MARKETS : LET’S TWIST AGAIN ?

Eccoci a un nuovo appuntamento per cercare di fare delle ipotesi su questa fase di Mercato estremamente negativa e volatile che stiamo affrontando dal 24-26 Gennaio 2020 in CINA e dal 20 Febbraio 2020 in USA e EU.

Detto che questa idea è tutta da verificare nel tempo ,perchè sempre HFT e GIOSTRAI , la devono confermare ,ve la  illustriamo molto semplicemente in questo Grafico.

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Questa ipotesi si basa su un CROLLO dei MERCATI con Timing a Orologeria (su anno del Topo ) con conseguente forte correzione causa “VIRUS CORONA” e su una successiva fase di recupero a seguire capace non solo di riportare INDICI & AZIONI sui massimi precedenti ma anche a valori superiori con retest dei massimi precedenti a seguire.

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COSA POTREBBE INTRALCIARE QUESTA IDEA ?

Come avete visto in queste ultime sedute lo S&P ha fatto dei minimi che TUTTO SONO tranne che frutto del caso come 2495 prima e 2268 (toccato 18-03-2020 )poi.

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CASUALMENTE, perchè ovviamente sappiamo che tutto sui Mercati avviene per caso (VIRUS & PANDEMIE comprese) questi valori sono indicati in questo grafico…..

STANDARDANDPOORATTENZIONE

Ecco l’ipotesi RIALZISTA…dei Mercati : MARKETS LET’S TWIST AGAIN ha come “avversario”  (da non sottovalutare mai) questo grafico prospettivo dello S&P .

In questo ultimo periodo abbiamo non solo visto due minimi S&P come 2495 e 2268 che tutto sono tranne che “fortuiti” (visto che da un “possibile” doppio minimo 1850-1877 sarebbero ribattuti o dai quali potrebbero essere raggiunti 1855 e 1877 ovviamente ) come questo grafico mostrava con l’ultimo aggiornamento di Ottobre 2019 quando lo S&P non aveva ancora raggiunto 3048 ).

Si accontenteranno di 2268-2495 sullo S&P ? Per fare ripartire i Mercati su ELEZIONI PRESIDENZIALI USA NOVEMBRE 2020 ?

Vorranno arrivare a battere anche 2020-1855-1877 ? Per poi ribattere 2268-2495 e 2530 da quei livelli ?

Non possiamo rispondere a queste domande……dobbiamo per forza attendere le risposte  da HFT & GIOSTRAI.


          DA NON SOTTOVALUTARE NEMMENO IL “TIMING” DI QUESTA NEWS

Trump: via libera FDA a clorochina (farmaco anti-malaria) per curare il Covid-19

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato che la clorochina, un farmaco usato per curare la malaria e l’artrite grave, è stata approvata dalla Food and Drug Administration (FDA) per testarla come trattamento contro il coronavirus COVID-19.nei giorni scorsi un virologo francese, Didier Raoult, aveva dichiarato a Les Echos che nei test clinici era risultato che il 75% dei pazienti infettati da Covid-19 guarivano dopo 6 giorni di cura con il Plaquenil, uno dei nomi commerciali della clorochina.


Questo articolo è stato inviato solo ai nostri FOLLOWERS (oltre che pubblicato sul sito di SFI TRADING ADVISOR ) e non avrà alcuna diffusione oltre questa .

Questa nostra scelta  continuerà anche nelle prossime settimane e fino a quando non si sarà conclusa questa amara pagina della Storia dell’Uomo forse una delle più cupe e tristi mai scritte e nella quale continuiamo a vedere qualcosa di molto poco chiaro come fu nell’attentato alle due Torri di New York nel 2001.

Tutto questo nel totale RISPETTO della SETTIMANA DI SILENZIO – WEEK OF SILENCE dedicata alle vittime del CORONA VIRUS in Italia e nel Mondo che meritano ricordo e rispetto da parte nostra e questo a maggior ragione   in un Mondo come quello della Finanza ,che non ricorda e rispetta più nulla e calpesta ogni valore.

Gigantografia-Bergamo

Perchè il denaro non ricomprerà mai le loro vite e non ci ridarà il Mondo prima del 2001/2020 quando la Finanza ha  deciso di superare ogni limite.

AD MAIORA !

letstwistagain

AGGIORNAMENTO 20 NOVEMBRE 2021

TOP raggiunti dal 19-03-2020 dopo nostro articolo  

                                             606mo giorno da analisi 

                              Standard and Poor 4726 

                                         QQQ 405,30

                                           STM 45,96

                        TESLA 6205,00(Post-SPIN 5-1)

ARTICOLO CHIUSO IN DATA 20 NOVEMBRE 2021

STATISTICHEINCULOALLACENSURADEGLISTRONZI1

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06.11.2020_Powell_cartoon (1)

07.15.2020_Powell_gangster_cartoon

    VI CONSIGLIAMO DI SEGUIRE I NUOVI ARTICOLI

3048 : STANDARD & POWELL

FAANG & VIRUS

AMERICAN INDEX & VIRUS

Shine on you Crazy Financial Market

1000% on ETF QQQ !!!

           CHE PROSEGUONO NEL SEGUIRE E AGGIORNARE 

AGGIORNAMENTO 27 AGOSTO  2020

RICORDIAMO IL LIVELLO DISCRIMINANTE TRA LONG & SHORT

RADICE 048 HFT UNICO LIVELLO IMPORTANTE DEGLI INDICI MONDIALI

IN ROSSO E IN VERDE GLI INDICI SOTTO O SOPRA RADICE 048 HFT

23048 FTSEMIB = 13048 DAX = 3048 STANDARD AND POOR = 23048 NIKKEI

=8048 NASDAQ =28048 DOW JONES=27048 HONG KONG=10048 SMI SVIZZERA

=27048 GERMANIA MEDIA CAP=3648 EUROSTOCK50=7048 FTSE100=13048 CINA

=8048 NASDAQ COMPOSITE=9048 IBEX=2048 WIG POLONIA=2048 ATHEX GRECIA

GLI INDICI SOPRA IL LIVELLO RADICE HFT 048 SONO 9 su 16 :

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IMPORTANTE RETEST

DI 187,71 da 191,90

del QQQ in corso con ennesimo gap down

GAP DW Close ETF QQQ 191,90 26/03–QQQ 187,71 27/03 RED sul tavolo

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STANDARD

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standard

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STANDARDANDPOORNUOVO

STANDARD AND POOR

AGGIORNAMENTO 24 MARZO 2020

Standard and Poor 2452

QQQ 183,66

STM 18,23

TESLA 512,00

STMAGLISTRONZI

AGGIORNAMENTO 20 MARZO 2020

Standard and Poor 2495<resistenza  importante

QQQ 186,90

STM 17,31

TESLA 477,71      

DEDICAAFALCONEBORSELLINO

NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

Goldman Sachs: i dieci motivi per cui la corsa del Toro continuerà

Secondo l’analisi strategica di Goldman Sachs siamo solo nella prima fase di un nuovo ciclo di investimenti destinato a proseguire, sostenuto da stimoli fiscali e monetari e dalla rivoluzione digitale

Il forte rimbalzo a V del mercato azionario americano partito dai minimi toccati durante il panico da virus a marzo, in seguito alla combinazione con posizionamenti rialzisti sulle opzioni, rende plausibile una frenata nel breve termine, ma ci sono 10 ragioni molto forti perché la corsa del Toro non si arresti ma prosegua. È la conclusione cui giunge un’analisi strategica di Goldman Sachs International firmata da Peter Oppenheimer e pubblicata dopo la sbandata dei tecnologici alla fine della prima settimana di settembre.

ANCORA NELLA PRIMA FASE

La prima ragione citata dall’esperto di Goldman Sachs è che il mercato si trova ancora nella prima fase di un nuovo ciclo di investimenti, che fa seguito a una profonda recessione. Oppenheimer la chiama la ‘fase della speranza’, che di solito inizia quando l’economia è ancora in recessione e gli investitori cominciano ad anticipare la ripresa, che tipicamente di solito è la parte più forte del nuovo ciclo, ed è quello che si è visto quest’anno. Poi c’è il fatto che la ripresa economica si profila più duratura man mano che si avvicina l’arrivo di un vaccino contro il virus.

RISCHIO ORSO PIÙ BASSO CHE NEL 2019

Gli economisti di Goldman Sachs, ed è il terzo motivo, recentemente hanno rivisto al rialzo le previsioni economiche, ed è probabile che anche le aspettative degli analisti seguano la stessa strada. Inoltre l’indicatore del Mercato Orso, elaborato dalla stessa Goldman Sachs e che era a livelli molto elevati nel 2019, ora punta a un rischio relativamente basso di una nuova fase di ribasso, nonostante le valutazioni delle azioni siano particolarmente elevate.

LA DOPPIA PUT FISCALE E MONETARIA

Al quinto posto c’è la doppia ‘put’, fiscale e monetaria, messa sul tavolo da governi e banche centrali, che fornisce un supporto molto forte per gli asset a rischio, perché gli investitori sanno che le autorità monetarie riforniranno i mercati di tutta la liquidità necessaria mentre le politiche di bilancio sono fortemente motivate a sostenere la crescita. Poi c’è il premio di rischio sull’azionario che ha spazio per ridursi, mentre la recente svolta della Fed sull’inflazione ha creato le condizioni ancora più favorevoli a tassi di interesse reali negativi.

RIVOLUZIONE DIGITALE SEMPRE PROTAGONISTA

Le ultime tre ragioni citate dall’esperto di Goldman Sachs sono il fatto che l’investimento in azioni offre una ragionevole protezione nei confronti di aspettative di un rialzo dell’inflazione, che l’azionario resta comunque più a buon mercato del debito corporate, soprattutto per le aziende con bilanci solidi, e infine, ma non certo ultima, il fatto che la rivoluzione digitale continua ad accelerare. Una trasformazione che sta cambiando l’economia e i cui protagonisti continueranno a guidare la corsa del Toro

WALL STREET: small traders in posizione short da record!

La settimana si chiude sulle coordinate di quelle precedenti, anche se qualcosa nel’impostazione del COT Report cambia nella forma ma non nella sostanza.

Cari amici, anche nella settimana appena passata, non sono sostanzialmente mutate le dinamiche che guidano, ormai da anni, gli andamenti dei mercati finanziari internazionali. Come ho più volte detto in passato, siamo ancora nel pieno di un mercato toro di carattere secolare, dalle fondamenta alquanto solide, che solo occasionalmente subisce dei rallentamenti e degli inciampi, dai quali si riprende sempre in maniera celere e repentina. Ciò risulta confermato anche da quanto è accaduto negli ultimi mesi. All’inciampo del covid19 i mercati hanno infatti reagito in maniera alquanto decisa e forte, ritornando in pochi mesi sui valori, e sulle quotazioni, che si registravano prima dell’inizio della terribile pandemia virale. Reazioni cosi decise si erano peraltro già registrate in occasione delle crisi del 2018 e del 2015. Queste reiterate prove di forza avrebbero dovuto convincere tutti, anche i più scettici, della resilienza dei mercati. Ma così non è stato, tant’è che ancor oggi si parla apertamente della presenza di una bolla, alimentata in primo luogo dalle politiche monetarie espansive delle banche Centrali. Una tesi, che dopo oltre 11 anni d’ininterrotti rialzi, risulta del tutto inconsistente ed infondata. Anzi, oserei definirla addirittura spudorata, priva cioè ormai di ogni senso di pudore e di vergogna. Com’è infatti possibile che una bolla si alimenti per oltre due lustri senza che sul mercato nessuno ne disveli l’esistenza ? Possibile che i milioni di operatori finanziari siano divenuti tutti ciechi e non vedono, e non si accorgono, della sua esistenza ? Domande queste ultime, razionali e logiche, che mi sono più volte posto, nel corso di quest’ultimo decennio, e che non hanno mai trovato una risposta. Non trovando risposta, ho man mano accresciuto la mia convinzione che le ragioni di questo ormai storico bull market dei mercati azionari risiedono in ben altre motivazioni e ragioni. La verità è che, in quest’ultimo decennio, il sistema di produzione capitalistico è alquanto cambiato, diventando molto più produttivo ed efficiente. La Cina, e l’Asia in generale, sono divenuti di fatto la fabbrica del Mondo. I costi di produzione ( materie prime, capitale e lavoro ) si sono compressi in maniera ed in misura inimmaginabili. Basti pensare che le sole materie prime costano oggi il 50 % in meno di quanto costavano 15 anni fa. Che il costo del capitale, ossia dei prestiti e dei finanziamenti, è oggi ai livelli più bassi dal secondo dopoguerra. Che le produzioni a più alta intensità di manodopera sono state nel frattempo quasi tutte spostate e delocalizzate in Cina ed in Asia, con indubbi vantaggi in termini di costo. A ciò si aggiunga il tumultuoso progresso tecnologico, tuttora in corso, che ha di fatto alquanto cambiato le nostre vite, e la nostra esistenza. Sono questi eventi, di natura epocale, che alimentano e stanno alla base dell’ininterrotto rialzo dei mercati azionari, e non i soli interventi di politica monetaria espansiva attuati dalle banche Centrali, come ingenuamente credono coloro che, a sproposito e senza vergogna, cianciano, ormai da anni, senza fondamento, di una bolla, che in realtà, non c’è e non ci è mai stata.Ciò detto, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, il più ampio scenario intermarket. Il dollar index continua nella sua fase di deprezzamento, nell’ultima ottava cede lo 0,54 % e retrocede a quota 96,65. Le commodities, invece, rimbalzano in termini reali di un ulteriore 0,98 %. Negli ultimi 2 mesi il rimbalzo è pari al 4,27%, e ciò lascia ben sperare su una celere ripresa, a livello globale, delle attività produttive. Il mercato obbligazionario, sembra invece del tutto anestetizzato da parte delle Banche Centrali. I rendimenti del bond decennale americano, arretrano infatti di 3 bps, e retrocedono a quota 0,64 %. I rendimenti dei bond a 2 anni lievitano, invece, di 1 bp, ed raggiungono quota 0,16 %. L’inclinazione della yield curve Usa resta pertanto positiva, pari a 48 bps, ma non lascia ancora presagire una rapida accelerazione della crescita economica. Il mercato azionario, come già accennato, si dimostra sempre solido. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500 questa settimana guadagna l’ 1,76 % e raggiunge quota 3.185,04 punti.Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : + 26.578

Large Traders :  – 11.758

Small Traders : – 14.820

Si conferma, quindi, seppur in entità più moderata, la configurazione rialzista del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 7.013 contratti. In particolare, le Mani Forti, ossia i Commercial Traders, continuano gradualmente a dismettere quote delle posizioni long accumulate negli scorsi mesi. In quest’ultima ottava cedono altri 5.721 contratti long, e riducono ulteriormente l’entità della loro posizione Net Long. Gli Small traders, invece, continuano a non fidarsi, cedono infatti altri 1.292 contratti long ed accrescono ulteriormente la loro inusuale posizione Net Short. I Large traders, infine, seppur con notevole ritardo, sembrano essersi finalmente risvegliati. Anche in quest’ultima ottava, acquistano infatti l’intero lotto dei 7.013 contratti long, e riducono ancora la loro ancora attuale posizione Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, non lasciano intravvedere, anche in prospettiva, alcun mutamento significativo nel trend rialzista di quest’ultimo decennio. E’ vero le Mani Forti stanno proseguendo nel loro disimpegno, ma in maniera graduale ed ordinata. La nota positiva è però data dal fatto che ad acquistare siano soprattutto i Fondi, ossia Large traders. E’ quindi possibile ipotizzare a breve una sorta di staffetta tra Commercial e Large in posizione long. Gli Small traders, invece, sembrano confermare la diffidenza proverbiale di questi ultimi anni. Un buon segno per i mercati. Non si è, infatti, mai vista una bolla, con gli Small traders in posizione Net short. Le bolle hanno, come segno distintivo l’irrazionale esuberanza dei piccoli investitori, dei quali al momento non c’è alcuna traccia. Altro elemento, quello della posizione degli Small traders sul mercato dei derivati azionari, che conferma l’infondatezza delle credenze di quanti dicono che siamo in presenza di una bolla. Una bolla che assomiglia alla mitologica araba fenice, tutti dicono che ci sia ma nessun riesce mai a vederla. Ma esiste per davvero ? O, è un’invenzione farlocca dei tanti ribassisti ?.Personalmente credo che non esiste e non è mai esistita, e quindi rimango moderatamente ottimista circa gli sviluppi futuri dei corsi azionari.

FLUSSI FINANZIARI e MERCATI: tutto merito di TINA?

Anche se risulta strano, quanto sto per raccontarvi rappresenta la realtà dei fatti. E come spesso si dice, spesso un’immagine vale più di mille parole e allora io mi affido (come spesso accade) ai grafici che in modo matematico, forse un po’ freddo ma inequivocabile, raccontano la realtà dei fatti.Qui trovate i flussi sugli ETF negli USA, sommati ai money flows sul risparmio gestito. Credo sia evidente che il mercato azionario non è da tempo in cima alle preferenze degli investitori. E questa tendenza è in essere da circa 18 mesi.

I flussi finanziari settimanali sono assolutamente in linea anche se meno netti.

E dove va il denaro? Mercato obbligazionario e monetario. Quest’ultimo ora vale circa $ 4,7 trilioni, livelli mai visti nemmeno ai tempi della crisi di Lehman Brothers.
Qui di seguito troverete i grafici che documentano quanto sopra descritto, tratti da Horan Capital.

Questo è quanto ci raccontano i flussi finanziari. E i flussi illustrano un quadro di scetticismo degli investitori. E ora vedremo se con le trimestrali cambia qualcosa. Certo che tutto suona strano, visto che i flussi sull’equity sono da tempo negativi. E allora chi si sta muovendo? Parliamo solo di derivati? Parliamo solo di speculazione? E’ vero che il fenomeno TINA sta influendo sul mercato. Ma quanto sta influendo sull’andamento del mercato? Ah, per chi non lo sapesse TINA è l’acronimo di There Is No Alternative (visti i rendimenti risibili dei bonds)E ancora: cosa succede se questo scetticismo degli investitori nei confronti dell’equity dovesse invertire? Ci ritroveremo con valanghe di denaro sul mercato azionario? Si perchè le stranezze si trovano in ogni dove.Ad esempio, il Nasdaq 100 (NDX), dal suo minimo del 2019 è quasi raddoppiato. Va bene che il Covid-19 ha accelerato il processo di informatizzazione, ma occorre anche dire che, nel frattempo, né l’economia né i profitti aziendali sono raddoppiati rispetto al 2019. Il Dow ha avuto il suo miglior trimestre dal 33 anni. L’S&P 500 dal 1998. E il NASDAQ dal 1999 con un +38,85%.E tutto questo avviene mentre l’economia va in tilt, con tutto quello che ne è conseguito e che vi ho riportato in queste settimane. Gli esperti mai si sarebbero aspettati tali performance (eccovi spiegato i risultati sul money flow prima illustrati), visti anche i dati macro catastrofici che oggi stanno parzialmente rientrando. Ma i mercati hanno avuto il loro andamento, aiutati da banche centrali e governi.La situazione si fa interessante e questo mercato, unico nella storia, non smetterà di certo di regalarci tante emozioni nel bene e nel male. Occhio a “guardarsi indietro”, nella storia non ci sono mai state le condizioni in cui ci troviamo.

BOLLA o NON BOLLA: questo è il problema

Ormai le dinamiche di mercato sono chiare a tutti, sulle pagine di questo blog ho cercato di spiegare come sapevo quanto sta accadendo e, allo stesso tempo, come giustificare un rally che per certi versi diventa anche difficile da giustificare visti i fondamentali.
Un atto di fiducia molto forte verso il futuro, altrimenti certe quotazioni non sarebbero giustificabili.La domanda più ricorrente che leggo in ogni dove è: ma è una bolla speculativa? E se è una bolla speculativa, fino a dove può spingersi? E come poter misurare un potenziale target di questo rally?
Domande a cui diventa difficile dare delle risposte certe.E’ una bolla? Sicuramente come ho detto prima, più che una bolla al momento è un violento “atto di fede” guidato dalla spinta monetaria e fiscale, oltre che dalla carenza di alternative al mondo obbligazionario, ormai a rendimenti ridicoli in ogni dove, con curve dei tassi controllate a livello politico (lo possiamo dire?) e premio al rischio sul mondo bond a livelli minimi.
Fino a dove può spingersi? Sicuramente sono gli eventi a dare delle importanti direzioni a questo trend. Il Covid-19, un eventuale ricaduta, l’arrivo di un vaccino o di una cura efficace, un’evoluzione della malattia, nuove misure di stimolo, una ripartenza della fiducia… insomma, sono molteplici le tematiche che possono influenzare questa tendenza. E di certo si farà il possibile per alimentare ancora a lungo questa bolla. Nella speranza che non arrivi un brusco risveglio dovuto agli utili aziendali.
E come misurare un target? Ovvio, impossibile fare dei target, però ho trovato un interessante metro di paragone.Prendiamo la bolla della liquidità, la bolla da asset, la bolla Covid-19 (insomma chiamatela come volete) e confrontiamola con la bolla internet, che invece era effettivamente una grande bolla che poi è scoppiata e da quello scoppio il mercato si è depurato e sono partiti i campioni dell’ultimo ventennio (Apple, Microsoft, Amazon, Google ecc.)

Come potete vedere, se si tratta di una bolla, confrontandola con la bolla internet, risulterebbe a “metà strada”, quindi con margini di crescita ancora ben maggiori di quanto possiamo immaginare. Quindi non sorprendiamoci più di nulla e seguiamo il mercato e non sfidiamolo, anche se i fondamentali lancerebbero volentieri il guanto di sfida.

But…don’t fight the FED

Wall Street incerta, tra annuncio Gilead su farmaco anti-COVID e balzo contagi in Usa

Wall Street incerta: all’inizio della giornata di contrattazioni prevale la cautela, con il Dow Jones che perde -60 punti circa (-0,23%), a 25.646 punti. Lo S&P 500 arretra dello 0,24% a 3.144, mentre il Nasdaq scende di mezzo punto percentuale, a 10.495 punti. Su base settimanale, gli indici hanno riportato un trend contrastato, con il Dow Jones in calo dello 0,5%, lo S&P 500 in rialzo invece dello 0,7% nello stesso arco temporale e il Nasdaq positivo per la sua terza settimana delle ultime quattro.Gilead ha comunicato oggi uno studio da cui emerge che il suo farmaco antivirale remdesivir ha ridotto il rischio di mortalità in pazienti malati di COVID-19 del 62% rispetto alle cure standard contro il coronavirus. I risultati, ha precisato Gilead, saranno presentati in occasione della Conferenza virtuale sul Covid “Virtual Covid-19 Conference”, in occasione della 23esima conferenza internazionale sull’AIDS, che si è aperta a San Francisco e Oakland, California domenica 5 luglio e che terminerà oggi, venerdì 10 luglio.In premercato, i futures sono saliti accogliendo positivamente la notizia. La paura per il balzo dei nuovi casi di COVID in Usa fa rimanere tuttavia gli investitori in uno stato di allerta.D’altronde l’OMS -Organizzazione mondiale della Sanità – WHO in inglese – ha avvertito che la diffusione del virus, che ha già infettato più di 12 milioni di persone a livello globale, sta ‘peggiorando’ nella maggior parte del mondo.Un’analisi della Cnbc ha rilevato inoltre, sulla base della media mobile degli ultimi sette giorni – che in 40 stati americani i casi di COVID-19 stanno aumentando, e che in 25 stati, soltanto nella giornata di mercoledì, il numero di pazienti ricoverati per infezione da coronavirus è salito del 5%, se non oltre.Deludenti le notizie che arrivano dal fronte macroeconomico, che hanno visto protagonista l’indice dei prezzi alla produzione degli Stati Uniti. Il dato ha segnato a giugno un ribasso dello 0,2%, facendo peggio del +0,4% atteso dal consensus.Il trend conferma il calo della domanda nel settore retail e in diversi altri comparti, a causa delle conseguenze economiche del coronavirus.

TEST TRIMESTRALI: il momento della verità

Restiamo coerenti con il nostro credo (anzi, con il mio credo visto, che mi riferisco alla mia persona) quindi con tutti i timori per una situazione non coerente con la realtà.
La situazione, la considero critica globalmente, forse un po’ meno nella criptica Cina dove purtroppo le notizie arrivano sempre un po’ filtrate dal regime.Siamo entrate nel terzo trimestre del 2020. Quello che sarà secondo me il trimestre della verità, dove avremo modo di toccare con mano gli effetti del lockdown sul tessuto economico industriale e delle imprese in genere.
È noto, i mercati hanno avuto una reazione a V molto beneaugurante ma anche particolarmente entusiastica sulle prospettive di ripresa post Covid-19. E molti indici si stanno riportando sui massimi.

Il tutto avviene con questa situazione a livello di fondamentali. Qui gli Utili attesi e il rapporto price earning a 12 mesi su aspettative abbastanza impegnative

Questo è quanto ci illustrano i mercati. E questo è quanto invece ci riporta la realtà, quella terra terra con cui dobbiamo confrontarci prima o poi.

(…) I conti societari del secondo trimestre risentiranno pesantemente degli effetti del lockdown. Le previsioni di Reuters per le società che fanno parte dell’indice Stoxx Europe 600 Indicano un calo del 53,9% degli utili. Escludendo settore energia la flessione è stimata intorno al 45,7 per cento. Il calo del fatturato è stimato al 17,2 per cento. Al netto del settore energia -12,2 per cento. (…)

Fate un confronto coi grafici precedenti e poi ragionate sulle incongruenze…

(…) I comparti più esposti all’andamento del ciclo economico saranno quelli più in sofferenza. Ad esempio i beni di consumo discrezionali (categoria in cui ricade l’industria dell’auto) per cui ci si attende una flessione degli utili stimata intorno al 125,2 per cento. Ma anche l’energia, che ha dovuto fare i conti con il crollo del prezzo del petrolio, è prevista in sofferenza. Il calo degli utili è previsto al 126,5 per cento. Pesante infine la previsione per gli industriali (-93,4%) e le materie prime (-66,4%). L’unico settore in crescita sarà, per evidenti ragioni, quello sanitario (+2,2%).
Le previsioni sono relativamente buone per tutti i comparti anticiclici come le utilities (-4,4%), le telecom (-8%) e la tecnologia (-17%). Le previsioni di consensus indicano un miglioramento della situazione nei trimestri a venire che tuttavia non potrà invertire una tendenza generale al ribasso. La previsione per il 2020 è di un calo del 33% degli utili per le società che fanno parte dell’indice Stoxx Europe 600. (…)

E se parliamo di Piazza Affari…

(…) Quest’anno si prevede che un quarto del listino archivi il bilancio in rosso. Solo per otto società del listino si prevede una crescita degli utili. Ci sono nomi come Diasorin (leader nella diagnostica) e Nexi (pagamenti digitali) tra le poche ad essere in qualche modo favorite dalla pandemia. Ma anche un colosso come Enel, prima società per capitalizzazione del listino. Le previsioni del consensus S&P Market Intelligence mettono in conto profitti più che raddoppiati rispetto all’anno scorso. Decisamente meno rosea la situazione dell’altra grossa controllata pubblica Eni. (…) [Source]

La domanda che dobbiamo porci è: una vota che tutti questi dati trimestrali saranno noti e soprattutto saranno confermati, quale sarà la reazione del mercato? A questl punto a fare la differenza saranno due fattori:

a) L’outlook delle aziende stesse
b) La reazione del sistema che vuole difendere il mercato ad ogni costo

A questo va ovviamente aggiunto il fattore medico che risulta tutt’ora imprevedibile

Ecco perché gli Stati Uniti ripartiranno più velocemente rispetto all’Europa”

Per Ethenea, i punti di forza degli Usa, da un lato, e i punti deboli dell’Ue, dall’altro, garantiranno una reazione più rapida allo shock per l’economia a stelle e strisce

Il lockdown ha causato una grave recessione economica in tutte le economie mondiali. In Europa, alcuni Paesi avevano già dovuto affrontare delle recessioni tecniche, ma negli Stati Uniti il coronavirus è arrivato ad interrompere una fase di espansione economica più lunga della storia. Per Ethenea, l’entità dell’attuale rallentamento della crescita è comunque paragonabile in entrambe le aree geografiche. Chi si riprenderà prima? Gli Stati Uniti.

I MOTIVI DELLA RIPRESA PIÙ VELOCE NEGLI USA

“Sono soprattutto i punti di forza degli Stati Uniti, da un lato, e i punti deboli dell’Ue, dall’altro, che ci portano a fare questa affermazione”, spiega Michael Blümke, portfolio manager del fondo Ethna-Aktiv. “Ma anche le rispettive valute e il diverso peso dei vari settori economici svolgono un ruolo importante”. Gli Stati Uniti hanno processi decisionali più semplici e diretti in materia di politica monetaria e fiscale, con un miglior coordinamento tra i centri del potere.

E QUELLI DI RALLENTAMENTO IN EUROPA

“In Europa, invece, abbiamo un’unione economica e monetaria, ma non politica, caratterizzata da cicli economici diversi e parzialmente asincroni, oltre che da fondamentali macroeconomici molto diversi”, continua la sua analisi Blümke. “Gli interessi diversi e in alcuni casi divergenti degli stati membri complicano sostanzialmente qualsiasi decisione”, con la difficoltà di mettere in campo tempestivamente azioni di politica monetaria e fiscale.

BILANCIO UE INSUFFICIENTE

Tra i motivi che spingono Ethenea a credere che il recupero sarà più veloce negli Usa rispetto all’Europa, c’è anche quello che riguarda l’attuale bilancio dell’Ue, “assolutamente insufficiente per far fronte alle sfide poste dalla crisi Covid-19”, aggiunge l’esperto di Ethenea. “Sebbene il pacchetto fiscale proposto per la zona euro rappresenti un primo passo verso un’unione fiscale e una maggiore solidarietà tra gli stati membri, resta da vedere se e quanto rapidamente tutto questo diventerà realtà”. Il dibattito acceso di questi giorni sull’approvazione del Recovery fund sottolinea proprio questa difficoltà. “Naturalmente non possiamo dimenticare, accanto alle misure paneuropee, i pacchetti di stimolo, relativamente ampi, che sono stati adottati dai singoli stati”, si precisa nell’analisi ma con il rischio di aumentare le divergenze tra i Paesi membri.

IL DOLLARO COME VALUTA DI RISERVA GLOBALE

Gli Usa hanno anche un ulteriore vantaggio, ossia lo stato del dollaro come valuta di riserva globale. “La ricerca internazionale di beni rifugio implica che gli Stati Uniti possono finanziare il proprio deficit più facilmente, senza dover accettare un alto rischio di svalutazione”, spiega Michael Blümke. “Ciò manterrà bassi i costi di finanziamento sia per il settore pubblico sia per quello privato”. L’euro è una valuta troppo forte per alcuni Paesi e troppo debole per altri.

IL PREDOMINIO TECNOLOGICO

A dare una grande spinta alla ripresa economica ci ha pensato anche il settore tecnologico. Il predominio degli Stati Uniti in questo settore ha giocato un ruolo importante durante la crisi, soprattutto per grandi colossi che ne hanno approfittato per beneficiare del nuovo contesto. “Gli Stati Uniti hanno un vantaggio strutturale che molto probabilmente permetterà loro di superare la crisi attuale più rapidamente di quanto farà l’Europa”, conclude Blümke. “Tuttavia, raccomandiamo cautela nel trarre conclusioni sugli sviluppi futuri dei corsi azionari partendo da queste considerazioni”.

Wall Street: Fed e Fmi non vedono bolle, ma attenti al forward P/E ratio dello S&P 500

Con la sessione odierna, partono ufficialmente il terzo trimestre e il secondo semestre dell’anno. Riguardo al secondo trimestre, non ci si può lamentare proprio di come è andata Wall Street. Il Dow Jones è balzato del 17,8% nel periodo aprile-giugno, anche se ha perso il 9,6% nel primo semestre. Lo S&P 500 ha fatto +20% nel secondo trimestre, scendendo del 4% da inizio anno, mentre il Nasdaq Composite è balzato rispettivamente del 30,6% e del 12,1%. Le performance del secondo trimestre sono di tutto rispetto se si considera noi crolli precedenti, scatenati dal panico del coronavirus che avevano affossato la borsa Usa a marzo, fino a farla capitolare ai minimi dell’anno. C’è tuttavia un campanello d’allarme, rappresentato da un parametro preciso: quello del rapporto forward price-to-earnings dello S&P 500 che, così come dimostra il grafico, è al record in ben 19 anni, ovvero dal febbraio del 2001.

Vale la pena ricordare che cosa si intende per questo ratio. Si tratta praticamente di un rapporto che utilizza gli utili che sono stati stimati dal consensus per il calcolo del ratio originario, che è il price-to-earnings. Investopedia spiega che, sebbene gli utili utilizzati in questa formula sono solo una stima, e dunque non sono affidabili come gli utili che effettivamente sono stati riportati o come gli utili che risultano dalle serie storiche, il rapporto dà comunque informazioni utili. Di norma, se il forward P/E ratio è più basso rispetto al P/E ratio attuale, vuol dire che gli analisti prevedono un aumento degli utili; se il forward P/E è invece più alto rispetto al P/E ratio attuale, vuol dire che gli analisti prevedono un calo negli utili.
Tornando al forward P/E ratio dello S&P, dai calcoli effettuati in data 30 giugno 2020 (ovvero ieri), emerge che l’indice azionario benchmark di Wall Street è scambiato a un valore pari a 21,6 volte le stime ponderate del consensus sugli utili futuri, in rialzo rispetto al forward P/E di fine 2019, che era pari a 18,3 volte. IL ratio è cresciuto nonostante lo S&P 500 sia negativo da inizio anno. Il motivo risiede nel fatto che gli analisti hanno tagliato i loro outlook sugli utili a tenendo in considerazione la devastazione economica provocata dall’esplosione della pandemia COVID-19.La paura sulla formazione di una bolla è dunque piuttosto alta, anche se sia la Fed che l’Fmi hanno escluso la formazione di bolle speculative sui mercati. In particolare, la scorsa settimana, James Bullard, presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis, ha detto chiaramente di non intravedere prove di una bolla di asset. Charles Evans, invece, presidente della Federal Reserve Bank of Chicago, ha detto che l’economia americana potrebbe aver bisogno di ulteriori stimoli, e che è possibile anche che i tassi di interesse Usa finiscano con l’essere abbassati fino a diventare negativi.Riguardo ai titoli che hanno performato in modo migliore, nel secondo trimestre, si mette in evidenza Apple, al podio con rialzi del 43,5% (+24,2% nella prima metà dell’anno); Dow, con un rialzo paria + 39,4% nel secondo trimestre (nel primo semestre calo -25,5%); Microsoft, +29% nel secondo trimestre, Goldman Sachs +27,8%, Boeing +22,9%.

Trimestre magico per le Borse, in UE il DAX surclassa il Ftse Mib. Nel 2° semestre meglio Wall Street o Ue?

Wall Street prova a chiudere con forza un trimestre che ha visto la Borsa Usa dettare legge e riemergere dal fossato che si era creato in seguito al crollo dettato dal panico da lockdown . Il Nasdaq è stata la stella incontrastata del trimestre e addirittura ha aggiornato i suoi massimi storici. In generale per le azioni statunitensi è il miglior trimestre dal 1998 con gli operatori  che si sono concentrati sulle prospettive di un veloce rimbalzo economico. L’S & P 500 ha avuto il miglior picco di 50 giorni negli ultimi nove decenni per poi rallentare e stabilizzarsi nel corso di giugno.
L’indice delle 500 maggiori società Usa – così come il Dow Jones – segna il miglior balzo trimestrale dal lontano 1998, rispettivamente con +19% e +17%. Performance migliore in assoluto è quella del Nasdaq Composite che viaggia a ridosso dei massimi storici in area 10 mila punti e con un balzo di quasi +30% negli ultimi tre mesi. In Europa la palma di miglior performer spetta al Dax con quasi +24%, mentre il Ftse Mib con +13,7% si consola battendo di poco il Cac 40 parigino che segna +12,15%.

Ytd le differenze sono ancora più marcate

Da inizio anno emerge un’egemonia ancora più marcata del Nasdaq con un eccezionale +10% rispetto al -5% dell’S&P 500 (che sarebbe -10% se si escludono i titoli hi-tech). In Europa Piazza Affari arranca a oltre -17% così come il Cac 40, mentre il DAX anche in questo caso limita i danni a -7,5%, facendo meglio anche del Dow Jones (-10,5%) e dell’S&P 500 ex Information Technology (-10%).
Il Nasdaq è stato positivo da inizio anno a metà anno, mentre il Dow Jones e lo S&P sono stati negativi nel primo semestre è avvenuto, stando a quanto emerge dai dati di Dow Jones Market Data, nel 1977, per la seconda volta dall’esistenza del Nasdaq, ‘nato’ nel 1971.
In generale, il Nasdaq ha riportato nei confronti del Dow Jones il divario record dal 1983, quando la differenza tra i due indici fu pari al 20,3%; anche lo spread di performance tra il Nasdaq e lo S&P 500 è il più alto dal 1983, quando il gap a favore del listino tecnologico fu pari al 17,6%.

Cosa attendersi nella seconda metà del 2020

Guardando al secondo semestre dell’anno rimane la grande incognita seconda ondata e quanto potrà condizionare in particolare gli Stati Uniti che vedono alcuni stati chiave per la dinamica del PIL quali Florida, Texas e California in piena emergenza Covid. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) vede il rischio Covid-19 ancora ben presente e lungi dall’essere finito. Il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha parlato in un briefing virtuale e ritiene forte il rischio che il virus sia presente in tutto il mondo, dicendo che “la maggior parte delle persone rimane suscettibile” e che “il virus ha ancora molto spazio per muoversi. La dura realtà è che questo non è nemmeno vicino alla fine e a livello globale la pandemia sta effettivamente accelerando”.
Tra gli analisti c’è chi consiglia di riorientarsi verso l’azionario Europa. Gli analisti di BlackRock nell’outlook di metà anno hanno infatti espresso un miglioramento della raccomandazione sulle Borse europee a “overweight”, sulla scia delle riapertura delle economie di cui il continente beneficerà.“La regione è esposta a un ribaltamento positivo nel quadro di riavvio dell’economia, con misure a sostegno della salute pubblica e misure politiche galvanizzanti sullo sfondo.” riferisce BlackRock.
BlackRock diu contro ha declassato l’azionario Usa a “neutral” citando i rischi di uno stimolo fiscale che si va riducendo e di un’epidemia prolungata, oltre che delle rinnovate tensioni con la Cina.

Ftse Mib chiude la prima metà dell’anno con seduta opaca

Oggi chiusura debole per Piazza Affari . Il Ftse Mib, reduce dal rally della vigilia, ha lasciato sul terreno lo 0,37% a 19.375 punti. Dal fronte macro buone indicazioni dalla fiducia dei consumatori Usa, schizzata in avanti più del previsto a giugno. A Piazza Affari tra i settori in affanno spiccano le banche con -2,46% per Banco BPM che ieri era stata la migliore con un sonante +6%. Male anche Unicredit a -0,86%.
Riflettori sul titolo Mediobanca che ha ceduto il 2,14% in area 6,39 euro, peggior performer di giornata sul Ftse Mib. Sulla stampa emerge una lettera inviata a Mediobanca da Bluebell Partners. La società di gestione londinese presieduta da Francesco Trapani (ex Bulgari) e che annovera due partner italiani Giuseppe Bivona e Marco Taricco sollecita la merchant bank di Piazzetta Cuccia a distribuire a tutti i soci un dividendo straordinario tramite azioni Generali, o che a tutti soci venga data la possibilità di comprare le azioni a un prezzo predefinito. Stando a quanto riportano Il Sole 24 Ore e Repubblica, la critica più incisiva contenuta nella lettera è quella che riguarda la partecipazione del 13% in Generali che assorbe troppo capitale (40% del Cet 1) e contribuisce in gran parte (39%) all’utile della banca.
Vendite anche su Telecom Italia che cede il 3,48% tornando sotto quota 0,35 euro. Open Fiber, stando alle ultime indiscrezioni stampa, avrebbe chiesto a Telecom Italia 1,5 miliardi di euro di danni per un supposto abuso di posizione dominante. La maggiore tlc italiana a sua volta starebbe preparando azioni legali contro il concorrente.
Tra i segni più spicca invece STM (+3,02%) in scia alle indicazioni arrivate da Micron Technology. La società americana leader nel settore delle memorie ha riportato risultati del terzo quarter (finito a maggio) con un fatturato pari a 5,4 mld di dollari (+14%) di poco superiore alle attese ($5,3 mld). La guidance di fatturato per quarto trimestre che chiuderà ad agosto è un range fra 5,75- 6,25 mld, con il mid-point a 6 mld (+23%) nettamente sopra le attese.
Lieve segno più anche per FCA (+1,31% a 8,944 euro).  Stando a quanto riporta il Giornale, la questione sollevata dall’antitrust europeo relativa alle quote di mercato nel segmento degli LCV potrebbe essere risolta vendendo una parte del business oggetto dell’indagine a CNH Industrial che ha una quota di mercato in Europa nettamente inferiore.

Sorpresa dagli Usa: a maggio creati 2,5 MILIONI di nuovi posti di lavoro, tasso disoccupazione scende al 13,3%

Dow Jones oggi continua l’ascesa, migliori del previsto i dati macro Usa

Rispetto al mese scorso, nel settore privato sono stati persi “solo” 2 milioni di posti di lavoro: dato incoraggiante, soprattutto a due giorni dai Non-farm payrolls. Wall Street torna a sfiorare i livelli pre-covid
Mentre l’Europa continua la sua corsa al rialzo, anche Wall Street apre tonica, trainata dal balzo in avanti di Boeing (+7,77%, a 165 dollari) e, più in generale, dall’ottimismo con cui i mercati guardano alla fine della crisi coronavirus.

Cosa dicono i dati macro in arrivo dagli Usa?

Crisi che, tuttavia, è ben lungi da una conclusione a breve. Se in Cina l’indice Pmi di maggio relativo al settore servizi oggi è riuscito a sfondare la soglia dei 50 punti (e si è confermato a 55, indicativo del fatto che l’economia cinese è tornata in espansione), il rialzo, seppur notevole, registrato stamattina dall’istituto Ihs Markit in Europa non è bastato per tornare a parlare di crescita (l’indice Pmi dell’Eurozona composito si è fermato a 31,9 punti).Negli Stati Uniti l’Institute of Supply Management ha calcolato con 45,4 punti le previsioni dei direttori agli acquisti nel settore non manifatturiero: meglio dell’Europa, peggio della Cina, ma abbastanza per superare le aspettative (ferme a 44 punti) e sempre più vicino alla soglia oltre la quale si può parlare di espansione economica (50 punti). D’altra parte, i numeri cambiano se a pubblicarli è l’istituto Ihs Markit, in base al quale il Pmi composito Usa si è assestato a 37 punti (rispetto ai 27 di aprile), mentre quello relativo ai servizi segna 37,5 (ad aprile era sceso a 26,7).A trainare al rialzo gli indici Usa hanno contribuito anche i dati sulla variazione dell’occupazione non agricola, le cui premesse sono in grado di dire molto anche sulle previsioni sulle buste paga dello stesso settore (in pubblicazione venerdì). L’indice mette in luce una perdita di posti di lavoro nel settore privato pari a 2,760 milioni di unità: il numero resta alto, ma di gran lunga inferiore rispetto alla contrazione prevista (9 milioni di unità) e a quella precedente, 19,56 milioni.

Come hanno reagito i mercati?

Tornano dunque a salire i principali indici statunitensi: l’S&P 500 guadagna l’1,16% e torna sopra la soglia dei 3 mila punti (dai minimi toccati a fine marzo, l’S&P ha recuperato oltre il 40%). Bene anche il Dow Jones, in rialzo dell’1,65% a 26.168,19 punti, mentre il Nasdaq viaggia in rialzo dello 0,59%. Nonostante i dati macro migliori del previsto, il dollaro resta per lo più debole e non riesce a recuperare nei confronti dell’euro – il cambio EUR/USD viaggia ancora a quota 1,1244.Nonostante gli economisti riconoscano che quelli delle ultime ore siano solo timidi segnali di ripresa e che, prima di tornare ai livelli pre-covid, sarà necessario attendere almeno la fine dell’anno, sembra che i mercati stiano convincendosi che la ripresa seguirà un andamento a V, ovvero particolarmente rapida.Non sono bastate le tensioni tra Usa e Cina a mantenerli cauti (tensioni che si sono fatte sempre più labili nel momento in cui il presidente Trump ha annunciato di non voler comunque toccare l’accordo commerciale di “Fase 1” siglato alla metà di gennaio) e neanche i gravi sommovimenti sociali scatenato dopo la morte di George Floyd, ucciso da un poliziotto a Minneapolis, che ha riportato a galla la mai sopita questione razziale.

STM: prima della classe sul Ftse Mib dopo guidance Micron

Parte bene la seduta di STMicroelectronics a Piazza Affari, dove il titolo aggancia la vetta grazie a un rialzo di oltre il 2% superando la soglia psicologica dei 24 euro. A sostenere l’azione del big italo-francese dei chip la guidance arrivata ieri dalla statunitense Micron Technology che ha registrato un fatturato superiore alle attese. In particolare, il gruppo americano leader nel settore delle memorie ha chiuso il terzo trimestre (concluso a maggio) con un giro d’affari di 5,4 miliardi di dollari (+14%) di poco superiore alle attese ferme a 5,3 miliardi.
“La crescita continua ad essere guidata dalla domanda per datacenter e gaming a cui si aggiunge un recupero del segmento smartphone”, sottolineano gli esperti di Equita che definiscono “la notizia positiva per il settore inclusa STM che genera circa un quarto dei ricavi nel segmento smartphone”. Su Stm il rating di Equita è confermato a hold, con un target price di 25 euro

Wall Street pronta a proseguire i rialzi supportata dalla Fed

I futures sugli indici statunitensi si muovono in territorio positivo, anticipando un avvio di seduta in rialzo per Wall Street, che proseguirebbe così i guadagni di inizio settimana. A circa dure ore dalla partenza il contratto sul Dow Jones sale dell’1,8%, quello sull’S&P500 avanza dell’1,3% e il future sul Nasdaq segna un +1,2%. A risollevare l’umore degli investitori, mettendo in secondo piano, almeno per il momento, gli sviluppi della pandemia, è stata la Fed. L’istituto centrale ha annunciato che partiranno gli acquisti di titoli corporate bond sul mercato secondario. Fino ad ora la Fed aveva acquistato solo ETF. Nel frattempo, notizie positive giungono anche dal governo americano che starebbe preparando un nuovo piano da 1.000 miliardi di dollari di investimenti per le infrastrutture, con l’obiettivo di rilanciare l’economia Usa.Prima della partenza di Wall Street, attenzione alle indicazioni in arrivo dal fronte macro. Alle 14.30 verranno diffuse le vendite al dettaglio e alle 15.15 la produzione industriale. Entrambi i dati sono previsti in deciso aumento a maggio. Si segnala anche l’audizione di Jerome Powell, governatore della Fed, in Senato per presentare il Monetary Policy Report.

Usa, Dudley: ‘nessun limite a crescita bilancio Fed’. L’ammissione: ‘creati episodi di azzardo morale’

“Non c’è nessun limite su quanto il bilancio della Federal Reserve potrebbe crescere”. E’ quanto ha detto William Dudley, ex presidente della Federal Reserve di New York. “Alcuni interventi della Fed – ha aggiunto l’economista – hanno creato tuttavia episodi di azzardo morale”.Non per niente proprio nelle ultime ore gli analisti di Brown Brothers Harriman (BBH) hanno intanto scritto in una nota che “il bilancio della Fed è balzato del 70% dalla fine di febbraio a oggi, rispetto al +18% della Bce e il +8% della Bank of Japan. In poche parole, la Fed è stata molto più aggressiva con il suo Quantitative easing rispetto alle altre controparti”.Proprio la crescita abnorme del bilancio della Fed avrebbe . messo sotto pressione, secondo gli analisti di BBH, il dollaro.“C’è un dibattito su cosa abbia affossato le quotazioni del dollaro – si legge nella nota – E’ il debito nazionale che sta lievitando? E’ il debole outlook per l’economia americana? E’ il rischio politico che deriva dalle forti tensioni sociali (scatenate dall’uccisione di George Floyd, l’afroamericano deceduto a Minneapolis per asfissia mentre veniva braccato dal poliziotto Derek Chauvin?)”.“Tutti questi fattori (e forse altri) hanno contribuito alle oscillazioni del dollaro – recita ancora la nota – Ma, visto che noi la pensiamo all’antica, crediamo che sia la politica monetaria il principale fattore che sta condizionando i movimenti sul forex”.Ed è vero che i tassi sono a zero in tutte le economie avanzate. Ma gli analisti hanno descritto con cifre piuttosto bene la differenza tra i bilanci della Bce, della Fed e della Bank of Japan.

Wall Street snobba caso Floyd, futures Dow Jones +200 punti. Indici ripartono da record da marzo

Futures Usa positivi, con quelli sul Dow Jones che balzano di quasi 200 punti.Ieri l’indice Dow Jones ha chiuso la sessione salendo di 267,63 punti (+1,05%), a 25.742,65, al valore di chiusura più alto dallo scorso 6 marzo. Lo S&P 500 ha messo a segno un rialzo dello 0,8% a 3.080,82, al record dallo scorso 4 marzo, mentre il Nasdaq Composite Index ha fatto +0,6%, al valore di chiusura massimo dal 20 febbraio scorso.I mercati ignorano l’ondata di proteste esplosa negli Stati Uniti a seguito dell’uccisione di George Floyd, l’afroamericano deceduto a Minneapolis per asfissia mentre veniva braccato dal poliziotto Derek Chauvin. Imposto il coprifuoco in diverse città americane, tra cui New York.L’ondata di proteste ha riportato alla mente di qualcuno le manifestazioni del ’68, paragone che è stato subito freddato dagli analisti di BTIG, che hanno fatto notare che nel 1968 l’economia americana versava in condizioni di salute decisamente migliori, con il Pil in crescita del 4,8%, a fronte del -5,8% atteso dal consensus per quest’anno, a causa dell’impatto della pandemia da coronavirus.

ALL IN: la grande scommessa sul futuro di utili ed economia

Visto che molto spesso abbiamo parlato della finanza passiva, e visto che ormai il suo peso specifico è diventato drammaticamente pesante, ritengo giusto tornare a parlarne proprio in concomitanza di un momento storico ben definito.
Infatti, malgrado tutto il Nasdaq Comp è tornato sui suoi massimi.La notizia per certi versi ha del clamoroso se andiamo a vedere molte criticità del momento. Possiamo passare sopra alle tensioni sull’omicidio di George Floyd, possiamo non considerare il rischio di trovare gli USA militarizzati dal Trump per ricreare ordine pubblico. Possiamo persino tralasciare le tensioni con la Cina, in primis perché ancora non ci sono fatti concreti e poi, ormai, sono notizie note e già digerite, quindi non così sorprendenti per il mercato.Ma resta la microeconomia e la macroeconomia.Tutto questo viene però ampiamente compensato dalla positività portata come è noto da politica fiscale e monetaria. E la cosa che genera euforia è che ormai si è capito dove si vuol andare a parare. A qualunque costo, costi quel che costi, ma si vuol proteggere il sistema ed evitare una super recessione. E quindi tutti si aspettano addirittura un atteggiamento ancora più spavaldo del sistema. Morale: aspettiamoci nuovi interventi di sostegno.E poco importa se arriva una recessione che sarà pesantissima (soprattutto per noi italiani).E chissenefrega se proprio il FMI riporta una previsione di PIL pari a -5,9% per gli Usa e un -7,1% per Unione europea.
Tanto per usare un metro di paragone, durante la crisi Lehman Brothers (crisi subprime) ci fu nel 2009 un calo del PIL pari a 2,5% e 4,5%.
Se il PIL collassa è matematico (a meno che sia cambiato proprio tutto e allora a quel punto vi chiedo scusa e mi eclisso per sempre) che anche gli utili aziendali subiranno un violento impatto.
Le stime sono abbastanza simili tra le varie agenzie. Mediamente si stima un -23% per i titoli dell’SP500 e un -27% per l’EuroStoxx50.
Detto questo, eccoci quindi a parlare di quanto visto ieri sera.
E credo sia già noto a tutti.

(…)Tech shares, along with cyclical stocks like industrials and financials, gave the biggest lift to all three major stock indexes.
The Nasdaq, the S&P 500 and the Dow have been approaching their all-time closing highs in recent weeks and are now about 2%, 9% and 13%, respectively, below record closing levels. The S&P 500 and the Nasdaq have closed in positive territory in six of the last seven sessions. “Technicals are pushing the market higher and the market’s not paying attention to the potential problems that the protests could have on local economies,” said Peter Cardillo, chief market economist at Spartan Capital Securities in New York. (…) [Source]

E il Nasdaq Comp ridendo e scherzano torna alle quotazioni pre Covid-19. Inutile raccontarvi che i multipli aziendali sono letteralmente decollati, ma in effetti questo fattore forse è il meno influente vista la criticità del momento. Il problema è la sostenibilità nel medio termine di tali dati, visto che Wall Street oggi viaggia a circa 24 volte gli utili attesi nei prossimi 12 mesi. Guardate questo grafico. Certo, anche i tassi non sono quelli di allora ma per la cronaca stiamo parlando di multipli visti solo nel periodo della bolla internet.

Ovvio, questo rally può solo avere una giustificazione. Una scommessa “ALL IN” su una ripartenza coi controfiocchi. E allora si guarda oltre (sto cercando di interpretare nel modo più realistico possibile, secondo il mio modo di vedere le cose, ovvio) e quindi non ci si concentra su quei numeri negativi, ma sulle speranze del futuro, che per forza devono pagare con gli interessi i numeri della recessione.
Parlo ostrogoto? Forse si. Intendo dire che il famoso -20/-25% degli utili per il 2020 deve per forza essere seguito da un +30/+35% altrimenti, il castello di carta crolla. Intanto però eccoci quindi a parlare del Nasdaq. Praticamente sui massimi, come se nulla fosse successo. Solo una cosa voglio ancora farvi notare.

QQQ

Qui vi riporto il “mitico “ QQQ, è l’ETF che rappresenta l’istituzione per replicare passivamente l’indice hi-tech. Avete ben noto il ruolo della finanza passiva. Ecco cosa mi incuriosisce però, i volumi. Tutto suona molto strano. Come suona strano per il breve periodo questo altro dato statistico, che ovviamente risulta fortemente condizionato dal contesto storico. Ma probabilmente questo stato di grazia, malgrado tutto, non può durare per sempre.

View mercati: poco spazio per ulteriore rialzo asset più rischiosi (analisti)

I passi avanti verso una risposta fiscale unificata nell’UE e le indicazioni confortanti circa i primi esiti dell’uscita dal lockdown (assenza di impennata di nuovi contagi) hanno dato un ulteriore impulso al rally dei mercati con il mese di maggio che ha visto ritorni positivi per tutte per principali Borse. Tuttavia, argomenta oggi Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments, i dati macro hanno appena iniziato a mostrare l’entità delle ricadute economiche; Generali Investments ha nuovamente rivisto al ribasso le previsioni per il PIL globale, a -4,8%, con una contrazione del 10% del PIL nell’area euro. “Rimaniamo preoccupati per i rischi di una seconda ondata di infezione in autunno. Nonostante le recenti notizie positive, un nuovo vaccino sembra tra almeno un anno di distanza”, asserisce Zanghieri che guarda con preoccupazione anche al deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina “poiché la pesante sferzata cinese verso Hong Kong si aggiunge al gioco delle colpe sulla responsabilità della pandemia, alle misure statunitensi contro Huawei e alla guerra commerciale ancora irrisolta”.L’esperto ritiene che ci sia ancora spazio per un’ulteriore rialzo degli asset più rischiosi, ma non enorme. “Rimaniamo quindi solo leggermente sovraesposti ai segmenti più rischiosi del nostro portafoglio (azioni e titoli high yiled). Al contrario, il credito di alta qualità continua a beneficiare del sostegno delle banche centrali, il che andrà a vantaggio anche del debito periferico dell’area euro. I bassi rendimenti core sono coerenti il mantenimento di una duration lunga”, conclude Zanghieri.

WAR: 2 GUERRA CIVILE AMERICANA?

Ieri alcuni amici mi hanno scritto suggerendo che in America sta per arrivare un nuovo cigno nero che farà crollare i mercati, una nuova guerra civile che non mancherà di mettere in crisi Donald Trump.C’è chi dice che quello che è successo pandemia e rivolte servono per spodestare Trump, altri invece sostengono che era l’unico sistema per essere rieletto, creare panico e terrore per continuare a governare, magari imponendo coprifuoco o leggi antiliberali.Non è così che funziona in un mondo dominato dall’econofisica, i mercati possono salire anche di fronte a una guerra civile o a 100 milioni di disoccupati, mercati che per oltre 80 % rispondono ad algoritmi e grafici non hanno nulla da spartire con la realtà.Come ben sapete a noi non interessa nulla di quello che accade in questi mercati a noi interessa solo che nonostante questo rimbalzo, beni rifugio come oro e Tbond siano ancora estremamente tonici e ricercati, il resto è come pettinare le bambole, lo lasciamo agli altri.La guerra di secessione americana, nota a tutti come guerra civile americana durò 4 anni circa, ebbe origine dalla richiesta del nord di favorire l’interdizioni della schiavitù in tutti i territori degli Stati Uniti, che, badate bene avevano il dollaro,  come nella precedente guerra di indipendenza, giusto per rispondere ai fessi che credono che una moneta unica possa impedire una guerra.Gli Stati Confederati del sud considerarono la richiesta di Lincoln come una violazione dei loro diritti costituzionali e da qui nacque la prima guerra civile USA.In questi giorni in America prosegue la fila davanti alle banche alimentari USA con oltre 40 milioni di americani sussidiati, oltre ai quasi 40 milioni di americani che da tempo beneficiano dei food stamps, buoni pasto. Inoltre esiste una buona fetta di anime fantasma, che da sempre sono sottoccupate o considerate occupate pur lavorando 1 ora al giorno. Non male per il sogno americano avere oggi UN TERZO della popolazione senza lavoro o reddito, per non parlare dell’indebitamento di quelli che ancora lavorano, ma è meglio fermarsi qui

“È come se l’America fosse stata maledetta: stiamo affrontando un cigno nero dopo l’altro, una serie di eventi imprevisti che però a guardarli bene non sono poi così sorprendenti. Qui la pandemia è ancora attiva, il collasso economico somiglia a quello drammatico degli anni Trenta, abbiamo 40 milioni di disoccupati. L’ultima cosa che serviva era una rivolta razziale”. Larry Sabato, 67 anni, è il politologo a capo del Center for Politics dell’Università della Virginia, autore di numerosi saggi e di una newsletter sempre ricca di informazioni, “Sabato’s Crystal Ball”.

L’America è in fiamme. Da dove viene tutta questa rabbia?
“La questione razziale ha radici profonde. Ma in questo momento la combinazione virus, economia, rivolta è sicuramente la peggiore possibile. Sta mettendo a nudo le contraddizioni della società americana tutte insieme. La connessione virus, rabbia nelle piazze può non essere evidente, ma a fare da collante c’è il disastro dell’economia. Fra coloro che protestano per una legittima causa, l’ennesimo afroamericano assassinato dalla polizia, ci sono sicuramente tanti disoccupati, gente che ha perso il lavoro in questi mesi e ha perso ogni prospettiva di futuro. L’America in fiamme è il simbolo di un’America smarrita”.

Strano davvero direbbe uno che passa di qui per sbaglio, con Wall Street sui massimi, liquidità ovunque nelle strade e nelle famiglie, nelle imprese, perché questa rabbia?Il motivo ve lo abbiamo raccontato in questi lunghi 13 anni, mentre qualche pennivendolo o economista venduto, magnificava il sogno americano, in realtà Wall Street e le banche centrali sono la più colossale truffa del sogno americano, un manipolo di psicopatici che fa a gara per chi è più avido, raccontando leggende metropolitane sul trickle down.I salari negli ultimi 10 anni son ostati anemici e come sempre gli americani si sono indebitati all’inverosimile per sostenere i consumi, ora tutti i nodi vengono al pettine, Trump o non Trump.Vedremo come andrà a finire, intanto loro, le banche centrali e il Governo americano a differenza di quello italiano hanno capito subito che era meglio stampare e inviare soldi sui conti degli americani, armati sino ai denti, senza alcuna richiesta.In Italia nel frattempo prosegue la farsa del recovery fund, in un altro Paese forse questo governo non esisterebbe più da un pezzo, cacciato da una folla inferocita, per le menzogne quotidiane su questa Europa di mafiosi e speculatori che forse qualcuno ha dimenticato, ora finge di aiutarci dopo aver bloccato ai confini generi sanitari di prima necessita a noi destinati, un’Europa che ora ci tratta come appestati, soprattutto i criminali politici austriaci che per primi sono responsabili della diffusione dell’epidemia, dai loro centri di divertimento alpini.Mi auguro che gli italiani siano meno fessi e più intelligenti e invece che andare a fare le vacanze sulla neve in questi Paesi sciacalli, si ricordino che il meglio lo possono trovare ovunque in Italia, dal Trentino Alto Adige alla Lombardia, al Piemonte, alla Valle d’Aosta sino al Friuli Venezia Giulia e che non serve andare in Grecia o in Croazia o in Spagna, per fare le vacanze, anche se magari si spende qualcosa in più.Nel frattempo gli olandesi continuano la loro becera propaganda da euroinomani, ma per fortuna almeno i portoghesi rispondono per le rime, perché se si aspettava una reazione dalla stampa italiana esterofila e mercenaria, campa cavallo…Giusto per ricordare ai fessi elettori del Partito Democratico e a quelli di Forza Italia chi sono gli olandesi che per fortuna ci impediscono di accedere a questa trappola che è il recovery fund, mentre i politici italiani dormono o fanno finta di nulla di fronte ai criminali paradisi fiscali europei.Perché parlavo di PD e Forza Italia?Ma sono gli unici fessi che vogliono a qualunque costo lo STIGMA del MES e del recovery fund, ecco perchè, quelli del PD, tutti pensionati, dipendenti statali o rentier!Italia popolo di fessi con la memoria corta, che da tempo immemorabile sostiene la criminale Germania, acquistando automobiline costruite sul dumping sociale ed economicoMa torniamo a noi e alle cose serie mentre negli ultimi giorni qualcuno inizia ad accorgersi di quello che abbiamo raccontato in questi mesi, dell’eccessiva drammatizzazione di questa pandemia.Questo qui sotto è solo un esempio delle idee chiare che hanno dimostrato in questi mesi i noti virologi di mia nonna…Comprendo la disperazione di chi sperava che la pandemia durasse il più tempo possibile, giusto per tenere gli italiani in stato di assedio o avere il tempo di produrre qualche vaccino o imporre quello influenzale, ma dovete farvene una ragione.Purtroppo però i danni inflitti al Paese sono permanenti come permanente è il virus che circola nei cervelli di molti, facendo danni irreversibili, dopo il famigerato FATE PRESTO del 2011 che ha distrutto il nostro Servizio sanitario nazionale, pensioni, welfare, salari e fatto perdere migliaia di posti di lavoro attraverso l’austerità……ora gli stessi con a capo ABI e Confindustria tornano all’attacco chiedendo di fare presto a sottoscrivere il MES…Confidustria poi è la stessa che seminava panico al referendum di Renzi con dati mai realizzatesi…… e ora torna all’attacco con scenari da incubo che neanche un dilettante potrebbe prospettare!Quello che è certo è che MES e RECOVERY FUND sono vere e proprie trappole come abbiamo visto e che per fortuna gli italiani in maggioranza sono più furbi che fessi su questo argomento!Ripeto fortunatamente, Olanda, Austria, Svezia e ora anche Ungheria ci stanno dando una mano a tenere lontani questi inutili strumenti che servono esclusivamente a Francia e Germania per riconvertire le loro obsolete industrie nella Green Economy!L’ITALIA è da sempre il più grande successo dell’euro, basta osservare quello che è accaduto qui sotto dal 2000 in poi!Torno a ripetere per l’ennesima volta che basta una banca centrale che faccia il suo lavoro, senza attendere indicazioni dalla Corte suprema di Karlsruhe, le regole per la finanza si fanno presto a cambiare, perché deve essere così difficile per l’Unione europea che deve mettere d’accordo 27 Stati?Banche fallite che dal 2009 in poi hanno cambiato ogni sorta di regola contabile per sopravvivere, grazie anche al supporto e alla connivenza delle banche centrali, stanno nuovamente ballando sull’orlo di un vulcano, la prossima esplosione riguarderà le banche europee, spagnole in primis, poi francesi e tedesche, senza dimenticare le nostre.Una nazionalizzazione dell’intero sistema finanziario europeo non è impensabile oggi…Se in America il pil del secondo trimestre sta per crollare di oltre il 50 % qualcuno in Europa e soprattutto in Italia si illude che non accadrà nulla, che non c’è fretta che possiamo continuare a discutere e avere sostegno il prossimo anno, o forse nel 2022 al massimo 2024.Sveglia Signori, FATE PRESTO usate la Banca centrale e in Italia fate nuove emissioni di titoli di Stato per sostenere famiglie e imprese, diversamente non sarà solo l’Italia a esplodere ma l’Europa intera, Francia e Germania comprese!

US RECESSION INDICATOR: pronti per la ripartenza?

Questo indicatore è stato creato per monitorare l’andamento del ciclo economico e “predire” l’arrivo della recessione e successivamente la ripartenza economica.
A prescindere dal Covid-19, avevamo presentato questo indicatore in tempi “non sospetti” prevedendo in modo evidente l’arrivo di una recessione nell’arco di qualche mese. E poi con il Coronavirus tutto è stato enfatizzato a livello dimensionale. Incuriosisce il fatto che ovviamente l’indicatore si è subito spostato verso il basso ed oggi è già addirittura in area “ripartenza” ancor prima che la recessione si sia manifestata in modo ufficiale (anche se ufficiosamente è chiarissima).
Adesso la domanda che ci si pone è se quindi, grazie anche al sostegno del sistema, ci siano già i presupposti e le basi per la ripartenza.
Interpretando il grafico, direi che è chiarissimo che è assolutamente prematuro parlare di ripartenza, in quanto l’indicatore lancia il segnale nel momento in cui “inverte” a rialzo. La situazione è quella di forte crollo e arrivo nell’area estrema. Ma nulla di più. Quindi al momento l’indicatore dice proprio il contrario. Altro che ripartenza. Stiamo per vedere il peggio.
Chiaro che mai questo indicatore è stato testato in un contesto di mercato simile a questo. Vedremo quindi se le magie della liquidità faranno il miracolo.

Wall Street cadrà di nuovo con crash utili che avrà la meglio su banche centrali, Citi e BofA diffidano dal ‘fake markets’ rally

E’ andata in archivio un’altra settimana di buona tenuta dei mercati con il Nasdaq ancora protagonista (+0,43% il close di ieri). L’indice tecnologico nelle ultime sedute si è riportato sui massimi a 3 mesi e i top storici di febbraio distano ormai meno di 5 punti percentuali (massimi già ritoccati al rialzo da big quali Apple, Facebook e Amazon).
La resilienza dei mercati è ancora più eloquente ala luce del newsflow negativo che le ha caratterizzate e la violentissima recessione in atto e il crollo degli utili societari che ne seguirà.

Crash utili non può essere ignorato

Uno report di Citigroup evidenzia come il mercato fa i conti con il crash degli earnings da una parte (che la banca USA proietta a -50%) e i programmi di acquisto delle banche centrali, che avvengono ad un ritmo triplo rispetto al picco del 2017. La conclusione di Citigroup è che recentemente hanno avuto la meglio le Banche Centrali, ma più avanti anche gli utili avranno il loro momento.


“E’ vero che il QE messo in piedi dalle banche centrali è, per ammontare e varietà di asset coinvolti, eccezionale – osserva Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr – . Ma anche il pool di assets sta crescendo a dismisura grazie agli enormi deficit dei paesi e all’ammontare di emissioni di credito delle aziende. In effetti è proprio l’enorme erogazione di stimolo fiscale a costituire un supporto per i mercati, nella misura in cui va a bilanciare almeno in parte il crollo di consumi e investimenti”. Detto questo, Sersale si sente di concordare con Citigroup che se l’ordine di grandezza del calo degli utili del 2020 sarà anche solo parente di quello indicato, i mercati verranno giù, stimolo o non stimolo. “E tutto ciò non tiene comunque conto dei rischi connessi con nuovi focolai, e second round effects non raggiungibili dallo stimolo”, aggiunge l’esperto.

E’ ancora rally da mercato Orso

Lo scenario di una ripresa a V appare al momento un miraggio. Sulla stessa lunghezza d’onda di Citi è anche Mike Hartnett, responsabile strategist per gli investimenti di Bank of America, che parla di “fake markets” a causa dei bazooka monetari varati dalle varie banche centrali. “I prezzi dei bond governativi e corporate sono ormai stabiliti dalle banche centrali…perchè si dovrebbe pensare che i prezzi delle azioni riflettano invece la realtà, in modo razionale?”, si è chiesto Hartnett.
Nelle ultime otto settimane, le banche centrali hanno lanciato programmi di acquisti di asset per un valore di $4 trilioni, effettuando per la precisione acquisti di asset finanziari per un valore di $2,4 miliardi all’ora, e che la capitalizzazione del mercato azionario globale è salita di $15 trilioni”.
Tuttavia, con 2.215 azioni su complessive 3.042 azioni globali che rimangono in una situazione di mercato orso, e che viaggiano dunque a un valore inferiore di oltre -20% rispetto ai loro massimi storici, Hartnett ha sottolineato che il rally recente di Wall Street debba essere considerato “nell’ambito del crash da $30 trilioni che ha caratterizzato i mesi di febbraio e marzo”.
Il forte recupero, ha spiegato ancora, è stato inoltre alimentato dai buy che si sono concentrati sui titoli dei titani che appartengono all’acronimo FAAMG (Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, Google), la cui capitalizzazione ora eccede quella dell’intero mercato azionario dell’area euro.
Hartnett ha ricordato che, in media, i rally di mercato orso del 1929, 1938 e 1974 sono stati caratterizzati da una ripresa del 61% degli indici dai rispettivi minimi testati, a seguito di una flessione, in media, del 49%.
In generale, Harnett definisce la strategia di Bank of America “tatticamente bullish” e “strutturalmente bearish” e accusa le banche centrali di aver creato un ‘azzardo immorale’ che costringerà gli investitori a continuare ad acquistare, le banche a prestare e le aziende zombie a emettere debito nel 2020.

Wall Street verso avvio in calo, tensioni a Hong Kong potrebbero alimentare scontro Usa-Cina

Si attende un avvio di seduta negativo per Wall Street, con i futures sugli indici statunitensi che si muovono sotto la parità. A poco meno di tre ore dalla partenza il contratto sul Dow Jones scivola dello 0,37%, quello sull’S&P500 cede lo 0,35% e il future sul Nasdaq segna un -0,56%. A pesare sui mercati sono le tensioni tra Usa e Cina, che hanno trovato un nuovo terreno fertile a Hong Kong. Il governo centrale cinese ha presentato un disegno di legge sulla sicurezza nazionale, che di fatto limita le proteste nell’ex colonia britannica, dopo gli scontri dell’anno scorso. Una mossa che è stata letta come la volontà di ottenere un maggior controllo sul territorio a statuto speciale. La decisione ha riacceso le proteste dei cittadini di Hong Kong, ma anche provocato il forte dissenso del governo statunitense. Si ricorda che lo scorso anno il Congresso Usa ha approvato una legge (Hong Kong Human Rights and Democracy Act) per difendere il territorio dall’interferenza cinese.Intanto, il colosso cinese Baidu starebbe considerando il delisting dal Nasdaq per quotarsi in un exchange più vicino al proprio mercato domestico (probabilmente Hong Kong). La motivazione ufficiale sembrerebbe essere quella di volere aumentare il valore delle proprie azioni con il cambio di listino, poiché al Nasdaq sarebbero ritenute fortemente sottovalutate. E’ tuttavia probabile che questa mossa sia la conseguenza del maggiore controllo al quale le società cinesi saranno sottoposte dopo il passaggio al Senato del decreto legge questa settimana.Discorso Usa-Cina a parte, gli operatori si muovono cauti anche in vista della festività del Memorial Day, in calendario lunedì 25 maggio (Wall Street rimarrà chiusa). Il lungo weekend potrebbe essere un test per l’emergenza coronavirus tra timori per nuovi contagi e allentamento delle misure di confinamento.

Wall Street peggiora, focus su nuovo boom sussidi disoccupazione. Tweet infuocati Trump anti-Cina non aiutano

Wall Street peggiora dopo un avvio di seduta positivo: il Dow Jones sale dello 0,10% a 24.601 punti, lo S&P 500 cede lo 0,07% a 2.969 punti circa, mentre il Nasdaq fa -0,09% a 9.367 punti.Focus sul dato relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione che, nella settimana terminata lo scorso 16 maggio, sono balzate di 2,2 milioni di unità. In totale, da quando è scattata l’emergenza della pandemia del coronavirus e dal lancio delle misure di lockdown a metà marzo, 35,5 milioni sono state le persone che hanno fatto richiesta di sussidi. A fronte di richieste di sussidi di 2,2 milioni, che sono state presentate ai singoli stati, almeno altri 2,2 milioni di americani hanno fatto richiesta per accadere al programma federale Usa Pandemic Unemployment Assistance program.Oltre ai timori sulle conseguenze economiche della pandemia, i mercati scontano le ultime dichiarazioni di Donald Trump, che su Twitter si è scagliato di nuovo contro la Cina, in particolare contro la “disinformazione e gli attacchi propagandistici portati avanti contro gli Usa e l’Europa”, che il presidente americano ha definito “una disgrazia”.Tra l’altro gli attacchi di Trump seguono il via libera, al Senato, di una proposta di legge contro il mondo corporate cinese.Se approvata, la proposta di legge potrebbe impedire a diverse società cinesi di quotarsi a Wall Street con operazioni di Ipo, o di raccogliere fondi presso gli investitori americani con emissioni e vendite di azioni, senza aderire ad alcuni principi standard che regolamentano il mercato Usa.Anche colossi del calibro di Baidu e Alibaba, già quotati a Wall Street, non verrebbero risparmiati dal rischio di incorrere in uno STOP a eventuali operazioni di vendite di azioni. Ancora, il delisting delle aziende cinesi verrebbe facilitato.

Azionario Asia misto dopo People’s Bank of China e fattore Moderna. Bene Tokyo con +0,79%

L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in rialzo dello 0,79% a 20.595,15 punti. Borse asiatiche miste, dopo la decisione della People’s Bank of China di lasciare invariati i tassi di finanziamento a 1 anno e a cinque anni, rispettivamente al 3,85% e 4,65%, in linea con le attese di trader e analisti.Entrambi i tassi erano stati tagliati lo scorso 20 aprile: il taglio era stato successivo a quello dei tassi di interesse a medio termine (MLF), che erano stati sforbiciati ancora prima di 20 punti base dal 3,15 al 2,95%, al minimo record.Sebbene oggi la People’s Bank of China abbia deciso di non intervenire, molti analisti ritengono che le misure di politica monetaria accomodante non abbiano fatto ancora il loro corso.Intervenuto alla trasmissione “Street Signs” della Cnbc, Mitul Kotecha, strategist senior per i mercati emergenti presso TD Securities, ha sottolineato che “è solo questione di tempo” prima che ci sia una nuova mossa da parte della banca centrale cinese.Ma la borsa di Shanghai non ha apprezzato evidentemente il nulla di fatto della People’s Bank of China, ed è in perdita dello 0,65%; tra gli altri indici, Hong Kong cede lo 0,11%, Sidney avanza dello 0,24%, Seoul fa +0,45%.Attenzione anche al fattore Moderna, che due giorni fa aveva tanto rinfocolato le speranze su un vaccino potenzialmente efficace contro il coronavirus. Il titolo ieri è crollato a Wall Street di oltre -10% dopo la pubblicazione di un articolo di STAT News, secondo cui la società biotech non sarebbe stata capace di convincere la comunità scientifica sulla validità degli esiti dei test effettuati sull’uomo con il suo vaccino anti-COVID-19.Notizie no dal fronte macro del Giappone, con il sondaggio Tankan di Reuters che ha messo in evidenza che l’indice che misura il sentiment delle aziende manifatturiere è crollato a maggio a -44 punti rispetto ai -30 di aprile, scivolando al minimo dal giugno del 2009.L’indice non manifatturiero ha sofferto un tonfo a -36 punti, dai -23 precedenti, al livello peggiore dal dicembre del 2009. In Australia, reso noto il dato sulle vendite al dettaglio che, nel mese di aprile, hanno segnato un tonfo del 17,9% su base mensile. Il crollo si spiega con lo stop alle attività commerciali ed economiche imposto dalle autorità, in risposta all’emergenza del coronavirus.

CREDITO e DERIVATI: rischio imminente di una nuova crisi subprime?

A 12 anni dal default di Lehman Brothers, tornano a fare paura i CDO nelle versioni più svariate (CLO, CIO, CFO, CBO) visto che probabilmente il rating di molti emittenti subiranno dei downgrade.

Nel weekend mi capita di leggere qualcosa di diverso, grazie anche alle segnalazioni di alcuni amici.
In realtà quanto vado a raccontarvi non mi giunge affatto come una novità. Già vi avevo detto nelle scorse settimane di alcune operazioni sospette all’interno del mondo del risparmio gestito. Già quando ci fu la grande crisi subprime con il conseguente default di Lehman Brothers, qui su IntermarketAndMore siamo stati tra i primi in assoluto a segnalare il grande bubbone dei mutui immobiliari cartolarizzati che stavano per saltare negli USA.
Chi già mi seguiva a quei tempi, lo può testimoniare serenamente.
C’è poi stato un film, che secondo me spiega bene cosa è accaduto e che vi consiglio CALDAMENTE per capire non solo la crisi di Lehman Brothers ma le dinamiche perverse dei mercati finanziari. Si intitola “La Grande Scommessa”.

Come mai torno sull’argomento? Perché in questi giorni stanno nuovamente uscendo fuori delle situazioni complicate in ambito del credito.
Il lockdown, conseguenza del Covid-19, ha comportato il blocco produttivo di mezzo mondo, con conseguenze più che importanti sul sistema economico.
Banche centrali e governi hanno fatto carte false per cercare di tamponare la crisi. Ma si sa, tutto questo difficilmente sarà sufficiente. Anche perché i veri effetti del COvid-19 si devono ancora vedere. Ok per gli indici PMI andati al tappeto ma adesso siamo alla Fase-2 ovvero alla riapertura, che sarà molto progressiva.Una sola è la GRANDE certezza. Non facciamo il macroscopico errore di pensare che tutto tornerà come prima. Ahimè molte aziende saranno in profonda difficoltà e dovranno chiudere. In linea di massima il merito creditizio degli emittenti è destinato per i prossimi mesi a peggiorare sensibilmente e quindi eccovi spiegato perché, a seguito di un rimbalzo iniziale, malgrado le promesse di acquisto di BCE, FED & Co, il rally si è inchiodato.Si, perché la storia insegna ma la fame di far soldi del mondo della finanza continua ad essere sempre più forte. E allora anche se i CDO dell’era Lehman Brothers hanno insegnato molto, pensavate forse che certi errori non li avremmo più fatti? Ma figuratevi. Per assurdo, il sistema è ancora più infarcito di derivati e di CDO. Anzi, proprio in questi giorni abbiamo avuto modo di vedere strani movimenti in ambito di CLO.

Che differenza c’è tra CDO e CLO?

La differenza la fa il sottostante. Innanzitutto i CLO sono un “di cui” della categoria CDO (Collateralized Debt Obligation).

1) Se il collaterale è composto da prestiti a leva di natura bancaria si parlerà di CLO (Collateralized Loan Obligation),
2) se il collaterale è formato da titoli obbligazioni corporate si parlerà invece di CBO (Collateralized Bond Obligation),
3) se il collaterale invece è formato da contratti di natura assicurativa o di riassicurazione si parlerà di CIO (Collateralized Insurance Obligation) e
4) se il collaterale è formato da quote di fondi di fondi hedge si parlerà di CFO (Collateralized Funds Obligation).

Quindi capite che ce n’è di nuovo per tutti i gusti e se ne inventano sempre delle nuove per speculare e fare denaro.
Domanda: secondo voi, con un forte peggioramento del settore del credito ed un allargamento degli spread, questi prodotti derivati come si staranno comportando?
Per certi versi sembra di vivere in area di “calma apparente” ma fate attenzione, le bombe arrivano quando meno te lo aspetti e soprattutto l’effetto contagio rischia di essere sempre veloce e repentino.
Per farvi capire la magia della pozione magica CLO, ho trovato sul web questa fantastica infografica.

Un portafoglio di titoli palesemente “junk” che vengono riverniciati e trasformati, grazie al nuovo vestito CLO, in “investment grade”. Ma se il sottostante poi collassa, arriva la frittata. Per gli investitori, i CLO e questi prodotti derivati sono apparentemente occasioni ghiotte perché figurano come IG e pagano cedole sostanziose ed apparentemente sicure. Ma l’apparenza viene messa a nudo quando arrivano le crisi che non ti aspetti. Come i cigni neri. Come il Covid-19.
Ed ecco che nell’effettivo qualcosa sta capitando.

(…) Ed ecco quindi che Steele Creek Investment Management, fondo specializzato con sede a Charlotte, in North Carolina, ha deciso di mettere in vendita l’intero pacchetto di prestiti parcheggiato nella sua warehouse per un controvalore di 177 milioni di dollari. Ma attenzione, perché un altro soggetto ne ha seguito le orme: la francese Axa Investment Managers. Da un lato, la mossa appare cautelativa e quasi prudenziale: le warehouses in cui parcheggiare i CLO sono infatti spesso finanziate in parte da capitali di investitori esterni, i quali quindi rischiano di incorrere nella cosiddetta first loss, ovvero perdita immediata in caso qualcosa andasse storto con quel debito. (…) [Source]

Sicuramente la necessità di diminuire la leva ed il rischio da parte di diversi investitori è diventata una necessità. Ma quanti prodotti finanziari hanno al loro interno CDO di diversa tipologia, impacchettati per benino con gli ignari investitori che potrebbero subirne le conseguenze?
Nel mio post di marzo sopra segnalato, già vi avevo parlato di altri interventi straordinari voluti da banche di grido per “sistemare” alcune situazioni scomode. La presa di posizione importante di FED e BCE sulle possibilità di acquistare fallen angels e Junk Bond, la dice lunga sui timori che aleggiano sul mercato (con le banche centrali quindi pronte ad agire in caso di necessità).

Non voglio fare terrorismo, ma solo cercare di essere pragmatico. Il peggioramento macroeconomico comporterà il peggioramento del credito aziendale con ovvie conseguenze sui rating e, a leva, sui relativi derivati.
La matematica, non è un’opinione, soprattutto nella finanza dei derivati. Quindi, magari, informatevi solo che il fondo di grido non sia costruito da un solido pacchetto di CDO che ha reso sempre bene ma che poi potrebbe rivelarsi MOLTO fragile.

Powell incerto su Pil Usa, Goldman Sachs no. ‘Fondo toccato, maggior fiducia in ripresa a V’

Mentre una platea piuttosto nutrita di strategist presenta gli scenari più apocalittici della storia per l’economia mondiale, una buona notizia arriva da Jan Hatzius, responsabile economista di Goldman Sachs, con la nota “the US economy now appears to be through the trough”.Tradotto: il peggio per l’economia americana sembrerebbe passato. Hiatzius correda la propria view con il segrente graficio, che mostra come alcuni nuovi dati stiano indicando che l’attività (economica) abbia iniziato a risollevarsi nelle ultime settimane, in corrispondenza dell’allentamento del lockdown da parte di alcune aree degli Stati Uniti”


Il capo economista di Goldman Sachs fa riferimento ad alcuni dati macro diffusi recentemente, come il Pil Usa del primo trimestre e il report occupazionale di aprile, rendano “più chiaro l’impatto che lo shock del virus ha avuto sull’economia americana e sul suo trend”


Il numero uno della Federal Reserve Jerome Powell guarderà un po’ con invidia alla sicurezza predittiva di Hatzius visto che, proprio ieri, tra le cose che è stato costretto ad ammettere c’è stata proprio “l’elevata incertezza sull’outlook dell’economia Usa”. Non solo: Powell ha invitato l’amministrazione Usa a fare di più sul fronte degli stimoli fiscali, pena l’arrivo di una recessione ancora più profonda. “Aumenta l’impressione che la ripresa dell’economia possa avvenire più lentamente di quanto vorremmo”, ha detto in una videoconferenza con l’istituto Peterson Institute for International Economics. Riguardo all’ipotesi dei tassi negativi, Powell ha inoltre così commentato: “So che questo strumento ha alcuni fan, ma per ora è qualcosa che non stiamo considerando“. Una dichiarazione che avrà fatto storcere il naso a Trump, visto che, in un briefing con la stampa alla Casa Bianca, ha detto ieri si credere fermamente “che i tassi dovrebbero essere negativi”, pubblicando anche un tweet per ribadire la propria convinzione.
Al di là dei contrasti ormai noti tra la Federal Reserve di Powell e il presidente Donald Trump, Goldman Sachs sembra aver ritrovato ottimismo sulla ripartenza dell’economia americana, e sulla base di alcuni dati che il suo stesso capo economista presenta in una tabella. Detto questo, non c’è niente a cui brindare, visto che Goldman Sachs, nella stessa nota in cui ha mostrato più fiducia nei fondamentali Usa, ha tagliato ulteriormente il proprio outlook sull’economia americana, dopo aver “rivisto le nostre stime sul Pil e sul mercato del lavoro”. Risultato: la banca prevede ora che il Pil Usa si sia contratto di quasi il 18% ad aprile (rispetto al -13,4% atteso in precedenza) e stima una ripresa a un ritmo anche più lento: “il tasso trimestrale annualizzato di crescita del Pil nei quattro trimestri del 2020 sarà pari a -8,2% nel primo trimestre (in lunea con le precedenti stime) -39% nel secondo trimestre (rispetto al -34% precedentemente atteso); per il terzo trimesgtre stimato un recupero del Pil del 29% (rispetto al +19% precedente) e per il quarto la stima è pari a +11%, rispetto al +12% precedente”. Su base anno su anno, Goldman prevede una contrazione del PIl pari a -12,6% nel secondo trimestre, un -7,3% nel terzo trimestre, e un -5,4% nel quarto trimestre. L’outlook per l’intero 2020 è di una flessione del Pil Usa del 6,5%. Ed è lo stesso colosso a puntualizzare che si tratta di stime “tutte lievemente inferiori alle precedenti”.
Detto questo, Goldman Sachs è più ottimista anche nella possibilità di una ripresa dell’economia a V. I motivi sono quattro:

“Primo: le autorità dovrebbero continuare ad allentare gli ordini di lockdown e il distanziamento sociale dovrebbe diminuire. Secondo: le imprese, gli individui e i funzionari governativi troveranno i modi di adattarsi (al nuovo contesto); al fine di minimizzare i costi economici del distanziamento sociale, riuscendo a tenere la diffusione del virus sotto controllo. Terzo: i miglioramenti dei trattamenti (anti-Covid) alla fine di quest’anno dovrebbero far diminuire la paura e aumentare la volontà di stare a contatto con gli altri; Quarto: i sempre più numerosi test seriologici dovrebbero permettere a chi è – sperando – immune di tornare alla normalità”:.
A proposito di Pil Usa, vale la pena ricordare quanto spiega Prometeia nell’articolo Andamento del Pil: attenzione al confronto Usa-Europa .
“Negli Usa il Bureau of Economic Analysis (BEA) costruisce la contabilità nazionale trimestrale con dati annualizzati: per il Pil, ogni trimestre riporta il livello della produzione realizzata nei tre mesi moltiplicata per quattro (annualizzata), come se l’economia mantenesse costante il livello di attività del trimestre in questione. Il valore annuo ricavabile dalla contabilità trimestrale quindi è calcolato come media dei trimestri. Nei documenti BEA relativi all’andamento trimestrale del Pil viene riportato il tasso di crescita trimestrale annualizzato (-4.8% nel Q1 2020), assimilabile a un tasso di crescita medio annuo se l’economia mantenesse per tutto l’anno la medesima velocità di crociera del trimestre”. Sulla base di questa precisazione “è evidente, quindi – scrive Prometeia – che il -4,8% del Pil Usa non è direttamente confrontabile con il -3,8% del Pil dell’area euro: il primo si riferisce a un ipotetico tasso di variazione annuo, il secondo a un incremento trimestre su trimestre. Non è quindi corretto desumere una caduta del Pil americano più profonda di quella del prodotto europeo”.

Come sarà la “fase 3” dei mercati finanziari

Inizia in molti Paesi europei, Italia inclusa, la cosiddetta “fase 2” della crisi, con l’allentamento del lockdown, e con i mercati che hanno già prezzato la ripresa. Le indicazioni di GAM per la navigazione verso la “fase 3”

Riaprono cantieri e imprese in Italia, e in Germania persino le scuole, segnando il primo passo verso la nuova normalità, che richiederà comunque ancora del tempo prima di assomigliare alla vita come era stata fino a gennaio, vale a dire quella pre-pandemia. La “riapertura parziale” in questo contesto è certamente un segnale positivo ma non bisogna farsi illusioni, perché ci vorranno mesi, e qualcuno ipotizza anni, per recuperare quanto perso nelle otto settimane di lockdown, e che si continuerà in parte a perdere anche nei prossimi mesi di “normalità ad assetto variabile”.

I MERCATI SI SONO PORTATI AVANTI E HANNO GIÀ COMPRATO BUONA PARTE DELLA RIPRESA FUTURA

Sono le cautele espresse in un commento a cura di Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR, che parte dalle stime di un calo del Pil globale 2020 compreso tra il 5% e il 12%, rispetto alle quali tuttavia i mercati si sono portati avanti e hanno già ‘comprato’ buona parte della ripresa, sposando lo scenario di un recupero veloce e senza grossi intoppi. Ma la condizione perché si avveri, avverte Mauri Brusa, è che le misure di contenimento funzionino a dovere e che la ripresa non subisca rallentamenti eccessivi o peggio un nuovo stop.

L’EUFORIA VISTA AD APRILE POTREBBE LASCIARE SPAZIO A UNA MAGGIORE CAUTELA

Per questo, secondo l’esperto di GAM SGR, è probabile che nelle prossime settimane l’euforia vista nel mese di aprile lasci spazio ad una maggiore cautela, già osservabile da qualche giorno. Per questo il consiglio agli investitori è di tornare ad analizzare i dati delle curve dei contagi in Europa, Germania e Francia in primis, mentre l’Italia resta certamente un osservato speciale, in quanto prima a mettere in atto le misure restrittive, ma anche colpita più duramente, quindi in questa fase di ripresa non è più nel ruolo di apripista.

SE TUTTO VA BENE, LA “FASE 3” POTRÀ ABBRACCIARE ANCHE I SETTORI PIÙ CICLICI

Se le rilevazioni di metà maggio daranno segnali confortanti in tutti i principali paesi dell’Unione, allora secondo Mauri Brusa la “fase 3” dei mercati finanziari potrà dare il via ad una ripresa più ampia, che abbraccerà anche i settori più ciclici, le piccole e medie capitalizzazioni e i segmenti più rischiosi del credito. Osservando infatti i dati cinesi, infatti, si vede che l’attività manifatturiera e la domanda di energia stanno tornando velocemente ai livelli precedenti al lockdown.

DI BUON AUSPICIO L’ESPERIENZA REGISTRATA IN CINA, COREA DEL SUD E TAIWAN

Sul fronte dei consumi invece il recupero è stato differenziato, con una flessione sui beni di prima necessità marginale e di breve durata, e decisamente più profonda sui beni voluttuari. L’esperto di GAM SGR osserva che molti settori, come viaggi e turismo, avranno tempi di recupero molto più lunghi e continueranno a essere penalizzati. La conclusione di Mauri Brusa è che se i dati dovessero segnalare una recrudescenza decisa dei contagi, o anche solo un passo indietro, la “fase 3” finirebbe con somigliare alla “fase 1”, ma l’esperienza di Cina, Corea del Sud e Taiwan è di buon auspicio.

Wall Street non si fermerà e nel 2021 sarà boom per le azioni, le previsioni d’oro di Jeremy Siegel

Nel giorno in cui i dati sul mercato del lavoro USA hanno evidenziato ad aprile la perdita di 20,5 milioni di posti di lavoro e il tasso di disoccupazione schizzare al 14,7% dal 3,5% di due mesi fa, Wall Street non si scoraggia chiudendo in netto rialzo (+1,69% lo S&P 500 a 2.929 punti). La chiusura di ieri ha visto addirittura il Nasdaq riportare in positivo di oltre l’1,5 il bilancio 2020, unito tra i grandi indici di Borsa, azzerando così con il rally dell’ultimo mese e mezzo la forte correzione che era susseguita allo scoppio dell’allerta pandemia Covid-19 sui mercati.

Minimi di marzo non saranno rivisti

Grande ottimismo sulle prospettive di Wall Street è quello professato ieri da Jeremy Siegel. Il professore di Finanza presso la Wharton School of Business dell’Università della Pennsylvania ritiene che il mercato abbia visto i suoi minimi a marzo. Secondo Siegel, il sostegno senza precedenti da parte della Federal Reserve e del governo degli Stati Uniti rende quasi impossibile per il mercato azionario torni ai suoi minimi di marzo. Un rischio c’è, avvisa Siegel, ossia quello che a ottobre ci sia un’enorme seconda ondata di contagi senza che si abbiamo terapie o vaccini disponibili, eventualità che comporterebbe un secondo lockdown totale.
Il professore di Wharton, intervistato dalla CNBC e che nel 2015 predisse il superamento dei 20mila punti del Dow Jones, si spinge oltre e prevede che i mercati azionari saliranno con vigore nel 2021 quando vengono scoperti trattamenti e vaccini per COVID-19. “Penso che il 2021 potrebbe essere un anno boom se viene sviluppato un trattamento o un vaccino per il coronavirus che riduce la paura instillata nelle persone dall’inizio della pandemia”.Siegel recentemente aveva invece detto che prevede che il mercato toro che da 40 anni caratterizza le obbligazioni sta per finire.

I numeri di Wall Street, rally di oltre il 30% dopo ‘All-in’ della Fed

Il Dow Jones Industrial Average è aumentato di circa il 30% rispetto ai minimi del 23 marzo, così come l’S&P 500 che aveva toccato un minimo a 2.237,40 e l’indice Nasdaq salito del 32,5% dal suo minimo. Wall Street ha iniziato la risalita dai minimi del 23 marzo in coincidenza con l’azione senza precedenti della FED che ha annunciato un QE senza limiti.

Stati Uniti: disoccupazione balzata al 14,7% ad aprile, massimo da Seconda Guerra Mondiale

Balzo della disoccupazione negli Stati Uniti. Ad aprile il tasso di disoccupazione si è attestato al 14,7% dal 4,4% di marzo. Si tratta dei livelli più alti dalla Seconda Guerra Mondiale. Il dato è comunque migliore delle attese degli analisti che avevano previsto un aumento al 16%.

Lavoro Usa: domani i dati di aprile, sotto la lente non-farm payrolls e disoccupazione

I dati sul mercato del lavoro americano per il mese di aprile saranno al centro dei riflettori. Il tasso di disoccupazione, il salario medio orario e le non farm payrolls saranno pubblicati dal dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti a partire dalle 14.30 ora italiana.Intanto oggi pomeriggio sono arrivate le consuete indicazioni settimanali sulle nuove richieste di sussidi alla disoccupazione per la settimana chiusa al 2 maggio. In particolare, si sono registrate 3,169 milioni di nuove richieste. Gli analisti avevano stimato un dato pari a 3 milioni rispetto alle richieste della settimana precedente che erano state di 3,846 milioni (dato rivisto da 3,839 milioni).”Le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono rallentate, ma non tanto quanto sperato”, scrive James Knightley, chief international economist di Ing, secondo il quale “man mano che l’economia ‘riaprirà’ in maniera più ampia, questo processo dovrebbe accelerare”. L’esperto sottolinea però che la “sofferenza economica derivante dalla disoccupazione di massa limiterà il processo di ripresa”.

BlackRock, Larry Fink vede nero: ‘tasse più alte, consumatori cauti e boom fallimenti’. Fed (e Trump) si preparino

Tasse più alte, una catena di bancarotte e fallimenti, aerei vuoti, consumatori cauti. Numero uno di BlackRock, l’asset manager più grande al mondo, Larry Fink non è affatto ottimista sul futuro dell’economia americana.  Nel corso di una conference call con i suoi clienti, Fink si è chiesto, di conseguenza, se la Fed non debba fare di più per sostenere i fondamentali Usa.
D’altronde un collasso dei prezzi degli asset, ha spiegato, si tradurrebbe in un irrigidimento esplosivo delle condizioni finanziarie, con ripercussioni immediate sull’economia reale. Secondo il dirigente, a quel punto andrebbe tutto giù.Larry Fink non è solo il ceo della società di risparmio gestito numero uno al mondo: è anche, si potrebbe dire, l’uomo che sussurra a Wall Street, e anche alla Casa Bianca, visto che BlackRock sta lavorando con l’amministrazione Trump e con la stessa Fed per aiutare le autorità a rispondere in modo efficiente alla crisi innescata dalla pandemia da coronavirus.Fink è inoltre consigliere personale di Donald Trump e del team presidenziale.Il suo attenti, ha fatto notare Bloomberg, non promette nulla di buono: “Il messaggio del leader dell’assset manager più grande al mondo contrasta in modo netto con i toni vivaci di un mercato azionario che è risalito dai minimi recenti“. E che probabilmente, come emerge anche dal Buffett Indicator , starebbe ora davvero esagerando in termini di ottimismo.Larry Fink teme inoltre che le tasse sulle aziende americane- che sono state abbassate con la famosa rivoluzione fiscale di Trump – potrebbero tornare a salire l’anno prossimo dal 21% a cui sono scese fino al 28-29%: Ad aumentare sarebbero anche le tasse sulle persone fisiche. Insomma, a suo avviso il peggio deve ancora arrivare. E il virus annienterebbe anche lo shock fiscale promosso dal presidente Usa.
Ma su cosa sta puntando BlackRock in questi tempi di coronavirus? A svelarlo, verso la metà di aprile, è stato Rick Rieder, responsabile del team globale di allocazione della società di asset management:
“Seguiremo la Fed e le altre banche centrali dei paesi avanzati, acquistando quello che stanno acquistando loro”.  Follow the Fed, dunque, con il colosso finanziario da $7 trilioni che starebbe di conseguenza vendendo volatilità sui tassi di interesse e acquistando bond caratterizzati da una lunga duration. Oltre a essere posizionato in modo significativo sul cash, in tempi di crisi economica.
Inoltre, a proposito di acquistare ciò che le banche centrali stanno acquistando – dunque non solo Follow the Fed, ma anche Follow the Bce – BlackRock ha annunciato settimane fa di star acquistando anche i BTP italiani.

Buffett Indicator a livelli record, segnale che mercati potrebbero fare di nuovo crash

Le azioni sono sopravvalutate e potrebbe verificarsi un crollo. A lanciare l’allarme è il misuratore di borsa preferito dal famoso investitore Warren Buffett e conosciuto come il Buffett Indicator. “È probabilmente la migliore singola misura di come sono le valutazioni di mercato in qualsiasi momento”, ha scritto Buffett in un articolo della rivista Fortune nel 2001.

Cos’è il Buffett Indicator

Si tratta di una misura del valore totale di tutte le azioni quotate in borsa in un paese, diviso per il prodotto interno lordo (PIL) di quel paese, in altre parole il rapporto tra capitalizzazione di mercato e PIL. Per calcolare il Buffett Indicator, uno dei preferiti dell’oracolo di Omaha, la capitalizzazione del mercato viene divisa per il valore del prodotto interno lordo, il tutto viene poi moltiplicato per 100. Il risultato è la capitalizzazione del mercato azionario espressa in percentuale del prodotto interno lordo.

Convenzionalmente si considera che se l’indice supera quota 100 vuol dire che il mercato è sopravvalutato, mentre se l’indice è vicino a 50, vuol dire che è sottovalutato. In un articolo apparso sulla rivista Fortune nel 2001, Buffett parlò dell’indice come la “migliore misura per capire dove si trovano le valutazioni in un dato momento” ricordando come l’Indicatore sia stato un segnale d’allarme molto forte quando ha raggiunto il picco prima che scoppiasse la bolla delle dot.com.
Il Buffett Indicator ha i suoi difetti come ad esempio il fatto che il PIL non tiene conto del reddito guadagnato all’estero e che le società quotate negli Stati Uniti non necessariamente contribuiscono all’economia statunitense. Tuttavia ha una forte capacità di prevedere flessioni dei mercati. Così ad esempio è salito al 118% prima che nel 2001 scoppiasse la bolla delle dot-com e al 100% prima della crisi finanziaria del 2008.
Recentemente il Buffett Indicator ha raggiunto il suo massimo storico al 151%, riflettendo così il rapido rimbalzo del mercato azionario statunitense a seguito del Coronavirus e del crollo del 4,8% del Pil nello scorso trimestre.

ECommerce: boom nel lockdown, nuovi consumatori triplicati da gennaio a marzo

In un solo mese, dall’inizio della crisi sanitaria, si è registrato un salto evolutivo verso il digitale di 10 anni: le abitudini di acquisto e i comportamenti dei consumatori italiani si sono spostati a favore dell’eCommerce. Dall’inizio del 2020 a oggi sono 2 milioni i nuovi consumatori online in Italia (in tutto 29 milioni), 1,3 milioni dei quali, secondo le stime di Netcomm, sono da attribuire all’impatto dell’emergenza sanitaria del Covid-19. Negli stessi mesi dello scorso anno (da gennaio e maggio 2019) si registravano 700.000 nuovi consumatori.Dal punto di vista delle vendite online, si è registrata una vera e propria impennata nei settori che fino a poche settimane fa erano considerati emergenti: a registrare l’incremento maggiore, da fine febbraio a metà aprile, è infatti il pet care (+154%); seguito da cibi freschi e confezionati (+130%); prodotti per la cura della casa (+126%) e della persona (+93).A cambiare in tempi record sono state soprattutto le modalità di spedizione e di consegna. Il Click&Collect, ovvero la possibilità di ordinare online un prodotto e di ritirarlo in negozio da parte del cliente, ha registrato una crescita del +349% e ci aspettiamo che nei prossimi mesi diventerà un’abitudine sempre più consolidata, poiché consente flessibilità, adattamento alle esigenze di mobilità e, soprattutto, distanziamento sociale”, commenta Roberto Liscia, presidente di Netcomm.

Wall Street verso avvio in rialzo, prevale l’ottimismo sui segnali di ripartenza

Wall Street dovrebbe avviare gli scambi di oggi in territorio positivo, proseguendo i guadagni di inizio ottava. A poco più di un’ora dalla partenza i futures sugli indici statunitensi si muovono sopra la parità: il contratto sul Dow Jones e quello sull’S&P500 salgono di circa 1 punto percentuale, mentre il future sul Nasdaq segna un +1,4%. A rasserenare gli umori è la notizia della riapertura parziale dell’attività economica in California, lo stato più popoloso, questo venerdì e del numero di nuovi contagi negli Usa al minimo da marzo. Il clima più positivo è favorito anche dal recupero delle quotazioni petrolifere, innescato dalle aspettative che il momento peggiore dell’eccesso di surplus sia passato. Dal fronte macro si attende l’aggiornamento sulla bilancia commerciale a marzo, ma ancora più importante sarà l’indice Pmi manifatturiero e servizi e l’Ism non manifatturiero relativi ad aprile.

Don’t fight the FED: VIX vs MOVE Index

L’indice di volatilità del mercato azionario USA che ha visto prima un’impennata clamorosa, sfiorando quota 90, per poi collassare (assieme alla ripresa di Wall Street) fino all’area 30. Ma qualcuno ha preso in considerazione l’andamento del MOVE index?

Ma innanzitutto… Cosa è il MOVE Index? E’ l’indice della volatilità del mercato obbligazionario. Ad essere corretti, bisogna aggiungere che è l’indice di volatilità del mercato governativo USA anche se spesso non viene considerato così nello specifico. Leggete cosa si scriveva dopo la vicenda Lehman Bros.

(…) In a recent note, Harley Bassman of Bank of America/Merrill Lynch referred to the many positives, but was quick to note the “canary in the coalmine” – the MOVE index. As Mr. Bassman described, the MOVE index is the bond market’s equivalent of the VIX. He refers to it as the “best gamma volatility index”. Bassman says the recent collapse in the index is “worrisome”. The index has fallen 80% from its post-Lehman highs. Bassman notes the tendency for the index to trade between 80 and 120 with 80 representing extreme complacency and 120 representing extreme fear. Moves to extremes, however, are fairly rare. As can be seen, moves below 80 preceded the 91 recession, the Nasdaq Bubble and the recent credit crisis. (…) [Source] 

L’interpretazione corretta resta invece la seguente:

(…)The MOVE Index is a well-recognized measure of U.S. interest rate volatility that tracks the movement in U.S. Treasury yield volatility implied by current prices of one-month over-the-counter options on 2-year, 5-year, 10-year and 30-year Treasuries. (…) [Source] 

Lasciando da parte la didattica, qualcuno sa come si è comportato il MOVE Index in queste ultime settimane?

VIX e MOVE Index a confronto

Ci stiamo rapidamente avvicinando ai minimi assoluti. E in questo grafico si vede e si comprende totalmente l’importanza delle banche centrali anche solo in ottica di forward guidance. Inutile sfidare FED, BCE e affini, ci sono e ci saranno sul mercato obbligazionario dei compratori troppo forti che non bisogna sfidare (ricordate il famoso detto “Don’t fight the FED”?). Un monito per tutti che non possiamo non tenere in considerazione

Buffett paga scotto Covid e ammette un suo grande errore. Ad aprile lo squalo di Wall Street lancia segnale di ritirata

Peggior trimestre di sempre per Berkshire Hathaway. Il conglomerato di Warren Buffett ha riportato perdite per quasi 50 miliardi di dollari nel primo trimestre dell’anno pagando a caro prezzo il crollo dei mercati nella seconda metà del trimestre. Buffett nel corso del’assemblea dei soci di Berkshire ha fatto intendere che mantiene l’ottimismo sull’economia USA nel suo complesso (“supereremo anche il coronavirus, niente può fermare l’America”), nel concreto ha tirato i remi in barca in Borsa nel corso del mese di aprile, quando i mercati hanno ripreso vigore con decisione, segnando il miglior mese dal 1987.

L’oracolo di Omaha sta alla finestra e vendite quote in compagnie aeree

Perdita record nel trimestre e liquidità aumenta

I dati del primo trimestre del gruppo di Buffett non sono state all’altezza delle stime di consensus degli analisti. I ricavi sono stati di $ 61,3 miliardi contro la stima di $ 63 miliardi e soprattutto la perdita di $ 49,7 miliardi è andata ben oltre rispetto alla stima di $ 6,33 miliardi.
Alla fine di marzo il conglomerato aveva investito $ 113 miliardi in titoli azionari (detiene quote in colossi quali Apple, Amazon e Coca-Cola), con un leggero aumento rispetto ai $ 110 miliardi di fine dicembre.
La pila di liquidità di Berkshire è cresciuta da $ 128 miliardi il 31 dicembre 2019 a $ 137 miliardi alla fine di marzo, nonostante $ 1,8 miliardi di acquisti netti di azioni e $ 1,7 miliardi di riacquisto di azioni nel periodo.
Charlie Munger, vicepresidente di Berkshire Hathaway, in una recente intervista al Wall Street Journal ha riferito che Buffett è “abbastanza conservatore” con i suoi investimenti nel mercato attuale.

Investitori più ricchi del pianeta aspettano nuovo crollo delle Borse prima di comprare

La maggior parte degli investitori più ricchi del mondo sta aspettando che le azioni scendano ulteriormente prima di acquistare di nuovo, a causa delle preoccupazioni sull’impatto della pandemia sull’economia globale. E’ quanto emerge da un sondaggio di UBS Global Wealth Management. Tra gli investitori e gli imprenditori intervistati con almeno 1 milione di dollari in attività investibili o in entrate annue, il 61% desidera che le azioni scendano da un altro 5% al ​​20% prima dell’acquisto, mentre il 23% afferma che è già un buon momento per acquistare. Circa il 16% afferma che ora non è il momento di fare il pieno di azioni in quanto è un mercato ribassista.
I cosiddetti paperoni risultano quindi cauti sulle attività a rischio poiché il 60% afferma che è altamente probabile che si verifichi una recessione globale nei prossimi 12 mesi, secondo il sondaggio di aprile di UBS. Tuttavia, rimangono in gran parte positivi sulle prospettive a lungo termine.Dalla ricerca trimestrale globale di Ubs, condotta su un campione di 4.108 investitori e imprenditori facoltosi in 14 mercati nel mese di aprile, emerge che circa metà degli intervistatati non intende stravolgere i propri portafogli azionari ma mantenerli a livelli invariati nei prossimi sei mesi, mentre c’è una percentuale pari al 37% che prevede di incrementare l’esposizione. Circa il 23% ritiene che questo sia un momento favorevole per acquistare azioni, a fronte di un 61% che ravvisa opportunità di acquisto in caso di un’ulteriore contrazione dei mercati azionari del 5-20%.In generale, anche tra gli imprenditori aleggia un certo ottimismo sulle prospettive a più lungo termine, mostrando il persistente desiderio di investire nelle proprie società. Il 61% esprime fiducia verso la propria azienda, in diminuzione dal 73% della ricerca precedente. Il 27% prevede di aumentare le assunzioni, contro il 17% che vorrebbe ridimensionare. Il divario tra chi pianifica di assumere o di ridimensionare è apparso più ampio in America Latina (+22 punti percentuali) e più contenuto in Svizzera (+2 punti percentuali). Tanto gli investitori quanto gli imprenditori hanno menzionato il Covid-19 al centro delle loro preoccupazioni, rispettivamente con il 57% e il 60% degli intervistati.

Investitori facoltosi USA più cauti nel breve

Dall’indagine condotta da Ubs emerge che solo il 35% degli investitori statunitensi ha una visione rialzista sulle azioni a stelle e strisce per i prossimi sei mesi, in calo dal 64% di tre mesi fa. Gli investitori a stelle e strisce sono, tuttavia, i più propensi a ravvisare opportunità di acquisto in questa fase (33%). Con una percentuale pari al 40% è convinto che l’impatto peggiore del Covid-19 sarà esaurito entro fine giugno, mentre il 28% guarda piuttosto a fine settembre. Per quanto riguarda gli investitori europei il 46% è fiducioso nei confronti delle azioni del Vecchio Continente, in calo dal 57%, mentre il 43% prevede di aumentare la propria esposizione (più di qualsiasi altra regione). Il 41% è convinto che il peggio delle conseguenze del Covid-19 sarà finito entro fine giugno, la seconda percentuale più alta a livello mondiale.
Discorso a parte nel breve termine, con la percentuale di investitori fiduciosi che è diminuita maggiormente negli Stati Uniti, dal 68% al 30%, mentre in Europa (Svizzera esclusa) è emersa una contrazione meno marcata, dal 58% al 50%. In Asia è scesa dal 71% al 55%, in America Latina dal 60% al 49%, mentre in Svizzera dal 47% al 28%. “Il 96% degli investitori a livello mondiale afferma che il Covid-19 ha influito sul loro stile di vita. Più della metà sta mettendo in pratica il distanziamento sociale, evitando assembramenti e spostamenti”, ha dichiarato Paula Polito, vicepresidente di divisione, Ubs Global Wealth Management, aggiungendo, tuttavia, che “le opinioni sui tempi di superamento del culmine della crisi divergono: un terzo parla di giugno, un terzo dell’autunno e un terzo della fine dell’anno o anche oltre”.

Quasi 4 milioni di disoccupati in Usa nell’ultima settimana a causa del coronavirus, ma il peggio potrebbe essere passato

Continuano ad aumentare i disoccupati negli Stati Uniti, ma a un tasso sempre più lento. Indici in rosso dopo cattivi dati sulla spesa per i consumi (-7,5%) e i redditi personali, -2%

Per la sesta settimana di fila, il numero delle persone che per la prima volta fa richiesta per un sussidio di disoccupazione si conferma superiore rispetto alle aspettative. Oggi il numero pubblicato dal Labor Department ammonta a 3,84 milioni di persone che hanno inoltrato domanda di sussidio durante la settimana dal 20 al 24 aprile, a fronte di aspettative calcolate dal Dow Jones a 3,5 milioni.

Verso un calo della curva?

Il dato, per quanto superiore a qualsiasi altro record registrato durante le precedenti crisi economiche (peggio anche della crisi finanziaria del 2008), rappresenta in ogni caso un calo rispetto ai numeri, ben più alti, registrati nelle scorse settimane. Rispetto alla settimana scorsa, il Dipartimento ha infatti registrato un calo di 603 mila unità – dopo che il dato della settimana scorsa è stato visto al rialzo di 15 mila unità, portando il titola a 4,4 milioni.Significa che i cittadini statunitensi ad aver perso il lavoro sono sempre meno, dopo lo stop forzato delle attività non necessarie nel tentativo di contenere la pandemia di coronavirus. Il numero registrato oggi è infatti il più basso dal 21 marzo.Eppure, il totale dei cittadini che hanno perso il lavoro dall’inizio delle restrizioni sociali ammonta a oltre 30 milioni, con un picco di 6,87 milioni nella settimana che si è conclusa il 28 marzo. La media delle ultime quattro settimane, indice più attendibile in questo caso rispetto ai dati settimanali, si è spostata a 13,3 milioni di richieste in più, un aumento rispetto al valore precedente di 3,7 milioni.Tra le aree più interessate dall’aumento della disoccupazione c’è lo stato di Washington, con un rialzo del 75% rispetto alla scorsa settimana (62.282 unità), mente la California ha osservato un declino di circa 200 mila unità e la Pennsylvania di oltre 63 mila unità.In pochi mesi, il tasso di disoccupazione negli Usa è passato dal 3,5% (il più basso degli ultimi 50 anni) al 4,4% – e minaccia di schizzare fino a oltre il 10%, secondo quanto annunciato ieri dal presidente della Federal Reserve, Jerome Powell.

Quali conseguenze per l’economia Usa?

Il dato di oggi sulla disoccupazione si aggiunge alle cattive notizie in arrivo dal Commerce Departmente riguardo alle spese per i consumi, scese a marzo del 7,5% (a dispetto di previsioni che volvano un calo del 5%), il calo più pesante dal gennaio 1987, quando il Dipartimento del Commercio segnò un ribasso del 2,1%. Ma nello stesso periodo sono scesi anche i redditi personali, che hanno subito un calo del 2,0%.Ieri inoltre il Pil del primo trimestre 2020 statunitense ha subito un crollo del 4,8%, scendendo sotto lo zero per la prima volta dal 2014 – quando in ogni caso la contrazione si era limitata all’1,1%.

Come hanno reagito gli indici di Wall Street?

L’aumento oltre le aspettative delle richieste di sussidi di disoccupazione, reso noto poco prima dell’apertura di Wall Street, ha provocato un calo degli azionari statunitensi: il Dow Jones ha aperto in ribasso dell’1,40%, l’S&P 500 dell’1,09% e il Nasdaq ha registrato un calo dello 0,47%.Sui dati negativi di oggi pesa anche la conferenza stampa di ieri sera della Federal Reserve, in cui l’istituto centrale Usa non ha fatto menzione di nuove misure a sostegno dell’economia nella crisi coronavirus e ha lasciato invariati i tassi di interesse.

PIL Usa crolla a -4,8% nel 1° trimestre, peggio delle attese

Tonfo del 4,8% annualizzato del Pil statunitense nei primi tre mesi del 2020. Il dato è inferiore alle attese che erano per un calo del 4% annualizzato. Si tratta della prima lettura flash.

La Fed carica i mercati, la Bce di Lagarde li deprime

Al capo della Fed Jay Powell sono servite molte meno parole per galvanizzare Wall Street ieri sera promettendo che farà di tutto per far ripartire l’economia, mentre la capa della Bce ne ha utilizzate molte di più per dire che non farà praticamente niente di più di quello che sta già facendo. I tassi della banca centrale restano infatti fermi nonostante fossero usciti subito prima della conferenza stampa di Lagarde i numeri del Pil dell’Eurozona peggiori di sempre, mentre sul fronte dello stimolo il nuovo PE-ltro, che sta per Pandemic Emergency long term refinincing operations è più un esercizio semantico che una vera novità.

L’ORIZZONTE TEMPORALE DEGLI INTERVENTI RIMANE LIMITATO AL SUPERAMENTO DEL CONTAGIO

Intanto l’orizzonte temporale degli interventi straordinari della Bce resta limitato al superamento dell’emergenza virus, vale a dire qualche mese, e oltretutto con flessibilità, mentre Lagarde ha parlato poco se non affatto di come intende aiutare la ripresa economica dopo che sarà superato il blocco delle attività auto-inflitto per contrastare la diffusione della pandemia.

IN EUROPA LA POLITICA MONETARIA NON È ACCOMPAGNATA DA FORTI MISURE FISCALI

Una debolezza di ispirazione che contrasta stridentemente con il quadro tracciato dalla stessa Lagarde sugli scenari economici dell’Eurozona, sintetizzato dalla previsione di un Pil dell’area che quest’anno può scendere tra il 5 e il 12% quest’anno, con un impatto ancora più severo nel secondo trimestre. Il problema rappresentato dal fatto che in Europa la politica monetaria non è accompagnata da forti misure fiscali, come in America, è stato commentato da Lagarde con l’auspicio di politiche comuni e coordinate per sostenere la ripresa.

SE CI SOLO ALTRE ARMI A DISPOSIZIONE PERCHÉ NON USARLE, VISTA LA GRAVITÀ DELLA SITUAZIONE?

È vero che Lagarde ha fatto riferimento a ulteriori armi a disposizione, ma non si capisce perché non le ha tirate fuori, vista la gravità della situazione. I mercati certamente non hanno apprezzato, prima della conferenza stampa avevano preso in Europa direzione Sud e a conferenza stampa finita hanno accentuato il calo, sia a Milano che a Francoforte. Oltretutto da Lagarde non è arrivata nessuna indicazione sul finanziamento in deficit delle eventuali misure fiscali da parte dell’Europa e dei suoi governi, mentre ieri Powell aveva archiviato l’argomento affermando che in questo momento la crescita della spesa pubblica è l’ultima delle sue preoccupazioni.

CONFERMATO CHE GLI ACQUISTI NON DISCRIMINERANNO IN BASE A RATING E EMITTENTI

Un elemento positivo emerso dalle parole della Lagarde è che in diversi passaggi ha fatto capire che continuerà a comprare titoli indipendentemente dalla tipologia delle asset class, dal rating e dal paese emittente. Non ha fatto nomi e si è ben guardata dal citare direttamente l’Italia ma ha ripetuto più volte il termine “all jurisdictions” per farsi capire.

 

Wall Street dice 33 dopo miglior aprile dal 1938, Toro da cavalcare o tempo di ‘sell in may’?

Il mese di aprile va in archivio con performance da record per Wall Street. Dopo il crollo dei mercati più veloce di sempre, con il mercato dell’equity globale sceso del 33% dal 19 febbraio a 23 marzo, la Borsa di New York è stata tra le più reattive nella risalita.
Il Dow Jones Industrial Average – sceso ieri dell’1,17% complici i deludenti sussidi di disoccupazione e la minaccia di Donald Trump di imporre dazi sulla Cina, accusata di aver creato il coronavirus nel Wuhan Lab – segna un guadagno dell’11% ad aprile, mentre l’indice S&P 500 fa ancora meglio con +12,7%, mentre il Nasdaq Composite segna +15,5% in aprile.

Il super rimbalzo e la paura di non esserci

Il rally mensile per Dow Jones e S&P 500 segna il miglior mese dal 1987 e il miglior aprile dal 1938, secondo Dow Jones Market Data. L’ascesa del Nasdaq Composite è la migliore dal 2000 e il suo miglior aprile registrato.Salita a doppia cifra di Wall Street che è ancora più consistente se si considera il rimbalzo dai minimi del 23 marzo: +33% per lo S&P 500 aveva toccato dei minimi sotto i 2.200 punti. Numeri impressionanti che vedono gli investitori contagiati da quella che Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, definisce “paura di non esserci” citando il sociologo Fomo, ossia nel linguaggio è la paura di perdere un rialzo.

Sell in may and go away?

Adesso cosa aspettarsi? Lo scenario economico rimane altamente incerto e il trimestre in corso segnerà una crollo record del PIL negli Usa come in Europa a causa del lockdown. Inoltre l’avvio della cosiddetta Fase-2 comporta il rischio di una ricaduta sul fronte contagi e conseguentemente un rallentamento del rimbalzo economico previsto per la seconda metà dell’anno.

C’è poi il detto “sell in may and go away”. Una delle massime più conosciute nel mondo degli investimenti, ma questa volta potrebbe non essere necessariamente vero poiché gli investitori devono affrontare una delle crisi più significative della storia. Come sottolinea Mark Hulbert di MarketWatch, in sette degli ultimi otto anni hanno prodotto guadagni positivi nei sei mesi tra maggio e ottobre.
A più lungo termine, è confermato che i sei mesi che partono da maggio sono i peggiori sei mesi dell’anno, con ritorni solo dell’1,5% in media.

MERCATI e BANCHE CENTRALI: la teoria del PALLONCINO

Permettetemi di giocare con qualche paragone un po’ spinto ma che cerca di rendere il più possibile comprensibile la situazione che stiamo vivendo.
Visto che di post ne ho già scritti tanti sull’argomento, ritengo sia inutile riprendere i soliti concetti, preferisco invece completare alcuni argomenti ed alcune tematiche con qualche dato in più.
Si parlava, ad esempio, di MIRACOLI in questo post e in molti altri precedenti come questo sarcasticamente intitolato #andratuttobene. Intanto però, secondo molti, non c’era una chiara chiave di lettura per comprendere quello che è il miglior mese di aprile della storia e comunque uno dei migliori degli ultimi anni.

Da un lato il rimbalzo è comprensibile vista l’elevata volatilità e l’impressionante violenza della correzione nel mese di marzo. Ma è pur sempre vero che siamo all’interno di quella che è, a detta di tutti, la peggiore recessione della storia.
Se volete capire cosa ha mosso i mercati più di tutti, lo ritrovate in questo grafico che vede salire perfettamente a braccetto due indicatori: la potenza di fuoco della FED con il suo bilancio sempre più grande che, appunto, gonfia a dismisura i multipli ed i mercati finanziari. Proprio come un palloncino.

Ma si sa, se prendete un palloncino, e lo gonfiate, e poi ancora e poi ancora… ad un certo punto scoppia, oppure prende il volo e scappa di mano.

Gundlach shorta S&P e nomina l’ETF LQD: per colpa Fed è asset più sopravvalutato del reddito fisso

Il Re dei bond Jeffrey Gundlach ha aperto una nuova posizione short sull’indice azionario S&P 500, rivelando al contempo di credere che l’ETF LQD sia l’asset più sopravvalutato del mercato del reddito fisso.

BEVERLY HILLS, CA – OCTOBER 03: CEO of DoubleLine Capital Jeffrey Gundlach speaks onstage during Vanity Fair New Establishment Summit at Wallis Annenberg Center for the Performing Arts on October 3, 2017 in Beverly Hills, California. (Photo by Matt Winkelmeyer/Getty Images)

Procediamo con ordine: il amministratore delegato di DoubleLine Capital, ha annunciato in un’intervista rilasciata alla Cnbc di aver shortato l’indice benchmark di Wall Street:
“Ho appena aperto uno short sullo S&P a 2.863 punti. A questo livello, credo che l’upside e il downside (margine di rialzo e di ribasso) siano molto ridotti. Non credo che l’indice riuscirà a salire a 3.000, anche se potrebbe. Credo che potrebbe scendere facilmente ai minimi o anche oltre…Non sono neanche vicino dov’ero a febbraio quando ero molto, molto short“.Insomma, Gundlach è short ma non troppo. D’altronde lo S&P 500 è rimbalzato del 30% circa dai minimi testati lo scorso 23 marzo, a 2.191,86 punti. Merito degli stimoli monetari straordinari lanciati dalla Federal Reserve, ma anche di alcuni segnali che indicano che un rallentamento nella crescita dei contagiati dal coronavirus.Nel mese di marzo, lo S&P 500 era precipitato anche nel mercato orso al ritmo più veloce di sempre, a causa dell’incertezza sul futuro provocata dalla diffusione del virus. Nel picco del sell off, il listino è sceso fino a un valore inferiore del 34% rispetto al record di sempre, testato il 19 febbraio scorso.
Pur con il ritorno degli acquisti, un articolo di Cnbc mette in evidenza che il listino rimane a un valore inferiore del 16% rispetto a quel record.
Nell’annunciare la sua posizione short, Gundlach non ha lesinato critiche alla Fed, commentando il trend dell’ETF LQD che, a suo avviso, appare al momento l’asset del reddito fisso più sopravvalutato, proprio a causa del massiccio Quantitative easing della Fed, che aspira dal mercato anche i corporate bond.
L’ ETF LQD, di fatto, ha riportato un rally di quasi il 23% dal minimo testato il 19 marzo scorso. Gundlach ha fatto notare, anche, che il valore dell’ETF (il nome preciso è iShares IBoxx $ Investment Grade Corporate Bond ETF (LQD) ha oscillato a una distanza di appena il 3% dal record, dopo l’annuncio della Fed, lo scorso 9 aprile, relativo alla sua decisione di acquistare corporate bond attraverso gli ETF, in modo specifico attraverso LQD.
In generale, parlando dei mercati, Jeff Gundlach si è così espresso: “Sono sicuramente dell’idea che non siamo fuori pericolo. Credo che sia molto plausibile tornare a testare i minimi (di marzo) – ha detto nell’intervento alla trasmissione “Halftime Report” della Cnbc – La gente non capisce il problema sociale che si presenterà in un contesto in cui più di 26 milioni di persone avranno perso il loro posto di lavoro. Abbiamo perso ogni singolo posto di lavoro che avevamo creato dal bottom della crisi, nel 2009″.

Parla gestore ex Goldman Sachs che predisse crisi 2008: segnale sell in arrivo. Più grande problema del mondo? Il dollaro

Il segnale sell sui mercati azionari? E’ in arrivo e dipende dal trend del dollaro che, a dispetto di una Fed sempre più stampa-moneta, farà tutto, fuorché crollare. Lo prevede nientemeno che Raoul Pal, ex gestore di hedge fund di Goldman Sachs, noto per essere tra i profeti della crisi finanziaria globale del 2008.  Al momento numero uno di Global Macro Investor, Pal ritiene che il problema più grande del mondo sia...il dollaro.Il motivo? La Federal Reserve può continuare a stampare tutta la moneta che vuole, ma il risultato è che la valuta americana non solo non si deprezza ma si apprezza.“Vedete, il più grande problema a cui fa fronte il mondo è il dollaro. Noi ci troviamo in un circolo vizioso doom loop in cui il rallentamento della crescita porta il dollaro a salire, fattore che provoca una crescita minore, che di nuovo fa salire il valore del dollaro, visto che tutti i debitori fanno il gioco della sedia per avere accesso al dollaro e servire i loro debiti“.“Linee di swap sul dollaro, QE…non hanno fatto niente per cambiare tutto ciò”, ha aggiunto il gestore in un post su Twitter, aggiungendo che “nessun modo di stampare moneta – da parte della Federal Reserve – risolverà quello che, a suo avviso, è un problema “strutturale”. Ovvero: “tutti i tentativi di creare più moneta per salvare il problema del dollar standard tendono a svalutare tutte le monete fiat nei confronti dell’oro. L’oro sta segnando un rally scommettendo sulle probabilità di una deflazione del debito”.“Soltanto quest’anno – ha fatto notare Raoul Pal sempre su Twitter, c’è stato un bagno di sangue delle valute nei confronti del dollaro. Proprio il contrario di ciò che sarebbe dovuto accadere con le misure di politica monetaria ultra espansive – ancora più espansive e senza precedenti– che il presidente della Fed Jerome Powell & Co hanno lanciato per arginare i danni provocati dal lockdown da coronavirus- COVID-19.
Nel suo thread Pal continua:
“La mia opinione è che il prossimo segnale di deflazione del debito arriverà quando i bond inizieranno a prezzare i tassi di interesse negativi. Quel giorno sta arrivando …e quello sarà il giorno in cui arriverà il segnale di vendere le azioni e in cui inizierà la fase di insolvenza.
Dalla tabella qui accanto riportata da Pal emerge che sono state soprattutto le valute dei mercati emergentia capitolare nei confronti del dollaro.
La maglia nera tocca al real brasiliano (-27%); forti perdite anche per il rand sudafricano, il peso messicano, il peso colombiano, la corona norvegese, il rublo russo, la lira turca, il peso cileno, il dollaro neozelandese, il fiorino ungherese, la rupia indonesiana.
Sebbene in misura minore, anche l’euro ha perso terreno nei confronti del dollaro in questo 2020.

Bce torna sotto i riflettori, nella riunione di giovedì “alle prese con pressioni su titoli sovrani

L’attenzione torna a concentrarsi sulle banche centrali. E il nuovo test per la Bce di Christine Lagarde è fissato per giovedì, quando è prevista la riunione del consiglio direttivo della Bce.L’istituto centrale “si ritrova in prima linea nel tentativo di smorzare le preoccupazioni dei mercati sull’aumento del livello del debito sovrano, in particolare nell’Europa meridionale”. Lo scrive Thomas Hempell, head of macro & market research di Generali Investments, ricordando che “gli spread sovrani hanno già in gran parte invertito la rotta dopo il restringimento che aveva seguito il programma Pepp della Bce, tenendo sotto controllo anche la moneta unica”.Nella riunione di questo giovedì, secondo Hempell la Bce si troverà nuovamente ad affrontare il compito di alleviare le pressioni sui titoli sovrani e sulle imprese, senza però togliere ai leader Ue la responsabilità di progredire nella costruzione del Recovery Fund. “Dopo aver la scorsa settimana esteso la collateral eligibility agli ‘angeli caduti’, la Bce potrebbe includere tali titoli high yield anche nel suo programma di acquisto di asset”, segnala l’esperto di Generali I. secondo il quale alla luce del grave peggioramento delle prospettive economiche, potrebbe persino intraprendere azioni più audaci, ad esempio estendendo il programma Pepp ben oltre le dimensioni attuali di 750 miliardi di euro.

La Boj inaugura il QE illimitato, il Nikkei galoppa (+2,5%)

L’operazione riguarderà i titoli di Stato, mentre vengono facilitati gli acquisti dei corporate bond. Attesa una mossa simile il 30 aprile dalla Bce. Intanto i profitti delle imprese industriali cinesi sono scesi del 36,7% nel trimestre. La settimana delle 173 trimestrali Usa apre con i futures ben intonati

La Banca centrale del Giappone ha annunciato oggi un QE illimitato di titoli di stato, rimuovendo il tetto precedente di 80 mila miliardi di yen l’anno. La BoJ ha allargato inoltre il programma anche al debito emesso da imprese industriali e società commerciali e ha facilitato le regole per l’acquisto di bond. La Federal Reserve ha già fatto questa mossa (il prossimo meeting è il 29 aprile), mentre i mercati sono in attesa che la Banca centrale europea, che ha previsto un nuovo incontro il 30 aprile, annuncerà a sua volta l’allargamento degli acquisti comprendendo anche i fallen angels, le obbligazioni delle società cadute a junk (solo nei primi due livelli) a causa della pandemia da coronavirus.I mercati hanno accolto molto bene la mossa della BoJ e oggi il Nikkei alle ore 7:05 italiane corre per il 2,7%, mentre l’Hang Seng guadagna l’1,9% e Shanghai è positiva per lo 0,8%. L’oro sale dello 0,45% a 1.743 dollari l’oncia, l’euro recupera lo 0,18% a 1,0842, lo yen sale dello 0,2% a 107,27 e la sterlina balza dello 0,53% a 1,2430. I T bond Usa decennale vede il rendimento passare dallo 0,6% allo 0,62%, mentre i futures su Wall Street sono in buona forma (+1%).Oggi gli analisti asiatici si sono concentrati sulle mosse delle banche centrali, che paiono sempre più essere coordinate. “Per la Fed non sono previsti ulteriori sviluppi sul QE o sui tassi di interesse, ma ci aspettiamo che alla prossima riunione sottolinei che le sue politiche saranno in atto a tempo indeterminato per sostenere l’economia”, ha scritto ANZ in una nota. I broker hanno aggiunto di prevedere che “la Bce aumenterà le dimensioni del suo pacchetto di acquisto di obbligazioni di emergenza (PEPP) di circa 500 miliardi di euro a 1.250 miliardi complessivi e continuerà a insistere sulla necessità di un considerevole stimolo fiscale”.Intanto i profitti delle imprese industriali cinesi sono scesi del 36,7% su base annua a 781,45 miliardi di yuan nel periodo gennaio-marzo per effetto della pandemia da coronavirus. Il trimestre ingloba il periodo di chiusura delle attività nel Paese e anche il periodo iniziale della riapertura. La lettura trimestrale segue il crollo del 38,3% registrato a gennaio-febbraio, che è stato il calo più marcato da almeno il 2010. I profitti delle imprese industriali statali (sono i gruppi di maggiori dimensioni in Cina) sono crollati del 45,5% e quelli del settore privato sono invece scesi del 29,5%.Oggi i mercati si attendono la pubblicazione del Pil degli Stati Uniti e dell’Unione Europea relativi al primo trimestre oltre agli esiti del sondaggio ISM sulla produzione negli Usa. Questa settimana apre con la nutrita stagione degli utili con 173 aziende dell’S&P500 che pubblicano i dati, tra cui Apple, Amazon, Facebook, Microsoft, Caterpillar, Ford, General Electric e Chevron. Gli analisti prevedono un calo del 15% degli utili del primo trimestre per l’indice S&P 500, con profitti per il settore energetico stimati in un crollo di oltre il 60%, ad aumentare i timori di insolvenza del debito, licenziamenti e possibili fallimenti.

Mercati, Wall Street ha voglia di volare oltre le paure europee

L’analisi di Amundi sulle esitazioni dei mercati azionari europei, in ritardo nel recupero dai minimi, mentre l’America corre in avanti trascinata soprattutto dal Nasdaq

I mercati azionari europei sembrano esitanti a seguire la strada di Wall Street, che anche se tra alti e bassi ha recuperato molto dai minimi del 23 marzo riducendo il passivo da inizio anno a grazie soprattutto al Nasdaq, trainato dai colossi dell’online Amazon e Netflix e dalla tecnologia e biotecnologia in generale. Giordano Beani, Head of Multi-Asset Fund Solutions Italy Amundi SGR, paragona i mercati del Vecchio Continente al ‘cicognino’ descritto da Dante Alighieri nel Canto XXV del Purgatorio che solleva l’ala per la voglia di volare, ma poi non si arrischia di lasciare il nido e la mette giù.

EUROPA IN RITARDO SULLE MISURE MONETARIE E FISCALI DI CONTRASTO ALLA PANDEMIA

Secondo l’esperto di Amundi l’esitazione dell’azionario europeo è dovuto a due ordini di ragioni, una politico-economica e l’altra legata alla composizione dei listini. Gli Stati Uniti hanno infatti affrontato con risolutezza monetaria e fiscale il blocco economico causato dalla pandemia. La Fed, infatti, ha ampliato la sua mission dall’obiettivo di mantenere la liquidità a quello di aiutare imprese e famiglie ad uscire dall’emergenza. In Europa, invece, ci si muove in ordine sparso mentre manca ancora un coordinamento efficace, mentre anche a livello di politica monetaria, con la Bce che non ha ancora adottato le misure ugualmente aggressive, come ad esempio l’acquisto dei titoli non “investment grade”.

INOLTRE A DIFFERENZA DI WALL STREET MANCANO I CAMPIONI HIGH TECH QUOTATI

Il secondo ordine di ragioni, secondo Beani, riguarda la mancanza strutturale sui listini europei di società con modelli di business innovativi, mentre sono presenti in massa titoli finanziari, industriali e petroliferi, proprio i settori più colpiti dalla crisi, mentre a Wall Street sono quotati tutti i “campioni” dell’economia “virtuale” i cui modelli di business sono ben adatti alla situazione creata dalla pandemia, da Amazon a Netflix, ed anche in campo biotecnologico, farmaceutico e della cura della salute.

SULL’OBBLIGAZIONARIO CONTINUA LA NORMALIZZAZIONE CON IL RESTRINGIMENTO DEGLI SPREAD

Per quanto riguarda i mercati obbligazionari, secondo l’esperto di Amundi sta continuando la normalizzazione degli spread corporate high yield, mentre sulle curve governative si è assistito ad una discesa dei rendimenti sia sul Treasury americano sia sul Bund tedesco, mentre si allarga invece lo spread italiano anche a causa delle divisioni e polemiche politiche sui meccanismi da adottare per finanziare il contrasto al virus e la ripartenza dell’economia.

SULL’EUROPA LA PRUDENZA RIMANE D’OBBLIGO

Sul versante delle materie al crollo del petrolio non ha corrisposto un movimento marcato dell’oro, che è rimasto sostanzialmente stabile vicino ai massimi di periodo, mentre anche sul forex il cambio euro/dollaro si mantiene in una forchetta ristretta anche se con una certa volatilità giornaliera. In conclusione l’esperto di Amundi ribadisce che i mercati azionari, con in testa gli Stati Uniti, sembrano avere una gran voglia di volare, mentre la prudenza rimane d’obbligo per quelli europei.

Chiusura Piazza Affari a +1,9%, STM la migliore.

Piazza Affari chiude in buon rialzo. Il Ftse Mib, reduce dal forte calo della vigilia, segna un +1,91% a quota 16.765 punti. In prima fila oggi STM con un balzo di +8,35% dopo aver diffuso i conti del primo trimestre che hanno battuto le attese a livello di utili. Il colosso italo-francese dei chip ha segnato nel primo trimestre un utile netto di 192 milioni di dollari (+7,9%), contro attese ferme a 189 milioni. Il cda ha proposto la riduzione del dividendo a 0,168 euro. Per il trimestre in corso STM indica ricavi pari a 2 miliardi di dollari, in calo rispetto ai primi tre mesi dell’anno, ma sopra le stime degli analisti (consensus Bloomberg) pari a 1,98 miliardi.

PETROLIO: OIL…NEGATIVE PRICES UN MONDO TOTALMENTE CAPOVOLTO!

Non c’è nulla di normale in questo mondo, nle mondo finanziario, Oscar Wilde amava dire che la follia nei singoli è l’eccezione ma nelle masse è la regola.In questi giorni mi è stato raccontato di fantomatici consulenti che ai loro clienti è stata prospettata una miracolosa ripresa dei prezzi del petrolio, ovviamente dell’economia, migliaia e migliaia di parco buoi mandati al macello.Nel febbraio del 2015 quando il prezzo del petrolio era a 65 dollari in una intervista a BusinessCommunity dissi…

Il petrolio ha raggiunto prezzi inimmaginabili fino a pochi mesi fa. Quanto resisterà la corsa alla shale oil negli USA? E quali saranno le conseguenze del ribasso?

La sensazione è che la caduta non sia ancora conclusa e che forse i minimi del 2008/2009 verranno rivisti negativamente.

Infatti ad inizio del 2016 scendemmo sotto i 30 dollari, rompendo i minimi del 2009.

A fine anno, mentre il petrolio viaggiava a 60 dollari, al barile nel nostro OUTLOOK 2020 LA PROFEZIA abbiamo scritto…

Per quanto riguarda il petrolio la nostra visione di medio e lungo termine non cambia, l’obiettivo sotto i 30 dollari resta! I recenti incrementi del prezzo sono stati quasi esclusivamente a beneficio della quotazione di Saudi Aramco e tutta la pubblicità che ha accompagnato il suo baraccone…. Gli analisti di Goldman Sachs prevedono per i prossimi due anni un prezzo del Brent stabile intorno a 60 dollari del 10 % inferiore a questi livelli.

Bene noi facciamo sempre il contrario di quello che prevedono quelli di Goldman e riproponiamo la nostra view di medio e lungo termine… Trend chiaro, dinamica discendente di lungo termine all’interno del triangolo rosso discendente appunto che ne determina le sorti di medio e lungo.

Abbiamo puntualmente sfondato quota 30, ma memori di quello che avevamo detto circa sei anni fa, abbiamo rispolverato recentemente il nostro obiettivo di 10 dollari, mentre il petrolio rimbalzava sopra i 30 dollari…

Prepariamoci ad un prezzo del petrolio sotto i 10 dollari al barile ho scritto il giorno 8 aprile, ma la realtà ha superato la fantasia…

MENO TRENTASETTE VIRGOLA SESSANTATRE ovvero una perdita superiore al 305 % nello spazio di un istante per il petrolio in consegna a maggio!

Dopo i tassi negativi, per la prima volta nella storia arrivano anche i prezzi negativi del petrolio, comprendo che è assurdo, difficile comprendere per la gente comune, ma nella finanza, nulla è normale, anche se esiste una spiegazione a questo fenomeno.

In molti ridevano quando qualche anno fa prospettavo tassi negativi, prospettavo banche che chiedevano di essere pagate per depositare risparmi, banche che pagavano perchè i clienti si rivolgessero a loro per avere un prestito

Si, ti pagano per prendere soldi in prestito, ieri sul mercato del petrolio, ti pagavano quasi 40 dollari perchè tu ti prendessi il petrolio e te lo portassi via.

Oggi è tornato sopra lo ZERO, un barile di West Texas Intermediate WTI per le consegne di maggio viene commercializzato all’apertura dei mercati a 0,56 dollari, contro una chiusura ieri sera a New York di -37,63 dollari.

La spiegazione di quanto è accaduto ieri è semplice, meno semplice giustificare chi paga 40 dollari per regalarti il petrolio purche te lo porti via…

…l’agenzia Bloomberg ha riportato che un centro di stoccaggio di oro nero in Oklahoma sarebbe ormai vicino alla massima capacità. A magazzini pieni, i venditori sono disposti a pagare i compratori pur di farsi ritirare la merce, visto che non c’è più spazio per stoccarla. L’impossibilità degli estrattori di smaltire il materiale in magazzino nel brevissimo, complice la paralisi della domanda, genera questa inversione dei prezzi mai vista. Non a caso, il contratto di giugno del Wti è sempre in calo, ma in forma meno drammatiche: meno 15,64% per cento a 20,89 dollari al barile. Un gap tra i due contratti che non si era mai verificato. Tiene meglio il Brent, in queste ore: perde “solo” il 7 per cento (a 26,23 dollari al barile). Insomma, un quadro che rende del tutto insufficiente il piano Opec e G20 di tagli alla produzione per riequilibrare il mercato.

Ovviamente come potete vedere gli altri contratti, quelli di giugno, luglio o tra un anno, propongono altri prezzi tra i 20 dollari e i 33 del gennaio del prossimo anno, ma credetemi non è finita qui.

I tagli decisi dai Paesi OPEC e non, servono a poco o nulla, la parola passa al mercato, il petrolio oggi serve a poco o nulla, con il blocco della produzione e mobilità mondiale. Ci vorranno settimane prima di vedere una stabilizzazione, il contratto di consegna a maggio scade martedì, la tensione soprattutto è sul lato dell’offerta.

Il rischio è che la chiusura dei pozzi per l’eccesso di offerta, danneggia l’attività estrattiva ed è estremamente costoso.Le compagnie petrolifere sono quindi costrette a pagare per far funzionare i loro pozzi,  mentre offrono barili a prezzi negativi per liberarsene e sino a quando l’offerta non verrà ridotta i prezzi resteranno in tensione. Sino alla metà di maggio non vi sarà pace.Sarà interessante osservare cosa accadrà alle compagnie petrolifere americane, ma soprattutto alle migliaia di contratti, ETF e fondi comuni imbottiti di petrolio.Non deve essere stata una grande giornata per i possessori di fondi indicizzati al prezzo del petrolio ieri…

Ma soprattutto non deve essere stato bello perdere oltre il 75 % da inizio anno…

Le storture sembrano derivare soprattutto da attività condotte dallo US Oil Fund, costretto da «condizioni del mercato e richieste dei regolatori» ad operare alcuni aggiustamenti del portafoglio, come spiega in una comunicazione alla Sec: finora investiva solo nella prima scadenza dei futures, il front month, ma da venerdì 17 ha cominciato a spostare il 20% del portafoglio sul contratto del mese successivo.In pratica vende Wti per maggio (contribuendo al crollo delle quotazioni) e compra Wti per giugno. Movimenti banali, salvo che a compierli è il classico elefante nella cristalleria.Lo US Oil Fund – meglio conosciuto dai trader come USO, dal ticker con cui è quotato – era già il più grande Etf sul petrolio del mondo. Ma oggi è diventato davvero gigantesco, al punto da controllare un quarto delle posizioni aperte sul Wti: un dominio senza precedenti, benché favorito dalla ridotta liquidità sul mercato. (Sole24Ore)

Ora visto che secondo Bloomberg, questo ETF possedeva il 25 % del contratti future in scadenza a maggio, i risparmiatori che lo hanno sottoscritto, hanno dovuto vendere o prendere in consegna il petrolio fisico. Peccato che questi giganti di carta straccia non sono creati e ideati per prendere in consegna il petrolio fisico, quindi quanto è successo ha la sua “SMOCKING GUN” pistola fumante.

Le banche esposte a questa implosione del petrolio? Divertitevi pure, nel frattempo date un’occhiata ai Vostri portafogli, fondi comuni e amenità varie, INDUSTRIA DEL RISPARMIO GESTITO PASSIVA e poi fatemi sapere!

Overexposure To Oil Is Hurting Big Banks - Global Rubber Markets

CLO (Collateralized Loan Obligation) Obbligazione garantita da collaterale nella forma di crediti originati da prestiti  Rientra nella più generale classe dei CDO, obbligazioni garantite da vari tipi di collaterali. Consiste nel raggruppare una molteplicità di crediti di taglio medio-alto, concessi da istituzioni finanziarie (dette originatori), tipicamente nella forma di prestiti sindacati (prestito) accordati per le esigenze di finanziamento di particolari operazioni imprenditoriali, come le operazioni di leveraged byout  da parte di manager, o di espansione per acquisizione da parte di aziende prive del capitale di rischio necessario allo scopo. I crediti vengono conferiti a un’entità finanziaria intermediaria, che provvede a emettere obbligazioni per un importo corrispondente al volume dei crediti raggruppati, dopo aver preventivamente proceduto a una operazione di tranching. Essa consiste nella suddivisione del volume globale del credito raggruppato in parti (tranche), aventi differente priorità nel rimborso del debito. Tali obbligazioni sono usualmente collocate presso investitori istituzionali a condizioni di prezzo o di tasso evidentemente diverse, per compensare la maggior rischiosità delle tranche a bassa priorità, che sono le prime a essere colpite da eventuali insolvenze dei debitori. Gli investitori istituzionali provvedono, a loro volta, a diffondere presso il pubblico almeno una parte delle varie tranche obbligazionarie.

Sta per arrivare un’altra bomba atomica sui mercati, basta qualche downgrade di troppo è forse per questo che le agenzie di rating se ne stanno mute e rassegnate, prima di essere definitivamente chiuse. Hanno ricevuto ordini precisi, non esagerate, questa volta è diverso.

Wall Street: futures Dow Jones -400 punti, petrolio WTI -30%. Scommesse short contro ETF S&P a record da 2016

Futures sugli indici azionari Usa in ribasso: quelli sul DOw Jones capitolano di 400 punti circa, a 23.776 punti; quelli sullo S&P 500 arretrano di oltre -1.55%, in flessione di oltre 40 punti a 2.826,35, mentre i futures sui contratti Nasdaq-100 arretrano di 90 punti (-1% circa), a 8.719.Cautela tra gli investitori in attesa di capire come i governi dei diversi paesi colpiti gestiranno l’allentamento delle misure di contenimento, lockdown, attivate per evitare il diffondersi del coronavirus-COVID-19. Da segnalare che le infezioni globali hanno superato quota 2,4 milioni, a fronte di più di 165.000 decessi provocati dalla pandemia.Focus anche al crollo dei prezzi del petrolio. Il contratto WTI a maggio che scade domani accelera ulteriormente al ribasso, segnando un tracollo a -30% circa, a quota $12,97 al barile, ai minimi dal 2001.Il contratto con scadenza a giugno scende dell’8,83%, a $22,81, mentre il Brent è in ribasso del 3,8% circa a $27,01. L’accelerazione ribassista dei prezzi dei futures WTI di maggio si spiega con la scadenza del contratto, in calendario domani, 21 aprile.Occhio intanto a un articolo del Wall Street Journal, che ha messo in evidenza che le scommesse short contro l’indice SPDR S&P 500 ETF Trust sono balzate a oltre $68 miliardi, la scorsa settimana, ovvero al record dal 2016.

People’s Bank of China taglia tassi finanziamento a 1 e 5 anni al 3,85% e al 4,65%

La People’s Bank of China – banca centrale della Cina – ha tagliato i tassi di finanziamento a un anno dal 4,05% precedente al 3,85% e quelli a cinque anni dal 4,75% al 4,65%. I tagli seguono quello, della scorsa settimana, dei tassi interesse a medio termine (MLF), sforbiciati di 20 punti base dal 3,15 al 2,95%, al minimo record.L’iniezione di liquidità dell’istituzione è volta a liberare risorse a favore del sistema finanziario, in modo che le banche possano rendere più accessibili e convenienti i prestiti alle aziende colpite dalle disastrose conseguenze del coronavirus COVID-19.

LOCKDOWN: si riparte! La grande scommessa di Donald Trump

In Italia la curva si sta appiattendo e si programma la fase 2 a Maggio. Negli USA invece Donald Trump spinge le masse alla rivolta per avere l’appoggio morale delle masse alla rottura del lockdown. Necessità economica o propagandistica in vista delle elezioni presidenziali? E le banche USA…

Una situazione unica nella storia, mai accaduta. E non potersi aggrappare a dei precedenti è un grande problema perché non ti permette a livello previsionale di poterti muovere con un po’ di raziocinio. E allora si cerca di ipotizzare, anche di fantasticare. E di prevenire. Quello che hanno fatto banche centrali e governi, con un impegno senza precedenti che ha messo sul piatto della bilancia, ad oggi risorse pari al 13% del PIL globale (10+3).
E scusate se è poco. Ma è altrettanto vero che il lockdown, più è lungo, e più è logorante. Senza poi dimenticare COME gestire il post lockdown.
Ma prima di parlare del COME, bisogna capire SE i tempi sono maturi per l’uscita.
Prima condizione: se la curva dei contagi non scende e non si appiana, la situazione si complica.

COVID-19: situazione settimanale

Qui parliamo di Italia, ovvio. E la situazione è in miglioramento, ma stiamo all’occhio perché se una volta usciti dal lockdown, i dati dovessero cambiare e le cose peggiorare, occorrerà chiudere di nuovo tutto senza esitazioni e temporeggiamenti.
Queste sono le logiche, ma forse non per tutti è così.
Mi riferisco ovviamente alla spavalderia della popolazione USA che, guidata dal perenne “sogno americano” che a volte sconfina in delirio di onnipotenza, sta per far concludere a tempi di record il lockdown.

(…) Con l’aperto sostegno ed incoraggiamento di Donald Trump, da qualcuno accusato di fomentare l’insurrezione, cresce negli stati americani la protesta anti lockdown. Dopo le manifestazioni che questa settimana si sono avute in sei stati, con il Michigan come apripista, nei prossimi giorni sono in programma mobilitazioni in altri quattro stati per chiedere la sospensione delle misure di contenimento per contrastare la diffusione del Covid19.

Come è evidente dai messaggi esaltati pubblicati ieri su Twitter da Trump – “liberate, Michigan, Minnesota, Virginia!” – il presidente intende prendere di mira i governatori democratici in stati che saranno cruciali per le prossime elezioni presidenziali. Alle richieste di chiarimento dei giornalisti al briefing, il presidente ha detto di ritenere che alcune misure adottate sono “troppo severe”, attaccando in particolare “come orribile per il secondo emendamento” la misura varata in questi giorni in Virginia per il controllo sulla vendita delle armi. [Link]

Non c’è che dire… Aizzare le masse su una questione così delicata è senza dubbio vergognoso. Ma come sempre accade, nulla è casuale. Per esempio, prendiamo due dati usciti negli scorsi giorni: indice Empire State Index e NY Fed Index.

Impressionante come tutti gli indicatori macro che escono in questi giorni, e non potrebbe essere diversamente, avendo messo in stand by l’economia. Ed è proprio questo che terrorizza Trump.

Intanto sono ben noti i dati sulla disoccupazione USA. Immaginate ora cosa significa sul tessuto economico USA, proprio in concomitanza con quella che dovrebbe essere la CAMPAGNA ELETTORALE che può portare alla rielezione di Donald Trump. Dite che è inconcepibile che sia così? Liberi di pensarlo, ma è anche vero che un lockdown troppo lungo potrebbe mandare al collasso il sistema bancario, proprio a causa della bassa qualità dell’occupazione. Infatti quante volte vi ho raccontato che il cameriere che lavora sporadicamente in un bar è considerato “impiegato” a tutti gli effetti?

Le banche già fanno la corsa ad accantonare a riserve per tamponare la crisi che verrà (al momento mi risultano cifre per 24 bln $ che non saranno assolutamente sufficienti visto che si parla nell’ambiente finanziario USA di dover accantonare fino a 100 bln $). La FED recentemente ha dichiarato l’apertura all’acquisto anche di titoli High Yield (che in questi giorni tornano ad essere chiamati Junk Bond, chissà come mai…), senza poi dimenticare il problema del petrolio, crollato ai minimi con logiche conseguenze sul mondo delle società energetiche.

Quindi levare il lockdown è una necessità per Trump per evitare di mandare al collasso il sistema, scommettendo (e ripeto SCOMMETTENDO) che i contagi restino “sotto controllo”.
Il cigno grigio sembra proprio che si voglia dipingere sempre più di nero. Motivo in più per essere prudenti con il presente rally di borsa.

Cina: crollo Pil fa già parte del passato, consumi verso ritorno a normalità entro metà estate (analisti)

La Cina è ripartita e il calo del 6,8% del Pil cinese nel primo trimestre è un dato già superato dai mercati. Lo dice Nick Payne, Head of Global Emerging Market Equities di Merian Global Investors, nel commentare i dati di oggi arrivati da Pechino. Oltre al PIL, sono arrivate le indicazioni della produzione industriale nel mese di marzo, che è diminuita soltanto dell’1,1%, il che implica che gran parte del settore manifatturiero dell’economia è tornato al lavoro. Le vendite al dettaglio sono scese del 15,8% a marzo “ma si trattava già di una ripresa rispetto al -20,5% di febbraio, e le vendite online sono aumentate del 3%”, argomenta Payne.“Dalle recentissime conversazioni con i due retailer cinesi di abbigliamento che deteniamo in portafoglio è emersa una costante ripresa dell’apertura e del traffico, e una certa cautela da parte dei consumatori – rimarca l’Head of Global Emerging Market Equities di Merian Global Investors – . Sia Anta Sports che JNBY riferiscono che quasi tutti i loro punti vendita sono aperti e il traffico si sta attestando su livelli pari al 60-80% rispetto alle medie storiche, che si prevede raggiungeranno il 90-100% entro la metà dell’estate. È interessante notare che sia i dati che le aziende confermano che i loro canali online hanno visto una forte domanda durante la fase di lockdown, il che conferma la nostra fede nella potenza del modello di vendita al dettaglio online e omni-canale”.

Dal contagio alla ripresa, ecco l’asset allocation giusta secondo Neuberger Berman

Un contesto così difficile richiede un processo di scelte di portafoglio articolato in tre fasi nei prossimi 12 mesi, con gestione e diversificazione del rischio prima di passare ad attivi più rischiosi

Confrontando la situazione di oggi con quella di tre mesi fa e quella che gli investitori auspicano e prevedono tra sei mesi, emergono differenze abissali che rendono estremamente complesse le riflessioni sull’asset allocation di portafoglio. Secondo il Comitato di Asset Allocation (AAC) di Neuberger Berman, che si riunisce ogni trimestre per decidere sulle singole asset class in portafoglio, la rapida diffusione del contagio da coronavirus sta creando un insieme di opportunità più ricco, articolato e nuovo. Tuttavia, è probabile che la volatilità aumenti nelle prossime settimane e, forse, si registri un ulteriore ribasso nei mercati azionari e obbligazionari.

ASSET ALLOCATION ARTICOLATA IN TRE FASI

Gli esperti di Neuberger Berman ritengono che un contesto così difficile richieda un processo di asset allocation articolato in due o tre fasi nei prossimi 12 mesi. “Nel brevissimo termine, in parallelo all’evoluzione del contagio, il focus sarà sulla gestione e diversificazione del rischio. Poi, probabilmente da giugno, non appena il mercato si sarà ripreso e stabilizzato, potrebbe essere opportuno investire in attivi più rischiosi privilegiando, però, qualità e rendimento. La terza fase potrebbe prendere corpo verso fine anno e all’inizio del 2021, e verterà a rinforzare l’esposizione al rischio a mano a mano che si disporrà di cure o di un vaccino”, spiegano i professionisti di Neuberger Berman.

LE OBBLIGAZIONI INVESTMENT GRADE MEGLIO DELL’S&P 500

Gli stessi esperti sono convinti che, nei prossimi 12 mesi, i rendimenti derivanti da obbligazioni corporate investment grade possano competere con quelli delle emissioni high yield e delle azioni per la prima volta dopo molto tempo. Dagli attuali livelli, la combinazione delle cedole e della compressione degli spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato) in area 120-150 punti base (tra 1,20% e 1,50%) riuscirebbe a generare in 12 mesi un rendimento totale a doppia cifra. Un ritorno che, calcolato su una base corretta per il rischio, potrebbe risultare superiore a quello dell’indice S&P 500 nello stesso periodo.

SOVRAPPESO SULLE LARGE CAP USA RISPETTO ALLA SMALL CAP

A proposito di azioni, l’AAC ha optato per un sovrappeso per le large cap USA e un peso neutrale sia sui mercati extra-USA che sulle small cap: queste ultime potrebbero riprendersi con slancio non appena la ripresa si sarà consolidata, ma restano un investimento relativamente rischioso tenuto conto del loro livello di indebitamento generalmente elevato e della loro vulnerabilità rispetto a uno shock prolungato della domanda.

MERCATI EMERGENTI, OPPORTUNITÀ SELETTIVE

Gli esperti di Neuberger Berman hanno evidenziano un giudizio neutrale anche sulle azioni e sul debito emergente. In primis perché le valutazioni scoraggiano l’adozione di una view sottopesata. Inoltre a fronte di diversi Paesi in via di sviluppo che appaiono esposti a una crisi dei sistemi sanitari, a un indebolimento del mercato delle materie prime, a interruzioni delle catene di approvvigionamento, e al rafforzamento del dollaro statunitense, molti altri stati potrebbero costituire interessanti opportunità specifiche.

INVESTIMENTI ALTERNATIVI, MATERIE PRIME E PRIVATE ASSET

Infine, se anche per gli investimenti alternativi e per le materie prime la view del Comitato è neutrale, le considerazioni sui private asset sono più complesse. Il private equity, in particolare, prima della crisi evidenziava una significativa quota di capitale non impegnato mentre le operazioni di maggiori dimensioni sono state effettuate con covenant finanziari limitati o assenti. I migliori general partner e le società nei loro portafogli avranno pertanto le risorse e il tempo necessario per uscire dalla recessione economica. “È probabile che gli investitori debbano ridimensionare le aspettative di rendimento a breve termine, ma riteniamo che gli investimenti privati di elevata qualità continueranno a essere validi. In parallelo si stanno delineando molteplici opportunità nelle strategie distressed: per queste ragioni il Comitato ha deciso solo di ridimensionare la sua view su questa asset class solo a neutrale”, concludono i professionisti di Neuberger Berman.

Qualcuno la Reazione da parte dei Mercati se l’aspettava dal 19 Marzo…..ALTRI…dal 19 Marzo scrivono…scrivono…scrivono….

CRISI a CONFRONTO: ma allora cosa è successo?

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C’è poco da dire. I mercati finanziari sono estremamente affascinanti perché così complessi, così interpretabili e mai banali. Alzi la mano chi si sarebbe mai aspettato una reazione così positiva dopo il monito del FMI? Penso ben pochi. E ovviamente l’Italia resta per certi versi il fanalino di coda. E questa purtroppo era una certezza che invece è stata confermata. Il nostro è tra i Paesi più colpiti, la previsione per il 2020 è una contrazione del Pil del 9,1%, mentre nel 2021 la crescita prevista dovrebbe essere del 4,8%. Anche sul fronte dell’occupazione i dati non sono confortanti, per l’Italia, il Fondo prevede una disoccupazione in aumento dal 10 al 12,7%.
Insomma si perdono posizioni, nuovamente, e pian pianino facciamo come la candela accesa.

“Lavorando a stretto contatto, il G20 può aiutare a salvare vite umane, proteggere i più vulnerabili e riportare l’economia mondiale sulla strada di una crescita forte, sostenibile, equilibrata e inclusiva”. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale nella nota preparata per la riunione virtuale del G20 sulla pandemia di coronavirus e le sue ripercussioni a livello globale. I governanti – si legge ancora – “devono essere uniti di fronte a questa emergenza. La cooperazione non è importante solo per motivi di solidarietà umana, ma anche per prevenire il ritorno del contagio in un mondo interconnesso”. Ma soprattutto, conclude il Fondo monetario, “gli sforzi coordinati a livello internazionale possono avere benefici particolarmente grandi, in quanto dalle azioni congiunte derivano ulteriori benefici per l’economia globale”. [Source]

Ci vuole cooperazione in questa fase. Anche perché è la peggiore recessione del secolo, dopo il 1930.

(…) L’economia globale travolta dal coronavirus: il PIL calerà del 3% nel 2020, ovvero 6,3 punti percentuali in meno rispetto alle stime di gennaio. Lo prevede il Fmi definendo il ‘Great Lockdown’, la grande chiusura, la recessione peggiore dalla Grande Depressione degli anni 1930 e decisamente peggio della crisi del 2008 (pil -0,1%). (…) Le perdite complessive del pil mondiale per la pandemia del coronavirus ammontano a quasi 9000 miliardi di dollari fra il 2020 e il 2021, più delle economie del Giappone e della Germania insieme. Ad affermarlo è il capo economista del Fmi, Gita Gopinath, sottolineando che per la prima volta dalla Grande Depressione sono in recessione sia le economie avanzate sia quelle in via di sviluppo. (…) [Source]

Per esempio, guardate le previsioni sul PIL europeo 2020. Sembra evidente che ci sia una frenata non indifferente.

VERO, come descritto nei passati post, è impressionante l’impegno di banche centrali e governi a sostegno della crisi, ma non dimentichiamoci che tutto ha un costo ed un rovescio della medaglia. Inoltre tutto questo potrebbe diventare utile nella vera fase di ripartenza che però, secondo me, sarà lenta, graduale e complessa.
Ecco perché, PARERE PERSONALE sia ben chiaro, ritengo incongruente questo grafico. Tra un po’ ci toccherà dire che grazie al Covid-19 avremo nuovi massimi, crescita e prosperità?

Indici mondiali in rialzo nonostante crollo Pil cinese: prevale l’ottimismo per nuovo farmaco anti-coronavirus
Il piano in tre fasi per il graduale ritorno alla normalità negli Usa, ma anche buoni dati trimestrali dalle big della tecnologia e, soprattutto, la prospettiva di una cura per il Covid-19: forti rialzi sugli azionari globali

Borsa di Tokyo chiude in deciso rialzo dopo annuncio Trump e dati Cina

La Borsa di Tokyo ha chiuso la seduta di oggi in deciso rialzo, in linea con gli altri listini dell’area Asia-Pacifico. L’indice Nikkei ha segnato a fine giornata un +3,15% attestandosi a 19.897,26 punti. A sostenere gli scambi è stato l’annuncio del presidente Donald Trump riguardo un piano di riapertura progressiva per l’economia americana, oltre che i dati giunti dalla Cina che hanno mostrato una seconda economia mondiale in difficoltà per l’effetto coronavirus, ma meno del previsto. Nel primo trimestre dell’anno il Pil cinese è crollato del 9,8% rispetto ai tre mesi prima e del 6,8% rispetto all’anno precedente. Non è mai successo da quando Pechino ha iniziato a rilevare il dato trimestrale nel 1992. Tuttavia il dato è migliore delle attese degli analisti che si aspettavano una caduta dell’8,3% su base annua secondo un pool di analisti interpellato dal Wall Street Journal. A marzo la produzione industriale della Cina è scesa dell’1,1% rispetto all’anno prima, dopo un crollo del 13,5% nel periodo gennaio-febbraio. Un sondaggio del Wall Street Journal tra gli analisti aveva indicato un calo ben peggiore, del 7,5%. Le vendite al dettaglio a marzo sono diminuite del 15,8% rispetto all’anno precedente, dopo un calo del 20,5% nei primi due mesi dell’anno. Gli economisti avevano previsto una flessione più contenuta, dell’8%

CINA: ripartenza BOOM della produzione industriale. Meno i consumi

La Cina è considerata da tutti come il vero TEST per capire l’impatto del Covid-19 e tempi di ripartenza, anche se, come è noto, i dati in arrivo da PECHINO, spesso mi lasciano quantomeno perplesso o, se preferite, bisogna prenderli con le molle.
L’Italia per molti era considerata il benchmark “occidentale” da tanti paesi. Oggi forse non lo è più perché molti stati “anticipano” e fremono dalla voglia di ripartire. Giusto o sbagliato che sia, mi sembra che in ogni dove l’esigenza economica stia prendendo il sopravvento su quella sanitaria.

BEIJING, April 17 (Reuters) – China’s economy shrank for the first time in almost three decades of records in the first quarter, as the coronavirus paralysed production and spending, raising pressure on authorities to do more to stop mounting job losses. Gross domestic product (GDP) fell 6.8% in January-March year-on-year, official data showed on Friday, slightly larger than the 6.5% decline forecast by analysts and reversing a 6% expansion in the fourth quarter of last year. The contraction is also the first in the world’s second-largest economy since at least 1992 when official quarterly GDP records started.

La Cina invece è stata la prima a prendere di petto la situazione con un lockdown fortissimo ma forse veramente efficace, tanto che laggiù la vita sembra (ripeto SEMBRA) essere tornata da una pseudo normalità. Qui da noi? Sempre lockdown, certo, ma se devo essere onesto non mi entusiasma l’andamento delle varie curve sul Covid-19.
Ma torniamo alla Cina. I dati in uscita questa notte erano quindi molto importanti per capire se e come è ripartita la Cina.

Due i tasselli da considerare su tutti. Industrial Output e consumi. Benissimo i primi, si stimava un -7.30% ed invece, anno su anno, siamo solo a -1.1%. I consumi invece latitano decisamente, con un -15.80% rispetto ad un -10% atteso. Domanda: se si produce così tanto, qualcuno dovrà anche consumare. Forse vista la carenza di beni prodotti causa lockdown era normale a livello industriale una partenza a pieno regime. Discorso diverso per il consumatore alle prese ancora con tutte le problematiche del momento e questa è una chiave di lettura secondo me fondamentale che il mercato sta sottovalutando.
Infine il PIL cinese è in contrazione. Prima volta dal 1992. Ma questa è una NON notizia visto che ce lo aspettavamo.

(…) “The internal demand shock was massive. That tells us that after coronavirus, even after the lockdowns have been lifted, people are cautious to consume. Shopping malls are open but they are not consuming, and that is the key.” Such a “false dawn” could become apparent soon, Zhuang said (from TS Lombard) , noting that since the virus began to spread around the world in mid-March, demand from rest of the world for Chinese goods has dropped. He expects China’s industrial production and exports could worsen in April or May. [Source]

Forse è presto per cantare vittoria, ma oggi i mercati funzionano così. Secondo me l’irrazionalità continua a dominare, nel bene e nel male. Guardate le borse a livello globale. Tra un po’ arriveremo a ringraziare Covid-19 perché porterà i listini azionari nuovamente ai massimi, per la gioia degli investitori. In un contesto recessivo che rappresenta il peggior momento economico dal dopoguerra. Robe che nemmeno la crisi Lehman Bros e Subprime ci hanno fatto vedere.
Ma che il mese di marzo ci serva da lezione, soprattutto nelle dinamiche correttive.

FLASH: US Recession Indicator

Recessione USA ok, ma la ripartenza?

Questo indicatore ve lo avevo già presentato in passato. E’ costruito prendendo in considerazione più indicatori. La cosa interessante è che già a gennaio era evidente un rischio recessione a causa di un rallentamento globale dovuto anche alla fine di un ciclo economico molto lungo.Adesso è arrivato il “cigno grigio” ed è scattata la molla che poi ha fatto scendere l’indicatore.Sul fatto che gli USA vadano quindi in recessione, non è certo una novità. Ma allo stesso tempo se notate il grafico vedrete che la ripartenza dalla recessione non è così semplice. E’ vero che questa crisi è anomala ma non sottovalutiamo l’impatto sul sistema e sul tessuto economico. Ma questo ve l’ho già detto troppe volte. Non voglio annoiarvi oltre.

Bce: Lagarde, recenti dati macro mostrano cali senza precedenti

“Nell’area euro, i più recenti dati macro, hanno iniziato a mostrare cali senza precedenti, indicando una forte contrazione della produzione nell’area, nonché un rapido deterioramento del mercato del lavoro. L’incertezza è elevata e rimarrà elevata, il che rende estremamente difficile prevedere l’estensione e la durata probabili dell’imminente recessione e del successivo recupero”. Così Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (Bce), soffermandosi sull’outlook della zona euro. “L’inflazione – ha proseguito Lagarde – è attualmente bassa, riflettendo in gran parte il recente forte calo dei prezzi dell’energia. In prospettiva, si prevede che l’inflazione complessiva diminuirà ulteriormente a breve termine, mentre le implicazioni della crisi del coronavirus per l’inflazione a medio termine sono circondate da un’elevata incertezza”.

Bce: Lagarde, pronti ad aumentare anche entità programmi di acquisto

“Il consiglio direttivo è impegnato a fare tutto il necessario nell’ambito del suo mandato per aiutare la zona euro ad attraversare questa crisi”. Lo ha dichiarato Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (Bce), nel corso del suo intervento al 41esimo meeting del comitato monetario e finanziario internazionale nell’ambito dei lavori del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Lagarde ha aggiunto che il consiglio “è pienamente preparato ad aumentare l’entità dei suoi programmi di acquisto e ad adeguarne la composizione, per quanto necessario e per tutto il tempo che potrà servire. Esplorerà tutte le opzioni e tutte le contingenze per sostenere l’economia in questo momento di shock”.

Wall Street affossata da dati incubo per coronavirus. Tonfo produzione industriale a record dal 1946

Wall Street in deciso ribasso, sconta il tonfo record dei dati relativi alle vendite al dettaglio e alla produzione industriale Usa. Il Dow Jones ha aperto in calo di oltre -500 punti, o -2,2%, a 23.366 punti circa; il Nasdaq è in calo del 2,4%, a 8.310. Lo S&P fa -2,54% a 2.774 punti.Nel mese di marzo, le vendite al dettaglio sono crollate dell’8,7%, per effetto del lockdown che ha costretto diversi esercizi commerciali alla chiusura.Stando ai numeri appena snocciolati dal governo Usa, le vendite sono precipitate del 27% presso i concessionari auto e del 17% nelle stazioni di servizio, due tra i principali settori dell’industria retail.La produzione industriale Usa relativa sempre al mese di marzo è crollata del 5,4%, riportando la contrazione più forte dal 1946.

Great Lockdown e Fiscal Monitor, Fmi: Pil Usa -5,9%, boom deficit-Pil al 15,4% in 2020

Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti scenderà del 5,9% nel 2020, per poi segnare una ripresa del 4,7% nel 2021. E’ quanto emerge dal report ‘Great Lockdown’ stilato dal Fondo Monetario Internazionale. Dal Fiscal Monitor dello stesso Fmi, inoltre – pubblicato in occasione delle riunioni primaverili del Fondo Monetario e della Banca Mondiale – emerge che il deficit-Pil Usa è atteso al 15,4% nel 2020.

Effetto COVID, Fmi stima Pil Cina +1,2% in 2020, +9,2% in 2021

Il Pil cinese salirà nel corso di quest’anno di appena l’1,2% per poi segnare una ripresa del 9,2% nel 2021. E’ quanto emerge dal report ‘Great Lockdown’ stilato dal Fondo Monetario Internazionale, che esamina gli effetti del coronavirus sull’economia globale, in occasione delle riunioni primaverili del Fondo Monetario e della Banca Mondiale

Fmi presenta ‘Great Lockdown’ 2020: Pil globale -3%, ripresa +5,8% in 2021

Il Pil globale si contrarrà del 3% nel corso di quest’anno, per poi segnare una ripresa del 5,8% nel 2021. E’ quanto emerge dal report ‘Great Lockdown’ stilato dal Fondo Monetario Internazionale. La recessione prevista dall’Fmi si conferma più grave di quella innescata dalla crisi finanziaria del 2008

S&P: Goldman Sachs abbandona il worst case scenario. Merito del ‘whatever it takes Usa’

Gli analisti di Goldman Sachs stralciano il worst case scenario per l’indice S&P 500, affermando che “worst is over”, ovvero che il peggio è passato. Ad affermarlo è, per la precisione, il team degli strategist guidato da David Kostin, che sottolinea che “la precedente previsione per un calo dello S&P 500 fino a 2000 punti non viene considerata più probabile”.
“Il nostro target di fine anno per lo S&P 500 rimane pari a 3.000 punti (+8%)”, si legge nella nota degli strategist.La decisione di strappare la view più bearish viene spiegata dallo stesso Kostin:“La combinazione di un sostegno senza precedenti da parte delle autorità (politiche e monetarie) e l’appiattimento della curva del virus (coronavirus) hanno ridotto in modo significativo il rischio al ribasso per l’economia e i mercati finanziari Usa, permettendo all’indice S&P 500 di uscire dal territorio del bear market (mercato orso). Se gli Stati Uniti non sperimenteranno un secondo balzo dei contagi, una volta che l’economia riaprirà, l’approccio ‘do whatever it takes’ delle autorità renderà improbabile, per il mercato azionario, un calo a nuovi minimi”.

Ma a tale ottimismo fa da contraltare la cautela di diversi altri strategist, come Octavio Costa, gestore di portafoglio presso Crescat Capital, che su Twitter ha ricordato che, “finora, l’azionario globale ha perso 20 trilioni di dollari e che, il danno reale, includendo tutti gli altri asset, è più vicino probabilmente a $50 trilioni. E voi pensare che stampare $6 trilioni di moneta, a fronte di conti pubblici al collasso, riesca a sistemare tutto questo? Io no”.
A rafforzare il il sentiment a Wall Street, nelle ultime ore, sono state intanto le dichiarazioni arrivate dal presidente americano Donald Trump, che ha affermato che la crescita dei nuovi casi di coronavirus è rallentata negli States, segnalando una “chiara prova” del rallentamento dei casi COVID nel paese.
Positive anche le dichiarazioni del governatore dello stato di New York Andrew Cuomo, che ha detto che “il peggio sembra passato (it appears that the worst is over)…se continueremo ad adottare le giuste misure andando avanti”.
Sono circa 10.000 le vittime di coronavirus nello stato di New York.

I dividendi seguono gli utili: grandi tagli ma anche eccessivo pessimismo sul 2021 (analisti)

Le ricadute economiche di COVID-19 saranno gravi quanto la recessione del 2008-2009, ma probabilmente più di breve periodo, e gli utili per azione in Europa cadranno di circa il 40% quest’anno, prima di rimbalzare il prossimo. Questa la previsione degli analisti di Barclays nella loro equity strategy di inizio mese, secondo cui l’impatto sui dividendi dovrebbe essere di entità simile, in quanto le aziende conservano il loro cash flow e danno priorità alla responsabilità sociale rispetto ai pagamenti.Gli investitori, dice Emmanuel Cau, responsabile della strategia azionaria europea presso Barclays, dovrebbero prepararsi ad un flusso di notizie aziendali più negativo e favorire così le azioni di qualità, ma questo appare già nei prezzi. Prudenza è la parola d’ordine ma ci sono i primi segni di un rallentamento dell’epidemia insieme a una politica più aggressiva, risposte che, indica la banca d’affari UK, suggeriscono che potremmo aver superato il picco di panico. In tutto questo i dividendi seguono i guadagni e questa volta, l’improvviso arresto dell’attività potrebbe anche costringere le aziende a preservare il capitale e il cash flow, ma i bilanci sono generalmente più sani. Molte aziende affrontano la pressione per dare priorità alla responsabilità sociale rispetto al pagamento degli azionisti. I dividendi speciali e i buyback sembrano i più a rischio, ma i tagli sono nell’ordinario. Detto questo, concludono gli esperti, crediamo che lo stop al dividendo quest’anno, anche se grave, sarà una misura una tantum se l’effetto coronavirus non riuscirà a danneggiare l’economia a lungo termine. I future sui dividendi SX5E 2021 vengono scambiati con uno sconto del 60% per consenso, probabilmente eccessivo anche ipotizzando pagamenti zero per alcuni settori chiave.

Mark Hulbert

Opinion: Stocks will revisit their coronavirus crash low, and here’s when to expect it

U.S. market history points to a final bottom in August

Is the great coronavirus bear market of 2020 now history? Many exuberant bulls would have you believe that it is, since the S&P 500 SPX, +1.44% is now more than 20% higher than its mid-March low. That satisfies the semi-official definition of a bull market.So in that narrow sense, the bulls are right. But in a broader sense, I consider their arguments to be a triumph of hope over experience. If by definition we’re in a new bull market, the question we should be asking is different: Will the stock market hit a new low later this year, lower than where it stood at the March low?I’m convinced the answer is “yes.” My study of past bear markets revealed a number of themes, each of which points to the March low being broken in coming weeks or months.While the market’s rally since its March 23 low has been explosive, it’s not unprecedented. Since the Dow Jones Industrial Average DJIA, +1.22% was created in the late 1800s, there have been 38 other occasions where it rallied just as much (or more) in just as short a period — and all of them occurred during the Great Depression.Such ominous parallels are a powerful reminder that the market can explode upward during the context of a devastating long-term decline. Consider the bull- and bear-market calendar maintained by Ned Davis Research. According to it, there were no fewer than six bull markets between the 1929 stock market crash and the end of the 1930s. I doubt an investor interviewed in 1939 about his experience of the Great Depression would have highlighted those bull markets.Another way of making the same point is to measure the number of days between the end of the bear market’s first leg down and its eventual end. There are 11 bear markets in the Ned Davis calendar in which the Dow fell by more than the 37.1% loss it incurred between its February 2020 high to its March low. On average across those 11, as you can see from the chart below, the final bear market low came 137 days after first registering such a loss. If we add that average to the day of the March low, we come up with a projected low on Aug. 7.

More bearishness needed

Sentiment also points to a lower low for the U.S. market. That’s because the usual pattern is for the final bear-market bottom to be accompanied by thoroughgoing pessimism and despair. That’s not what we’ve seen over the last couple of weeks. In fact, just the opposite is evident — eagerness to declare that the worst is now behind us.Another way of putting this: When the bear market does finally hit its low, you are unlikely to even be asking whether the bear has breathed his last. You’re more likely at that point to have given up on equities altogether, throwing in the towel and cautioning anyone who would listen that any rally attempt is nothing but a bear-market trap to lure gullible bulls.I compared sentiment during the recent bear market to that of other bear markets of the past 40 years in a Wall Street Journal column earlier this week. For the most part, the market timers I monitor were more scared at the lows of those prior bear markets than they have been recently. That’s very revealing.

Volatility offers clues

A similar conclusion is reached when we focus on the CBOE’s Volatility Index, or VIX VIX, -3.87% . An analysis of all bear markets since 1990 shows that the VIX almost always hits its high well before the bear market registers its final low. The only two exceptions came after the 9-11 terrorist attacks and at the end of the two-month bear market in 1998 that accompanied the bankruptcy of Long Term Capital Management. In those two cases, the VIX’s high came on the same day of the bear market’s low.Other than those two exceptions, the average lead time of the VIX’s peak to the bear market low was 90 days. Add that to the day on which the VIX hit its peak (Mar. 16) and you get a projected low on Jun. 14.One way of summing up these historical precedents: We should expect a retest of the market’s March low. In fact, according to an analysis conducted by Ned Davis Research, 70% of the time over the past century the Dow has broken below the lows hit at the bottom of any waterfall decline.

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In truth, there’s no universal definition of a “waterfall decline.” The authors of the Ned Davis study, Ed Clissold, Chief U.S. Strategist, and Thanh Nguyen, Senior Quantitative Analyst, defined it as “persistent selling over multiple weeks, no more than two up days in a row, a surge in volume, and a collapse in investor confidence.” That certainly seems reasonable, and the market’s free-fall from its February high to its March low surely satisfies these criteria.Upon studying past declines that also satisfied these criteria, the analysts wrote: “The temptation [at the end of a waterfall decline] is to breathe a sigh of relief that the waterfall is over and jump back into the market. History suggests that a more likely scenario is a basing and testing period that includes a breaching of the waterfall lows.”

Mark Hulbert is a regular contributor to MarketWatch. His Hulbert Ratings tracks investment newsletters that pay a flat fee to be audited. He can be reached at mark@hulbertratings.com

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Fmi: 2020 sarà molto difficile, possibile ripresa nel 2021

“Non c’è dubbio che il 2020 sarà eccezionalmente difficile – prevede Kristalina Georgieva, direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi) – Se la pandemia svanisce nella seconda metà dell’anno, consentendo così una graduale revoca delle misure di contenimento e la riapertura dell’economia, la nostra ipotesi di base è di una parziale ripresa nel 2021”. L’Fmi precisa però che persiste ancora un’enorme incertezza intorno alle prospettive, in quanto potrebbero peggiorare in base a molti fattori variabili, inclusa la durata della pandemia. “E soprattutto – ha ricordato Georgieva – dipenderà dalle azioni politiche che intraprendiamo ora”.

Stati Uniti: la Fed annuncia nuovo piano di prestiti all’economia per 2,3 trilioni di dollari

Nuovo intervento della Federal Reserve per sostenere l’economia reale degli Stati Uniti. La banca centrale americana ha annunciato una nuova misura per erogare prestiti per un massimo di 2,3 trilioni di dollari a sostegno delle famiglie e delle imprese durante la pandemia di coronavirus. “La massima priorità del nostro paese deve essere quella di affrontare questa crisi di salute pubblica, fornendo assistenza ai malati e limitando l’ulteriore diffusione del virus – ha dichiarato Jerome Powell, presidente della banca centrale Usa – Il ruolo della Fed è quello di fornire più sollievo e stabilità possibile durante questo periodo di attività economica limitata, e le nostre azioni oggi contribuiranno a garantire che l’eventuale ripresa sia il più vigorosa possibile”. L’annuncio della Fed è arrivato mentre arrivava dal fronte macro l’aggiornamento sulle richieste di sussidi di disoccupazione che a inizio aprile sono state pari a 6,6 milioni, in linea con la settimana precedente.

Georgieva (Fmi): peggior crollo economia dalla Grande Depressione

Roma, 9 apr. (askanews) – L’economia globale sta piombando nella “peggiore caduta dai tempi della Grande Depressione”, ha affermato la direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva nella conferenza stampa di presentazione delle assemblee annuali di Fmi e Banca Mondiale, che dalla prossima settimana si svolgeranno in teleconferenza.

Questa è “una crisi come nessun’altra mai prima d’ora”, ha spiegato, con la pandemia di coronavirus che “ha minato il nostro ordine economico e sociale alla velocità della luce”.

“Continuiamo a trovarci di fronte a una eccezionale incertezza sulla portata e la durata della crisi”, a detto ancora Georgieva. Il Fmi pubblicherà le sue previsioni economiche aggiornate la prossima settimana ma è evidente che l’ecnomia subirà una pesante caduta nel 2020.

Stati Uniti: 6,6 milioni di richieste di sussidi alla disoccupazione a inizio aprile, più del previsto

Negli Stati Uniti si sono registrate a inizio aprile 6,6 milioni di nuove richieste di sussidi alla disoccupazione, ben oltre le attese. Gli analisti infatti avevano stimato un dato in calo a 5,25 milioni dopo che nella settimana precedente le richieste erano state di 6,87 milioni (dato rivisto al rialzo da 6,65 milioni).

Effetto Fauci su Wall Street, Dow Jones +200 punti. Ma attenti a variazioni giornaliere: le più alte da crash 1929

Wall Street apre in rialzo, grazie allo smorzarsi del panico coronavirus. La volatilità regna tuttavia sovrana, viaggiando anche ai record della storia.Gli analisti di Bespoke Investment Group hanno fatto notare che le oscillazioni giornaliere che hanno interessato in media l’indice S&P 500 nelle ultime cinque settimane sono state pari al +-4,8%.“L’unica volta in cui le variazioni del listino in una stessa seduta – nell’arco di cinque settimane -sono state più forti è stato dopo il crash dei mercati del 1929”, hanno scritto gli analisti.Basti pensare che il Dow Jones ha concluso la sessione della vigilia in calo dello 0,1%, o di 26 punti, dopo un rally di 900 punti nel corso della seduta.Oggi il Dow Jones Industrial Average è balzato a inizio seduta di 200 punti, o dell’1%, lo S&P 500 ha fatto +0,9% mentre il Nasdaq Composite è salito dell’1,2%.La Borsa Usa guarda con favore alle ultime novità che riguardano la pandemia del coronavirus in Usa.Stando ai dati della Johns Hopkings University, il numero dei nuovi contagiati è sceso dallo scorso venerdì, così come nel resto del mondo.Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases e immunulogo della task force della Casa Bianca contro il coronavirus, ha riferito inoltre a Fox News che il bilancio delle vittime Usa provocate dal COVID-19 è più basso di quanto stimato all’inizio, e che a partire dalla prossima settimana ci potrebbe essere una svolta.La dichiarazione ha fatto da assist alle speranze che il virus sia vicino a toccare il picco negli States.

Enel e FCA trascinano Piazza Affari, in corsa anche Unicredit

Martedì molto positivo per Piazza Affari che però chiude lontano dai massimi di giornata. Anche oggi sponda importante dall’ottimismo legato all’appiattimento della curva dei contagi. Il Ftse Mib ha chiuso con un progresso del 2,19% a 17.411 punti, lontano dai massimi intraday a 17.887 punti.

Il rallentamento dei contagi in diversi paesi fa sperare i mercati che presto il peggio sarà passato. E’ alta intanto l’attesa per l’importante riunione dell’Eurogruppo. Prima del via è arrivato il tweet di Valids Dombrovskis che non ha citato gli eurobond/coronabond. “Occorre solidarietà a rapido sostegno per i lavoratori e imprese”, ha detto il vicepresidente della Commissione UE, citando tre mosse: approvazione del meccanismo antidisoccupazione Sure da 100 miliardi, il fondo di garanzia della Bei e il sostegno alla crisi attraverso il MES. In attesa dei responsi dell’Eurogruppo, con alcuni paesi come l’Olanda che confermano l’opposizione ai coronabond.

Galassia Agnelli in gran spolvero

In volata anche oggi i titoli della galassia Agnelli con CNH a +7,3% ed Exor +8,27%. Molto ben con +6,47% a 7,044 euro anche FCA. L’ottimismo dettato dagli ultimi dati sui contagi su entrambe le sponde dell’Atlantico sospinge i titoli automotive, tra i più penalizzati dal lockdown. Intanto FCA ha riprogrammato l’assemblea annuale dei soci che slitta di due mesi. La decisione ha anche come conseguenza il rinvio della delibera sul dividendo ordinario 2019 di € 1,1 miliardi comunicato all’epoca della conclusione del Combination Agreement con PSA. Lo scenario più probabile adesso è quello della cancellazione o il rinvio almeno del dividendo ordinario sia di Fca che di Psa. Anche Fidentiis prevede che il Lingotto, così come PSA, annullerà il dividendo ordinario 2019.

Bene Enel e Unicredit

Tra gli altri best performer nella prima ora di contrattazioni spicca oggi Enel con +3,75% a 6,375 euro e i testimonial del risparmio gestito  con Azimut, Banca Mediolanum e Banca Generali tutte con rialzi a cavallo del 5%.

Strappo al rialzo di Unicredit che segna in chiusura +3,42% a 7,35 euro. L’approvazione del Decreto Liquidità, che garantisce fino a 200 mld di euro di prestiti alle imprese, oltre ad ulteriori 200 mld di garanzie alle esportazioni, rappresenta “uno strumento altamente incentivante per evitare il credit crunch al segmento corporate (soprattutto small e mid) che aumenta in maniera decisiva il risk appetite delle banche attraverso la riduzione del 90%-70% degli assorbimenti patrimoniali”, rimarcano gli analisti di Equita.

Tra i titoli di Piazza Affari si è messa in evidenza DiaSorin, con un balzo di del 5,75% dopo aver annunciato il lancio di un nuovo test automatizzato per rilevare gli anticorpi Covid-19.

Debacle di Atlantia dopo grande rally

Chiusura in forte calo oggi per Atlantia che ha ceduto oltre il 5% a 12,51 euro. IL titolo era reduce dal prepotente rally delle ultime sedute sulla scia dell’ottimismo per un possibile compromesso con il governo sul fronte concessione autostradale. Oggi riuniva il consiglio di amministrazione di Atlantia per l’approvazione dei risultati di bilancio dell’anno fiscale del 2019, ma anche per confrontarsi sui continui negoziati in corso con il governo. Le ultime indiscrezioni del Sole 24 Ore ritengono che un accordo sulla questione Autostrade sia ancora distante a causa delle richieste del governo (tagli delle tariffe, investimenti e indennizzo), che vengono considerate eccessive dalla società. Allo stesso tempo, stando a quanto risulta al Messaggero, gli advisor sono al lavoro per congelare l’applicazione del nuovo quadro normativo stabilito dall’Autorità di regolazione dei Trasporti, per smorzare l’impatto su Autostrade derivante dal collasso del traffico, così come stanno lavorando per ridurre l’effetto retroattivo del Milleproroghe, che rimane uno degli ostacoli più significativi per la finalizzazione dell’accordo.

Da Conte potenza di fuoco anti-COVID: con nuovo decreto liquidità 400 miliardi a imprese. Fase 2 parte parte il 4 maggio?

“Dal decreto di oggi arrivano 400 miliardi di liquidità per le imprese, con il Cura Italia ne avevamo liberati 350. Parliamo di 750 miliardi, quasi la metà del nostro Pil. Lo Stato c’è e mette subito la sua potenza di fuoco nel motore dell’economia. Quando si rialza l’Italia corre“. Così il premier Giuseppe Conte su Twitter, commentando il nuovo decreto che è stato varato ieri dal suo governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

Italian Prime Minister Giuseppe Conte holds a press conference after the European Council on December 14, 2018, in Brussels. – EU leaders will approve a modest list of euro single currency reforms on December 14 that are a far cry from the vast overhaul to the European project sought by France.

Nella conferenza stampa indetta per presentare le nuove misure che seguono il decreto di marzo, ovvero il Cura Italia, Conte precisa che 200 miliardi dei 400 miliardi di euro di “liquidità immediata” decisa a favore delle imprese, saranno per “il mercato interno”, mentre altri 200 miliardi serviranno per “potenziare il mercato dell’export”.

In occasione della conferenza stampa sul nuovo decreto, il premier ha anche affrontato la questione spinosa del MES:“Mes no, eurobond sicuramente sì. Il Mes è uno strumento assolutamente inadeguato, gli eurobond sono la soluzione, una risposta seria, efficace e adeguata”.Eppure, stando ad alcune indiscrezioni riportate dal Sole 24 Ore, in vista della riunione di oggi dell’Eurogruppo, la Germania avrebbe ancora spinto sul Mes, ergo sul Fondo salva-stati. In una lettera pubblicata su alcuni quotidiani europei, in particolare, i ministri tedeschi Heiko Maas (Affari esteri) e Olaf Scholz (Finanze), di fatto, “si dicono convinti che il Meccanismo europeo di Stabilità debba concedere generosi prestiti ai governi in difficoltà senza condizioni particolari. La questione della condizionalità è stata discussa animatamente a livello europeo in queste ultime settimane. L’Italia, con altri paesi, ha chiesto che il MES potesse prestare denaro senza condizioni macroeconomiche, tenuto conto che la crisi è sanitaria. Su questo fronte, alla luce della lettera tedesca, un accordo è vicino”.

Ma che fine farebbero i coronabond? I due ministri non avrebbero neanche affrontato la questione. La questione è stata invece affrontata da Paolo Gentiloni, commissario Ue per l’Economia e da Thierry Breton, commissario per il Mercato interno e i servizi che, in un intervento su Il Corriere della Sera, hanno auspicato la creazione di un ‘fondo europeo per la rinascita’, confermando il sostegno alla soluzione degli eurobond.

Si parla per la precisione “un Fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine” a cui destinare risorse di bilancio e dotato di “una governance che consenta di evitare qualsiasi moral hazard”.

Nuovo decreto: rafforzamento golden power

“E’ una potenza di fuoco”, così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha presentato il nuovo decreto.Tra le misure, c’è anche il rafforzamento del golden power:

“Abbiamo adottato uno strumento molto efficace per tutelare tutte le imprese che svolgono una qualche attività di rilievo strategico. Attraverso il potenziamento del golden power potremo controllare operazioni societarie e scalate ostili non solo nei settori tradizionali, ma in quelli assicurativo, creditizio, finanziario, acqua, salute, sicurezza. E’ uno strumento che ci consentirà di intervenire nel caso ci siano acquisizioni di partecipazioni appena superiori al 10% all’interno dell’Ue“.

Nel decreto è presente la disposizione “Rafforzamento dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica e degli obblighi di trasparenza in materia finanziaria“, ove si legge che: “le norme approvate, al fine di rafforzare nell’attuale contesto di emergenza epidemiologica la disciplina dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica: anticipano, con effetto immediato – e nelle more dell’attuazione del decreto attuativo – l’ampliamento dell’ambito di intervento oggettivo della disciplina golden power ai settori di rilevanza strategica del Regolamento europeo n. 452/2019, consentendo di sottoporre alla preventiva autorizzazione le operazioni rilevanti relative, tra l’altro, ai settori finanziario, creditizio e assicurativo, alle infrastrutture e tecnologie critiche, tra cui l’energia, i trasporti, l’acqua e la salute, alla sicurezza alimentare, all’accesso a informazioni sensibili, compresi i dati personali, all’intelligenza artificiale, la robotica, i semiconduttori, la cibersicurezza, nonché le nanotecnologie e le biotecnologie; prevedono la possibilità per il Governo di aprire il procedimento d’ufficio, se le imprese non assolvono agli obblighi di notifica previsti; estendono, in via transitoria fino al 31 dicembre 2020, il campo di applicazione della disciplina dei poteri speciali anche ad operazioni intra-europee che richiederanno la preventiva autorizzazione del Governo, nel caso di acquisizione del controllo di asset rientranti nei settori sopra descritti; nel caso di operazioni extra-europee, l’ampliamento, sempre transitorio, riguarderà anche le acquisizioni di partecipazioni superiori al 10% da parte di soggetti non appartenenti all’Unione europea, se superiori alla soglia di un milione di euro”.

“In materia di trasparenza finanziaria – si legge ancora nel testo del nuovo decreto – si sono integrati gli obblighi di trasparenza previsti dall’art. 120 del TUF per consentire alla CONSOB di abbassare transitoriamente le soglie rilevanti per le comunicazioni (portandola al 5%) e ampliare anche il novero delle imprese che ne sono soggette, includendovi le società ad azionariato diffuso.

Il nuovo decreto: Stato offrirà garanzie su prestiti

Ancora, Conte ha annunciato che, con il nuovo decreto, “lo Stato offrirà una garanzia perché i prestiti avvengano in modo celere, spedito. Potenzieremo il fondo centrale di garanzia per le pmi e aggiungiamo il finanziamento dello Stato attraverso Sace, che resta nel perimetro di Cassa depositi e prestiti, per le piccole e medie e grandi aziende”.

Per la precisione, nella parte del decreto su “Accesso al credito, sostegno alla liquidità, all’esportazione, all’internazionalizzazione e agli investimenti”, si legge che “le misure adottate prevedono garanzie da parte dello Stato per un totale circa di 200 miliardi di euro concesse attraverso la società SACE Simest, del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, in favore di banche che effettuino finanziamenti alle imprese sotto qualsiasi forma. In particolare, la garanzia coprirà tra il 70% e il 90% dell’importo finanziato, a seconda delle dimensioni dell’impresa, ed è subordinata a una serie di condizioni tra le quali l’impossibilità di distribuzione dei dividendi da parte dell’impresa beneficiaria per i successivi dodici mesi e la necessaria destinazione del finanziamento per sostenere spese ad attività produttive localizzate in Italia. Nello specifico: le imprese con meno di 5.000 dipendenti in Italia e un fatturato inferiore a 1,5 miliardi di euro ottengono una copertura pari al 90% dell’importo del finanziamento richiesto e per queste è prevista una procedura semplificata per l’accesso alla garanzia; la copertura scende all’80% per imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato fra 1,5 e 5 miliardi di euro e al 70% per le imprese con fatturato sopra i 5 miliardi; l’importo della garanzia non potrà superare il 25% del fatturato registrato nel 2019 o il doppio del costo del personale sostenuto dall’azienda; per le piccole e medie imprese, anche individuali o partite Iva, sono riservati 30 miliardi e l’accesso alla garanzia rilasciata da SACE sarà gratuito ma subordinato alla condizione che le stesse abbiano esaurito la loro capacità di utilizzo del credito rilasciato dal Fondo Centrale di Garanzia“.

A tal proposito, il nuovo decreto “potenzia ulteriormente il Fondo di Garanzia per le p.m.i., aumentandone sia la dotazione finanziaria sia la capacità di generare liquidità anche per le aziende fino a 499 dipendenti e i professionisti. Il Fondo – già ampliato dal decreto “Cura Italia” (decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18) con 1,5 miliardi di euro – completa così la sua trasformazione in strumento a supporto della piccola e media impresa, a tutela di imprenditori, artigiani, autonomi e professionisti, nonché a salvaguardia dell’export e di tutti quei settori che costituiscono con le eccellenze del Made in Italy la spina dorsale del nostro sistema produttivo. È inoltre previsto un forte snellimento delle procedure burocratiche per accedere alle garanzie concesse dal Fondo. Il decreto potenzia anche il sostegno pubblico all’esportazione, per migliorare l’incisività e tempestività dell’intervento statale. L’intervento introduce un sistema di coassicurazione in base al quale gli impegni derivanti dall’attività assicurativa di SACE sono assunti dallo Stato per il 90% e dalla stessa società per il restante 10%, liberando in questo modo fino a ulteriori 200 miliardi di risorse da destinare al potenziamento dell’export. L’obiettivo è di consentire a SACE di far fronte alla crescente richiesta di assicurare operazioni ritenute di interesse strategico per l’economia nazionale che la società non avrebbe altrimenti la capacità finanziaria di coprire.

Non solo nuovo decreto: Conte pensa ad altre misure

Ma dopo il decreto di marzo e questo nuovo decreto, il governo non si fermerà. Anzi, sta già lavorando per ulteriori misure a favore dei più deboli, come ha confermato Giuseppe Conte:

“Con il decreto di marzo abbiamo fatto un primo intervento con varie misure economiche, ora interveniamo con questa enorme potenza di fuoco per assicurare liquidità e sospendere i termini dei pagamenti, stiamo lavorando anche per un decreto molto più corposo, già questo mese, con un approccio articolato e sistemico per tutte le categoerie in sofferenza – ha precisato ancora il premier, sottolineando che “siamo consapevoli del fatto che è una emergenza non solo sanitaria ma di natura economica e sociale, stiamo lavorando in questa direzione e sarà un poderoso intervento con strumenti di protezione sociale e per sostenere famiglie, lavoratori e persone vulnerabili”.

In ogni caso, “quando tutto sarà finito ci sarà una nuova primavera – ha sottolineato il presidente del Consiglio -Presto raccoglieremo i frutti di questi sacrifici”.

Ovvero? Si chiedono ansiosi e spauriti molti italiani, tra la paura del virus e il desiderio di tornare alla normalità.

INIZIO FASE 2 IL 4 MAGGIO?

Il Corriere della Sera riporta indiscrezioni secondo cui la fase 2, dunque l’allentamento delle restrizioni, potrebbe partire il prossimo 4 maggio. “Il 4 maggio 2020. Potrebbe essere questa la data della vera ripartenza. «Con cautela e gradualmente», come si affannano a ripetere gli scienziati che hanno il compito di indicare al governo la strada da percorrere per contenere il contagio da coronavirus. Soprattutto per non rischiare di ritrovarsi in piena estate a chiudere nuovamente tutto perché ci sono nuovi malati, altre vittime. E dunque si procederà per tappe. Già da metà aprile – subito dopo le festività pasquali – potrebbe essere concesso ad alcuni settori dell’imprenditoria e del commercio di ricominciare a lavorare. Ma per uscire di casa, tornare a passeggiare, incontrarsi con parenti e amici liberamente, dovranno trascorrere ancora settimane. E in ogni caso le regole non cambieranno: sempre a un metro di distanza e preferibilmente con le mascherine nei luoghi pubblici. Anche perché rimarrà in vigore a lungo il divieto di assembramento”.

Il Corriere continua:

“Soltanto a maggio si potrà invece pensare a una circolazione più libera, anche se con molti limiti. E soltanto se – da un tempo congruo, come chiesto dagli scienziati – l’R0 sarà già prossimo allo 0. Non sarà comunque consentito stare in gruppo per strada oppure nei parchi, gli ingressi nei negozi saranno scaglionati, all’esterno da esercizi commerciali e uffici sarà ancora necessario fare la fila ad almeno un metro dagli altri. Niente eventi pubblici, feste nei locali chiusi o all’aperto, manifestazioni. E nella prima fase, niente bar e ristoranti”.

Ieri, nel corso della conferenza stampa con cui ha annunciato il nuovo decreto, Conte si è rifutato di dare una data per l’inizio della fase 2:

“Cosa succederà dopo il 13 aprile (data di scadenza del decreto) non siamo in condizione di anticiparlo. Costantemente ci confrontiamo con gli esperti del comitato tecnico-scientifico e in questo momento ci riserviamo di seguire con loro l’evoluzione della curva epidemiologica e ci riserviamo qualsiasi valutazione”.

Certo, “posso dire che saremmo i più felici se potessimo allentare qualche misura quanto prima possibile, ma fissare una data oggi significa anticipare qualcosa priva di senso. Non è questo il nostro metodo. Sicuramente dovremo continuare a fare sacrifici ancora per un po’”. E, in ogni caso, “sicuramente quando ci saranno queste misure di allentamento verranno ancora più in evidenza protocolli di sicurezza a tutti i livelli. Sia per il fatto di camminare per strada, prendere un mezzo di trasporto, spostarsi in luoghi di lavoro. Abbiamo già adottato un protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro, già molto rigoroso e che ci tornerà molto utile”.

Risk-on sui mercati, ma scattano in avanti anche oro e Bitcoin

L’ottimismo di oggi in scia ai buoni riscontri sui numeri di infezioni e decessi nei paesi più colpiti sta trascinando al rialzo le Borse, ma si muove nella stessa di direzione anche l’oro. Il metallo giallo sale infatti di 1 punto e mezzo percentuale in area 1.670 dollari l’oncia, non lontano dai massimi pluriennali toccati un mese fa. L’ascesa dell’appetito per il rischio sta trainando anche il Bitcoin che sale di oltre il 4% a 7.100 dollari.Joe Foster, Portfolio Manager e Strategist di VanEck, rimarca come dopo le crisi l’oro e le azioni aurifere tendano a recuperare più rapidamente rispetto al mercato in generale. Ade esempio durante la crisi finanziaria del 2008, l’oro e le azioni aurifere hanno toccato il fondo e si sono riprese molto prima dell’S&P 500, recuperando le perdite più o meno quando l’S&P 500 raggiungeva i minimi, a febbraio/marzo 2009. Ci sono voluti quasi due anni all’S&P 500 per riportarsi sui livelli pre-crisi.Ieri il presidente Trump ha indicato il primo calo del numero di decessi correlati al coronavirus come un “buon segno” e la dottoressa Deborah Birx, coordinatrice della risposta al coronavirus della Casa Bianca, ha dichiarato che prevede che gli Stati di New York, Detroit e New Orleans vedranno un picco nei casi COVID-19 nei prossimi giorni. Sempre ieri il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, che durante il suo briefing quotidiano con la stampa ha riferito che i decessi correlati al coronavirus, i ricoveri in terapia intensiva e le intubazioni quotidiane sono diminuiti, mentre il tasso di dimissione dall’ospedale è salito “molto”.

SU UN BLOG DI FINANZA ON LINE SONO ARRIVATI (OGGI 6-04-2020) A DIRE QUANTO DICEVAMO NOI IN QUESTA ANALISI IL 19 MARZO 2020 COME DIRE 3 SETTIMANE DOPO….

WALL STREET: mani forti in azione. Don’t fight the FED!

Scritto il

Contro ogni previsione, risulta chiaro che le mani forti tornano a dominare e quindi difficilmente ci ritroveremo con violente correzioni.

FLASH: cambia il quadro tecnico di breve

Scritto il alle 11:47 da Danilo DT

BORSA USA: dopo un periodo difficile, il grafico SP500 (future) ci sta dando dei segnali interessanti in ottica di breve periodo (e quindi di trading)

Dopo una buona seduta asiatica, le borse in Europa rispondono bene. Ovviamente si enfatizzano tutti gli elementi positivi che, ricordiamolo, non sono pochi, soprattutto in ottica di breve periodo.

Un petrolio che potrebbe essere rivisto con un meeting OPEC e l’apertura russa ad un taglio, la politica monetaria e fiscale, il miglioramento delle curve di contagio in Italia, il meeting UE di domani.

Io però volevo focalizzarmi sul grafico del future SP500 perché, se confermato, ci lancerebbe un ottimo segnale positivo.

Grafico FUTURE SP500

Dopo aver fatto registrare i minimi in area 2174, tenta il rimbalzo e dopo qualche tentennamento rompe la trendline rossa e anche la media mobile a 21 giorni che stava accompagnando il downtrend. Se il movimento di rottura fosse confermato, dal punto di vista dell’ANALISI TECNICA, vedrei probabile un target di breve a 2780.

STAY TUNED!

Danilo DT

Vicini a picco pandemia coronavirus? Bill Ackman quasi ‘ottimista’ dopo aver trasformato $27 milioni in $2,6 miliardi

La parola magica è picco. Il  mondo intero attende che l’infezione da coronavirus tocchi il suo picco e che i casi di persone infettate e di morti inizino a scendere.  Lo aspetta la comunità medico-scientifica, lo aspetta la gente di tutto il mondo, e lo aspetta anche Wall Street. Bill Ackman, fondatore e gestore di portafoglio di Pershing Square Capital Management L.P., si dice ottimista. Lo scrive chiaramente sul suo profilo Twitter, con data 5 aprile.Da segnalare che Pershing Square, stando agli ultimi dati resi noti dallo stesso fondo, ha chiuso il mese di marzo con un guadagno netto dell’11,1%, dopo aver scommesso sul fatto che il nuovo coronavirus avrebbe messo KO i mercati.L’hedge fund dell’investitore miliardario aveva puntato a febbraio $27 milioni su credit default swap aventi per oggetto titoli investment grande e su indici di credit-default-swap. Queste operazioni di hedging hanno portato la somma investita a valere $2,6 miliardi dopo che i mercati sono crollati il mese scorso.Nelle ultime ore Ackman ha scritto:“Sto iniziando a essere ottimista. Sembra che i casi stiano toccando il picco a New York. Quasi l’intero paese è chiuso. Idrossiclorochina e antibiotici sembrano aiutare. Ci sono sempre più prove che il tasso di infezione asintomatica potrebbe essere fino a 50 volte più alto delle attese”.Qualche vena di cauto ottimismo è arrivata nelle ultime ore anche dal co-fondatore di Microsoft Bill Gates, che pur ha ammesso che la pandemia da coronavirus è “un scenario da incubo”. Tuttavia, Gates ha detto di ritenere che il numero complessivo di morti, negli Stati Uniti, potrebbe essere inferiore rispetto al range illustrato dall’amministrazione Trump, compreso tra 100.000 e 240.000 morti.

Tornando a Bill Ackman, il gestore ha scritto che “la gravità e il tasso di mortalità (del coronavirus) potrebbero essere inferiori a quanto anticipato”, aggiungendo che “potremmo essere più vicini all’immunità di gregge rispetto a quanto atteso”.

E ancora, in quello che si conferma un lungo thread: “massicci stimoli vengono iniettati a livello globale per sostenere l’economia e farci superare la crisi. La maggior parte delle aziende, delle banche e dei consumatori è entrata in questa crisi in modo ragionevolmente ben capitalizzato. I tassi sono estremamente bassi e non c’è un eccesso di offerta nel mercato immobiliare residenziale o commerciale”.

“Sebbene sia difficile essere positivi quando sappiamo che decine di migliaia di persone moriranno e molte di più si ammaleranno in modo grande, non ho altra scelta che essere più ottimista sul futuro a medio termine, in base ai dati e ai fatti che ho visto di recente. Spero di avere ragione”.

Certo, Bill Ackman non nasconde la gravità della situazione: “Uno dei rischi economici più grandi sarà riavviare le piccole imprese, una volta che tutto questo sarà finito. L’amministrazione (Trump) e il Congresso sembrano impegnati a sostenere le piccole imprese. Dobbiamo fare di più per risolvere questo problema”.

Ma il picco dei contagi da coronavirus è proprio vicino? In realtà è proprio su questo, Piazza Affari inclusa, su cui gli investitori stanno scommettendo. Il rally, oltre a presentarsi nell’azionario europeo, è stato chiaro in Asia, dove le borse di Tokyo, Sidney e Seoul hanno guadagnato tutte il 4% circa. Occhio anche a Wall Street, con i futures che anticipano un balzo del Dow Jones, in avvio di seduta, di +900 punti.

Certo la situazione è preoccupante negli Stati Uniti, dove il numero dei morti si sta avvicinando a quota 10.000, più del triplo del numero delle vittime dell’11 settembre. Tanto che Jerome Michael Adams, chirurgo generale degli Stati Uniti, ha avvertito che questa settimana, l’America vivrà il suo ‘Pearl Harbor Moment’. ello stato di New York i casi di coronavirus sono saliti in un giorno dai precedenti 113.704 a 122.031 unità, con il numero dei morti avanzato a 4149 rispetto ai 3565 decessi del giorno precedente.

Ma il Pearl Harbor Moment potrebbe essere finalmente il picco, per gli States. Certo, le notizie che arrivano dal Giappone, pronto a dichiarare lo stato di emergenza, invitano a essere estremamente cauti nel parlare di picco. Allo stesso tempo, però, i dati del fine settimana hanno certificato tassi di mortalità inferiori e anche minori nuovi casi di persone infettate dal coronavirus nei paesi tra i più colpiti, come Italia e Spagna. Si spiegano così i buy sull’azionario europeo.

Bill Ackman non è diventato fiducioso da un giorno all’altro visto che, già alla fine di marzo, aveva illustrato la sua scommessa long da $2 miliardi

, in quella che era stata definita una virata bullish, visto che Forbes stesso lo aveva definito l’uomo che “Tanked the Stock Market, ovvero l’uomo che aveva fatto crollare i mercati azionari, a seguito del panico coronavirus che aveva investito lui stesso. Tanto che, a fine gennaio, aveva lanciato operazioni di hedging da fine del mondo, oltre a ritirare da uno sportello bancomat una enorme quantità di cash. Quel giorno, il suo hedge fund fece soldi, mentre il Dow Jones Industrial Average a un certo punto perse 1000 punti (perdite che si sarebbero confermate all’ordine del giorno successivamente) durante la sessione. Non sono mancate aspre critiche, da parte di chi tuttora ritiene che Ackman abbia manipolato i mercati, il mese scorso, proprio com quell’intervista in cui paventò un numero elevato di vittime, il collasso di diversi settori e una recessione profonda.

COVID-19, Citi: più che terapie saranno test seriologici a salvare economia e mercati dal lockdown

Sarà più la capacità di fare diagnosi con test seriologici che non la terapia stessa a salvare l’economia e i mercati globali dall’incubo COVID. E’ quanto ritengono gli analisti dei team economici, di health-care e di strategia del colosso bancario americano Citi. A loro avviso, fondamentale, affinché l’economia si metta in moto dallo stato attuale di quarantena e lockdown, è la capacità della medicina di testare gli anticorpi dei cittadini.

Citi prevede a tal proposito che il governo federale Usa e le società attive nel ramo sanitario renderanno disponibili test seriologici per il 60% dei cittadini Usa alla fine di aprile, e per il 95% entro la fine di maggio. Una volta fatti i test, le autorità sanitarie e governative Usa potrebbero decidere di far ritornare al lavoro chi dispone di un numero più elevato di anticorpi e che, i conseguenza, presenta un rischio minimo sia di contagio che di una nuova seconda infezione.I test seriologici potrebbero consentire a un numero compreso (c’è da dire che il range è piuttosto ampio) tra 20.000 e 400.000 lavoratori con una precedente esposizione al COVID-19 di dire stop alla quarantena e di tornare immediatamente e in condizioni di sicurezza al lavoro. Successivamente, potrebbero tornare a essere operativi 90 milioni di lavoratori, che rappresentano il 60% della forza lavoro degli Stati Uniti.“Sebbene si parli soprattutto di strategie terapeutiche potenziali per il COVID-19, riteniamo che sarà più la diagnostica che la terapia a cambiare in modo significativo l’outlook economico e anche medico dell’attuale pandemia COVID-19″, si legge nel rapporto degli analisti.Ci sono ovviamente importanti precisazioni da fare: i test seriologici possono infatti dare risposte positive che sono false, così come gli anticorpi che vengono individuati non garantiscono che una persona sia immune al virus.In ogni caso, Citi sottolinea – facendo riferimento al sentiment degli investitori – che ‘un approccio più graduale per far tornare operativi i lavoratori immuni offre un profilo meno inaffidabile di quell’approccio ‘facciamo tornare tutto alla normalità’ che in molti speravano emergere in alcune economie asiatiche’.

In un’ottica di investimento, gli analisti di Citi preferiscono i titoli di società “Medicare centric”, come Roche, Sanofi, AstraZeneca e Bristol-Myers Squibb.

Borsa Tokyo e Sidney in rally oltre +4%, futures DJ +900 punti. Bill Ackman: ‘vicini al picco COVID, ottimista’

L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in rally del 4,24% a 18.576,30. Balzo anche per la borsa di Sidney, +4,06%.La scia di buy è stata alimentata dal sentiment positivo che si respira a Wall Street: i futures sul Dow Jones Industrial Average futures balzano di 872 punti, anticipando un avvio di seduta, nella sessione di oggi lunedì 6 aprile in rialzo fino a +906 punti. Rialzi anche per i futures sullo S&P 500 e sul Nasdaq.Focus sulle dichiarazioni dell’investitore miliardario Bill Ackman, fondatore di Pershing Square Capital Management che, in una serie di twwet, ha detto di “iniziare a essere ottimista”, in quanto sembra che i casi di coronavirus negli Usa “stiano toccando il loro picco”, mentre “alcuni trattamenti sembrano funzionare”.Tornando in Asia, la borsa di Shanghai è sotto pressione con -0,60%, Hong Kong fa +2,43%, Seoul +3,98%.

Coronavirus, timori per il rating dell’Italia. I verdetti attesi il 24 aprile e l’8 maggio

Moody’s, S&P Global e Dbrs monitorano il debito/Pil italiano. Per ora le agenzie di rating «sposano» le previsioni più prudenti: il Pil scenderà «solo» del 2-2,5% nel 2020.

di Alessandro Graziani

Le Banche centrali tamponano l’emorragia, ora tocca ai Governi

Come si muoveranno nelle prossime settimane le agenzie internazionali sul rating sovrano dell’Italia e delle banche italiane? Le due date da tenere d’occhio sono il 24 aprile, quando si pronuncerà S&P Global, e l’8 maggio quando sarà la volta di Moody’s e Dbrs Morningstar. Sulle banche l’approccio finora seguito non ha portato a immediati tagli del rating. Vi sono state però alcune riduzioni dell’outlook, che lasciano prevedere possibili futuri tagli dei rating.Molto dipenderà dall’evoluzione del contagio da Coronavirus, dalla durata del conseguente lockdown, dall’aumento del debito pubblico e dal rallentamento dell’economia. Finora, le previsioni di calo del Pil italiano nel 2020 adottate dalle agenzie di rating rientrano nella fascia di quelle più ottimiste, soprattutto se confrontate con quelle di grandi banche d’affari internazionali e centri di ricerca (anche italiani) che ipotizzano cali su base annua ben superiori al 5%.L’agenzia di rating Fitch, per esempio, prevede per ora che il Pil dell’Italia scenda solo del 2% nel 2020 mentre la stima di S&P Global punta su un -2,6%. Per Moody’s la contrazione cumulativa sarà del 4,5% nei primi due trimestri dell’anno, che dovrebbero essere i peggiori, allineandosi alle stime più prudenziali dei vari centri di ricerca. La cautela sulle stime può essere il segnale di un approccio soft rispetto a un possibile downgrade? È ancora presto per dirlo, sarà decisivo l’andamento del prossimo mese. Certamente il merito di credito dell’Italia è destinato a peggiorare, con un rapporto tra debito/pil in sensibile aumento, e un downgrade delle agenzie di rating è da mettere in conto. L’essenziale è mantenere il livello di investment grade, che per il momento resta una condizione essenziale perché i titoli di Stato italiani possano essere acquistati da Bce nel suo quantitative easing allargato.L’unico waiver (deroga) sul rating concesso da Bce nell’ambito del nuovo piano di acquisto bond da 750 miliardi denominato Pepp (Pandhemic Emergency purchase programme) riguarda per ora i bond sovrani della Grecia, che non hanno un rating da “investment grade” ma verranno comunque acquistati da Bce nella misura di circa 12 miliardi di euro. Per tutte le altre emissioni obbligazionarie, pubbliche e private, valgono le precedenti regole del piano di Qe denominato App che non comprende i cosiddetti junk bonds.L’Italia è a rischio in prospettiva? La regola seguita da Bce sul rating è che si applica a un emittente sovrano il migliore dei rating tra quelli delle quattro agenzie internazionali “ammesse” dall’Eurotower: S&P, Moody’s, Fitch, Dbrs Morningstar. Quest’ultima è quella che da tempo ha il rating più alto sull’Italia, tre “gradini” (notch ) sopra il livello di sicurezza dell’investment grade. Un downgrade non è da escludere, ma pare improbabile – stando ai loro attuali report sulla crisi – che riguardi tre notch.

Stati Uniti: disoccupazione balzata al 4,4% a marzo, più del previsto

Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione è balzato in avanti a marzo, attestandosi al 4,4% dal 3,5% di febbraio. L’aumento è maggiore del previsto. Gli analisti infatti si aspettavano una disoccupazione al 3,8% per effetto del lockdown scattato nel mese anche negli Stati Uniti per contenere il contagio da Covid-19.

Stati Uniti: non-farm payrolls a -701mila a marzo, peggio delle attese

Negli Stati Uniti le buste paga nei settori non agricoli, le cosiddette non-farm payrolls, hanno mostrato a marzo un calo ben oltre le attese. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del Lavoro Usa, il mese scorso sono stati bruciati 701mila nuovi posti, contro i +275mila posti di febbraio (dato rivisto da +273mila). Il consensus indicava -100mila unità.

Usa verso 2020 da incubo, le nuove stime di Morgan Stanley

Verso un 2020 da incubo per l’economia degli Stati Uniti con il Pil che potrebbe registrare il peggior anno dal lontanissimo 1946. Morgan Stanley stima infatti che il 2020 segnerà la peggiore recessione dal Dopo Guerra con PIL giù del 5,5%. La banca d’affari americana ha ridotto le previsioni del primo trimestre a -3,4% annualizzato, mentre nel secondo trimestre l’economia dovrebbe ridursi del 38%, rispetto a una precedente previsione di una contrazione del 30%.

Anche la disoccupazione statunitense raggiungerà un picco record del 15,7% nel secondo trimestre.

He nailed the March coronavirus selloff — now he says there’s another 30% to go before the stock market hits bottom

Niles is adding to his stakes in Activision, Take-Two and Amazon

Hedge-fund manager Dan Niles, in a note cited by Yahoo Finance this week, warned his clients way back in February that he was getting “increasingly worried” investors weren’t ready for the impact the spread of the coronavirus could have on the U.S. economy.So Niles positioned his portfolio accordingly. Good thing. While the Dow Jones Industrial Average DJIA, +2.24% posted its worst first quarter ever, his Satori Fund closed in positive territory.But, more importantly, where do stock markets go from? Definitely not higher, if Niles has it right.“If you go back and look at history, there are nine times that the market has sold off about 30% or so since the 1920s, so it’s pretty normal,” he said this week. “You get one of these every 10 years or so and if you look at every one of them, you always get these bear market rallies.”Niles told Yahoo Finance that he sees another major drop from here, pointing to valuations that are still hovering well above historical norms, even after the painful pullback.

“Just to get to average, you would have to have the market go down 30%,” he said. “It is very easy to figure out the market probably goes down 30% before we’re even near fair valuation.”So, no bottom yet?

“I sort of laugh when I hear people talking about a V-shaped recovery because we are going to have at least 10% unemployment, my guess is closer to 20% before all of this is said and done,” Niles said. “You are not going to get a fast recovery with that many people out of a job and we’re not just talking in the United States. We are talking all across the globe there are problems that are happening.”

The bulls had the upper hand in Thursday’s session, with the Dow, S&P SPX, +2.28% and tech-heavy Nasdaq COMP, 1.722% all gaining ground in afternoon trades.

PER ORA ………….NO………….

Conte: “Riaperture in termini proporzionali. Serrata non potrà durare molto

Proporzionalità è la parola d’ordine per la possibile riapertura dell’Italia. Così in un’intervista a El Pais, il premier Giuseppe Conte secondo cui la serrata delle attività produttive però non potrà durare molto. “E’ una misura durissima dal punto di vista economico. È l’ultima misura che abbiamo preso e non può prolungarsi troppo. Per scuole e università, invece, si possono introdurre modifiche affinché gli studenti non perdano l’anno o l’esame” aggiunge Conte.Al quotidiano spagnolo il premier sottolinea come il rischio che l’emergenza coronavirus dia linfa all’anti-europeismo in Paesi come in Italia “è evidente”. “Gli istinti nazionalisti, in Italia ma anche in altri Paesi, saranno molto forti se l’Ue non sarà all’altezza”. “Chi si oppone in Ue alle richieste italiana ragiona con una mentalità vecchia, con un’ottica inadeguata a questa crisi, che è simmetrica ed eccezionale”. “L’Italia non chiede di condividere tutto il suo debito pubblico accumulato finora, che resterà a carico di ciascun Paese. L’Italia aveva avuto un comportamento ottimale fino a questo momento, anche sul fronte del debito. Il deficit del 2019 doveva chiudersi al 2,2 e abbiamo ottenuto 1,6%. Nessuno chiede all’Ue di farsi carico dei debiti sovrani ma solo di essere capace di assestare un colpo unitario per uscire da questo tsunami” conclude il premier.

«Errore lasciar morire l’economia per battere il virus. Bisogna ripartire»

Giovanni Cagnoli, imprenditore e fondatore di Bain Italia, ha un piano per tornare al lavoro prima che la chiusura delle aziende si trasformi in una recessione catastrofica. Intervista

Quella di Giovanni Cagnoli è una delle poche voci in Italia che si sono sollevate per porre con la dovuta autorevolezza qualche problema sulla strategia scelta dal governo Conte per affrontare l’emergenza coronavirus. Sicuri che restare tutti tappati in casa finché non passerà il contagio sia ineluttabile? E quando ripartirà l’economia? Soprattutto, con l’economia in ginocchio, chi coprirà i costi della crisi sanitaria, visto che l’Europa non sembra intenzionata a farsi carico comunitariamente dell’enorme esborso necessario a portare avanti il lockdown?

Fondatore in Italia e amministratore delegato fino al 2017 di Bain & Company, una delle società di consulenza più importanti al mondo, attualmente presidente di una holding (Carisma) con 14 aziende e oltre mille dipendenti, Cagnoli ha qualche idea di come gira l’universo dell’impresa. Martedì 24 marzo è uscito sul Corriere della Sera con una proposta per la ripresa delle attività che ha fatto discutere.

La tesi è che sia difficile sperare di sconfiggere il virus con l’isolamento, senza contare che questo obiettivo potrebbe esigere un tempo tale da radere al suolo tutta l’economia. Meglio organizzarsi per rimandare appena possibile i giovani al lavoro, continuando a proteggere gli anziani, più vulnerabili al morbo. Inutile aggiungere che l’idea, argomentata sul Corriere con tanto di cronoprogramma, ha attirato sull’autore anche molti insulti da parte del popolo dell’#iorestoacasa. Ma probabilmente questo Cagnoli lo aveva messo in conto. E infatti, per nulla scosso, con Tempi ribadisce, motiva, conferma tutto.

In sintesi, in cosa consiste la sua idea?

Io parto da un dato: i contagi da coronavirus nella realtà sono molti di più di quelli che vengono dichiarati quotidianamente. Sono 10 o anche 20 volte tanto. In Lombardia potrebbero essere un milione, non i 40 o 50 mila ufficiali. Siamo ben oltre il punto di non ritorno. Questa epidemia purtroppo non è più contenibile seguendo i metodi della Corea del Sud o di Singapore, che sono i primi della classe. Secondo dato: è scientificamente provato che la forma più grave e letale del Covid-19 colpisce soprattutto, in modo disproporzionato, le fasce di età più avanzate. Da queste due osservazioni ne deriva una terza, evidente per inferenza logica: la protezione va applicata agli anziani in modo più che proporzionale.

Tasso di mortalità di Covid-19 per classi di età, fonte Ispi
Fonte: Ispi

La novità nel suo articolo però è l’invito a ripartire.

Se quanto ho detto è vero, se è vero che è impossibile azzerare l’epidemia in 30-60 giorni – perché di questo parliamo –, ebbene io sostengo che occorra fare una scelta, ahimè drammatica, tra accettare il rischio di qualche contagio in più e andare incontro alla distruzione irreparabile dell’economia. Lo ha detto il sindaco Beppe Sala giovedì sera. Quando riapriremo? Quando avremo zero contagiati per almeno 15 giorni? Vuole dire tra 4 o 6 o forse 12 mesi secondo me.

Lei propende per accettare il rischio di qualche contagio in più.

Provo a semplificare. Chiudendo tutto per 4-6 mesi è probabile che il contagio si azzeri, peccato che con l’economia chiusa per 4-6 mesi il paziente “economico” morirà, o il costo per tenerlo in vita sarebbe esorbitante. Bisogna trovare un equilibrio. È una scelta delicatissima, ma va fatta adesso. Come ha ricordato Mario Draghi sul Financial Times, la base imponibile, ossia le tasse che tengono su tutto, deriva dall’economia. Se salta la base imponibile di questo paese, non ci salveremo di sicuro e il costo sociale sarà davvero insostenibile e purtroppo concentrato sulle fasce più deboli, soprattutto i pensionati.

Ma lei è sicuro che il contagio sia ormai troppo diffuso per essere davvero contenuto?

Mancano dati, quindi la sicurezza scientifica non esiste purtroppo. Però sembra che a Bergamo assisteremo presto a una diminuzione dei contagi. Non perché l’epidemia sia stata controllata, ma perché ormai non resta più molta gente da infettare. Questa almeno è la mia previsione, o meglio sarebbe dire allo stato attuale la mia grande speranza. In ogni caso nei prossimi 7-10 giorni questo sarà più chiaro e si potranno fare valutazioni migliori. Decisivi i test anticorpali, cioè i test che ci dicono quanti hanno “fatto” il coronavirus, sia sintomatici che poco sintomatici che completamente asintomatici.

Pensa che a Bergamo abbiano tutti il coronavirus?

Penso che a Bergamo sia stato infettato più del 50 per cento della popolazione. Non ne ho certezza, ovviamente. Tra 10 giorni si avrà un quadro molto più chiaro anche scientificamente. Se il quadro fosse diverso da quello che io ipotizzo, si devono fare valutazioni diverse. Anche molto diverse da quelle che io faccio oggi. Ma il mio pensiero è che dobbiamo imporci di fare queste valutazioni in ogni caso. Ad oggi dall’analisi dei dati discendono alcune conclusioni. Il virus ha fatto saltare molte, direi tutte, le previsioni. Se i dati fossero tra 10 giorni diversi o molto diversi si rifanno le analisi e si prendono decisioni coerenti. Per capirci: se a Bergamo gli infetti fossero non il 50 ma il 10 per cento della popolazione, purtroppo il quadro sarebbe molto, molto peggiore, e bisognerebbe spostare tutto più in là con i relativi costi e decisioni ancora più difficili. Ma resta fermo un principio base: gli anziani sono più esposti e vanno protetti molto di più. Questo non cambierà.

Come fa a essere così convinto che i dati ufficiali siano sbagliati?

Faccio un semplice ragionamento. Primo, ormai i tamponi li fanno solo alle persone che manifestano chiaramente i sintomi del virus, e nemmeno a tutte. Secondo, in tutto il mondo gli studi attestano l’esistenza di una quota conclamata di contagiati asintomatici compresa tra il 50 e l’80 per cento. Terzo, prenda i dati relativi ai contagi per fasce di età, sono decine i paesi che li pubblicano. Noterà che la distribuzione è sempre omogenea: il virus piglia tutti, non solo gli anziani; anzi, la fascia di età più colpita è quella compresa tra 40 e 50 anni. Invece i contagiati italiani, stando ai dati ufficiali sono quasi tutti oltre i 60 anni. Vuol dire che questi dati non rappresentano la totalità dei contagiati, ma le persone a cui fanno il tampone, che è diverso, quindi sono dati sbagliati. Idem per il nostro tasso di mortalità: non descrive i decessi in relazione alla totalità dei contagi, ma i decessi rilevati sui contagi rilevati. Su questo esistono studi in tutto il mondo e sono tutti concordi.

Tasso di mortalità di Covid-19 in alcuni paesi del mondo, fonte Ispi
Fonte: Ispi

L’emergenza negli ospedali lombardi, però, non è un dato sbagliato.

Assolutamente no, certo. L’opposto. È un dramma epocale. È un dato oggettivo e a sua volta sottostimato, perché le persone colpite da Covid-19 sono state anche di più di quelle rilevate. Ma il contenimento era una discussione da fare molto tempo fa. Adesso, ripeto, è stata tragicamente superata. Sottolineo tragicamente. Ma prendiamo una provincia come Verona: lì ci sono, se non sbaglio, circa 1.300 contagiati. Visto che è in Veneto, dove sono stati eseguiti più tamponi che nel resto d’Italia, supponiamo che il moltiplicatore sia più basso: mettiamo che i contagi reali siano 5 mila, di cui circa 4 mila ignoti. Quattromila individui infettati e infettivi che non sanno di esserlo: come evitiamo che non ne contagino altri? Anche sotto regime di isolamento, la metà delle persone esce comunque di casa, anche solo per fare la spesa. Poi ci sono tutti quelli che fanno lavori ineludibili: alimentari, acqua, luce, trasporti, ospedali… Solo nella provincia di Verona potrebbero essere 2.000 contagiati che si muovono senza sapere di essere contagiati. Meno infetti, certo, dei contagiati sintomatici, ma sono duemila: ne discende che il contenimento avrà risultati definitivi solo tra molto, molto tempo. E poi realisticamente avremo nuovi focolai e si dovrà contenere di nuovo, e via di questo passo per 12-18 mesi. La Cina ha chiuso totalmente Wuhan e ha mandato cibo, medici, infermieri, medicinali, esercito. Ma l’Italia è densamente popolata, non possiamo permetterci questo lusso. Dobbiamo tenere aperto qualcosa, anzi molto più di qualcosa, se vogliamo mangiare e tenere aperti gli ospedali, che mi paiono esigenze ineludibili.

Insomma, come scrive nel suo articolo, a questo punto è «inutile parlare di picco», «meglio prepararci alla realtà dei fatti», ossia meglio adattarci a convivere con il nemico in casa.

Sulla base dei dati, io suggerisco di attivare misure ancora più drastiche per gli anziani, intendo una vera quarantena, e nello stesso tempo di rilassare progressivamente – e non certo domani mattina ma tra qualche settimana (non mesi però) – queste misure per la popolazione più giovane.

Un bel rischio.

Inevitabilmente per i giovani significa correre qualche rischio di polmonite, però non altro. Non credo che assisteremmo all’intasamento delle strutture ospedaliere, o meglio, potremmo reggere (con fatica) l’urto. Un urto che arriverà comunque secondo me prima o poi tra l’altro, perché non avremo un vaccino prima di 9-12 mesi, a essere molto ottimisti. Detto questo, ogni azienda deve assolutamente dotarsi di tutte le protezioni necessarie, e questo è vincolante. Nessuna protezione uguale nessuna riapertura. Oggi i pazienti in terapia intensiva sono per l’80 per cento anziani. E comunque tra un anno i danni all’economia derivanti dal blocco saranno fonte di uguale, anzi secondo me superiore, devastazione, morte, stravolgimento della vita. Piaccia o meno, oggi abbiamo ospedali con reparti di terapia intensiva solo perché abbiamo lavorato e pagato le tasse per questo. Mi piacerebbe fosse così anche tra 10 anni.

Non teme di apparire cinico?

Non sono cinico, sono realista. Un piccolo esempio. Un’azienda farmaceutica stava – stava, usiamo già l’imperfetto – facendo ricerca su farmaci importanti contro le malattie respiratorie. Farmaci salvavita. Ecco, gli studi adesso sono interrotti, e questo costerà vite. In questo caso non ci sono alternative purtroppo.

Casi attivi plausibili di Covid-19 in Italia, fonte Ispi
Fonte: Ispi

A colpi di lockdown totale e decreti da 25 miliardi di euro per aiutare famiglie e imprese, lei dubita che #tuttoandrabene.

Questi decreti sono largamente insufficienti, non dal punto di vista del contenuto, che è condivisibile, ma delle risorse che servono. Ai 25 miliardi bisogna aggiungere uno zero per arrivare a 250, e poi salire a 300 e anche oltre. Questo perché nei conti non si mette oggi, ma sarà inevitabile farlo alla fine, l’erosione della base imponibile che deriva dal blocco. Minori consumi generano minore Iva, minori accise, minori tasse sul lavoro e sulle imprese, una fortissima erosione che non può e non deve diventare strutturale.

Trecento miliardi se il blocco proseguirà fino a fine maggio, giusto?

Questo, come ho scritto, se inizieremo a sbloccare le attività progressivamente dalla fine del mese di aprile. Se andassimo avanti fino all’azzeramento del contagio, diciamo giugno o luglio o settembre, la cifra necessaria a coprire il danno per il paese per ovvia conseguenza salirebbe molto, probabilmente si avvicinerebbe a 500 miliardi.

Sulla possibilità di ripartire a breve, lei invoca il «coraggio delle proprie decisioni». Pensa che questo coraggio sia mancato fin qui?

Quello che è mancato secondo me non è tanto il coraggio, ma è la valutazione – molto difficile, me ne rendo conto – delle conseguenze economiche (le quali, non trattandosi di morti, sono calcolabili, pur con margini di errore elevati) e degli effetti di second’ordine di questi danni, gli effetti sulle vite. Soprattutto mancano fino ad ora una valutazione e un piano di riapertura puntuale, preciso, attuabile. Ne sta parlando solo Carlo Calenda, con grande preoccupazione che io condivido in pieno. Una pianificazione dettagliata di come e quando ripartire, gestendo i rischi e minimizzandoli. Azzerare ogni rischio ha un costo incalcolabile troppo elevato. Io non dico per nulla che le vite non contano: al contrario. I più deboli, i pensionati i disoccupati attuali e futuri, sono vite importanti quanto quelle che vogliamo salvare dal coronavirus. Cerchiamo un compromesso ragionevole alla luce dei dati. È molto difficile ma è doveroso.

Giuseppe Conte dice che a un certo punto ha deciso di «cedere il passo alla comunità scientifica» e di lasciare che fossero i medici a «guidare le decisioni politiche».

E così implicitamente ammette che le conseguenze economiche e sociali di queste scelte siano in secondo piano e quindi da non valutare adesso. È una scelta: se ne assuma la responsabilità e, come ha detto in Parlamento, il tempo giudicherà. Io onestamente preferirei valutare in anticipo le conseguenze delle scelte.

Pensa che le sue opinioni stiano prendendo piede nel mondo produttivo?

Non lo so. Comunque avverto la necessità di chiedere a chi decide: abbiamo fatto i conti di quanto costerà il blocco dell’attività in termini di vite, benessere sociale, capacità di sostenere i poveri, capacità di pagare la sanità in futuro, o le pensioni nei prossimi cinque anni? Perché io ho provato a farli, e sono molto spaventato.

Quali scenari la spaventano?

Noi non possiamo stampare moneta, perché la sovranità monetaria italiana ce l’ha la Bce. Per “stampare moneta” intendo che la banca centrale sottoscrive i titoli di debito emessi dallo Stato, e lo Stato sostiene economia, pensioni, sanità, istruzione arte e cultura, indebitandosi. Ebbene, siccome non abbiamo questa sovranità monetaria, le ipotesi sono due. La prima è che la Bce e l’Europa ci dicano che possiamo fare 300, 400, 500 miliardi di debiti, o come dice Draghi tutti i miliardi che servono, ma non è facile, perché ci sono le limitazioni giuridiche dei trattati europei firmati da cui non si può derogare, oltre che il necessario consenso degli altri Stati europei da ottenere. L’altra ipotesi, se questo non succede o non succede in modo adeguato ai costi economici della recessione, è che noi appunto tra non moltissimo tempo non avremo i soldi per pagare gli stipendi dei medici, a meno di andarli a chiedere ai mercati con costi astronomici. L’Italia senza sovranità monetaria purtroppo non ha l’opzione di “fare da sola”. Sarebbe bene capirlo tutti insieme. Noi non possiamo stampare moneta autonomamente. Questo è un fatto.

Lo stesso Conte però dice che non pretende dall’Europa la mutualizzazione del debito.

Ma è un passaggio ineludibile perché noi non possiamo stampare moneta. Certo che non chiediamo la mutualizzazione del debito, oggi non è questo il punto. Ma chiediamo che la Bce o altro organo sovranazionale (la Bei per esempio) lo sottoscriva nei fatti. E promettiamo di restituirlo tutto, ma è necessario che oggi i partner europei accettino questa promessa, che tale è: una promessa, un impegno, non una garanzia assoluta. I nostri partner devono fidarsi di noi. E considerate le dimensioni del Pil perso con la chiusura, se davvero vogliamo avere i soldi per pagare medici, pensioni, eccetera, abbiamo due esigenze: la prima è mandare in Europa una persona dotata della necessaria credibilità per convincere i partner a fidarsi di noi. E per convincerli dovremo necessariamente mettere sul piatto la credibilità di una serie di riforme che non abbiamo mai saputo fare in passato; quindi partiamo – come è già evidente dalla giornata di giovedì – in salita, o meglio impervia salita, perché negli ultimi due anni non abbiamo dato segnali rassicuranti in tal senso. La seconda esigenza è mandare questa persona – Conte o Draghi, decida lei chi ha più chance di portare a casa il risultato – con un piano preciso, puntuale, credibile. Chiedere 300 miliardi fra due mesi, chiederne 500 fra sei mesi o chiedere – come con coraggio ha scritto Draghi – illimitata apertura di credito è molto diverso.

Ma nell’articolo sul Financial Times l’ex presidente della Bce invita i governi europei a spendere tutto quel che serve per far fronte all’emergenza, senza preoccuparsi del debito. Anche lui sembra preoccupato più dal coronavirus che dalla ripartenza.

No, l’opposto. Lui scrive che bisogna assicurare che non si chiudano aziende e che la base imponibile e la capacità produttiva sia preservata. E che la Bce ha gli strumenti per garantirlo. E aggiunge, con un coraggio e una lucidità rari e preziosi, che bisognerà aumentare il debito pubblico e cancellare quello privato per preservare la base imponibile degli Stati. Un passaggio di una lungimiranza di cui forse solo Draghi è capace. Un passaggio che nella mia valutazione sarà il discrimine tra chi, fra tutti gli Stati europei, dalla crisi uscirà prima e chi dopo.

Mario Draghi

Lei è contrario alla chiusura delle aziende?

No, anzi. Io non critico per nulla la chiusura delle aziende, chiuderle è stata una decisione giusta e doverosa, forse anche troppo procrastinata, sebbene fosse difficile prevedere questa esplosione del virus. Io dico di riaprire le aziende progressivamente, in modo ordinato, cominciando dai lavoratori sotto i 50 anni di età e con un piano preciso. Dico anche che le aziende prima di aprire devono dotarsi di tutti gli strumenti di sicurezza possibili. Se non lo fanno non aprono. Senza alcun compromesso. In accordo con i sindacati.

Obiezione: lei parla “da padrone” senza badare agli interessi dei lavoratori.

Questa terminologia è obsoleta e anche offensiva. La forma è anche sostanza in questi tempi. Ribadisco ed elaboro il concetto espresso da Draghi. Gli Stati si fondano sulla base imponibile, cioè sulla capacita di riscuotere tasse. Le tasse vengono essenzialmente da salari e stipendi che generano consumi (Iva), accise (benzina) e altre tasse che lo Stato correttamente impone. I salari e gli stipendi vengono dalle aziende e dal lavoro. Se le aziende chiudono la base imponibile, i salari e gli stipendi non ci sono più. Se la base imponibile cala o peggio sparisce, lo Stato non avrà sufficienti risorse per mantenere le sue spese, cioè pensioni, sanità, pubblico impiego. La capacita di contrarre nuovi debiti, per quanto elevata o illimitata come correttamente chiede Draghi, senza sovranità monetaria avrà di certo un limite posto dai nostri partner. Il costo di fare ripartire un’azienda chiusa è cinque volte il costo di mantenerla in vita in questo momento difficile (e a volte nemmeno spendendo cinque volte tanto si riesce a riaprire). Quindi io parlo solo ed esclusivamente per proteggere la base imponibile dello Stato, che sono le aziende e i lavoratori. Sono questi i soggetti economici che nei prossimi 20 anni dovranno pagare i debiti che oggi contraiamo. Non ci sono alternative, se non drammatiche come l’iperinflazione e l’uscita dall’euro. Alternative che nel quadro attuale sarebbero sconvolgenti in termini di impatto sui deboli, e che io combatterò sempre e con tutte le forze senza alcun dubbio e a tutti i costi. Non tollero gli incantatori di serpenti che parlano di uscire dall’euro. Sono incoscienti anche solo a nominare tale eventualità. Il danno sarebbe mostruoso.

Come mai secondo lei il clima generale è così remissivo di fronte alla serrata imposta dal governo?

Perché siamo una società opulenta che non si è mai confrontata con prove del genere. Meglio: direi che siamo una società fintamente opulenta che si è indebitata per non affrontare i problemi, grossi, che aveva. “Abbiamo sconfitto la povertà”. Sì, ma nessuno ha aggiunto “facendo debiti che pagheranno i nostri figli”. Era un’aggiunta doverosa.

Qualche decennio fa sarebbe stata la stessa cosa?

Sicuramente meno. Ci siamo abituati a un mondo fantastico che non è reale.

Il virus è l’irruzione della realtà nella vita?

Ahimè sì. Ma le emergenze sono tre: una sanitaria, una economica, una di valori sociali. E verranno avanti certamente tutte e tre, in sequenza. Chi sta al governo deve tenere insieme tutto, è miope dire che ci si occupa solo dell’emergenza sanitaria. Le scelte impattano tutti e tre gli ambiti.

In Italia sono tutti orripilati dalle posizioni alla Boris Johnson e Donald Trump. Lei che ne pensa? Al netto delle semplificazioni fatte dai giornali, le loro motivazioni sembrano essere almeno in parte le stesse sue.

Che sia Johnson, Trump, Conte o la Merkel, un leader adesso è chiamato a operare scelte terribili. Per come funziona la comunicazione in Italia, questi ragionamenti sono assolutamente impopolari. Il problema pero è capire se, ancorché molto impopolari, questi ragionamenti siano corretti. Chi è chiamato a prendere le decisioni è costretto a porsi il problema. Di più: siccome sei responsabile, e stai ipotecando il futuro mio, dei miei figli e dei miei nipoti, sei tenuto a dire come intendi operare sul piano sanitario, economico e sociale per arrivare a garantire che usciremo dalla crisi. E se non sei sicuro al 100 per cento di portare a casa il risultato, allora dobbiamo parlare delle alternative. Subito. E poi scegliere la migliore. Non scegliere è impossibile.

Una strategia per fermare il Covid-19 senza mettere in ginocchio l’economia mondiale

Una strategia per fermare il Covid-19 senza mettere in ginocchio l'economia mondiale

L’economia mondiale potrà sopportare solo per poche settimane le misure restrittive che stiamo vivendo. Il rischio di una recessione profonda e duratura è reale e il vaccino potrebbe arrivare troppo tardi. Una via d’uscita è tuttavia possibile. Sarà necessario attivarsi molto velocemente, non appena il sistema sanitario nazionale avrà superato l’attuale fase critica di congestione ma, purtroppo, avremo ancora un insufficiente livello di «immunità di gruppo» e una elevata possibilità di nuovi contagi. La strategia descritta sinteticamente nel seguito è complementare ad altre misure quali quelle macroeconomiche di sostegno della domanda aggregata e si potrà ritenere conclusa al raggiungimento dell’immunità di gruppo o alla scoperta di un vaccino efficace.

1. I giovani in buona salute devono tornare al lavoro su base volontaria.

È necessario consentire alle persone tra i 20 e i 49 anni di età di tornare al lavoro gradualmente, su base volontaria, dato il loro basso rischio di aver bisogno di cure ospedaliere in caso di infezione da Covid-19. Secondo il rapporto dell’ Imperial College Covid-19 Response Team (Ferguson et al. 2020), il tasso di letalità nella popolazione tra i 20 e i 29 anni è circa 0,03% e sale a 0,08% e a 0,15% nelle fasce d’età 30-39 e 40-49 anni. I corrispondenti tassi di ospedalizzazione sono rispettivamente pari a 1,2%, 3,2% e 4,9%. Questi tassi potrebbero in realtà essere più bassi data l’esistenza di numerosi contagiati asintomatici non conteggiati.

2. Dati per conoscere meglio Covid-19.

Al momento la possibilità di mettere in atto strategie appropriate è fortemente limitata dalla mancanza di informazioni fondamentali quali per esempio il grado di diffusione reale dell’infezione (al di là dei casi accertati) e il relativo tasso di letalità. Idealmente, per ottenere queste informazioni dovremmo implementare test a campione sull’intera popolazione. Questa soluzione non sembra al momento praticabile dati i costi e a causa del congestionamento al quale il sistema sanitario italiano è sottoposto. L’utilizzo di App per tracciare le infezioni (vedi sotto punto 8) potrebbe fornire dati importanti per inferire queste informazioni mancanti. Nel frattempo, nel contesto della nostra proposta, tutti coloro che torneranno al lavoro (o almeno un loro ampio campione casuale, a seconda delle risorse disponibili) dovranno essere soggetti a test frequenti per Covid-19 nell’ambito di uno studio prospettico longitudinale. Quelli che risulteranno infetti, dopo la guarigione dovranno essere sottoposti a test sierologici per stabilire se saranno diventati immuni da ulteriori contagi. Seguendo i giovani che tornano al lavoro potremo analizzare e identificare come il Covid-19 si trasmette negli ambienti lavorativi. Questa è un’informazione importante per pensare ad accorgimenti finalizzati a riconciliare lavoro e salute.

3. Separazione dei giovani che tornano al lavoro dagli anziani e dagli immunodepressi.

Coloro che tornano gradualmente al lavoro devono temporaneamente vivere lontano dagli anziani, dagli immunodepressi e dalle persone con patologie polmonari croniche, che dovranno rimanere in isolamento nelle loro abitazioni. A questo fine potrebbero essere sfruttate le numerose strutture alberghiere attualmente inutilizzate di cui il paese dispone, nelle quali chi torna attivo dovrà temporaneamente trasferirsi per vivere, pur lavorando nei luoghi usuali. In questo modo, chi torna al lavoro potrebbe contrarre il Covid-19, ma, se questo accadesse, una volta raggiunta l’immunità potrebbe tornare a casa.

4. Donne, uomini e Covid-19.

I dati disponibili (anche quelli sperimentali su animali) sembrano indicare rischi minori per le femmine rispetto ai maschi. In Italia, l’80% dei deceduti sono maschi e le donne decedute hanno una età mediana più elevata (Lancet, 2020). Anche in Cina, il 64% dei deceduti sono maschi (Chinese Center for Deasese Control and Prevention, 2020). Tuttavia in Sud Corea il quadro è meno chiaro: il 54% dei decessi è maschile, ma il 61% delle infezioni confermate riguarda le donne. Date queste diversità tra paesi, che potrebbero dipendere dai rispettivi contesti sociali e da altri fattori (per esempio, la maggiore incidenza del fumo tra i maschi: 7,1 milioni contro 4,1 milioni in Italia secondo l’Istituto Superiore di Sanità), riteniamo quantomeno prematuro adottare strategie differenziate per donne e uomini. Lo studio prospettico di cui al punto 2 sarà utile anche per identificare eventuali differenze di genere e agire di conseguenza.

5. Incentivi per i giovani volontari che tornano al lavoro.

Coloro che volontariamente torneranno al lavoro, oltre al fastidio di dover temporaneamente vivere lontano da casa, affronteranno un rischio. Dovranno quindi essere opportunamente incentivati, per esempio consentendo loro di partecipare ai profitti delle imprese in cui lavorano o di ricevere integrazioni significative dei loro guadagni mediante un taglio sostanziale del cuneo fiscale (vedi anche il punto 11 più avanti).

6. Assistenza sanitaria per i giovani volontari che tornano al lavoro.

L’assistenza sanitaria ai volontari che tornano al lavoro deve essere garantita da un monitoraggio continuativo (vedi sopra punto 2), basato su una combinazione di test sierologici e diagnostici (RT-PCR). I volontari dovranno anche avere priorità in strutture sanitarie adeguate qualora avessero bisogno di assistenza (evento probabilmente raro dato il basso rischio che corrono). Il numero di giovani volontari che torneranno al lavoro in questa fase di transizione dovrà essere determinato tenendo conto delle disponibilità del servizio sanitario oltre che della capacità ricettiva delle strutture alberghiere di cui al punto 3.

7. Il sistema educativo.

Prolungare la chiusura delle scuole e proseguire le lezioni in modo telematico è necessario finché persiste la fase più acuta della crisi sanitaria. Questo richiede di garantire che un adulto possa rimanere a casa per assistere i bambini non autosufficienti in età scolare, in combinazione con un adeguato accesso agli strumenti telematici di apprendimento per nuclei familiari che non ne dispongano (coinvolgendo le principali compagnie di telecomunicazione).Successivamente, riteniamo opportuno riaprire le scuole partendo dalle materne e elementari (in modo da permettere a entrambi i genitori di tornare al lavoro). Dovranno però rimanere a casa i docenti di età superiore ai 49 anni (o con comorbidità che li mettano a rischio), dotandoli di strumenti adeguati ad assistere in modo telematico i docenti più giovani.

8. App telefonica.I giovani che tornano al lavoro (così come il resto della popolazione) dovranno essere dotati di App telefoniche in grado di tracciare l’eventuale contagio da essi ricevuto o indotto, in modo da avvertire immediatamente (mantenendo l’anonimato) chiunque possa essere entrato in contatto con loro.

9. Settori, imprese e lavoratori centralmente rilevanti per il sistema produttivo.La scelta di quali settori, imprese e lavoratori debbano riprendere l’attività produttiva dovrà essere fatta in modo razionale, sulla base di matrici input-output e della teoria dei Networks, iniziando dalle imprese collocate centralmente nelle filiere produttive e quindi in posizioni tali da ridurre al minimo i problemi di approvvigionamento di prodotti intermedi e finali.

10. I lavoratori più esperti ma più anziani dovranno continuare a lavorare da casa.Anche all’interno di ogni impresa dovrà essere selezionato in modo razionale il gruppo minimo di lavoratori che potrà consentire una ripresa delle attività, tenendo conto che i lavoratori più esperti ma anziani, che dovranno rimanere a casa, potranno comunque interagire telematicamente con i giovani che opereranno nei rispettivi luoghi di lavoro (come suggerito al punto 7 sopra per gli insegnanti).

11. Un sistema fiscale emergenziale per redistribuire i profitti delle imprese attive.In una emergenza come quella che stiamo vivendo, le imprese attive otterranno profitti e i loro lavoratori riceveranno una retribuzione, mentre questo non avverrà nelle imprese chiuse, il cui personale potrebbe rimanere senza reddito da lavoro. Dovranno quindi essere identificati opportuni strumenti fiscali redistribuitivi e programmi di integrazione retributiva come la CIG per ridurre disuguaglianze ingiustificate.

12. Estensione ad altri paesi.L’integrazione internazionale delle filiere produttive è oggi così elevata che questa strategia potrà funzionare in modo efficace tanto più essa sarà adottata da più paesi contemporaneamente. Se inizierà a funzionare in Italia sarà opportuno che altri paesi seguano questo esempio non appena avranno superato la loro fase critica iniziale di alta diffusione del contagio.

13. Gruppo di coordinamento.Ciascuno dei passi sopra indicati richiede esperti di differenti discipline per un disegno appropriato delle varie misure. A questo fine dovrà essere costituito un gruppo di coordinamento a livello nazionale ed uno analogo a livello internazionale o almeno europeo, entrambi autorizzati a fare quanto necessario per mettere in atto questa strategia.

Andrea Ichino (Dipartimento di Economia, European University Institute e Università di Bologna)Giacomo Calzolari (Dipartimento di Economia, European University Institute e Università di Bologna)Andrea Mattozzi (Dipartimento di Economia, European University Institute)Aldo Rustichini (Dipartimento di Economia, University of Minnesota)Giulio Zanella (Dipartimento di Economia, University of Adelaide e Università di Bologna)

Massimo Anelli (Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, Università Bocconi)

Nota: Questa è una versione aggiornata (in particolare nei punti 4 e 7) del post uscito in inglese su VoX-EU

Una strategia per fermare il Covid-19 senza mettere in ginocchio l’economia mondiale

Una strategia per fermare il Covid-19 senza mettere in ginocchio l'economia mondiale

L’economia mondiale potrà sopportare solo per poche settimane le misure restrittive che stiamo vivendo. Il rischio di una recessione profonda e duratura è reale e il vaccino potrebbe arrivare troppo tardi. Una via d’uscita è tuttavia possibile. Sarà necessario attivarsi molto velocemente, non appena il sistema sanitario nazionale avrà superato l’attuale fase critica di congestione ma, purtroppo, avremo ancora un insufficiente livello di «immunità di gruppo» e una elevata possibilità di nuovi contagi. La strategia descritta sinteticamente nel seguito è complementare ad altre misure quali quelle macroeconomiche di sostegno della domanda aggregata e si potrà ritenere conclusa al raggiungimento dell’immunità di gruppo o alla scoperta di un vaccino efficace.

1. I giovani in buona salute devono tornare al lavoro su base volontaria.

È necessario consentire alle persone tra i 20 e i 49 anni di età di tornare al lavoro gradualmente, su base volontaria, dato il loro basso rischio di aver bisogno di cure ospedaliere in caso di infezione da Covid-19. Secondo il rapporto dell’ Imperial College Covid-19 Response Team (Ferguson et al. 2020), il tasso di letalità nella popolazione tra i 20 e i 29 anni è circa 0,03% e sale a 0,08% e a 0,15% nelle fasce d’età 30-39 e 40-49 anni. I corrispondenti tassi di ospedalizzazione sono rispettivamente pari a 1,2%, 3,2% e 4,9%. Questi tassi potrebbero in realtà essere più bassi data l’esistenza di numerosi contagiati asintomatici non conteggiati.

2. Dati per conoscere meglio Covid-19.

Al momento la possibilità di mettere in atto strategie appropriate è fortemente limitata dalla mancanza di informazioni fondamentali quali per esempio il grado di diffusione reale dell’infezione (al di là dei casi accertati) e il relativo tasso di letalità. Idealmente, per ottenere queste informazioni dovremmo implementare test a campione sull’intera popolazione. Questa soluzione non sembra al momento praticabile dati i costi e a causa del congestionamento al quale il sistema sanitario italiano è sottoposto. L’utilizzo di App per tracciare le infezioni (vedi sotto punto 8) potrebbe fornire dati importanti per inferire queste informazioni mancanti. Nel frattempo, nel contesto della nostra proposta, tutti coloro che torneranno al lavoro (o almeno un loro ampio campione casuale, a seconda delle risorse disponibili) dovranno essere soggetti a test frequenti per Covid-19 nell’ambito di uno studio prospettico longitudinale. Quelli che risulteranno infetti, dopo la guarigione dovranno essere sottoposti a test sierologici per stabilire se saranno diventati immuni da ulteriori contagi. Seguendo i giovani che tornano al lavoro potremo analizzare e identificare come il Covid-19 si trasmette negli ambienti lavorativi. Questa è un’informazione importante per pensare ad accorgimenti finalizzati a riconciliare lavoro e salute.

3. Separazione dei giovani che tornano al lavoro dagli anziani e dagli immunodepressi.

Coloro che tornano gradualmente al lavoro devono temporaneamente vivere lontano dagli anziani, dagli immunodepressi e dalle persone con patologie polmonari croniche, che dovranno rimanere in isolamento nelle loro abitazioni. A questo fine potrebbero essere sfruttate le numerose strutture alberghiere attualmente inutilizzate di cui il paese dispone, nelle quali chi torna attivo dovrà temporaneamente trasferirsi per vivere, pur lavorando nei luoghi usuali. In questo modo, chi torna al lavoro potrebbe contrarre il Covid-19, ma, se questo accadesse, una volta raggiunta l’immunità potrebbe tornare a casa.

 

4. Donne, uomini e Covid-19.

I dati disponibili (anche quelli sperimentali su animali) sembrano indicare rischi minori per le femmine rispetto ai maschi. In Italia, l’80% dei deceduti sono maschi e le donne decedute hanno una età mediana più elevata (Lancet, 2020). Anche in Cina, il 64% dei deceduti sono maschi (Chinese Center for Deasese Control and Prevention, 2020). Tuttavia in Sud Corea il quadro è meno chiaro: il 54% dei decessi è maschile, ma il 61% delle infezioni confermate riguarda le donne. Date queste diversità tra paesi, che potrebbero dipendere dai rispettivi contesti sociali e da altri fattori (per esempio, la maggiore incidenza del fumo tra i maschi: 7,1 milioni contro 4,1 milioni in Italia secondo l’Istituto Superiore di Sanità), riteniamo quantomeno prematuro adottare strategie differenziate per donne e uomini. Lo studio prospettico di cui al punto 2 sarà utile anche per identificare eventuali differenze di genere e agire di conseguenza.

5. Incentivi per i giovani volontari che tornano al lavoro.

Coloro che volontariamente torneranno al lavoro, oltre al fastidio di dover temporaneamente vivere lontano da casa, affronteranno un rischio. Dovranno quindi essere opportunamente incentivati, per esempio consentendo loro di partecipare ai profitti delle imprese in cui lavorano o di ricevere integrazioni significative dei loro guadagni mediante un taglio sostanziale del cuneo fiscale (vedi anche il punto 11 più avanti).

6. Assistenza sanitaria per i giovani volontari che tornano al lavoro.

L’assistenza sanitaria ai volontari che tornano al lavoro deve essere garantita da un monitoraggio continuativo (vedi sopra punto 2), basato su una combinazione di test sierologici e diagnostici (RT-PCR). I volontari dovranno anche avere priorità in strutture sanitarie adeguate qualora avessero bisogno di assistenza (evento probabilmente raro dato il basso rischio che corrono). Il numero di giovani volontari che torneranno al lavoro in questa fase di transizione dovrà essere determinato tenendo conto delle disponibilità del servizio sanitario oltre che della capacità ricettiva delle strutture alberghiere di cui al punto 3.

7. Il sistema educativo.

Prolungare la chiusura delle scuole e proseguire le lezioni in modo telematico è necessario finché persiste la fase più acuta della crisi sanitaria. Questo richiede di garantire che un adulto possa rimanere a casa per assistere i bambini non autosufficienti in età scolare, in combinazione con un adeguato accesso agli strumenti telematici di apprendimento per nuclei familiari che non ne dispongano (coinvolgendo le principali compagnie di telecomunicazione).

Successivamente, riteniamo opportuno riaprire le scuole partendo dalle materne e elementari (in modo da permettere a entrambi i genitori di tornare al lavoro). Dovranno però rimanere a casa i docenti di età superiore ai 49 anni (o con comorbidità che li mettano a rischio), dotandoli di strumenti adeguati ad assistere in modo telematico i docenti più giovani.

8. App telefonica.

I giovani che tornano al lavoro (così come il resto della popolazione) dovranno essere dotati di App telefoniche in grado di tracciare l’eventuale contagio da essi ricevuto o indotto, in modo da avvertire immediatamente (mantenendo l’anonimato) chiunque possa essere entrato in contatto con loro.

9. Settori, imprese e lavoratori centralmente rilevanti per il sistema produttivo.

La scelta di quali settori, imprese e lavoratori debbano riprendere l’attività produttiva dovrà essere fatta in modo razionale, sulla base di matrici input-output e della teoria dei Networks, iniziando dalle imprese collocate centralmente nelle filiere produttive e quindi in posizioni tali da ridurre al minimo i problemi di approvvigionamento di prodotti intermedi e finali.

10. I lavoratori più esperti ma più anziani dovranno continuare a lavorare da casa.

Anche all’interno di ogni impresa dovrà essere selezionato in modo razionale il gruppo minimo di lavoratori che potrà consentire una ripresa delle attività, tenendo conto che i lavoratori più esperti ma anziani, che dovranno rimanere a casa, potranno comunque interagire telematicamente con i giovani che opereranno nei rispettivi luoghi di lavoro (come suggerito al punto 7 sopra per gli insegnanti).

11. Un sistema fiscale emergenziale per redistribuire i profitti delle imprese attive.

In una emergenza come quella che stiamo vivendo, le imprese attive otterranno profitti e i loro lavoratori riceveranno una retribuzione, mentre questo non avverrà nelle imprese chiuse, il cui personale potrebbe rimanere senza reddito da lavoro. Dovranno quindi essere identificati opportuni strumenti fiscali redistribuitivi e programmi di integrazione retributiva come la CIG per ridurre disuguaglianze ingiustificate.

12. Estensione ad altri paesi.

L’integrazione internazionale delle filiere produttive è oggi così elevata che questa strategia potrà funzionare in modo efficace tanto più essa sarà adottata da più paesi contemporaneamente. Se inizierà a funzionare in Italia sarà opportuno che altri paesi seguano questo esempio non appena avranno superato la loro fase critica iniziale di alta diffusione del contagio.

13. Gruppo di coordinamento.

Ciascuno dei passi sopra indicati richiede esperti di differenti discipline per un disegno appropriato delle varie misure. A questo fine dovrà essere costituito un gruppo di coordinamento a livello nazionale ed uno analogo a livello internazionale o almeno europeo, entrambi autorizzati a fare quanto necessario per mettere in atto questa strategia.

Andrea Ichino (Dipartimento di Economia, European University Institute e Università di Bologna)

Giacomo Calzolari (Dipartimento di Economia, European University Institute e Università di Bologna)

Andrea Mattozzi (Dipartimento di Economia, European University Institute)

Aldo Rustichini (Dipartimento di Economia, University of Minnesota)

Giulio Zanella (Dipartimento di Economia, University of Adelaide e Università di Bologna)

Massimo Anelli (Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, Università Bocconi)

Nota: Questa è una versione aggiornata (in particolare nei punti 4 e 7) del post uscito in inglese su VoX-EU

Covid-19: moratoria su mutui e potenziamento Fondo Pmi, al via task force fra Mef e banche

Moratoria su mutui e potenziamento del Fondo Pmi. Il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), la Banca d’Italia, l’Associazione Bancaria Italiana (Abi) e il Mediocredito Centrale (MCC) hanno creato una task force per assicurare l’efficiente e rapido utilizzo delle misure di supporto alla liquidità adottate dal governo con il Decreto Legge 18/2020. Nel comunicato ufficiale del Mef si legge che con tale misura è stata adottata una moratoria fino al 30 settembre per i prestiti per le micro imprese, le Pmi, i professionisti e le ditte individuali, mentre l’operatività del Fondo di garanzia per le Pmi, gestito da Mcc, è stata potenziata e ampliata, aumentandone le risorse e l’ambito di intervento e rendendo più veloci e semplici le procedure per l’ottenimento della garanzia.Più nel dettaglio, la garanzia del Fondo è all’80% dell’importo (e al 90% in caso di riassicurazione di confidi) per tutti i prestiti fino a 1,5 milioni, ferma restando la possibilità di coprire all’80% anche i prestiti fino a 2,5 milioni quando siano rispettate alcune condizioni, fra cui l’imprenditoria femminile, per i prestiti nel Mezzogiorno e per i finanziamenti per investimenti, nonché per tutti i prestiti fino a 5 milioni che rientrino negli ambiti di attività coperti anche dalle sezioni speciali del Fondo stesso. È inoltre previsto l’avvio di una linea per la liquidità immediata (fino a 3.000 euro) per gli imprenditori persone fisiche (le cosiddette partite Iva, anche se non iscritti al registro delle imprese) con accesso senza bisogno di alcuna valutazione da parte del Fondo, che si affianca alle garanzie all’80% già attive sul micro-credito e sui finanziamenti fino a 25mila euro (cosiddetto importo ridotto).

Cottarelli: Bce acquista BTP per 220 mld, assurdo pensare che Italexit sarebbe meglio

La polemica sugli Eurobond con la posizione contraria di alcuni paesi, in primis la Germania, ha riacceso negli ultimi giorni la discussione sui social contro l’Europa con l’hashtag #italexit in auge nelle ultime 48 ore. Sul nodo eurobond ed UE in generale interviene l’economista Carlo Cottarelli con un videomessaggio proprio sui social.“Credo che gli eurobond siano la strada giusta da seguire. Ricordo anche che la BCE si è impegnata a comprare quest’anno circa 220 miliardi di euro di titoli italiani, una cifra enorme, che corrisponde al 12% del Pil”, dice l’ex commissario alla spending review. “Questi sono soldi che lo Stato italiano può utilizzare per finanziare il proprio deficit – prosegue Cottarelli – ed è molto importante perché ha contribuito a calmierare anche i tassi di interesse sul mercato”. “E’ incredibile l’immagine che si fa passare adesso di un’Europa che non aiuta l’Italia”. Inoltre, continua l’economista, la Bce ha chiarito che è un importo che possa essere aumentato. “Trovo davvero incredibile che si possa arrivare a pensare che l’Italia in questo momento così difficile starebbe meglio fuori dall’Europa. Dobbiamo lavorare insieme all’Europa piuttosto che sollevare polemiche inutili”, conclude Cottarelli.

Allarme New York: può essere peggio di Wuhan e Lombardia. Trump non abbandona linea della riapertura

Negli Stati Uniti i casi di Covid-19 hanno superato il muro dei 100mila, ben sopra i numeri dell’Italia (86.438, dati aggiornati a ieri, ndr) e della Cina (81.948). E’ quanto risulta dall’ultimo bilancio della Johns Hopkins University. A preoccupare è soprattutto la situazione dello Stato di New York con ben 52.318 casi.Il New York Times scrive che se il ritmo dei nuovi casi continuerà la crescita esponenziale degli ultimi giorni l’area metropolitana di New York diverrà il caso più grave dell’epidemia, sopravanzando Wuhan e regione Lombardia. “Non c’è garanzia che il trend continuerà. E’ possibile che il distanziamento sociale rallenterà o fermerà la crescita di casi”, rimarca il prestigioso quotidiano newyorkese.Intanto il presidente Il presidente Donald Trump continua a insistere sulla linea del progressivo allentamento del distanziamento sociale. Lunedì o martedì arriveranno le linee guida e Trump intende determinare anche quando è sicuro tornare a scuola, specificando però che per lo Stato di New York le norme sul distanziamento sociale resteranno in vigore.

L'immagine può contenere: possibile testo seguente "QUALI TEMPI PER RIAPRIRE? 14 APRILE: AZIENDE? 21 APRILE: BAR, nEGOZI, RISTORANTI con OBBLIGO DI DISTANZA? 2 MAGGIO: STOP ALLE LIMITAZIONI DI SPOSTAMENTO E RIENTRO nELLE SCUOLE? ONTE:CORRIER CORRIEREDEL DELLA SERA DIRTTA"

Bce: farà tutto il necessario, pronta a incrementare il Qe e adeguarne la composizione

“Il Consiglio direttivo farà tutto ciò che sarà necessario nell’ambito del proprio mandato”, si legge nel bollettino economico mensile della Banca centrale europea (Bce), diffuso oggi. L’istituto guidato da Christine Lagarde rassicura e fa sapere di essere “pronto a incrementare l’entità dei

programmi di acquisto di attività e ad adeguarne la composizione, nella misura necessaria e finché le circostanze lo richiederanno”. Non solo. “Esplorerà tutte le opzioni e tutti gli scenari per sostenere l’economia per l’intera durata di questo shock” e se alcuni dei limiti autoimposti dovessero ostacolare l’azione che la Bce dovrà intraprendere per assolvere il suo mandato, “il Consiglio direttivo valuterà un loro riesame nella misura necessaria a rendere il proprio intervento proporzionato ai rischi da affrontare”.

Draghi rompe il silenzio: “Siamo in guerra, agire senza preoccuparsi di aumento debito”

La pandemia di coronavirus è una tragedia umana di proporzioni bibliche“. Inizia così l’intervento dell’ex presidente della Banca centrale europea, Draghi, pubblicato sul “Financial Times“. “Siamo di fronte a una guerra contro il coronavirus e dobbiamo muoverci di conseguenza”, sottolinea Draghi, secondo il quale la sfida è “come affrontare con sufficiente forza e velocità per prevenire che una recessione si trasformi in una prolungata depressione, resa ancora peggiore da una pletora di default che lascerebbero danni irreversibili“.

Agire senza preoccuparsi di aumento debito

Una lunga analisi quella dell’ex presidente dell’Eurotower spiega: “È già chiaro che la risposta deve comportare un aumento significativo del debito pubblico. La perdita di reddito sostenuta dal settore privato dovrà alla fine essere assorbita, tutta o in parte, dai bilanci pubblici. Livelli di debito pubblico molto più elevati diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e saranno accompagnati dalla cancellazione del debito privato”. E’ quello che succede in guerra, e visto che questa è una guerra (come ha ribadito Draghi in diversi passaggi) è questa la strada che è necessario percorrere: “Sono state finanziate da aumenti del debito pubblico. Durante la Prima guerra mondiale, in Italia e Germania, è successo per cifre tra il 6 e il 15% delle spese di guerra”.Nel suo lungo commento pubblicato dal quotidiano finanziario inglese, l’ex numero uno di Bankitalia indica che: “La questione chiave non è se ma come lo Stato dovrebbe utilizzare efficacemente il proprio bilancio. La priorità non deve essere solo quella di fornire un reddito di base a coloro che perdono il lavoro. Innanzitutto, dobbiamo evitare che le persone perdano il lavoro. In caso contrario, usciremo da questa crisi con un tasso di occupazione e una capacità in termini produttivi permanentemente inferiori”. E per farlo aggiunge Draghi è necessario “una immediata iniezione di liquidità” che risulta “essenziale per tutte le imprese per coprire le spese operative durante la crisi, siano esse grandi o piccole”. “Diversi governi hanno già introdotto misure per incanalare la liquidità verso le imprese in difficoltà ma è necessario un approccio più completo”, esorta ancora Draghi.

Mobilitare intero sistema finanziario 

La ricetta per Draghi “è di mobilitare l’intero sistema finanziario: mercati obbligazionari, principalmente per grandi società, sistemi bancari e in alcuni paesi anche le poste“. E l’azione deve essere immediata, evitando ritardi burocratici. In particolare, le banche devono prestare denaro a costo zero alle società. “Diventerebbero un veicolo per le politiche pubbliche” e “il capitale necessario per svolgere questo compito deve essere fornito dal governo sotto forma di garanzie statali”

I commenti

“Draghi da leggere. Notate bene. Dice che necessariamente il debito pubblico dovrà aumentare. E di molto. Ma *non dice mai* che la BCE debba monetizzarlo”. E’ quanto si legge in un tweet pubblicato nella notte dall’economista e professore della Bocconi, Tommaso Monacelli.Dopo l’intervento di Draghi arriva anche il tweet del giornalista e scrittore Alan Friedman che parla del possibile futuro dell’ex presidente Bce: “Più che sporcarsi le mani come premier, sarebbe meglio creare per lui un nuovo posto europeo come Super Commissario per coordinare il salvataggio dell’economia dell’eurozona, e poi a fine 2021 il Parlamento italiano potrebbe eleggerlo successore del presidente Mattarella”.Intanto è tornata in primo piano l’ipotesi di creare un governo di unità nazionale, con a capo proprio Mario Draghi, per affrontare l’emergenza economica. Una possibile strada di cui si parla da tempo che ieri è stata nuovamente ripresa anche da “Il Corriere della Sera”.

Va in scena il Bear Market rally, seduta migliore da novembre 2008 per le Borse

Martedì da incorniciare per i mercati con Piazza Affari balzata di quasi il 9% e ancora meglio fa Wall Street con il Dow Jones Industrial Average arrivato fino a +9,9%, miglior rialzo giornaliero dal 2008. Stesso copione per lo Stoxx Europe 600, close a +8,4%, ossia mai così bene dal novembre 2008, quando i mercati erano in piena fase ribassista circa due mesi dopo il crac Lehman Brothers. “Quella di oggi è la perfetta definizione di Bear Marklet rally”, dice un trader della city nel commentare il movimento di oggi, lasciando intendere che il cambio di sentiment negativo per i mercati non è al momento all’orizzonte considerando soprattutto la prospettiva di una recessione profonda per gli Stati Uniti e l’Europa.

Attenzione alle trappole dei mercati Orso

Rialzi sporadici e molto violenti sono tipici dei Mercati Orso e nel caso della crisi finanziaria scoppiata nel 2008  il mercato continuò a scendere per circa 6 mesi, fino al marzo 2009, prima di cambiare intonazione. Un ulteriore campanello d’allarme è rappresentato dal parallelo balzo dell’oro, il più classico degli asset rifugio, arrivato fino a +6% oggi, replicando il rally della vigilia in scia alla mossa della Fed che ha annunciato un QE senza limiti. 

Gli investitori oggi hanno riscoperto un po’ di appetito per il rischio sotto la spinta soprattutto della speranza che il Congresso USA approvi il maxi-pacchetto da 2.000 miliardi di dollari contro l’emergenza Covid-19. La presidente della Camera Nancy Pelosi ha affermato di sperare che un accordo possa essere raggiunto oggi.

L’S&P 500 e gli altri indici Usa sono così rimbalzati dal livello più basso dal 2016. “Qualsiasi segno di notizie positive che arrivano da Washington o che le diverse parti si incontrano creano un sentimento positivo in tutti i mercati”, rimarca Peter Essele, responsabile della gestione del portafoglio del Commonwealth Financial Network, interpellato da Bloomberg News.

A Milano balzi a doppia cifra soprattutto per i titoli più tartassati a marzo

Piazza Affari si è messa in scia al rally dell’azionario globale con un importante rush sul finale di seduta (+8,93% il Ftse Mib a quota 16.948 punti) e molti titoli capaci di rialzi a doppia cifra: spiccano i movimenti di FCA (+12,87%), Mediobanca (+13,91%) ed ENI (+14,93%) tre dei titoli maggiormente penalizzati nell’ultimo mese e che presentavano prima di oggi un saldo di oltre -50% Ytd.

Su FCA oggi Equita ha confermato il rating Buy con prezzo obiettivo rivisto però al ribasso del 35% a 10,9 euro. La sim milanese si è soffermata sull’argomento fusione FCA-PSA ritenendo che non sia affatto a rischio: quanto peggiore è lo scenario macroeconomico tanto maggiore è l`interesse reciproco a finalizzare una fusione sempre più indispensabile per ottenere sinergie altrimenti impensabili. Non sono però escluse revisioni dei termini. “La visibillità resta bassa per tutti, ma sono inespressi i rilevanti benefici della fusione”, conclude Equita.

Rialzi a doppia cifra anche per STM (+14,4%), ma il miglior performer di giornata è stata Exor con +21%.

Oltre +11% per Generali, mentre tra le banche la migliore è stata UBI (+10,09%) seguita a ruota da Unicredit (+9,99%).

Wall Street ruggisce in avvio: Dow Jones vola di oltre il 7% su speranze bazooka fiscale Usa

Wall Street ruggisce in avvio di contrattazioni. Nei primi minuti di contrattazioni l’indice Dow Jones sale di oltre il 7% e si avvicina nuovamente alla soglia dei 20mila punti, mentre l’S&P 500 e il Nasdaq avanzano rispettivamente del 6,4% e del 5,85 per cento. Sui mercati hanno la meglio le scommesse ottimistiche degli investitori circa l’arrivo di un bazooka fiscale Usa anti-coronavirus dopo le indiscrezioni secondo cui il senatore Charles Schumer e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin sarebbero vicini a un accordo per un valore di $2 trilioni. I negoziati sul bazooka proseguiranno nella giornata di oggi.

Indici mondiali in ripresa, le buone notizie dall’Asia e le mosse degli Usa ridanno fiducia agli investitori
La diffusione del coronavirus preoccupa gli indici azionari più di quanto le misure per contrastarne l’impatto economico possano rassicurare. Diminuiscono i contagi in Cina, indici asiatici in rialzo

Fed aziona il ‘QE unlimited’ per placare bufera sui mercati. La reazione di Borse, oro e petrolio

La Federal Reserve ha annunciato che acquisterà un numero illimitato di Treasury e altri asset per sostenere il mercato finanziario depresso dall’aggravarsi dell’emergenza Covid-19. La Fed nel dettaglio ha dichiarato che acquisterà attività “negli importi necessari” per sostenere il regolare funzionamento del mercato e l’efficace trasmissione della politica monetaria.

L’annuncio della Fed

Il Federal Open Market Committee (FOMC) acquisterà titoli del Tesoro e mortgage-backed securities negli importi necessari per sostenere il regolare funzionamento del mercato e l’efficace trasmissione della politica monetaria a condizioni finanziarie più ampie e all’economia. La Fed aveva precedentemente fissato un limite di $ 700 miliardi per gli acquisti di attività (tra cui $500 mld di Treasury).

La Fed specifica che lo sforzo è stato fatto perché “è diventato chiaro che la nostra economia dovrà affrontare gravi perturbazioni” ed “è necessario compiere sforzi aggressivi in tutti i settori pubblico e privato per limitare le perdite di posti di lavoro e di reddito e promuovere una rapida ripresa una volta che i lockdown si saranno attenuati”.La Federal Reserve, citando “enormi difficoltà” causate dalla pandemia di coronavirus, ha detto anche che sosterrà una gamma di crediti senza precedenti per famiglie, piccole imprese e grandi datori di lavoro.

Coronavirus, outlook monstre di Goldman Sachs: PIL Usa farà -24% nel secondo trimestre

Previsioni monstre sul Pil Usa del secondo trimestre da parte degli analisti di Goldman Sachs.Gli esperti hanno tagliato l’outlook sulla crescita del prodotto interno lordo con un maxi downgrade, dalla flessione pari a -5% precedentemente prevista a un crollo -24%.Gli analisti di Goldman Sachs hanno motivato il nuovo outlook con il fatto che i dati economici degli Stati Uniti (in modo particolare quelli del settore manifatturiero) stanno già deludendo le stime.E il problema è che si tratta di dati che si riferiscono al periodo in cui gli americani non si erano ancora rinchiusi in casa per frenare il diffondersi del coronavirus.Cinque giorni fa appena gli analisti di Goldman Sachs avevano tagliato le stime sul Pil Usa. Così nella nota: “Il timore del virus porta i consumatori a continuare a tagliare le spese per i viaggi, l’intrattenimento e i ristoranti. Le interruzioni nelle catene di approviggionamento che stanno emergendo e il recente irrigidimento delle condizioni finanziarie assesteranno un altro colpo alla crescita. (..) Prevediamo una crescita del Pil su base reale dello zero per cento nel primo trimestre (dal +0,7% stimato in precedenza), una contrazione del 5% nel secondo trimestre (dallo zero), una espansione del 3% nel terzo trimestre (dal +1% precedente) e del 4% nel quarto trimestre” con ulteriori forti rialzi (del Pil) a inizio 2021. Questo porta a rivedere al ribasso le nostre previsioni per il Pil del 2020 dal +1,2% precedente al +0,4%”. Ora, quella contrazione del Pil -5% nel secondo trimestre è stata rivista al ribasso a un mostruoso tonfo del 24%.

Petrolio in gran rimonta fa bene alle Borse, a Piazza Affari rush di Bper tra le banche

Piazza Affari in forze nella prima parte di giornata sotto la spinta della forte risalita dei prezzi del petrolio. Il Ftse Mib sale in avvio di oltre il 3% a 15.958 punti sotto la spinta del rally delle altre maggiori Borse e con i futures di Wall Street che segnano un progresso di quasi il 4%.

Petrolio avanti tutta. La spinta arriva soprattutto dal rimbalzo del petrolio dai minimi a 18 anni toccati mercoledì. Ieri il WTI ha chiuso a +24% e oggi continua a correre (+7,9% a 28$)Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sha suggerito che potrebbe intervenire nella guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia al “momento opportuno”. L’amministrazione Trump sta prendendo in considerazione una spinta diplomatica per convincere l’Arabia Saudita a ridurre la produzione e usando la minaccia di sanzioni alla Russia per costringerle a tagliare anche l’offerta, secondo quanto riferisce il Wall Street Journal. Il greggio USA e il Brent sono entrambi crollati di circa il 40% nelle ultime due settimane da quando sono saltati i negoziati tra Opec e Russia.Ulteriore supporto al sentiment di mercato viene dalle notizie di un pacchetto di “fase 3” di sostegno fiscale in preparazione negli Stati Uniti del valore di circa $ 1,2 trilioni.

    Dalla Bce arrivano 750 miliardi di euro

Lagarde: ‘Azioni straordinarie in tempi straordinari’

Redazione ANSA

Un nuovo quantitative easing di dimensioni massicce, 750 miliardi di euro di titoli da acquistare per sconfiggere l’emergenza economica innescata dal coronavirus. La Banca centrale europea – dopo una lunga conference call dei governatori in notturna – va al contrattacco di fronte al crollo delle Borse e alla fiammata degli spread che rischiava di rimettere in discussione le fondamenta dell’euro. “Tempi straordinari richiedono azioni straordinarie”, ha spiegato la presidente della Bce Christine Lagarde. “Non ci sono limiti all’impegno della Bce per l’Euro”, è la frase che, significativamente, va a sostituire, e allo stesso tempo confermare, il ‘whatever it takes’ di Mario Draghi che proprio Lagarde non aveva voluto far propria pochi giorni fa.La ‘riunione di guerra’ – dopo una giornata sull’ottovolante che aveva visto lo spread italiano schizzare fino a oltre 320 fra dichiarazioni contrastanti che avevano costretto Francoforte a prendere posizione – partorisce il ‘Pandemic Emergency Purchase Programme’. Un nuovo quantitative easing che mira a mettere all’angolo i mercati e dare ossigeno a famiglie e imprese dopo che i 120 miliardi in più della scorsa settimana avevano deluso. La sigla è ‘PEPP’, la Bce comprerà titoli pubblici e privati, inclusi i titoli greci e i ‘commercial paper’ come ha annunciato la Fed: le cambiali, i prestiti a breve che tengono in vita molte aziende e che l’effetto dirompente del coronavirus sta mandando in tilt. Una montagna di soldi che verrà utilizzata – si legge in una nota – “finché la Bce non giudicherà che la crisi del Covid-19 è finita, ma in ogni caso non terminerà prima di fine anno”.E anche se resterà il criterio della ‘capital key’ che vorrebbe acquisti commisurati al peso di ciascun Paese nel capitale della Bce, saranno permesse “fluttuazioni nella distribuzione dei flussi di acquisto nel tempo, fra classi di asset e giurisdizioni”. Significa che gli acquisti potranno mirare a far crollare lo spread dei Btp o dei titoli francesi. A costringere la Bce ad agire è stata la fiammata dello spread italiano sopra 320, nonostante l’Eurotower – tramite Bankitalia – da giorni stesse comprando Btp a pieno ritmo. Segno che per gli investitori, si stava materializzando il rischio che un’Italia che va verso un calo del Pil 2020 fra -6 e -10%, e un debito spedito come un treno verso il 150, forse 160% del Pil, si avvitasse in una spirale senza ritorno. Ma nel giorno in cui la cancelliera tedesca Angela Merkel ha parlato di “una sfida storica, la più grande dal dopoguerra”, a spingere per la riunione d’emergenza è stato anche il governo francese, con il ministro delle Finanze Bruno Le Maire che aveva chiesto un intervento “veloce e massiccio” e il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy che aveva anticipato un’azione “assolutamente determinata”.Perché accanto allo spread italiano, in questi giorni, si sono allargati anche i differenziali dei paesi ‘core’, come Francia, appunto, o Olanda. Segno che il coronavirus rischiava di rimettere in discussione – almeno nella testa degli investitori – la tenuta dell’Eurozona. Una mossa – dettata da stime d’impatto del virus che danno il Pil dell’Eurozona in calo anche del 5% quest’anno – che di fatto mira a cancellare il consiglio direttivo della scorsa settimana, accolto male dagli investitori, specie in Italia per la frase “non siamo qui per chiudere gli spread”. E una mossa che di fatto toglie le castagne dal fuoco, per ora, ai governi, che ancora non hanno trovato la quadra su come usare il fondo di salvataggio ‘Mes’ e a cui Lagarde aveva chiesto di spingere sulla leva dello stimolo di bilancio. Resta da vedere l’accoglienza dei mercati: la Fed, dopo aver dispiegato una potenza di fuoco simile, nella giornata di ieri si è vista rispondere con un tonfo di Wall Street di oltre il 6%.

“L’Europa batte un colpo! Forte, sonoro, adeguato alla gravità dell’emergenza sanitaria che stiamo affrontando e dello shock economico che ne consegue. Bene la BCE”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Giuseppe Conte commentando la decisione della Bce di un nuovo quantitative easing da 750 miliardi per l’emergenza Coronavirus.

La previsione di Goldman Sachs: Borsa ancora giù, ma poi maxi rimbalzo del 60%

di Fabrizio Arnhold

Per Goldman Sachs: “Ogni fase di mercato orso è seguita dalla nascita di un mercato toro”. Wall Street ancora giù per un altro 25% ma nel secondo semestre “ci sarà un maxi recupero del 60%”

Quanto ancora dovranno scendere i mercati finanziari mondiali a causa del coronavirus? “Prima di rivedere le luce, i mercati dovranno probabilmente subire un altro 25% di perdite”, commenta in un report David Kostin, chief equity strategist di Goldman Sachs. Ma l’attesa è che “lo S&P 500 finisca il 2020 a 3.200 punti, con un aumento del 60% rispetto ai 2.000 punti”.

L’EMERGENZA CORONAVIRUS

Nell’analisi della banca d’affari americana, riporta Bloomberg,  si mette in luce come il mercato rialzista più lungo della storia si è concluso con la pandemia da coronavirus, e lo S&P 500 in poche sedute ha perso il 20%, al di sotto dei massimo toccati il 19 febbraio. Un crollo velocissimo, a causa del contagio da coronavirus, con uno shock finanziario e sanitario senza precedenti che avrà inevitabilmente delle ripercussioni nei prossimi mesi.

LE MISURE DELLE BANCHE CENTRALI

La Fed ha tagliato i tassi di interesse, portandoli a 0-0,25%, lanciando un piano da 700 miliardi di acquisti di titoli. L’amministrazione Trump sta anche pensando all’helicopter money, ossia una pioggia di liquidità da 250 miliardi di dollari, con un assegno da mille dollari per ogni lavoratore americano. In Europa, invece, la Bce ha deciso di lasciare invariati i tassi, promettendo 120 miliardi di acquisti di titoli. Misure valutate come insufficienti dai mercati del Vecchio Continente.

LA PREVISIONE DI GOLDMAN SACHS

Per elaborare un modello previsionale, Goldman Sachs fa riferimento alla Fed e al suo Dividend Discount Model (DDM), incrociato con le precedenti crisi finanziarie. Gli analisti della banca d’affari americana prevedono che l’indice S&P 500 perda un altro 26%, totalizzando così un calo del -41% dallo scoppio del coronavirus e dal livello record di 3.386 punti, raggiunto un mese fa. “I mercati orso guidati dagli eventi sono generalmente seguiti da forti rimbalzi – si legge nel report – e prevediamo che l’S&P 500 finirà il 2020 a quota 3.200”, ossia con un aumento del 60%.

PIL AMERICANO PIATTO

Spostando l’attenzione sul Pil Usa, gli analisti di Goldman Sachs si aspettano che resti piatto nel I trimestre del 2020 (da +0,7% precedente) e scenda del 5% nel II trimestre (da precedente stima di 0%).  È quanto precisato dalla banca di investimento americana: “Ci aspettiamo che l’attività economica Usa si contragga bruscamente nel resto di marzo e per tutto aprile dal momento che la paura del virus porta i consumatori e le aziende a ridurre le spese di viaggio, di svago e i pasti nei ristoranti”, scrivono gli analisti sottolineando che le interruzioni in corso alla catena di fornitura dei beni e l’inasprimento delle condizioni finanziarie avranno un ulteriore impatto negativo sulla crescita. Nel secondo semestre, però, è atteso un importante recupero: +3% nel III trimestre e +4% nel IV trimestre.

A Piazza Affari soffrono ENI e Saipem. Tra le banche corre UBI

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Incipit di settimana in buon rialzo per Piazza Affari nella settimana che porterà al delicato appuntamento del 23 aprile con il Consiglio Europeo chiamato a decidere sulle misure per contrastare l’emergenza Covid-19, tra cui il delicato tema dell’emissione di bond comuni. Il Ftse Mib guadagna lo 0,21% a quota 17.091 punti. Oggi la People’s Bank of China ha tagliato i tassi di finanziamento (a un anno dal 4,05% precedente al 3,85% e quelli a cinque anni dal 4,75% al 4,65%), dopo l’intervento della scorsa settimana, al fine di liberare risorse a favore del sistema finanziario e rendere più accessibili i prestiti alle aziende colpite dalle disastrose conseguenze del coronavirus. Intanto, secondo il Financial Times, la Bce e la Commissione europea starebbero valutando l’opzione di creare una bad bank in cui far confluire i crediti deteriorati delle banche dell’Eurozona.Indicazioni che sostengono solo in parte il settore bancario con +1% per UBI Banca e Bper, mentre Intesa Sanpaolo viaggia poco sotto la parità a -0,27%.

Tra i titoli in calo spiccano quelli oil con Saipem a -0,2% e soprattutto Eni a -1,12% in area 8,5 euro complice il nuovo calo dei prezzi del WTI. Intanto continuano le tensioni politiche sul fronte nomine con un gruppo di esponenti del M5S capitanato da Alessandro Di Battista che ha fortemente polemizzato circa la possibile riconferma di Claudio Descalzi nel ruolo di ad di ENI.

In rialzo di quasi il 5% Diasorin, miglior titolo del Ftse Mib, in scia all’annuncio di aver marcato CE il test sierologico per il Covid-19 e di essere pronta alla sottomissione del test alla Food and Drug Administration (Fda) per ottenerne l’approvazione ad uso di emergenza sul territorio statunitense. Il nuovo test sierologico, sviluppato in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia per la rilevazione degli anticorpi contro il coronavirus, sarà disponibile sulle 5.000 piattaforme installate in tutto il mondo in strutture ospedaliere e in laboratori commerciali, con una capacità diagnostica di 170 campioni di pazienti all’ora.

Ipotizzando che utilizzando l’intera capacità produttiva si possa arrivare nel giro di qualche mese ad una produzione di circa 3 mln di test al mese e che si mantenga questo livello per tutto il 2020, Equita sim stima circa 20 mln di test sierologici sul 2020 o circa 70-80 mln di fatturato aggiuntivo 2020 (10% del fatturato), a cui aggiungere il fatturato derivante dai test molecolari (indicazione della società tra 5-10 mln di fatturato al mese), ma sottraendo l`impatto negativo legato al calo degli altri test per deterioramento scenario macro causato dal Covid19.

ARTICOLO CHIUSO IN DATA 11 GIUGNO 2020

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