo”. A questo punto, “l’interrogativo che si pone chi investe nei mercati è se ciò possa creare opportunità di investimento nel settore energetico o se si tratta di un arresto ciclico che impone di stare alla larga da questo comparto”.
Driscoll risponde così:
“A nostro avviso, c’è il potenziale per un potente rialzo anticiclico dei prezzi del petrolio e delle azioni del settore energia, che potrebbe durare dai 12 ai 24 mesi. Tuttavia, il nostro outlook a lungo termine per il greggio e il settore energetico è meno positivo. I continui miglioramenti della produttività, grazie all’automazione e alle migliori tecniche di gestione dei giacimenti di ‘scisto’ negli USA, dovrebbero rendere gli idrocarburi sempre più facili da estrarre e meno costosi, lasciando probabilmente il petrolio intrappolato in un mercato ‘orso’”.
Certo, “i prezzi del petrolio negativi indicano la necessità per l’industria di intraprendere azioni incisive per allineare l’offerta alla domanda. Alcuni produttori potrebbero tagliare in eccesso la produzione, arrestando così il riempimento dei serbatoi di stoccaggio e favorendo lo smaltimento dell’accumulo. La fine della quarantena dettata dall’emergenza da coronavirus dovrebbe poi contribuire a ridurre le scorte di petrolio, aumentandone la domanda. La mancanza di spese in conto capitale nell’industria petrolifera e del gas farà accelerare il calo della produzione, specialmente nello scisto americano, dove i pozzi tendono a mostrare tassi di declino più ripidi, spingendo al rialzo i prezzi del greggio finché non saranno raggiunti livelli che giustificheranno investimenti in nuovi pozzi. A nostro avviso, il West Texas Intermediate Crude Oil potrebbe raggiungere i 45-50 dollari al barile entro il prossimo anno”.
La nota rileva la presenza di “opportunità selettive”; con l’esperto che definisce l’outlook per il settore energetico “‘ciclicamente ottimistico’ per i prossimi 12-24 mesi, ma ‘strutturalmente ribassista’ nel lungo termine”.
“Vi sono comunque diverse opportunità nelle principali compagnie petrolifere integrate, così come nel settore E&P e nelle società di servizi petroliferi, laddove valutazioni basse e il potenziale di un rialzo anticiclico dei prezzi del petrolio creano un profilo di rischio/rendimento attraente nelle aziende di alta qualità. Nel segmento E&P, continuiamo a concentrarci su operatori a basso costo e con bilanci solidi, mentre abbiamo un approccio più selettivo alle ‘oil major’, evitando quelle realtà in cui i cambiamenti strategici potrebbero provocare crisi di identità e far diluire i rendimenti. Tra le società di servizi petroliferi, invece, una possibile ondata di fallimenti, unita alla fuga di manodopera dall’industria, potrebbe consentire ai sopravvissuti di aumentare i prezzi per la prima volta da molto tempo. Inoltre, con le società di E&P che hanno ridotto le spese di capitale in risposta al crollo dei prezzi, la spesa per i servizi dovrebbe cominciare a riprendersi in concomitanza a una risalita dei prezzi. In conclusione, investire con successo nel settore energetico richiede un bilanciamento tra prospettive a breve e a lungo termine e un focus sui nomi che dovrebbero garantire una leva significativa alla ripresa, senza rinunciare alla qualità. La selezione dei titoli sarà quindi fondamentale: infatti, alcune società energetiche non riusciranno a superare la crisi o si troveranno troppo indebolite per competere efficacemente”.

AGGIORNAMENTO 14 Maggio 2020

PETROLIO 27,94

BOX 10,50-20,50-30,50-40.50

BOX 8-1828-38-48 siamo sotto resistenza 28$

vedi aggiornamenti precedenti

Dopo Rallyes 6,5-16,5-18,23 e dopo seconda Onda 10,5/11,55-20,50-18,23-26,72 a sfiorare la forte resistenza a 28$ il Petrolio è chiaramente in fase laterale in trading range tra 22,50-24,50-26,50 un box delta 4$ che se rotto al rialzo darebbe 30,50$ con il raggiungimento quindi del terzo scalino del BOX BOX 10,50-20,50-30,50-40.50 (ovviamente al ribasso ci riporterebbe ai 18,23) da 5 giorni il Petrolio è in stallo in attesa di prendere una direzione.Vi ricordiamo che abbiamo un GAP area 41,5$ che speriamo sia obiettivo del movimento in corso e fino a quando siamo sopra 14,77-18,23-20,5-24,5 è cosa possibile nel tempo e con calma ovviamente.

PETROLIO 26,72 <–Top 7 Maggio 2020

BOX 10,50-20,50-30,50-40.50

BOX 8-1828-38-48 siamo sotto resistenza 28$

>24,5 5-05-2020 e 6 -05-2020

>20,50 4-05-2020

quasi concluso Move 6,5-10,5-11,55-14,77-18,2324,5 <—e qui importanti risposte

RETEST 18,23 SUPERATO 30-04 e 04-05-2020

   

petrolio

SAIPEM

AGGIORNAMENTO 4 Maggio 2020

PETROLIO 20,98

BOX 10,50-20,50-30,50-40.50

>20,50 4-05-2020

RETEST 18,23 SUPERATO 30-04 e 04-05-2020

>14,77 29-04-2020 ottimo…fino a qui….ci siamo

Resistenza sempre area 18,00 all’interno che canonico 8-18-28-38-48 che lo contiene.

vedi precedenti aggiornamenti

ancora sul lato alto doppio minimo 11,55—14,77—-11,55 <–target 18$ circa ok 23-04

petrolio

vedi precedenti aggiornamenti

PETROLIO 11,55

dopo preciso top area 18,00 il Petrolio ha ceduto nuovamente il lato alto del

box a 14,77 tornando a fondo dello stesso area 11,55

Ora vedremo se da quì è in grado di ripartire.

possibile doppio minimo 11,55—14,77—-11,55 <–target 18$ circa ok 23-04

vedi aggiornamenti precedenti

PETROLIO 18,23 p e r f e t t o !<–23/04/2020

ENIINCULO

Vedi aggiornamenti precedenti

PETROLIOUUUUUUUUUUU

 

PETROLIO 11,55

dopo preciso top area 18,00 il Petrolio ha ceduto nuovamente il lato alto del

box a 14,77 tornando a fondo dello stesso area 11,55

Ora vedremo se da quì è in grado di ripartire.

possibile doppio minimo 11,55—14,77—-11,55 <–target 18$ circa ok 23-04

vedi aggiornamenti precedenti

PETROLIO 18,23 p e r f e t t o !<–23/04/2020

>14,77 22 Aprile e 23 Aprile 2020 per ora ci siamo

possibile doppio minimo 11,55—14,77—-11,55 <–target 18$ circa ok 23-04

vedi aggiornamenti precedenti

PETROLIO 16,14 ecco i +10$….cvd (22-04)

>14,77 22 Aprile e 23 Aprile 2020 per ora ci siamo

possibile doppio minimo 11,55—14,77—-11,55 <–target 18$ circa

(sporco ma possibile con recupero di 11,55)

da monitorare visto il crollo di questi giorni.

BOX 8-18-28-38-48 <—dal cedimento di 48$ siamo :

ultimo scalino raggiunto 8,00 future Giugno 2020

minimo a 6,5$ = 1/10 del Prezzo di 65,66$ raggiunto

L’ultimo rimbalzo del petrolio…. da 19,5/20,20 a 29,50 è stato preceduto e anticipato da ENI con movimento 6,5-9,5-10 Ieri ENI si è mantenuta da 9,5/10,0 sopra 7,81-8,00 che sia “l’annuncio” di altro rimbalzo da 10$ del petrolio… 6,5/7,0—16,5-17,00 in arrivo ?

ENIUUUUUUU

AIE: outlook domanda petrolio migliorato, ma occhio a rischio COVID. Alert Usa: WTI può tornare sotto zero

La domanda globale di petrolio sta in qualche modo migliorando. E’ quanto ha reso noto l’AIE, l’agenzia internazionale dell’energia, diffondendo il proprio rapporto mensile. L’AIE ha rivisto al rialzo le stime sulla domanda di 700.000 barili al giorno rispetto all’outlook dell’ultimo report. Detto questo, sebbene in misura inferiore rispetto a quanto paventato, il crollo della domanda ci sarà, e sarà pari a 8,6 milioni di barili al giorno, a quota 91,2 milioni di barili al giorno (-9%).
Inoltre, a causa dei tagli record alla produzione concordati dai paesi Opec e non Opec, la produzione globale di petrolio si avvia a riportare questo mese “un calo storico”, precipitando al minimo in nove anni.“La produzione di petrolio sta reagendo in modo notevole alle forze di mercato, e l’attività economica sta iniziando a recuperare in modo graduale, seppur fragile – si legge nel report dell’organizzazione  -Tuttavia, permangono grandi incertezze. La più grande è se i governi riusciranno ad allentare le misure di lockdown senza scatenare una nuova ondata di casi Covid-19“.Per ora, secondo l’AIE, l’allentamento del lockdown sta sicuramente contribuendo a una ripresa della domanda di energia.Una eventuale seconda fase di contagi COVID-19 rappresenterebbe però “un grande fattore di rischio” per la domanda di petrolio e, dunque, per i prezzi.
L’agenzia non può certo permettersi di cantare vittoria, la cautela d’obbligo. I mercati guardano in ogni caso con favore alla frase che parla del miglioramento della domanda e, complici anche i dati diffusi ieri relativi alle scorte di crude Usa, premiano il petrolio.
Il contratto WTI di giugno balza così fin oltre +4% a $26,31 al barile, mentre il Brent sale di oltre +3,5% a $30,25 al barile. Ieri i dati Usa hanno segnalato che, nella settimana terminata lo scorso 8 maggio, le scorte di petrolio crude Usa sono scese di 745.000 barili a 531,5 milioni di barili: il calo, inatteso, è stato il primo da gennaio.
E’ un po’ che i prezzi del petrolio, in generale, stanno recuperando terreno, sulla scia dell’allentamento delle misure di lockdown precedentemente introdotte nel mondo per arginare i contagi del coronavirus. Ma l’outlook non è certo confortante, soprattutto per l’incertezza dell’evoluzione del COVID-19.
Non per niente Edward Moya, analista senior presso OANDA, riferisce alla Cnbc che “è difficile essere entusiasmarsi per una ipotetica ripresa costante della domanda, quando la prima economia al mondo è molto incerta sull’outlook, e grandi sono i rischi al ribasso”. Il riferimento è alla cautela mostrata ieri dal numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, in merito alla ripresa economica degli Stati Uniti.
In più, non può passare inosservato l’alert arrivato dalla Commodity Futures Trading Commission, la commissione Usa di trading sui futures sulle commodity.
L’alert fa temere che lo shock petrolifero di fine aprile possa fare il bis.
La CFTC ha lanciato un avvertimento alle piattaforme dei mercati, ai brokers attivi nel mercato dei futures e alle stanze di compensazione, invitando tutti a “prepararsi alla possibilità che alcuni contratti continuino a far fronte a una volatilità di mercato estrema, a un contesto di bassa liquidità e forse a prezzi negativi”.
“Stiamo diramando questa nota – si legge nel comunicato della CFTC – a seguito dell’elevata e insolita volatilità e ai prezzi negativi che sono stati sperimentati dal contratto WTI con consegna fisica a maggio e dai contratti collegati”.
Il riferimento è al panico scatenatosi alla fine di aprile quando, in vista della sua imminente scadenza, il contratto con consegna a maggio è crollato alla chiusura delle contrattazioni sul Nymex di New York, ben al di sotto dello zero, fino a -$37,63 al barile, in perdita di oltre -300%.
Era la prima volta che i futures sul petrolio riportavano prezzi negativi, scontando sia motivi di caratttere tecnico (la scadenza del contratto in data 21 aprile) che motivi inerenti il meccanismo della domanda e dell’offerta, a causa del crollo della prima dovuto al lockdown e per i problemi di stoccaggio.
C’è da dire che, in alcuni casi – non nel mercato dei futures – i prezzi del petrolio erano diventati già negativi: alla metà di marzo, il Wyoming Asphalt Sour, un tipo di petrolio denso utilizzato per la produzione di asfalto, era stato venduto infatti a un valore inferiore allo zero. Praticamente, i produttori avevano pagato gli acquirenti pur di liberarsi dei loro barili. E Bloomberg aveva già avvertito in un suo articolo che altri contratti sul petrolio avrebbero potuto fare la stessa fine.

Saipem: nuovi contratti per il progetto Nigeria LNG Train 7

Saipem, in joint venture con Daewoo E&C Co. e Chiyoda Corporation (SCD JV), si è aggiudicata da parte di Nigeria LNG Limited i contratti per l’ingegneria, l’approvvigionamento e la realizzazione del progetto Nigeria LNG Train 7 da eseguire sull’isola di Bonny in Nigeria. Lo rende noto la società italiana attiva nel settore dei servizi petroliferi indicando che il valore complessivo del progetto è di oltre 4 miliardi di dollari e la sua quota è di circa 2,7 miliardi.Il progetto NLNG Train 7 consiste nella costruzione di un treno completo e di una unità di liquefazione aggiuntiva con una capacità totale di circa otto (8) MTPA, oltre ad altre opere connesse e infrastrutture. Saipem è leader nella joint venture SCD con una quota del 60%.“Questo nuovo progetto in Nigeria – dove operiamo da oltre 50 anni – riafferma la capacità di costruzione di rapporti solidi e strutturati che fanno di Saipem una società globale e dimostra la validità delle modalità di gestione dell’emergenza Covid-19 grazie alla flessibilità del nostro modello organizzativo e all’abitudine delle nostre persone a lavorare da remoto”, ha commentato Stefano Cao, a.d. di Saipem.

Prezzo del petrolio torna a salire grazie alle importazioni cinesi e all’ottimismo per il post-lockdown

Le scorte di Pechino, ma anche l’allentamento delle restrizioni alle attività economiche e i tagli alla produzione: sono le cause che spingono il rally del greggio, resta l’ombra della recessione

Il rally del petrolio delle ultime ore è riuscito a mantenere alti i guadagni su Wall Street nonostante l’ultimo dato sulle richieste di nuovi sussidi di disoccupazione negli Usa, che la scorsa settimana hanno toccato 3,17 milioni di unità: un dato record ma che conferma un trend in calo nel contesto macroeconomico della pandemia di coronavirus.

Cosa ha causato il rialzo del prezzo del petrolio?

Le importazioni cinesi

La spinta al prezzo del greggio è arrivata soprattutto da Pechino. Secondo un’analisi condotta dall’agenzia Reuters la Cina, primo importatore di greggio al mondo, ad aprile ha aumentato il volume degli acquisti fino a 10,42 milioni di barili al giorno, rispetto ai 9,68 di marzo. Nel momento in cui, ad aprile, il mercato delle materie prime ha rischiato il collasso, con i prezzi del petrolio crollati ai minimi storici in seguito all’iper-produzione da parte di Russia e Arabia Saudita, Pechino ha infatti sfruttato l’occasione per rinforzare le proprie scorte.Proprio stamattina inoltre la Cina ha pubblicato risultati oltre ogni previsione sul volume delle esportazioni che, ad aprile, sono balzate in avanti del 3,5%, rispetto alle attese degli economisti che, complice la crisi coronavirus, attendevano ribassi intorno al 15,7%. A marzo, l’export cinese era sceso del 6,6%. Il dato, inaspettatamente favorevole, ha oscurato quello sulle importazioni (scese del 14,2%), portando la bilancia commerciale in rialzo di 45,34 milioni di dollari.D’altra parte, si tratta di esportazioni dirette per lo più nei paesi del sud-est asiatico, mentre il volume dei commerci con l’occidente risente (ed è destinato a risentire ancora) della pesante crisi economica scatenata dalla pandemia di Covid-19, che sta spingendo le principali economie mondiali verso la recessione.

Il ritorno alla normalità post-coronavirus

Proprio tale recessione frena però gli animi degli analisti. Al momento sembra infatti che il prezzo del greggio stia risalendo soprattutto per le aspettative di un graduale ritorno alla normalità, ma la ripresa sarà lenta e difficilmente richiederà gli stessi volumi di greggio risalenti a prima della crisi coronavirus.Negli ultimi giorni oltre la metà degli Stati Uniti ha iniziato ad allentare le misure di lockdown, spingendo leggermente in rialzo la domanda, passata da 5,9 milioni di barili al giorno a 6,7 milioni – comunque tre milioni in meno rispetto al normale.

Il taglio della produzione

Dal primo maggio i membri dell’Opec+ e gli Usa hanno dato il via al taglio della produzione di petrolio stabilito al G20 energia del 10 aprile scorso. Nonostante la riduzione di 9,7 milioni di barili al giorno sia stata giudicata insufficiente per rientrare di un calo della domanda che, per tutto il 2020, si stima sia scesa di circa il 30%, i tagli sembra abbiano generato un iniziale ottimismo tra gli investitori.D’altra parte, il rischio di esaurimento dei siti di stoccaggio permane e, secondo gli analisti, sarà proprio questo fattore a costituite un tetto al prezzo del petrolio. Solo ieri il sito di Cushing, in Oklahoma, ha registrato un incremento delle scorte per la nona settimana consecutiva, arrivando a contrare oltre 65 milioni di barili.

A quanto viaggiano oggi le quotazioni del petrolio?

Al momento, il Wti viaggia a quota 25,77 dollari al barile, in rialzo del 7,42%, mentre il Brent del Mare del Nord si mantiene sopra i trenta dollari al barile (30,67), guadagnando il 3,20%.

Prezzo del petrolio, secondo Vontobel AM il peggio è passato

Da fine aprile i prezzi del petrolio sono in costante recupero, anche se con alti e bassi, perché sono emersi i primi segnali di ripresa della domanda globale di greggio. Rispetto alle attese, la caduta del greggio causata dal blocco delle economie si sta rivelando meno grave di quanto inizialmente stimato, mentre anche la dimensione delle ingenti scorte accumulate si sta allentando.

IL CALO DELLA DOMANDA GLOBALE DI GREGGIO CAUSATO DALLA PANDEMIA ERA SOVRASTIMATO

Il consenso generale degli analisti puntava infatti a un calo della domanda globale nell’ordine di 25-30 milioni di barili al giorno per il mese di aprile, ma ora il calo è stimato oscillare tra i 18-20 milioni di barili. Inoltre, le serrate economiche causate dal virus in Asia e in Europa sono state revocate un po’ prima del previsto, mentre le raffinerie stanno migliorando i margini e l’OPEC e i produttori non-Opec hanno iniziato ad attuare tagli alla produzione a maggio. Per questo anche i timori di un esaurimento della capacità di stoccaggio di petrolio nel mondo si stanno attenuando.

SUPPORTO AI PREZZI ANCHE DAL CRESCENTE RICORSO ALLE SCORTE PER SODDISFARE LA DOMANDA

Per Michel Salden, Head of Commodities di Vontobel Asset Management, tutto questo significa che probabilmente vedremo prelievi dalle scorte in aumento a partire dalla fine di maggio, dopo aver assistito al più grande accumulo di petrolio stoccato mai registrato. Secondo l’esperto di Vontobel inoltre, il forte calo della produzione delle piattaforme petrolifere statunitensi indica che la produzione petrolifera americana diminuirà di 2-3 milioni di barili/giorno su base annua, il che dovrebbe fornire un ulteriore supporto ai prezzi del petrolio e allentare la pressione sui livelli delle scorte.

NORMALIZZAZIONE DEI CONSUMI DI BENZINA PER FINE ANNO, MA PER GLI AEREI SOLO A FINE 2022

Quindi Salden prevede che la domanda di petrolio si normalizzerà a livelli di consumi di benzina e prodotti diesel entro la fine di quest’anno, anche se la domanda per l’intero anno 2020 rimarrà comunque inferiore ai livelli dell’anno precedente di 2-4 milioni di barili/giorno, mentre la domanda di carburante per aerei si stabilizzerà molto più tardi, per tornare alla normalità solo alla fine del 2022.

I PREZZI DELLE OPZIONI RESTANO VOLATILI CAUSA INCERTEZZA

Ma, osserva l’esperto di Vontobel AM, i prezzi delle opzioni continuano ad oscillare in modo volatile in entrambe le direzioni, poiché permangono elevati livelli di incertezza dovuti ai cambiamenti senza precedenti della domanda, dell’offerta e delle scorte. Inoltre, aggiunge Salden, è probabile che l’OPEC e la Russia terranno sotto controllo il rally se non vedranno alcun significativo blocco della produzione da parte dei produttori americani di scisto loro concorrenti.

Petrolio in rialzo per quinta sessione consecutiva con allentamento lockdown, WTI oltre $23 (+14%)

Balzo per i prezzi del petrolio, che salgono per la quinta sessione consecutiva.Gli investitori guardano con fiducia all’effetto positivo sulla domanda di petrolio previsto con l’allentamento delle misure di lockdown nel mondo.oom soprattutto per il contratto WTI scambiato sul Nymex di New York, che è salito fin oltre +14% a $23,28 al barile, dopo aver terminato la sessione della vigilia al di sopra della soglia di $20 per la prima volta dalla metà di aprile.E’ la prima volta dallo scorso febbraio, inoltre, che il WTI inanella cinque sessioni consecutive di guadagni, così come sta facendo anche il Brent, balzano fino a +9,8% circa a $29,88 al barile.Il presidente americano Donald Trump intanto pubblica un post su Twitter inneggiando alla riapertura dell’economia Usa, dopo le misure di contenimento lanciate per limitare i contagi del coronavirus. “Oil prices moving up nicely as demand begins again!” Ovvero: “i prezzi del petrolio salgono con la domanda che torna di nuovo!”

Petrolio WTI riduce le perdite dopo tonfo a $10, Brent in rialzo. La nota di Equita sull’Oil Sector

Occhio alla nota di Equita SIM sull’Oil Sector, dal titolo più che indicativo: “Stoccaggi onshore in prossimità della saturazione – noli per cisterne molto forti”.Oggi è un’altra giornata negativa per il petrolio, in particolare per il contratto WTI di giugno, dopo la notizia relativa alla decisione dell’ETF United States Oil Fund, noto anche con il ticker USO, di sbarazzarsi nell’arco dei prossimi tre giorni di tutti i contratti WTI con scadenza a giugno, e di sostituirli con contratti di più lungo termine. I contratti futures WTI di giugno risalgono però dai minimi di seduta, e cedono quasi -6% a $12,04, dopo essere scesi fino a $10 circa. Il Brent è in recupero, sale del 2,65% a $20,52.Così Equita SIM commenta il recente trend:“I prezzi del petrolio spot – sia WTI che Brent- si sono indeboliti negli ultimi 2 giorni, non solo a causa del crollo della domanda in seguito alla pandemia da COVID-19, ma anche per l’avvicinarsi del livello di saturazione sulla capacità di stoccaggio. Secondo Rystad Energy, la capacità di stoccaggio onshore andrà esaurendosi a maggio anche includendo il taglio produttivo da 9,7 milioni di barili al giorno del OPEC+. Tenendo conto dei vincoli pratici come la mancanza di accessibilità a tutti i siti di stoccaggio da parte degli operatori e altre questioni logistiche, la capacità di stoccaggio rimanente era – secondo Rystad – solo ~400 milioni di barili al 10 aprile. Dato il livello di sovracapacità – stimato in aprile a c. 30 milioni di barili al giorno – il riempimento dei serbatoi è ragionevolmente previsto per maggio”.Equita continua:“Vopak – società indipendente leader negli stoccaggi – ha affittato tutta la capacità disponibile già ad aprile.
Le tariffe per le navi cisterna di carburante come le navi a medio raggio e le navi a lungo raggio sono salite rispettivamente a circa $70.000 e $170.000 al giorno, nel secondo caso raggiungendo gli stessi noli delle petroliere più grandi VLCC. I prodotti a maggior pressione sono benzine e carburanti per aerei”.In una ottica di investimento, “sebbene nel settore oil preferiamo le società integrate come ENI e Galp – prosegue la nota di Equita SIM -è ragionevole attendersi un secondo trimestre molto forte per le società nel mid- downstream come Saras, DIS e VPK. Tuttavia superato il periodo di picco delle scorte, i periodi successivi dovrebbero assistere ad una normalizzazione di margini/noli che potrebbero risentire negativamente del processo di smaltimento delle scorte”.

AGGIORNAMENTO 23 APRILE 2020

PETROLIO 18,23 p e r f e t t o !

>14,77 22 Aprile e 23 Aprile 2020 per ora ci siamo

possibile doppio minimo 11,55—14,77—-11,55 <–target 18$ circa ok 23-04

vedi aggiornamenti precedenti

PETROLIO 16,14 ecco i +10$….cvd (22-04)

>14,77 22 Aprile e 23 Aprile 2020 per ora ci siamo

possibile doppio minimo 11,55—14,77—-11,55 <–target 18$ circa

(sporco ma possibile con recupero di 11,55)

da monitorare visto il crollo di questi giorni.

BOX 8-18-28-38-48 <—dal cedimento di 48$ siamo :

ultimo scalino raggiunto 8,00 future Giugno 2020

minimo a 6,5$ = 1/10 del Prezzo di 65,66$ raggiunto

L’ultimo rimbalzo del petrolio…. da 19,5/20,20 a 29,50 è stato preceduto e anticipato da ENI con movimento 6,5-9,5-10 Ieri ENI si è mantenuta da 9,5/10,0 sopra 7,81-8,00 che sia “l’annuncio” di altro rimbalzo da 10$ del petrolio… 6,5/7,0—16,5-17,00 in arrivo ?

petroliodd

I conti trimestrali di Eni verranno pubblicati venerd’ 24 aprile.

Eni rivede piano industriale 2020-2021 e prezzi Brent e gas, prevista ripresa consumi nel II semestre

Alla luce del coronavirus e della caduta del petrolio, Eni ha rivisto il suo piano industriale per il 2020 e 2021 e i prezzi sul Brent e gas. “Eni ha prontamente definito le proprie risposte allo scenario di crisi in atto rivedendo il piano industriale per il 2020 ed il 2021 con l’obiettivo di salvaguardare la solidità del proprio bilancio”, si legge nella nota stampa. La revisione del piano industriale prevede una produzione per quest’anno pari a 1,75-1,80 milioni di barili al giorno, in riduzione rispetto alle precedenti previsioni a causa degli effetti Covid-19, della riduzione della domanda di gas mondiale (anch’essa in parte collegata alla pandemia) ed estensione della forza maggiore in Libia per tutto il primo semestre. Le stime di produzione non comprendono gli effetti dei tagli Opec+ recentemente annunciati ma non ancora declinati sui singoli
campi. Il piano prevede inoltre azioni diffuse di saving dei costi per circa 600 milioni nel 2020, oltre che la sospensione del programma di acquisto di azioni proprie, che sarà riconsiderato nel momento in cui la previsione del prezzo Brent per l’anno di riferimento, parametro per la decisione di attivazione del piano di buy-back, tornerà a essere almeno uguale a 60 dollari al barile.

A questo riguardo, Eni ha anche aggiornato le previsioni del prezzo Brent riducendole a 45 e a 55 dollari al barile per il 2020 e per il 2021. Le previsioni del prezzo del gas al PSV sono state ridotte del 15% per il 2020 e del 30% per il 2021, quelle del margine di raffinazione del 18% per il 2020. Eni si aspetta una “graduale ripresa dei consumi di olio, gas ed energia elettrica nel mondo, ed in particolare nei mercati in cui opera, a partire dal secondo semestre dell’anno”.

ENIBUBU

ENI2

Eni: Sec chiude le proprie indagini su Nigeria (Opl245) e Congo

22/04/2020 11:45 MF-DJ
ROMA (MF-DJ)–Separatamente rispetto alla chiusura dell”indagine Algeria, comunicata nei giorni scorsi, la Securities and Exchange Commission americana (Sec) ha informato Eni che, sulla base delle informazioni attualmente a disposizione della Commissione, ha concluso l”inchiesta sulla societa”, che include anche le indagini legate all”operazione Opl245 e le altre indagini legate alle attivita” di Eni in Congo, senza intraprendere azioni o procedimenti. Eni, si legge in una nota, aveva gia” annunciato il 1 ottobre dello scorso anno che anche il Dipartimento di Giustizia americano aveva chiuso le proprie indagini sulle vicende Algeria e Opl245 senza intraprendere alcuna azione. Eni ricorda che la Corte d”appello del Tribunale di Milano ha reso pubblica nei giorni scorsi la motivazione della sentenza di assoluzione, pronunciata lo scorso gennaio, di Saipem ed Eni da ogni accusa di corruzione nell”ambito del procedimento Algeria.

eni

ENI

I traders scommettono forte su petrolio WTI e gas, messi da parte i metalli preziosi

Le scommesse dei traders sul greggio WTI hanno raggiunto il massimo in un anno. Lo si legge nella pillola settimanale ad opera del Centro Studi BG SAXO, secondo cui i rapporti Commitments of Traders, emessi da US Commodity Futures Trading Commission (CFTC) e the ICE Exchange Europe per il petrolio, danno una fotografia delle posizioni assunte dai traders sul mercato.
Analizzando le posizioni futures e le modifiche apportate dagli hedge fund su materie prime, forex, obbligazioni e azioni fino allo scorso martedì 5 maggio, Ole S. Hansen del Centro Studi BG SAXO mette in evidenza una riduzione del rischio per azioni, obbligazioni e valute. Nel frattempo, l’indice Bloomberg Commodity ha registrato un rendimento del 4,5%, poiché il complesso energetico e le materie prime legate ai biocarburanti hanno registrato un forte rialzo.

Andamento delle commodities

Gli hedge fund hanno mantenuto un forte interesse all’acquisto di petrolio e gas naturale mentre i titoli dei metalli preziosi sono stati ulteriormente ridotti. Il settore agricolo ha continuato a essere scambiato con una propensione breve guidata da mais, zucchero e cotone.Complessivamente, spiega BG SAXO, la posizione netta tra i 24 futures su materie prime monitorata è balzata del 10% a 620 mila lotti. Posizione lunghe in energia (lotti 690k) e metalli preziosi (lotti 182k), hanno più che compensato posizioni corte in grano (lotti -188k) e soft commodities (lotti -71k). BG SAXO segnala anche che il settore zootecnico è stato “venduto” nonostante le notizie sulle carenze di carne dovute alla chiusura dei principali impianti di trasformazione degli Stati Uniti a causa dell’emergenza sanitaria per il Covid-19.

Energia

Il rally del petrolio ha attratto continui acquisti con i fondi che hanno alzato le posizioni lunghe sul combinato petrolio Brent e WTI da 50.000 lotti a 477.000 lotti, il massimo di tre mesi. Ma cosa ha alimentato le speranze di recupero? Secondo BG SAXO, in primis, la rapida riduzione della produzione USA di shale oil, con il crollo della scorsa settimana nella flotta di perforazione attiva a un minimo di 11 anni. Il recupero è avvenuto anche grazie ai cenni di ripresa della domanda globale e all’inizio dell’accordo OPEC+ per frenare la produzione.

Metalli preziosi

La posizione sull’oro è stata ridotta di 12.000 lotti a 172.000 lotti, il più basso degli 11 mesi rimarca BG SAXO. Mentre gli investitori con orizzonte a lungo termine hanno continuato a comprare gli ETF garantiti da lingotti, ora sembra che i fondi si siano stancati dell’incapacità dell’oro di staccarsi da 1700 dollari l’oncia.
L’argento ha fatto anche peggio: le posizioni nette sono state ridotte dell’85% da febbraio. BG SAXO consiglia di tenere d’occhio questo metallo la prossima settimana per verificare segnali emergenti di forza contro l’oro dopo che il rapporto XAUXAG (indice che mette in correlazione i valori in dollari di oro e argento) ha interrotto il recente trend rialzista. Nessun segnale interessante dal rame al momento.

Agricoltura

Il Centro Studi BG SAXO pone l’accento sul mais che ha continuato a essere venduto con uno short netto che ha raggiunto il massimo di un anno a 190.000 lotti. Debole la domanda dei produttori di etanolo e un forte inizio per la prossima stagione delle colture hanno mantenuto il prezzo vicino ad un minimo pluriennale appena sopra 3 dollari al barile.

Petrolio schizza a +30%, ma curva forward WTI in forte contango non promette bene. Normalizzazione forse a luglio

Il petrolio sta vivendo una fase a fortissima volatilità (oggi il WTI segna un forte recupero a 18$, +30%) principalmente legata al crollo della domanda mondiale a seguito dei vari lockdown. Recentemente l’IEA ha pubblicato l’Oil Market Report di aprile, il quale evidenzia un surplus enorme di offerta nonostante il forte taglio da 9,7 mln di barili effettuato nell’ultimo meeting OPEC+ (che avrà effetto a partire da maggio, ndr). In particolare, secondo l’IEA la domanda in aprile è stimata essere di 29 mln di barili inferiore rispetto a quella di un anno fa, livello che non si vedeva dal 1995. Niente di buono guardando l’intero  2° trimestre 2020, quando la domanda dovrebbe essere di 23,1 mb/d al di sotto dei livelli dell’anno precedente.

Curva in forte contango

Che l’output di greggio sia ancora troppo abbondante rispetto alla domanda lo si vede molto bene anche dal grafico (in pagina) che riporta la curva forward del WTI in fortissimo contango. Per i non esperti del settore, la curva forward non è altro che la curva che unisce tutte le scadenze di un future partendo dalla più vicina, nel caso del WTI quella di giugno 2020. In base all’inclinazione della curva si parla di mercato in contango o backwardation.

Nell’immagine riportata vedete entrambe le curve sul future del WTI. In arancione e verde le due curve in contango, quella attuale (arancione) e di 1 mese fa (verde). In blu invece la backwardation che, 1 anno fa, esibiva il future del WTI. Ma qual è il messaggio insito in queste curve? Il contango indica che c’è un surplus di offerta nel mercato, mentre la backwardation al contrario una domanda che non riesce ad incontrare l’offerta. La vistosa inclinazione della curva attuale (arancione), ben maggiore di quella registrato solo 1 mese fa, prima dunque del taglio Opec, indica quanto velocemente la situazione in termini di surplus stia velocemente peggiorando e quanto sia alto il costo dello stoccaggio del petrolio. Quest’ultimo aspetto visibile proprio nella prima parte della curva (a sinistra nel grafico). Si capisce dunque perché Birol, direttore esecutivo dell’IEA, ha invitato i paesi dell’OPEC+ a non aspettare maggio per iniziare a tagliare la produzione, suggerendo di aumentare anche l’ammontare dei tagli. Nel breve però molto dipenderà dalle mosse dei produttori Americani o da eventuali altri tagli dell’Opec (prossimo meeting 9 giugno), in attesa che la domanda cominci gradualmente a riprendersi. Secondo indiscrezioni Bloomberg sarebbero allo studio forme di compensazione da parte del Governo USA per tagliare in modo consistente la produzione shale-oil americano.

Per il WTI i prezzi negativi potrebbero ripetersi

Il 20 aprile il prezzo del WTI con consegna a maggio ha chiuso le contrattazioni a -37,63 dollari il barile dopo aver toccato anche i -40 dollari, a causa della saturazione degli stoccaggi di scorte.  Il contratto scadeva il giorno successivo. La consegna del petrolio WTI avviene a Cushing, in Oklahoma, dove convergono numerosi oleodotti. In quella località i produttori e le aziende che trasportano il petrolio si trovano con disponibilità di immagazzinamento minimo e quindi cercano tutte le soluzioni possibili per vendere il petrolio.  Per questo motivo, il contratto di maggio per i future WTI ha registrato prezzi negativi, mentre quello per giugno è sceso notevolmente, anche sotto i 15 dollari al barile, ma senza
“Anche il prezzo del contratto di giugno potrebbe crollare in maniera simile, con blocchi forzati alla produzione a mano a mano che la capacità di stoccaggio arriva al limite, cosa che potrebbe avvenire anche molto rapidamente”, rimarca Dimitry Dayen, Senior Research Analyst for Energy di ClearBridge Investments (affiliata Legg Mason). Questa situazione comporta che la maggior parte delle aziende statunitensi dovranno ridurre la produzione, volontariamente o a causa dei limiti della capacità di stoccaggio. Già nella scorsa settimana è stato registrato un taglio equivalente a circa 1 milione di barili al giorno, e non sarebbe sorprendente se la riduzione arrivasse anche a 3-4 milioni di barili al giorno (circa il 30%) nei prossimi 1-2 mesi.

La crisi continuerà fino a luglio?

Il crollo dei contratti WTI potrebbe continuare finché le scorte non cominceranno a normalizzarsi. La previsione di ClearBridge Investments è che viste le mosse dell’OPEC e il calo della produzione, la domanda dovrà tornare a circa meno 10/11 milioni di barili al giorno nel confronto anno su anno prima che lo stoccaggio si stabilizzi. L’Agenzia internazionale dell’energia stima per maggio una domanda pari a meno 25 milioni di barili al giorno, meno 15 per giugno e meno 6 o 7 per luglio. “Se la previsione si rivelerà accurata, il settore si stabilizzerà dunque solo a luglio”, è la previsione di Dimitry Dayen

Petrolio: tempesta non è finita. Possibilità di vedere prezzi ancora negativi non è remota (analisti)

“La tempesta non è finita per il petrolio ma almeno per un brevissimo periodo la volatilità sembra essere leggermente in calo dopo il crollo epocale visto negli ultimi giorni”. E’ di questo parere Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades, di fronte al recupero odierno delle quotazioni del petrolio. Il contratto WTI di giugno sale di oltre il 13%, mentre il Brent avanza di quasi il 9%, poco sopra i 22 dollari al barile. Una ripresa che segue il sell off di lunedì, che ha colpito il contratto WTI di maggio scaduto martedì 21 aprile.“È comunque chiaro – afferma ancora l’esperto – che un potenziale ulteriore taglio della produzione da parte dell’Opec rappresenterebbe una soluzione temporanea e non definitiva. Inoltre, molti produttori soffrirebbero con ulteriori tagli, anche se questa sembra essere l’unica alternativa a prezzi ultra-bassi. La possibilità di vedere prezzi di nuovo negativi non è remota, man mano che ci avviciniamo alla prossima scadenza, se i magazzini per lo stoccaggio rimangono pieni e non si trovasse altro spazio per depositare il petrolio”.

AGGIORNAMENTO 21 APRILE 2020

PETROLIO 14,77

 possibile doppio minimo 11,55—14,77—-11,55

(sporco ma possibile con recupero di 11,55)

da monitorare visto il crollo di questi giorni.

BOX 818-28-38-48 <—dal cedimento di 48$ siamo :

ultimo scalino raggiunto 8,00 future Giugno 2020

I conti trimestrali di Eni verranno pubblicati venerd’ 24 aprile.

ENI

Azioni Eni in calo: tre fattori da tenere d’occhio in vista dei conti trimestrali
Il crollo del prezzo del petrolio ha spinto l’azienda di Desclazi a rivedere il piano industriale 2020/21. Atteso un calo degli utili del 70%
A pochi giorni dalla pubblicazione dei dati relativi al primo trimestre del 2020, quello durante il quale le quotazioni del petrolio hanno subito i ribassi più critici nella storia (ieri notte il Wti ha toccato valori negativi, quasi -40 dollari al barile), in mattinata è arrivata la conferma di Claudio Descalzi a capo dell’azienda petrolifera italiana – non senza critiche politiche, soprattutto da parte del Movimento 5 stelle.

Un periodo niente affatto facile per il Cane a sei zampe: negli ultimi tre mesi, le azioni Eni hanno perso circa il 38%, al seguito del crollo del Brent che, nello stesso lasso di tempo, ha visto il proprio valore perdere il 58%.

Cosa si prevede per i conti trimestrali di Eni?

Il calo della domanda di petrolio minaccia chiaramente di impattare sull’andamento dei conti Eni: gli analisti di Equita hanno stimato un calo della produzione di 1,897 milioni di barili al giorno, mentre attendono un utile netto adjusted a 294 milioni (il 70% in meno rispetto allo stesso periodo del 20192, quando fu di 1,09 miliardi di euro, 990 milioni adjusted) e un Ebita adjusted di 1,22 miliardi (il 48% in meno rispetto all’anno scorso).Sul calo della produzione incide anche la riduzione dei volumi in Libia e Italia, oltre alla vendita dell`Ecuador, che ha spinto Equita a prevedere un calo generalizzato della produzione dell’1% spalmato su tutto il corso del 2020.La posizione finanziaria netta, che nei primi tre mesi del 2019 era ammontata a 14,5 miliardi di euro e, entro la fine dell’anno, era salita a 17,1 miliardi, si stima sia scesa a 16,3 miliardi.

“Confermiamo la raccomandazione buy. Il nostro target price di 12 euro implicitamente equivale a 16 volte il rapporto prezzo/utili 2021. Riteniamo che il titolo sconti un prezzo del greggio nel lungo termine a 35-40 dollari al barile. Il dividend yield è del 10%”, è il commento degli analisti di Equita.

La revisione del piano 2020

Inoltre, il calo della domanda provocato dalla pandemia di coronavirus e il mancato accordo all’interno dell’Opec+ sui tagli alla produzione hanno provocato un effetto combinato che hanno spinto l’azienda ad anticipare la revisione del piano industriale 2020/21.“Con l’obiettivo di difendere la solidità del nostro bilancio e del dividendo preservando al contempo i più alti standard di sicurezza sul lavoro”, i vertici di Eni hanno comunicato l’intenzione di ridurre investimenti e spese operative. Nello specifico, i primi subiranno una riduzione del 25% del budget iniziale, corrispondente a circa 2 miliardi di euro, mentre i costi operativi scenderanno di circa 400 milioni.I tagli si faranno ancora più marcati nel 2021, quando gli investimenti scenderanno del 30-35% (tra 2,5 e 3 miliardi di euro in meno), soprattutto nel settore di ricerca e produzione.

I conti trimestrali di Eni verranno pubblicati venerd’ 24 aprile.

Per Opec+ è l’ora ‘Whatever It Takes’. Anche per scongiurare crisi debiti sovrani

E a questo punto, sarà l’Opec+, l’alleanza tra i paesi Opec e non Opec, a dover adottare il mantra “Whatever It Takes”, per risollevare le quotazioni stracciate dei futures sul petrolio? L’ecatombe sui mercati petroliferi continua, al di là dei motivi tecnici che potevano giustificare il collasso del contratto WTI di maggio, scaduto nella giornata di ieri.E’ stato quel contratto a scioccare il mondo, crollando lunedì di oltre il 300% al di sotto dello zero, chiudendo la sessione del Nymex a -$37,63 al barile.Non era mai successo, nel mercato dei futures sul petrolio, che i prezzi diventassero negativi, ovvero che si presentasse una situazione tale in cui i produttori di crude fossero costretti a pagare, pur di stoccare i loro barili. E invece sì, ora c’è un precedente storico, che rischia di replicarsi anche sui futures che hanno preso il posto del contratto di maggio.Ieri a crollare è stato anche il contratto WTI di giugno, che ha chiuso la sessione sul Nymex di New York con un tonfo del 43,37%, a quota $11,57 al barile, dopo aver chiuso al di sopra di quota $20 nella sessione di lunedì. Nei minimi intraday, i futures sono crollati di oltre -60%, capitolando anche sotto la soglia dei 7 dollari al barile.Sotto forte pressione anche il contratto WTI con consegna a luglio, sceso del 31% circa a $18,04 al barile.Il sell off prosegue anche oggi, e vede vittima soprattutto il Brent, scivolato nelle contrattazioni asiatiche fino a oltre -15% a $16,35 al barile, dopo il tonfo della vigilia, pari a -24,4% a $19,33 al barile.
Anche questi contratti, così come quello di maggio scaduto ieri (alla fine è tornato positivo a $10,01 dopo lo shock dei prezzi negativi), scenderanno sotto zero? Intanto un ETF scambiato a Hong Kong riassume bene lo shock di queste ore: si tratta del Samsung S&P GSCI Crude Oil ER Futures ETF che, in una sola seduta – quella odierna – è crollato del 45%, un tonfo record, precipitando al livello minimo da quando le contrattazioni sono iniziate quattro anni fa, nel maggio del 2016. Samsung Asset Management, che gestisce il fondo, ha avvertire che, nel “worst case scenario”, il valore netto del fondo potrebbe scendere a zero, portando gli investitori a perdere “tutti i loro investimenti”.
In una nota ai clienti Michael Hsueh, analista di Deutsche Bank, ha avvertito di ritenere che “i fondamentali estremamente deboli (del mercato del petrolio) persisteranno almeno fino al prossimo mese”. Hsueh non esclude che i prezzi possano tornare negativi alla fine di maggio, sulla base della “traiettoria attuale”.
In questo contesto i paesi Opec e non Opec, nella loro alleanza Opec+, sono più che mai chiamati in causa dopo il recente intervento, verso cui più di un analista ha mostrato un certo scetticismo. I problemi che stanno affossando i futures sul petrolio si possono riassumere in una parola: stoccaggio.
I futures sono infatti contratti che hanno come sottostante un bene fisico, il petrolio per l’appunto che, da qualche parte, deve pur essere immagazzinato, stoccato.
Ma cosa succede se i depositi sono tutti pieni? Nel caso del contratto WTI, il riferimento da fare è all’hub di consegna di Cushing, nello stato americano dell’Oklahoma. E’ questa la destinazione per lo stoccaggio del petrolio sottostante i futures scambiati sul Nymex di New York. E’ qui, insomma, che il petrolio fisico viene consegnato. Ma i depositi sono praticamente vicini al limite della loro capacità. E il problema non riguarda certo solo l’hub di Cushing, visto che altri siti di stoccaggio di tutto il mondo sono intasati di scorte.
Scorte che non vengono liberate, in tempi di coronavirus, visto che il mondo in generale non consuma più energia come prima, bloccato nella quarantena, nel cosiddetto lockdown che ha decretato lo stop delle attività produttive in diversi settori.
Alla metà di aprile, quando la pandemia da coronavirus COVID-19 era ormai già conclamata da un pezzo, l’Opec + ha fatto la sua parte, raggiungendo  un accordo storico volto a tagliare la produzione di 9,7 milioni di barili al giorno: il taglio si è confermato il più aggressivo della storia.
La riduzione dell’offerta prenderà il via il prossimo 1° maggio e proseguirà fino alla fine di giugno. L’intensità dei tagli diminuirà successivamente a -7,7 milioni di barili al giorno a partire da luglio fino alla fine del 2020, e a -5,8 milioni di barili al giorno a partire dal gennaio del 2021, fino all’aprile del 2022. Ma, a fronte di una domanda globale di petrolio che va a picco, i produttori di petrolio sono chiamati a intervenire con misure ancora più aggressive, in stile Whatever It Takes.
In una nota riportata da Marketwatch Helima Croft, responsabile della divisione globale di commodities presso RBC Capital Markets fa notare tuttavia che il taglio deciso dall’Opec+ lascia ai paesi produttori, Arabia Saudita in primis, poco spazio per agire ancora. Una soluzione Whatever It Takes potrebbe essere però quella di portare la produzione del paese a scendere al di sotto della soglia degli 8,5 milioni di barili al giorno, che Riyadh ha mostrato in precedenza di non voler bucare.
Anche la Russia, dove – viene fatto notare, l’AD di Rosneft Igor Sechin si è mostrato l’architetto della guerra dei prezzi contro i produttori Usa di gas di scisto – sarebbe secondo Croft maggiormente disposta -il forse è d’obbligo – a tagliare la propria produzione di 2,5 milioni di barili al giorno.
Sta di fatto che l’adozione di una logica Whatever It Takes (à la Mario Draghi, per intenderci) da parte dell’alleanza Opec+ viene considerata più che mai necessaria, soprattutto da alcuni paesi produttori che fanno parte del blocco delle economie emergenti e che hanno bisogno degli incassi delle vendite del loro petrolio per rimpinguare le loro finanze e, dunque, per tenere sotto controllo i livelli dei loro debiti pubblici.
Lo stop alla produzione di petrolio, unita al tonfo del 60-90% dei prezzi, “è una catastrofe” per questi paesi, come fa notare Carl Weinberg, responsabile economista presso High Frequency Economics, in una nota riportata da Marketwatch. A essere particolarmente in pericolo sono “il Venezuela, la Nigeria, e l’Iran…ma ache il Messico e il Brasile sono nei guai”.
Dunque, oltre alle crisi da coronavirus, esiste anche il rischio di una crisi dei debiti sovrani“.
Non per l’Arabia Saudita, però: nonostante, in questo caso, il prezzo del petrolio per garantire il pareggio di bilancio sia salito da $77 a $83 al barile, il paese non si trova in gravi difficoltà, grazie ai bassi livelli del debito pubblico, pari al 30% circa del Pil e agli elevati cuscinetti finanziari di cui dispone

Alert petrolio: contratto WTI maggio torna negativo a -$7. Ed è sell off -40% su contratto giugno

Il bagno di sangue sul mercato del petrolio non si placa.Oggi è un’altra giornata di sell off, dopo il tonfo -300% che ha portato i prezzi del contratto WTI di maggio a capitolare ieri al di sotto dello zero, precipitando in chiusura fino a -$37,63 al barile, (una perdita, per la precisione, pari a -55,90 dollari, ovvero -306%).La motivazione degli smobilizzi è in primis di natura tecnica, visto che il contratto in questione scade oggi, 21 aprile.Dopo un recupero superiore a +100% durante le contrattazioni asiatiche, che ha riportato i prezzi al di sopra dello zero, le quotazioni tornano di nuovo negative.I guadagni, infatti, si smorzano e il rialzo superiore a +85% non è sufficiente a compensare il crollo storico della vigilia. I prezzi del contratto WTI di maggio oscillano così attorno a -7,4 dollari al barile, tornando negativi.Sotto attacco intanto il contratto WTI di giugno, che capitola di oltre -40%, scivolando fino a $11,79 al barile. Male anche il Brent, che fa -28% a $18 al barile.

AGGIORNAMENTO 20 APRILE 2020

PETROLIO 21,29

BOX 8-18-28-38-48 <—dal cedimento di 48$ siamo :

prossimi all’ultimo scalino 10,34 future Maggio 2020 (-43,5% su close 17-04)

poco sopra il penultimo scalino 20,20 future Giugno 2020

Tonfo storico di oltre -100%, petrolio vale meno di zero: sell off senza precedenti fa diventare prezzi WTI negativi

Per la prima volta nel mercato dei futures sul petrolio, i prezzi sono capitolati al di sotto dello zero, diventando negativi. Il contratto WTI con consegna a maggio, che scade nella giornata di oggi, è crollato ieri alla chiusura delle contrattazioni sul Nymex di New York, fino al di sotto dello zero, chiudendo a -$37,63 al barile, in perdita di oltre -100%.Nelle contrattazioni aftehours, i prezzi del contratto con consegna a maggio sono tornati al di sopra dello zero. Movimenti scatenati sui mercati: la risalita dei prezzi, a livello percentuale, è pari a +103,85% a $1,45. Il Brent è ancora sotto pressione, perde -1,06% a $25,30 al barile.

L’intero mondo finanziario sta guardando con stupore mentre il contratto WTI di maggio è precipitato a un minimo di – $ 40, un evento senza precedenti – fino ad oggi.

Ma prima o poi, gli investitori si porteranno la domanda successiva: dove verranno consegnati circa 100 milioni di barili di petrolio. Ciò equivale all’incirca all’interesse aperto su maggio del WTI di circa 109 mila contratti. A partire dal 17 aprile, c’erano oltre 100.000 posizioni aperte nel contratto di maggio, ben al di sopra della media quinquennale di circa 60.000. La cosa più sorprendente è che mentre la posizione di maggio smette di essere negoziata alle 21:00 di domani, 21 aprile, di solito vengono consegnati solo circa 2.000 contratti. Questa volta stiamo esaminando 100.000 contratti, ovvero circa 100 milioni di barili di petrolio. La domanda, ovviamente, è dove tutto questo petrolio viene consegnato?
il contratto di maggio trova in qualche modo abbastanza spazio – questo porta al contratto di giugno, che viene scambiato a circa $ 21,51 perché in qualche modo i commercianti credono che una soluzione magica si presenterà nelle prossime 4 settimane (avviso spoiler: non lo farà). L’interesse aperto per giugno è per contratti di 538 mila dollari, ovvero l’equivalente di oltre mezzo miliardo di barili di. Ciò significa ancora che il mondo sta guardando centinaia di migliaia di barili di petrolio da consegnare il mese prossimo e di nuovo la domanda: dove sarà consegnato tutto questo petrolio e cosa succede al prezzo di WTI il mese prossimo?

La sfortunata risposta: i produttori di petrolio dovranno mangiarsi miliardi di dollari nella produzione scontata anche quando chiuderanno e manterranno il petrolio in terra, subendo perdite senza precedenti “vendendo” petrolio a prezzi negativi.
La conclusione del direttore dell’energia dell’FT Derek Bower: “è una colossale tragedia economica in atto in questo momento”.
E pensare che tutto ciò avrebbe potuto essere evitato se solo la Fed avesse avuto il modo di fissare lo stoccaggio di petrolio negli Stati Uniti.


(energy/heres-next-problem-where-do-100-million-oil-barrels-get-delivered)

Petrolio Wti fa -43% e vede i 10$ (minimi dal 1986)

A New York, il future sul West Texas Intermediate (WTI) è arrivato a perdere il 43%, il più alto calo da quando il contratto ha iniziato a negoziare nel 1983, toccando un livello di $ 10,34 al barile, il livello più debole dal 1986.Il future con scadenza maggio è in attesa dell’imminente scadenza, prevista per la giornata di domani.Il contratto WTI con scadenza a giugno scende di oltre -10%, a $22,5 al barile circa.Alla scadenza di un contratto futures, gli operatori devono decidere se accettare la consegna o inserire le proprie posizioni in un contratto imminente. Di solito questo processo è relativamente semplice, ma il declino del contratto di maggio riflette le preoccupazioni che troppa offerta potrebbe colpire i mercati. Come riporta Bloomberg News, in Texas gli acquirenti stanno offrendo appena $ 2 al barile per alcuni flussi di petrolio, aumentando la possibilità che i produttori potrebbero presto pagare per disfarsi del greggio.Dall’inizio dell’anno, i prezzi del petrolio sono diminuiti di più dell’80%, ovvero $ 50 al barile, dopo gli impatti del Covid-19 e la rottura nell’accordo originale OPEC + per il taglio dell’output.

A Piazza Affari soffrono ENI e Saipem.

Tra i titoli in calo spiccano quelli oil con Saipem a -0,2% e soprattutto Eni a -1,12% in area 8,5 euro complice il nuovo calo dei prezzi del WTI. Intanto continuano le tensioni politiche sul fronte nomine con un gruppo di esponenti del M5S capitanato da Alessandro Di Battista che ha fortemente polemizzato circa la possibile riconferma di Claudio Descalzi nel ruolo di ad di ENI.

AGGIORNAMENTO 17 APRILE 2020

PETROLIO 26,52

GAP UP di 7$ ottimo…resistenza chiarissima….a 28$

vedi aggiornamento su triplo minimo del 16-04-2020

BOX 8-1828-38-48 <—dal cedimento di 48$ siamo al penultimo scalino (19,50)

triplo minimo siamo quasi sulla quotazione del Petrolio del 2001 (18,00)

triplo minimo 19,525,019,531,5619,5 per il Petrolio

i tagli di produzione di Russia , Messico , Arabia Saudita che hanno prodotto il favoloso movimento del Petrolio 19,5/20,2 –29,5/31,56 non bastano a sostenere le quotazioni del Petrolio che resta nel box 8-18-28-38-48 dopo falsa rottura al rialzo di 28$ e mancato retest che ci ha quasi riportato a 18$

PETROLIO 29/50 -31,56 <attuali top 3/4 Aprile 2020

petrolio

Friday: Oil prices are again lower today and under $18. This suggests further losses in US oil rigs for this afternoons Baker-Hughes rigs report. It will be watched very closely as it already has dropped a huge amount of oil rigs the past 3-4 weeks, declining more than 30%. This means less associated gas production. But when? It has yet to show up in the data when considering two straight solid EIA bearish nat gas storage report misses the past two weeks.

Petrolio WTI collassa ancora, crollo di quasi -20% sotto quota $15

Prosegue il tonfo del contratto WTI sul petrolio scambiato sul Nymex di New York (-11% venerdì scorso). I prezzi crollano di oltre -19%, a 14,70 al barile. C’è da dire tuttavia che, a determinare il tonfo del WTI è la scadenza imminente del contratto dei futures con scadenza a maggio, come ha fatto notare anche l’analista di ANZ Daniel Hynes intervenendo alla trasmissione della Cnbc “Squawk Box”. Il contratto WTI con scadenza a giugno è sempre in perdita, ma in misura decisamente inferiore, con un calo del 5,47% a $23,66. Il Brent cede l’1,57% a $27,64.I principali produttori di petrolio, il cosiddetto Opec+, hanno concordato di ridurre l’offerta di 9,7 milioni di barili al giorno una decina di giorni fa ma, la scorsa settimana, è stato lo stesso Cremlino ad avvertire che ci vorrà del tempo prima che l’accordo abbia un pieno effetto sui prezzi del petrolio.

Saudi Arabia, Russia Hint at Further Action to Stem Oil Rout

  • Nations ‘prepared to take further measures’ if necessary
  • Aramco announces swift start with output at 8.5m b/d on May
OPEC+ Cuts Have Put a Floor Under Oil Prices: BNP Paribas

Saudi Arabia and Russia signaled they may be open to further output cuts after the latest OPEC+ deal to curb global oil supplies failed to stem crude’s downward spiral.The two nations will “continue to closely monitor the oil market and are prepared to take further measures jointly with OPEC+ and other producers if these are deemed necessary,” Russian Energy Minister Alexander Novak and his Saudi counterpart Prince Abdulaziz bin Salman said in a joint statement published after a phone call.

Bankruptcies to Set Off US Oil Implosion

The US oil and gas sector is staring down an unprecedented wave of bankruptcy filings. Conventional wisdom held that bankrupt companies would continue to pump oil and gas to maintain their cash flows but that assumption might not hold when it comes to the latest bankruptcies of shale companies. High decline rates in shale wells make reinvestment mandatory to maintain production. With oil prices testing new lows and cash in short supply such reinvestment is unlikely during the bankruptcy process. And those debt holders that suddenly find themselves in charge of an oil company are more likely to keep their spending within cash flows — which are negligible at current prices — leading to high declines and potentially shut-in production. “Companies go bankrupt, but rocks don’t go bankrupt,” said Dan Yergin in a recent press interview. The sentiment has been echoed across the industry but would seem to offer little comfort in the near term to the US shale sector. Energy Intelligence’s Research & Advisory unit sees the potential for US shale production to decline by as much as 19% by the end of the year to a little more than 6.7 million barrels of oil per day as financial distress erodes capacity (PIW Mar.13’20). Whiting Petroleum, one of the largest producers in the Bakken tight oil play, predicted its production would fall 20% this year and 25% next year in its recent bankruptcy filing. Sanchez Energy, a major player in the Eagle Ford Shale, saw its own production drop more than 37% since declaring bankruptcy in September. Some analysts predict upwards of 30% of public and private shale companies will eventually become insolvent (PIW Dec.6’19).

The risk of bankruptcies in the US oil sector is rising by the day due to low prices for oil and gas. Banks are in the middle of evaluating how much money they are willing to loan to US independents. While many companies have worked hard to push out the maturity dates for their bonds, revolving credit facilities remain lifelines for short-term liquidity and as commodity prices remain lower for longer, banks are cutting back on the amount of credit they are willing to extend. At current oil prices, analysts at investment bank JPMorgan Chase see an average 33% decline in borrowing bases across the US shale industry, a scenario under which the “sector implodes,” they warn (PIW Apr.10’20). A survey by Haynes and Boone found banks are more likely using oil prices between $30 and $35 in their analysis but this level can still result in significant cuts to borrowing capacity. Chaparral Energy saw its borrowing base cut 46% to $175 million but had already drawn $250 million on its credit facility, leaving it six months to repay $75 million or face insolvency.

While it is always dangerous to posit that things might be different at any time in a cyclical industry, there are reasons to think that the relationship between financiers and the oil industry might be changing. Sources tell Energy Intelligence that banks are no longer willing to extend the financial leash for oil companies and are instead preparing to push them into bankruptcy — a major change from their approach during the 2016 bust when they often relaxed lending rules to keep companies afloat. Opportunistic competitors, who flocked to buy distressed assets in the past, have been sidelined by a reduced appetite for risk and reduced access to capital (PIW Mar.6’20). Sanchez blew through its entire $200 million loan during its bankruptcy process and confessed it was unable to repay it in any form other than low-value equity. Bankrupt Permian juniors Approach Resources and EP Energy have both seen deals to buy their assets fall apart as buyers struggle to get financing for them. Reports indicate major lenders to the energy industry are setting up holding companies to house the assets of bankrupt shale players but cannot — and do not want to be — long-term owners of these assets. The question is, who does (PIW Mar.20’20)?

AGGIORNAMENTO 15 APRILE 2020

PETROLIO 19,64

triplo minimo 19,525,019,531,5619,5 per il Petrolio

i tagli di produzione di Russia , Messico , Arabia Saudita che hanno prodotto il favoloso movimento del Petrolio 19,5/20,2 –29,5/31,56 non bastano a sostenere le quotazioni del Petrolio che resta nel box 8-18-28-38-48 dopo falsa rottura al rialzo di 28$ e mancato retest che ci ha quasi riportato a 18$

PETROLIO 31,56 <attuale top 3 Aprile 2020

>25 rientro nel BOX 25-50 avvenuto

GRAZIE PER IL SEGNALE A MR. TRUMP !

AGGIORNAMENTO 9 APRILE 2020

PETROLIO 26,65

PETROLIO 31,56 <attuale top 3 Aprile 2020

>25 rientro nel BOX 25-50 avvenuto

GRAZIE PER IL SEGNALE A MR. TRUMP !

petrolio

Petrolio, al G20 storico accordo sui tagli: Usa a fianco di Mosca e Riad

Donald Trump ha convinto il Messico, che resisteva all’intesa Opec Plus, offrendo di aiutarlo a tagliare la produzione. La Russia festeggia prima ancora della fine del G20: accordo fatto

di Sissi Bellomo

(IMAGOECONOMICA)
(IMAGOECONOMICA)

2′ di lettura

Potrebbe passare alla storia come il patto del Venerdì santo. Al G20 accordo fatto sul taglio globale alla produzione di petrolio: ci stanno persino gli Stati Uniti – sia pure a modo loro – a fianco di Russia, Arabia Saudita e tutti i Paesi dell’Opec Plus. E alla fine ha ceduto anche il Messico, che aveva a lungo puntato i piedi sulla sua partecipazione.

La riunione d’urgenza convocata da Riad su suggerimento dell’Agenzia internazionale dell’energia ha portato a un risultato davvero storico. Esportatori e importatori di petrolio uniti per salvare un settore che tutti insieme riconoscono come vitale per le sorti dell’economia globale, messa a dura prova dal coronavirus.

A dichiarare per prima il successo delle trattative è stata la Russia. Accordo fatto», ha confermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov all’agenzia Tass, prima ancora che si concludesse la conferenza virtuale tra le maggiori potenze del Pianeta, tra cui l’Italia (rappresentata secondo fonti del Sole 24 Ore dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e dalla sottosegretaria Alessandra Tedde).

Da Mosca Peskov ha riferito che «il presidente Putin giudica molto positivamente il documento concordato» dall’Opec Plus e «la posizione costruttiva assunta dal Messico». Il compromesso raggiunto, secondo il Cremlino, «avrà un effetto positivo nello stabilizzare il mercato globale dell’energia».

Poco prima era stato il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador a convocare una conferenza stampa, per rassicurare sulla collaborazione ai tagli, che effettuerà con un contributo «generosamente» concesso da Donald Trump: in pratica gli Usa ridurranno la produzione di 250mila bg in più per conto del Messico, che potrà così limitare il suo taglio a 100mila bg.

Il presidente Usa è diventato negli ultimi giorni uno dei maggiori sostenitori nella necessità di un accordo globale per salvare il petrolio, al di là delle polemiche in patria sulla possibilità, oltre che sull’opportunità, di schierarsi a fianco dell’Opec Plus, aiutando di fatto quello che è un cartello.Il segretario all’Energia Dan Brouillette ha dichiarato al G20 che la produzione Usa diminuirà di 2 milioni di barili al giorno «entro fine anno». «È tempo per tutte le nazioni di esaminare seriamente che cosa ciascuno puù fare per correggere lo squlibrio tra domanda e offerta – ha esortato Brouillette – Chiediamo a tutti di usare ogni mezzo a disposizione per aiutare a ridurre il surplus».Giovedì 9 l’Opec Plus aveva concordato (a patto che anche il Messico approvasse) un taglio di produzione di 10 milioni di barili al giorno per due mesi, che si prevede di ritirare gradualmente: da giugno scenderà a 8 mbg, da gennaio 2021 a 6 mbg. Arabia Saudita e Russia hanno messo fine alla guerra dei prezzi, accettando di accollarsi la metà dei tagli dell’Opec Plus.

Messico accetta di tagliare la produzione di petrolio di 100mila barili al giorno

© REUTERS / Daniel Becerril

Economia

 

A comunicarlo è stato il presidente del Paese Andrés Manuel López Obrador, dopo aver concordato la decisione con l’inquilino della Casa Bianca Donald Trump.

Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha affermato che la decisione di ridurre la produzione di petrolio di 100mila barili al giorno anziché i 350mila proposti nell’ambito del nuovo accordo con l’alleanza OPEC+ è stata concordata con il presidente americano Donald Trump, che da parte sua ha promesso di ridurre ulteriormente la produzione di 250mille barili negli Stati Uniti.“Ho parlato con il presidente Trump ed abbiamo deciso di ridurre la produzione di 100mila barili al giorno. Gli Stati Uniti hanno promesso di ridurre ulteriormente la produzione di 250mila barili al giorno per aiutare il Messico”, ha detto Lopez-Obrador durante una conferenza stampa pubblicata sulla sua pagina Twitter.

Mosca è convinta che il parere favorevole del Messico sulla quota di produzione petrolifera all’interno dell’OPEC+ si rifletterà positivamente sui mercati internazionali. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Peskov ha affermato che il presidente russo Vladimir Putin apprezza il documento OPEC+, che è diventato un compromesso tra paesi che sono stati in grado di concordare modelli per ridurre i livelli di produzione di petrolio.Dopo che i giornalisti hanno comunicato al portavoce di Putin durante la teleconferenza il parere favorevole del Messico di ridurre la produzione di petrolio, Peskov ha dichiarato che il Cremlino riteneva che l’accordo fosse già concluso e valido.Ha anche detto che il Cremlino non considera un errore il rifiuto della Russia a marzo di incrementare i tagli alla produzione dell’OPEC+, la Russia è coerente nella cooperazione per stabilizzare il mercato.Per Cremlino nessun perdente nell’accordo sul taglio della produzione petrolifera. “Non ci sono perdenti, qui, ovviamente, ci sono solo vincitori per questa decisione: i Paesi produttori di petrolio, i Paesi che consumano petrolio e l’economia mondiale nel suo complesso, che altrimenti sarebbe piombata nel caos se questo accordo non ci fosse stato”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ai giornalisti.Nessuno poteva prevedere l’entità del crollo della domanda di energia, verificatasi letteralmente nel giro di pochi giorni, ha sottolineato Peskov. Pertanto parlare di perdenti è “assolutamente errato e non vero in sostanza”.

“La Russia condivide la necessità di una cooperazione nell’interesse della stabilizzazione del mercato mondiale”, ha affermato Peskov.

I ministri dell’Energia del G20 hanno iniziato un incontro per stabilizzare il mercato petrolifero nel contesto della pandemia di coronavirus, hanno riferito a Sputnik due fonti a conoscenza dei negoziati.L’incontro si svolge nel formato di videoconferenza. Contemporaneamente alcuni Paesi del G20 fanno parte dell’alleanza OPEC+, che ha condotto un vertice con al centro lo stesso tema il giorno prima.Durante il vertice odierno è previsto l’intervento del segretario generale dell’OPEC Mohammed Barkindo e dei rappresentanti di altre importanti organizzazioni internazionali e regionali.I Paesi dell’OPEC+ avevano adottato una nuova dichiarazione sulla cooperazione per stabilizzare il mercato petrolifero. Ma il documento era stato vincolato al parere favorevole del Messico sulle quote. Il nuovo accordo prevede una riduzione in tre fasi della produzione di petrolio da parte dell’alleanza dal livello di ottobre 2018: di 10 milioni di barili al giorno per il periodo maggio-giugno, 8 milioni tra luglio e dicembre e 6 milioni da gennaio 2021 a fine aprile 2022.

Rumor: fondo sovrano Arabia Saudita fa shopping di quote colossi oil Europa, Eni inclusa

Eni sotto i riflettori, dopo le indiscrezioni di Bloomberg e Dow Jones, secondo cui il fondo sovrano dell’Arabia Saudita avrebbe acquisito partecipazioni del valore di 1 miliardo di dollari nelle principali società petrolifere europee che includono Eni, Equinor, Royal Dutch Shell, Total.Le quote sono state acquistate – segnala Mediobanca Securities nella sua nota odierna, riportando i rumor – dal fondo Public Investment Fund (PIF) direttamente sul mercato, nelle ultime settimane.Il fondo sovrano, si legge ancora, potrebbe inoltre “continuare a rastrellare le azioni”.Secondo le indiscrezioni, il PIF “avrebbe acquistato una partecipazione di 200 milioni di dollari nella norvegese Equinor, mentre non sono noti i dettagli sulle quote rilevate in Royal Dutch Shell, Total ed Eni”.Gli analisti di Mediobanca Securities commentano i rumor affermando che “non è ancora chiaro se le partecipazioni rilevate nei principali gruppi petroliferi europei seguano una strategia o se si tratti semplicemente di una mossa opportunistica, lanciata dall’Arabia Saudita per trarre vantaggio dal collasso dei prezzi del petrolio” dovuto alla guerera dei prezzi tra l’Arabia Saudita stessa e la Russia e al collasso della domanda. a causa del lockdown e dunque all’economia finita in quarantena, a causa della pandemia coronavirus.Il titolo Eni sale alle 13.28 di oltre +1%, a 9,41 euro. Gli analisti di Mediobanca Securities hanno un rating “outperform” sul titolo, con target price a 16,50 euro.

AGGIORNAMENTO 4 APRILE 2020

PETROLIO 31,56

>25 rientro nel BOX 25-50 avvenuto

GRAZIE PER IL SEGNALE A MR. TRUMP !

Dopo USA con Trump anche CINA  con XI incrementa le sue riserve

(dichiarazione di acquisti in tal senso da parte della CINA da qui a 120/150 giorni)

crudo

vedi aggiornamenti precedenti.

Petrolio, un Etf monstre distorce il mercato del Wti

Migliaia di piccoli risparmiatori americani sono diventati senza saperlo i nuovi speculatori sul mercato del petrolio, investendo in massa nello US Oil Fund: l’Etf ora controlla un quarto delle posizioni sul Wti. E quando si muove è un elefante in una cristalleria

(Reuters)

A distorcere il mercato del petrolio non sono più (soltanto) le grandi manovre degli hedge funds. Gli speculatori responsabili dell’ennesimo tonfo del Wti sono probabilmente per la maggior parte piccoli risparmiatori americani, che rischiano di rimanere scottati dal tentativo di cavalcare con un Etf il prossimo rimbalzo delle quotazioni del barile.Il greggio americano non solo non riesce a ritornare sopra 20 dollari, ma ha subito nuovi ribassi superiori al 10%, aggiornando il minimo da diciott’anni a 17,31 dollari . Il tutto mentre il Brent viveva una seduta relativamente tranquilla, che l’ha riportato intorno a 28 dollari.Le storture sembrano derivare soprattutto da attività condotte dallo US Oil Fund, costretto da «condizioni del mercato e richieste dei regolatori» ad operare alcuni aggiustamenti del portafoglio, come spiega in una comunicazione alla Sec: finora investiva solo nella prima scadenza dei futures, il front month, ma da venerdì 17 ha cominciato a spostare il 20% del portafoglio sul contratto del mese successivo.In pratica vende Wti per maggio (contribuendo al crollo delle quotazioni) e compra Wti per giugno. Movimenti banali, salvo che a compierli è il classico elefante nella cristalleria.Lo US Oil Fund – meglio conosciuto dai trader come USO, dal ticker con cui è quotato – era già il più grande Etf sul petrolio del mondo. Ma oggi è diventato davvero gigantesco, al punto da controllare un quarto delle posizioni aperte sul Wti: un dominio senza precedenti, benché favorito dalla ridotta liquidità sul mercato.

I Cta (Commodity Trading Advisors), fondi speculativi, non hanno mai raggiunto nella storia un’esposizione rialzista di queste dimensioni, neppure tutti insieme, ha commentato su Twitter Pierre Andurand, che gestisce il maggiore hedge fund focalizzato sul petrolio.Nei giorni scorsi qualche analista aveva già messo in guardia dai rischi legati alla rapidissima crescita dello US Oil Fund, che in un mese e mezzo ha triplicato il gestito, raggiungendo 3,8 miliardi di dollari. Una somma enorme, che in gran parte è costituita da «mom-and-pop money» come direbbero gli americani: soldi di mamma e papà, risparmiatori qualunque, magari con scarsa comprensione degli strumenti fianziari, rimasti colpiti dalle ultime rocambolesche vicende sul mercato del petrolio, di cui si sono occupati persino i telegiornali.USO è molto utilizzato anche da investitori esperti, per speculazioni di breve termine che sfruttano la volatilità. Ma negli ultimi tempi è diventato «una trappola per turisti», avvertiva a fine marzo Eric Balchunas, analista di Bloomberg Intelligence. È finito in mano a cassettisti, forse inconsapevoli delle conseguenze del contango, anzi del super-contango che si è creato a causa dell’eccesso di petrolio.Un barile di Wti per maggio (il future scadrà il 21 aprile) oggi costa circa 7 $ meno di un barile per giugno. Passando da un contratto all’altro ci si perde: il roll yield è negativo, come si dice in gergo tecnico. «Quando compri un Etf parte il timer – spiega Balchunas –Lentamente ma sicuramente si mangerà la plusvalenza». USO stesso con le attuali operazioni contribuisce peraltro ad aumentare il contango.In questo momento si rischiano perdite enormi per gli investitori (intorno al 30%), oltre che ulteriori distorsioni sul mercato del petrolio, che a causa del coronavirus è in condizioni estreme.Il Wti vale meno del Brent anche perché i serbatoi di stoccaggio si stanno riempiendo molto in fretta negli Usa. Le scorte commerciali di greggio secondo l’Eia hanno già raggiunto 503,6 milioni di barili, a fronte di una capacità di 768,8 mb.I consumi sono così deboli che Enterprise invertirà il flusso di un oleodotto: per un certo periodo il greggio non andrà più alle raffinerie e ai porti sul Golfo del Messico, ma viaggerà in direzione opposta, verso le grandi cisterne di Cushing, località che è punto di consegna del Wti quotato al Nymex.

«Mi chiedo fino a che punto gli investitori comprendano che cosa può succedere al roll yield quando gli stoccaggi sono pieni o quasi pieni», afferma Andurand.

Petrolio resta volatile in attesa di Opec+: “accordo non risolverebbe tutti problemi barile” (analisti)

Movimenti ribassisti per il petrolio dopo il rinvio della riunione dell’Opec+ prevista per oggi. Secondo quanto anticipato dalla stampa internazionale, l’atteso meeting dovrebbe tenersi in videoconferenza giovedì prossimo. Il Wti (riferimento Usa) e il Brent (riferimento europeo) si muovono rispettivamente in calo di quasi il 3% rispettivamente a 27,5 dollari al barile e a 33,10 dollari.Negli ultimi giorni il petrolio ha abituato a cambi di passo e di scenario repentini. “Perfino il miglior sceneggiatore di Hollywood avrebbe faticato a immaginare gli ultimi giorni sul mercato del petrolio – rimarca Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades -. Lo scenario drammatico della scorsa settimana, quando il prezzo del Wti è precipitato sotti i 20 dollari, è stato seguito da un rimbalzo spettacolare del 50% in sole due sessioni di trading, quando i mercati hanno capito, anche tramite un tweet di Donald Trump, che gli Stati Uniti si sarebbero impegnati al massimo per spingere il prezzo del greggio più in alto”. Secondo l’esperto, adesso inizia la parte più difficile. “E’ infatti molto più complicato di quanto sembri proporre forti tagli di produzione che vengano rispettati da tutti i maggiori produttori. Vedendo il movimento dei prezzi delle ultime ore, è chiaro che gli investitori credono ancora che sarà raggiunto un accordo, nonostante lo scenario poco chiaro. “Ciò ha aiutato il prezzo a rimbalzare a 27,5 ma la situazione rimane fortemente volatile poiché l’accordo non risolverebbe sicuramente tutti i problemi del barile”.

OPEC Meeting Is Delayed as Saudi and Russian Tensions Flare

The meeting, planned for Monday, had buoyed hopes for a quick deal to end the turmoil in oil markets.

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PETROLIOAGGIORNATO

petrolio

con molta fatica (minimo di ieri sotto i 20$/20,50$) Petrolio prova a reagire

PETROLIOAGGIORNATO

trumptrading

SAIPEM

ENI

ENIINCULOACHIDICOIO

PETROLIO 20,46

Possibile Doppio Minimo 20,5-28,5-20,5 importante la tenuta per l’idea esposta

PETROLIOAGGIORNATO

 

AGGIORNAMENTO 20 MARZO 2020

PETROLIO 28,46

vedi aggiornamento a 20,50

Come da grafico e visto il cedimento e pullback da 27,34 di 36$ il MOVE 36-53-36 si è tramutato in 53-36-24/20,50 (avevamo fatto bene a segnalare lo spike a 36$ )

Ma si sta forse delineando un POSSIBILE TSR sul Petrolio.

PETROLIOAGGIORNATO

AGGIORNAMENTO 19 MARZO 2020

PETROLIO 25,00

vedi aggiornamento di ieri

Come da grafico e visto il cedimento e pullback da 27,34 di 36$ il MOVE 36-53-36 si è tramutato in 53-36-24/20,50 (avevamo fatto bene a segnalare lo spike a 36$ )

Ma si sta forse delineando un POSSIBILE TSR sul Petrolio.

PETROLIOAGGIORNATO

Wall Street futures positivi in attesa della Fed, petrolio WTI scatta 16% oltre $14

Futures positivi, nel giorno della Fed. I futures sul Dow Jones salgono di oltre 160 punti +0,70%, a 24.210 punti; quelli sullo S&P 500 avanzano fino a +0,90% a 2.891,50. I futures sul Nasdaq salgono dell’1% circa, a 8.810.25. Wall Street pronta così a riprendersi dopo la sessione negativa della vigilia, che ha visto il Dow Jones interrompere quattro sedute consecutive di guadagni, per chiudere in calo dello 0,1%, a 24.101,55 punti. Lo S&P 500 ha ceduto mezzo punto percentuale circa a 2.863,39, mentre il Nasdaq Composite ha perso l’1,4% a 8.607,73 punti.Sul fronte Fed, le attese dei mercati non sono tanto per l’adozione di nuove misure, visto che la Federal Reserve ha già varato stimoli monetari straordinari e senza precedenti per arginare gli effetti del coronavirus sull’economia Usa, tagliando i tassi sui fed funds a zero e lanciando praticamente il cosiddetto “QE illimitato”. L’importante sarà che la banca centrale Usa guidata da Jerome Powell, a questo punto, ribadisca l’intenzione di continuare a essere pronta a lanciare misure aggressive anti-Covid.Mentre prosegue la stagione degli utili, i riflettori sono puntati su Alphabet, la holding a cui fa capo Google, che ha reso noto di aver chiuso il primo trimestre dell’anno con utili per $6,84 miliardi, o 9,87 dollari per azione, in rialzo di tre punti percentuali circa rispetto ai precedenti $6,6 miliardi, o $9,50 per azione, del primo trimestre del 2019. Sui risultati dello scorso anno, tuttavia, ha inciso una forte multa comminata dalla Commissione europea.Il fatturato è stato pari a $33,7 miliardi dai $29,48 miliardi del primo trimestre del 2019, esclusi i costi per l’acquisizione del traffico. Includendo i costi di acquisizione del traffico, il fatturato totale è salito del 13% su base annua, a $41 miliardi.Gli analisti intervistati da FactSet avevano stimato un utile per azione superiore, pari a $10,71, su un fatturato -esclusi i costi di acquisizione del traffico -di $33,32 miliardi. Le stime erano state sforbiciate a causa della crisi coronavirus in corso, rispetto alla fine di gennaio, quando l’outlook eta di $12,34 per azione su un giro d’affari – esclusi i costi di acquisizione del traffico – da $35,33 miliardi.Alphabet ha tuttavia reso noto che l’impatto del coronavirus COVID-19 si è fatto sentire a marzo quando, a essere colpite dalla chiusura delle attività economiche in diversi paesi del mondo, e dunque dall’effetto lockdown, sono state soprattutto le entrate pubblicitarie online.In totale, comunque, le entrate pubblicitarie di Google sono riuscite a salire del 10% su base annua nel primo trimestre a $33,76 miliardi, nonostante il peggioramento di marzo provocato dalle conseguenze della pandemia.Tuttavia, la crescita è stata innegabilmente bassa, in forte indebolimento rispetto al tasso di crescita del 16% che aveva interessato le entrate pubblicitarie di Google nell’intero 2019. Dopo essere salito fino a +8%, il titolo Alphabet segna un ribasso superiore a -3%.Rialzo oggi per i prezzi del petrolio. I prezzi del contratto WTI balzano di oltre +16% a $14,40, mentre il Brent fa +5%, superando la soglia di $21 al barile. i giugno vola di oltre +10% a $13,51, mentre il Brent fa +2,59% a $20,99 al barile. Incide la notizia riportata dall’American Petroleum Institute, secondo cui nella settimana terminata lo scorso 24 aprile, le scorte di petrolio crude degli Stati Uniti sono salite di 10 milioni di barili, a 510 milioni di barili, meno del rialzo di 10,6 milioni di barili atteso.

Saipem: ritirata guidance 2020, incertezza coronavirus potrebbe causare forte calo domanda

Saipem ha deciso di ritirare la guidance per l’esercizio 2020. La decisione è stata presa ieri dal consiglio di amministrazione che si è riunito per continuare ad analizzare l’evoluzione degli effetti della pandemia Covid-19 sullo scenario economico globale e sulle attività della società.In una nota il gruppo italiano attivo nel settore dei servizi petroliferi spiega che “il cda – pur riconoscendo che le attività operative della società, nonostante la concomitante diminuzione del prezzo del petrolio, sono finora continuate in linea con il piano industriale quadriennale approvato il 25 febbraio 2020 anche in ragione delle importanti iniziative operative specifiche intraprese dalla società per gestire al meglio l’emergenza Covid-19 e la continuità del business nel massimo rispetto della salute e della sicurezza delle persone – ha preso atto che l’intensificarsi della situazione di incertezza determinata dallo sviluppo pandemico potrebbe causare una forte contrazione della domanda e un conseguente ritardo di alcuni progetti”.Saipem spiega che in ragione degli effetti che tale scenario deteriorato determina sulla possibilità di quantificare gli impatti della crisi sulle attività commerciali e operative della società e conseguentemente sui valori economici, patrimoniali e finanziari, il board ha deciso di ritirare la guidance per l’anno 2020 comunicata lo scorso 26 febbraio 2020, riservandosi di pubblicarne una nuova quando il contesto di mercato dovesse diventare più stabile.

Eni sospesa a oltre -5%, cade tutto il settore. JP Morgan negativa sul titolo

Brusco calo oggi per ENI che risulta sospesa al ribasso a quota 9,311 euro (-5,35%) coinvolta nel dietrofront di tutto il settore (-3,8% lo Stoxx Europe Oil & Gas), che nelle ultime settimane aveva recuperato con forza sovraperformando nettamente il mercato. Ieri il titolo ENI aveva seguito il rush del petrolio schizzando in avanti quasi il 7% riportandosi a ridosso di quota 10 euro e con un boom di circa +50% rispetto ai minimi pluriennali a cui era scivolata il 16 marzo (6,49 euro).Jp Morgan oggi ha confermato il giudizio underweight sul titolo ENI rivedendo al ribasso le stime sull’utile per azione (-5,8% quelle per il 2020 e -17,6% per il 2021). Il prezzo obiettivo indicato dalla banca d’affari Usa, che nel report odierno sul settore oil si interroga sulla sostenibilità delle politiche di dividendo alla luce del nuovo scenario, è di 9,5 euro, ossia sostanzialmente sui livelli a cui si è riportato il titolo nelle ultime sedute.

Effetto Trump, rally monstre petrolio fin oltre +40%. Arabia Saudita e Russia sotterranno l’ascia di guerra?

Opec e non Opec fanno la pace, o ci provano: riunione Opec+ imminente? Sembra di sì, stando alle indiscrezioni riportate da Bloomberg, all’indomani delle dichiarazioni di Donald Trump che hanno fatto schizzare le quotazioni del petrolio. Il Brent è volato di oltre +40%  dopo l’annuncio del presidente americano, che ha dichiarato che l’Arabia Saudita e la Russia sarebbero vicine a fermare la guerra dei prezzi: guerra dei prezzi responsabile, insieme al coronavirus, del tracollo delle quotazioni.
Le controparti dovrebbero ridurre la produzione di greggio di circa 10 milioni di barili al giorno nel tentativo di sostenere i prezzi del petrolio. L’annuncio di Trump è avvenuto, come di consueto, su Twitter e l’effetto rialzista sui mercati petroliferi è stato immediato.A Kuwaiti trader checks stock prices at Boursa Kuwait in Kuwait City, on March 8, 2020. – Kuwait Boursa authorities stopped trading after the Premier Index slumped 10 percent while the All-Shares index dived 8.4 percent, as shares in the energy-dependent Gulf plunged to multi-year lows after OPEC’s failure to agree on a coronavirus action plan prompted fears of an all-out oil price war. (Photo by YASSER AL-ZAYYAT / AFP) (Photo by YASSER AL-ZAYYAT/AFP via Getty ImagesTrump ha twittato dopo aver parlato con il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman, e il presidente russo Vladimir Putin.Dopo i colloqui, i due avrebbero concordato di fermare la guerra dei prezzi e tagliare la produzione.

Accordo Arabia-Russia alle porte?

Sarà così? L’appello di Trump a dare il via a un taglio concertato dell’output sarà ascoltato?
Sui mercati non mancano manifestazioni di scetticismo. La marcia rialzista dei prezzi del petrolio, in ogni caso, continua, tanto da garantire ai prezzi del Brent di rimanere sopra la soglia dei $30 al barile.
Alle 13.15 ora italiana i prezzi del Brent balzano di oltre +8%, superando la soglia di $32 al barile mentre il contratto WTI avanza di oltre +5% a $26,61 al barile.
Secondo Bloomberg, una riunione virtuale dell’Opec +– virtuale visti i tempi di COVID-19 – potrebbe avvenire già il prossimo lunedì 6 aprile.
La lista degli ospiti, si legge nell’articolo, è però cruciale, visto che “l’Arabia Saudita è stata chiara nel dire che taglierà la produzione soltanto se anche gli altri (paesi produttori) Stati Uniti inclusi, si accolleranno parte del peso. Riyad ha puntualizzato che dal meeting dovrà essere sfornato, insomma, “un accordo giusto”.
Finora, tuttavia, proprio gli Stati Uniti non hanno dato alcuna indicazione su una loro eventuale partecipazione al meeting. Secondo l’agenzia di stampa, ci sono di conseguenza “ostacoli enormi” a una intesa che possa essere considerata soddisfacente e capace di dare un assist ai prezzi.
La Russia, tra l’altro, ha mostrato anche una certa fretta nel puntualizzare che nessun accordo è stato ancora raggiunto.
In più secondo alcuni analisti, anche se dovesse essere di 10 milioni di barili, il taglio potrebbe confermarsi insufficiente a drenare quell’eccesso di offerta che si è venuto a creare nel mercato, a causa del forte calo della domanda di petrolio. Forte calo dovuto al lockdown da coronavirus che si è tradotto nella chiusura di diverse fabbriche – oltre che nella flessione delle spese per consumi – . Alcuni trader paventano che la perdita della domanda potrebbe essere pari a 35 milioni di barili.
Il Brent rimane in flessione di ben -52% dall’inizio del 2020. La situazione è tale che, in alcuni angoli del mercato, i prezzi fisici del petrolio sono diventati addirittura negativi, tanto che alcuni produttori stanno pensando di sospendere del tutto l’offerta, anche perché non esiste spazio sufficiente dove immaganizzare il crude in eccesso.
Spesso il bisogno di avere spazio dove far confluire il greggio è tale da portare le società a riempire di petrolio le stesse navi che erano state utilizzate, in precedenza, per il trasporto della materia prima.
Attesa per l’incontro in calendario nella giornata di oggi tra Trump e i dirigenti delle oil companies americane. La Casa Bianca starebbe considerando alcune opzioni per non far affondare il settore, tra cui l’imposizione di dazi sulle importazioni di petrolio straniero: questa idea non trova però d’accordo alcuni esponenti dell’amministrazione Trump, come – secondo alcune fonti – i consulenti del National Economic Council guidato da Larry Kudlow.
Sul tavolo c’è anche l’opzione di tagliare l’offerta Usa, probabilmente stabilendo un tetto massimo per le esportazioni. Diversi esperti del comparto hanno però avverrito che un tale approccio andrebbe a ledere “la leadership nel campo dell’energia” che Trump ha tanto decantato.
“È evidente che un accordo del genere (ovvero dell’Opec +) dipenderebbe dal coinvolgimento di un’intera serie di membri non OPEC, come Canada, Messico e compagnie petrolifere statunitensi indipendenti, che è tutt’altro che garantito”, hanno fatto notare gli analisti di IG nella Morning Call.

Petrolio si impenna a +22%, amministrazione Trump farà maxi-acquisti di greggio

Forte recupero del petrolio dai minimi a 18 ani toccati ieri. Il WTI scambiato a New York segnano +22% tornando sopra la soglia dei 25 dollari al barile. L’amministrazione Trump si è mossa a sostegno per settore oil con il
dipartimento dell’Energia statunitense sosterrà i produttori petroliferi acquistando un totale di 77 milioni di barili di greggio, partendo da 30 milioni subito, al fine di accrescere le scorte di emergenza.Il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, ha detto che chiederà a Trump di avanzare la richiesta di fondi al
Congresso USA per fare ancora più acquisti di petrolio: “A 22 dollari al barile, dovremmo riempire le riserve per i prossimi dieci anni” ha detto Mnuchin a Fox Business.

AGGIORNAMENTO 18 MARZO 2020

PETROLIO 20,50

Come da grafico e visto il cedimento e pullback da 27,34 di 36$ il MOVE 36-53-36 si è tramutato in 53-36-24/20,50 (avevamo fatto bene a segnalare lo spike a 36$ )

Ma si sta forse delineando un POSSIBILE TSR sul Petrolio.

PETROLIOAGGIORNATO

 

 

AGGIORNAMENTO 11 MARZO 2020

PETROLIO 36,26 spike a 36$

PETROLIO 30,36<—aggiornamento 10 MARZO 2020

PETROLIO 27,36<—aggiornamento 9 MARZO 2020

L’idea che il Petrolio rompesse al ribasso il doppio minimo 42-65-42 ha trovato riscontro avevamo pensato a un -11% dal close 41,5 con minimo area 36$ e siamo stati molto ottimisti visto il minimo a 27,36$ come dire -30% sul close di venerdì 6/03/2020

Siamo quindi sotto l’ipotizzato Start Level 36 del Move 36-53-36 e abbiamo sfiorato il fondo del BOX 25-50 .

Con STOP sotto 25,00$ qui un tentativo long sul Petrolio si deve provare ma solo il recupero di 36$ potrebbe poi innescare il movimento PETROLIO 36-53-36

Considerate che nel 2001 il Petrolio fece un minimo a 18$ per poi andare a 150$ quindi oggi abbiamo da 75,50/65,66 <—stop tensioni Trump realizzato il “sogno di Donald Trump che desiderava un Petrolio basso”………(vedi sue dichiarazioni nel 2018-2019)

ENI

SAIPEM

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NEWS ARRIVATE DOPO L’ARTICOLO

Petrolio: Wti crolla a -11% ma Brent sale, i motivi dietro i movimenti anomali di oggi

Continuano le tensioni sul petrolio con il future sul WTI crollato oggi ai nuovi minimi dal gennaio 2002 con un tonfo giornaliero arrivato a oltre -11% che ha spinto le quotazioni sotto la soglia dei 18 dollari. Continuano a pesare le incertezze sul fronte della domanda dopo le nuove stime diffuse nei giorni scorsi da AIE prima e Opec poi.Oggi però l’andamento appare anomalo in quanto le quotazioni del Brent si muovono invece in rialzo a 28,25 dollari (+1,47%) grazie anche all’intonazione positiva dei mercati che vedono più vicina la fine del lockdown in molti paesi. Una spiegazione è data dal fatto che il future maggio del WTI è in scadenza il 21 aprile e pertanto l’interesse e il volume più aperti sono ora concentrati nel contratto di giugno che si muove invece in lieve rialzo in area 25 dollari.I principali produttori di petrolio, il cosiddetto Opec+, hanno concordato di ridurre l’offerta di 9,7 milioni di barili al giorno una settimana fa.

Petrolio, Wti torna sopra quota 20$: perchè l’accordo potrebbe non bastare (analisti)

Giornata di recupero per il petrolio (+1,5% a 20,16 dollari al barile per il Wti), dopo lo scivolone della vigilia con il Wti (riferimento americano) che è sceso ai minimi a 18 anni. Come sottolineano gli strategist di Mps Capital Services, sul greggio hanno pesato le previsioni particolarmente negative da parte dell’IEA, “che vede una debolezza della domanda per tutto l’anno ed il rischio di esaurimento dei posti per lo stoccaggio già a metà anno a causa dell’enorme surplus di produzione presente”.“Il nuovo accordo tra produttori su un taglio della produzione sembra essere di proporzioni enormi ma in realtà non è forte abbastanza per far fronte al crollo della domanda di greggio, lasciando i produttori in grave crisi”, sottolinea Carlo Alberto De Casa, capo Analista di ActivTrades, ricordando che “in pochi giorni abbiamo visto rallentare il prezzo, che ha testato la zona di supporto di 19,5 dollari”. Secondo l’esperto, “un chiaro ribasso sotto questo livello potrebbe portare il greggio ad un nuovo minimo visto che il movimento ribassista sembra tutt’altro che finito”.

Petrolio: c’è il taglio record dell’Opec+ ma potrebbe non bastare, Ing rivede view prezzi di breve e medio periodo

Accordo storico per diminuire la produzione di petrolio di ben il 10% dell’offerta globale. Dopo quattro giorni di discussioni, l’OPEC + che comprende i membri Opec più alcuni dei maggiori produttori mondiali quali  Russia e Messico ha concordato ieri di ridurre la produzione di 9,7 milioni di barili al giorno (bpd) a maggio e giugno per sostenere i prezzi del petrolio. Un taglio record che al momento non sta scaldando i prezzi del petrolio con il WTI volatile in area 22,6 $ dopo un picco balzo in avvio di giornata, mentre il Brent fa peggio scendendo a 31 dollari (-1,5%). Emerge già il timore che tali tagli non saranno sufficienti a superare l’eccesso di offerta con la domanda di martellamento della pandemia del coronavirus.

I tagli andranno a diminuire con il tempo, i dettagli dell’accordo

Rispetto a quanto concordato giovedì dall’Opec, che prevedeva che la produzione mondiale di petrolio sarebbe diminuita di 10 milioni di barili al giorno, l’accordo finale in sede Opec+ vede un taglio leggermente inferiore (9,7 mln barili) andando incontro alle richieste del Messico che non era disposto ad accettare l’intero taglio assegnato. Questo taglio dell’output sarà quindi ridotto a 7,7 mln di barili al giorno nel secondo semestre dell’anno e ulteriormente ridotto a 5,8 mln di barili da gennaio 2021 fino a fine aprile 2022.
“Sebbene questi tagli siano significativi – rimarcano gli analisti di Ing – si prevede ancora un notevole surplus produttivo nel secondo trimestre. Pertanto, riteniamo ancora che a breve termine vi sia un rischio al ribasso dei prezzi del petrolio rispetto ai livelli attuali. Tuttavia, il floor per il mercato è probabilmente un po’ più alto”. Ing ha così deciso di rivedere al rialzo le previsioni sul Brent per il 2° trimestre da 20 a 25 $ al barile.

Resta incognita su recupero domanda in 2° semestre

“Data l’entità dei tagli fino alla fine di quest’anno – prosegue Warren Patterson, Head of Commodities Strategy di Ing – insieme ai cali organici di altri produttori, come gli Stati Uniti, le prospettive per i prezzi per il 2° semestre ora sembrano più costruttive. Ciò è particolarmente vero se ipotizziamo un recupero della domanda nell’ultima parte dell’anno”. Di conseguenza Ing ha rivisto più in alto le previsioni sul Brent per il 3° trimestre da 35 a 37 $ bbl, mentre le previsioni 4Q20 sono state riviste da 45 a 50 $ bbl.
Chiaramente l’evoluzione della domanda rimane la variabile più incerta in quanto c’è il concreto rischio che i lockdown permangano nei vari paesi anche nel secondo semestre e che quindi il il recupero della domanda previsto per l’ultima parte di quest’anno non sia tale.

Petrolio schizza a +28% dopo tweet Trump, verso maxi-taglio output di Russia-Arabia

Impennata vera e propria dei prezzi del petrolio dopo le nuove parole di Donald Trump. Il prezzo del WTI segna +28% circa a 26 dollari al barile, mentre il Brent fa +23% tornando sopra i 30 dollari.Il presidente Donald Trump ha dichiarato che l’Arabia Saudita e la Russia dovrebbero ridurre la produzione di greggio di circa 10 milioni di barili al giorno nel tentativo di sostenere i prezzi del petrolio. Trump ha twittato che dopo aver parlato con il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman, che ha parlato con il presidente russo Vladimir Putin, i due avrebbero concordato di fermare la guerra dei prezzi e tagliare la produzione. “Mi aspetto e spero che ridurranno di circa 10 milioni di barili, e forse molto di più che, se succede, sarà grande per l’industria petrolifera e del gas”, si legge nel tweet delle 16:32 di Trump.Il petrolio già prima viaggiava in netto rialzo sempre sull’onda delle attese per gli sviluppi sul fronte tagli produttivi alimentati dalle parole di ieri dello tesso Trump.

Trump Says Russia and Saudi Arabia Are Discussing End to Oil Price War, Will Intervene ‘At the Appropriate Time’

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What is OPEC?

President Donald Trump said Russia and Saudi Arabia are in discussions over how to end the oil price war that has undermined global markets and pushed American producers to the brink of bankruptcy.

Trump spoke with Russian President Vladimir Putin on Monday in a wide-ranging call during which the oil war was discussed, according to Bloomberg. The price dispute, which began last month, has driven oil prices to their lowest in 18 years.

Trump told reporters Tuesday that Russia and Saudi Arabia “are discussing” how to end the price war, adding that he would consider “joining at the appropriate time if need be.” The president added that he had “great” talks with both Putin and Crown Prince Mohammed bin Salman about the situation.Russia had been cooperating with the OPEC cartel for three years under the OPEC-Plus deal, until they split over proposed production caps in March. The caps were designed to boost oil prices, which had fallen due to the global economic slowdown precipitated by the novel coronavirus, particularly in Asia.Russia refused, prompting the Saudis to up production and flood the market with oil, hoping that the subsequent plummeting prices would force Moscow to back down. The Russians have maintained their position, though have indicated that the OPEC-Plus deal could be resurrected as a way to end the costly dispute.

Petrolio: prosegue la discesa, Wti torna ad avvicinarsi a soglia 20$ (analisti)

Prosegue la discesa del petrolio, con le quotazioni del Wti che cedono circa il 5,5% a 20,31 dollari al barile e quelle del Brent cedono il 6,4% a 26,14 dollari. La debolezza dei mercati azionari sta aggiungendo ulteriore pressione al ribasso sul prezzo del petrolio e il benchmark Wti si sta avvicinando di nuovo alla soglia psicologica di 20 dollari. “I mercati stanno scommettendo che la crisi potrebbe essere relativamente lunga e il barile è la risorsa perfetta da vendere allo scoperto”, segnala Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades.Da un punto di vista tecnico, aggiunge l’esperto, il prezzo sta ora oscillando tra il livello chiave di 20 dollari e il supporto di 20,5 dollari, il minimo raggiunto nelle ultime settimane. Un netto calo al di sotto di 20 dollari farebbe spazio a un ulteriore declino, e protrarrebbe questa tendenza fortemente ribassista.

Scaroni: petrolio può cadere a 10-15 $, ma USA faranno di tutto per ridestare i prezzi

Il crollo dei prezzi del petrolio potrebbe non essere finito. Dopo che nelle scorse settimane, tra emergenza Covid-19 e guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia, i prezzi del WTI sono scesi fino a 20 dollari (minimi a 18 anni), la risalita non appare dietro l’angolo.
Paolo Scaroni, Deputy Chairman at Rothschild & Co ed ex amministratore delegato di Eni, vede gli Stati Uniti pronti a mettere in atto estremi rimedi per risollevare il prezzo del barile, ma allo stesso tempo non esclude nuovi scossoni a ribasso nel breve. In un’intervista concessa a Il Sole 24 Ore, Scaroni ritiene che un calo dei prezzi è plausibile considerando il rischio che continui la guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia, con gli Stati Uniti che continuano a produrre petrolio a tutta velocità. “Ho sempre in mente la copertina dell’Economist di maggio 1999 – ormai sono passati vent’anni – in cui si immaginavano prezzi sotto 5 dollari al barile. Oggi credo che non sia impossibile che il petrolio scenda a 10-15 dollari”, asserisce l’attuale presidente del Milan.Per innescare una risalita dei prezzi Scaroni ritiene che dipenderà molto dagli Stati Uniti perché loro sono largamente la causa della rottura dell’accordo tra russi e sauditi sui tagli di produzione “e oggi possono diventare il motore per la creazione di un nuovo equilibrio sul mercato”, dice Scaroni nel corso del’intervista al quotidiano finanziario. A detta dell’ex capo di ENI negli ultimi anni gli Usa hanno continuato a incrementare l’estrazione di petrolio (+4 milioni di barili al giorno negli ultimi 4 anni), obbligando di fatto russi e sauditi a sopportare da soli tutti i sacrifici necessari per mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta.

La possibile svolta potrebbe quindi arrivare da un cambio di rotta degli Usa. L’amministrazione del Texas ha aperto alla possibilità di ridurre la produzione con un intervento governativo. UN possibile punto di partenza, a detta di Scaroni, perché anche la Russia, l’Arabia Saudita e l’Opec possano tornare a fare i tagli di produzione necessari per riequilibrare il mercato e spingere i prezzi del petrolio in alto “verso quota 33-35 dollari al barile per il WTI e 37-38 dollari per il Brent, livelli di prezzo ai quali non tutto lo shale oil è remunerativo, quindi in qualche modo lo si manterrebbe limitato”.

Anche gli analisti predicano prudenza

Anche gli analisti vedono i prezzi del petrolio rimanere nel breve sotto pressione.  Nei giorni scorsi Barclays ha rimarcato come sia probabile che i prezzi rimarranno sotto pressione fino a quando la situazione del virus non volterà l’angolo”. In un report dal titolo “The Blue Drum: Desperate Measures“, la casa d’affari britannica sottolinea che anche l’Arabia Saudita e la Russia non saranno immuni dalla caduta dei prezzi. La banca inglese non esclude, tuttavia, che “un intervento di collaborazione a supporto dei fondamentali del mercato nel breve termine”.
Lo scenario resta altamente volatile, e gli esperti di Ing avvertono che potrebbero arrivare ulteriori ribassi. “Le prospettive per il mercato petrolifero sono cambiate dopo il fallimento del meeting Opec+ all’inizio di marzo – ricorda Warren Patterson, head of commodities strategy di Ing -.Il mancato raggiungimento di un accordo ha fatto scattare una guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia”. E questo non sarebbe potuto succedere in un momento peggiore, con restrizioni di viaggio più estese e sospensioni di attività e produzione dei Paesi a gravare pesantemente sulla domanda. “Quello che molti hanno visto come un solo problema di Cina e Asia non è stato chiaramente così, con il Covid-19 in ascesa a livello globale”, aggiungono da Ing che si attendono una “forte contrazione della domanda”. Nei giorni scorsi Goldman Sachs ha previsto che quest’anno ci sarà il più grande crollo della domanda di sempre con un declino in tutto il 2020 di 1,1 milioni di barili al giorno. Al momento il clima resta teso e in mancanza di una riunione straordinaria, il mercato probabilmente dovrà attendere fino alla riunione dell’Opec in programma a giugno per assistere a una qualsivoglia sorta di azione. “A quel punto sarebbe troppo tardi, con un surplus significativo già costruito su gran parte del secondo trimestre del 2020”. Ing ha dato una sforbiciata alle previsioni sul Brent per il secondo trimestre 2020, da 33 a 20 dollari al barile.

Petrolio in gran rimonta fa bene alle Borse, a Piazza Affari rush di Bper tra le banche

Piazza Affari in forze nella prima parte di giornata sotto la spinta della forte risalita dei prezzi del petrolio. Il Ftse Mib sale in avvio di oltre il 3% a 15.958 punti sotto la spinta del rally delle altre maggiori Borse e con i futures di Wall Street che segnano un progresso di quasi il 4%.
Petrolio avanti tutta. La spinta arriva soprattutto dal rimbalzo del petrolio dai minimi a 18 anni toccati mercoledì. Ieri il WTI ha chiuso a +24% e oggi continua a correre (+7,9% a 28$)Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sha suggerito che potrebbe intervenire nella guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia al “momento opportuno”. L’amministrazione Trump sta prendendo in considerazione una spinta diplomatica per convincere l’Arabia Saudita a ridurre la produzione e usando la minaccia di sanzioni alla Russia per costringerle a tagliare anche l’offerta, secondo quanto riferisce il Wall Street Journal. Il greggio USA e il Brent sono entrambi crollati di circa il 40% nelle ultime due settimane da quando sono saltati i negoziati tra Opec e Russia.Ulteriore supporto al sentiment di mercato viene dalle notizie di un pacchetto di “fase 3” di sostegno fiscale in preparazione negli Stati Uniti del valore di circa $ 1,2 trilioni.

Mix coronavirus e Arabia Saudita: petrolio tenta il rimbalzo, prezzi in area $29-$30 dopo tonfo vigilia

Prezzi del petrolio in recupero dopo il tonfo della vigilia, che ha portato il contratto WTI a bucare nei minimi intraday anche la soglia di $29 al barile.Alle 13 circa ora italiana, le quotazioni del WTI rimbalzano dell’1,71%, a $29,19, mentre il Brent avanza dello 0,40%, a $30,17. Nella sessione di ieri, il timore della guerra dei prezzi innescata lanciata dall’Arabia Saudita, dopo il no della Russia al taglio della produzione in occasione della riunione Opec+ di due settimane fa circa, unito alla paura per il diffondersi del coronavirus nel mondo, ha fatto scivolare il Brent di oltre -10% nei minimi intraday, fino a $29,52, al minimo dal gennaio del 2016.Il WTI ha perso in chiusura il 6,6%, a $29,65, ma durante la seduta aveva bucato anche quota $29 al barile.

Petrolio: Morgan Stanley rivede al ribasso stime, ‘a $40-$45 al barile solo l’anno prossimo’

“Il collasso dell’alleanza OPEC+ ha dato il via a una guerra dei prezzi che sta andando oltre le aspettative iniziali. Allo stesso tempo, il coronavirus sta cointinuando a pensare sulla domanda di petrolio”. Così si legge nella nota di Morgan Stanley dedicata al petrolio. Gli analisti della banca americana hanno deciso di conseguenza di rivedere al ribasso l’outlook:“Abbassiamo le nostre stime del secondo trimestre sul Brent da $35 a $30 al barile e intravediamo una ripresa a $40-$45 soltanto l’anno prossimo”.Nella sessione di ieri, il timore della guerra dei prezzi innescata lanciata dall’Arabia Saudita, dopo il no della Russia al taglio della produzione in occasione della riunione Opec+ di due settimane fa circa, unito alla paura per il diffondersi del coronavirus nel mondo, ha fatto scivolare il Brent di oltre -10% nei minimi intraday, fino a $29,52, al minimo dal gennaio del 2016.Il WTI ha perso in chiusura il 6,6%, a $29,65, ma durante la seduta aveva bucato anche quota $29 al barile.Dopo un tentativo di rimbalzo, i prezzi del petrolio WTI salgono dello 0,35% a $28,80 al barile, dopo aver azzerato gran parte dei rialzi, mentre il Brent scende dell’1% a $29,75 al barile.

Lo schiaffo di Putin è arrivato con scatto felino, improvviso, come al solito stupendo tutti. Anzi, è drammatico notare come in Occidente, anche ai piani alti, molti non se ne siano ancora accorti.Ci aspettavamo la reazione del Capo del Cremlino alle continue provocazioni occidentali, ma forse pochi immaginavano che arrivasse in questo modo e così violenta. Solo gli stolti pensano infatti che i russi siano in grado di reagire alle provocazioni del resto del mondo occidentale con armi convenzionali di deterrenza, magari sparando qualche drone in Asia minore. Ho dedicato un libro intero alla strategia di Putin, ed uno dei focus dello studio si concentra sul comportamento “orientaleggiante” di Putin in campo geopolitico. Per farla breve, come Sun Tzun sostiene nell’arte della guerra,

Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento, bensì sottomettere il nemico senza combattere

oppure, se preferite,

i guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra. I guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere

Putin viene dal mondo dell’intelligence, ove ha fatto tesoro di strategie e tattiche, ed ogni mossa e contromossa poste in essere dal Presidente russo in questi anni mi confermano che la via orientale è quella che lui privilegia (anche se solo perchè costretto dalle circostanze e dai rapporti di forza tra le potenze).In questa fase europei e americani, cioè i tradizionali aggressori della Russia, sono sorprendentemente deboli. E lo sono non certo da un punto di vista militare, dove anzi primeggiano per investimenti e deterrenza, ma in campo economico. Per la prima volta dopo tanti anni, infatti, si trovano in una situazione emergenziale e sono impegnati ad organizzare il da farsi. Contrariamente a quanto di solito vien detto, la cosa non vale per la Russia, che non vive quasi esclusivamente sull’export di manufatti o sul potere della moneta, ma su quello di materie prime, petrolio in primis.Il 6 marzo, i maggiori paesi produttori di petrolio con l’eccezione degli USA si sono riuniti a Vienna per sostenere il prezzo del petrolio che da inizio anno soffre a causa dell’epidemia in Cina.L’effetto ottenuto è stato esattamente l’opposto perchè la Russia ha fatto saltare il banco. I russi, secondi produttori al mondo, si sono messi di traverso ai tagli alla produzione, cosa che ha scatenato il mercato al ribasso, ed ora c’è chi vede un prezzo a 20 dollari al barile. Nell’attesa, la quotazione è arrivata a 31 dollari al barile, e non si vedeva dal 1991.Spiegato in modo più semplice, Putin non ha voluto accordarsi con i sauditi (maggioritari dell’Opec) per ridurre la produzione di greggio. Questo taglio, infatti, avrebbe fatto salire il valore del greggio in commercio, e dunque il prezzo. Più alta la quotazione, più soldi entrano nelle casse dei paesi produttori, Russi e arabi in testa.Quel che non entra nella testa di chi legge le news in modo superificiale è che questa mossa della Russia fa parte di una precisa strategia rivolta a danneggiare il mercato americano.E’ senz’altro vero che in passato – durante la crisi ucraina – Putin dichiarava che 70 dollari al barile fossero il prezzo giusto per l’oil, ma i tempi sono appunto molto cambiati, e soprattutto per le compagnie americane che ruotano attrono a questo gigantesco business.Detto in altro modo, per stare a galla in modo dignitoso ora i russi possono permettersi di vendere il petrolio a 50 dollari al barile, perchè hanno un rublo debole che li favorisce nell’export e, soprattutto, hanno un fondo sovrano pieno zeppo di riserve valutarie. I sauditi, invece, hanno bisogno di venderlo a 90 per reggere.Ma la vera botta è per le società degli States, legate al mercato petrolifero shale che richiede altissimi costi di estrazione. In altre parole, gli americani necessitano di un prezzo alto del petrolio.Con la mossa di far saltare il prezzo, dunque, a rimetterci saranno Riad e Washington, mentre Mosca può reggere i 25/30 dollari al barile per almeno 6 anni. Putin si sta comportando come Jeff Bezos con amazon. Non vogliono essere competitivi nel mercato, ma vogliono essere «il» mercato. La Russia può resistere a lungo alla sofferenza, come ha dimostrato anche durante la seconda guerra mondiale, mentre americani e arabi no.Se  il mercato del petrolio dovesse davvero saltare, ne rimarrà solo uno. E questa volta l’Highlander non sarà scozzese, ma russo.

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