FEDERAL RESERVE : Make it happen

Eccoci a un nuovo appuntamento dedicato alla FEDERAL RESERVE :

FEDERAL RESERVE : Make it happen

Ci pareva giusto ringraziare pubblicamente la FEDERAL RESERVE  per avere reso realtà ,con la sua potenza di fuoco , tutte le nostre analisi…..che hanno largamente anticipato poi quanto accaduto dal 19 Marzo 2020 a oggi.

MARKETS : LET’S TWIST AGAIN ?

RED ZONE : ETF Invesco QQQ Trust – QQQ – NASDAQ

Abbiamo per tanto pensato di aggiungere anche un sotto titolo……

FEDERAL RESERVE : Make it happen

NASDAQINCULOATUTTI

SFI TRADING ADVISOR : Anticipates it before the Federal Reserve does

UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU

PINOCCHIO

Anche questa volta Trump sul palcoscenico “pandemico” è stato un grande protagonista con le sue dichiarazioni prima sul Petrolio…poi cercando di consigliare medicinalicure e infine ovviamente spingendo sempre sulla necessità di ripartire al più presto in America . Non potevano mancare dichiarazioni sul Virus Corona…dove la colpa della Pandemia Mondiale é alla fine gira e rigira della Cina……(dicono Pompeo e Trump)…..ma siamo sicuri?

Trump-a-telefono

Noi continuiamo ad avere molti dubbi in merito alla “paternità” di questa Pandemia …sopratutto per quanto accaduto in passato….queste ultime dichiarazione contro OMS e CINA  da parte di Trump, infatti ci fanno tornare in mente alcune situazioni precedenti :

Iran. Le Armi Chimiche ( mai trovate , ma che Bush utilizzò come scusa per motivare poi l’intervento armato) che avrebbe dovuto avere Saddam Hussein , presidente dell’Iraq dal 1979 al 2003, anno in cui venne spodestato dal potere a seguito dell’azione Usa compiuta in quell’anno. 

Tornando al 2003VIRUS SARS + GUERRA IRAN (seguirono il crollo dei Mercati del 2000 e l’attentato alle due Torri del 2001) e trovano una curiosa ripetizione nel 2020 con l’accoppiata VIRUS CORONA + GUERRA IRAQ sventata all’ultimo momemto.

Afganistan. Quì invece il problema era che il Governo Talebano non faceva passare un oleodotto che avrebbe dovuto trasportare Petrolio dalla Russia verso l’Oceano  …e per caso Bin Laden , Arabo . figlio della famiglia Laden socia in affari della famiglia Bush in un Fondo che investiva in armi ……dove addestrava i militanti di AL QAEDA e dove  si  nascondeva dopo l’attentato alle due torri di New York ? Proprio in Afganistan dando quindi modo di convincere l’opinione pubblica sulla necessità di intervenire…e l’oleodotto ….attraversa poi l’Afganistan…..

Cina. La Guerra commerciale con i Dazi (persa dagli USA o se volete al massimo pareggiata tra USA-CINA  per la seguente svalutazione della moneta Cinese e  analoghi provvedimenti da parte della Cina …) prosegue ora con la responsabilità della Pandemia Mondiale?

Di esempi di questo tipo se ne potrebbero fare moltissimi…..ma ci fermiamo quì…..ognuno tragga le sue conclusioni liberamente.

SFI TRADING ADVISOR NON è un sito complottista NE tantomeno un sito anarchico come era invece Fabrizio De Andrè ma NON vogliamo essere burattini in mezzo a un palcoscenico mostruoso come disse in questo video in passato proprio Fabrizio De Andrè persona di elevata cultura e innegabile intelligenza….

Una frase che è di una attualità incredibile……..visto che ci trattano come tali.


Chiudiamo con un video di Fabrizio De Andre’ quanto mai di attualità.

Fabrizio De André sulla libertà e sulle ingiustizie del potere.



FEDERAL RESERVE : Make it happen

 SFI TRADING ADVISOR : Anticipates it before the Federal Reserve does

Ad Maiora !

Jack-Nicholson_h_partb

 

AGGIORNAMENTO 20 NOVEMBRE 2021

TOP raggiunti dal 19-03-2020 dopo nostro articolo  

                                             606mo giorno da analisi 

                              Standard and Poor 4726

                                         QQQ 405,30

                                           STM 45,96

                        TESLA 6210,00(Post-SPIN 5-1)

AGGIORNAMENTO 4  OTTOBRE  2021

STANDARD AND POOR 4561<–ATTUALE TOP 

NASDAQ 15708  in 577 giorni…..di calendario dal 19-03- 2020   al 22-10- 2021

ETF QQQ  382,71

Vedi aggiornamenti precedenti

Nuovo Top Storico per lo Standard and Poor , superiore a Max Pre-Covid 19-08

Primo tentativo di superare 3048 lato alto del Box 2850-3048 riuscito 03-06

NASDAQ 14071  in 393 giorni…..di calendario dal 19-03- 2020   al 16-04- 2021   

ETF QQQ  342,51  

Chiuso il Gap a 9414 lasciato aperto dal Crollo per Corona Virus                       

concluso 6500-9500 per NASDAQ

secondo tentativo di uscita da 6500-9500 in corso 25-05-2020

ETF QQQ  314,68 

     ARTICOLO CHIUSO 22 APRILE 2021

SEGUONO AGGIORNAMENTI SU QUESTO ARTICOLO

Shine on you Crazy Financial Market

GRANDEPRESAPERILCULO

uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu-1

uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu

STANDARD

STANDARD

standardandpowell

STANDARDANDPOOR

NASDAQ 110011000 concluso (top attuale 11073) 1000% dai minimi del 2009

nasdaq

NASDAQ

NASDAQ

NASDAQ

NASDAQ

NASDAQ

NASDAQ100

chegoduriaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

QQQSEMPREINCULOAGLISPIONI

QQQSEMPREINCULOAGLISPIONI

QQQSEMPREINCULOAGLISPIONI

QQQSEMPREINCULOAGLISPIONI

QQQSUPERINCULATAAIFURBI

ETFQQQ

QQQSUPERINCULATAAIFURBI

QQQSUPERINCULATAAIFURBI

QQQSUPERINCULATAAIFURBI

QQQSUPERINCULATAAIFURBI

QQQSUPERINCULATAAIFURBI

QQQSUPERINCULATAAIFURBI

QQQSUPERINCULATAAIFURBI

QQQSUPERINCULATAAIFURBI

QQQSUPERINCULATAAIFURBI

QQQQSUPERNUOVOGRAFICO

QQQQQNUOVOGRAFICO

QQQQQNUOVOGRAFICO

QQQQQNUOVOGRAFICO

QQQQQNUOVOGRAFICO

QQQQQNUOVOGRAFICO

QQQQQNUOVOGRAFICO

QQQQQNUOVOGRAFICO

NASDAQ

DEDICAAFALCONEBORSELLINO

NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO


POWELL : NON SCOMMETTEREI CONTRO L’ECONOMIA AMERICANA


Cosa ha detto Powell?

In un’intervista al programma serale “60 minutes”, il presidente della Banca centrale Usa ha lasciato intendere che l’economia statunitense ha davanti a sé delle prospettive di ripresa – sebbene osservabili nel medio-lungo termine e solo nel momento in cui venisse trovato un vaccino contro il Covid-19.Powell ha sottolineato come il tasso di disoccupazione, che si prevede possa sfiorare il 25%, e la contrazione dell’economia Usa nel secondo trimestre (presumibilmente intorno al 30%), potrebbero costituire il picco della crisi. Entro tre-sei mesi le misure fiscali disposte dal Congresso cominceranno a dare i propri frutti ed, entro il 2021 e previa scoperta di un vaccino, si potrebbe assistere a un rimbalzo.“Penso che ci siano buone possibilità che vi sia una crescita positiva nel terzo trimestre. E penso che sia una previsione plausibile che ci sarà crescita nella seconda metà dell’anno”, ha dichiarato il presidente della Fed. “Direi che non torneremo velocemente ai livelli a cui eravamo. Non ritorneremo a quei livelli prima della fine dell’anno”.

Andate tranquilli al mare: ci pensa la Fed a tenere sui massimi tutti gli asset finanziari
Ci avviamo verso le settimane centrali dell’estate, quando di solito sui mercati o non succede nulla, oppure succede di tutto. Niente mezze misure per le Borse in agosto. Dal punto di vista macroeconomico, l’ultimo appuntamento degno di nota era la riunione della Federal Reserve, che si è appena conclusa con la conferma dell’atteggiamento chiaramente espansivo da parte dell’istituto centrale USA e nuove promesse di fare tutto il possibile per sostenere la ripresa post Covid. Le aspettative erano già allineate in tal senso, ma sentirsi ripetere da Mr. Powell che il QE continuerà, e che non ci sono rischi di “bolle” sui mercati finanziari è sempre un tonico per gli operatori. E difatti Wall Street sta festeggiando, con guadagni diffusi, i tassi inchiodati ai minimi recenti, il Dollaro in calo contro le principali divise e l’oro ad un soffio dalla soglia psicologica dei $2,000.

Se ne riparlerà alla prossima riunione di settembre, quando sono attesi annunci concreti per ulteriori stimoli monetari attraverso l’ampliamento del programma di Quantitative Easing. In questa riunione, bastava tranquillizzare gli operatori e preparare la scena per il vero appuntamento, quello tra circa sei settimane. Il riconoscimento di una stringa di dati migliori delle previsioni cambia poco, ai fini delle decisioni di politica monetaria, visto il livello ancora elevato di incertezza sulla traiettoria di uscita dalla forte frenata del PIL nella prima metà dell’anno; siamo ad uno stadio troppo acerbo della ripresa per interpretare un giudizio positivo da parte di Powell sui recenti dati macro come un segnale di passato pericolo e, quindi, di un futuro ritorno ad una politica monetaria meno espansiva.Anzi, siamo ancora in piena fase “tanto peggio, tanto meglio”, dove i commenti ancora preoccupati per la salute dell’economia a stelle e strisce (e non sono infatti mancati nel discorso del Presidente della Fed) vengono interpretati in chiave positiva dagli operatori: ormai i mercati hanno ben compreso che le banche centrali non permetteranno nuove significative cadute delle borse, e lo scenario sui tassi d’interesse è visto come centrale per difendere il valore delle attività finanziarie. Le minute dell’ultimo FOMC hanno, se possibile, rafforzato simili convinzioni: in esso si faceva esplicito riferimento alla necessità di offrire al mercato un chiaro scenario di tassi stabili finché l’economia non si fosse ripresa completamente dallo shock di questa primavera. E così sarà. Andate tranquilli al mare, ragazzi: ci pensa la Fed a tenere sui massimi tutti gli asset finanziari.

BOLLA o NON BOLLA: questo è il problema

Ormai le dinamiche di mercato sono chiare a tutti, sulle pagine di questo blog ho cercato di spiegare come sapevo quanto sta accadendo e, allo stesso tempo, come giustificare un rally che per certi versi diventa anche difficile da giustificare visti i fondamentali.
Un atto di fiducia molto forte verso il futuro, altrimenti certe quotazioni non sarebbero giustificabili.La domanda più ricorrente che leggo in ogni dove è: ma è una bolla speculativa? E se è una bolla speculativa, fino a dove può spingersi? E come poter misurare un potenziale target di questo rally?
Domande a cui diventa difficile dare delle risposte certe.E’ una bolla? Sicuramente come ho detto prima, più che una bolla al momento è un violento “atto di fede” guidato dalla spinta monetaria e fiscale, oltre che dalla carenza di alternative al mondo obbligazionario, ormai a rendimenti ridicoli in ogni dove, con curve dei tassi controllate a livello politico (lo possiamo dire?) e premio al rischio sul mondo bond a livelli minimi.
Fino a dove può spingersi? Sicuramente sono gli eventi a dare delle importanti direzioni a questo trend. Il Covid-19, un eventuale ricaduta, l’arrivo di un vaccino o di una cura efficace, un’evoluzione della malattia, nuove misure di stimolo, una ripartenza della fiducia… insomma, sono molteplici le tematiche che possono influenzare questa tendenza. E di certo si farà il possibile per alimentare ancora a lungo questa bolla. Nella speranza che non arrivi un brusco risveglio dovuto agli utili aziendali.
E come misurare un target? Ovvio, impossibile fare dei target, però ho trovato un interessante metro di paragone.Prendiamo la bolla della liquidità, la bolla da asset, la bolla Covid-19 (insomma chiamatela come volete) e confrontiamola con la bolla internet, che invece era effettivamente una grande bolla che poi è scoppiata e da quello scoppio il mercato si è depurato e sono partiti i campioni dell’ultimo ventennio (Apple, Microsoft, Amazon, Google ecc.)

Come potete vedere, se si tratta di una bolla, confrontandola con la bolla internet, risulterebbe a “metà strada”, quindi con margini di crescita ancora ben maggiori di quanto possiamo immaginare. Quindi non sorprendiamoci più di nulla e seguiamo il mercato e non sfidiamolo, anche se i fondamentali lancerebbero volentieri il guanto di sfida.

But…don’t fight the FED

Fed: Powell al Congresso, nonostante segnali stabilizzazione significativi rischi a lungo termine

Nonostante i recenti segnali di stabilizzazione l’economia americana rischia di affrontare significativi rischi a lungo termine a causa dell’elevata disoccupazione e dell’ondata di fallimentI delle piccole imprese in scia al coronavirus. È quanto ha dichiarato il presidente della Fed, Jerome Powell, nella sua audizione semestrale di politica monetaria di fronte alla commissione bancaria del Senato. “I livelli di produzione e occupazione rimangono decisamente al di sotto a quelli pre-pandemia e permangono significative incertezze sui tempi e sulla forza della ripresa”, ha aggiunto Powell, secondo cui “gran parte dell’incertezza economica deriva dall’incertezza sul percorso della malattia e sugli effetti delle misure per contenerla”.
Secondo il numero uno della Fed, una ripresa completa dell’economia Usa è improbabile “fino a quando il pubblico non è sicuro che la malattia è contenuta”. Domani è, invece, prevista a partire dalle 18 ora italiana l’audizione alla Camera.

Stati Uniti: produzione industriale migliora, +1,4% m/m a maggio

La produzione industriale americana migliora a maggio, ma non c’entra le attese del mercato. Il dato ha mostrato un rialzo mensile dell’1,4% rispetto al crollo del 12,5% della passata rilevazione (il dato è stato rivisto da -11,2%). Il consensus Bloomberg indicava, però, una crescita mensile del 3 per cento.

Stati Uniti: rimbalzo vendite al dettaglio, aumentano speranze ripresa a forma di ‘V’?

Il rimbalzo delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti nel mese di maggio aumenta le speranze di una ripresa a forma di ‘V’. E’ quanto scrive James Knightley, chief international economist di ING, commentando i dati sulle vendite al dettaglio diffusi nel pomeriggio italiano.Nel dettaglio, le vendite al dettaglio Usa hanno mostrato a maggio una crescita del 17,7%, grazie alla riapertura del settore retail dopo la fase di lockdown lanciata per contenere i contagi da coronavirus. Il dato è andato ben oltre le attese ferme a 8,4% e ha scacciato il -14,7% registrato ad aprile (dato rivisto da -16,4%). “Questo dato è molto più forte rispetto a quanto aveva suggerito l’indice Redbook relativo ai dati settimanali sulle vendite al dettaglio delle catene di negozi Usa, aumentando le speranze di una ripresa a forma di V”, afferma l’economista di ING.“È chiaro che l’enorme sostegno fiscale e monetario, compresi gli extra di 600 dollari alla settimana per i sussidi di disoccupazione, ha dato alle famiglie il reddito e la fiducia per spendere. Tuttavia, questo pagamento extra termina a luglio e bisogna ricordare che l’occupazione è ancora in calo di 20 milioni rispetto all’inizio dell’anno”, prosegue Knightley, secondo il quale “le prospettive per i prossimi mesi rimangono incerte e saranno determinate dalla rapidità con cui la riapertura prenderà slancio e da quanti lavoratori torneranno ai loro posti di lavoro”.

Wall Street in rialzo, Dow Jones +700 punti dopo Fed e rumor bazooka Trump. Apple snobba l’Ue

Wall Street positiva, con il Dow Jones che vola di quasi 700 punti (+2,68%), a quota 26.452; il Nasdaq sale di quasi 200 punti (+2%), a 9.919 punti, mentre lo S&P 500 avanza di 73,96 punti (+2,41%), a 3.140.Ottimo il dato sulle vendite al dettaglio degli Stati Uniti, che sono balzate nel mese di maggio del 17,7%, grazie alla riapertura del settore retail dopo la fase di lockdown lanciata per contenere i contagi da coronavirus.Ad aprile le vendite erano scese del 14,7%. Il dato, che ha riportato il balzo più forte di sempre, è stato decisamente migliore delle attese degli analisti, che avevano previsto un rialzo dell’8,1%.Buone notizie anche dal fronte Fed, che ieri ha annunciato l’estensione degli acquisti dei corporate bond Usa. Oltre agli ETF la banca centrale guidata da Jerome Powell rileverà anche obbligazionari societarie singole, scambiate sul mercato secondario.L’ottimismo sull’azionario si spiega anche con le indiscrezioni riportate da Bloomberg, secondo cui l’amministrazione Trump starebbe lavorando su una nuova proposta di stimoli fiscali da $1 trilione in spese per infrastrutture.Tra i titoli, focus su Apple, finita nel mirino delle autorità antitrust di Bruxelles. La Commissione europea ha avviato due indagini per stabilire se il colosso di Cupertino abbia violato le leggi sulla concorrenza riguardo al suo servizio Apple Pay e al suo App Store. Se ritenuta colpevole, Apple potrebbe dover pagare una multa fino al 10% delle sue entrate annuali ed essere costretta ad adeguare le sue pratiche commerciali. Il titolo tuttavia non risente della notizia e sale di oltre +2%.

Wall Street pronta a proseguire i rialzi supportata dalla Fed

I futures sugli indici statunitensi si muovono in territorio positivo, anticipando un avvio di seduta in rialzo per Wall Street, che proseguirebbe così i guadagni di inizio settimana. A circa dure ore dalla partenza il contratto sul Dow Jones sale dell’1,8%, quello sull’S&P500 avanza dell’1,3% e il future sul Nasdaq segna un +1,2%. A risollevare l’umore degli investitori, mettendo in secondo piano, almeno per il momento, gli sviluppi della pandemia, è stata la Fed. L’istituto centrale ha annunciato che partiranno gli acquisti di titoli corporate bond sul mercato secondario. Fino ad ora la Fed aveva acquistato solo ETF. Nel frattempo, notizie positive giungono anche dal governo americano che starebbe preparando un nuovo piano da 1.000 miliardi di dollari di investimenti per le infrastrutture, con l’obiettivo di rilanciare l’economia Usa.Prima della partenza di Wall Street, attenzione alle indicazioni in arrivo dal fronte macro. Alle 14.30 verranno diffuse le vendite al dettaglio e alle 15.15 la produzione industriale. Entrambi i dati sono previsti in deciso aumento a maggio. Si segnala anche l’audizione di Jerome Powell, governatore della Fed, in Senato per presentare il Monetary Policy Report.

Stati Uniti: nuovo calo sussidi disoccupazione, nell’ultima settimana sono 1,54 milioni

Negli Stati Uniti si sono registrate nella settimana conclusa il 6 giugno 1,54 milioni di nuove richieste di sussidi alla disoccupazione. Gli analisti avevano stimato un dato pari a 1,55 milioni rispetto alle richieste della settimana precedente che erano state di 1,89 milioni. Le richieste stanno gradualmente diminuendo da quando hanno raggiunto un record di 6,86 milioni nella settimana terminata il 28 marzo nel momento di picco iniziale di emergenza Covid-19. I dati di oggi confermano che anche a giugno, quindi per il quarto mese consecutivo, potrebbero vedersi enormi perdite di posti di lavoro negli Usa. Ieri la Fed ha fatto sapere di aspettarsi una disoccupazione al 9,3% negli Stati Uniti nel corso del 2020.

La Fed ha ancora paura del COVID, nessun rialzo tassi fino al 2022. Ipotesi YCC, l’asso nella manica di Powell

“Non stiamo pensando di alzare i tassi. Non stiamo neanche pensando a pensare di alzare i tassi”. Così Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve, dopo la decisione del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale, di lasciare i tassi sui fed funds inchiodati nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%. “Quello a cui stiamo pensando è di dare un sostegno all’economia. E riuscire a farlo richiederà un po’ di tempo”. E di fatto, le previsioni del Fomc sull’economia e sui tassi parlano chiaro: i tassi sui fed funds sono visti rimanere nel range attuale fino al 2022; il Pil Usa è atteso in calo del 6,5% nel 2020, in ripresa al tasso +5% nel 2021, in crescita del 3,5% nel 2022 e dell’1,8% nel 2023. Si prevede un’impennata del tasso di disoccupazione, nel 2020, al 9,3%, d una discesa progressiva al 6,5%, al 5,5% e al 4,1% nei prossimi anni.L’inflazione misurata dall’indice PCE è stimata allo 0,8% quest’anno, e in ripresa all’1,6% nel 2021, per poi salire ancora all’1,7% e al 2% negli anni successivi, mentre l’inflazione core dovreebbe attestarsi, secondo la Fed, all’1% nel 2020, all’1,5% nel 2021 e all’1,7% nel 2022. L’intenzione di lasciare i tassi sui fed funds fermi allo zero fino al 2022 è confermata dal dot plot, ovvero dal grafico da cui emergono le previsioni del Fomc sull’andamento futuro dei tassi: I 17 esponenti del Fomc sono unanimi nel prevedere tassi sullo zero fino al 2021, mentre per il 2022 sono solo due a stimare un rialzo.Nessun esponente sembra pensare alla prospettiva dei tassi negativi, uno strumento che, anche da precedenti dichiarazioni di Powell, sembra non riscuotere l’approvazione della commissione.Dal comunicato del Fomc emerge che “l’esplosione del coronavirus sta provocando sofferenze economiche e umane tremende negli Stati Uniti e nel mondo. Il virus e le misure varate per proteggere la salute pubblica hanno causato forti cali nell’attività economica e un balzo delle perdite dei posti di lavoro. La domanda più debole e i prezzi del petrolio significativamente più bassi stanno frenando l’inflazione dei prezzi al consumo”.Da segnalare che le misure straordinarie lanciate dalla Fed per sostenere l’economia americana hanno portato il bilancio della banca centrale, il mese scorso, a superare la soglia dei 7 trilioni di dollari per la prima volta in assoluto. “Crediamo che la Fed rimarrà dovish per tutto il tempo necessario a evitare un mini taper-tantrum”, ha detto Jeffrey Halley, analista di OANDA.Oltre all’acquisto degli ETF sui bond, montano le speculazioni sulla possibilità che la Fed inizi a fare shopping anche di ETF azionari. Un’altra ipotesi è quella del controllo della curva dei rendimenti (Yield Curve Control), reo la decisione di stabilire tetti massimi sui tassi per la prima volta dal 1940 per tenere sotto controllo i costi di finanziamento per le imprese e i consumatori: a tal proposito, c’è da dire che il 54% degli economisti intervistati da Bloomberg ritiene che questa tattica sarà sul tavolo a partire da settembre. Tra l’altro, nel mese di marzo, il presidente della Federal Reserve di New York, John Williams, aveva detto che la Fed stava “pensando molto seriamente” all’opzione del controllo sulla curva dei rendimenti.Così gli analisti di ING commentano quanto emerso ieri dalla Fed:“L’outlook (della Fed) sulla politica monetaria rimane molto incerto. Mentre i mercati azionari e altri asset rischiosi sembrano prezzare una ripresa a V, i mercati dei Treasuries e dei futures sui tassi di interesse sono molto più cauti. Crediamo che la cautela sia giustificata e riteniamo che ci siano poche prospettive di una Fed orientata a una politica monetaria restrittiva. Al contrario, intravediamo una maggiore probabilità di nuovi stimoli”. E questo anche perché si teme una seconda nuova ondata di contagi di coronavirus negli Stati Uniti. Gli ultimi dati, di fatto, non sono affatto confortanti. Il numero di persone contagiate dal COVID-19, negli Usa, ha superato quota 2 milioni, a fronte di un aumento delle vittime a 113.000. Casi di contagi, stando a quanto ha riportato il New York Times, sono saliti in 21 stati.In questo contesto ING scrive che “semplicemente, non sappiamo che strada prenderà il virus. Gli stati che hanno riaperto per prima hanno assistito a un aumento dei casi rispetto a quelli che sono rimasti in lockdown. Le misure di contenimento potrebbero essere reintrodotte, nel caso in cui il numero dovesse aumentare ulteriormente.  In più, rimaniamo preoccupati sulla possibilità che il virus riacquisti forza durante la stagione invernale e che le condizioni rendano più facile il contagio. Visto che ci sono poche indicazioni sull’arrivo imminente di un vaccino, è troppo presto rilassarsi sui potenziali costi sanitari ed economici. Ci sono inoltre fattori come il distanziamento sociale,  la cautela dei consumatori e le restrizioni sui viaggi che impediranno di tornare alla ‘normalità’ economica precedente il Covid-19. E a dispetto del report occupazionale shock diffuso la scorsa settimana (che ha indicato un balzo inatteso di 2,5 milioni di posti di lavoro), dobbiamo ricordare che il numero degli occupati rimane inferiore di 19,5 milioni di unità rispetto al mese di febbraio. Considerado anche la minaccia dei default societari, visto l’aumento dei debiti e il calo del fatturato e degli utili, il potenziale di dazi, le tensioni politiche e sociali che hanno ripercussioni negative sull’economia, è chiaro che ci sono molti ostacoli che l’economia deve fronteggiare”. Detto questo, “non crediamo che l’ipotesi dei tassi negativi sia realistica, visto l’entusiasmo pari a zero dei funzionari della Fed (non hanno funzionato in Europa o in Giappone e potrebbero davvero nuocere alla disponibilità del credito. E’ possibile invece che ci sia più QE che sia specificamente pensato per stabilire un tetto massimo sui tassi, il cosidetto controllo della curva dei rendimenti. Tuttavia, i tassi sui Treasuries, al momento ben ancorati, suggeriscono che, al momento, non c’è alcuna urgenza. (La prospettiva) diventerebbe più probabile se l’aumento delle emissioni dei Treasuries provocasse una indigestione nel mercato dei bond, facendo salire i tassi e scatenando condizioni più rigide di accesso ai finanziamenti negli Usa”.

Fed pensa alla Yield Curve Control, una mossa che scuoterebbe Borse e dollaro (analisti)

In attesa delle decisioni che arriveranno stasera dalla Fed, gli esperti ragionano sulle tematiche attorno alle quali verterà la riunione odierna. E se i tassi negativi sembrano essere un argomento messo nel cassetto, tanto che a più riprese quasi tutti gli esponenti Fed hanno rigettato questa ipotesi, sul tavolo sarebbe finita un’altra questione: ossia un maggiore controllo della curva dei rendimenti.Come sottolinea Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim “si è così aperta la discussione di un altro tema molto gradito ai mercati, soprattutto quelli azionari, ossia la cosiddetta Yield Curve Control (YCC), un’ipotesi anche questa non nuova, già in uso da parte della BoJ dal 2016 sul comparto decennale, da parte della banca centrale australiana dallo scorso marzo (target tassi 3 anni intorno allo 0,25%)”. La stessa Fed, ricorda Cesarano, ha confermato che questa ipotesi, a differenza di quella dei tassi, è in fase avanzata di discussione. I mercati allora stanno arrivando alla riunione di questa sera con l’attesa che davvero la Fed passi dalle parole ai fatti.“Powell questa sera ha in mano una decisione che può autorizzare o meno i mercati a sentirsi legittimati a ottenere l’ennesimo regalo oppure se richiamare l’attenzione sul fatto già sono numerose le manovre implementate, pur dichiarandosi disponibile a fare di più se necessario”, aggiunge l’economista, secondo il quale “la Fed potrebbe per ora soprassedere rinviando l’introduzione della YCC ma di fatto ammettendo che si tratta solo di un appuntamento ritardato che entro fine anno arriverà”.Secondo Cesarano una tale mossa comporterebbe un calo dei tassi Treasury e soprattutto dei tassi reali, al momento negativi su tutta la curva finanche sul segmento a 30 anni, Borse in rialzo e Dollaro in deprezzamento.

Preview Fed: Powell non si lascerà influenzare dai sorprendenti dati sul lavoro (analisti)

La Federal Reserve stasera annuncerà la sua decisione di politica monetaria, che secondo la maggior parte degli esperti, rimarrà invariata. “La Fed non si lascerà influenzare dal miglioramento dei dati sul mercato del lavoro”, sostiene Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud AM. Tuttavia, la Fed è ancora lontana dal raggiungere i suoi obiettivi di inflazione e piena occupazione, e per questo motivo, sebbene i asterrà dall’annunciare nuove misure, il presidente Jerome Powell farà in modo che gli analisti comprendano che la politica monetaria rimarrà estremamente accomodante per un periodo di tempo molto lungo. “Ci aspettiamo alcuni commenti sulla forward guidance, ovvero che i tassi di interesse restino a livelli molto bassi per molto tempo”, precisa l’esperto di Mirabaud AM.

Wall Street riparte da nuovi record: bene Amazon, boom di buy su Boeing (oltre +10%)

Wall Street in rialzo ma con cautela, in attesa della riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, in calendario nella giornata di domani e dopodomani.Il verdetto di Jerome Powell arriverà al termine della riunione, nella giornata di mercoledì 10 giugno. Nessuna sorpresa secondo gli analisti sul fronte dei tassi sui fed funds, che dovrebbero essere lasciati invariati nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%.

Sorpresa dagli Usa: a maggio creati 2,5 MILIONI di nuovi posti di lavoro, tasso disoccupazione scende al 13,3%

Dow Jones oggi continua l’ascesa, migliori del previsto i dati macro Usa

Rispetto al mese scorso, nel settore privato sono stati persi “solo” 2 milioni di posti di lavoro: dato incoraggiante, soprattutto a due giorni dai Non-farm payrolls. Wall Street torna a sfiorare i livelli pre-covid
Mentre l’Europa continua la sua corsa al rialzo, anche Wall Street apre tonica, trainata dal balzo in avanti di Boeing (+7,77%, a 165 dollari) e, più in generale, dall’ottimismo con cui i mercati guardano alla fine della crisi coronavirus.

Cosa dicono i dati macro in arrivo dagli Usa?

Crisi che, tuttavia, è ben lungi da una conclusione a breve. Se in Cina l’indice Pmi di maggio relativo al settore servizi oggi è riuscito a sfondare la soglia dei 50 punti (e si è confermato a 55, indicativo del fatto che l’economia cinese è tornata in espansione), il rialzo, seppur notevole, registrato stamattina dall’istituto Ihs Markit in Europa non è bastato per tornare a parlare di crescita (l’indice Pmi dell’Eurozona composito si è fermato a 31,9 punti).Negli Stati Uniti l’Institute of Supply Management ha calcolato con 45,4 punti le previsioni dei direttori agli acquisti nel settore non manifatturiero: meglio dell’Europa, peggio della Cina, ma abbastanza per superare le aspettative (ferme a 44 punti) e sempre più vicino alla soglia oltre la quale si può parlare di espansione economica (50 punti). D’altra parte, i numeri cambiano se a pubblicarli è l’istituto Ihs Markit, in base al quale il Pmi composito Usa si è assestato a 37 punti (rispetto ai 27 di aprile), mentre quello relativo ai servizi segna 37,5 (ad aprile era sceso a 26,7).A trainare al rialzo gli indici Usa hanno contribuito anche i dati sulla variazione dell’occupazione non agricola, le cui premesse sono in grado di dire molto anche sulle previsioni sulle buste paga dello stesso settore (in pubblicazione venerdì). L’indice mette in luce una perdita di posti di lavoro nel settore privato pari a 2,760 milioni di unità: il numero resta alto, ma di gran lunga inferiore rispetto alla contrazione prevista (9 milioni di unità) e a quella precedente, 19,56 milioni.

Come hanno reagito i mercati?

Tornano dunque a salire i principali indici statunitensi: l’S&P 500 guadagna l’1,16% e torna sopra la soglia dei 3 mila punti (dai minimi toccati a fine marzo, l’S&P ha recuperato oltre il 40%). Bene anche il Dow Jones, in rialzo dell’1,65% a 26.168,19 punti, mentre il Nasdaq viaggia in rialzo dello 0,59%. Nonostante i dati macro migliori del previsto, il dollaro resta per lo più debole e non riesce a recuperare nei confronti dell’euro – il cambio EUR/USD viaggia ancora a quota 1,1244.Nonostante gli economisti riconoscano che quelli delle ultime ore siano solo timidi segnali di ripresa e che, prima di tornare ai livelli pre-covid, sarà necessario attendere almeno la fine dell’anno, sembra che i mercati stiano convincendosi che la ripresa seguirà un andamento a V, ovvero particolarmente rapida.Non sono bastate le tensioni tra Usa e Cina a mantenerli cauti (tensioni che si sono fatte sempre più labili nel momento in cui il presidente Trump ha annunciato di non voler comunque toccare l’accordo commerciale di “Fase 1” siglato alla metà di gennaio) e neanche i gravi sommovimenti sociali scatenato dopo la morte di George Floyd, ucciso da un poliziotto a Minneapolis, che ha riportato a galla la mai sopita questione razziale.

Usa, Dudley: ‘nessun limite a crescita bilancio Fed’. L’ammissione: ‘creati episodi di azzardo morale’

“Non c’è nessun limite su quanto il bilancio della Federal Reserve potrebbe crescere”. E’ quanto ha detto William Dudley, ex presidente della Federal Reserve di New York. “Alcuni interventi della Fed – ha aggiunto l’economista – hanno creato tuttavia episodi di azzardo morale”.Non per niente proprio nelle ultime ore gli analisti di Brown Brothers Harriman (BBH) hanno intanto scritto in una nota che “il bilancio della Fed è balzato del 70% dalla fine di febbraio a oggi, rispetto al +18% della Bce e il +8% della Bank of Japan. In poche parole, la Fed è stata molto più aggressiva con il suo Quantitative easing rispetto alle altre controparti”.Proprio la crescita abnorme del bilancio della Fed avrebbe . messo sotto pressione, secondo gli analisti di BBH, il dollaro.“C’è un dibattito su cosa abbia affossato le quotazioni del dollaro – si legge nella nota – E’ il debito nazionale che sta lievitando? E’ il debole outlook per l’economia americana? E’ il rischio politico che deriva dalle forti tensioni sociali (scatenate dall’uccisione di George Floyd, l’afroamericano deceduto a Minneapolis per asfissia mentre veniva braccato dal poliziotto Derek Chauvin?)”.“Tutti questi fattori (e forse altri) hanno contribuito alle oscillazioni del dollaro – recita ancora la nota – Ma, visto che noi la pensiamo all’antica, crediamo che sia la politica monetaria il principale fattore che sta condizionando i movimenti sul forex”.Ed è vero che i tassi sono a zero in tutte le economie avanzate. Ma gli analisti hanno descritto con cifre piuttosto bene la differenza tra i bilanci della Bce, della Fed e della Bank of Japan.

ALL IN: la grande scommessa sul futuro di utili ed economia

Visto che molto spesso abbiamo parlato della finanza passiva, e visto che ormai il suo peso specifico è diventato drammaticamente pesante, ritengo giusto tornare a parlarne proprio in concomitanza di un momento storico ben definito.
Infatti, malgrado tutto il Nasdaq Comp è tornato sui suoi massimi.La notizia per certi versi ha del clamoroso se andiamo a vedere molte criticità del momento. Possiamo passare sopra alle tensioni sull’omicidio di George Floyd, possiamo non considerare il rischio di trovare gli USA militarizzati dal Trump per ricreare ordine pubblico. Possiamo persino tralasciare le tensioni con la Cina, in primis perché ancora non ci sono fatti concreti e poi, ormai, sono notizie note e già digerite, quindi non così sorprendenti per il mercato.Ma resta la microeconomia e la macroeconomia.Tutto questo viene però ampiamente compensato dalla positività portata come è noto da politica fiscale e monetaria. E la cosa che genera euforia è che ormai si è capito dove si vuol andare a parare. A qualunque costo, costi quel che costi, ma si vuol proteggere il sistema ed evitare una super recessione. E quindi tutti si aspettano addirittura un atteggiamento ancora più spavaldo del sistema. Morale: aspettiamoci nuovi interventi di sostegno.E poco importa se arriva una recessione che sarà pesantissima (soprattutto per noi italiani).E chissenefrega se proprio il FMI riporta una previsione di PIL pari a -5,9% per gli Usa e un -7,1% per Unione europea.
Tanto per usare un metro di paragone, durante la crisi Lehman Brothers (crisi subprime) ci fu nel 2009 un calo del PIL pari a 2,5% e 4,5%.
Se il PIL collassa è matematico (a meno che sia cambiato proprio tutto e allora a quel punto vi chiedo scusa e mi eclisso per sempre) che anche gli utili aziendali subiranno un violento impatto.
Le stime sono abbastanza simili tra le varie agenzie. Mediamente si stima un -23% per i titoli dell’SP500 e un -27% per l’EuroStoxx50.
Detto questo, eccoci quindi a parlare di quanto visto ieri sera.
E credo sia già noto a tutti.

(…)Tech shares, along with cyclical stocks like industrials and financials, gave the biggest lift to all three major stock indexes.
The Nasdaq, the S&P 500 and the Dow have been approaching their all-time closing highs in recent weeks and are now about 2%, 9% and 13%, respectively, below record closing levels. The S&P 500 and the Nasdaq have closed in positive territory in six of the last seven sessions. “Technicals are pushing the market higher and the market’s not paying attention to the potential problems that the protests could have on local economies,” said Peter Cardillo, chief market economist at Spartan Capital Securities in New York. (…) [Source]

E il Nasdaq Comp ridendo e scherzano torna alle quotazioni pre Covid-19. Inutile raccontarvi che i multipli aziendali sono letteralmente decollati, ma in effetti questo fattore forse è il meno influente vista la criticità del momento. Il problema è la sostenibilità nel medio termine di tali dati, visto che Wall Street oggi viaggia a circa 24 volte gli utili attesi nei prossimi 12 mesi. Guardate questo grafico. Certo, anche i tassi non sono quelli di allora ma per la cronaca stiamo parlando di multipli visti solo nel periodo della bolla internet.

Ovvio, questo rally può solo avere una giustificazione. Una scommessa “ALL IN” su una ripartenza coi controfiocchi. E allora si guarda oltre (sto cercando di interpretare nel modo più realistico possibile, secondo il mio modo di vedere le cose, ovvio) e quindi non ci si concentra su quei numeri negativi, ma sulle speranze del futuro, che per forza devono pagare con gli interessi i numeri della recessione.
Parlo ostrogoto? Forse si. Intendo dire che il famoso -20/-25% degli utili per il 2020 deve per forza essere seguito da un +30/+35% altrimenti, il castello di carta crolla. Intanto però eccoci quindi a parlare del Nasdaq. Praticamente sui massimi, come se nulla fosse successo. Solo una cosa voglio ancora farvi notare.

QQQ

Qui vi riporto il “mitico “ QQQ, è l’ETF che rappresenta l’istituzione per replicare passivamente l’indice hi-tech. Avete ben noto il ruolo della finanza passiva. Ecco cosa mi incuriosisce però, i volumi. Tutto suona molto strano. Come suona strano per il breve periodo questo altro dato statistico, che ovviamente risulta fortemente condizionato dal contesto storico. Ma probabilmente questo stato di grazia, malgrado tutto, non può durare per sempre.

La Fed fa scorpacciata di ETF, quasi il 50% degli acquisti su 7 prodotti iShares

La Federal Reserve ha annunciato il 23 marzo che avrebbe acquistato bond societari per la prima volta nella sua storia ultracentenaria e il Secondary Market Corporate Credit Facility (SMCCF) è di fatto partito il 12 maggio facendo subito il pieno di exchange-traded funds (ETF).
La Fed non è la prima banca centrale ad acquistare ETF nell’ambito di un piano di acquisto asset. La Bank of Japan acquista ETF azionari quotati in Giappone dal 2012 nell’ambito del suo programma di QE e detine e $ 289 miliardi circa di asset attraverso replicanti (ossia il 76% dei $ 382 miliardi totali di asset nel settore degli ETF in Giappone).

Shopping di ETF, ecco cosa sta acquistando la Fed

La Fed ha segnalato che tra il 12 maggio e il 19 maggio ha acquistato $ 1.58 miliardi nell’ambito degli Investment Grade e High Yield ETF con un valore corrente di mercato di $ 1.307 miliardi di dollari. Gli acquisti sono stati effettuati in 15 ETF a reddito fisso di cui 6 ad alto rendimento e 11 a livello investiment grade. La maggior parte (83%) dell’investimento è stata destinata a ETF investment grade, mentre il restante 17% è stato assegnato a ETF ad alto rendimento.Deborah Fuhr, Managing Partner e fondatrice di ETFGI, rimarca come gli ETF acquistati dalla Fed sono gestiti da 5 gestori di ETF. Ci sono 7 ETF iShares nell’elenco che rappresentano il 48%, ossia quasi la metà dell’investimento complessivo di $ 1.330 miliardi. Vanguard ha 2 ETF nell’elenco che rappresentano il 35% delle attività, ci sono 3 SPDR ETF (SSgA) con il 15%, mentre VanEck e Xtrackers (DWS) hanno ciascuno un ETF con l’1% della dotazione complessiva.iShares è il più grande fornitore di ETF/ETP in termini di attività con $ 1,542 trilioni, che riflette il 38,1% del mercato; Vanguard è secondo con 1,074 miliardi di dollari e una quota di mercato del 26,5%, seguita da SPDR ETF con 66,06 miliardi di dollari e una quota di mercato del 16,5%. I primi tre provider, su un totale di ben 158, rappresentano l’81,1% dell’AUM globale in ETF, mentre i restanti 155 provider hanno ciascuno una quota di mercato inferiore al 6% (fonte ETFGI).

BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo e il più grande emittente ETF attraverso la piattaforma iShares, gestirà i tre programmi di acquisto di debito della Fed. BlackRock ha dichiarato che avrebbe rinunciato alle commissioni di consulenza sugli ETF iShares che acquista per conto della Fed.

SMCCF, quali tipologie di ETF può acquistare

La facility SMCCF può acquistare solo ETF quotati in Usa e il cui obiettivo di investimento sia di fornire “una ampia esposizione al mercato dei corporate bond americani”. Nello specifico sono acquistabili gli ETF che puntano soprattutto sui corporate bond americani con rating investment-grade e il resto sarà negli ETF il cui obiettivo primario di investimento è l’esposizione alle obbligazioni societarie statunitensi ad alto rendimento.
SMCCF prenderà in considerazione diversi fattori aggiuntivi per determinare quali ETF saranno idonei all’acquisto. Tali considerazioni comprendono: la composizione del debito con rating investment grade e non investment grade; lo stile adottato dal management per la gestione dell’ETF; l’ammontare del debito detenuto presso le ‘depository institutions’ (istituzioni di deposito); le condizioni del debito sottostante; gli asset totali gestiti; il volume, in media, del trading giornaliero; e, nel caso in cui sia presente, il leverage.

View mercati: poco spazio per ulteriore rialzo asset più rischiosi (analisti)

I passi avanti verso una risposta fiscale unificata nell’UE e le indicazioni confortanti circa i primi esiti dell’uscita dal lockdown (assenza di impennata di nuovi contagi) hanno dato un ulteriore impulso al rally dei mercati con il mese di maggio che ha visto ritorni positivi per tutte per principali Borse. Tuttavia, argomenta oggi Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments, i dati macro hanno appena iniziato a mostrare l’entità delle ricadute economiche; Generali Investments ha nuovamente rivisto al ribasso le previsioni per il PIL globale, a -4,8%, con una contrazione del 10% del PIL nell’area euro. “Rimaniamo preoccupati per i rischi di una seconda ondata di infezione in autunno. Nonostante le recenti notizie positive, un nuovo vaccino sembra tra almeno un anno di distanza”, asserisce Zanghieri che guarda con preoccupazione anche al deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina “poiché la pesante sferzata cinese verso Hong Kong si aggiunge al gioco delle colpe sulla responsabilità della pandemia, alle misure statunitensi contro Huawei e alla guerra commerciale ancora irrisolta”.L’esperto ritiene che ci sia ancora spazio per un’ulteriore rialzo degli asset più rischiosi, ma non enorme. “Rimaniamo quindi solo leggermente sovraesposti ai segmenti più rischiosi del nostro portafoglio (azioni e titoli high yiled). Al contrario, il credito di alta qualità continua a beneficiare del sostegno delle banche centrali, il che andrà a vantaggio anche del debito periferico dell’area euro. I bassi rendimenti core sono coerenti il mantenimento di una duration lunga”, conclude Zanghieri.

WAR: 2 GUERRA CIVILE AMERICANA?

Ieri alcuni amici mi hanno scritto suggerendo che in America sta per arrivare un nuovo cigno nero che farà crollare i mercati, una nuova guerra civile che non mancherà di mettere in crisi Donald Trump.C’è chi dice che quello che è successo pandemia e rivolte servono per spodestare Trump, altri invece sostengono che era l’unico sistema per essere rieletto, creare panico e terrore per continuare a governare, magari imponendo coprifuoco o leggi antiliberali.Non è così che funziona in un mondo dominato dall’econofisica, i mercati possono salire anche di fronte a una guerra civile o a 100 milioni di disoccupati, mercati che per oltre 80 % rispondono ad algoritmi e grafici non hanno nulla da spartire con la realtà.Come ben sapete a noi non interessa nulla di quello che accade in questi mercati a noi interessa solo che nonostante questo rimbalzo, beni rifugio come oro e Tbond siano ancora estremamente tonici e ricercati, il resto è come pettinare le bambole, lo lasciamo agli altri.La guerra di secessione americana, nota a tutti come guerra civile americana durò 4 anni circa, ebbe origine dalla richiesta del nord di favorire l’interdizioni della schiavitù in tutti i territori degli Stati Uniti, che, badate bene avevano il dollaro,  come nella precedente guerra di indipendenza, giusto per rispondere ai fessi che credono che una moneta unica possa impedire una guerra.Gli Stati Confederati del sud considerarono la richiesta di Lincoln come una violazione dei loro diritti costituzionali e da qui nacque la prima guerra civile USA.In questi giorni in America prosegue la fila davanti alle banche alimentari USA con oltre 40 milioni di americani sussidiati, oltre ai quasi 40 milioni di americani che da tempo beneficiano dei food stamps, buoni pasto. Inoltre esiste una buona fetta di anime fantasma, che da sempre sono sottoccupate o considerate occupate pur lavorando 1 ora al giorno. Non male per il sogno americano avere oggi UN TERZO della popolazione senza lavoro o reddito, per non parlare dell’indebitamento di quelli che ancora lavorano, ma è meglio fermarsi qui

“È come se l’America fosse stata maledetta: stiamo affrontando un cigno nero dopo l’altro, una serie di eventi imprevisti che però a guardarli bene non sono poi così sorprendenti. Qui la pandemia è ancora attiva, il collasso economico somiglia a quello drammatico degli anni Trenta, abbiamo 40 milioni di disoccupati. L’ultima cosa che serviva era una rivolta razziale”. Larry Sabato, 67 anni, è il politologo a capo del Center for Politics dell’Università della Virginia, autore di numerosi saggi e di una newsletter sempre ricca di informazioni, “Sabato’s Crystal Ball”.

L’America è in fiamme. Da dove viene tutta questa rabbia?
“La questione razziale ha radici profonde. Ma in questo momento la combinazione virus, economia, rivolta è sicuramente la peggiore possibile. Sta mettendo a nudo le contraddizioni della società americana tutte insieme. La connessione virus, rabbia nelle piazze può non essere evidente, ma a fare da collante c’è il disastro dell’economia. Fra coloro che protestano per una legittima causa, l’ennesimo afroamericano assassinato dalla polizia, ci sono sicuramente tanti disoccupati, gente che ha perso il lavoro in questi mesi e ha perso ogni prospettiva di futuro. L’America in fiamme è il simbolo di un’America smarrita”.

Strano davvero direbbe uno che passa di qui per sbaglio, con Wall Street sui massimi, liquidità ovunque nelle strade e nelle famiglie, nelle imprese, perché questa rabbia?Il motivo ve lo abbiamo raccontato in questi lunghi 13 anni, mentre qualche pennivendolo o economista venduto, magnificava il sogno americano, in realtà Wall Street e le banche centrali sono la più colossale truffa del sogno americano, un manipolo di psicopatici che fa a gara per chi è più avido, raccontando leggende metropolitane sul trickle down.I salari negli ultimi 10 anni son ostati anemici e come sempre gli americani si sono indebitati all’inverosimile per sostenere i consumi, ora tutti i nodi vengono al pettine, Trump o non Trump.Vedremo come andrà a finire, intanto loro, le banche centrali e il Governo americano a differenza di quello italiano hanno capito subito che era meglio stampare e inviare soldi sui conti degli americani, armati sino ai denti, senza alcuna richiesta.In Italia nel frattempo prosegue la farsa del recovery fund, in un altro Paese forse questo governo non esisterebbe più da un pezzo, cacciato da una folla inferocita, per le menzogne quotidiane su questa Europa di mafiosi e speculatori che forse qualcuno ha dimenticato, ora finge di aiutarci dopo aver bloccato ai confini generi sanitari di prima necessita a noi destinati, un’Europa che ora ci tratta come appestati, soprattutto i criminali politici austriaci che per primi sono responsabili della diffusione dell’epidemia, dai loro centri di divertimento alpini.Mi auguro che gli italiani siano meno fessi e più intelligenti e invece che andare a fare le vacanze sulla neve in questi Paesi sciacalli, si ricordino che il meglio lo possono trovare ovunque in Italia, dal Trentino Alto Adige alla Lombardia, al Piemonte, alla Valle d’Aosta sino al Friuli Venezia Giulia e che non serve andare in Grecia o in Croazia o in Spagna, per fare le vacanze, anche se magari si spende qualcosa in più.Nel frattempo gli olandesi continuano la loro becera propaganda da euroinomani, ma per fortuna almeno i portoghesi rispondono per le rime, perché se si aspettava una reazione dalla stampa italiana esterofila e mercenaria, campa cavallo…Giusto per ricordare ai fessi elettori del Partito Democratico e a quelli di Forza Italia chi sono gli olandesi che per fortuna ci impediscono di accedere a questa trappola che è il recovery fund, mentre i politici italiani dormono o fanno finta di nulla di fronte ai criminali paradisi fiscali europei.Perché parlavo di PD e Forza Italia?Ma sono gli unici fessi che vogliono a qualunque costo lo STIGMA del MES e del recovery fund, ecco perchè, quelli del PD, tutti pensionati, dipendenti statali o rentier!Italia popolo di fessi con la memoria corta, che da tempo immemorabile sostiene la criminale Germania, acquistando automobiline costruite sul dumping sociale ed economicoMa torniamo a noi e alle cose serie mentre negli ultimi giorni qualcuno inizia ad accorgersi di quello che abbiamo raccontato in questi mesi, dell’eccessiva drammatizzazione di questa pandemia.Questo qui sotto è solo un esempio delle idee chiare che hanno dimostrato in questi mesi i noti virologi di mia nonna…Comprendo la disperazione di chi sperava che la pandemia durasse il più tempo possibile, giusto per tenere gli italiani in stato di assedio o avere il tempo di produrre qualche vaccino o imporre quello influenzale, ma dovete farvene una ragione.Purtroppo però i danni inflitti al Paese sono permanenti come permanente è il virus che circola nei cervelli di molti, facendo danni irreversibili, dopo il famigerato FATE PRESTO del 2011 che ha distrutto il nostro Servizio sanitario nazionale, pensioni, welfare, salari e fatto perdere migliaia di posti di lavoro attraverso l’austerità……ora gli stessi con a capo ABI e Confindustria tornano all’attacco chiedendo di fare presto a sottoscrivere il MES…Confidustria poi è la stessa che seminava panico al referendum di Renzi con dati mai realizzatesi…… e ora torna all’attacco con scenari da incubo che neanche un dilettante potrebbe prospettare!Quello che è certo è che MES e RECOVERY FUND sono vere e proprie trappole come abbiamo visto e che per fortuna gli italiani in maggioranza sono più furbi che fessi su questo argomento!Ripeto fortunatamente, Olanda, Austria, Svezia e ora anche Ungheria ci stanno dando una mano a tenere lontani questi inutili strumenti che servono esclusivamente a Francia e Germania per riconvertire le loro obsolete industrie nella Green Economy!L’ITALIA è da sempre il più grande successo dell’euro, basta osservare quello che è accaduto qui sotto dal 2000 in poi!Torno a ripetere per l’ennesima volta che basta una banca centrale che faccia il suo lavoro, senza attendere indicazioni dalla Corte suprema di Karlsruhe, le regole per la finanza si fanno presto a cambiare, perché deve essere così difficile per l’Unione europea che deve mettere d’accordo 27 Stati?Banche fallite che dal 2009 in poi hanno cambiato ogni sorta di regola contabile per sopravvivere, grazie anche al supporto e alla connivenza delle banche centrali, stanno nuovamente ballando sull’orlo di un vulcano, la prossima esplosione riguarderà le banche europee, spagnole in primis, poi francesi e tedesche, senza dimenticare le nostre.Una nazionalizzazione dell’intero sistema finanziario europeo non è impensabile oggi…Se in America il pil del secondo trimestre sta per crollare di oltre il 50 % qualcuno in Europa e soprattutto in Italia si illude che non accadrà nulla, che non c’è fretta che possiamo continuare a discutere e avere sostegno il prossimo anno, o forse nel 2022 al massimo 2024.Sveglia Signori, FATE PRESTO usate la Banca centrale e in Italia fate nuove emissioni di titoli di Stato per sostenere famiglie e imprese, diversamente non sarà solo l’Italia a esplodere ma l’Europa intera, Francia e Germania comprese!

Più risparmi e meno consumi: come evitare una violenta recessione?

Tasso di risparmio e crollo consumi USA

Secondo me è molto interessare come certe dinamiche stanno cambiando sensibilmente lo scenario ma forse vengono poche considerate. E non parliamo di dati previsionali ma di veri cambiamenti che per forza di cose vanno a condizionare l’evoluzione economica e anche il movimento di ripresa post lockdown.Nella fattispecie è notevole il balzo del tasso di risparmio negli Stati Uniti, accompagnato allo stesso tempo da una correzione dell’importo dei salari e sopratutto dei consumi, maggiore disoccupazione e forte aumento del supporto dello stato.

Andamento salari USA

La domanda che mi pongo e che diventa importantissima è la seguente. Questi risparmi sono legati alla necessità di crearsi uno zainetto per i tempi cupi (paura del contesto storico) oppure si tratta di incapacità di spesa legata appunto al lockdown e alle attività economiche chiuse?
Infatti è altrettanto evidente il collasso dei consumi.
Tutto questo però ha un evidente fattore comune: bassa inflazione, perché rallenta ulteriormente la velocità di circolazione della moneta, e minore utili per le aziende e minore ricchezza per il sistema.Infatti già si leggono pareri contrastanti da parte delle banche centrali. Per esempio Bank of America suggerisce, proprio a sostegno dei consumi, un ulteriore iniezione di cash tramite politica fiscale, al fine di andare a sostenere l’economia e aumentare di almeno un 20% i consumi e contribuire attivamente a fare salire ancora i mercati.
Anche perché proprio in ambito di “mercati” occorre ricordare che la FED frenerà gli acquisti. E quindi mancherà in parte il sostegno di Powell.
Ultima cosa: non so avete avuto modo di leggere le previsioni sul PIL USA generate dalla FED di Atlanta…

La previsione è quantomai catastrofica e non vogliamo pensare a tanto. Intanto però ricordo ancora una volta quanto ho già scritto in passato. Questo rialzo continua a restare vivo grazie soprattutto al movimento di hedge funds e piccoli risparmiatori (vedi sopra). I volumi sono ridotti al lumicino. Lo smart money è fuori da un bel po’.

Il miracolo continuerà? Lo scopriremo solo vivendo.

Multipli da bolla per Wall Street e azionario UE, il confronto con i precedenti grandi recuperi e i timori per giugno

E’ andato in archivio anche il mese di maggio sui mercati con Piazza Affari risalita ai livelli pre-lockdown, ossia si è riportata sui massimi dal 9 marzo. A ben vedere è un piccolo contentino se si considera che il saldo da inizio anno è ancora di oltre -22%, ben peggiore rispetto al -5,77% dello S&P 500, senza scomodare sua maestà Nasdaq 100 che segna un impressionante +9,5% Ytd con alcune big quali Apple, Amazon e Facebook che in queste settimane hanno aggiornato i massimi storici.

Maggio positivo, ma Ftse Mib fa molto peggio di Wall Street e Dax

Il Ftse Mib ha chiuso maggio con un +2,87%, una buona performance che però fa un po’ storcere il naso soprattutto se confrontata con gli altri maggiori listini mondiali. Wall Street anche questo mese ha fatto molto meglio con circa +7% per Dow Jones e +7,55% per l’S&P 500, con quest’ultimo tornato sopra i 3.000 pti sui massimi a quasi 3 mesi. Meglio di tutti il Nasdaq con oltre +9%. Anche in Europa c’è chi ha fatto meglio dell’Italia con +6,68% per il Dax e +4,18% per l’Euro Stoxx 50.
Sottoperformance del Ftse Mib che stride con il fatto che l’Italia sia stata comunque tra i primi paesi a uscire dal lockdown e nell’ultima settimana si è aggiunta anche la sponda del Recovery Fund, che vedrà la fetta più grande della torta riservata proprio all’Italia.

Eccesso di ottimismo

Sui mercati continua a prevalere l’ottimismo circa le prospettive di ripresa, anche se non sono pochi gli strategist che mettono in guardia da un eccesso di ottimismo. Mark Dowding, CIO di BlueBay Asse Management, ricorca come i mercati azionari abbiamo recuperato il 70% delle perdite registrate da inizio anno, rispetto ai minimi di metà marzo. “Le nostre conversazioni con i policymaker ci fanno temere che i mercati stiano assumendo una view troppo ottimistica – argomenta l’esperto – . Infatti, percepiamo da parte delle autorità una certa preoccupazione che le loro azioni non saranno in grado di puntellare l’economia all’infinito e che gli effetti negativi della recessione saranno inevitabili. La disoccupazione sicuramente non diminuirà con la stessa rapidità con cui è aumentata e ciò rappresenterà un freno importante per la domanda aggregata per diverso tempo. Inoltre, l’attività in certi settori impiegherà molto tempo a tornare alla normalità ed è probabile che aumentino i default, in particolare nell’ambito della old economy”. Dowding ritiene che alla luce di questo scenario sia difficile immaginarsi a giugno ritorni simili a quelli visti negli ultimi due mesi. 
La risalita dei mercati negli ultimi due mesi è stata impressionante, tanto quanto il crollo precedente. Sentimentrader.com ha analizzato tutte le volte che uno storno è stato così rapido e violento da implicare una discesa di oltre il 20% sotto la media mobile a 200 giorni, ed è andato a guardare quanto ha impiegato l’S&P 500 a recuperare. Nell’ultimo secolo gli episodi sono stati 13 e il tempo medio di recupero è stato di 214 giorni. Adesso il recupero da un -26% è avvenuto in appena 56 giorni, ossia un quarto della media e la metà del precedente record, 111 giorni. Sentimentrader osserva inoltre che dopo questi recuperi, i ritorni dell’indice entro 3 mesi sono stati inferiori alla media, ma a medio termine sono migliorati.

Come mai il recupero è stato così rapido? La violenza del crollo, uno dei più bruschi della storia, è sicuramente una spiegazione. “Ma i recuperi sono sempre più lenti. A mio parere il fattore principale è sempre lo stesso, che sta supportando oltre i meriti gli asset e mantenendoli su valorizzazioni elevatissime secondo i comuni standard. L’enorme erogazione di stimolo monetario e fiscale, che spinge l’azionario, a 2 mesi dall’inizio di una recessione che durerà forse ancora trimestri, a trattare su multipli da bolla”, argomenta Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, che sottolinea come rispetto ai catastrofismi di un mese fa lo scenario sia cambiato radicalmente con l’epidemia vista abbastanza benigna nonostante a livello globale i contagiati continuino a crescere (giovedì il maggior numero globale di nuovi infetti, 116.304).
La conseguenza di tutto ciò è che l‘azionario globale risulta sempre più caro in relazione alle sue prospettive di redditività. “I multipli dei principali indici sono su livelli superati solo nel corso della bolla tecnologica di inizio millennio”, avverte Sersale. L’S&P 500 è arrivato a 24 volte gli utili attesi, l’Eurostoxx 50 a 20 volte, il Nasdaq a 29.

Si può valutare i mercati anche considerando altri parametri. Ad esempio paragonare il dividend yield ai rendimenti dei governativi che permette di apprezzare il premio al rischio dell’azionario assai di più. “Ma questo è stato vero per anni in Europa, non avvantaggiando affatto l’azionario continentale rispetto a quello USA, che se la vedeva coi rendimenti del treasury”, precisa Sersale che valuta che in assenza di un esplosione degli utili nel 2021, e/o un calo assai inferiore alle attuali stime nel 2020, un ritorno dell’azionario ai livelli pre crisi implica un totale scollamento dei prezzi dalla redditività dell’asset.

Fed, Beige Book su effetto COVID e lockdown: forte contrazione consumi, produzione, vendite case e auto

“L’attività economica ha frenato in tutti i distretti americani esaminati, con la maggior parte di essi colpita da una forte contrazione”. E’ quanto risulta dal Beige Book, il rapporto sulle condizioni dell’economia degli Stati Uniti che viene diffuso dalla Federal Reserve otto volte l’anno.La contrazione riflette gli effetti della pandemia COVID-19. Nel periodo esaminato (6-8 settimane), la Fed ha rilevato un peggioramento delle spese per consumi, scatenato in primis dal lockdown, che si è tradotto nella quarantena del settore retail.Affossati soprattutto i consumi del settore dell’intrattenimento e alberghiero, dei viaggi e del turismo. In forte calo anche le vendite di auto, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, anche se molti distretti hanno di recente notato un certo miglioramento.Forte la contrazione dell’attività manifatturiera, con una produzione particolarmente debole nel settore auto, aerospaziale ed energetico.Le vendite di case nel settore residenziale sono crollate, in parte per le minori affissioni di nuovi annunci e in parte anche per il rispetto delle regole sul distanziamento sociale, che hanno impedito agli addetti al settore di mostrare le abitazioni in vendita ai potenziali interessati.Male anche l’attività edilizia, visto lo stop alla realizzazione di diversi nuovi progetti, a causa del blocco delle attività economiche e lavorative.Tonfo anche per l’attività degli impianti attivi nel settore dell’energia, con diverse aziende che hanno annunciato la chiusura dei pozzi petroliferi, fattore che si è tradotto nel crollo a livelli storicamente bassi delle trivellazioni.Sebbene molti interpellati abbiano manifestato la speranza su una ripresa dell’economia, in vista della riapertura delle attività, l’outlook rimane altamente incerto e diversi intervistati hanno mostrato pessimismo sul potenziale ritmo della ripresa economica.

US RECESSION INDICATOR: pronti per la ripartenza?

Questo indicatore è stato creato per monitorare l’andamento del ciclo economico e “predire” l’arrivo della recessione e successivamente la ripartenza economica.
A prescindere dal Covid-19, avevamo presentato questo indicatore in tempi “non sospetti” prevedendo in modo evidente l’arrivo di una recessione nell’arco di qualche mese. E poi con il Coronavirus tutto è stato enfatizzato a livello dimensionale. Incuriosisce il fatto che ovviamente l’indicatore si è subito spostato verso il basso ed oggi è già addirittura in area “ripartenza” ancor prima che la recessione si sia manifestata in modo ufficiale (anche se ufficiosamente è chiarissima).
Adesso la domanda che ci si pone è se quindi, grazie anche al sostegno del sistema, ci siano già i presupposti e le basi per la ripartenza.
Interpretando il grafico, direi che è chiarissimo che è assolutamente prematuro parlare di ripartenza, in quanto l’indicatore lancia il segnale nel momento in cui “inverte” a rialzo. La situazione è quella di forte crollo e arrivo nell’area estrema. Ma nulla di più. Quindi al momento l’indicatore dice proprio il contrario. Altro che ripartenza. Stiamo per vedere il peggio.
Chiaro che mai questo indicatore è stato testato in un contesto di mercato simile a questo. Vedremo quindi se le magie della liquidità faranno il miracolo.

La grande riscossa di Wall Street, l’indice S&P riconquista i 3000 punti

Nella giornata di riapertura del floor, la Borsa di New York parte in territorio largamente positivo. Corrono i titoli dei viaggi e delle compagnie aeree, aumenta  la propensione al rischio e l’ottimismo sulla ripresa economica

Wall Street apre in netto rialzo, con l’indice S&P 500 che supera nuovamente la soglia dei 3.000 punti (+2,10). In deciso rialzo anche il Dow Jones (+2,40%) e il Nasdaq (+1,60%), nella giornata in cui riapre il flloor alla Borsa di New York. I listini europei continuano la seduta in netto rialzo, con Piazza Affari a +1,54%, Francoforte +1,02%, Parigi +1,44%, Madrid +1,78% e Londra +1,04%.

OTTIMISMO PER RIPRESA ECONOMICA

I mercati scommettono sulla ripresa economica. L’ottimismo degli investitori è dovuto anche alle buone notizie che arrivano dal fronte immobiliare: i prezzi delle case sono saliti a marzo, mese in cui è scoppiata la pandemia da coronavirus negli Usa. Nello specifico, il dato relativo alle venti maggiori città Usa è salito del 3,9% su base annua lo scorso mese.

BENE ANCHE L’EUROPA

Il tentativo di superare il coronavirus si registra anche in Europa. Il Dax di Francoforte è già ai massimi dall’inizio del lockdown italiano, scattato il 10 marzo, mentre sia Milano che Parigi sono molto vicini. Da quando è iniziato il lockdown Piazza Affari ha ceduto il 24%, Parigi il 23% e Francoforte il 14%; spostando l’attenzione negli Usa, il Down Jones ha ceduto il 15%.

VIAGGI E COMPAGNIE AEREE IN RECUPERO

L’ottimismo per una ripresa economica post-pandemia spinge nelle contrattazioni i titoli dei viaggi e delle compagnie aeree, sulla prospettiva di un’apertura della frontiere nel mese di giugno, e dopo che nei giorni scorsi molti vettori hanno annunciato il ritorno nei cieli a partire dal prossimo mese. Lufthansa sale del 6%, IAG, proprietaria di British Airways, guadagna il 19%, EasyJet oltre il 10% e Ryanair più del 9%.

SPREAD IN CALO, PETROLIO SU

In calo lo spread, che viaggia in area 200 punti base, contro i 211 pb della vigilia. Il Tesoro ha collocato in asta CTz a 24 mesi per 4 miliardi di euro, con un rendimento lordo dello 0,441% e un miliardo di Btp-i a 10 anni, con un rendimento in calo di 48 punti base, all’1,29%. Il generalizzato ottimismo degli investitori spinge anche il petrolio, con il Wti che guadagna l1%, a 34,24 dollari al barile; il Brent sale dell1,6%, a 36,1 dollari al barile.

Wall Street cadrà di nuovo con crash utili che avrà la meglio su banche centrali, Citi e BofA diffidano dal ‘fake markets’ rally

E’ andata in archivio un’altra settimana di buona tenuta dei mercati con il Nasdaq ancora protagonista (+0,43% il close di ieri). L’indice tecnologico nelle ultime sedute si è riportato sui massimi a 3 mesi e i top storici di febbraio distano ormai meno di 5 punti percentuali (massimi già ritoccati al rialzo da big quali Apple, Facebook e Amazon).
La resilienza dei mercati è ancora più eloquente ala luce del newsflow negativo che le ha caratterizzate e la violentissima recessione in atto e il crollo degli utili societari che ne seguirà.

Crash utili non può essere ignorato

Uno report di Citigroup evidenzia come il mercato fa i conti con il crash degli earnings da una parte (che la banca USA proietta a -50%) e i programmi di acquisto delle banche centrali, che avvengono ad un ritmo triplo rispetto al picco del 2017. La conclusione di Citigroup è che recentemente hanno avuto la meglio le Banche Centrali, ma più avanti anche gli utili avranno il loro momento.


“E’ vero che il QE messo in piedi dalle banche centrali è, per ammontare e varietà di asset coinvolti, eccezionale – osserva Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr – . Ma anche il pool di assets sta crescendo a dismisura grazie agli enormi deficit dei paesi e all’ammontare di emissioni di credito delle aziende. In effetti è proprio l’enorme erogazione di stimolo fiscale a costituire un supporto per i mercati, nella misura in cui va a bilanciare almeno in parte il crollo di consumi e investimenti”. Detto questo, Sersale si sente di concordare con Citigroup che se l’ordine di grandezza del calo degli utili del 2020 sarà anche solo parente di quello indicato, i mercati verranno giù, stimolo o non stimolo. “E tutto ciò non tiene comunque conto dei rischi connessi con nuovi focolai, e second round effects non raggiungibili dallo stimolo”, aggiunge l’esperto.

E’ ancora rally da mercato Orso

Lo scenario di una ripresa a V appare al momento un miraggio. Sulla stessa lunghezza d’onda di Citi è anche Mike Hartnett, responsabile strategist per gli investimenti di Bank of America, che parla di “fake markets” a causa dei bazooka monetari varati dalle varie banche centrali. “I prezzi dei bond governativi e corporate sono ormai stabiliti dalle banche centrali…perchè si dovrebbe pensare che i prezzi delle azioni riflettano invece la realtà, in modo razionale?”, si è chiesto Hartnett.
Nelle ultime otto settimane, le banche centrali hanno lanciato programmi di acquisti di asset per un valore di $4 trilioni, effettuando per la precisione acquisti di asset finanziari per un valore di $2,4 miliardi all’ora, e che la capitalizzazione del mercato azionario globale è salita di $15 trilioni”.
Tuttavia, con 2.215 azioni su complessive 3.042 azioni globali che rimangono in una situazione di mercato orso, e che viaggiano dunque a un valore inferiore di oltre -20% rispetto ai loro massimi storici, Hartnett ha sottolineato che il rally recente di Wall Street debba essere considerato “nell’ambito del crash da $30 trilioni che ha caratterizzato i mesi di febbraio e marzo”.
Il forte recupero, ha spiegato ancora, è stato inoltre alimentato dai buy che si sono concentrati sui titoli dei titani che appartengono all’acronimo FAAMG (Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, Google), la cui capitalizzazione ora eccede quella dell’intero mercato azionario dell’area euro.
Hartnett ha ricordato che, in media, i rally di mercato orso del 1929, 1938 e 1974 sono stati caratterizzati da una ripresa del 61% degli indici dai rispettivi minimi testati, a seguito di una flessione, in media, del 49%.
In generale, Harnett definisce la strategia di Bank of America “tatticamente bullish” e “strutturalmente bearish” e accusa le banche centrali di aver creato un ‘azzardo immorale’ che costringerà gli investitori a continuare ad acquistare, le banche a prestare e le aziende zombie a emettere debito nel 2020.

Wall Street verso avvio in calo, tensioni a Hong Kong potrebbero alimentare scontro Usa-Cina

Si attende un avvio di seduta negativo per Wall Street, con i futures sugli indici statunitensi che si muovono sotto la parità. A poco meno di tre ore dalla partenza il contratto sul Dow Jones scivola dello 0,37%, quello sull’S&P500 cede lo 0,35% e il future sul Nasdaq segna un -0,56%. A pesare sui mercati sono le tensioni tra Usa e Cina, che hanno trovato un nuovo terreno fertile a Hong Kong. Il governo centrale cinese ha presentato un disegno di legge sulla sicurezza nazionale, che di fatto limita le proteste nell’ex colonia britannica, dopo gli scontri dell’anno scorso. Una mossa che è stata letta come la volontà di ottenere un maggior controllo sul territorio a statuto speciale. La decisione ha riacceso le proteste dei cittadini di Hong Kong, ma anche provocato il forte dissenso del governo statunitense. Si ricorda che lo scorso anno il Congresso Usa ha approvato una legge (Hong Kong Human Rights and Democracy Act) per difendere il territorio dall’interferenza cinese.Intanto, il colosso cinese Baidu starebbe considerando il delisting dal Nasdaq per quotarsi in un exchange più vicino al proprio mercato domestico (probabilmente Hong Kong). La motivazione ufficiale sembrerebbe essere quella di volere aumentare il valore delle proprie azioni con il cambio di listino, poiché al Nasdaq sarebbero ritenute fortemente sottovalutate. E’ tuttavia probabile che questa mossa sia la conseguenza del maggiore controllo al quale le società cinesi saranno sottoposte dopo il passaggio al Senato del decreto legge questa settimana.Discorso Usa-Cina a parte, gli operatori si muovono cauti anche in vista della festività del Memorial Day, in calendario lunedì 25 maggio (Wall Street rimarrà chiusa). Il lungo weekend potrebbe essere un test per l’emergenza coronavirus tra timori per nuovi contagi e allentamento delle misure di confinamento.

Asset Allocation di maggio: banche centrali e governi sfoderano l’artiglieria pesante

Punti chiave: banche centrali protagoniste, Governi in prima linea

Ripresa a V per l’economia mondiale. Il Fondo Monetario Internazionale stima per il 2020 una recessione “senza precedenti” del -3% di Prodotto Interno Lordo a livello mondiale, con un successivo rimbalzo del +5,8% nel 2021. Per l’Italia il calo sarà del 9,1%, -7% per la Germania e la Francia, -5,9% per gli Stati Uniti. Anemiche Cina e India: +1% circa. Le agenzie di rating, da parte loro, rincarano la dose: S&P vede il PIL globale 2020 al -2,4%, con un -9,9% per l’Italia; Fitch, che ha ridotto il giudizio sull’affidabilità del debito pubblico italiano a BBB-, stima per il PIL italiano un -8% nel 2020, cui seguirà un +3,7% nel 2021.La pandemia non è finita. L’attività in Cina ha ripreso a pieno regime, in Europa è iniziata la fase 2, tuttavia lo stock degli infetti da coronavirus continua a salire e ha raggiunto i due milioni e seicentomila unità. In questa fase preoccupano gli Usa, il Brasile e la Russia che non riescono a contenere i nuovi contagi.

Grafico del mese: le politiche fiscali non sono state a guardare

Questa volta non si sono mosse solo le banche centrali: i Governi hanno messo mano al portafoglio abbastanza velocemente, specialmente a confronto con le crisi passate. Solo il tempo ci dirà se le misure adottate daranno i risultati sperati, ma l’insieme delle risposte ha ridotto il rischio che la recessione possa perdurare a lungo.Spese con effetti immediati sul debito Rinvio delle imposte a sostegno della liquidità Altre misure a sostegno della liquidità

Commento generale: i mercati sottovalutano la portata della recessione?

L’emergenza Covid ha indubbiamente colto il mondo di sorpresa e la reazione dei mercati è stata commisurata: tra il 19 febbraio e il 23 marzo l’indice MSCI World è crollato del 33%, il calo mensile più rapido della sua storia.Tuttavia, a due mesi dal punto di minimo, i principali indici mondiali hanno recuperato metà del terreno perduto e la pressione sul mercato del debito si è ampiamente ridimensionata, nonostante due certezze:

  • La caduta del Pil nel secondo e terzo trimestre sarà significativa in molti Paesi;
  • Il mondo post-Covid sarà un mondo con più debito (pubblico e privato)

I mercati stanno sottovalutando la portata di lungo termine di tale distruzione di Prodotto Interno Lordo? È possibile, ma va detto che la politica fiscale e la politica monetaria non hanno mai risposto in modo così celere a una crisi, lasciando alle spalle discussioni interminabili sull’austerità e l’indipendenza delle banche centrali.

Persino l’austera zona euro ha abbandonato in meno di due mesi gli stringenti vincoli di bilancio del Fiscal Compact, potenziato l’azione della BCE, tolto i vincoli al MES e lanciato una serie di programmi a sostegno della fase di ricostruzione della zona euro.La velocità e la portata di tali interventi di carattere fiscale e monetario sembrano allontanare lo spettro di una recessione lunga e profonda, ma la qualità degli interventi farà la differenza nel medio termine. Da questo punto di vista gli Usa e la Cina sembrano più attrezzati della zona euro, come lo è la Germania rispetto agli altri Paesi europei.

Asset Class Ultimo mese (%) Ultimi 12 mesi (%) Da inizio anno (%)
Azioni Italia 0.97 -18.41 -0.27
Azioni Europa 1.62 -11.18 -0.19
Azioni USA 2.36 5.72 -0.06
Azioni Giappone 2.25 -0.37 -0.11
Azioni Emergenti 0.86 -6.27 -0.16
Asset Class Ultimo mese (%) Ultimi 12 mesi (%) Da inizio anno (%)
Consumer Discretionary 3.59 3.65 -0.05
Consumer Staples -2.9 -0.82 -0.06
Energy 8.36 -36.87 -0.35
Financials -1.52 -20.27 -0.28
Healthcare 1.42 19.7 0.03
Industrials 1.49 -11.26 -0.19
Technology 6.48 26.46 0.06
Materials 5.24 -2.78 -0.12
Telecoms 5.12 5.38 -0.03
Utilities -4.2 -1.5 -0.1
Asset Class Ultimo mese (%) Ultimi 12 mesi (%) Da inizio anno (%)
Obbl. Gov. Italia 0.49 7.08 -0.03
Obbl. Gov. USA -0.35 15.65 0.1
Obbl. Gov. Internazionali -0.12 5.67 0.02
Obbl. Paesi Emergenti 2.64 3.77 -0.02
Obbl. Gov. Europa 0.19 3.79 0.0
Obbl. Investment Grade Eurozona 0.21 -1.55 -0.04
Obbl. Corp. Investment Grade USA -0.49 8.76 0.01
Asset Class Ultimo valore Ultimi 12 mesi (%) Da inizio anno (%)
EUR/USD 1.0952 0.75 -0.02
GPB/USD 1.2237 -1.83 -0.08
USD/JPY 107.56 0.1 0.01
Oro (Oncia/USD) 1735.01 3.1 0.14
Petrolio (Brent, USD) 34.6 23.22 -0.48

Valutazione per asset class: parola d’ordine prudenza

I “freddi numeri” ci dicono che le asset class hanno riacquistato un po’ di valore, ma prima di festeggiare bisogna fare alcune considerazioni.Le valutaziono fondamentali dei mercati azionari possono trarre in inganno, perché i fondamentali (utili, dividendi e book value) sono ancora legati al mondo pre-Covid, mentre i prezzi scontano già il mondo post-Covid. Per quanto riguarda le obbligazioni, vale lo stesso ragionamento: la risalita repentina dei tassi li ha riportati a livelli di rendimento non si vedevano da un po’.Per le materie prime, il crollo dei prezzi del petrolio e degli alimentari può giocare lo stesso effetto ottico, perché la caduta dei prezzi rende l’asset class interessante, tuttavia bisogna rammentate che in atto c’è stato un riequilibrio strutturale tra domanda e offerta.Perciò, prudenza.Multicriteria generale: dove sono le opportunità sul mercato?(Quando il punteggio è positivo il mercato è “attraente” – Indici in Euro)Bond Corporate Investment GradeBond Corporate High YieldGiapponeMetalliEUMercati EmergentiUSAEnergiaBond Governtivi USABond Governtivi Eurozona-1.0-0.50.00.51.0Z-score

I portafogli: ci sono margini per una ripresa

I portafogli hanno beneficiato in modo sensibile della ritrovata fiducia del mercato. A tre mesi le performance rimangono prevalentemente negative – del resto lo shock prodotto dal Covid non è ancora dietro le spalle – ma pensiamo ci siamo margini per vedere le Borse crescere ancora nei prossimi mesi.Non abbiamo effettuato cambi di asset allocation.

Wall Street peggiora, focus su nuovo boom sussidi disoccupazione. Tweet infuocati Trump anti-Cina non aiutano

Wall Street peggiora dopo un avvio di seduta positivo: il Dow Jones sale dello 0,10% a 24.601 punti, lo S&P 500 cede lo 0,07% a 2.969 punti circa, mentre il Nasdaq fa -0,09% a 9.367 punti.Focus sul dato relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione che, nella settimana terminata lo scorso 16 maggio, sono balzate di 2,2 milioni di unità. In totale, da quando è scattata l’emergenza della pandemia del coronavirus e dal lancio delle misure di lockdown a metà marzo, 35,5 milioni sono state le persone che hanno fatto richiesta di sussidi. A fronte di richieste di sussidi di 2,2 milioni, che sono state presentate ai singoli stati, almeno altri 2,2 milioni di americani hanno fatto richiesta per accadere al programma federale Usa Pandemic Unemployment Assistance program.Oltre ai timori sulle conseguenze economiche della pandemia, i mercati scontano le ultime dichiarazioni di Donald Trump, che su Twitter si è scagliato di nuovo contro la Cina, in particolare contro la “disinformazione e gli attacchi propagandistici portati avanti contro gli Usa e l’Europa”, che il presidente americano ha definito “una disgrazia”.Tra l’altro gli attacchi di Trump seguono il via libera, al Senato, di una proposta di legge contro il mondo corporate cinese.Se approvata, la proposta di legge potrebbe impedire a diverse società cinesi di quotarsi a Wall Street con operazioni di Ipo, o di raccogliere fondi presso gli investitori americani con emissioni e vendite di azioni, senza aderire ad alcuni principi standard che regolamentano il mercato Usa.Anche colossi del calibro di Baidu e Alibaba, già quotati a Wall Street, non verrebbero risparmiati dal rischio di incorrere in uno STOP a eventuali operazioni di vendite di azioni. Ancora, il delisting delle aziende cinesi verrebbe facilitato.

Wall Street verso il rimbalzo, previsto avvio in deciso rialzo

Wall Street si prepara al rimbalzo con un avvio che si prevede decisamente positivo, dopo la battuta di arresto di ieri. A circa tre ore dalla partenza i futures sugli indici statunitensi si muovono in convinto rialzo: il contratto sul Dow Jones segna un +1,24%, quello sull’S&P500 sale dell’1,16% e il future sul Nasdaq guadagna l’1,12%. Ieri la Borsa di New York ha chiuso con segno meno con l’affievolirsi delle speranze per un vaccino contro il Covid-19 della società biotech Moderna. Il sito scientifico STAT ha gettato dubbi sui risultati della sperimentazione, definendoli carenti di dettagli. A quanto sembra, la società biotech avrebbe sfruttato la notizia per effettuare al meglio un aumento di capitale.Intanto, l’Ufficio del Bilancio del Congresso Usa ha aggiornato le sue proiezioni economiche e prevede un calo del Pil del 38% in termini annualizzati e un deficit a 2,2 trilioni di dollari. Tuttavia, il presidente della Fed, Jerome Powell, all’udienza al senato di ieri, ha affermato che sia il Congresso che la Fed potrebbero dover fare di più per sostenere l’economia. Oggi verranno pubblicati i verbali dell’ultima riunione della Fed, dai quali potrebbe emergere qualche indizio su cosa aspettarci in termini di ulteriore allentamento.Ma non solo. Si torna a guardare anche al fronte Usa-Cina. Secondo alcune indiscrezioni, Nasdaq Inc si starebbe preparando a svelare nuove regole per le Ipo che renderanno più difficile per le società cinesi quotarsi a Wall Street. Inoltre, il Senato Usa si starebbe preparando a votare una legge che richiederà alle società cinesi quotate di non essere controllate dal governo cinese, oltre ad essere soggette all’auditing del PCAOB (Public Company Accounting Oversight Board) come tutte le società americane.

Wall Street verso avvio fiacco, attesa per audizione Powell

Wall Street si prepara a un avvio di seduta fiacco dopo un inizio di settimana spumeggiante grazie alla speranza in un vaccino sperimentale. A circa due ore e mezza dalla partenza i futures sugli indici statunitensi si muovono poco sotto la parità: il contratto sul Dow Jones scivola dello 0,43%, quello sull’S&P500 cede lo 0,40% mentre il future sul Nasdaq segna un debole -0,15%. L’indice tecnologico potrebbe limitare le perdite con la società biotech Moderna che ha reso noto che i test effettuati sull’uomo hanno dato esiti positivi contro il Covid-19. Intanto sale l’attesa per l’audizione del numero uno della Fed, Jerome Powell, al Senato, in programma nel pomeriggio, dopo che ha assicurato di avere ulteriori munizioni da lanciare per sostenere l’economia americana.

Come se NULLA fosse successo!

In molti pensavano che con il Covid-19 sarebbe stata la fine. Ma il mercato ormai ha abituato a sorprenderci. E normalmente succede sempre l’esatto contrario di quanto ci si spetta. Si sarebbe mai immaginato una così violenta correzione? Si poteva pensare ad un rimbalzo così prolungato? E soprattutto, si poteva immaginare che in così poco tempo avremmo potuto dire: “aggancio riuscito”?

Mi riferisco all’immortale Nasdaq Comp, un listino che ormai è drammaticamente importante per tutti i mercati globali, visto che i primi 5 titoli dello SP500 valgono come il 20% dell’intero listino

Era chiaro che causa Covid-19 molti processi tecnologici venivano accelerati. Ma chi poteva immaginare che dopo nemmeno due mesi ci ritrovassimo nuovamente sulle quotazioni di inizio anno, come se nulla fosse successo?
Ma forse proprio nulla non è successo. Basta spacchettare la performance del settore del FIXED INCOME, alias i bond (mercato obbligazionario), un settore che beneficerà della bomba d’urto delle banche centrali.

Il Fly-to-quality è evidente e mette a nudo il fatto che il mercato azionario ha una visione distorta in quanto molto condizionata dalla tecnologia, mentre l’economia più tradizionale, comandata dal settore bancario e dal secondario, si ritrova tuttora in palese difficoltà. E’ tutto quel mondo che potrà certo godere del sostegno di politica monetaria e fiscale. Ma basterà?
Già la prima slide YTD ci illustra un mercato tradizionale che si trova ancora in difficoltà. Un esempio è il cosiddetto mercato Value. Lo stesso SP500 si trova a -22%. Il mercato quindi ha solo occhi per il Growth, ma non tutto il growth. E il resto non esiste più? Ci dovremo ritrovare con dei logici ribilanciamenti, con delle rotazioni settoriali. Cosa potrà comportare tutto questo lo scopriremo prossimamente. Anche in virtù di quanto scritto in questo post sul CREDITO.

Wall Street, Dow Jones vola di oltre 700 punti. Focus su Fed, rally petrolio (+11%) e speranze vaccino Moderna

Wall Street inizia la settimana in rialzo, dopo le perdite incassate la scorsa settimana, con l’indice S&P che ha lasciato sul terreno il 2,2%, riportando la peggiore settimana dallo scorso marzo.Il Dow Jones vola di oltre 700 punti (oltre 3 punti percentuali), a 24.415 punti circa; lo S&P sale di oltre 76 punti (+2,70%), a 2.940, mentre il Nasdaq balza di oltre 188 punti (+2,11%), a 9.203 punti.Si guarda all’intervista rilasciata alla trasmissione “60 Minutes” della CBS da Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve. Secondo il timoniere della banca centrale americana, il Pil Usa potrebbe soffrire un crollo superiore a -30% (su base annualizzata) nel secondo trimestre del 2020, a fronte di un tasso di disoccupazione in rialzo fino al 25%, riuscendo però a evitare una depressione economica nel lungo termine.Powell ritiene che una crescita positiva dell’economia americana potrebbe affacciarsi già nel terzo trimestre del 2020. “Credo che ci sia una buona probabilità di crescita positiva nel terzo trimestre (del 2020) – ha detto Powell – E credo che sia ragionevole prevedere una crescita nel secondo semestre dell’anno”.“Direi però – ha sottolineato Powell, che ha detto chiaramente di non credere in una piena ripresa dell’economia Usa prima della fine del 2021 – che non torneremo alla situazione precedente (l’esplosione della pandemia coronavirus COVID-19) in modo veloce. Non torneremo dove eravamo entro la fine dell’anno. E’ improbabile che accada”.La sola idea che l’economia americana possa tornare a segnare un tasso di crescita positivo, e già nel terzo trimestre di quest’anno, rinfocola in ogni caso le speranze degli investitori.Occhio anche ad alcune previsioni degli esperti. Spicca quella di Paul Schatz, direttore generale di Heritage Capital, secondo cui l’indice Dow Jones potrebbe tornare a quota 30.000 entro il 2021 per poi salire fino a 40.000 entro il 2023, grazie alla ripresa dell’economia Usa nel lungo termine.“Nel lungo termine, scommettere contro l’economia e i consumi americani è da perdenti – ha detto Schatz in una nota ai clienti – Credo fermamente che vedremo il Dow Jones a 30.000 punti nel 2021 e a 40.000 entro il 2023. Una volta che avremo superato questo grande ostacolo, ci saranno fin troppi fattori a favore” dell’economia.Ad aiutare in generale l’azionario globale, oggi, è la notizia riportata dagli analisti di Deutsche Bank, secondo cui i nuovi casi di coronavirus sono saliti ieri dello 0,9%. E’ la prima volta, dallo scorso 24 febbraio, che il numero dei casi è salito a un ritmo inferiore alla soglia dell’1%.A Wall Street si scommette inoltre soprattutto sull’arrivo di un vaccino, dopo che la società biotech Moderna ha reso noto che, i test effettuati sull’uomo con il vaccino anti-coronavirus hanno dato esiti positivi, producendo anticorpi contro il virus in tutti i 45 partecipanti all’esperimento.Il titolo Moderna balza di oltre +30%, dopo aver fatto +250% dall’inizio dell’anno.E un assist notevole arriva anche con il boom dei prezzi del petrolio, con il contratto WTI con consegna a giugno, che scade domani, che segna un rally di oltre +11% a $32,75, e il Brent che vola di oltre +7% avvicinandosi a quota $35 al barile.

Powell says GDP could shrink more than 30%, but he doesn’t see another Depression

Bce-Fed: Europa e Usa si preparino. Senza vaccino nessuna ripresa a livelli pre-crisi prima fine 2021

La ripresa economica dopo il tonfo sofferto per la pandemia COVID? Difficile che negli Stati Uniti e in Eurozona si concretizzi prima della fine del 2021 o, in generale, del 2021. Parola di Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve, e di Philip Lane, capo economista della Bce.
“Quello che sappiamo di sicuro è che il peggiore calo (del Pil) si verificherà nel primo semestre del 2020”, ha detto Lane. Che, guardando al futuro e al tipo di ripresa a cui si potrà assistere, rimane molto cauto: “E’ improbabile che l’attività economica torni ai livelli precedenti la crisi prima del 2021”: anche perchè “queste terribili condizioni economiche dovrebbero riprendere poco a poco, di settimana in settimana”.Per il resto, in un colloquio con il quotidiano spagnolo El Pais, Philip Lane ha ripetuto il solito mantra della Bce. “La Bce ha fatto già molto in termini di risposta data al coronavirus” e “la Bce continua a monitorare la situazione ed è pronta ad aggiustare tutti gli strumenti in caso di necessità”.Ancora: “valutiamo in modo costante se esista il rischio di instabilità“: in ogni caso “la Bce può effettuare aggiustamenti sulla quantità o la duration dei bond che acquista”.Riguardo al meeting di giugno, troppo presto per fare previsioni di politica monetaria: “mancano ancora tre settimane, per cui stiamo analizzando la situazione”. Ma la banca centrale farà “quanto necessario per rispettare il mandato nella sua indipendenza”.In un messaggio rivolto chiaramente a Karlsruhe, la Corte costituzionale tedesca, Lane ha ricordato, inoltre, che la banca centrale europea “è soggetta alla giurisdizione della Corte di Giustizia Ue”.
Dal canto suo, nell’intervista rilasciata alla trasmissione “60 Minutes” della CBS, il numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, nel riconoscere le difficoltà nel fare previsioni su quando questa crisi provocata dalla pandemia finirà, ha detto di ritenere che la ripresa potrebbe non affacciarsi almeno fino alla fine del prossimo anno.
“Questa economia si riprenderà – ha detto – Ce la faremo. Ma potrebbe volerci un po’, un periodo di tempo. (La fase di recupero verso i livelli pre-crisi) potrebbe andare avanti fino alla fine dell’anno prossimo (..) Speriamo che sia più breve, ma nessuno lo sa davvero”.
Dopo un collasso del Pil Usa che, nel secondo trimestre di quest’anno, potrebbe essere addirittura superiore a -30%, a fronte di un tasso di disoccupazione fino al l’economia americana dovrebbe segnare una crescita positiva nella seconda metà dell’anno. Tuttavia, la previsione parte dall’assunto che non ci sia una seconda ondata di contagi di coronavirus. In ogni caso, è improbabile, secondo il timoniere della banca centrale Usa, che si torni a livelli pre-crisi senza un vaccino.
Per Powell, insomma, nessuna ripresa a V per l’economia degli STati Uniti. “Non torneremo dove eravamo entro la fine dell’anno (di quest’anno) – ha rimarcato – E’ improbabiole che ciò accada”. Anche perchè, affinché ci sia una piena ripresa, è necessario che la gente riacquisti piena fiducia. Il che significa che potremmo dover attendere l’arrivo di un vaccino” contro il coronavirus. In più, le autorità potrebbero essere chiamate a intervenire in modo ancora incisivo nell’economia. Da segnalare che, nelle ultime otto settimane, la Fed ha iniettato una liquidità pari a quasi $2,9 trilioni nell’economia, facendo lievitare così il suo bilancio al record di $7 trilioni. Ma i vari bazooka anti-Covid potrebbero non essere terminati qui. Per esempio, la Fed potrebbe espandere i suoi programmi esistenti di prestiti, o lanciarne di nuovi, così come potrebbe apportare modifiche alla sua strategia di acquisti di asset attraverso la forward guidance.
In ogni caso, Powell non crede che l’economia Usa ripiomberà in quello stato di Grande depressione che ha caratterizzato gli anni Trenta, sia per l’opera salvifica della Fed, che è intervenuta attivamente sui mercati iniettando una grande dose di liquidità, che di quella del Congresso degli Stati Uniti, che ha già approvato un pacchetto di finanziamenti di un valore vicino ai $3 trilioni, e che è sul punto di vararne un altro.
Inoltre, nello spiegare la differenza tra la crisi attuale e quella che sfociò nella Grande depressione, Powell ha fatto notare che, a provocare la recessione americana, stavolta non è alcuna bolla speculativa o un altro fattore che sia legato ai fondamentali economici, ma il congelamento dell’attività economica, lockdown, lanciato per contenere i contagi del Covid-19.

Coronavirus, da Camera Usa ok a pacchetto aiuti da 3 trilioni di dollari

La Camera dei rappresentanti Usa ha approvato un pacchetto di aiuti economici di tre trilioni di dollari per finanziare la strategia utile a combattere gli effetti causati dalla crisi del coronavirus. E questo nonostante il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva parlato di provvedimento ”morto sul nascere”.Il pacchetto di aiuti, approvato con 208 voti a favore, è stato fortemente voluto dai democratici che hanno la maggioranza alla Camera. Gli stessi democratici insistono sul fatto che sia necessaria un’ulteriore azione in soccorso della nazione, costretta a fare i conti con un drastico aumento della disoccupazione. Il testo passerà ora al Senato, dove invece sono i Repubblicani ad avere la maggioranza e dove quindi rischia che si areni.

La Camera degli Stati Uniti permetterà ai suoi membri di votare da remoto. E’ la prima volta in 123 anni che questo accade. La decisione, che è temporanea, è stata presa nel pieno dell’emergenza causata dal coronavirus per limitare le possibilità di contagio.

Usa. Nancy Pelosi: altri 3 mila miliardi di aiuti I democratici approvano alla Camera un nuovo pacchetto di aiuti di tre mila miliardi di dollari. I repubblicani lo faranno saltare al Senato. Trump vuole la protezione legale per le imprese contro le cause dei lavoratori infettati. Gli elettori repubblicani soddisfatti dal lavoro del presidente Tweet 16 maggio 2020 La Camera di rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato questa notte un pacchetto di aiuti da 3 mila miliardi di dollari per tamponare gli effetti sempre più pesanti della pandemia da coronavirus che ha causato oltre 87 mila morti e lasciato senza lavoro 36 milioni di persone. Il disegno di legge dei democratici vale più di tutte i precedenti quattro provvedimenti insieme. Darebbe quasi mille miliardi di dollari ai governi statali e locali, fornirebbe le risorse per un altro pagamento diretto di mille e duecento dollari ai privati oltre ad aiuti per disoccupati, inquilini e proprietari di case, detentori di debiti universitari. La misura, voluta dai democratici, e approvata alla Camera solo da loro, sarà probabilmente cancellata o molto modificata dalla maggioranza repubblicana al Senato. Lo aveva annunciato già prima dell’approvazione il leader repubblicano Mitch McConnell. Per i repubblicani è solo una lista dei desideri dei democratici gonfiata per fini elettorali e sono pronti a chiedere a Trump di mettere il veto. Il presidente e i repubblicani insistono sul fatto che la prossima misura dovrebbe piuttosto proteggere le imprese da azioni legali intentate da dipendenti che si dovessero infettare. Trump chiede anche un taglio alle tasse sui salari, ma i leader del GOP frenano. Un’indagine della Gallup ha rivelato che gli americani stanno praticando sempre meno il distanziamento sociale per contrastare i contagi di coronavirus. Il 58% degli americani adulti segnala di rimanere isolato. Si tratta del 17% in meno rispetto alla settimana terminata il 5 aprile. L’amministrazione americana sta valutando la possibilità di fornire gratuitamente i vaccini contro il coronavirus quando saranno disponibili. Lo ha detto il presidente Donald Trump parlando con i cronisti alla Casa Bianca prima di partire per Camp David dove trascorrerà il fine settimana. Il consenso bipartisan che aveva prodotto i quattro precedenti provvedimenti è sgretolato. Le elezioni si avvicinano e i sondaggi mostrano che gli elettori repubblicani sono soddisfatti della risposte del presidente. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/pelosi-democratici-pacchetto-aiuti-tremila-miliardi-mcconnell-17ac2061-cdc4-4bb6-9dc1-5172b2776392.html

Paradosso Covid, adesso la Cina diventa il rifugio più sicuro. UBS AM: equity globale sconta scenario molto ottimista

Nella fase due dell’emergenza sanitaria ed economica da Coronavirus, gli investitori devono focalizzarsi non solo sulle tempistiche di ripartenza delle economie, ma anche su quelle di consumatori ed imprese. UBS Asset Management ha pubblicato la nuova edizione del Macro Monthly, il report in cui gli analisti analizzano gli scenari macroeconomici e l’attrattività delle asset class. Gli esperti di UBS AM esaminano la riapertura in Cina come indicatore principale per Europa e Stati Uniti.

Covid-19 e ripresa: le prime lezioni dall’esperienza cinese

Proprio a Pechino e dintorni, la lieve ripresa del consumo di beni non essenziali è avvenuta grazie alla revisione dei comportamenti degli individui al fine di ridurre i rischi di contagi. Il processo di riapertura che dura ormai da circa due mesi in Cina offre alcune indicazioni su cosa dovrebbero aspettarsi le economie sviluppate. Un aspetto importante è che probabilmente ci sarà una ripresa molto incerta e graduale nelle economie sviluppate. Le persone si sentono più sicure, a causa della bassa crescita nelle vicinanze o della fiducia nelle infrastrutture di sanità pubblica, maggiori sono le probabilità che riprendano attività semi-normali.
È probabile che i paesi sviluppati abbiano maggiori difficoltà nel tornare alla normalità rispetto alla Cina o ad altri Paesi nord asiatici, sottolineano gli esperti, poiché potrebbe esserci una minore accettazione individuale a farsi tracciare o sorvegliare.

Le conseguenze per il mercato

E’ necessaria cautela sulle attività a rischio – sottolineano gli analisti di UBS –  in quanto i mercati azionari globali sembrano quotare una ripresa più rapida con più certezza di quanto sia probabile, data l’esperienza cinese e le differenze rispetto alle economie occidentali. L’S&P 500 è in calo solo del 10% circa per il 2020, il che è piuttosto notevole, dato il forte calo delle prospettive di crescita e le alte valutazioni che entrano nell’anno.
La performance del credito e dell’azionario saranno probabilmente più trasversali poiché i mercati si trovano ad affrontare i rischi di una strada molto più difficile per la ripresa, compreso il rischio per le seconde ondate di COVID-19. Nei mercati azionari, il rimbalzo è stato guidato da titoli difensivi e growth – che non fanno parte del tipico schema di recupero ma sono comprensibili date le prolungate incertezze che affrontiamo.
Guardando alle singole asset class, gli analisti sottolineano come l’azionario globale sembra scontare una normalizzazione dell’attività economica più rapidamente di quanto previsto. La pandemia da Covid-19, le decise misure per il suo contenimento e il probabile cambiamento nei consumi e nel comportamento degli individui dovrebbero rallentare la ripresa. Nonostante lo storico intervento in termini di politica monetaria e fiscale, i rischi su utili, solvibilità e attività economica persistono.

Cina sponda positiva per gli emergenti

Probabile che la stabilizzazione della crescita in Cina si rifletterà positivamente sui mercati emergenti, principalmente nei paesi che sono stati in grado di contenere il virus, come in Asia del Nord (escluso il Giappone). Corea del Sud, Hong Kong e Cina hanno minore sensibilità allo shock da Covid-19 e il maggior margine di manovra fiscale. Questi mercati sono stati i primi a subire il sell-off a causa del virus, mentre gli altri mercati emergenti stanno tuttora tentando di contenerne la diffusione, in alcuni casi con infrastrutture sanitarie peggiori. “Paradossalmente, l’azionario cinese si pone ora come una sorta di rifugio dalle più ampie preoccupazioni globali legate alla crisi da COVID-19. Nonostante i rischi di breve termine sugli utili a causa del calo del turismo e dei consumi intra-asiatici, le prospettive della Cina appaiono positive poiché le autorità continuano a sostenere l’economia.
Infine, sottolineano gli esperti, nell’attuale contesto di mercato, la duration globale continua a svolgere un ruolo importante per la copertura dei rischi di ribasso. L’outlook macroeconomico presenta un elevato livello di incertezza e gli investitori dovranno usare il debito sovrano come protezione verso un eventuale ulteriore deterioramento delle condizioni di mercato. La politica monetaria rimarrà probabilmente accomodante anche con un eventuale miglioramento dei dati economici. “Pertanto, prevediamo un aumento della pendenza delle curve dei rendimenti nominali nei mercati sviluppati” concludono sottolineando come “la protezione dai rischi di ribasso e una politica monetaria e fiscale aggressiva, rendono l’obbligazionario indicizzato all’inflazione particolarmente interessante”.

Vontobel: “Non mettersi contro la Fed e puntare sulle azioni”

L’epidemia di Covid-19 ha gettato un’ombra sulla redditività e la solvibilità dei debiti delle aziende, e la Federal Reserve statunitense ha risposto favorendo in ogni modo il rientro degli spread creditizi che, con una politica che finora ha avvantaggiato le azioni più delle obbligazioni societarie. È probabile che il trend continui almeno fino a quando gli spread creditizi si rifiuteranno di scendere ancora. Per questo non paga mettersi contro la Fed e conviene comprare azioni.

LA FED HA ALZATO LA POSTA PUNTANDO SUL RIENTRO DEGLI SPREAD

Daniel Seiler, Head of Multi Asset di Vontobel AM, in un commento non a caso titolato “Non combattere la Fed e andare lunghi con l’equity”, sottolinea che la banca centrale guidata da Jay Powell ha alzato la posta in gioco puntando sul rientro degli spread creditizi per mantenere a galla le aziende in difficoltà, a causa del blocco dell’economia indotto dal virus. Per questo, secondo l’esperto di Vontobel, il mercato delle obbligazioni societarie è diventato l’indicatore più importante per valutare la storia economica della crisi legata al Covid-19.

MOLTI INDICATORI DI MERCATO SONO TORNATI A LIVELLI PRE-CRISI CON L’ECCEZIONE DEGLI SPREAD

Dopo aver esaminato vari indicatori di mercato, Seiler giunge alla conclusione che lo stato attuale è tornato più o meno alle condizioni precedenti l’esplosione del Coronavirus colpisse, con gli spread tra rendimento del debito pubblico e tassi interbancari tornati ai livelli di gennaio insieme alla liquidità, ma con l’unica eccezione degli spread creditizi, ancora elevati, nonostante gli interventi di Fed e delle altre banche centrali dei mercati sviluppati. Finché gli spread creditizi rimarranno al di sopra dei livelli auspicabili, secondo l’esperto di Vontobel, è improbabile che Fed e banche centrali cedano, mentre è prevedibile che continuino a iniettare liquidità nei segmenti di mercato in difficoltà.

LE OBBLIGAZIONI SOCIETARIE HANNO SOFFERTO DI PIÙ

Nel pieno della crisi, le obbligazioni societarie hanno dovuto affrontare un sell-off più severo rispetto alle azioni, e sono state finora più lente a rispondere allo stimolo monetario. Questo dipende anche dal fatto che, diversamente dalle azioni che non hanno scadenza, i corporate bond maturano a una data fissa nel futuro, per cui il loro valore deriva dai flussi di cassa a breve termine. Le azioni invece dipendono quasi interamente dal tasso di crescita a lungo termine.

LE IMPRESE POSIZIONATE PER UNA FORTE CRESCITA A LUNGO TERMINE HANNO GUIDATO IL RALLY

Quindi, argomenta Seiler, nei mercati sviluppati le aziende che operano in settori a forte crescita a lungo termine saranno in grado di resistere dopo che saranno emersi tutti i danni provocati dall’epidemia di Covid-19. L’attuale rally azionario infatti è guidato dai giganti della tecnologia, come Amazon, Google e Microsoft, a testimonianza di quanto sia potente la valutazione senza ‘data di scadenza’ delle azioni. Le aziende che invece non possono contare su proiezioni di crescita sentiranno il peso dell’indebolimento dei consumi molto tempo anche dopo la scomparsa del virus.

PER COME STANNO LE COSE AL MOMENTO, METTERSI CONTRO LA FED VUOL DIRE PERDERE TEMPO

La traiettoria futura dell’economia globale non è ancora chiara e i vincitori e i perdenti devono ancora emergere, ma l’esperto di Vontobel ricorda il un vecchio detto degli investitori, che suggerisce l’opportunità di posizionarsi in modo allineato con la politica della Fed. Per come stanno le cose al momento, conclude Seiler, gli investitori devono sapere che se non possiedono equity, stanno mettendosi contro la Fed e questo, essenzialmente, “è tempo perso”

Faang + Microsoft immunizzano Wall Street, ma al netto delle Big Tech il re è nudo

Covid-19 è stato selettivo non solo nella sua letalità (l’80% delle vittime ha più di 65 anni negli Usa, e solo lo 0,9% meno di 35 anni secondo i dati CDC), ma anche nelle performance in Borsa dal suo scoppio in avanti. Tecnologia e le Big Cap in generale stanno uscendo di gran lunga vincitrici rispetto alle small caps e ad alcuni settori ben individuati come le auto e le banche. La ripresa del mercato azionario statunitense è dovuta gran parte ai FAANG, ovvero Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google (Alphabet). Se a queste aggiungiamo anche l’altra Big Tech d’eccellenza che è Microsoft – ad oggi la società di Bill Gates è più grande di tutta Wall Street con ben 1.360 mld di dollari – rappresentano oltre il 20% della capitalizzazione totale di mercato dell’S&P 500 e addirittura al di sopra della capitalizzazione totale di mercato di ciascun Paese, ad eccezione di Stati Uniti e Giappone.

Perchè le Big Tech vincono e gli altri (banche in primis) annaspano

Un impressionante il divario di performance tra indici quali Nasdaq 100 (+4% da inizio anno) e anche S&P 500 (-11%) rispetto al Russell 2000 (-27%) che comprende anche mid e small cap Usa e anche all’indice bancario (addirittura -43%).

Il mercato, sottolinea Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, fa una gerarchia sulla base dell’impatto dell’epidemia sul business (tech vs ciclici e beni durevoli) e la capacità di avvantaggiarsi dello stimolo monetario e fiscale (big vs small caps), e devasta le banche, che sono a leva sull’economia e destinate a sopportare le insolvenze e i default, nonché i tassi a zero/negativi. Una divergenza esagerata, afferma Sersale, che non tiene conto dei probabili second round effects sulla domanda di beni e servizi derivante dall’aumento della disoccupazione e dalla sofferenza del settore bancario.
E se c’è la Federal Reserve che con i suoi programmi facilita il finanziamento delle aziende, è proprio qui che si accentua la differenza tra la grande compagnia, che ha accesso ai mercati, e lo small business, che al massimo accede al Pay Protection Program.

Gli effetti secondari per le small caps

Secondo l’analista vi sono i second round effects che il mercato, in questo momento, pare sottovalutare: è il calo degli small business e dei settori dove il social distancing danneggia permanentemente su business model che finirà per impattare anche sulla domanda di advertising su social, sull’acquisto di tecnologia al dettaglio, sulle subscription del home entertainment e sull’e-commerce. “E’ evidente che parte della differenza a favore delle aziende USA è dovuta alla loro maggiore efficienza, e dal peso del settore tecnologico negli indici, assai superiore che altrove” continua Sersale che conclude “ricordiamo che il lockdown negli USA è partito solo negli ultimi giorni di Marzo, mentre l’Europa ha avuto il blocco per gran parte del mese e l’Asia anche da prima. E’ probabile che nel secondo trimestre vi sarà un payback di Corporate America”.

La forza del Tech sta nei numeri

Il Nasdaq 100 è arrivato a segnare +33% dai minimi del 23 marzo prima di ritracciare leggermente nel corso di questa settimana. Da inizio anno è l’unico grande indice azionario a segnare un saldo positivo (oltre +4%) rispetto al quasi -12% dell’S&P 500, in cui saldo sarebbe ben peggiore se lo si depurasse dell’effetto dei ‘FAANG più Microsoft’ che hanno influito fortemente sulla risalita di tutta Wall Street.
Un dato più calmierato dell’effetto Big Tech è offerto dal Dow Jones Industrial che segna oltre -17% Ytd in quanto al suo interno sono presenti solo Apple e Microsoft con pesi rispettivamente del 9 e del 5,2% (Il Dow Jones è ponderato in base ai prezzi e non alla capitalizzazione).

Rogoff e l’ipotesi tassi negativi profondi (-3%). Per ora Powell non ci pensa, ma per i mercati c’è un nuovo jolly

Tassi di interesse negativi in Usa: per ora il presidente della Federal Reserve Jerome Powell li ha esclusi. Anzi, li ha proprio snobbati, sembra, visto che è stato lui stesso a dire che quella dei tassi al di sotto dello zero è un’opzione a cui il Fomc non sta neanche considerando. “For now”: per ora, almeno. Powell ha snobbato dunque anche l’appello ai tassi negativi che era arrivato, agli inizi di maggio, da Kenneth Rogoff. Non uno qualunque, tutt’altro.Kenneth Rogoff, al momento professore di economia presso l’università di Harvard, è stato anche capo economista del Fondo Monetario Internazionale nel periodo compreso tra il 2001 e il 2003. Il suo appello è stato lanciato con un articolo pubblicato su Project Syndicate.

“La Fed – si legge – potrebbe abbassare la maggior parte dei tassi di interesse di breve termine vicini o al di sotto dello zero. L’Europa e il Giappone hanno già sondato il territorio dei tassi di interesse negativi. Supponiamo che le banche centrali decidessero di reagire ulteriormente contro gli attuali flussi in entrata nei debiti governativi, tagliando i tassi di breve termine, per esempio, a -3% o anche più in basso”.

Intanto, “così come i tagli nei tempi felici dei tassi di interesse positivi, i tassi negativi salverebbero molte aziende, stati e città dal default. Se operati in modo corretto – e le recenti prove empiriche lo dimostrano sempre di più – i tassi negativi agirebbero come un normale strumento di politica monetaria, sostenendo la domanda aggregata e facendo crescere l’occupazione. Di conseguenza, prima di avviare operazioni chirurgiche di ristrutturazione del debito su tutto, non sarebbe meglio tentare una dose normale di stimoli monetari”.
Della questione, ampiamente dibattuta, parla nella sua newsletter settimanale “Il Rosso e il Nero” Alessandro Fugnoli, strategist del gruppo Kairos. Titolo della newsletter è: Estremi Rimedi. I tassi negativi, opportunità e rischi”.
“I mercati, a dire il vero, hanno già provato a scontare tassi negativi in America entro la fine del 2020, stimolati anche da un recente contributo di Kenneth Rogoff che invoca Fed Funds sotto zero. Non in via ipotetica, ma da subito, nonmoderatamente negativi, ma profondamente negativi. Rogoff propone tassi negativi ufficiali del 3 per cento e argomenta con il fatto che questo porterebbe i tassi effettivamente praticati ai debitori corporate dalle banche e dal mercato obbligazionario ad azzerarsi, rendendo possibile la sopravvivenza di imprese che, se dovessero continuare a pagare un tasso positivo, diverrebbero insolventi e uscirebbero di scena. Un secondo obiettivo sarebbe quello di ostacolare la tendenza ad accumulare liquidità da parte di investitori privati e istituzionali. Inoltre, per evitare che, per aggirare i tassi negativi, si riempiano di banconote le cassette di sicurezza, Rogoff propone l’abolizione dei biglietti di grosso taglio”. Fugnoli fa notare che, “se il 3 per cento negativo può sembrare aggressivo, la Taylor rule va oltre. Proposta nel 1992 da John Taylor di Stanford, la regola incontrò subito grande favore per la sua semplicità ed efficacia. Partendo dall’inflazione effettiva e desiderata da una parte e dalla disoccupazione effettiva rispetto al massimo impiego potenziale non inflazionistico dall’altra, l’equazione produceva il tasso d’interesse ottimale. Molto seguita anche dalla Fed fino alla Grande Recessione, la regola rivelò i suoi limiti in un mondo dove la curva di Phillips aveva cessato di funzionare e perse centralità. In ogni caso, per chi la ricorda e ne ha nostalgia, la regola indicherebbe per oggi, per chi l’ha ricalcolata, tassi tra -8 e -16”.
Tornando ai tassi negativi, Fugnoli è possibilista sul fatto che prima o poi questa misura inaugurata dalla Bce e dalla Bank of Japan possa essere adottata anche dalle altre banche centrali.
“Il fatto che le banche centrali abbiano finora dichiarato di non pensare per il momento a tassi sotto zero vuol dire solo che sperano che non occorrano. Chi investe, tuttavia, farà bene a considerarli come assolutamente possibili. Dopo la pioggia di trilioni fiscali e di Qe delle scorse settimane, c’è infatti una certa assuefazione del mercato da una parte e una certa stanchezza tra i policy maker dall’altra”. Viene messo in rilievo il fatto che i tassi al di sotto dello zero sarebbero anche “politicamente spendibili”. Ovvero?
“I tassi negativi, a differenza del Qe, potrebbero essere presentati come penalizzanti per le banche, per i rentier e per i ricchi in generale, mentre permetterebbero a chi ha un mutuo di rinegoziarlo a condizioni vantaggiose. Sarebbero una patrimoniale per chi sta ancora bene e una benedizione per chi è indebitato. Sarebbero politicamente spendibili”. Per l’appunto.
Riguardo agli effetti che i tassi avrebbero sugli investimenti, lo strategist di Kairos afferma che l’adozione di tassi profondamente negativi sarebbe “una scossa tale da indurre tutti a riconsiderare il loro portafoglio e provocherebbe migrazioni a catena dalla liquidità ai titoli obbligazionari di qualità e poi da questi agli alti rendimenti e all’azionario. E non ci sarebbero solo guadagni in conto capitale ma, ancora di più, un minor numero di default e ristrutturazioni. Per i patrimoni normalmente investiti, senza nemmeno bisogno di prendere più rischio, si tratterebbe insomma di un’opportunità”. Riguardo alle banche, “con i tassi negativi potrebbero indebitarsi sotto zero e prestare poco sopra zero, guadagnandoci da una parte e avendo dall’altra, anche loro, una speranza maggiore di venire ripagate”. Con tassi negativi profondi in Usa, “che partirebbero come tutte le novità dall’America” verrebbe ridimensionato tra l’altro “un dollaro che la crisi sta rendendo troppo forte” (e che tra l’altro ora il presidente Usa Donald Trump, con una giravolta clamorosa, sembra apprezzare. La conclusione è che, allo stato attuale delle cose, è difficile prevedere se i tassi negativi profondi invocati da Roff diventeranno mai realtà. Fugnoli mette in evidenza che “sapere però che nel caso peggiore esistono ancora armi potenti per prevenire o contenere una depressione e che le banche centrali, anche se ne negano l’utilizzo nell’immediato, non ne escludono la possibilità nel futuro dovrebbe essere un importante elemento di sostegno per tutti gli asset finanziari. La correzione azionaria potrà ancora proseguire, ma troverà un supporto prima e più in alto di quello che si sarebbe potuto pensare”.

Morgan Stanley IM: “Acque calme per adesso sui mercati, ma nubi all’orizzonte

Nel mese di aprile, le azioni statunitensi hanno avuto la loro migliore performance mensile dal 1987, ma questo rally sembra aver toccato una resistenza negli ultimi giorni del mese. Avvicinandosi alla “fase 2” è meglio optare per un portafoglio difensivo, in attesa di sfruttare nuove opportunità

I dati economici di aprile sono deboli e al di sotto delle già basse aspettative, ma non sembrano aver suscitato una grande reazione negli investitori dato il movimento dei mercati nel corso del mese. Particolarmente preoccupanti sono i dati provenienti dal mercato del lavoro, ed in particolare sulla disoccupazione statunitense. L’economia americana ha già perso 30,3 milioni di posti di lavoro nell’arco di sei settimane, quasi il 20% della forza lavoro totale. “Crediamo di essere sul punto di entrare nella “fase 2” della crisi causata dal Covid-19, nella quale il vero impatto economico, e il rischio di solvibilità in primis, diventa più evidente”, è l’ultimo parere sui mercati degli esperti di Morgan Stanley Investment Management Andrew Harmstone e Christian Goldsmith, gestori del team Global Balanced Risk Control.

PERCHÉ SARÀ UNA RIPRESA LENTA

Per Harmstone e Goldsmith, il Covid-19 ha accelerato alcuni cambiamenti strutturali dell’economia dove l’automazione sta inesorabilmente sostituendo i lavori a bassa qualificazione. I settori del turismo, del tempo libero e dell’ospitalità difficilmente torneranno ai livelli del 2019 nel breve termine. Ci sono poi da aggiungere altre fonti di stress, come le entrate governative statali e locali negli Stati Uniti, in difficoltà a causa della riduzione delle imposte sulle vendite. Tra i motivi che rallenteranno la ripresa, per Morgan Stanley IM, c’è anche l’elevato indebitamento delle società non finanziarie, che può potenzialmente amplificare l’impatto negativo sui ricavi.

RIMBALZO AZIONARIO IMPROBABILE

Nella visione dei due esperti di Morgan Stanley IM, la crescita globale del 2020 subirà un calo rilevante. “Anche uno scenario ottimistico si traduce in una forte contrazione della crescita per le principali economie”, proseguono gli analisti. “Tuttavia, l’eccezione evidente è la Cina. L’azionario dell’Eurozona mostra il maggior rischio di ribassi nel nostro caso base”. Tra i mercati sviluppati, invece, gli Stati Uniti sembrano meglio posizionati e supportati da una minore esposizione al turismo e una maggiore esposizione ai servizi digitali.

UN PORTAFOGLIO DIFENSIVO ENTRANDO NELLA FASE 2

In ottica investimento, nella fase 2 è bene restare cauti. “Manteniamo un atteggiamento difensivo nell’attesa di opportunità con valutazioni interessanti che riteniamo emergeranno al dispiegarsi della fase 2 della crisi”, spiegano gli esperti di Morgan Stanley IM. “Il nostro attuale posizionamento comporta una preferenza per il credito di più alta qualità rispetto alle azioni (sottopesiamo il credito high yield e deteniamo una quota rilevante nell’obbligazionario investment grade) e un sovrappeso sulla liquidità”.

MINOR ESPOSIZIONE AI TITOLI IMMOBILIARI QUOTATI

I gestori del team Global Balanced Risk Control citano poi la modifica a sottopeso nell’esposizione ai titoli immobiliari quotati (REIT) nei propri portafogli, dovuta al fatto che “non riteniamo che il recente rally del settore rifletta le difficoltà di carattere fondamentale”. A margine di quanto detto, i gestori promuovono le caratteristiche del comparto più difensivo Global Balanced Defensive Fund, riuscito a ridurre le perdite e a fronteggiare al meglio la crisi. Cosa aspettarci nell’immediato futuro? “Consideriamo la possibilità di una ulteriore correzione del mercato nel breve termine”, è il giudizio di Harmstone e Goldsmith che ritengono quindi tale strategia “ben posizionata per un simile scenario”. Allo stesso tempo, la natura dinamica del fondo dovrebbe consentire di sfruttare nuove opportunità.

Donald Trump schizofrenico sul dollaro, ora lo vuole forte. Azzerati anni di attacchi anche contro Bce di Draghi

“E’ un grande momento per avere un dollaro forte”. Il presidente americano Donald Trump spazza via con una frase anni di dichiarazioni a favore di un dollaro debole, nel corso di un’intervista rilasciata alla Casa Bianca a Maria Bartiromo, trasmessa ieri sulla Fox Business.
“Sa, noi ora paghiamo tassi di interesse a zero. Anche questo non è mai successo. Paghiamo davvero poco. E tutti vogliono investire sul dollaro perché lo abbiamo mantenuto forte. Io l’ho mantenuto forte“, ha precisato Trump.Il riferimento è al taglio con cui la Federal Reserve di Jerome Powell ha portato i tassi allo zero, in risposta allo shock dei mercati provocato dal coronavirus. I tassi sono stati abbassati di un punto percentuale alla metà di marzo, ripiombando così nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%.A tal proposito, c’è da dire che non è vero che non è mai accaduto, come ha detto Trump, che i tassi Usa abbiano oscillato attorno allo zero. Tutt’altro. Il cosiddetto ZIRP – politica di tassi di interesse attorno allo zero – è stato adottato negli Stati Uniti nel periodo della crisi finanziaria globale e anche per diversi anni, tanto che il primo rialzo dei tassi Usa è avvenuto solo nel dicembre del 2015.Detto questo, fino a oggi Trump si è accanito contro la Fed diverse volte, e contro lo stesso Jerome Powell che lui stesso ha scelto, proprio per una politica monetaria a suo avviso eccessivamente restrittiva che rendeva il dollaro Usa troppo forte e, di conseguenza, le esportazioni americane meno competitive.Lo scorso 12 settembre del 2019 attaccò anche l’allora presidente della Bce Mario Draghi con un tweet infuocato:
“Con un intervento molto veloce, la Bce ha tagliato i tassi di 10 punti base. Così facendo, sta tentando, e ci sta riuscendo, a deprezzare l’euro verso un dollaro MOLTO forte, che danneggia le esportazioni Usa...e la Fed sta lì seduta, seduta, seduta. Loro (in Europa) vengono pagati per chiedere soldi in prestito, mentre noi paghiamo gli interessi!”
Fredda e precisa fu la reazione di Draghi: “Noi non puntiamo a un target del rapporto di cambio. Punto”. Non era certo la prima volta che Trump sbraitava contro Draghi.
In diverse occasioni negli ultimi anni, il presidente americano ha ossessionato Jerome Powell, ritenendolo colpevole di rendere il dollaro troppo forte.

Trump su dollaro forte: ha parlato senza pensare?

Ieri, la svolta: un dollaro forte è ok. Alcuni analisti spiegano la giravolta sottolineando che è probabile che Trump abbia capito che andare contro i mercati è inutile.
In particolare Kathy Lien, managing director della strategia sul forex presso BK Asset Management, ha commentato l’ultima uscita del presidente, affermando che “la verità è che la valuta sale per altre ragioni, visto che l’outlook di Trump sul dollaro non ha nessun vero impatto sulla sua direzione”.
C’è da dire che, come riporta anche un articolo di Reuters, è da parecchio che i trader fanno orecchie da mercante alle dichiarazioni di Trump che hanno per oggetto il forex.
I fatti parlano chiaro: dalle elezioni presidenziali che hanno incoronato il tycoon newyorchese presidente degli Stati Uniti, il dollaro è salito del 3% circa nei confronti di un paniere di altre valute. Motivo: la crescita economica degli Stati Uniti, superiore a quella europea e anche ad alcune economie asiatiche.
I recenti buy sul dollaro si spiegano invece con la corsa agli asset rifugio scatenata dallo shock coronavirus COVID-19 sui mercati finanziari. Di conseguenza anche John Doyle, vice direttore generale della divisione di dealing e trading presso Tempus, a Washington, ha così commentato:
O Trump ha parlato senza pensare, oppure ha capito che non può indebolire il dollaro, e dunque si sta adattando”. In ogni caso, in nessun modo “i commenti di Trump cambieranno il mondo in cui faccio trading sul dollaro o condizioneranno le mie previsioni”.
Riguardo al trend del dollaro, l’indice ICE US Dollar Indec (ticker DXY) – che misura il trend della valuta americana nei confronti di un paniere composto dalle sei principali valute al mondo – è scambiato a 100,412 punti, in rialzo dell’1,4% dall’inizio di maggio e del 4,2% dall’inizio del 2020.
L’indice ha ritracciato dal massimo in oltre tre anni testato a marzo a quota 103, in concomitanza con le turbolenze che hanno colpito i mercati quel mese, a causa dei timori sulla pandemia Covid-19. Dal canto suo l’euro, considerato ‘principale rivale’ del dollaro, continua ad arrancare, a causa “della risposta (che l’area euro ha dato) alla crisi del coronavirus. Risposta che farà impennare i deficit tra le economie più alle prese con il nodo del debito (leggi Italia), ma anche per gli interventi significativi di politica monetaria (che comunque ci sono stati anche in Usa) e al fatto che non ci siano sbocchi per la mutualizzazione dei debiti)”, ha spiegato Thierry Wizman, analista di Macquarie Futures.
L’euro è stato così colpito dalle vendite, scendendo il mese scorso al minimo in tre anni sul dollaro, al di sotto della soglia di $1,07. Al momento, rimane in calo del 4% dall’inizio dell’anno.

Quasi 3 milioni di posti di lavoro persi nell’ultima settimana in Usa, Trump: Disoccupazione sopra il 10% fino a settembre

Nell’ultima settimana la crisi da Covid-19 ha provocato 2,98 milioni di disoccupati. Si conferma il trend in calo, ma a tasso sempre più lento

Il numero dei nuovi disoccupati negli Usa continua a scendere, ma resta comunque più alto rispetto a quanto registrato in qualsiasi altra crisi. Nella settimana che si è conclusa il 9 maggio sono state compilate 2,98 milioni di richieste di sussidi di disoccupazione, il numero più basso dall’inizio della crisi Covid-19 (195 mila in meno rispetto alla settimana precedente) ma comunque superiore rispetto alle previsioni – gli analisti di Wall Street avevano calcolato 2,5 milioni di richieste.

Come si presenta il panorama occupazionale negli Usa?

Il numero totale dei posti di lavoro andati persi con la pandemia di coronavirus arriva così a 36 milioni, dopo che anche il dato della settimana scorsa (3,17 milioni) è stato rivisto al rialzo di 7 mila unità.Il Connecticut è lo stato che ha registrato le perdite maggiori, 299 mila posti di lavoro in meno, seguito dalla Georgia (241 mila), Florida (221 mila) e California (214 mila).Il dato di oggi conferma un trend in calo per la sesta settimana di seguito, dopo i 6,8 milioni di nuovi disoccupati registrati tra il 23 e il 28 marzo. Ma indica anche che, per il terzo mese di fila, gli Usa continuano a perdere posti di lavoro al ritmo di milioni alla settimana.D’altra parte, nel mezzo del dilemma tra la salvaguardia dell’economia o quella della salute pubblica (per evitarne una seconda ondata di contagi da Covid-19 e, dunque, un secondo lockdown), l’incertezza sull’evoluzione della crisi è ancora alta e, con essa, salgono anche le categorie di lavoro a rischio: non più solo artigiani o operai, ma sempre più professionisti rischiano di scontare l’effetto di una recessione economica.Rileva anche la tipologia di contratti persi. Come risultato anche dal dato della settimana scorsa sui non-farm payrolls, circa 18 milioni di persone si sono viste solo sospendere il contratto di lavoro, con la possibilità dunque di tornare a percepire uno stipendio al momento del ritorno alla normalità. Stipendio che, però, per lo più le aziende saranno in grado di corrispondere grazie al pacchetto di aiuti varato a marzo dal Congresso, dal valore di tremila miliardi di dollari (un altro, di analoga portata, potrebbe vedere la luce già la settimana prossima), tra i quali sono appunto previsti supporti fiscali per il pagamento dei lavoratori.

Cosa ne pensa Trump?

Per il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il tasso di disoccupazione negli Usa non tornerà al di sotto del 10% prima di settembre. È quanto dichiarato durante un’intervista a Fox News, durante la quale ha sottolineato come il terzo trimestre sarà un momento di “transizione”, in attesa di un recupero che avverrà non prima del 2021.Solo la settimana scorsa, il report sulle buste paga escluso il settore agricolo di aprile ha posto in luce la cifra record di 20,5 milioni di posti di lavoro in meno: la contrazione più alta mai registrata dal 1939, quando il Bureau of Labor Statistics, braccio analitico del Department of Labor, ha iniziato a tenere traccia del dato. Il tasso di disoccupazione, secondo il Bureau, è arrivato a sfiorare il 14,7% – e, a maggio, è destinato a salire.Gli economisti di Moody’s prevedono infatti a maggio una perdita di 10-11 milioni di posti di lavoro, in grado di far schizzare il tasso di disoccupazione oltre il 23%.

Come hanno aperto gli indici Usa?

Già sotto pressione dopo le parole di ieri del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, gli azionari di New York hanno aperto la seduta di oggi in rosso, con perdite di quasi un punto percentuale. Non si salva neanche il Nasdaq, che ieri si era mantenuto sopra la parità grazie alle aziende del settore tecnologico e al momento perde l’1,11%.

BlackRock: “I mercati possono scendere ancora? Sì ma non di molto

Per Bruno Rovelli, Chief Investment Strategist di BlackRock Italia, l’azione di backstop delle autorità monetarie e fiscali può evitare nuovi bruschi cali dell’azionario. Resta interessante il mondo del credito investment grade e la parte di qualità dell’obbligazionario high yield

Questa settimana sui mercati si è aperta con i timori per nuovi contagi. La scorsa, però, è stata positiva, nonostante lo scenario mondiale presenti ancora diversi rischi. Come mai, quindi, i mercati sono saliti? “I dati economici, come quelli della disoccupazione Usa, sono stati negativi ma non peggiori delle aspettative”, spiega Bruno Rovelli, Chief Investment Strategist di BlackRock Italia. “La nostra idea è che la fase di riapertura delle economie dovrebbe essere gestita con rischi di reinfezione contenuti”.

RIPRESA DEGLI UTILI PIÙ LENTA

In Cina stiamo assistendo ad una graduale ripresa delle attività economiche ma a ritmo contenuto. “La ripresa degli utili sarà ancora più lenta – precisa Rovelli – per ragioni di breve e medio periodo”. Nell’analisi di BlackRock si evidenzia come le misure che impongono distanziamento sociale, provocheranno per alcune attività costi significativamente maggiori. L’intervento pubblico nell’economia implica maggiore controllo sui bilanci aziendali, senza nessuna spinta da una nuova diminuzione della tassazione nel settore corporate. Le catene produttive, infine, con la crisi hanno aggiunto fragilità al sistema, con più costi produttivi.

IL MONDO DEL CREDITO RESTA INTERESSANTE

In questo scenario, BlackRock mantiene una “visione positiva sul mondo del credito investment grade e sulla parte di qualità dell’obbligazionario high yield”, quindi con rating BB e B, perché sono “al centro dell’azione di policy, sia dal punto di vista della politica monetaria che fiscale”.

“MERCATI UN PO’ CARI”

Sul versante azionario, le valutazioni del mercato americano sono in linea le obbligazioni governative. “Dal mio punto di vista essere in linea con la media storica, nonostante rischi ancora presenti, significa che i mercati sono un po’ cari”, spiega Rovelli. Il tema più complicato è capire cosa potrà succedere nel medio-termine: i mercati potranno scendere? “Sì ma non di molto”, risponde il managing director di BlackRock Italia, soprattutto per “l’azione di backstop della autorità monetarie e fiscali”. Tra i settori da preferire, meglio puntare su quelli che hanno fatto bene fino a qui, tecnologia su tutti.

PETROLIO VERSO UNA STABILIZZAZIONE

Le quotazioni del greggio sono risalite rispetto ai minimi di qualche settimana fa. “Stiamo entrando in una fase di domanda che in prospettiva migliora”, è l’analisi di Rovelli che osserva come siano stati tolti “10 milioni di barili al giorno dai tagli dei Paesi Opec+, più circa 2 milioni di barili dal greggio americano”. Si sta andando, quindi, verso una condizione di equilibrio: “Credo che entro fine anno si avrà un prezzo più stabile, compreso in un range di 20-35 dollari”, con la tendenza ad aumentare, con il crescere della domanda.

Powell incerto su Pil Usa, Goldman Sachs no. ‘Fondo toccato, maggior fiducia in ripresa a V

Mentre una platea piuttosto nutrita di strategist presenta gli scenari più apocalittici della storia per l’economia mondiale, una buona notizia arriva da Jan Hatzius, responsabile economista di Goldman Sachs, con la nota “the US economy now appears to be through the trough”

Tradotto: il peggio per l’economia americana sembrerebbe passato. Hiatzius correda la propria view con il segrente graficio, che mostra come alcuni nuovi dati stiano indicando che l’attività (economica) abbia iniziato a risollevarsi nelle ultime settimane, in corrispondenza dell’allentamento del lockdown da parte di alcune aree degli Stati Uniti”.


Il capo economista di Goldman Sachs fa riferimento ad alcuni dati macro diffusi recentemente, come il Pil Usa del primo trimestre e il report occupazionale di aprile, rendano “più chiaro l’impatto che lo shock del virus ha avuto sull’economia americana e sul suo trend”.Il numero uno della Federal Reserve Jerome Powell guarderà un po’ con invidia alla sicurezza predittiva di Hatzius visto che, proprio ieri, tra le cose che è stato costretto ad ammettere c’è stata proprio “l’elevata incertezza sull’outlook dell’economia Usa”. Non solo: Powell ha invitato l’amministrazione Usa a fare di più sul fronte degli stimoli fiscali, pena l’arrivo di una recessione ancora più profonda. “Aumenta l’impressione che la ripresa dell’economia possa avvenire più lentamente di quanto vorremmo”, ha detto in una videoconferenza con l’istituto Peterson Institute for International Economics. Riguardo all’ipotesi dei tassi negativi, Powell ha inoltre così commentato: “So che questo strumento ha alcuni fan, ma per ora è qualcosa che non stiamo considerando“. Una dichiarazione che avrà fatto storcere il naso a Trump, visto che, in un briefing con la stampa alla Casa Bianca, ha detto ieri si credere fermamente “che i tassi dovrebbero essere negativi”, pubblicando anche un tweet per ribadire la propria convinzione.
Al di là dei contrasti ormai noti tra la Federal Reserve di Powell e il presidente Donald Trump, Goldman Sachs sembra aver ritrovato ottimismo sulla ripartenza dell’economia americana, e sulla base di alcuni dati che il suo stesso capo economista presenta in una tabella. Detto questo, non c’è niente a cui brindare, visto che Goldman Sachs, nella stessa nota in cui ha mostrato più fiducia nei fondamentali Usa, ha tagliato ulteriormente il proprio outlook sull’economia americana, dopo aver “rivisto le nostre stime sul Pil e sul mercato del lavoro”. Risultato: la banca prevede ora che il Pil Usa si sia contratto di quasi il 18% ad aprile (rispetto al -13,4% atteso in precedenza) e stima una ripresa a un ritmo anche più lento: “il tasso trimestrale annualizzato di crescita del Pil nei quattro trimestri del 2020 sarà pari a -8,2% nel primo trimestre (in lunea con le precedenti stime) -39% nel secondo trimestre (rispetto al -34% precedentemente atteso); per il terzo trimesgtre stimato un recupero del Pil del 29% (rispetto al +19% precedente) e per il quarto la stima è pari a +11%, rispetto al +12% precedente”. Su base anno su anno, Goldman prevede una contrazione del PIl pari a -12,6% nel secondo trimestre, un -7,3% nel terzo trimestre, e un -5,4% nel quarto trimestre. L’outlook per l’intero 2020 è di una flessione del Pil Usa del 6,5%. Ed è lo stesso colosso a puntualizzare che si tratta di stime “tutte lievemente inferiori alle precedenti”.
Detto questo, Goldman Sachs è più ottimista anche nella possibilità di una ripresa dell’economia a V. I motivi sono quattro:“Primo: le autorità dovrebbero continuare ad allentare gli ordini di lockdown e il distanziamento sociale dovrebbe diminuire. Secondo: le imprese, gli individui e i funzionari governativi troveranno i modi di adattarsi (al nuovo contesto); al fine di minimizzare i costi economici del distanziamento sociale, riuscendo a tenere la diffusione del virus sotto controllo. Terzo: i miglioramenti dei trattamenti (anti-Covid) alla fine di quest’anno dovrebbero far diminuire la paura e aumentare la volontà di stare a contatto con gli altri; Quarto: i sempre più numerosi test seriologici dovrebbero permettere a chi è – sperando – immune di tornare alla normalità”:.
A proposito di Pil Usa, vale la pena ricordare quanto spiega Prometeia nell’articolo Andamento del Pil: attenzione al confronto Usa-Europa .
“Negli Usa il Bureau of Economic Analysis (BEA) costruisce la contabilità nazionale trimestrale con dati annualizzati: per il Pil, ogni trimestre riporta il livello della produzione realizzata nei tre mesi moltiplicata per quattro (annualizzata), come se l’economia mantenesse costante il livello di attività del trimestre in questione. Il valore annuo ricavabile dalla contabilità trimestrale quindi è calcolato come media dei trimestri. Nei documenti BEA relativi all’andamento trimestrale del Pil viene riportato il tasso di crescita trimestrale annualizzato (-4.8% nel Q1 2020), assimilabile a un tasso di crescita medio annuo se l’economia mantenesse per tutto l’anno la medesima velocità di crociera del trimestre”. Sulla base di questa precisazione “è evidente, quindi – scrive Prometeia – che il -4,8% del Pil Usa non è direttamente confrontabile con il -3,8% del Pil dell’area euro: il primo si riferisce a un ipotetico tasso di variazione annuo, il secondo a un incremento trimestre su trimestre. Non è quindi corretto desumere una caduta del Pil americano più profonda di quella del prodotto europeo”.

Fed, Powell: ‘per ora non stiamo considerando tassi negativi, outlook economia molto incerto’

“Per ora non stiamo considerando l’opzione dei tassi di interesse negativi”. Jerome Powell gela chi spera nella possibilità che anche la Federal Reserve, così come ha fatto la Bce per l’Eurozona, porti i tassi al di sotto dello zero. In un discorso via webcast al Peterson Institute for International Economics, Washington, Powell ha sottolineato che quello dei tassi negativi “non è uno strumento a cui stiamo guardando” e che ci sono prove “contrastanti” sull’efficacia di una tale misura. Allo stesso tempo, il timoniere della banca centrale statunitense ha ammesso che “l’outlook dell’economia Usa è molto incerto”, a causa delle difficoltà che si incontrano nel fare previsioni sull’evoluzione del coronavirus COVID-19. Wall Street non la prende bene, con il Dow Jones che cede quasi 200 punti.I futures sui fed funds scommettono infatti sulla probabilità che entro la primavera del prossimo anno il costo del denaro Usa scenda al -0,5%, dopo il taglio dei tassi a zero deciso dalla banca centrale Usa a marzo. Il livello sarebbe uguale a quello attuale dei tassi sui depositi dell’Eurozona decisi dalla Bce.In una nota, tuttavia, Torsten Sløk, managing director di Deutsche Bank Securities, ha scritto che “i tassi di interesse negativi non sono la risposta giusta a questo shock” provocato dal coronavirus COVID-19.A suo avviso, la risposta giusta è rappresentata dal Quantitative easing (QE) e dall’acquisto di corporate bond, “per restringere gli spread e dunque rendere la liquidità facilmente disponibile, almeno fino a quando il fatturato delle aziende rimarrà pari a zero”.Tra l’altro, ha continuato Sløk, “l’esperienza in Europa e in Giappone mostra quanti danni i tassi di interesse negativi possano provocare”.Tra questi sono stati citati il rischio di una corsa agli sportelli (bank run) e del diffondersi del fenomeno dei “soldi sotto il materasso”. I tassi al di sotto dello zero, insomma, non “sostengono alcuna ripresa economica e peggiorano soltanto la situazione”.

Tassi Usa negativi come in Eurozona? Futures fed funds ci scommettono: la parola a Powell

Appuntamento alle 15 oggi, quando il presidente della Fed Jerome Powell parlerà outlook sull’economia Usa dicendo probabilmente la sua sulla possibilità che negli Stati Uniti vengano adottati i tassi di interesse negativi, tema di cui si sta dibattendo parecchio da qualche giorno a questa parte. I futures sui fed funds scommettono infatti sulla probabilità che entro la primavera del prossimo anno il costo del denaro Usa scenda al -0,5%, dopo il taglio dei tassi a zero deciso dalla banca centrale Usa a marzo. Il livello sarebbe uguale a quello attuale dei tassi sui depositi dell’Eurozona decisi dalla Bce.In una nota, tuttavia, Torsten Sløk, managing director di Deutsche Bank Securities, scrive che “i tassi di interesse negativi non sono la risposta giusta a questo shock” provocato dal coronavirus COVID-19.A suo avviso, la risposta giusta è rappresentata dal Quantitative easing (QE) e dall’acquisto di corporate bond, “per restringere gli spread e dunque rendere la liquidità facilmente disponibile, almeno fino a quando il fatturato delle aziende rimarrà pari a zero”.Tra l’altro, continua Sløk, “l’esperienza in Europa e in Giappone mostra quanti danni i tassi di interesse negativi possano provocare”.Tra questi vengono citati il rischio di una corsa agli sportelli (bank run) e del diffondersi del fenomeno dei “soldi sotto il materasso”. I tassi al di sotto dello zero, insomma, non “sostengono alcuna ripresa economica e peggiorano soltanto la situazione”.In attesa del discorso di Powell la presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland Loretta Mester ha dichiarato che i membri della Federal Reserve, prima che si presentasse la crisi del coronavirus, si erano trovati d’accordo nello stabilire che i tassi di interesse non funzionerebbero bene negli Stati Uniti e che “personalmente, ritengo ancora che non sarebbero uno strumento efficace”.

La ‘prima’ della Fed nel mercato degli ETF. Insieme a BlackRock per aspirare corporate bond, anche junk (LA LISTA)

Il momento è arrivato: a partire dalla giornata di oggi, martedì 12 maggio, la Federal Reserve di Jerome Powell inizierà ad acquistare ETF attivi nel mercato dei corporate bond. Al suo fianco, ci sarà il colosso del risparmio gestito Usa BlackRock. La Fed che aveva reso noto in precedenza l’intenzione di puntare sugli ETF orientativamente all’inizio di maggio. La data è stata rivelata con un comunicato stampa apparso sul sito della Fed, nella giornata di ieri.

Si legge che la Federal Reserve Bank of New York “ha annunciato oggi (ieri per chi legge) che il Secondary Market Corporate Credit Facility (SMCCF) inizierà gli acquisti di exchange-traded funds (ETFs) il 12 maggio”La nota puntualizza che la facility SMCCF potrà acquistare quegli  ETF quotati in Usa, il cui obiettivo di investimento sia di fornire “una ampia esposizione al mercato dei corporate bond americani“.

A essere acquistati, viene specificato, saranno gli ETF che puntano soprattutto sui corporate bond americani con rating investment-grade. Il resto delle puntate potrà vedere protagonisti anche ETF il “cui obiettivo primario di investimento è l’esposizione verso i corporate bond Usa high-yield“.
L’SMCCF considererà diversi fattori nel determinare quali ETF potranno per essere acquistati. Le considerazioni includono: “la composizione del debito investment-grade e non -investment-grade; lo stile adottato dal management per la gestione (dell’ETF); l’ammontare del debito detenuto presso le ‘depository institutions’ (istituzioni di deposito); le condizioni del debito sottostante; gli asset totali gestiti; il volume, in media, del trading giornaliero; e, nel caso in cui sia presente, il leverage“.
Le polemiche riguardanti la novità della Fed non sono mancate: con lo strumento SMCCF, la Federal Reserve si esporrà anche al mercato dei junk rated bonds, ovvero di quei bond che hanno un rating junk,  spazzatura, inferiore al merito creditizio riconosciuto con l’investment grade. A tal proposito, non si può fare a meno di notare come nell’universo junk sia destinato a ricoprire un ruolo sempre più attivo anche la Bce che, con una mossa reputata salva-Italia, ha deciso di accettare in garanzia anche i titoli junk.
Riguardo alla Fed, gli analisti di Goldman Sachs hanno stimato che, in tutto, i bond che rientrano nel potere di acquisto della facility SMCCF, potrebbero avere un valore di $1,8 trilioni.
Un’altra tabella mette in evidenza gli ETF che saranno acquistati dalla Federal Reserve con l’aiuto di BlackRock, il gigante americano con cui la Fed ha siglato un accordo di gestione degli investimenti.

Vale la pena di ricordare che l’asset manager BlackRock è  il principale emittente di ETF nel mondo, fattore che ha alimentato non pochi interrogativi sul conflitto di interessi che la sua partecipazione al piano della Fed creerebbe.
Anche per questo la Federal Reserve Bank di New York ha assicurato che non pagherà commissioni a BlackRock per gli acquisti che l’asset manager farà per suo conto. C’è da dire, comunque, che BlackRock dovrebbe ricevere comunque più di $4 trilioni l’anno per gestire un portafoglio separato di strumenti garantiti da mutui commerciali, che sono stati emessi da agenzie federali Usa.
Riguardo all’iter di acquisto dei corporate bond, dai documenti della Fed emerge che le operazioni avverranno in tre fasi: la prima di stabilizzazione, la seconda di monitoramento continuo e la terza di riduzione del sostegno.
“Gli acquisti si concentreranno sulla necessità di ridurre l’ampio deterioramento della liquidità a cui abbiamo assistito nel marzo del 2020”. Il riferimento è alle forti tensioni che si sono abbattute sui mercati finanziari sotto forma di sell off da panico, provocate dai timori degli investitori sugli effetti della pandemia coronavirus sull’economia Usa e mondiale.
“Una volta che i parametri di funzionamento del mercato si avvicineranno, ma non del tutto, ai livelli che corrispondono alle condizioni economiche prevalenti, gli acquisti diffusi continueranno a un ritmo ridotto e costante, al fine di mantenere queste condizioni”, precisa la nota della Fed.
Un articolo del New York Times ha affrontato nello specifico la questione del conflitto di interessi, visto che i programmi che la Fed ha lanciato al fine di stabilizzare i mercati permetteranno alla banca centrale americana di acquistare anche alcuni tipi di ETF che BlackRock vende. Intervistato dal quotidiano newyorchese Todd Rosenbluth, responsabile della divisione di ricerca sugli ETF e fondi di investimento presso la società CFRA, ha sottolineato che BlackRock domina proprio il mercato degli ETF che la Fed si appresta ad acquistare e che “il fondo corporate fund, LQD, sarà il probabile beneficiario degli sforzi della Fed tesi a stabilizzare il mercato dei bond”. Proprio questo fondo è stato definito di recente da Jeffrey Gundlach l’asset più sopravvalutato del reddito fisso. Ovviamente, tutto per colpa della Fed, almeno stando a quanto ha spiegato il Re dei bond.

Ripresa: perchè dimenticare il recupero a forma di “V”, la view di Generali Investments

“Mentre il mondo occidentale inizia a uscire dal lockdown e il supporto delle banche centrali e dei governi continua senza sosta, l’economia può iniziare la ripresa. Le speranze di un recupero a forma di V sono, tuttavia, fuori luogo. Le fasi a forma di “V” sono simmetriche: la produzione, l’occupazione e gli utili aziendali (tutti crollati a un ritmo record) non torneranno invece presto ai livelli pre-crisi”. È quanto scrive nel suo commento settimanale Vincent Chaigneau, head of research di Generali Insurance Asset Management. Secondo l’esperto è innanzitutto questione dell’offerta. “Il distanziamento sociale rimarrà una caratteristica chiave dei prossimi mesi (forse trimestri) e questo danneggerà la produttività”, spiega l’esperto sottolineando che i più recenti cluster di contagio Covid in Cina, Corea del Sud o persino Germania evidenziano i rischi connessi alla normalizzazione sociale.C’è un’altra questione da considerare: ovvero il fatto che la domanda subirà gli effetti del secondo tempo dell’epidemia. “Le aziende hanno assunto più debiti, il che porterà le imprese ad accumulare liquidità (meno assunzioni e investimenti) – afferma Vincent Chaigneau -. Il rapporto sul lavoro degli Stati Uniti ha mostrato non solo un aumento della disoccupazione, ma anche un impatto sproporzionato sui lavoratori a basso reddito, che hanno la più alta propensione a spendere. Alcuni dei ‘licenziamenti temporanei’ diventeranno permanenti”.

Wall Street disegna la “V” della ripresa economica in arrivo

I dati orribili dell’economia sono solo un’istantanea di una fase del tutto temporanea. Il mercato guarda già alla ripresa in arrivo, mentre l’Europa tentenna e rischia di diventare terra di conquista economica

Titoli di giornali e tv nel weekend: Wall Street disconnessa dall’economia. Mentre esce il Job Report americano più brutto di sempre, con la perdita in un mese di 20,5 milioni di posti e la disoccupazione che schizza al 14,7%, la Borsa di New York infila con il segno + anche la prima settimana di maggio, con il Nasdaq addirittura in territorio positivo sull’anno. Il WSJ come altri titola: decenni di aumenti di occupazione cancellati ad aprile. Cancellati? Se andiamo a leggere fino in fondo i dati scopriamo che il 97% di quelli che ad aprile si sono dichiarati disoccupati in America, praticamente tutti, giudicano anche la propria situazione ‘temporanea’. Non è gente che ha ‘perso’ il posto e ne troverà un altro tra anni o magari mai, come nella Grande Crisi del 2008-09. È quasi tutta gente che è stata costretta a stare a casa qualche settimana ed è pronta a tornare in fabbrica o in ufficio, dove il posto non glielo ha toccato nessuno, grazie anche al poderoso stimolo di Fed e Amministrazione che tiene in piedi le imprese che fanno più fatica.

LA POTENTE “V” DISEGNATA DA WALL STREET ANTICIPA QUELLA DELL’ECONOMIA. IL PETROLIO CONFERMA

Per questo la potente “V” disegnata dagli indici di Wall Street, con l’apice di sinistra datato 19 febbraio 2020 a 3.393 punti dello S&P 500, il vertice capovolto datato 23 marzo, con l’intraday dello stesso indice a 2.192, e la ‘spalla’ di venerdì 8 maggio, con il nostro S&P a 2.930, sta probabilmente disegnando la stessa figura che traccerà il percorso dell’economia reale nei prossimi mesi. Il mercato azionario sta facendo il suo mestiere, che è quello di anticipare l’economia reale e l’andamento delle imprese di qui a 3-6 mesi. E anche il prezzo del petrolio indica la stessa direzione: dopo l’illusione ottica dei prezzi negativi, che è esistita per qualche ora solo sugli schermi dei trader dei futures sul WTI, ora viaggia tra i 25 dollari al barile nella versione americana e i 30 e passa del Brent, con gli stessi futures a lunga scadenza che puntano a un forte recupero tra fine 2020 e inizio 2021.

LA FORZA DEI COLOSSI HIGH TECH E LE ATTESE POSITIVE DI RECUPERO DEGLI UTILI SOCIETARI

Ma Wall Street non si limita ad anticipare di qualche mese l’economia reale americana, è mossa anche da uno scenario globale migliorato rispetto a marzo-aprile, fatto di contagio da coronavirus che rallenta in tutto il mondo, di economie che a velocità diverse riaprono o si preparano a farlo e del recente miglioramento delle relazioni tra USA e Cina. Inoltre c’è la forza dei colossi high-tech americani, vero motore del rimbalzo spettacolare messo a segno nelle ultime cinque settimaneInfine ci sono le aspettative sugli utili societari, che restano relativamente forti. La stagione delle trimestrali americane che sta per chiudersi dovrebbe segnare una flessione degli utili del 14%, che si allargherà secondo le stime al 41% nel secondo trimestre, ma a questo punto il fondo sarebbe stato toccato e per il primo trimestre 2021 è attesa una crescita del 13%.

IN EUROPA MANCANO GLI INGREDIENTI AMERICANI MENTRE LA PARTITA GLOBALE SU SCAMBI E TECNOLOGIA È SEMPRE PIÙ A DUE

In Europa purtroppo mancano almeno due ingredienti della “V” disegnata da Wall Street, il peso sui listini di campioni tecnologici che sono già sbarcati nella post-virus economy, e il supporto praticamente illimitato e incondizionato all’economia fornito da Fed e Amministrazione. Inoltre la partita globale su scambi e tecnologia è sempre più un gioco a due, con Putin che fa da terzo incomodo grazie a petrolio e potenza militare mentre l’Europa sta a guardare indecisa, senza la capacità di trasformare in realtà numeri che sulla carta sono da potenza economica in grado di giocarsela almeno alla pari con USA e Cina. Quest’Europa somiglia un po’ all’Italia del 1500, la terra più ricca del continente ma divisa tra staterelli e signorotti e senza difese contro le scorribande rapaci di francesi, tedeschi e spagnoli. Lo scudo della Bce somiglia un po’ al Papato di quei tempi, un’autorità morale globale (grazie a Draghi, ma per quanto?) senza eserciti.

BOTTOM LINE

Anche l’Italia, come il resto del mondo, riaprirà e ripartirà, nonostante lo spread, la spada di Damocle dei downgrade che Moody’s per ora ci ha risparmiato, i governi pasticcioni e le maggioranze parlamentari variabili che giocano a fare le opposizioni. Ma sarà un’Italia ancora più divisa, con il Nord pronto a riemergere e agganciare la ripresa globale e il Sud prostrato dalla crisi della sua unica industria, il turismo. Su scala ridotta, gli stessi problemi di tutta l’Unione Europea, che rischia di diventare terra di conquista (economica) come l’Italia di mezzo millennio fa.

L’ex Goldman Sachs: 2020 destinato a stesso crash bolla dot-com 2000. Nasdaq crollerà -40%

Il Nasdaq ha azzerato le perdite del 2020, tornando positivo da inizio anno: notizia apparentemente positiva. Per il Dow Jones e lo S&P 500, inoltre, aprile si è confermato il mese migliore in ben 82 anni, dopo il peggiore primo trimestre della storia di Wall Street: altra notizia apparentemente positiva. Ma per Will Meade, ex analista di Goldman Sachs c’è poco da festeggiare, visti i tempi: il 2020 sta seguendo infatti lo stesso pattern del 2000, anno in cui esplose la bolla dot-com, il 2020 è “esattamente come” quell’anno.Di conseguenza, secondo l’esperto, il Nasdaq, a suo avviso, srebbe destinato a precipitare fino a -40% nel resto dell’anno.“Nel 2000 il Nasdaq visse un rimbalzo del mercato orso simile a quello di quest’anno – scese del 40%, dopo recuperò il 42% dal fondo testato, per attraversare una fase di stallo e scendere del 43%, testando un nuovo minimo quattro mesi più tardi”, ha fatto notare Meade.Un altro punto in comune non da poco è l’Election Day: il 2000 fu un anno, come lo è 2020, di elezioni presidenziali negli Stati Uniti, caratterizzato dunque da una ulteriore incertezza e da un ulteriore rischio.Il pessimismo dell’ex analista di Goldman Sachs si spiega anche, come ammette lui stesso, nell’”ammontare record di cash” che l’oracolo di Omaha Warren Buffett continua ad accumulare. La stessa cosa che fece, praticamente, nel 2020.
Detto questo, Meade ha alcuni consigli da dare agli americani, che, a suo avviso, dovrebbero cercare di garantirsi un grande cuscinetto di risparmi, al fine di contrastare le perdite dei posti di lavoro e i tagli agli stipendi, previsti in trempi di coronavirus. “Trasferitevi in una casa più piccola, se potete. Con i tassi sui mutui ai minimi record e l’estate che si avvicina, probabilmente assisteremo al dead cat bounce, ovvero al “rimbalzo del gatto morto” nel mercato immobiliare. E “vendete ora qualsiasi cosa liquida e di valore che possediate: arte, monete, borse, francobolli automobili extra”. Secondo l’analista, gli americani dovrebbero optare inoltre per il cash nei conti pensione e ridurre le spese non essenziali.

Donald Trump’s top economic adviser claims it’s ‘scary to go to work’ as states ease lockdowns – and he claims hopes for job report recovery in six months is ‘wishful thinking’

Il miglior consulente economico di Donald Trump afferma che è “spaventoso andare al lavoro” poiché gli Stati allentano i blocchi – e afferma che la speranza di recuperare un rapporto di lavoro in sei mesi è un “pio desiderio”

  • Top White House Economic Advisor Kevin Hassett admitted Sunday that he’s scared to go to work
  • ‘It is scary to go to work,’ he said. ‘I think that I’d be a lot safer if I was sitting at home than I would be going to the West Wing’ 
  • The claim came after Vice President Mike Pence’s Spokeswoman Katie Miller and one of the president’s personal Navy valets both tested positive for coronavirus
  • Hassett also made the assertion as some states begin easing lockdowns and allow non-essential businesses to reopen and people to go back to work
  • No state is fully reopened yet, but many counties are well on their way
  • Here’s how to help people impacted by Covid-19

One of Donald Trump‘s top economic advisers admitted Sunday that it’s ‘scary’ to think about going back to work, voicing his own concerns about working at the White House in the midst of the pandemic.It is scary to go to work,’ Kevin Hassett told CBS News Sunday morning. ‘I think that I’d be a lot safer if I was sitting at home than I would be going to the West Wing. But, you know, it’s the time when people have to step up and serve their country.’The comments come after one of Trump’s personal valets and Vice President Mike Pence‘s spokeswoman, Katie Miller, both tested positive for coronavirus.Several administration and task force officials, including top immunologist Dr. Anthony Fauci, Food and Drug Administration Commissioner Stephen Hahn and the Director of the Centers for Disease Control and Prevention, Robert Redfield, are quarantining after potential exposure to the disease.Top White House Economic Advisor Kevin Hassett admitted Sunday that he’s scared to go to work. ‘It is scary to go to work,’ he said. ‘I think that I’d be a lot safer if I was sitting at home than I would be going to the West Wing’The comments came after Vice President Mike Pence’s Spokeswoman Katie Miller (pictured) and one of the president’s personal Navy valets both tested positive for coronavirusThe comments also come as some states begin easing lockdown restrictions and allow  non-essential businesses to reopen and people to go back to work

No state is fully reopened yet, but many counties are well on their way to fully ending stay-at-home orders and social distancing guidelines

No state is fully reopened yet, but many counties are well on their way to fully ending stay-at-home orders and social distancing guidelines

‘Do you wear a mask? Are you going to continue to show up for work at the White House?’ CBS News’ Margaret Brennan posed to Hassett as Trump continues to face criticisms for not wearing a mask in public.Reporters at White House briefings are now required to wear masks.’I’ve got a mask right here,’ he said. ‘And the fact is that I practice aggressive social distancing. I’ll wear a mask when I feel it’s necessary.’Hassett acknowledged that it is ‘risky’ to work in the West Wing because it is a ‘small, crowded place.’ The economic adviser’s admission of fear also comes as several states have begun to implement the easing of lockdown and stay-at-home restrictions.

Wall Street non si fermerà e nel 2021 sarà boom per le azioni, le previsioni d’oro di Jeremy Siegel

Nel giorno in cui i dati sul mercato del lavoro USA hanno evidenziato ad aprile la perdita di 20,5 milioni di posti di lavoro e il tasso di disoccupazione schizzare al 14,7% dal 3,5% di due mesi fa, Wall Street non si scoraggia chiudendo in netto rialzo (+1,69% lo S&P 500 a 2.929 punti). La chiusura di ieri ha visto addirittura il Nasdaq riportare in positivo di oltre l’1,5 il bilancio 2020, unito tra i grandi indici di Borsa, azzerando così con il rally dell’ultimo mese e mezzo la forte correzione che era susseguita allo scoppio dell’allerta pandemia Covid-19 sui mercati.

Minimi di marzo non saranno rivisti

Grande ottimismo sulle prospettive di Wall Street è quello professato ieri da Jeremy Siegel. Il professore di Finanza presso la Wharton School of Business dell’Università della Pennsylvania ritiene che il mercato abbia visto i suoi minimi a marzo. Secondo Siegel, il sostegno senza precedenti da parte della Federal Reserve e del governo degli Stati Uniti rende quasi impossibile per il mercato azionario torni ai suoi minimi di marzo. Un rischio c’è, avvisa Siegel, ossia quello che a ottobre ci sia un’enorme seconda ondata di contagi senza che si abbiamo terapie o vaccini disponibili, eventualità che comporterebbe un secondo lockdown totale.
Il professore di Wharton, intervistato dalla CNBC e che nel 2015 predisse il superamento dei 20mila punti del Dow Jones, si spinge oltre e prevede che i mercati azionari saliranno con vigore nel 2021 quando vengono scoperti trattamenti e vaccini per COVID-19. “Penso che il 2021 potrebbe essere un anno boom se viene sviluppato un trattamento o un vaccino per il coronavirus che riduce la paura instillata nelle persone dall’inizio della pandemia”.Siegel recentemente aveva invece detto che prevede che il mercato toro che da 40 anni caratterizza le obbligazioni sta per finire.

I numeri di Wall Street, rally di oltre il 30% dopo ‘All-in’ della Fed

Il Dow Jones Industrial Average è aumentato di circa il 30% rispetto ai minimi del 23 marzo, così come l’S&P 500 che aveva toccato un minimo a 2.237,40 e l’indice Nasdaq salito del 32,5% dal suo minimo. Wall Street ha iniziato la risalita dai minimi del 23 marzo in coincidenza con l’azione senza precedenti della FED che ha annunciato un QE senza limiti.

Stati Uniti e Pechino, tensioni alle stelle: “Le navi Usa sono già nel Pacifico”. Guerra vicina?

La guerra tra Usa e Cina è vicinissima. Oltre al coronavirus ci sono due fronti preoccupanti: quello marittimo del Sud Pacifico e quello tecnologico del 5G. Ma è il primo lo scenario – come spiega Il Giornale – più preoccupante. Qui si proietta il teatro del possibile scontro militare, ovvero quel fronte del Mar Cinese Meridionale dove le flotte di Pechino e di Washington si fronteggiano già da cique anni. Pochi giorni fa il segretario alla Difesa americana Mark Esper ha confessato che il cacciatorpediniere Uss Barry è stato intercettato ed “espulso” mentre navigava nelle acque intorno alle isole Paracelso, un gruppo di scogli e atolli conteso da Cina e Vietnam. Non solo, perché ad alimentare le preoccupazioni c’è anche un rapporto dell’Intelligence cinese nel quale si fa menzione a un possibile, quasi concreto, scontro tra le due egemonie.È da oltre un decennio infatti che Pechino rivendica il controllo degli arcipelaghi delle Pratas, delle Paracelso e delle Spratney e punta all’egemonia militare

Lascia un commento