FTSEMIB: CAN BE BOUND AT 20180-20400

Eccoci a un nuovo appuntamento questa volta dedicato al nostro FTSEMIB :

FTSEMIB: CAN BE BOUND AT 20180-20400

Partiamo con il solito “riassunto” delle “puntate” precedenti che facciamo sopratutto per i tanti nuovi lettori che scoprono il nostro sito per la prima volta e per consentire loro di avere sempre presente il filo del discorso  :

Avevamo “sperato”  da Dicembre 2018 a Febbraio 2020 che all’Italia fosse “concesso” di rialzarsi e questo stava accadendo con la riduzione della disoccupazione al 8,9% (Dato Marzo 2020) , deciso aumento export , miglioramento settore immobiliare , aumento della Produzione Industriale ,crescita dei mutui ecc ecc….

Once Upon a Time in Italy 2.0

Ma così non è stato (se non fino a 25500 punti di FTSEMIB…) per la comparsa della Pandemia Finanziaria con il più preciso dei  Timing possibile.Pandemia Finanziaria che va naturalmente a colpire il “cuore produttivo” Italiano ,vale a dire LOMBARDIAVENETO, (due straordinari Distretti Industriali e Produttivi  Italiani che da soli valgono  1/3 del PIL complessivo Italiano e scusate se è poco direbbe qualcuno)  e ci riesce proprio difficile pensare a una casualità degli eventi anche in questa cosa ,ma andiamo oltre che è meglio.

Abbiamo analizzato poi step by step, ogni passo dell’attacco subito e di quanto accaduto, di come questo si sia nel tempo evoluto e quali fossero le ragioni storiche nel passato.

Mercati : Chi c’è dietro questa Strategia ?

Creano Crisi & Offrono Soluzioni dal ’90

E oggi abbiamo pensato quindi che  fosse il momento giusto per un nuovo articolo intitolato FTSEMIB: CAN BE BOUND AT 20180-20400 ,mentre il nostro Governo fa grande utilizzo di Bonus di ogni tipo , Incentivi al 110% per la ristrutturazione Edilizia , Cassa Integrazione , Prestiti Garantiti dallo Stato , Reddito di Emergenza e tra le ultime proposte anche  Incentivi a fondo Perduto ecc ecc….come da Helicopter Money applicato per la prima volta nella Storia.

Helicopter Money in arrivo ?


BENE ORA VENIAMO ALL’IDEA DI TREND  SUL FTSEMIB.

FTSEMIB: CAN BE BOUND AT 2018020400


Condizione fondamentale per questa idea su FTSEMIB , è ovviamente che le idee Rialziste sui Listini Americani siano corrette e si continui a trovare conferme di esse nei mesi a venire (come dal 19 Marzo 2020 sono state ) .

UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU

MARKETS : LET’S TWIST AGAIN ?

RED ZONE : ETF Invesco QQQ Trust – QQQ – NASDAQ

FEDERAL RESERVE : Make it happen

Ad oggi il FTSEMIB non è andato oltre 18500 , (dopo il minimo a 14100 sulla “fantastica & memorabile” dichiarazione della LAGARDE sugli Spread con cui passerà sicuramente alla Storia)………dal raggiungimento di area 14100 il nostro Indice infatti ha recuperato poi  il Box 14500-17500 tornando sopra 15700 (che sapete essere livello importante per il Move ribassista 15700-11800 che ad oggi è ancora latente e sempre da considerare nel caso 15700 fosse ceduto ).

Il Recupero di 15700 ci ha riportato poi a 18100-18500 da dove il nostro FTSEMIB è tornato più volte a ritestare area 16500 / 16900 pullbaccando 17500.

Oggi il FTSEMIB è riuscito anche a tornarci sopra raggiungendo 17650 punti circa al momento però con uno spike a rientrare.

Bene l’idea sul FTSEMIB  ,che poggia ripetiamo sulle nostre  idee rialziste USA…., è un possibile proseguimento del movimento rialzista per il nostro FTSEMIB che uscendo da 14500-17500 nuovamente e superando il precedente massimo a 18500 porti il nostro Indice nuovamente a 18500-19500 e a due target molto importanti come 20180-20500 .

ftsemib-chart-of-the-day

I BOX HFT che contengono  il nostro FTSEMIB dal 2006/2008 sono i soliti :


BOX HFT 8000-18000-28000-38000-48000

( minimo 17950 nel 2018 minimo 14089 del 2020)

BOX HFT 10500-20500-30500-40500

(minimo 12250 del 2009)


Evidente la  doppia resistenza 17950-18000 che con 18500 rappresenta il chiaro “ostacolo” per il raggiungimento di 19500-20180-20500.


Ci faranno rialzare?

E se si….come e con che News fino a 20180-20500 ?

Maggio – Settembre non è stagione in teoria favorevole, ma non diamo per scontato nulla nell’Anno del Topo ,non è “prudente” farlo,sia al ribasso che al rialzo.

Saranno d’accordo HFT e Giostrai e i loro “Burattini” senza fili ?


Vedremo come la pensano in merito, fino a quando siamo sopra 15700 si può “sperare” ,ma le due Resistenze a 17950/18000 e 18500, si devono passare per avere le prime conferme e per quanto visto fino ad oggi la cosa di sicuro non sarà facile.

God Save Italy !

DEDICAAFALCONEBORSELLINO

Ad Maiora !

ftsemib-chart-of-the-day

AGGIORNAMENTO 8 GIUGNO 2020

FTSE MIB     SPREAD 169

20.391,00  +3891 punti da alert 16500 14-05-2020

due target davamo in questa analisi del 11-05-2020 20180-20400

20180 raggiunto 05 -06-2020

manca 20400 top  a – 9 punti

Anche questo articolo oggi 8 GIUGNO 2020

lo chiudiamo con lo stappo della bottiglia GOLD IDEA

FTSEMIB

>18500 1 Giugno 2020

>18000 27 Maggio 2020

18000/18500 le due resistenze indicate in analisi siamo sopra entrambe 01-06-2020

16500 14 Maggio – 18000 27 Maggio 2020 – 18500 1 Giugno 2020 – 19500 3 Giugno 2020

20180 5 Giugno 2020 primo obiettivo dell’analisi raggiunto

Per ora….ci siamo

BOX 16500/16900—-17500/18000 <–uscito al rialzo 27 e 28 Maggio 2020

AGGIORNAMENTO 1 GIUGNO 2020

FTSE MIB     SPREAD 181

18.544,29

>18500 1 Giugno 2020

>18000 27 Maggio 2020

18000/18500 le due resistenze indicate in analisi siamo sopra entrambe 01-06-2020

16500 14 Maggio – 18000 27 Maggio 2020 – 18500 1 Giugno 2020

Per ora….ci siamo

BOX 16500/16900—-17500/18000 <–uscito al rialzo 27 e 28 Maggio 2020

AGGIORNAMENTO 29 MAGGIO 2020

FTSE MIB

18.370,29

>18000 27 Maggio 2020

18000/18500 le due resistenze indicate in analisi siamo sopra la prima

16500 14 Maggio – 18000 27 Maggio 2020

Per ora….ci siamo

BOX 16500/16900—-17500/18000 <–uscito al rialzo 27 e 28 Maggio 2020

AGGIORNAMENTO 27 MAGGIO 2020

FTSE MIB

18.208,29

>18000 27 Maggio 2020

18000/18500 le due resistenze indicate in analisi siamo sopra la prima

16500 14 Maggio – 18000 27 Maggio 2020

Per ora….ci siamo

BOX 16500/16900—-17500/18000

AGGIORNAMENTO 25 MAGGIO 2020

FTSE MIB

17.595,29<–ennesimo tentativo >17500 25-05-2020

BOX 16500/16900—-17500/18000

AGGIORNAMENTO 22 MAGGIO 2020

FTSE MIB

17.342,11<–ancora sotto Resistenza 17500
BOX 16500/16900—-17500/18000

FTSE MIB 20-05-2020

16.900,45 <–ancora sotto Resistenza 17500 e ritorno su supporto
BOX 16500/16900—-17500/18000

AGGIORNAMENTO 19 MAGGIO 2020

FTSE MIB

17.480,45 <–ancora sotto Resistenza 17500
BOX 16500/16900—-17500/18000
FTSEMIB+++++

Vedi precedenti aggiornamenti

AGGIORNAMENTO 14 MAGGIO 2020

FTSE MIB

Ultimo 17:35:00
16.867,76
Variazione
-1,84%

FTSE MIB

16.516,56 <–fondo box raggiunto ora risposte importanti
BOX 16500/16900—-17500/18000
>17500 11-05-2020 – 12-05-2020 (spike a rientrare nel 14500-17500)
Prosegue il laterale sopra e sotto 17500 tra 16500/16900 e 17500/18000
vedi aggiornamenti precedenti
Rientro nel box 14500-17500 4/11-12-13 Maggio 2020-
sempre come detto 15700 il livello rischioso per nostro FTSEMIB
lato alto di 15600-18100 raggiunto 30 Aprile 2020
Molto importante >17500 per superare 18500-19500 e ambire a 20180-20400
FTSEMIB

NEW ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

Italia: fiducia consumatori e imprese risale a giugno

Come è accaduto in altri Paesi europei, anche in Italia la fiducia di consumatori e imprese migliora a giugno. Secondo i dati diffusi dall’Istat, l’indice del clima di fiducia dei consumatori è salito da 94,3 a 100,6 mentre quello delle imprese è passato da 52,7 a 65,4.“I dati sulla fiducia delle imprese e dei consumatori per il mese di giugno evidenziano i primi segnali di ripresa dopo il crollo record registrato nei mesi precedenti – commenta l’Istat -. L’aumento dell’indice riferito alle imprese e, in particolare, delle loro aspettative, è diffuso a tutti i settori, pur permanendo livelli storicamente contenuti dei diversi indicatori”. L’istituto di statistica sottolinea inoltre che l’indice della fiducia dei consumatori migliora in modo evidente, trainato dal recupero del clima personale e di quello futuro che si situano entrambi al di sopra del basso livello raggiunto a marzo 2020.

Italia: reddito disponibile giù dell’1,6% e balza la propensione al risparmio

Btp riagganciano la Grecia, spread giù. Analisti puntano su appiattimento curva 2-10y nel 3° trimestre

Continua il rally dei Btp che già ieri erano stati oggetto di consistenti acquisti. Il rendimento consolida sotto quota 1,3%, sui minimi da marzo. Nel corso della mattinata il rendimento del decennale italiano si era portato in area 1,25%, tornando di poco sotto quello della Grecia, per poi risalire leggermente sopra il decennale ellenico. Lo spread Btp-Bund questa mattina è sceso sotto la soglia dei 170 pb. Secondo JP Morgan lo spread potrebbe chiudersi ulteriormente fino a 130 pb entro fine anno. Guardando ai Btp, la view di Pramerica resta moderatamente positiva. Si ritiene opportuno mantenere il sovrappeso nei confronti dei Btp, con la possibilità di ridurre le posizioni al raggiungimento di certi livelli di spreadIl BTP ieri ha trovato slancio da un articolo del Financial Times in cui si sostiene che il Governo tedesco sta portando a termine una mediazione tra la BCE e la Corte Costituzionale tedesca.L’ultimo sondaggio Bloomberg vede nel terzo trimestre la curva dei Btp appiattirsi con il differenziale tra Btp a 2 ani e quelli a 10 anni che potrebbe portarsi a 97 pb a fine settembre rispetto ai correnti 120 pb. Negli ultimi 6 mesi tale differenziale si è mosso tra un minimo di 81 pb a un massimo di 147 pb.

Btp e Piazza Affari euforici: banche e industriali suonano la carica sul Ftse Mib, Atlantia +5%

Mercati di nuovo intonati al rialzo con la sponda del chiarimento degli Usa sul fronte dazi e le parole di Enria che offrono un assist all’M&A bancario. Intanto ieri il Nasdaq ha aggiornato i massimi storici.
Il Ftse Mib segna un rialzo dell’1,4% a 19.751 punti. a 19.610 punti. Ieri l’indice guida di Piazza Affari, che da ieri vede al suo interno Inwit e Interpump al posto di Bper e Ferragamo, aveva terminato con un ribasso dello 0,71% complice anche l’effetto dello stacco cedola di alcune delle big del listino.

Assist da schiarita sui dazi  e calo spread

I mercati guardano con favore le ultime dichiarazioni di Washington sull’accordo commerciale con la Cina. Il consulente alla Casa Bianca per il commercio, Peter Navarro, ha chiarito che l’accordo commerciale sulla Fase 1 tra Stati Uniti e Cina è ancora valido, facendo dietrofront dopo aver detto il contrario qualche ora prima a Fox News.Parallelamente continua il rally dei Btp che già ieri erano stati oggetto di consistenti acquisti e il rendimento consolida sotto quota 1,3%, sui minimi da marzo. Il BTP trova ulteriore slancio da un articolo del Financial Times in cui si sostiene che il Governo tedesco sta portando a termine una mediazione tra la BCE e la Corte Costituzionale tedesca. LO spread Btp-Bund questa mattina è sceso sotto la soglia dei 170 pb.

Galassia Agnelli suona la carica, buy convinti anche sulle banche

Sul parterre di Piazza Affari corre ancora Interpump (+2,45%) che già ieri era svettato con oltre +6% al suo debutto sul Ftse Mib. Bene anche i titli della galassia Agnelli con CNH (+2,8%), Exor (+2%) e FCA (+3,42%) in prima fila. Le indicazioni favorevoli sul fronte dazi fano volare gli industriali con +4% per Buzzi, +2,2% Leonardo e +1,9% Pirelli.
Tra le banche oltre +2% per Unicredit e UBI. Intesa Sanpaolo segna +1,52% dopo aver comunicato che il nulla osta della Consob alla pubblicazione del Documento di Offerta relativo all’Ops su Ubi Banca possa essere rilasciato nel corso di questa settimana. Intanto, secondo quanto riportato dal Messaggero, Intesa Sanpaolo avrebbe dato mandato a un advisor per valutare la cessione di Provis, società che si occupa del remarketing dei beni oggetto di contratti di leasing.
Sul fronte banche una sponda al rally arriva dalle parole del numero uno del Consiglio di Vigilanza sulle banche della Bce, Andrea Enria, ha consigliato agli istituti europei di valutare “nuove aggregazioni”, in quanto “la pandemia comprimerà ancora la redditività”.

Atlantia avanti tutta dopo lettera Aspi al Mise

Svetta il titolo Atlantia che è arrivato a guadagnare oltre +5% in area 15 euro.
In una lettera inviata al Ministero delle Infrastrutture, Autostrade per l’Italia (ASPI) ha sottolineato di voler continuare a negoziare oltre il 30 giugno, fermi restando i propri diritti ai sensi dell’articolo 9bis del contratto di concessione (risoluzione in caso di modifiche unilaterali). ASPI sottolinea di aver già impugnato il Milleproroghe ritenendolo incostituzionale e contrario alle disposizioni UE. Se gli esiti del contenzioso non confermassero la tesi di ASPI (e quindi il Milleproroghe fosse giudicato legittimo), la società si riserva di chiedere la risoluzione del contratto. ASPI conclude che continuerà a gestire la rete autostradale oltre il 30 giugno essendo la concessione ancora efficace. “Il rinvio dell’esercizio della risoluzione è un segnale chiaro della volontà di trovare una soluzione negoziale“, commenta Equita SIM.
Secondo il Messaggero il TAR del Lazio dovrebbe fissare l’udienza in ottobre-novembre sul ricorso di ASPI. In quella occasione potrebbe chiedere il rinvio alla Corte Costituzionale sulla legittimità del Milleproroghe, come richiesto da ASPI. Il CEO di ASPI Tomasi conferma la volontà di trovare un accordo ed anticipa della proposta fatta a maggio al governo di un arrotondamento dell`offerta di 2,9 mld con maggiori manutenzioni.

Piazza Affari pronta a riprendere la via dei rialzi, occhio alle banche

Piazza Affari si prepara, insieme alle Borse europee, a riprendere la via dei rialzi, dopo un inizio di settimana debole. Ieri l’indice Ftse Mib ha terminato con un ribasso dello 0,71% a 19.478 punti, complice anche l’effetto dello stacco cedola di alcune delle big del listino. Sebbene rimanga sullo sfondo il rischio legato all’accentuarsi dei contagi da Covid-19, oggi gli operatori sono rassicurati dalle ultime dichiarazioni di Washington sull’accordo commerciale con la Cina.Il consulente alla Casa Bianca per il commercio, Peter Navarro, ha chiarito che l’accordo commerciale sulla Fase 1 tra Stati Uniti e Cina è ancora valido, facendo un dietrofront imbarazzante dopo aver detto il contrario qualche ora prima a Fox News. “I miei commenti sono stati presi ampiamente fuori dal contesto”, ha detto, stando a un comunicato diramato dalla Casa Bianca. A rassicurare è arrivato anche il tweet di Donald Trump: “L’accordo commerciale con la Cina è completamente intatto. Nella speranza che continueranno a rispettare i termini dell’intesa!”.
L’azionario asiatico, che a inizio giornata era partito male, si è così ripreso accelerando nel corso della mattina in territorio positivo. A Tokyo l’indice Nikkei ha virato al rialzo chiudendo con un +0,5%, anche grazie al rally dei titoli tecnologici a Wall Street (Nasdaq ha toccato nuovo massimo storico).La tendenza dei mercati oggi è sostenuta anche dall’attesa degli indici Pmi manifatturiero e servizi per il mese di giugno, in uscita nel corso della mattina, che dovrebbero mostrare un rimbalzo dell’attività nell’Eurozona.Tra i titoli di Piazza Affari, attenzione alle banche. In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, il numero uno del Consiglio di Vigilanza sulle banche della Bce, Andrea Enria, ha consigliato agli istituti europei di valutare “nuove aggregazioni”, in quanto “la pandemia (da coronavirus) comprimerà ancora la redditività”. Intanto Intesa Sanpaolo ha fatto sapere di confidare che il nulla osta della Consob alla pubblicazione del Documento di Offerta relativo all’Ops su Ubi Banca possa essere rilasciato nel corso di questa settimana.

Confindustria: II trimestre è ‘compromesso, produzione industriale -20%

Il secondo trimestre è “compromesso”. E’ quanto ha scritto il Centro Studi di Confindustria nel report Congiuntura Flash. Nel mese di aprile la produzione industriale è crollata del 19,1% dopo il tonfo -28,4% a marzo), “con cali marcati in tessile-abbigliamento, gomma-plastica, mezzi di trasporto; nonostante il recupero atteso a maggio e giugno”.In generale, per la produzione industriale si prevede un crollo, nel secondo trimestre, attorno a -20% – che conferma l’outlook di un PIl in flessione di circa -9%, dopo -5,3% nel primo trimestre).“Questo sarà il punto di minimo della recessione, perché con la risalita faticosamente avviata si creano le condizioni per registrare un rimbalzo nel terzo trimestre”.

Bankitalia, Visco: ‘Pil Italia -10% in 2020 ma dipende da pandemia’. Il governatore cita Keynes

Il prodotto interno lordo italiano soffrirà nel corso del 2020 “una caduta attorno al 10%”. E’ quanto ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, in occasione di una tavola rotonda organizzata dall’Accademia dei Lincei.La caduta del Pil – ha precisato il governatore – “può essere leggermente superiore o inferiore, dipende dall’evoluzione della pandemia (da coronavirus) nella seconda parte dell’anno”.“Lo stato d’incertezza nel quale ci troviamo non ci consente di fare previsioni non dico accurate ma ragionevoli, procediamo per scenari possibili”, ma questo “non vuol dire che non si debba fare niente”.Ignazio Visco ha poi citato Keynes, affermando che ci vuole “un piano ben costruito” per affrontare la crisi, senza limitarsi a pensare solo al breve termine.

Bankitalia, Visco su pandemia coronavirus: ‘esagerato parlare di guerra

“Io penso che non viviamo in una fase di guerra. E’ esagerato confrontare questa pandemia con la guerra. Non c’è un nemico definito, vi è un virus da sconfiggere, molte iniziative da prendere”. E’ quanto ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, in occasione di una tavola rotonda organizzata dall’Accademia dei Lincei, riferendosi a quelle dichiarazioni secondo cui la pandemia da coronavirus è stata ed è tuttora una vera e propria guerra.Il modo migliore “di affrontare il presente, il breve periodo, è quello di avere un piano ben costruito per il lungo periodo – ha insistito Ignazio Visco, citando l’economista Keynes sulla necessità di avere un piano ben costruito – Poi il piano si può rivedere, ma bisogna guardare al lungo periodo per affrontare il breve”.La burocrazia inoltre serve e non deve essere eliminata: “Ci vuole una burocrazia, ci vuole una buona burocrazia, non va bene l’assenza di burocrazia come molti chiedono”.

Bankitalia su ipotesi taglio Iva: ‘serve visione ampia, non imposta per imposta

Sulla riforma del fisco “serve una visione ampia” e “non imposta per imposta”. E’ quanto ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, in occasione di una tavola rotonda organizzata dall’Accademia dei Lincei, commentando quanto detto ieri dal premier Giuseppe Conte, nel corso della conferenza stampa con cui ha chiuso gli Stati Generali di Villa Pamphili.A causa dell’evasione fiscale, dell’illegalità e della criminalità organizzata “il carico fiscale è molto pesante per coloro che le tasse le pagano. Si tratta di “una vecchia storia su cui però bisogna riflettere oggi”.Tornando all’ipotetico taglio dell’Iva, ieri il presidente del Consiglio ha ammesso che il governo sta valutando il taglio dell’Iva:“E’ una delle ipotesi che abbiamo discusso, ma non abbiamo deciso anche perché è una misura costosa”. Allo stesso tempo, “c’è preoccupazione sul fatto che non sia ripartito appieno quel clima di fiducia che fa innescare il circuito dei consumi. E’ una misura allo studio, questa settimana sarà già decisiva per una prospettiva del genere”.

Bankitalia su Recovery Fund: ‘non è vero che fondi europei non si pagano. Si paga tutto

“Sembra che ci siano fondi europei che si possono utilizzare senza pagarli”, ma non è così, perchè “si paga tutto”. E’ quanto ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, in occasione di una tavola rotonda organizzata dall’Accademia dei Lincei. Visco si è riferito alla proposta della Commissione europea sul Recovery Fund da 750 miliardi di euro, nota an che come Netx Generation EU che, se approvata, consentirebbe all’Italia di ottenere la fetta più grande e di finanziare il piano Recovery Italia, il Recovery Plan, che il premier Giuseppe Conte vuole presentare a settembre.“All’Italia – ha avvertito Visco -serve la capacità di spenderli bene, in infrastrutture e progetti utili”, senza “perderli in rivoli”, ha concluso.

Ftse Mib tiene nonostante effetto dividendi e contagi record nel mondo

Primi scorci di giornata con quotazioni in calo per Piazza Affari. Il Ftse Mib cede lo 0,09% a quota 19.600 punti. Ribasso superiore al 4% per Snam complice l’effetto dello stacco della cedola, così come per Terna (-3,8%).Complessivamente oggi staccano il dividendo 7 titoli del Ftse Mib. Poste Italiane un saldo cedola di 0,309 euro per azione; saldo cedola di 0,1426 euro per Snam e 0,1653 euro per Terna. Tra gli altri titoli presenti sul Ftse Mib si segnala lo stacco dividendo di Exor (0,43 euro, yield dello 0,84%), Leonardo (0,14 euro) e STM (prima tranche da 0,0375 euro). Infine Telecom Italia con cedola di 0,01 euro per le azioni ordinarie (yield del 2,63%) e soprattutto quella di 0,0275 euro per i detentori delle azioni risparmio (yield di circa il 7%).Da oggi Ftse Mib entreranno a far parte per la prima volta Interpump e Inwit, entrambi si muovono molto bene con rialzo rispettivamente del 5,5% e del’1,8%. I due titolo hanno preso il posto di Salvatore Ferragamo e Bper Banca.I mercati non sembrano scossi dai timori di una nuova ondata di epidemia da coronavirus. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha rilevato un numero record di contagi di Covid nel mondo nella giornata di domenica, con oltre 183 mila nuova casi in 24 ore. L’aumento maggiore nelle ultime 24 ore è stato registrato negli Stati Uniti e in Sud America.

Confcommercio: con avvio ‘Fase 2’ consumi ancora in forte calo a maggio (-30%)

Nonostante l’allentamento delle misure per il contenimento della pandemia e la graduale ripresa delle attività, a maggio la domanda delle famiglie ha stentato a trovare la strada per un rapido recupero. Secondo la Congiuntura Confcommercio di giugno, nel confronto annuo l’indicatore dei consumi (ICC) segnala un calo del 29,4% (in recupero però rispetto al -47% di aprile) ma che conferma grandi difficoltà soprattutto per i servizi legati alla fruizione del tempo libero. Anche nel mese di maggio sono pochi i segmenti che registrano un segno positivo: l’alimentazione domestica, le comunicazioni e l’energia sono tra i pochi settori i cui consumi sono sopra i livelli di un anno fa. Confcommercio segnala, tuttavia, che per molti segmenti non solo il recupero è modesto quanto, soprattutto, denso di incognite sul futuro prossimo, come nel caso della domanda di autovetture, dei consumi presso bar e ristoranti, dei trasporti e di tutta l’area legata al turismo ed allo svolgimento di attività d’intrattenimento e relazione.

Dividendi Borsa Italiana: lunedì di stacco cedola per sette big del Ftse Mib

Piazza Affari, reduce da una settimana positiva, si appresta a riaccendere i motori con diverse big che staccheranno il dividendo e condizioneranno in parte l’andamento degli indici di Borsa. Nel dettaglio saranno ben sei i titoli del Ftse Mib ha staccare la cedola.Lunedì su Borsa Italiana ci sarà l’ultimo grande appuntamento con lo stacco dei dividendi 2020, relativi all’esercizio 2019. Tra le big spicca il saldo dividendo molto sostanzioso di Poste Italiane, così come quello di Snam e Terna. Nel dettaglio Poste Italiane staccherà un saldo cedola di 0,309 euro per azione, pari a un rendimento di oltre il 3,7% circa. Saldo cedola di 0,1426 euro per Snam (yield superiore al 3%) e 0,1653 euro per Terna (2,5%).Tra gli altri titoli presenti sul Ftse Mib si segnala lo stacco dividendo di Exor (0,43 euro, yield dello 0,84%), Leonardo (0,14 euro) e STM (prima tranche da 0,0375 euro). Infine Telecom Italia con cedola di 0,01 euro per le azioni ordinarie (yield del 2,63%) e soprattutto quella di 0,0275 euro per i detentori delle azioni risparmio (yield di circa il 7%). Per completare la stagione dei dividendi mancano all’appello solo Hera (stacco il 6 luglio di 0,1 euro per azione) ed Enel (20 luglio, saldo di 0,328 euro).Nel Ftse Mid Cap sarà giornata di stacco dividendo per due utility: Acea (0,78 euro) e Iren (0,0925 euro), entrambe con dividend yield superiore al 4%. Sul Ftse Italia Star a staccare la cedola sono Carel Industries (0,12 euro) e Dea Capital (0,12 euro), mentre sull’MTA figurano ACSM-AGAM (0,08 euro), AlerionCleanpower (0,2 euro) e BF (0,003 euro).

Stati Generali, Conte: ora reiventare Italia, presto piano di rilancio. Valutiamo ulteriore scostamento bilancio

“Non è affatto sufficiente riformare il Paese, lo dobbiamo reinventare, perchè l’esperienza che abbiamo affrontato è stata troppo dura e la sfida che abbiamo di fronte è troppo impegnativa”. Così il premier Giuseppe Conte, nel chiudere con una conferenza stampa gli Stati Generali di Villa Pamphilj, durati otto giorni. A questo punto, ha reso noto il presidente del Consiglio, il governo lancerà un piano di rilancio, che spera di chiudere in una settimana, per confrontarsi con le opposizioni.“Questo piano rafforza me e i ministri nelle linee di intervento che abbiamo individuato in tre direttrici: modernizzare il Paese, avviare la transizione energetica, disegnare un’Italia più inclusiva”.“Il piano di rilancio nella versione definitiva sarà l’orizzonte dell’azione del governo. Da qui ricaveremo le riforme del Recovery Plan che presenteremo a settembre. Poi ci sono misure di più immediato impatto e abbiamo sicuramente valutato la necessità di intervenire per un ulteriore scostamento” di bilancio.

Stati Generali, Conte: ‘ora verso taglio cuneo fiscale, riduzione Iva tra ipotesi discusse’

“Dobbiamo dare impulso alla riduzione del cuneo fiscale con beneficio per i lavoratori: già a luglio avevamo predisposto una misura. E’ una direzione giusta che dobbiamo perseguire”. Così il premier Giuseppe Conte, nel chiudere con una conferenza stampa gli Stati Generali di Villa Pamphilj, durati otto giorni.La riduzione dell’Iva, “è una delle ipotesi che abbiamo discusso, ma non abbiamo deciso anche perché è una misura costosa”.Allo stesso tempo, “c’è preoccupazione sul fatto che non sia ripartito appieno quel clima di fiducia che fa innescare il circuito dei consumi. E’ una misura allo studio, questa settimana sarà già decisiva per una prospettiva del genere”

Revolut: spese degli italiani in recupero dopo la pandemia. Pagamenti con carta ai livelli di inizio marzo

Nel mese di giugno, dopo l’avvio della Fase 2, le transazioni fisiche con carta sono tornate agli stessi livelli di inizio marzo mentre i volumi di spesa sono il 25% più alti. Così afferma una recente indagine di Revolut, App finanziaria con oltre 12 milioni di clienti in Italia ed Europa, che mostra come la spesa degli italiani stia recuperando terreno dopo la pandemia Covid-19.
Con la Fase 2 tornano a crescere le transazioni presso i ristoranti e per i trasporti e registrano picchi rilevanti i monopattini in sharing e l’Home Décor

Mes, Gualtieri: ‘prestiti non sono pasto gratis, ma a tasso zero sono attraenti per l’Italia’

“Per l’Italia avere dei prestiti a tasso zero è attraente perché fa risparmiare risorse in interessi. E’ chiaro che il governo valuterà con grande attenzione” la scelta sul Mes Fondo salva-stati “non appena il negoziato sarà completato”. Lo ha detto il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, parlando dal Festival dell’Economia di Trento. “I prestiti non sono un pasto gratis ma risorse da cui si può attingere con tassi piu’ bassi di quelli di mercato”.Riguardo ai conti pubblici e alla questione eterna del debito pubblico, “quello che dovremo fare è un ridisegno strutturale della finanza pubblica che sia più a sostegno della crescita e della coesione, quindi c’è il tema della riforma fiscale, quello annoso dell’efficiantamento della spesa pubblica e poi c’è il terzo pilastro della capacità amministrativa di sostenere la crescita”.La strada delle “riforme qualitative” è fondamentale per garantire la crescita dell’economia all’Italia.L’Italia, ha ricordato Gualtieri, ha assistito a “un tasso di crescita medio negli ultimi anni dello 0,8%, al di sotto di quello degli altri Paesi, un tasso di crescita potenziale uguale nella sostanza”. Il titolare del Tesoro ha parlato di conseguenza della necessità di “raddoppiare il nostro tasso di crescita medio e potenziale” e di “portare il tasso di occupazione da 63 al 72%”.“Non si tratta di tornare come prima, ma rafforzare e accelerare quelle trasformazioni che già erano nel programma del nostro governo, della commissione europea, di green innovation deal e noi vogliamo farlo e stiamo lavorando anche in questi stati generali per predisporre un piano ambizioso”.

Italia: nuovo crollo di ordinativi e fatturato industria ad aprile

Le misure di chiusura imposte a numerose attività industriali per il contenimento dell’epidemia di Covid-19 e la forte flessione della domanda rivolta alle imprese industriali hanno determinato un calo senza precedenti di fatturato e ordinativi per l’industria in Italia. Secondo i dati diffusi oggi dall’Istat, il fatturato è sceso ad aprile del 29,4% rispetto al mese precedente, segnando un nuovo crollo dopo il -25,8% di marzo. Ancora più ampio il calo degli ordinativi che hanno registrato una flessione del 32,2% su base mensile, dopo il -26,4% di marzo.Il calo congiunturale del fatturato, spiega l’Istat, è esteso sia al mercato interno, che cede il 27,9%, sia a quello estero, che segna una caduta del 32,0%. Per gli ordinativi, sono le commesse provenienti dal mercato interno a registrare il peggiore risultato (-33,9%) rispetto a quelle provenienti dal mercato estero (-30,0%). La flessione è generalizzata a tutti i raggruppamenti principali di industrie.Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di aprile 2019), il fatturato è sceso del 46,9% rispetto all’aprile dello scorso anno, con cali del 48,1% sul mercato interno e del 44,6% su quello estero. Su base annua, l’indice degli ordinativi ha segnato una caduta del 49%, con cali su entrambi i mercati (-53,0% quello interno e -43,6% quello estero). L’unica variazione positiva si è evidenziata per l’industria farmaceutica (+1,5%), mentre quella negativa più ampia si è rilevata per il settore dei mezzi di trasporto (-71,2%).

Stati Generali, Ania auspica istituzione Fondo Sovrano italiano e ipotizza nuovi PIR

“Superata la fase acuta della pandemia, siamo alle prese con la non meno difficile crisi economica. Riteniamo che proprio una crisi di così forte impatto possa essere anche l’occasione per impostare un nuovo corso dei rapporti tra Stato, sistema produttivo, famiglie”. Così la Presidente dell’Ania e presidente di Poste Italiane Maria Bianca Farina nella relazione presentata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in occasione degli Stati Generali dell’economia, in corso a Villa Pamphili.“Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – continua Farina, in base a quanto emerge dalla sintesi della relazione presentata- ha parlato di un “nuovo inizio” e Lei, Presidente, ha insistito ripetutamente sulla necessità di un confronto con tutte le classi dirigenti del Paese. Lo ha fatto richiamando – anche nel suo Piano di Rilancio – l’improcrastinabile bisogno di modernizzare il Paese anche sul fronte della digitalizzazione, il che comporta sostenere la capitalizzazione delle imprese, rendere strutturali misure come Ace e Industria 4.0 e rilanciare gli investimenti pubblici e privati, puntando innanzitutto sulle reti telematiche, idriche ed energetiche. Ma occorre anche ridurre i tempi della giustizia penale e civile e riformare il Codice civile. Come pure il Fisco, per rendere il nostro sistema più equo ed efficiente”.“Questa mi sembra la via maestra di uno Stato moderno. Mai come in questi ultimi anni, l’apporto dei capitali privati– penso in modo particolare al settore che rappresento, quello delle assicurazioni – è stato sinergico per tutti i temi di welfare, per l’equilibrio del debito pubblico, ha allocato capitali per investimenti nell’economia reale”.“Tra i primi obiettivi va posto quello di riassorbire la caduta degli investimenti osservata a partire dal 2007 e, tra questi, sviluppare al più presto quelli destinati alle infrastrutture del Paese finalizzate alla transizione digitale e green. La partecipazione degli investitori privati potrebbe essere favorita dalla istituzione di un Fondo Sovrano italiano in grado di raccogliere capitale privato nazionale destinato al finanziamento di investimenti in infrastrutture o nel capitale delle imprese più fragili e/o più strategiche in affiancamento alle risorse pubbliche. Si potrebbe pensare anche all’offerta di garanzia sui progetti a più alto rischio o ad altri strumenti che permettano di conseguire condizioni e rendimenti di mercato. Bisogna altresì valutare se disegnare nuovi PIR dedicati a tale tipologia di investimenti e agli investitori istituzionali, ampliando alle imprese di assicurazione le agevolazioni già previste per gli investimenti di enti previdenziali e fondi pensione”.Farina ricorda che “il sistema assicurativo svolge un ruolo centrale nella raccolta del risparmio. La quota del risparmio degli italiani investita in forme di assicurazione vita è in crescita ormai da anni: nel 2019, secondo i dati recentemente pubblicati dalla Banca d’Italia, ha raggiunto il 18,2% della complessiva ricchezza finanziaria. Gli investimenti degli assicuratori italiani, alla fine del 2019, erano pari a circa 950 miliardidi euro, corrispondenti al 53% del PIL. Le imprese assicuratrici hanno seguito nel corso degli anni un’asset allocation che ha visto prevalere gli investimenti in titoli a reddito fisso, in particolare quelli emessi dallo Stato, pari, nel 2019, a 335 miliardi”.

BTP Futura per chi punta sulla rinascita dell’Italia, ecco come funzionerà

Rendimenti crescenti nel tempo e premio fedeltà finale collegato alla crescita del PIL nazionale. Sono le due principali peculiarità di BTP Futura, il nuovo Titolo di Stato esclusivamente dedicato ai piccoli risparmiatori. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha annunciato oggi la prima emissione da lunedì 6 luglio a venerdì 10 luglio (fino alle ore 13).BTP Futura sarà interamente dedicato a finanziare le spese previste dagli ultimi provvedimenti varati dal Governo per affrontare l’emergenza da Covid-19 e sostenere la ripresa del Paese.

BTP Futura avrà una struttura cedolare pensata per premiare i risparmiatori che lo deterranno fino alla scadenza. Le cedole saranno infatti calcolate in base a dei tassi prefissati e crescenti nel tempo (con il meccanismo cosiddetto “step-up”). La serie dei tassi minimi garantiti di questa emissione di BTP Futura sarà comunicata venerdì 3 luglio, a ridosso dell’emissione. Non sono previsti tetti o riparti: la domanda, a partire da un lotto minimo di 1.000 euro, sarà infatti completamente soddisfatta, salvo facoltà da parte del Ministero di chiudere anticipatamente l’emissione.Coerente con l’obiettivo di supporto all’economia nazionale, anche il premio fedeltà rifletterà la crescita economica nazionale. Il premio – corrisposto soltanto a chi acquisterà il titolo nei giorni di emissione e lo deterrà fino a scadenza – avrà infatti un valore minimo garantito pari all’1% del capitale investito, ma potrà aumentare fino ad un massimo del 3% dell’ammontare sottoscritto, sulla base della media del tasso di crescita annuo del PIL nominale dell’Italia registrato dall’ISTAT nel periodo di vita del titolo.

DURATA ANCORA DA DECIDERE

La prima emissione del BTP Futura avrà una durata compresa fra gli 8 anni e i 10 anni: la decisione definitiva verrà comunicata il prossimo 19 giugno. Il collocamento avrà luogo sulla piattaforma MOT (il mercato telematico delle obbligazioni e titoli di Stato di Borsa Italiana) attraverso due banche dealers: Banca IMI S.p.A, e Unicredit S.p.A.Il Titolo potrà essere acquistato attraverso gli stessi canali utilizzati dai risparmiatori retail per il BTP Italia rivolgendosi al proprio referente in banca o presso l’ufficio postale; per tenere conto delle attuali circostanze e per favorire la massima partecipazione dei risparmiatori, sarà possibile utilizzare anche il canale dell’acquisto online, mediante il proprio internet banking, se abilitato alle funzioni di trading.

Tesoro, Iacovoni: debito pubblico torna a scendere da 2021, gestione titoli di Stato ‘soddisfacente’

Il debito pubblico tornerà a scendere a partire dall’anno prossimo, dopo il forte aumento del 2020 dovuto alle spese che il governo sta sostenendo per far fronte all’emergenza coronavirus. Lo ha detto il responsabile del debito pubblico al dipartimento del Tesoro, Davide Iacovoni, presentando in una videoconferenza il nuovo Btp Futura.Iacovoni ha sottolineato che, per il ministero dell’economia, la gestione dei titoli di stato italiani è al momento “soddisfacente”.“Gli effetti di questa crisi si traducono in un aumento importante delle necessità di finanziamento dello Stato. Quest’anno avremo un incremento importante del rapporto debito-Pil, che però già dal 2021 tornerà a scendere, sperando in una traiettoria discendente sempre più consistente nei prossimi anni”, ha sottolineato Iacovoni.

Abi: finanziamenti richiesti al Fondo di garanzia superano i 10 miliardi

L’ABI ha reso noto che i finanziamenti richiesti dalle banche al Fondo di Garanzia hanno superato quota 10 miliardi di euro
per 492 mila domande fino a 25 mila euro.Complessivamente, al 5 giugno, le domande delle banche al Fondo di Garanzia sono cresciute a 542 mila, per 25,6 miliardi di euro (oltre un miliardo in più rispetto al giorno prima).

Rally frenetico di Piazza Affari non per tutti: su 5 titoli del Ftse Mib si spegne la luce

In una giornata euforica per Piazza Affari come quella di ieri, con Ftse Mib balzato del 2,78% oltre il muro dei 20 mila punti e coronando una settimana da sogno con un rialzo di oltre +10%, non tutti i titoli sorridono. L’ausilio del sorprendente boom delle payrolls Usa ha accentuato l’ondata di liquidità che nelle ultime due settimane si è riversata soprattutto sui titoli legati a settori quali banche e industriali, tra i più penalizzati negli scorsi mesi. Allo stesso tempo si è assistito a una sorta di ritirata da alcuni titoli che erano andati  per la maggiore nei momenti di maggiore incertezza sui mercati.

Diasorin e le altre, il rischio sboom diventa realtà

Nel parterre milanese figurano infatti alcuni segni meno anche marcati come il -4,71% di Diasorin a 166 euro. Secondo un articolo del Il Fatto Quotidiano, la graduatoria provvisoria relativa alla gara in aprile in Lombardia (ordine urgente di 500mila test Covid-19) vedrebbe in testa la svizzera Roche, che ha offerto un prezzo di 1,42 euro a test. Seconda nella graduatoria ci sarebbe Beckman Coulter con un’offerta di 3,8 euro a test, terza Ortho Clinical con 3,5 euro, quarta Diasorin con 3,3 euro e quinta Abbott offrendo 4 euro.Diasorin mette a segno la sesta seduta negativa nelle ultime 9 con titolo che si è allontanato non poco dai massimi storici a 211,8 euro toccati due settimane fa. Diasorin mantiene comunque lo scettro di miglior titolo Ytd con quasi +44%.Hanno sofferto anche altri titoli che figurano tra i best performer da inizio anno, a testimonianza che il risk-on sui mercati ha portato alcuni investitori a chiudere posizioni sui titoli in cui si erano rifugiati negli scorsi mesi nel contesto di gande incertezza post Covid.Così Nexi, che da inizio anno è il secondo miglior performer con quasi +20%, ieri ha chiuso debole a -0,9%. Male anche Recordati, terza nella graduatoria Ytd, che oggi ha ceduto lo 0,79%. Vendite anche su Terna (-1,6%) e Ferrari (-0,84%), anche loro tra i pochi titoli che presentano un saldo 2020 positivo.

Voglia di occasioni, ecco chi rimonta a velocità doppia

Di contro gli acquisti nelle ultime sedute, si sono concentrati sui titoli che più erano rimasti indietro nei primi 5 mesi dell’anno. Così si spiegano ad esempio l’oltre +9% di Bper e Saipem di ieri, che nonostante questi rialzi risultano ancora i due peggiori titoli del 2020. Allargando lo sguardo all’ultima settimana spiccano i prepotenti recuperi di titoli quali Banco BPM, ENI, Leonardo, FCA e CNH che figurano tra i peggiori 10 titoli Ytd. Stesso dicasi per Unicredit che addirittura è risalita a ridosso dei 9 euro archiviando la sua undicesima seduta consecutiva in rialzo. Durante questa striscia vincente il titolo è balzato in avanti del 37% (il 21 maggio viaggiava a 6,45 euro). Da inizio anno il saldo rimane ampiamente negativo di -31% circa.
Ieri il rally prepotente di Piazza Affari è stato dettato in primo luogo dai sorprendenti dati dal mercato del lavoro USA. Nel mese di maggio l’economia degli Stati Uniti ha creato 2,5 milioni di posti di lavoro, il maggior balzo di sempre. Il dato è decisamente migliore delle attese, visto che le stime erano per una perdita di 8 milioni di posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è sceso a sorpresa al 13,3%, rispetto al 14,7% di aprile. Gli economisti avevano previsto un tasso in rialzo al 19,8%.

I dati Usa ammaliano anche Piazza Affari: Ftse Mib oltre quota 20.000 punti

La settimana si chiude in bellezza per Piazza Affari dopo i sorprendenti dati dal mercato del lavoro Usa. A Milano l’indice Ftse Mib ha mostrato una crescita del 2,78% a quota 20.187,51 punti, sui massimi a quasi 3 mesi. Il listino principale di Piazza Affari ha inoltre chiuso oltre la barriera dei 20mila punti, non accadeva dallo scorso 6 marzo.Per quanto riguarda i dati sul lavoro americano, a maggio l’economia degli Stati Uniti ha creato 2,5 milioni di posti di lavoro, il maggior balzo di sempre. Un dato che è andato oltre le attese, visto che le stime erano per una perdita di 8 milioni di posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è sceso a sorpresa al 13,3%, rispetto al 14,7% di aprile. Gli economisti avevano previsto un tasso in rialzo al 19,8%. Ieri la Borsa milanese, come le altre Borse europee, avevano corso sull’onda dell’azione della Bce che ha potenziato il QE pandemico di altri 600 miliardi.Guardando ai singoli titoli, la maglia di migliore del Ftse Mib l’ha indossata oggi CNH Industrial con un rialzo del 9,8%. Ben comprato anche Salvatore Ferragamo (+8,3%), titolo che nel corso della giornata è stato anche stoppato in asta di volatilità. Un poderoso rally per Ferragamo che rialza la testa dopo che nei giorni scorsi il mercato si era concentrato sulla notizia che il titolo della maison toscana lascerà il Ftse Mib, a partire dal prossimo 22 giugno. Si sono messi in evidenza anche gli industriali con con Fca (+7%) che ha corso sotto la spinta delle attese per un imminente via libera al maxi-prestito da 6,3 miliardi di euro con garanzia pubblica all’80%. Ieri l’ad di Sace, Pierfrancesco Latini, ha specificato che dall’esame dell’operazione emerge una piena conformità della struttura dell’operazione ai termini del decretoBene anche i bancari: la migliore è Bper con +9,7%. Sotto la lente anche Banco Bpm che ha segnato un +6,7% dopo l’oltre +4% della vigilia. La banca ha concluso l’acquisto sul mercato del 4% di Anima per un controvalore di circa 50,8 milioni di euro e arrivando a detenere il 19,4% del capitale.In luce anche il comparto oil in scia al rally del petrolio in scia ai rumors che l’Opec+ avrebbe raggiunto un accordo estendere di un mese i tagli alla produzione. Domani è attesa una riunione per confermare l’estensione dei tagli. Uno scenario positivo di cui ha approfittato Saipem (+9,5) ma anche Eni (+6%).Sul fronte delle vendite spicca il ribasso di Diasorin che è scivola sul fondo del paniere principale con un tonfo di quasi il 5% (-4,7%) in area 166 euro. Secondo un articolo del Il Fatto Quotidiano, la graduatoria provvisoria relativa alla gara in aprile in Lombardia (ordine urgente di 500mila test Covid-19) vedrebbe in testa la svizzera Roche, che ha offerto un prezzo di 1,42 euro a test. Seconda nella graduatoria ci sarebbe Beckman Coulter con un’offerta di 3,8 euro a test, terza Ortho Clinical con 3,5 euro, quarta Diasorin con 3,3 euro e quinta Abbott offrendo 4 euro.

Governo lavora a incentivi rottamazione auto 

Si intensificano intanto le indiscrezioni circa un piano di nuovi incentivi alla rottamazione auto in Italia che coinvolge anche le auto euro 6. Nel dettaglio il governo erogherebbe fino a 4 mila euro per l’acquisto di una nuova vettura Euro 6 entro fine 2020 che scenderà a 2mila euro nel 2021 (metà a carico dello Stato e metà dei concessionari) in caso di rottamazione di auto con almeno 10 anni;

Bce sorprende con altri 600 miliardi nel QE pandemico e fuga ogni dubbio su suo ruolo di prestatore ultima istanza

La Banca centrale europea non delude e aumenta la potenza di fuoco contro gli effetti del Covid. Nella riunione di oggi la Bce ha deciso di aumentare e allungare il Pandemic Emergency Purchase Programme (Pepp), il piano straordinario di acquisto di asset per dare liquidità e stabilità al sistema lanciato a marzo in risposta al Covid. Il Pepp è stato infatti aumentato di 600 miliardi di euro, portando così il suo ammontare da 750 a 1.350 miliardi. Non solo. La Bce ha deciso anche di allungare la sua durata, portandola fino alla fine di giugno 2021, anziché fino a fine 2020. “In ogni caso – si legge nella nota dell’istituto guidato da Christine Lagarde – il Consiglio direttivo effettuerà acquisti nell’ambito del Pepp fino a quando non giudicherà che la fase di crisi del coronavirus sia terminata”. Gli analisti si aspettavano un aumento del Pepp di 500 miliardi (alcuni di 750 miliardi) e nessun ritocco alla durata. Inoltre, la BCE reinvestirà i proventi degli acquisti PEPP almeno fino al 2022.“In risposta alla revisione al ribasso dell’inflazione nell’orizzonte di proiezione legata alla pandemia, l’espansione del Pepp faciliterà ulteriormente la posizione di politica monetaria generale, sostenendo le condizioni di finanziamento nell’economia reale, in particolare per le imprese e le famiglie”, spiega la Bce.La Bce va oltre le attese e il mercato apprezza con acquisti soprattutto sui Btp e su Piazza Affari. “Dopo l’annuncio dell’European Recovery Plan e il potente pacchetto di incentivi fiscali tedeschi di ieri sera (1.300 mld di euro, ndr), la BCE ha aggiunto veri e propri fuochi d’artificio – rimarca Carsten Brzeski, economista di Ing – . La decisione odierna dovrebbe placare qualsiasi futura speculazione sul fatto che la BCE sia o meno disposta a svolgere il proprio ruolo di prestatore di ultima istanza per l’Eurozona”.

Le altre decisioni di politica monetaria

Nessuna novità invece dal fronte tassi. Come da attese, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimangono invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%. Il consiglio direttivo ha ribadito di attendersi che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché non vedrà le prospettive di inflazione convergere saldamente su un livello sufficientemente prossimo ma inferiore al 2% nel suo orizzonte di proiezione e tale convergenza non si rifletterà coerentemente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo.
La Bce ha infine confermato che il programma di acquisti del QE proseguirà a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro, insieme agli acquisti nell’ambito della dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi fino alla fine dell’anno. Il consiglio direttivo “continua ad aspettarsi che gli acquisti netti mensili durino il tempo necessario per rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi ufficiali, per terminare poco prima di iniziare ad aumentare i tassi di interesse chiave della Bce”.
“Il Consiglio direttivo – conclude la Bce – continua a essere pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, a seconda dei casi, per garantire che l’inflazione si muova verso il suo obiettivo in modo sostenuto, in linea con il suo impegno”.

La reazione dei mercati

Gli operatori accolgono con favore l’annuncio della Bce. Un Pepp da 1.350 miliardi fino a giugno 2021 conferma l’attuale fase positiva delle Borse europee, tornate ai livelli pre-lockdown, grazie soprattutto alla proposta di Recovery Fund europeo da 750 miliardi di euro da parte della Commissione Ue. E così, in seguito all’annuncio, i listini europei, che si muovevano sotto la parità, hanno girato in positivo. L’indice Eurostoxx 50 sale dello 0,30%. A Francoforte il Dax guadagna lo 0,24% e a Piazza Affari l’indice Ftse Mib avanza dello 0,61% a 19.762 punti. Ora si attende la conferenza stampa del numero uno della Bce, Christine Lagarde, in programma alle 14.30.
Attese, sempre oggi, da parte della Bce le nuove stime di crescita dell’economia e quelle sull’inflazione. Christine Lagarde ha già anticipato che le nuove previsioni per quest’anno saranno tra il -8% dello scenario medio e il -12% dello scenario peggiore, pronosticando per il 2020 una contrazione in Europa intorno al 10%. L’ipotesi più probabile è che le attuali stime sull’inflazione siano riviste al ribasso, soprattutto per il calo dei prezzi del petrolio.

Bce, tassi invariati e Pepp aumentato di 600 miliardi di euro

La Banca centrale europea aumenta il Pandemic Emergency Purchase Program (Pepp) di 600 miliardi: risposta positiva delle Borse che riducono le perdite

La Banca centrale europea va oltre le attese della vigilia e porta il Pandemic Emergency Purchase Program (Pepp) a 1350 miliardi di euro in totale. L’aumento, quindi, è stato di 600 miliardi contro le attese di 500 miliardi di euro.

FIAMMATA DEI MERCATI

La risposta dei mercati non si è fatta attendere. Subito dopo la pubblicazione della nota ufficiale della Bce le piazze europee hanno dimezzato le perdite accumulate in mattinata per andare, in diversi casi, in area positiva. Milano, che nella mattinata perdeva oltre l’1% è arrivata a guadagnare otre il mezzo punto percentuale, seguita anche da altre Borse europee. Tuttavia, nel corso della conferenza stampa gli indici hanno di nuovo ripreso un trend al ribasso.

PEPP FINO A GIUGNO 2021

La stessa Bce ha annunciato che il Pepp verrà esteso almeno fino a giugno 2021, specificando che i titoli che arriveranno a scadenza verranno reinvestiti nel piano di acquisto a sostegno delle economie europee almeno fino a giugno 2022. Nessuna novità sul fronte tassi, lasciati invariati a 0% per le operazioni di rifinanziamento principali, a 0,25% per quelle marginali e a -0,5% per i depositi presso la Banca centrale europea.

Borse europee girano in positivo dopo mossa Bce su Pepp, a Piazza Affari Ftse Mib +0,60%

Le Borse europee accolgono con favore l’annuncio di politica monetaria della Banca centrale europea (Bce), che nella riunione odierna ha deciso di aumentare di 600 miliardi il Pandemic Emergency Purchase Programme (Pepp), portandolo a 1.350 miliardi, e allungarlo fino a giugno 2021. Gli analisti si aspettavano un aumento di 500 miliardi. In seguito all’annuncio, i listini europei, che si muovevano sotto la parità, hanno girato in positivo. L’indice Eurostoxx 50 sale dello 0,30%. A Francoforte il Dax guadagna lo 0,24% e a Piazza Affari l’indice Ftse Mib avanza dello 0,61% a 19.762 punti. Ora si attende la conferenza stampa del numero uno della Bce, Christine Lagarde, in programma alle 14.30.

Bce-Day: rischio sell on news dopo forti acquisti su rumor potenziamento Pepp (analisti)

Oggi in primo piano la riunione della BCE. C’è grande attesa per la diffusione delle nuove stime di crescita della BCE e il potenziamento del piano QE anti-Covid. Secondo quanto circolato nell’ultimo periodo l’istituto guidato da Christine Lagarde potrebbe potenziare gli acquisti nell’ambito del QE pandemico. Il PEPP (acronimo di Pandemic emergency purchase program) potrebbe aumentare per altri 500 miliardi di euro in aggiunta agli attuali 750 miliardi.Non sono invece attese modifiche ai tassi sui depositi. Molto probabile una revisione al ribasso delle proiezioni macro-economiche, come già indicato da Lagarde settimana scorsa. L’annuncio Bce come di consueto arriverà alle 13:45 con successiva conferenza stampa della Lagarde alle 14:30.François Rimeu, senior strategist di La Française AM, stima che l’ammontare del fondo PEPP aumenti da €750 mld a €1000-1200 mld. “Questa è la decisione più importante, poiché i mercati potrebbero interpretarla come la conferma dell’indipendenza della Banca. La portata del PEPP è importante ma la comunicazione sarà decisiva”, asserisce l’esperto che si aspetta qualche dettaglio sugli investimenti derivanti dal PEPP. Si potrebbe dire che esso non è uno strumento a lungo termine (a differenza del QE tradizionale) e che gli acquisti non dovrebbero essere reinvestiti per sempre, ma non crediamo che la BCE intenda mandare un messaggio così “hawkish”, alla luce delle incertezze attuali.Il PEPP potrebbe vedere l’inclusione anche dei fallen angels; “A seguito delle dichiarazioni di Villeroy e di Lagarde, le aspettative dei mercati sono cresciute moltissimo negli ultimi dieci giorni – argomenta François Rimeu – . Per questo potrebbe trattarsi di un meeting ‘compra sui rumors, vendi sulle news’, ma il posizionamento sembra essere ancora sul versante basso e pertanto propenderemmo per una risposta moderatamente rialzista da parte dei mercati”

Ftse Mib cambia composizione: entrano Interpump e Inwit, fuori Ferragamo e Bper

Cambia nuovamente volto il Ftse Mib che si prepara a nuovi avvicendamenti ufficialmente a partire dalla seduta di lunedì 22 giugno. A fare il loro ingresso ufficiale nell’indice guida di Piazza Affari saranno Interpump e Inwit, mentre usciranno Salvatore Ferragamo e Bper Banca. “Il Ftse Italia Index Series Technical Committee ha approvato le seguenti modifiche per l’indice Ftse Mib che diverranno effettive dopo la chiusura delle negoziazioni di venerdì 19 giugno 2020, vale a dire, da lunedì 22 giugno 2020”, si legge nella nota diffusa ieri da Ftse Russell. I nomi presenti nella lista di riserva sono: Bper, UnipolSai, Iren e Brembo.Con riferimento alla revisione trimestrale, lunedì 15 giugno Ftse Russell pubblicherà un avviso con il numero di azioni e pesi di investibilità per l’indice Ftse Mib effettivi dopo la chiusura delle negoziazioni di venerdì 19 giugno 2020.

Borsa Italiana chiude euforica con impennata Enel e FCA. Unicredit (+5%) la migliore tra le banche

Nuova giornata di corposi rialzi per Piazza Affari. Il Ftse Mib si è spinto di slancio sopra la soglia psicologica dei 19.000 punti chiudendo in rialzo del 3,54% a 19.641 punti. Gli operatori continuano a guardare alla ripresa dell’attività economica. Sponda ulteriore oggi è arrivata dai dati della Cina dove si è assistito a un sorprendente recupero dell’indice Pmi servizi, che a maggio è balzato al record dal 2010.

Le ADP esaltano Wall Street

Molto meglio delle attese i dati sul mercato del lavoro Usa. Il rapporto ADP, tradizionale antipasto alle no farm payrolls (in arrivo venerdì) evidenzia a maggio -2,76 milioni di posti, in deciso miglioramento rispetto al dato di aprile a -19,6 milioni posti (dato rivisto da -20,2 milioni). Il trend è stato migliore delle aspettative, con il consensus Bloomberg che aveva indicato una perdita di 9 milioni di posti di lavoro.
Focus anche sul forte sostegno dalle banche centrali, in particolare Fed e Bce. William Dudley, ex presidente della Federal Reserve di New York, ha affermato oggi che non c’è nessun limite su quanto il bilancio della Federal Reserve potrebbe crescere, aggiungendo che “alcuni interventi della Fed hanno creato tuttavia episodi di azzardo morale”.Si guarda con speranza anche alla riunione di politica monetaria della Bce, in programma domani, da cui potrebbero giungere nuove misure in sostegno all’economia. Il mercato si attende un incremento del PEPP per ulteriori 500 miliardi.

Unicredit strappa a +5% alla vigilia della Bce

A Piazza Affari giornata di forti acquisti sulle banche che erano rimaste indietro nei mesi scorsi. Unicredit è stata la migliore con oltre +5%, seguita da Intesa Sanpaolo a +2,97%. Focus in primo luogo anche qui sui possibili nuovi stimoli monetari da parte della Bce. Il settore invece non ha risentito oggi della possibile introduzione della golden Power per le cessioni di NPL. Un articolo de Il Sole 24 Ore riporta il rischio che, con il Decreto Liquidità, le cessioni di crediti deteriorati da parte delle banche possano essere soggette alla normativa sul Golden Power. Questo porterebbe a un’ulteriore dilatazione dei tempi di cessione da parte delle banche in quanto sarebbe necessaria una notifica di vendita al governo e il via libera potrebbe arrivare fino a 75 giorni dopo.

Eni torna in area 9 euro, Enel allunga a 13 la striscia di rialzi

Tra le big di Piazza Affari si segnala la forza di ENI (+2,6% a 8,999 euro). Ieri ENI aveva cavalcato le anticipazioni circa il riassetto organizzativo del gruppo del Cane a sei Zampe. La riorganizzazione della struttura organizzativa dovrebbe prevedere la nascita di due direzioni generali: da un lato le attività oil (upstream + midstream) e dall’altro le attività ‘green’ (Downstream, Eni Gas e Luce, Versalis, rinnovabili).
Continua anche il momento positivo di Enel con +4,38% a 7,50 euro. La multiutility porta così a 13 il totale delle sedute consecutive al rialzo che le hanno permesso di riportare in positivo il saldo Ytd. Oggi è arrivata una novità sul fronte della mobilità sostenibile. La controllata Enel X ha annunciato l’espansione della sua rete di ricarica di veicoli elettrici (EV) a oltre 30mila punti di ricarica pubblici, quasi triplicando i circa 10.500 punti già disponibili e lanciando la connettività eRoaming assieme all’operatore olandese della rete di ricarica di veicoli elettrici Allego, a Robert Bosch GmbH e alla società tedesca Innogy.

Leonardo la migliore a +8,6% davanti a STM

Tra gli industriali balzo nell’ordine dell’8,59% per Leonardo, miglior titolo di tutto il Ftse Mib.
In gran spolvero oggi anche FCA salita di +5,16% a quota 8,768 euro (massimi dal 13 marzo scorso) in scia al rally di tutto il comparto auto Ue (indice settoriale sale del 3,13%). In Italia tornano le voci di incentivi alla rottamazione auto che potrebbero essere estesi anche diesel e benzina euro 6.
Intanto a maggio le immatricolazioni del mercato USA segnano -29,5% a/a a 1,11 mln (-23% YTD a 5,3 mln) di cui car -44% (-35% YTD) e truck -24% a 860 mila (-18% YTD). “Il mix è potenzialmente positivo per FCA dato che i truck (Jeep e RAM che hanno marginalità superiore alla media) hanno sovraperformato il mercato”, argomenta Equita che vede il mercato Usa chiudere il 2020 a -29% se non ci saranno ulteriori shock.
Spicca anche il balzo di STM dell’8,31% in scia alle novità da parte di Microchip. La società americana leader nei microcontrollori ha migliorato il range di guidance per il trimestre in corso. La società ha alzato il mid-point della stima di sales del 3% (range $1.25bn 0% qoq / $1.33 -6% qoq). La revisione è dovuta a minori disruptions nella supply chain legate a Covid-19 in Asia (Filippine, Malesia) e minori cancellazioni di ordini rispetto alle attese. STM genera circa il 20% del fatturato dai microcontrollori.

Telecom e Diasorin annaspano

Tra le poche note stonate della giornata c’è invece Telecom Italia che ha chiuso a -1% circa alla luce delle ultime indiscrezioni che vedono anche Iliad pronta a concorrere nell’arena della telefonia fissa.
Peggior titolo di giornata è stato però Diasorin (-3%) con gli investitori che prendono

Nuovo BTP 10 anni da record: sfondato muro dei 100 mld di domanda

Il nuovo Btp a 10 anni ha attirato richieste record superando per la prima volta i 100 mld di euro per un collocamento via sindacato. I dati sulla composizione della domanda non sono stati ancora comunicati dal Tesoro.L’emissione della prima tranche del nuovo BTP a 10 anni (scadenza 1° dicembre 2030, godimento 1° giugno 2020 e tasso annuo dell’1,65%, pagato in due cedole semestrali) ha visto l’allocazione di un ammontare pari a 14 miliardi di euro. Il titolo è stato collocato al prezzo di 99,520 corrispondente ad un rendimento lordo annuo all’emissione dell’1,707%. Lo rende noto il Ministero dell’Economia e delle Finanze.Il collocamento è stato effettuato mediante sindacato, costituito da sei lead manager, BNP Paribas, Citigroup Global Markets Ltd, HSBC France, Monte dei Paschi di Siena Capital Services Banca per le Imprese S.p.A, NatWest Markets PLC e UniCredit S.p.A e dai restanti Specialisti in titoli di Stato italiani in qualità di co-lead manager.L’operazione rientra tra quelle previste dale linee guida per la gestione del debito pubblico. Il programma di emissione per il secondo trimestre 2020 prevede la possibile emissione di ulteriori nuovi titoli in aggiunta a quelli comunicati, in base alle condizioni dei mercati finanziari. L’emissione del nuovo Btp a 7 anni prevista per il secondo trimestre è stata invece posticipata al terzo trimestre 2020 per tener conto di questa operazione.

Ftse Mib: chiude in netto rialzo (+2,42%)

BCE: a maggio sottoscritti 2,8 mld titoli Stato italiani

Scendono gli acquisti di titoli di stato italiano effettuati dalla Bce nel mese di maggio. La Banca Centrale infatti ha sottoscritto 2,853 miliardi di titoli del settore pubblico. Lo dice l’istituto centrale fornendo l’aggiornamento del programma.Il valore del mese scorso va confrontato con i 10,919 miliardi di aprile. Il controvalore totale dei titoli del settore pubblico italiano acquistati finora con la nuova edizione del Qe partita in novembre si porta così a 396,233 miliardi.A comunicarlo è l’istituto centrale fornendo l’aggiornamento del programma, in attesa del meeting del 4 giugno. Ricordiamo che con il Meeting di questa settimana il mercato si attende un potenziamento del PEPP per ulteriori 500 miliardi, in linea con le rassicurazioni recenti dell’Istituto: “la Bce è pronta ad adeguare tutte le misure messe in campo in base alle necessità e in particolare ad incrementare le dimensioni del programma pandemico di acquisti di asset PEPP e ad adeguare la sua composizione, e potenzialmente gli altri strumenti se, alla luce delle informazioni che diverranno disponibili prima del vertice di giugno, stabilisse che le dimensioni dello stimolo si stessero rivelando inferiori al necessario”.

BTP e spread guardano a Bce Day, verso bazooka PEPP in versione XXL ed esteso al 2021

La riunione della Bce in programma giovedì 4 giugno, insieme al rapporto sull’occupazione negli USA in uscita venerdì, sono gli eventi clou della prima settimana di giugno.
La riunione di questo mese della Bce è guardata con interesse dai mercati e dall’Italia in particolare con i BTP che potrebbero trovare sponda dal possibile potenziamento degli acquisti nell’ambito del QE pandemico. Bce che in questi mesi ha già dimostrato come i titoli di Stato italiani siano al centro dei propri acquisti grazie anche alla flessibilità introdotta per il PEPP. Lo spread Btp-Bund potrebbe in caso di potenziamento del bazooka Bce allungare ulteriormente sotto i 200 pb, soglia sotto il quale è sceso nella parte finale di maggio.La riunione Bce è molto attesa in prima battuta per alla diffusione delle nuove stime di crescita della BCE; gli esperti dell’istituto si interrogano su quanto sarà grave e duratura sarà la recessione in Europa e quale impatto avrà sull’inflazione. In secondo luogo è alta l’attesa per un potenziamento del piano d’emergenza di acquisti di asset, il PEPP, rispetto agli attuali 750 miliardi di euro.

Cosa deciderà la BCE secondo gli analisti

Non è chiaro se la BCE delibererà nuovi stimoli già questo mese riporta Allianz Global Investors secondo cui le pressioni sui mercati finanziari sono notevolmente diminuite. Inoltre, i partecipanti alla conferenza stampa potrebbero chiedere chiarimenti circa la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca che potenzialmente limita future azioni di stimolo della BCE.
Per Carsten Brzeski Chief Economist, Eurozone and Global Head of Macro di ING, la BCE aumenterà il PEPP di circa 500 miliardi di euro nella riunione di questa settimana, estendendo il programma fino alla metà del 2021. Inoltre, seguendo il principio del precedente collateral easing, la BCE potrebbe anche annunciare che i proventi del PEPP saranno reinvestiti e potrebbe dare un’altra occhiata al sistema di tiering.
Concorde sul fatto che il Consiglio direttivo della BCE deciderà per un aumento del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) di € 500 miliardi ed esteso fino a settembre 2021 (rispetto all’attuale dotazione di 750 miliardi fino alla fine del 2020) anche PIMCO. Nel nuovo blog di PIMCO “Anteprima sulla BCE: Perseverare” a cura di Konstantin Veit, Senior Portfolio Manager European Rates, si prevede che alla riunione del 4 giugno verrà confermato che gli acquisti PEPP saranno reinvestiti alla scadenza e sarà chiarito il trattamento dei “fallen angels” nell’ambito dei vari programmi di acquisto di asset. Infine verrà ribadita con forza la disponibilità a fare tutto ciò che è necessario nell’ambito del proprio mandato.
Mentre gli acquisti di asset della BCE e le generose disposizioni in materia di liquidità supportano i prodotti a diffusione europea, il contesto attuale – conclude PMICO – rimane caratterizzato da un’elevata incertezza sulle prospettive macroeconomiche sulla capacità dei funzionari governativi eletti di rispondere alla crisi in modo adeguato in termini di qualità e portata a cui si aggiungono vari interrogativi sulla funzione di reazione della BCE.

Piazza Affari corre a gran velocità, in volata Eni e Leonardo

Piazza Affari mette il piede sull’acceleratore a metà seduta. L’indice Ftse Mib allunga a +2,3% in area 18.900 punti, dopo una partenza in rialzo di solo mezzo punto percentuale. L’attesa per la riunione di giovedì della Bce, che dovrebbe incrementare di altri 500 miliardi il programma di acquisti di titoli, ha scaldato le quotazioni anche degli indici europei: l’Ibex 35 di Madrid e il Cac 40 di Parigi salgono di oltre il 2%, mentre il Ftse 100 di Londra rimane indietro a +1%. Il migliore indice del Vecchio Continente è il Dax di Francoforte che segna quasi il +4% in attesa del secondo piano di stimoli per sostenere la ripresa della principale economia dell’eurozona.
Le borse europee hanno ulteriormente accelerato anche grazie al miglioramento dei futures di Wall Street: i derivati su Dow Jones, S&P500 e Nasdaq avanzano di circa mezzo punto percentuale. Al momento sembra quindi prevalere l’ottimismo per una ripresa dell’economia più rapida del previsto, con la progressiva riapertura delle attività in seguito all’allentamento dei lockdown. Rimangono comunque in primo piano le crescenti tensioni sociali negli Stati Uniti e le frizioni tra Washington e Pechino.
Tornando a Piazza Affari, Eni spicca in vetta al Ftse Mib con un rialzo del 5% sostenuta dal rialzo del petrolio e dal riassetto organizzativo. Ben comprate anche Leonardo (+4,7%) e Buzzi (+4,5%).
Acquisti su Fca nonostante i brutti dati sulle immatricolazioni. Il gruppo ha registrato un andamento peggiore rispetto a quello del mercato a maggio con le immatricolazioni che sono scese del 57,2% rispetto allo stesso mese del 2019. Di conseguenza, la quota di mercato di Fca si è attestata al 22,3%.
Sono solo due i titoli in rosso: il peggiore è Diasorin che cede circa il 3%, mentre Amplifon limita le perdite allo 0,5%.

Piazza Affari chiude in volata con Ftse Mib oltre 18.500 punti, Mediobanca la migliore (+8%)

Piazza Affari archivia la prima seduta della settimana e del mese di giugno in deciso rialzo. L’indice Ftse Mib chiude in progresso dell’1,79% a 18.523,71 punti, superando la resistenza importante dei 18.481 punti, dove passa il ritracciamento del 38,2% di Fibonacci di tutto il down trend avviato a febbraio 2020.
Tra i titoli dal paniere principale, Mediobanca chiude in vetta con un rialzo dell’8,1%. Delfin, la holding di Leonardo del Vecchio, ha confermato l’autorizzazione ad incrementare la partecipazione detenuta nella banca al di sopra della soglia del 10% del capitale sociale e fino al 20%.
Forti acquisti anche su Banco Bpm e Cnh Industrial che guadagnano entrambi il 6,5%.
In fondo al Ftse Mib troviamo Diasorin (-3,7%) e Campari (-1,5%).
Gli operatori rimangono concentrati sugli ultimi sviluppi dei rapporti tra Usa e Cina. Washington ha dichiarato che eliminerà il trattamento di favore nei confronti di Hong Kong in seguito alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino che limita l’autonomia dell’ex colonia britannica. A sua volta, la Cina avrebbe risposto chiedendo ad alcune società controllate dallo stato di sospendere gli acquisti di soia e di carne di maiale importati dagli Usa, con la possibilità di estendere l’ordine ad altri beni agricoli se Washington adotterà nuove ritorsioni.

Auto: immatricolazioni dimezzate a maggio, Fca fa peggio del mercato

Secondo i dati pubblicati oggi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a maggio il mercato italiano dell’auto totalizza 99.711 immatricolazioni, ovvero il 49,6% in meno rispetto allo stesso mese del 2019. Il consuntivo dei primi cinque mesi del 2020 conta, quindi, 451.366 immatricolazioni, volumi dimezzati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-50,5%), con una perdita di quasi 460.000 unità.
Sono cinque, a maggio, i modelli italiani nella top ten delle vendite, con Fiat Panda (6.462 unità) ancora in prima posizione, seguita, al terzo posto, da Lancia Ypsilon (2.437) e, al quarto, da Jeep Compass (2.322). Al quinto posto troviamo Fiat 500X (2.318), seguita, al decimo, da Jeep Renegade (2.080).
In particolare, Fca ha registrato un andamento peggiore rispetto a quello del mercato. A maggio le immatricolazioni del gruppo sono scese del 57,2% rispetto allo stesso mese del 2019. Di conseguenza, la quota di mercato di Fca si è attestata al 22,3%

View mercati: poco spazio per ulteriore rialzo asset più rischiosi (analisti)

I passi avanti verso una risposta fiscale unificata nell’UE e le indicazioni confortanti circa i primi esiti dell’uscita dal lockdown (assenza di impennata di nuovi contagi) hanno dato un ulteriore impulso al rally dei mercati con il mese di maggio che ha visto ritorni positivi per tutte per principali Borse. Tuttavia, argomenta oggi Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments, i dati macro hanno appena iniziato a mostrare l’entità delle ricadute economiche; Generali Investments ha nuovamente rivisto al ribasso le previsioni per il PIL globale, a -4,8%, con una contrazione del 10% del PIL nell’area euro. “Rimaniamo preoccupati per i rischi di una seconda ondata di infezione in autunno. Nonostante le recenti notizie positive, un nuovo vaccino sembra tra almeno un anno di distanza”, asserisce Zanghieri che guarda con preoccupazione anche al deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina “poiché la pesante sferzata cinese verso Hong Kong si aggiunge al gioco delle colpe sulla responsabilità della pandemia, alle misure statunitensi contro Huawei e alla guerra commerciale ancora irrisolta”.L’esperto ritiene che ci sia ancora spazio per un’ulteriore rialzo degli asset più rischiosi, ma non enorme. “Rimaniamo quindi solo leggermente sovraesposti ai segmenti più rischiosi del nostro portafoglio (azioni e titoli high yiled). Al contrario, il credito di alta qualità continua a beneficiare del sostegno delle banche centrali, il che andrà a vantaggio anche del debito periferico dell’area euro. I bassi rendimenti core sono coerenti il mantenimento di una duration lunga”, conclude Zanghieri.

Enel rullo compressore: è il titolo del Ftse Mib con più Buy e gli analisti puntano su forte spinta green da UE

Piazza Affari ha evidenziato a maggio una debolezza relativa rispetto a Wall Street e Dax, ma andando a spulciare l’andamento delle big di Piazza Affari ci sono alcune grandi eccezioni con titoli che hanno dato molte soddisfazioni agli investitori.
Il Ftse Mib ha chiuso maggio con un +2,87%, una buona performance che però fa un po’ storcere il naso considerando che altri mercati come Wall Street o  il Dax (+6,68%) ha fatto molto meglio. Il saldo da inizio anno del Ftse Mib è ancora di oltre -22%, ben peggiore rispetto al -5,77% dello S&P 500.

Enel con il turbo nelle ultime settimane

Andando a guardare le performance dei singoli titoli non mancano però le sorprese positive. In particolare le ultime due settimane del mese di maggio hanno visto una straordinaria ascesa di quello che ormai da tempo è il titolo di maggior peso di tutto il listino milanese. Parliamo di Enel che ha mandato in archivio maggio con un balzo di oltre 10 punti percentuali grazie all’incredibile serie di rialzi consecutivi: le ultime due settimane si sono chiuse con un filotto di rialzi, ossia ben 10 sedute positive consecutive.Un magic moment che avvicina Enel a riportare in pareggio il saldo da inizio anno che nei primi 5 mesi è di -2,4% rispetto al -22% dell’indice Ftse Mib. Stamattina Enel si è spinta sopra i 7 euro per la prima volta dal 9 marzo, con un balzo di oltre il 35% rispetto ai minimi del 12 marzo a 5,15 euro. 


La sovraperformance ha aumentato il vantaggio di Enel rispetto al resto delle big di Piazza Affari: con una capitalizzazione di oltre 70 miliardi di euro, vale quasi 2,5 volte Eni (29,5 mld). Enel vale oltre 4 volte Unicredit e più di 5 volte FCA.

Da Recovery Fund sponda a Green Deal

Il 27 maggio la Commissione europea ha presentato la sua proposta Recovery Fund e il Green Deal fa parte del piano, con i dettagli sulle misure specifiche per stimolare la transizione energetica che arriveranno nei prossimi giorni e settimane. “Riteniamo che Enel possa assumere un ruolo di leadership nel processo e aumentiamo il nostro prezzo target a 7,8 (rispetto a 7,4), poiché ora includiamo la pipeline rinnovabile nella nostra somma delle parti”, rimarca Credit Suisse nel report dedicato a Enel che viene indicata come top pick.
La casa d’affari elvetica ritiene che Enel sia nella posizione migliore per guidare la transizione energetica in Europa, per tre motivi: la sua scala, essendo la principale utility europea sia in termini di capacità rinnovabile installata (43 GW a livello globale) sia per le aggiunte pianificate (14 GW nel 2020-22). Oggi l’Europa rappresenta solo il 30% di queste aggiunte e vediamo che questo rapporto può crescere nei piani futuri; in secondo luogo, la flessibilità della sua pipeline, con 20 GW di progetti disponibili da costruire nel 2020-22; terzo motivo è la solidità del bilancio e della liquidità (25 miliardi disponibili per 6 miliardi di scadenze nel periodo 2020-21).
Credit Suisse ritiene che nell’aggiornamento del piano aziendale di novembre il management aumenterà ulteriormente gli obiettivi di crescita rinnovabile e questo è il catalizzatore chiave di Enel nel contesto del Green Deal.

La preferita dagli analisti: l’80% dice Buy

In generale il consensus degli analisti raccolto da Bloomberg indica una larga maggioranza di Buy, pari all’80%, con il 16,7% che è Hold e solo il 3,3% che dice Sell. Il prezzo obiettivo medio è di 7,58 euro, ossia il 9% sopra i livelli di chiusura di fine maggio. Nell’ultima settimana nella platea dei buy su Enel si è aggiunta Bank of America che ha portato il target price da 7,7 a 8 euro.
Guardando alle big di Piazza Affari, nessun altro titolo raccoglie così tanti consigli d’acquisto:  Telecom Italia segna il 76% di Buy; poi c’è Ferrari con il 70,8%, Unicredit (60% di Buy), Fca (59,1%), Eni (50%), Intesa Sanpaolo (43,8%), Terna (38,1%), Generali (33,3%).
L’effetto Covid-19 non ha fermato Enel nel primo trimestre con solidi conti che hanno convinto gli analisti. L’utile netto di Enel è salito nei primi tre mesi dell’anno per Enel con un + 10,5% a 1.281 milioni di euro contro i 1.159 milioni di euro del primo trimestre 2019, mentre i ricavi calano del 12,2% a 19.985 milioni di euro contro i 22.755 milioni di euro nel primo trimestre 2019. Confermata la guidance 2020-22 ma nessun target specifico per il 2020 a causa delle numerose incertezze sugli effetti COVID, currency e one-offs.

Italia: produzione industriale recupera a maggio ma resta lontana dai livelli di un anno fa

In maggio la produzione industriale italiana è diminuita del 33,8% rispetto a un anno prima, dopo il -44,3% rilevato in aprile. Lo si legge in un commento del Centro Studi di Confindustria (CSC), secondo cui nella media degli ultimi tre mesi, ovvero da quando sono state introdotte le misure di contenimento del Covid-19, il livello dell’indice destagionalizzato della produzione è inferiore del 34,2% rispetto a febbraio. Come atteso dal CSC, la fine del lockdown e, quindi, la riapertura delle attività manifatturiere che erano ancora sospese, si è tradotta in una lenta ripartenza dell’industria, ancora soffocata da una domanda – interna ed estera – estremamente debole. Nei mesi primaverili, PIL e produzione sono attesi dal CSC diminuire in misura più forte rispetto a quanto osservato nel primo trimestre.

Italia: Pmi manifatturiero migliora dopo allentamento restrizioni per Covid-19

L’Indice PMI (Purchasing Managers Index) IHS Markit del settore manifatturiero italiano, che con una sola cifra dà un’immagine degli sviluppi delle condizioni generali del settore manifatturiero, ha registrato a maggio 45,4 punti, e segnala il ventesimo mese di contrazione dello stato di salute del settore manifatturiero italiano. L’indice principale è aumentato però dal valore record negativo di aprile di 31,1 indicando un tasso di declino molto più debole.
Parte dell’economia continua ad applicare le restrizioni per cercare di contenere la pandemia da Covid-19 e di conseguenza continua a maggio la contrazione del settore manifatturiero italiano. Anche se i declini riportati sono stati più deboli rispetto al record di aprile a causa dell’allentamento delle restrizioni e della riapertura delle fabbriche, sia la produzione che i nuovi ordini sono diminuiti per il ventiduesimo mese consecutivo. La domanda rimane debole, infatti i nuovi ordini sono diminuiti ad un tasso elevato e al livello più veloce mai osservati in più di 11 anni. Allo stesso tempo, le aziende hanno continuato a ridurre il loro personale, con la contrazione di maggio che è stata la più veloce da metà 2009

Gualtieri: “Valuteremo tutti gli strumenti che ci sono, del Mes o del Sure”

“Valuteremo tutti gli strumenti più convenienti che ci sono, che siano del Mes o del Sure (il programma Ue contro la disoccupazione, ndr.). Valuteremo e faremo la scelta più utile, giusta e conveniente e sono sicuro che ci sarà un senso di maturità e di responsabilità”, così ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri intervistato in tv a «In mezz’ora».
Il titolare del dicastero di via XX Settembre poi ribadisce che tutte le misure del decreto legge Rilancio saranno operative entro giugno, auspicando “un grande patto con tutte le forze sociali, economiche e produttive per lanciare a settembre, in occasione della presentazione della legge di Bilancio per il 2021, “un piano per la rinascita e la ripresa”.

Evasione fiscale crolla durante il lockdown

Il prolungato lockdown che ha interessato la gran parte delle piccole e piccolissime attività economiche ha comportato la diminuzione di 27,5 miliardi di euro dell’evasione fiscale in Italia. Lo afferma l’Ufficio studi della CGIA che è giunta a questo risultato economico, partendo da una considerazione molto diffusa tra l’opinione pubblica. Ovvero, che il popolo degli evasori presente in Italia è costituito quasi esclusivamente da lavoratori autonomi.Secondo le stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze, in Italia ci sarebbero circa 110 miliardi di evasione fiscale all’anno. Molti osservatori ritengono che questo mancato gettito sia riconducibile in massima parte ad attività caratterizzate da un rapporto commerciale diretto con il cliente finale come nel caso di molti edili, dipintori, idraulici, elettricisti, orafi, parrucchieri, estetisti, baristi, ristoratori, piccoli commercianti, etc. Basandosi su queste considerazioni e sul fatto che i 3 mesi di chiusura hanno interessato proprio tali attività, la CGIA afferma che con buona approssimazione l’evasione fiscale sia diminuita del 25 per cento, ovvero di 27,5 miliardi di euro, facendo scendere a 82,5 miliardi l’ammontare complessivo del mancato gettito. “Un risultato che, ovviamente, non ha alcun rigore scientifico, ma serve a lanciare una provocazione e, allo stesso tempo, contestare una tesi che, purtroppo, sta ingiustamente etichettando la categoria del lavoro autonomo”, asserisce CGIA in una nota.Il segretario della CGIA Renato Mason dichiara: “Grandi o piccoli che siano, gli evasori vanno perseguiti ovunque si nascondano. Tuttavia, se il nostro fisco fosse meno esigente, lo sforzo richiesto sarebbe più contenuto e probabilmente ne trarrebbe beneficio anche l’Erario. Con una pressione fiscale più contenuta, molti di quelli che oggi sono evasori marginali diventerebbero dei contribuenti onesti. Ricordo che la nostra giustizia civile è lentissima, la burocrazia ha raggiunto livelli ormai inaccettabili e la Pubblica amministrazione rimane la peggiore pagatrice d’Europa. Nonostante queste inefficienze, la richiesta del nostro fisco si colloca su livelli elevatissimi e, per tali ragioni, appare del tutto ingiustificata”.

Bankitalia, Visco: ‘con pandemia recessione scenari estrema incertezza. Come far tornare Pil a 1,5%

“La pandemia e la recessione aprono scenari di estrema incertezza che rendono molto difficile tratteggiare i contorni dei nuovi equilibri che si andranno a definire. L’incertezza è una ragione in più per rafforzare da subito la nostra economia, per muoversi lungo quel disegno organico di riforme già per molti aspetti tracciato”. Così il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nel discorso sulle Considerazioni finali sul 2019. “Per riportare la dinamica del prodotto intorno all’1,5 per cento (il valore medio annuo registrato nei dieci anni precedenti la crisi finanziaria globale) servirà un incremento medio della produttività del lavoro di poco meno di un punto percentuale all’anno. Questo obiettivo richiede un forte aumento dell’accumulazione di capitale, fisico e immateriale, e una crescita dell’efficienza produttiva non dissimile da quella osservata negli altri principali paesi europei. Conseguirlo presuppone comunque una rottura rispetto all’esperienza storica più recente, richiede che vengano sciolti quei nodi strutturali che per troppo tempo non siamo stati capaci di allentare e che hanno assunto un peso crescente nel nuovo contesto tecnologico e di integrazione internazionale”

Bankitalia, Visco: ‘Pil -5% in I trim, caduta più marcata nel II trim. Da recessione forte impatto su finanze pubbliche’

“Nel primo trimestre il PIL in Italia ha registrato una flessione dell’ordine del 5 per cento; gli indicatori disponibili ne segnalano una caduta ancora più marcata nel secondo”. Così il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nel discorso sulle Considerazioni finali sul 2019. “L’impatto della recessione e delle misure messe in campo per contenerne le conseguenze è forte sulle finanze pubbliche. Un lascito così pesante impone una presa di coscienza della dimensione delle sfide di fronte a noi. L’economia italiana deve trovare la forza di rompere le inerzie del passato e recuperare una capacità di crescere che si è da troppo tempo appannata. Nonostante le profonde ferite della crisi e le scorie non ancora assorbite di quelle precedenti, le opportunità in prospettiva non mancano; il Paese ha i mezzi per coglierle”

Piazza Affari, la migliore d’Europa in avvio: vola Ferragamo con nuova governance

Partenza in deciso rialzo per Piazza Affari all’indomani del nuovo piano Ue. Nei primi istanti di contrattazioni l’indice Ftse Mib, tra i migliori in Europa, sale di circa l’1% a 18.077 punti, con i bancari che si mettono subito in evidenza come era accaduto nella seduta di ieri. In particolare, si posiziona tra le migliori del listino Bper Banca che avanza di oltre il 4 per cento.Ma la protagonista indiscussa è Salvatore Ferragamo che vola in Borsa (+10%) all’indomani dell’annuncio di una nuova governance, con Michele Norsa (ex-a.d. del gruppo de lusso) che torna nei panni di vicepresidente con poteri esecutivi. In recupero, dopo avvio di settimana all’insegna della debolezza, per DiaSorin che oggi torna agli acquisti e ora mostra una crescita di circa il 3 per cento.

Credito: domande moratoria salgono a 250 mld, quasi 400mila le richieste finanziamenti da Pmi

Sale a 2,4 milioni il numero di richieste di adesione alle moratorie sui prestiti, per un valore di 250 miliardi. Si avvicinano a quota 400.000 le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentate al Fondo Centrale di Garanzia. Attraverso ‘Garanzia Italia’ di Sace sono state concesse garanzie per 204 milioni di euro, su 27 richieste ricevute. Sono questi i principali risultati della rilevazione settimanale effettuata dalla task force costituita per promuovere l’attuazione delle misure a sostegno della liquidità adottate dal Governo per far fronte all’emergenza Covid-19 e diffusa oggi dal ministero dell’Economia

Recovery Fund: Gualtieri, proposta Ue all’altezza della sfida. E’ passo avanti storico

“La proposta della Commissione europea è all’altezza della sfida e della necessità di sostenere il rilancio dell’economia con strumenti e risorse comuni. È un passo avanti storico, ora lavoriamo per adottarla rapidamente. Well done!”. Così il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha commentato su Twitter la proposta del Recovery Fund avanzato dalla Commissione europea. Ora l’Italia dovrà fare richiesta dei fondi all’Europa presentando anche un piano di riforme. A questo riguardo Gualtieri ha anticipato: “Potenziare gli #investimenti, riformare il #fisco, semplificare la #burocrazia. Ora serve un grande patto per lo sviluppo sostenibile e inclusivo con le forze sociali e produttive, un Recovery plan dell’Italia”.

Il Recovery Fund diventa da 750 miliardi. Per l’Italia 172,7 miliardi di aiuti, 82 a fondo perduto

 Paolo Gentiloni

«La Commissione propone un Recovery Fund da 750 miliardi che si aggiunge agli strumenti comuni già varati. Una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti». Il commissario Ue Paolo Gentiloni svela le prime cifre sul Recovery Fund — ribattezzato «Next generation Eu» — proposto dalla Commissione europea agganciato al prossimo bilancio Ue 2021-2027 che varrà 1.100 miliardi. Il piano di Bruxelles mira a intervenire in tre ambiti: sostegno alla ripresa degli Stati, aiutare gli investimenti privati e prepararsi a nuove crisi (rafforzando i sistemi sanitari, i programmi per la ricerca ecc.). In altri termini investire per un’Europa green, digitale e resiliente. Per raggiungere questi obiettivi ognuno dei tre pilastri è dotato di una serie di strumenti che mettono a disposizione finanziamenti, sotto forma di prestiti e di aiuti a fondo perduto: 500 miliardi sono destinati a stanziamenti (grants) ai Paesi e ai settori più colpiti dall’impatto economico del coronavirus, mentre gli altri 250 miliardi sono riservati a prestiti (loans) agli Stati membri. La quota di fondi per l’Italia ammonta a 172,7 miliardi di euro, di cui 81,807 miliardi versati come aiuti a fondo perduto e 90,938 miliardi come prestiti. Il nostro Paese sarà il maggior beneficiario, seguito dalla Spagna un totale di 140,4 miliardi, divisi tra 77,3 miliardi di aiuti e 63,1 miliardi di prestiti. La proposta dovrà ottenere il via libera del Consiglio europeo e del Parlamento Ue.

Sostegno agli Stati

Lo strumento principale per aiutare la ripresa degli Stati membri è la Recovery and Resilience Facility, che prevede un sostegno finanziario per investimenti e riforme per accelerare la ripresa e rendere le economie dei Paesi Ue più resilienti e preparate al futuro. Ha un budget di 560 miliardi tra prestiti (250) e trasferimenti (310). Per accedere a questi fondi i governi devono presentare dei Piani nazionali di ripresa che dovranno essere in linea con gli obiettivi del Semestre europeo (quindi con le Raccomandazioni specifiche per Paese pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione), con i Piani energia e clima e i programmi Ue. C’è poi un secondo strumento chiamato «React-Eu» (valore 55 miliardi) che interverrà attraverso la politica di coesione per far arrivare gli aiuti ai territori, alle Regioni, alle città e alle imprese, ai settori dal turismo alla cultura. Il criterio di allocazione delle risorse terrà conto dell’impatto della crisi e non sarà quello della politica di coesione. Sarà operativo già da quest’anno. Infine saranno rafforzati due programmi esistenti: quello sullo sviluppo rurale e il Just transition mechanims, per una transizione verde equa.

Le ricadute sull’Italia

All’Italia la Commissione aveva rivolto quattro raccomandazioni specifiche, che chiedono di intervenire sul sistema sanitario; sul mondo del lavoro per garantire un’adeguata protezione dei lavoratori, in particolare gli atipici, ma anche mettendo in campo politiche attive; rafforzare l’insegnamento e le competenze a distanza, incluse quelle digitali; assicurare l’applicazione delle misure che forniscono liquidità all’economia reale, incluse le Pmi, le aziende innovative e gli autonomi, ed evitare i ritardi nei pagamenti. In particolare si chiede anche di promuovere gli investimenti per la ripresa, con un focus sul green e la digitalizzazione: energie pulite, ricerca e innovazione, trasporti pubblici sostenibili, gestione dei rifiuti, e rafforzamento dell’infrastruttura digitale. Quarta raccomandazione: migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e l’efficienza della pubblica amministrazione. Se poi si guardano i settori più colpiti, ci sono il turismo, l’automotive, i trasporti. L’Italia nell’elaborare il Piano per la ripresa da sottoporre a Bruxelles per l’approvazione e dunque ottenere i fondi Ue dovrà quindi tenere presente questi ambiti di azione.

Bce esclude Italexit e nuova crisi euro post pandemia. Lagarde minimizza su boom debiti ma c’è il paper che avverte sui conti pubblici

Italexit o Italia fuori dall’euro? Il numero due della Bce Luis de Guindos non ci crede e non condivide la preoccupazione di diversi analisti, che ammettono il rischio di un debito-Pil del paese destinato secondo Fitch a balzare al 156% nel 2020, e che segnalano il populismo che avanza.
Non ci crede neanche la numero uno della Bce Christine Lagarde che, in occasione di un evento online dedicato ai giovani, afferma di non temere che si possa verificare una crisi dell’euro a seguito della pandemia, e per colpa del balzo dei debiti. Balzo dei debiti inevitabile visto che, per mettere in sicurezza le rispettive economie, i governi stanno lanciando diversi stimoli fiscali:“Sicuramente no – ha detto Lagarde – Non siamo preoccupati al momento per i debiti (dei paesi dell’Eurozona). E non ci sarà alcuna crisi dell’euro a causa dei debiti pubblici più alti, visto che i debiti stanno aumentando in tutto il mondo”.  Anzi, far salire i debiti in un contesto del genere, caratterizzato dalle gravi conseguenze dell’emergenza coronavirus COVID-19 sull’economia, “è stata la cosa giusta da fare”.In ogni caso, più che il debito è il costo per servirlo che è importante: e con la bassa inflazione e i tassi di interese negativi, Lagarde fa notare queste spese sono estremamente basse. L’ex direttrice dell’Fmi sembra commentare implicitamente anche quanto scritto dal Washington Post nelle ultime ore:“Se non si lancerà un qualche tipo di salvataggio finanziaerio, l’Italia potrebbe essere costretta a uscire dall’euro, portandosi dietro altri paesi altamente indebitati”.Discorso simile a quello fatto dal vicepresidente della Bce:“Non la metterei in quel modo – ha detto de Guindos rispondendo al rischio di una Italexit e/o di un’Italia che esca dall’euro – credo che qui la cosa importante da considerare sia la necessità di mettere in prospettiva la risposta politica”.Ovvero? “La chiave è la politica fiscale…e, vedete,  nel breve termine con la pandemia e la crisi che stiamo soffrendo, una risposta fiscale nazionale ma anche paneuropea sarà assolutamente necessaria”.Il funzionario parla in attesa della proposta sul Recovery Fund da parte della Commissione europea di Ursula von der Leyen, attesa per oggi. Il debito italiano, dunque? “Sicuramente, alla fine della pandemia, il valore del debito pubblico sarà più alto. Ma l’alternativa di non fare nulla è molto peggio”, ha detto.  “Sarebbe molto peggio, in termini di crisi. E sarebbe molto peggio anche nella fase di ripresa”.Insomma, a suo avviso la priorità ora è su risposte fiscali nazionali ed europee che siano “forti e potenti”. Ai debiti ci si penserà dopo. Idem Lagarde. Ma dopo quando?
Occhio infatti al rapporto Financial Stability Review (FSR) di maggio che la Bce ha appena pubblicato, da cui emerge che l’esplosione del coronavirus ha aumentato i rischi sulla stabilità finanziaria dell’area euro.
“Anche se il tasso dei contagi sta diminuendo in molti paesi, l’impatto sull’economia e sui mercati ha portato alla luce, aumentandole, le vulnerabilità esistenti nella stabilità finanziaria dell’area euro. I rischi alla stabilità finanziaria potrebbero crescere, visto che queste vulnerabilità interagiscono con la pandemia”.
Le vulnerabilità, si legge ancora, “includono prezzi degli asset particolarmente elevati, sostenibilità dei debiti sovrani e corporate e redditività debole delle banche”. Non per niente, il titolo del rapporto  è “Bce: la pandemia aumenta i rischi alla stabilità finanziaria”.“In particolare le banche dell’area euro, sebbene ora meglio capitalizzate, faranno probabilmente fronte a perdite significative e a una ulteriore pressione sulla redditività – si legge ancora nell’analisi, commentata dallo stesso de Guindos:
“La pandemia ha provocato una delle contrazioni economiche più forti della storia recente, ma misure ad ampio raggio hanno impedito il crollo finanziario. Tuttavia, le ripercussioni della pandemia sulle prospettive di redditività delle banche e sui conti pubblici di medio termine dovranno essere affrontate, in modo tale che il nostro sistema finanziario continui a sostenere la ripresa economica”.
Insomma, nel breve termine nessun panico sui debiti. Ma già nel medio, le finanze pubbliche torneranno a essere osservate speciali.

DIFESA AD OLTRANZA (ma in Italia potrebbe non essere così)

Resto dell’idea che ci sia troppa positività sull’impatto della bomba di liquidità sul sistema. E’ sicuramente una quantità di denaro immane, mai visto nulla di simile in passato, ma continuo a pensare che si sottovaluti gli effetti del Covid-19 soprattutto a livello di “logoramento” di sistema.
Un esempio chiarissimo lo abbiamo visto in questi giorni. Un colosso noto a tutti che salta come un tappo di champagne.

(…) Il fallimento della multinazionale dell’autonoleggio Hertz, che sabato ha dichiarato “Chapter 11” sulle attività in Stati Uniti e Canada, rappresenta il primo default eccellente da pandemia. Ed è probabile che non sarà l’unico. D’altronde anche con la fine del lockdown e la fase 2 è difficile ipotizzare un ritorno alla normalità per alcuni settori particolarmente colpiti dalla pandemia come le linee aeree, il noleggio auto a breve termine, il turismo e altri. Per molte di queste aziende il lockdown ha comportato una drastica riduzione (se non un azzeramento) del fatturato che ha comportato un immediato peggioramento degli indicatori di sostenibilità del debito. (…)

A dire il vero, proprio sorprendente non lo era, quantomeno per gli addetti ai lavori. Infatti i famosi CDS, i credit default swap alias i contratti assicurativi sulla solvibilità dell’emittente, già stavano dando segnali chiarissimi di difficoltà. Difficoltà che poi è sfociata nel default.

CDS Hertz 5yr

La frase che mi verrebbe da dire a questo punto è “Avanti un altro”, oppure “Chi sarà il prossimo”? Perché quanto è successo a Hertz, accadrà sicuramente a molte altre società. Nell’articolo sopra citato si parlava di compagnie aeree, di turismo, di crociere e di tutto quel mondo che si è inchiodato e che lungo tempo non sarà più quello di una volta. Se mai tornerà ad esserlo.
E diciamo che anche a livello di spread, si inizia a vedere un chiaro peggioramento del mondo crediti. Ma non sicuramente quanto ci saremmo potuti immaginare. Anzi, gli spread tra BBB e govies si sta tornando a chiudere.

Spread BBB vs Government bonds

Malgrado il fatto che il mondo corporate ha approfittato delle condizioni eccellenti per rincarare la dose ed indebitarsi come non mai. Guardate gli USA.

Quindi ci sarebbe da chiedersi…ma cosa sta accadendo? Beh, in realtà i conti tornano perché abbiamo i nuovi angeli custodi del credito, coloro che in ultima istanza salvano tutto e tutti. Perché rispetto alla crisi Lehman, qui il bubbone è ben più grande ma il sistema è BEN cosciente di cosa potrebbe succedere. E allora, onde evitare gli errori gestionali visti con la crisi subprime, alza le paratie e difende anche l’indifendibile. Banche centrali che comprano bond HY, e ne stanno comprando a ritmo frenetico (si calcola circa di 2,4 miliardi di USD all’ora) e forse si spingeranno anche oltre, se sarà necessario. Con tutto quello che ne consegue.

(…) Insomma, al netto di tutto, sorge una domanda: quanto è residuale il concetto di libero mercato nel mondo a controllo finanziario centralizzato? Ma, soprattutto: quale impatto avrà un eventuale ritiro – anche minimo – delle misure di stimolo straordinarie su un contesto come questo, totalmente dipendente dalle mosse delle Banche centrali e privo di ogni principio minimo di price discovery e fair value, come testimonia il dato degli utili per azione a 12 mesi del Nasdaq? Forse, l’idea di fondo è proprio quella di rendere – giocoforza – lo straordinario come nuovo ordinario? Il new normal, insomma. (…)

The New Normal, quanto abbiamo descritto più volte. E le anomalie di borsa sulle quali vi ho già annoiato a morte. E l’impatto dell’ipotetica exit strategy, perché prima o poi ci dovrà essere la exit strategy. Ma in quali condizioni e termini, oggi è assolutamente impossibile prevederlo. Intanto però è palese lo stato di onnipotenza delle banche centrali e dei governi “che contano” (quello che io chiamo spesso il SISTEMA) che hanno preso il controllo di tutto a suon di acquisti. Ricordiamolo: hanno messo sul piatto circa il 24% del PIL globale. Ma questa percentuale è destinata a lievitare ancora.A questo punto possiamo dire che “andrà tutto bene”? Fosse facile, sarebbe la panacea di tutti i mali. Ma noi sappiamo bene che non basterà e ci vorrà pochissimo per rompere quegli equilibri precari che si sono formati.
Tanto per cominciare non dimentichiamo che il sistema si è mosso in modo proattivo soprattutto dove aveva i mezzi per poter essere veramente invasivo. Quindi il discorso appena fatto è valido per economie come USA e Germania, tanto per fare due nomi. Ma pr altri paesi come l’Italia?
Chi avrà le spalle più larghe, ne uscirà meglio. Chi invece è più debole, ne uscirà ancora più indebolito.Proprio ieri parlavo dell’ITALIA Meditate…
E se parliamo di debolezza quindi, non possiamo non rivalutare il pericolo di sostenibilità per il mondo bancario italico, proprio per le motivazioni sopra esposte.

(…) La pandemia potrebbe bruciare il 20% dei ricavi delle banche e fino al 60% dei profitti medi, in Europa come in Italia. Un falò di proporzioni tali che, se le banche europee vorranno mantenere intatto il rapporto tra costi e ricavi, dovranno varare la più profonda revisione dei costi mai vista, qualcosa nell’ordine dei 35-40 miliardi di euro: significa moltiplicare per due gli sforzi fatti dalla crisi Lehman ad oggi. (…) [

Quindi prepariamoci all’ennesima rivoluzione. Il Covid-19 ha già cambiato molto nelle abitudini dei bancari e del modo di concepire la banca. Ma sono i primi passi per una futura nuova rivoluzione che sarà tanto più necessaria, quanto la crisi andrà a colpire i bilanci delle banche, con redditività in forte calo e NPL in forte ascesa. Un mix esplosivo che non lascerà indenne la redditività e la sostenibilità del settore.

(…) La partita vera per le banche italiane si giocherà, come si è iniziato a vedere già con le prime trimestrali, sul campo degli accantonamenti. Perché maggiori saranno le coperture fatte in vista delle future perdite su crediti, più risicati saranno i profitti. (…)

Quindi anche qui, la banca che già prima era più solida ne uscirà addirittura rafforzata a livello di settore. Ma attenzione, tagliare i costi per cercare disperatamente redditività, significa anche tagliare gli investimenti e quindi, frenare il percorso che porta alla banca del futuro.
Capite benissimo quindi che la sfida è ampiamente aperta, e bisognerà ripensare a modelli di business, offerta alla clientela, gestione degli investimenti e dei costi.Chi riuscirà a farlo meglio degli altri, ne uscirà vincitore. Ma questo non solo per il mondo bancario, sia ben chiaro, ma per tutto il tessuto produttivo.
La sfida è aperta, ma sarà una sfida molto molto complicata.

Recovery Fund e Bce più flessibile su capital key premiano i BTP. Spread sotto 200, occhio a nota Goldman Sachs

Ancora una giornata di acquisti sui BTP, con lo spread BTP-Bund che è sceso oggi anche sotto la soglia dei 200 punti base, fino a 198,63 punti.  In flessione anche i tassi sui BTP decennali, scivolati fino al minimo delle ultime sette settimane, e in calo per la settima seduta consecutiva, dopo l’annuncio della proposta franco-tedesca sul Recovery Fund.
aggiornamento con BREAKING NEWS Sentenza Karlsruhe, la Bce sta lavorando a piano emergenza per continuare QE senza BundesbankUn ulteriore assist è arrivato nelle ultime ore dalla Bce, in particolare dal governatore della Banca di Francia ed esponente del Consiglio direttivo della Banca centrale: Francois Villeroy de Galhau. Le sue parole hanno alimentato le speculazioni sull’annuncio di nuovi stimoli monetari straordinari. in occasione del meeting della Bce previsto per la prossima settimana. E hanno fatto sorgere anche il dubbio che Francoforte sia disposta a far cadere quello che potrebbe essere considerato come uno degli ultimi tabù rimasti da infrangere: quello del capital key.Gli acquisti sui BTP hanno così permesso ai tassi decennali di scendere fino all’1,53%, a fromte di uno spread che è tornato sotto la soglia dei 200 punti per la prima volta dalla metà di aprile.Merito anche del francese Villeroy che, in un discorso proferito ieri sera, ha detto che le banche centrali nazionali dell’Eurozona dovrebbero prepararsi ad acquistare più bond di un certo tipo rispetto ad altri, per assicurare una trasmissione più fluida della politica monetaria.“Alcune banche centrali dovrebbero poter acquistare più (bond); altre di meno,  se questo fosse necessario per prevenire una frammentazione, dinamiche di mercato o scompensi di liquidità non desiderati, che potrebbero presentarsi sui mercati”, ha detto il banchiere.In un’intervista rilasciata alla Cnbc, Villeroy ha esortato praticamente banche centrali dell’area euro a non attenersi per forza in modo meticoloso alla regola del capital key, in riferimento al PEPP:“Il PEPP non riguarda solo la quantità. La sua principale innovazione…è la sua flessibilità..non siamo vincolati ad acquistare un ammontare fisso (di bond) al mese…e non siamo vincolati a una suddivisione predeterminata sulla base di classi di asset o di giurisdizioni. Siamo dunque aperti sul volume, siamo aperti a un programma senza scadenza, che sia legato piuttosto alla data in cui si potrà parlare di fine della crisi COVID-19,  (..). Se vogliamo garantire la massima efficacia del PEPP non dobbiamo essere vincolati alla regola del capital key”.Intervistato da Reuters, Nick Kounis, numero uno della divisione di ricerca dei mercati finanziari presso ABN Amro, ha interpretato i commenti di Villeroy affermando che la Bce, probabilmente, è disposta a deviare ulteriormente dalla regola del capital key negli acquisti lanciati con il QE pandemico.A far salire i BTP anche l’attesa per il Recovery Fund.Capire quale sarà l’effettiva natura del fondo è al momento difficile, se si considera che i quattro paesi frugali (o, come li ha definiti l’ex premier Enrico Letta, tirchi), ovvero Austria, Olanda, Danimarca e Svezia hanno già presentato una loro controproposta, che conferma le nette divisioni che continuano a esistere in seno all’Unione europea.Grande è l’attesa per la proposta sul Recovery Fund che sarà presentata domani, mercoledì 27 maggio, dalla Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen.In una nota diramata oggi, gli analisti di Goldman Sachs hanno calcolato comunque che, “nel nostro scenario di base (e nel caso in cui il bazooka del Recovery Fund venisse davvero lanciato), Italia e Spagna riceverebbero rispettivamente 85 miliardi e 65 miliardi di euro. In realazione ai loro contributi al bilancio (Ue) – sottolineano gli analisti – ciò significa che il trasferimento di risorse di lungo periodo sarebbe pari all’1,5% del Pil nel caso dell’Italia e al 2% del Pil nel caso della Spagna, con i finanziamenti che arriverebbero dai paesi ‘core’ e da altri membri dell’Unione europea”.“Allo stesso tempo, prevediamo che i trasferimenti al sud Europa potrebbero essere molto più sostanziosi, se si guardasse – e così sembra essere, almeno nella proposta franco-tedesca – ai paesi che sono stati colpiti più degli altri dal coronavirus COVID-19.Goldman Sachs ritiene ch, la Commissione europea presenterà una propria proposta di un ammontare superiore a quello proposto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron, pari a 500 miliardi di euro. Ma, alla fine, la somma non si discosterà molto da questa.“Ci aspettiamo che la versione finale del Recovery Fund sarà di un ammontare vicino ai 500 miliardi di euro, con una porzione rappresentata da prestiti (dunque non solo da sovvenzioni). Nello specifico, stimiamo che i prestiti rappresenteranno il 10% del totale del Recovery Fund, dunque 50 miliardi di euro, coinvolgendo la partecipazione della Bei”.Secondo il colosso Usa, il Recovery Fund non sarà in ogni caso operativo “prima del 2021”, se si considera l’iter di approvazione, che implica la ratifica di tutti i 27 parlamenti dei rispettivi paesi membri dell’Ue.Nello scenario di base, Goldman Sachs prevede che i 450 miliardi di euro che saranno erogati come sussidi o sovvenzioni verranno effettivamente sborsati nel periodo compreso tra il 2021 e il 2023, con 300 miliardi nel 2021.“Consideriamo anche uno scenario più veloce, in cui le sovvenzioni vengano sborsate in due anni (con 400 miliardi di euro nel 2021), e uno scenario ‘lento‘ in cui la somma venga spalmata in quattro anni (soltanto 100 miliardi di euro nel 2021)”. “Nello scenario di base, l’Italia e la Francia ricevono ciascuna 85 miliardi di euro, più della Germania (76 miliardi) e della Spagna (65 miliardi). Nello scenario ‘generoso’, l’allocazione verso Italia e Spagna sale rispettivamente a 120 miliardi e 100 miliardi di euro”. In quest’ultimo caso, il trasferimento di risorse nette sarebbe pari al 3,5% del Pil nel caso dell’Italia e al 5% in quello della Spagna.Tuttavia il punto è che, secondo gli economisti di Goldman Sachs, l’apporto che il Recovery Fund darà nel riuscire a ridurre il funding gap si rivelerà, alla fine, modesto.“Al fine di calcolare il funding gap del periodo 2020-2022 – definito come deficit pubblico al netto dei sostegni Ue – combiniamo le nostre stime sui bisogni di finanziamento con gli acquisti dei debiti sovrani già annunciati dalla Bce”, precisano gli analisti di Goldman:“Nello specifico, includiamo sia il PSPP (programma di acquisto di asset noto come Quantitative easing, che al momento è pari ad acquisti di titoli per 20 miliardi di euro al mese più la somma di 120 miliardi per tutto il 2020) e il PEPP (il QE pandemico di 750 miliardi). Nel considerare queste previsioni, emerge che la Bce assorbirà le emissioni di tutta l’area (euro) di un valore che si aggirerà al 10% del Pil nell’arco dei prossimi due anni. In termini di allocazione per paese, partiamo dal nostro assunto di base secondo il quale il Consiglio direttivo della Bce sarà overweight su Francia, Italia e Spagna di 5 pp rispetto al capital key del 2020, effettuando poi acquisti in base alla regola del capital key nel 2021″. Anche Goldman ritiene di conseguenza che la Bce sarà più flessibile nei confronti della regola del capital key.Detto questo, “nonostante gli acquisti della Bce, i fondi del MES, i fondi SURE e lo scenario di base per il Recovery Fund, il funding gap netto dell’Eurozona sarà ancora pari al 3% del Pil nel 2020-22, con i maggiori fabbisogni che caratterizzeranno l’Italia (4% del Pil) e la Spagna (4% del Pil), anche se, sottolinea Goldman Sachs, “gestibili rispetto alla dimensione dei relativi deficit”.Gli esperti intravedono però la presenza di rischi al rialzo sul funding gap, che sono tra l’altro “molto sensibili a come gli acquisti della Bce verranno distribuiti. Per esempio, i bisogni di finanziamento di Italia e Spagna salirebbero in modo notevole se la Bce decidesse di condurre il QE in base alla regola del capital key (invece di premiare Francia, Spagna e Italia di 5 punti percentuali, così come sta facendo oggi)”. Ma Villeroy oggi ci ha detto proprio che la regola della Bce, per ora, sarà quella di non attenersi troppo alle sue regole. Per la gioia di Karlsruhe. E di tutti i tedeschi falchi.

Piazza Affari, avanti tutta su speranze ripresa: volata di Bper nel finale, bene industriali e lusso

Continua la striscia di rialzi a Piazza Affari che, insieme alle principali Borse europee e a Wall Street, guarda con fiducia alla ripresa post lockdown. A Milano, l’indice Ftse Mib ha chiuso la seduta con un progresso dell’1,5% a 17.860,46 punti. Il prossimo ostacolo al rialzo è la zona di resistenza importante tra 18.000 e 18.400 punti, dove passa il 38,2% di Fibonacci di tutto il down trend avviato a febbraio 2020. A incoraggiare i mercati è la prospettiva di una ripresa dell’economia mondiale che mette in secondo piano le preoccupazioni legate alla pandemia, le tensioni internazionali tra Usa e Cina e quelle a Hong Kong. Il mercato si concentra in questa fase all’allentamento delle misure di confinamento in diversi paesi, che continuano ad alimentare le speranze di un ritorno progressivo alla normale attività delle imprese.Tra i protagonisti di giornata a Piazza Affari spiccano gli industriali, il mondo del lusso e i bancari (in gran spolvero in tutta Europa), settori che più di altri hanno sofferto nell’ultimo periodo, e che ora stanno beneficiando dell’ottimismo che ruota attorno alla ripresa dell’attività dopo la chiusura dettata dal lockdown. Tra i titoli del comparto bancario, che beneficiano anche della discesa dello spread, spicca il rally pomeridiano di Bper Banca (la peggiore da inizio anno del Ftse Mib), con una volata che l’ha portata ad archiviare la giornata in rialzo del 10,4%. Positiva anche Mediobanca che ha guadagnato il 5,7%. In prima fila anche le big del lusso che risalgono la china dopo i cali della scorsa settimana in scia alle tensioni ad Honk Kong, con forti acquisti per Salvatore Ferragamo (+7,3%) e Moncler (+4,9%). Quest’ultima ha comunicato oggi il rinnovo del patto parasociale attualmente in essere tra Ruffini Partecipazioni Holding di Remo Ruffini e Venezio Investments Pte. Tra gli industriali in evidenza anche oggi Leonardo (+6,7%).Sul fronte opposto, quello delle vendite, giornata da dimenticare per Diasorin che è scivolata sul fondo del paniere principale con calo del 5,9% prendendosi una pausa dai recenti guadagni. Il titolo del gruppo di diagnostica, reduce da un forte rally e best performer del Ftse Mib da inizio anno, ha incassato oggi la bocciatura di Jefferies che ha abbassato la raccomandazione a underprform dal precedente hold. Il target price è stato tuttavia rivisto al rialzo a 120 euro dal precedente 101 euro. “La valutazione di DiaSorin è al momento difficile da giustificare, visto che l’azione scambia a circa 50 volte il consenso sull’Eps 2021, con un premio di circa il 90% rispetto ai peer”, segnala l’analista di Jefferies. Segno meno anche per Saipem (-0,4%) nonostante l’annuncio dell’accordo con Equinor, della durata di due anni per fornire servizi di ingegneria a livello mondiale.

Dl rilancio, Gualtieri: taglio Irap da 4 mld per 2 milioni imprese, lavoriamo su ‘Patrimonio Cdp’

Il taglio dell’Irap è una “misura importante, di sostegno, risultato di un dialogo con il mondo produttivo che ha avanzato una richiesta che abbiamo ritenuto giusto, sia pure in parte, accogliere” che “rappresenta un taglio alle tasse valutabile in 4 miliardi per due milioni di imprese”. Così il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, in audizione sul dl rilancio alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato.Gualtieri ha parlato poi dell’istituzione “Patrimonio Rilancio” in Cdp, che “consentirà di effettuare interventi di supporto alla ricapitalizzazione di S.p.A. con sede in Italia che abbiano un fatturato superiore ai 50 milioni di euro”.“Gli uffici – ha continuato – stanno già lavorando all’elaborazione del decreto attuativo, con il quale saranno definiti condizioni, criteri e requisiti di accesso per le due modalità operative, quella promozionale, in applicazione del Temporary Framework, e quella secondo logiche e condizioni di mercato, in ogni caso tenendo conto delle esigenze indicate dal decreto stesso (sviluppo tecnologico, infrastrutture critiche e strategiche, filiere produttive strategiche, sostenibilità ambientale; livelli occupazionali)”.

ITALIAN DECAD(A)NCE: la danza verso il BARATRO

Possiamo raccontarci tutte le storie che vogliamo.
Che tanto l’Italia non cresce per la Mafia, la politica corrotta, l’incompetenza della classe dirigente, l’immobilismo della macchina amministrativa.
Che noi restiamo sempre al palo perché la Germania ci succhia il sangue, perché l’Euro ci ha portato alla rovina, per colpa delle Banche, di Monti, dell’economia sommersa, dell’immigrazione clandestina, del malocchio, occhio prezzemolo e finocchio.
Tanto siamo bravissimi a trovare giustificazioni e scuse, ma siamo un po’ meno bravi a fare autocritica.
Peccato che poi l’evidenza diventa difficile da contestare.Ho dovuto smanettare un po’ ma alla fine sono riuscito a creare un grafico dove ho messo il PIL pro capite di alcuni dei più importanti paesi dell’Eurozona. Tanto per rendersi conto dei disequilibri ma anche delle nostre colpe.
Il risultato lo vedete voi stessi qui sopra.Italia, anno domini 2020.Se prendiamo come riferimento il PIL pro capite del 2000 scopriamo che OGGI ci siamo impoveriti. Se nel 2000 il PIL pro capite era 100, ora è solo più 97,5, senza dimenticare che ancora non si sconta la grande crisi Covid-19 che provvederà ad abbattere tutti i vari PIL pro capite del globo.Intanto noi già sappiamo che in questi 20 anni siamo andati sott’acqua. Nessuno in Europa come noi, nemmeno la Grecia. E’ il grafico della decadenza italiana, dell’estrema emergenza che viviamo da anni e forse della drammatica irrecuperabilità della situazione.

Effetto coronavirus-lockdown: Pil area Ocse -1,8% in I trim. Pil Italia -4,7%, Francia -5,8%

“A seguito dell’introduzione delle misure di contenimento sul COVID-19 lanciate in tutto il mondo, il Pil dell’area Ocse è sceso dell’1,8% nel primo trimestre del 2020, riportando la flessione più forte dalla contrazione pari a -2,3% del primo trimestre del 2009, all’apice della crisi finanziaria, stando alle stime provvisarie”. E’ quanto si legge nell’outlook trimestrale sull’economia dell’Ocse, appena diffuso.“Tra i paesi del G7, il Pil è sceso in modo significativo in Francia e Italia, dove le misure di lockdown sono state più severe e lanciate prima che in altri paesi”, si legge nel rapporto. Il Pil francese è crollato del 5,8%, mentre quello italiano del 4,7%, dopo rispettivamente i cali di -0,1% e -0,3% del quarto trimestre del 2019″.Confermata la recessione tecnica – due trimestri consecutivi di crescita negativa – sia per l’Italia che per la Francia.

Piazza Affari in volata con Leonardo e tutti gli industriali, ribaltone Atlantia

La settimana inizia senza sussulti per Piazza Affari che prosegue sulla strada rialzista. A Milano, la seduta è stata mandata in archivio con l’indice Ftse Mib che ha terminato le contrattazioni 17.595,9 punti (+1,61%). Una seduta senza la guida di Wall Street chiusa per festività (oggi si celebra il Memorial Day). Nonostante le tensioni geopolitiche, gli investitori hanno preferito concentrarsi sugli spunti positivi legati alla ripresa delle attività e ai piani di sostegno all’economia, con l’ultima voce riguardante un nuovo piano in Giappone da 929 miliardi di dollari (852 miliardi di euro).Tra gli spunti macroeconomici di giornata, il mercato ha accolto bene anche le indicazioni arrivate dalla Germania. E in particolar modo, ai segnali di miglioramento con la fine del lockdown e la ripresa delle attività che giungono dalla fiducia del mondo imprenditoriale tedesco. A maggio l’indice Ifo business climate, che misura la fiducia delle imprese in Germania, è salito a 79,5 punti battendo anche le attese degli analisti, che si aspettavano un indice pari a 78,3 punti.A Piazza Affari, il sentiment positivo ha favorito gli industriali. In particolar modo, Leonardo che ha conquistato la vetta del Ftse Mib con un guadagno del 5,9%. Bene anche Amplifon e Cnh Industrial che hanno chiuso la seduta con rialzi di circa il 5 per cento.Avvio d’ottava positivo anche Salvatore Ferragamo (+1,4%), che torna a vedere gli acquisti dopo i ribassi di venerdì scorso in scia alle rinnovate tensioni tra Hong Kong e Pechino. Sotto la lente del mercato le parole del presidente Ferruccio Ferragamo che in una intervista ad ‘Affari & Finanza’ sottolinea il recupero in Cina, con una crescita a doppia cifra a maggio. Più in generale, il comparto del lusso trova sponda da alcune dichiarazioni arrivate nel weekend da Kering, secondo cui, alla riapertura delle boutiques i primi segnali della prima settimana in Francia erano incoraggianti. “In attesa di verificare la portata di queste dichiarazioni ed eventualmente la consistency nel tempo di questi trend – sottolineano gli analisti di Equita – si tratta comunque di affermazioni positive che potrebbero supportare Kering e l’intero settore, in una fase in generale di bassa visibilità sul recupero delle vendite, in particolare con la clientela locale in Europa e Stati Uniti”.Tra le big del Ftse Mib spunti rialzisti anche per Nexi (+2,1%). Il “Sole24Ore” riporta la raccomandazione dell’Eba che chiede agli intermediari di aumentare la soglia del contacless, che durante la pandemia Covid-19 ha avuto un forte incremento di utilizzo, da 25 euro a 50 per transazione. Riteniamo che la notizia sia positiva per il mercato dei pagamenti elettronici e possa contribuire ad una accelerazione della crescita, come affermano gli analisti di Equita.Dopo una partenza in profondo rosso è riuscita a recuperare terreno e a virare in territorio positivo. Si tratta di Atlantia (+1,3%), sotto i riflettori per il nuovo scontro con il governo. La holding della famiglia Benetton ha infatti deciso di rinviare altri investimenti sulla rete autostradale controllata da Autostrade, visti i gravi danni provocati dalle mancate risposte della politica italiana. La società si riferisce alla questione legata ad Aspi e alla revoca della concessione, dopo il crollo del ponte di Genova. Hanno guadagnato un posto sul fondo del listino, con ribassi contenuti Recordati e Generali.Fuori dal paniere principale, si è messa in evidenza anche Safilo che ha chiuso con un balzo del 6,6%. Il gruppo veneto ha annunciato un accordo di licenza decennale con Ports per il mercato cinese. L’accordo, valido per la Cina continentale, prevede il diritto di opzione per Safilo di allargare la distribuzione ad altri mercati in base allo sviluppo della domanda e del potenziale del marchio nella categoria eyewear, così da rafforzare ulteriormente la partnership

Piazza Affari positiva, continua la corsa di Diasorin, bene Fca. Atlantia giù su nuovo scontro governo

Piazza Affari si muove in territorio positivo, proseguendo i guadagni della scorsa ottava. Poco dopo l’avvio l’indice Ftse Mib segna un +0,45% in area 17.393 punti, rallentano leggermente il passo rispetto all’avvio ma mantenendosi in linea con il resto d’Europa. La seduta odierna sarà probabilmente più tranquilla, complice la chiusura per festività di Wall Street (oggi si celebra il Memorial Day).Gli operatori guardano da una parte alla ripresa delle attività e ai piani di sostegno all’economia, con l’ultima voce riguardante un nuovo piano in Giappone da 929 miliardi di dollari (852 miliardi di euro). Dall’altra rimangono le tensioni a Hong Kong, che ieri ha visto la più grande manifestazione dallo scoppio della pandemia contro le nuove misure per la sicurezza nazionale decise dal governo centrale di Pechino. Ancora tensioni Usa-Cina, con lo stesso ministro cinese degli Affari Esteri, Wang Yi che, parlando alla stampa, ha detto chiaramente che la Cina e gli Stati Uniti sono a un passo da una nuova Guerra Fredda.Dal fronte macro è atteso l’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese tedesche. Intanto, sempre dalla Germania, è giunto il Pil che nel primo trimesttre 2020 ha segnato una contrazione del 2,2% rispetto al periodo precedente. Si tratta della più forte contrazione dell’economia tedesca dalla crisi finanziaria del 2008/2009 (nel primo trimestre del 2009 il Pil tedesco si era contratto del 4,7% rispetto al trimestre precedente), nonché il secondo più grave declino nella storia della Germania riunificata. Non solo. Con la revisione in negativo del dato sul Pil del quarto trimestre 2019 (da 0% a -0,1%) la Germania entra ufficialmente in recessione tecnica (così si definisce una variazione congiunturale negativa del Pil per due trimestri consecutivi).Guardando ai titoli di Piazza Affari, continua la corsa di Diasorin che segna un +1,6%. Tonica anche Fiat Chrysler Automobiles (Fca), tra i migliori titoli del Ftse Mib con un progresso del 2%. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha detto di essere fiducioso che il governo e Fca trovino un accordo sul prestito con garanzie statali per la casa automobilistica.Sul fondo del listini principale invece piomba Atlantia, che in avvio segna un -5% per poi limitare le perdite a un -2,9% in area 13,54 euro, dopo il nuovo sconto con il governo. La holding della famiglia Benetton ha infatti deciso di rinviare altri investimenti sulla rete autostradale controllata da Autostrade, visti i gravi danni provocati dalle mancate risposte della politica italiana. La società si riferisce alla questione legata ad Aspi e alla revoca della concessione, dopo il crollo del ponte di Genova.

Letta, Ue: ‘soldi vengano distribuiti direttamente in tasche cittadini e imprese. I quattro paesi frugali? Piuttosto, tirchi’

“I fondi che si stanno negoziando in Europa non vengano distribuiti dai singoli Stati: sia direttamente Bruxelles a metterli nelle tasche di cittadini e imprese”. La proposta arriva dall’ex presidente del Consiglio Enrico Letta. In un’intervista rilasciata a La Stampa, Letta si racconta. L’ex premier ha trascorso il suo lockdown a Roma, dove non ha potuto fare a meno di notare “ancora tensione, troppi sguardi in cagnesco”. E. anche, troppo “euroscetticismo”. Fattore che conferma come la forbice tra ciò che l’Europa fa davvero per l’Italia e ciò che viene percepito continua a rimanere troppo ampia. Tanto che, per molti, Cina e Russia starebbero facendo molto di più per aiutare la nostra economia: “C’è uno scarto impressionante tra quello che sta facendo l’Europa e la percezione dei cittadini: secondo i sondaggi, molti credono che ci stiano aiutando più Cina e Russia, con qualche milione di euro, dell’Unione europea che sta mettendo miliardi. La gente deve percepire che le risorse che ci aiuteranno a ripartire sono targate Ue”.
Sarebbe di conseguenza un bene se, una volta raggiunto un accordo sul Recovery Fund, i soldi non venissero erogati dal tramite dei singoli Stati, ma da Bruxelles. Certo, viene ricordato come ci siano ancora diversi paesi, in Europa, contrari alla proposta franco-tedesca, la cui realizzazione comporterebbe l’erogazione di sussidi, non di prestiti da restituire. Frugali? Per Letta il termine frugale ha un’accezione positiva. Sarebbe il caso di estrarre dal vocabolario il termine “tirchi”, dice.“Il termine frugale ha un’accezione positiva – spiega Letta – Preferisco come vengono chiamati in Francia: Paesi radins».I Paesi «tirchi»” Tra l’altro, la loro proposta (di erogare prestiti, a fronte dell’osservanza di determinate condizioni) “non si può definire tale, è un modo per non sedersi nemmeno a trattare. È la premessa per arrivare all’opting out inaugurata dall’Inghilterra: quando si contrapponeva talmente a qualunque forma di avanzamento dell’integrazione europea da far passare l’idea che gli altri andassero avanti a negoziare mentre loro si tenevano fuori. Lo hanno fatto in varie occasioni, con l’euro, con Schengen…”. A suo avviso questi paesi frugali a suo avviso tirchi – in questo caso sono Austria, Danimarca, Olanda e Svezia – che hanno presentato di fatto una loro controproposta a quella di Merkel-Macron – devono essere consapevoli delle loro dimensioni: solo due – Austria e Olanda -sono nell’euro, e due su 19 sono una piccola minoranza. Non si può fermare tutto per l’avarizia di due Paesi».In queste ore i quattro paesi hanno fatto di tutto per prendere le distanze dal piano franco-tedesco. Eppure proprio in una recente intervista a Bloomberg inizialmente il premier austriaco Sebastian Kurz aveva manifestato l’intenzione di mostrare solidarietà all’Italia, sottolineando che, senza l’Ue, Roma non riuscirebbe a gestire il suo carico di debiti. Peccato che in quell’occasione Kurz non avesse esplicitato cosa significhi per lui “solidarietà”, cosa che ha fatto invece qualche giorno fa, quando ha detto che ‘vogliamo mostrare solidarietà ai paesi che sono stati colpiti in modo particolarmente duro dalla crisi (del coronavirus COVID-19), ma ritieniamo che i prestiti siano la cosa giusta, non i sussidi”.I quattro paesi frugali – tirchi per Letta – hanno presentato la loro proposta nella giornata di sabato 23 maggio: nel testo, si legge che la ripresa economica debba essere accompagnata da “un forte impegno verso le riforme e gli impegni di bilancio”. Il Fondo di emergenza ci sarebbe ma avrebbe al massimo una durata di due anni. Austria, Danimarca, Svezia e Olanda hannno anche auspicato controlli in modo che i fondi stanziati vengano protetti da eventuali frodi, e che la spesa dunque venga monitorata per evitare qualsiasi episodio di corruzione. I quattro insistono che debba essere esclusa una qualsiasi “mutualizzazione del debito” in quanto un tale iter porterebbe i paesi meno disciplinati e più deboli dell’Ue a percepire finanziamenti a tassi più agevolati caricando gli oneri sulle spalle dei paesi più forti del Nord Europa.

Stravolta la classifica Ftse Mib per capitalizzazione: quattro titoli in prepotente ascesa

Covid-19 ha letteralmente stravolto le gerarchie a Piazza Affari. Le forti differenze di performance, con alcuni titoli precipitati anche di oltre il 50% in questi mesi e diversi settori (banche, industriali e lusso in particolare) che stanno pagando a caro prezzo le ripercussioni del prolungato lockdown e conseguente recessione globale. Ad oggi i peggiori in assoluto da inizio anno sul Ftse Mib sono Bper (-58%), Saipem (-51,3%) e Leonardo (-50,4%). Seguono a ruota con ribassi superiori al 48% altri titoli illustri quali CNH, Unicredit e Banco BPM.

I settori che vincono con Covid

Di contro alcuni settori come utility, pharma e tecnologici stanno mostrando una forte resilienza e addirittura alcuni titoli (tre al momento) presentano un saldo da inizio anno positivo. Uno in particolare, Diasorin, si distingue con un eclatante +75% Ytd – frutto dell’ulteriore allungo di oltre +10% nelle ultime 5 sedute – scalando la classifica dei maggiori titoli di tutta Piazza Affari.

Enel fa il vuoto, Ferrari balza al 3° posto e mette nel mirino anche ENI

Ma andando in ordine, il peso massimo di Piazza Affari è sempre Enel dall’alto dei suoi 65,2 miliardi di euro di capitalizzazione con una netta sovraperformance nel 2020 (-9,4% Ytd) che le ha permesso di ampliare il vantaggio sulle altre big. Seconda piazza per ENI a 29,7 miliardi di euro, più che doppiata complice il crollo di oltre il 41% Ytd dettato principalmente dallo shock sui prezzi del petrolio e i rilevanti timori che dovrà seguire quanto fatto da alcune big oil che hanno ridimensionato la politica dei dividendi.

Sorpresa al terzo posto della classifica per market cap, con Intesa Sanpaolo (25,3 mld) che ha subito il sorpasso a opera di Ferrari. Il gruppo di Maranello si è distinto limitando a solo -0,7% il passivo 2020 con capitalizzazione che risulta di 27,1 miliardi. In meno di sei mesi Ferrari ha scalato ben due posizioni in classifica.
Al 5° posto troviamo STM (20,8 mld), anch’essa in grado di sovraperformare il mercato in questi mesi uniformandosi alla forza relativa di tutto il settore tech mondiale. Seguono poi Generali (19,2 mld) e Unicredit (15,1 mld) con quest’ultima che ha visto quasi dimezzarsi la propria capitalizzazione rispetto ai livelli di 5 mesi fa.

Diasorin rivelazione di questo 2020, vale quasi quanto FCA

Chi ha guadagnato più posizioni in graduatoria è senza ombra di dubbio Diasorin, balzata venerdì ai nuovi massimi storici per la prima volta sopra il muro dei 200 euro e capitalizzazione di 11,3 mld, a ridosso della top ten con nel mirino mostri sacri quali FCA (11,6 mld) e Atlantia (11,5 mld). Solo sei mesi fa Diasorin era al 23° posto nella graduatoria per market cap.
La multinazionale attiva nel settore della diagnostica che in questi mesi è all’onore delle cronache per i test legati a Covid-19 e nel primo trimestre ha riportato un fatturato di 174,6 milioni (+2,3%) sotto la spinta delle vendite di diagnostica molecolare (+47,9% a tassi di cambio costanti) e anche dell’apporto del lancio a fine marzo in Europa e Stati Uniti del test per la diagnosi rapida del Covid-19. Il gruppo che fa capo a Gustavo Denegri ha segnato un ulteriore apprezzamento del 10,1% nelle ultime 5 sedute e del 30,6% a maggio.

Anche Nexi e Recordati guadagnano posizioni

Scorrendo la classifica troviamo al 15° posto Nexi (9,7 mld) che è nel gotha del Ftse Mib da meno di un anno e forte del +24% circa da inizio anno (nelle ultime sedute sono tornati i rumor di una fusione con SIA) sta salendo prepotentemente la classifica dei titoli di maggior peso specifico. Subito dopo al 16° posto Recordati (8,8 mld), anch’essa in forte ascesa con il +12,2% Ytd.

Fase 2 a rilento: consumatori rimandano acquisti tra paura e voglia di risparmiare

l 72% delle imprese è già ripartito, ma solo il 29% degli italiani è tornato a servirsi delle attività che hanno riaperto per acquistare prodotti o servizi. Il weekend, però, potrebbe segnare un’accelerazione: il 26% dei consumatori progetta acquisti proprio per questo fine settimana, il primo del dopo-lockdown. È quanto emerge da un sondaggio condotto da SWG con Confesercenti su consumatori ed imprese.Tra chi ha rinunciato agli acquisti, il 54% dichiara di non aver comprato perché non ne aveva bisogno. Il 24%, invece, non è tornato in negozi e bar per timore di esporsi a rischi. Ma c’è anche un 14% che preferisce risparmiare.Anche una volta terminata l’emergenza, gli italiani appaiono propensi a cambiare le loro abitudini: l’88% ritiene che continuerà ad evitare assembramenti, mentre il 68% ha riscoperto grazie alla mobilità ‘ristretta’ le attività del proprio quartiere, e segnala l’intenzione di servirsene di più. Più di quanti (il 54%) hanno invece intenzione di rivolgersi maggiormente, in futuro, all’online.Lato esercenti, a soffrire di più sono ristoranti, trattorie e pizzerie: il 92% degli imprenditori della somministrazione ritiene insoddisfacenti o molto insoddisfacenti i risultati dei primi giorni d’apertura. Seguono i bar (83%). Centri estetici e parrucchieri, invece, vivono un primo rimbalzo, con una percentuale di soddisfatti e molto soddisfatti rispettivamente del 81 e del 62%.Su tutti, pesa l’aumento delle spese: in media, sanificazione e dispositivi di protezione sono costati 615 euro ad impresa. Secondo un approfondimento di Confesercenti sui propri associati, tra le imprese che hanno fatto richiesta per le forme di credito agevolato messe a disposizione dal Decreto Liquidità, il 51% riferisce di aver ricevuto risposta negativa.

Piazza Affari chiude in bellezza l’ottava: +4% Unicredit, solo un titolo fa meglio sul Ftse Mib

Piazza Affari finisce la settimana con un convinto segno più distinguendosi in positivo rispetto alle altre Borse. Il Ftse Mib, dopo un avvio difficile, ha chiuso a +1,34% a quota 17.316 punti. L’acuirsi delle tensioni tra Stati Uniti e Cina è passato in secondo piano in una giornata priva di spunti di rilievo, così come le tensioni sul fronte Hong Kong dopo la notizia della decisione di Pechino di lanciare nuove misure di sicurezza nella città stato. Il governo centrale di Pechino ha fatto sapere di un disegno di legge sulla sicurezza nazionale che potrebbe limitare le attività di protesta anti-governative nell’ex colonia britannica.
Male oggi il comparto del lusso: Moncler e Ferragamo sono rimaste per tutta la giornata in coda al Ftse Mib con oltre -2% per la prima e -2,5% per la seconda complici le tensioni legate a Hong Kong. “Gli impatti di questa notizia sul settore ci sembrano comunque marginali considerato che il peso di Hong Kong, storicamente al 6% circa del fatturato di settore, era già stato sostanzialmente dimezzato dalle proteste del secondo semestre del 2019”, sostengono da Equita.

Enel archivia settimana da prima della classe

Tra le big segno più anche oggi per Enel (+1,26% a 6,41 euro) che manda in archivio una settimana caratterizzata da una netta sovraperformance rispetto al mercato. Gli analisti sottolineano i segnali di ripresa dei consumi elettrici in Italia, con un miglioramento a -8% a/a nell’ultima settimana e punte a -5% secondo i dati riportati da Quotidiano Energia sugli andamenti settimanali dei consumi elettrici. Tra i titoli maggiormente sensibili alla domanda elettrica figura proprio Enel, insieme ad A2a (+0,26%).

Banche in spolvero nonostante alert FMI

Tra le banche rally del 4,34% per Unicredit, tra i migliori di tutto il Ftse Mib. Il settore bancario non è stato frenato dal rapporto del FMI che vede gli utili delle banche sotto pressione anche dopo la fine dell’emergenza Covid complici tassi bassi e aumento dei crediti in sofferenza. Il FMI ritiene che tale situazione di difficoltà si potrà estendere fino al 2025.
Quotazioni in rialzo anche per Intesa Sanpaolo (+1,59%). Tiene sempre banco il nodo OPS, con l’offerta della maggiore banca italiana su UBI che potrebbe slittare a dopo l’estate. Secondo Il Sole 24 Ore l’Ops di Intesa Sanpaolo su UBI potrebbe partire a settembre rispetto ad un’ipotesi iniziale di luglio. Lo spostamento sarebbe legato ai tempi tecnici necessari per ottenere l’ok Bce, Ivass e Banca d’Italia, al cui via libera è condizionata l’operazione. Si è poi aggiunto il nodo antitrust, che ha aperto un’indagine nelle scorse settimane e il suo responso non dovrebbe arrivare prima di fine giugno-inizio luglio.

Diasorin inarrestabile

Miglior performer di oggi è stata Diasorin con oltre +6% e lo sfondamento per la prima volta del muro dei 200 euro. Il saldo da inizio anno è arrivato a oltre +75%, con la capitalizzazione in Borsa del gruppo della diagnostica in vitro schizzata a 11 miliardi di euro.
Seduta in crescendo per Prysmian, con un balzo in chiusura nell’ordine del 3,5%. Il colosso dei cavi ha definito i nuovi obiettivi di sostenibilità a medio termine entro il 2022, in linea con i Sustainable Development Goal delle Nazioni Unite. Prysmian si impegna a incrementare la percentuale dei ricavi da “low carbon products” al 50% entro il 2022.

Coronavirus, George Soros: ‘preoccupato per l’Italia, trattata male da Ue e Germania’

“Sono preoccupato, in particolare, per l’Italia”. Così il finanziere e filantropo George Soros, in un discorso in cui parla del rischio che l’Unione europea, colpita dalla crisi del coronavirus COVID-19, non riesca a sopravvivere.Soros ha aggiunto che “l’Italia è stata trattata male sia dall’Unione europea che dalla Germania”. Le sue dichiarazioni sono state riportate da Reuters, sulla base della trascrizione di un incontro del finanziere con la stampa.Soros ha poi avvertito che la ‘sopravvivenza Ue a rischio senza bond perpetui’.

Utilities di Piazza Affari: Enel e gli altri titoli pronti a giovarsi di risalita consumi elettrici e misure UE sulle rinnovabili

Segnali di ripresa dei consumi elettrici in Italia in corrispondenza con l’implementazione della Fase-2. I dati più aggiornati evidenziano un miglioramento con -8% a/a nell’ultima settimana e punte a -5% secondo i dati riportati da Quotidiano Energia sugli andamenti settimanali dei consumi elettrici.
Nell’ultima settimana i consumi elettrici sono quindi cresciuti del 4% rispetto alla settimana precedente. In particolare, mercoledì 20 maggio i prelievi totali sono stati in calo del 5,8% rispetto al 2019. Miglioramenti significativi rispetto al -18% (destagionalizzato) registrato ad Aprile, con il Nord Italia a -20%.Nel 2009, l’anno di maggiore contrazione dei consumi elettrici, il calo era stato del 5,7%. Gli analisti di Equita rimarcano come sarà importante verificare nelle prossime settimane quale accelerazione avrà la ripresa dei consumi come indicazione dell’andamento del PIL.

Quattro titolo sensibili alla risalita dei consumi energetici

La ripresa della domanda elettrica, del prezzo del gas e dell’energia elettrica è importante soprattutto per le stime sul 2021/22 (le vendite sul 2020 sono in gran parte coperte da hedging). Nel settore utilities, rimarca Equita, i titoli più esposti sono A2a (powergen vale il 20/22% dell’EBITDA ed il 2021 è coperto per meno del 20%), Iren (22% EBITDA), Erg (100% EBITDA) ed Enel (8%-10% EBITDA incluso il retail in Italia).

Spazio al green nel nuovo EU Recovery Package

Sguardo anche agli interventi a favore delle rinnovabili. Bruxelles pubblicherà il 27 maggio il nuovo EU Recovery Package, il cui scopo potrebbe essere quello di includere il Green Deal introducendo anche ulteriori misure a favore del settore rinnovabili che andranno a confermare il commitment dell’UE allo sviluppo del settore, dell’elettrificazione e della mobilità a zero emissioni. Anche in questo caso Equita fa una cernita dei titoli maggiormente sensibili sul fronte green:
– Maggiori esposizioni per Enel, Erg, Falck, Terna (investimenti nella rete). 
– Esposte per la distribuzione elettrica anche Acea (40% dell’EBITDA) ed in misura minore Iren ed A2a.
– Lo sviluppo dell’idrogeno potrebbe essere un catalyst positivo per Snam (in misura minore Italgas).

BTP Italia: 8,3 mld agli istituzionali con richieste per oltre 19,5 mld

Il collocamento del nuovo BTP Italia Italia si è concluso con l’emissione di titoli per 22.297,606 milioni di euro e ha segnato un record storico di volume emesso in un’emissione, superando di poco il precedente record di raccolta che risaliva al 2013.In particolare il Tesoro rimarca che nel corso della Prima Fase del collocamento, dedicata ai piccoli risparmiatori, sono stati conclusi 383.966 contratti per un controvalore pari a 13.997,606 milioni di euro. Nella Seconda Fase del collocamento (dedicata a investitori istituzionali), che si è aperta e conclusa nella giornata odierna, il numero delle proposte di adesione pervenute ed eseguite è stato pari a 746, per un controvalore emesso pari a 8,3 mld di euro a fronte di un totale richiesto pari a 19.546,876 milioni di euro (coefficiente di riparto pari a circa il 42,5 per cento).La nuova emissione, che per la prima volta prevedeva una destinazione specifica, ossia sarà interamente destinata a finanziare i recenti provvedimenti del Governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19, prevede una scadenza a 5 anni (26 maggio 2025) e per coloro che hanno sottoscritto il Titolo in questa fase e lo deterranno fino a scadenza, quindi per l’intera durata dei 5 anni, c’è infatti la novità di un premio fedeltà doppio rispetto alle precedenti emissioni, pari all’8xmille del capitale investito.

Da Recovery Fund effetto positivo su Italia: ‘BTP meglio dei Bund, ecco fin dove potrebbe scendere spread’

Se sarà davvero lanciato, il Recovery Fund da 500 miliardi di euro proposto da Francia e Germania avrà un effetto positivo sui BTP, che faranno meglio dei Bund. Lo spread BTP-Bund a 10 anni, termometro del rischio Italia, potrebbe a quel punto riportarsi ai livelli dello scorso dicembre, attorno a quota 160-165 punti base, dai 210 punti base attuali. E’ quanto emerge dalla nota scritta dagli esperti di Credit Suisse “Position for tactical BTP-Bund spread narrowing”, dedicata agli investimenti a 3-6- mesi

L’effetto positivo sullo spread della proposta franco-tedesca sul Recovery Fund si è già visto.Oggi il differenziale oscilla attorno ai 217 punti base, dopo aver perso 30 punti base nelle due sessioni precedenti.Il consiglio tattico di Credit Suisse è di puntare sui BTP contro i Bund, posizionandosi long sull’indice composto da Btp con duration 7-10 anni e shortando per contro l’indice composto da Bund con duration a 7-10 anni (per esempio, prendendo in riferimento gli indici Bloomberg Barclays, così come mostrato nel grafico)Un tale posizionamento, secondo l’outlook di Credit Suisse, potrebbe garantire un guadagno potenziale del 5% circa.
“Un’ Europa finalmente unita?”, si chiedono gli analisti di Credit Suisse, riferendosi alla proposta sul Recovery Fund.
“Germania e Francia hanno annunciato un piano congiunto per un Recovery Fund Ue. Il fondo comporta 500 miliardi di euro di emissione di debito comune sotto il nome Ue, e un esborso sotto forma di sussidi. Considerando la probabilità che i sussidi del fondo si accolleranno parte del peso che paesi altamente indebitati come l’Italia si trovano a sostenere, riteniamo che (la proposta) possa inaugurare un cambiamento positivo per l’area euro“.La cautela, ovviamente, è d’obbligo.“Sebbene questo sia un primo passo nella giusta direzione, tutti i dettagli su come le passività comuni del fondo saranno finanziate, a parte il fatto che le spese rientreranno nel budget dell’Unione europea, non sono ancora chiari”.Credit Suisse sottolinea comunque che, con un eventuale via libera al piano, le possibilità di una Europa più unita cresceranno. Se approvato, ne beneficeranno in generale, secondo la divisione di ricerca della banca svizzera, i bond della periferia dell’area euro, dunque anche i BTP.“Di conseguenza prevediamo che gli spread verso l’indice benchmark (Bund tedeschi) si restringerà a favore dei BTP italiani“, in quanto – viene fatto notare – il mercato dei debito italiano è grande e liquido e l’Italia è proprio al centro delle discussioni sulla sostenibilità del debito”.

Design Italy: al via la campagna di Equity Crowdfunding per crescere all’estero

Partita il 18 maggio la campagna di Equity Crowdfunding per sostenere la crescita sui mercati esteri di Design Italy: start up innovativa nel settore dell’eCommerce e del Digital Export che promuove prodotti di design multicategoria.
Il progetto ha avuto origine da un’idea di Roberto Ferrari, ex direttore generale di ‘CheBanca!’, Chief Digital and Innovation Officer di Mediobanca ed esperto di Fintech, che ha voluto creare per il design, partendo però dai canali digitali, quella raccolta di “eccellenze” che Eataly è per il food

Recovery Fund, speranze già affossate? All’Italia 100 mld in aiuti, ma attenzione a parole Le Maire

“E’ un accordo decisivo, ma occorre cambiare la posizione di altri stati, in particolare di Austria, Danimarca, Svezia e Olanda. Sarà una partita difficile, non bisogna nasconderlo”. Così il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, commenta la proposta franco-tedesca su un Recovery Fund anti-Covid da 500 miliardi, annunciata ieri dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron.Il piano si è scontrato fin da subito con le resistenze dei paesi europei “falchi”. In particolare, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha detto subito di appoggiare le posizioni di Olanda, Danimarca e Svezia, che sono disponibili a un Recovery Fund a condizione che eroghi prestiti e non sussidi.La proposta franco-tedesca, invece, è rivoluzionaria proprio perchè prevede l’erogazione di 500 miliardi di euro dalla voce spese del bilancio dell’Ue: non si tratta dunque di prestiti, ma di finanziamenti, di contributi a fondo perduto che, come ha confermato Merkel, saranno messi “a disposizione delle regioni e dei settori più colpiti dalla pandemia”.Il piano prevede che la Commissione europea raccolga i finanziamenti accedendo ai mercati dei capitali, cosa che ha già fatto finora, in realtà, ma per importi relativamente modesti. Le somme verrebbero raccolte attraverso l’emissione congiunta di bond: emissione di debito comune, proprio ciò che i paesi del Sud Europa hanno chiesto ripetutamente all’Asse del Nord.All’Italia, ha anticipato il quotidiano La Repubblica, andrebbero 100 miliardi di euro: una somma che non dovrebbe mai essere rimborsata. Così La Repubblica:“Del megafondo, circa un quinto, dagli 80 ai 100 miliardi, andranno all’Italia, fra i Paesi più colpiti dalla pandemia. Ma non dovrà mai ripagarli. La Commissione – come chiesto dalla Germania per essere certa che i soldi verranno ben amministrati – andrà sui mercati usando come garanzia per gli investitori il bilancio dell’Unione 2021-2027. Quindi i fondi verranno distribuiti alle «aree e settori» più colpiti dalla crisi. «I soldi non saranno rimborsati dai beneficiari, ma dall’Unione», ha garantito Macron. L’Italia si limiterà a partecipare alla restituzione dei bond in quota alla sua partecipazione al bilancio Ue, con i bond che in ogni caso saranno a scadenze lunghissime. E la quota dell’Italia è l’11%, contro il 27% della Germania. Il documento a doppia firma ora verrà recapitato alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che dovrà tradurlo in una proposta europea da qui alla prossima settimana”

In quattro pagine di documento congiunto, Angela Merkel e Emmanuel Macron rimettono Germania e Francia alla testa dell’Europa. E propongono un «piano di recupero» da 500 miliardi di euro per consentire all’Unione europea e ai Paesi più colpiti dal virus di uscire dalla crisi indotta dalla pandemia. Francia e Germania, dopo settimane di incertezza e riflessione sulla strategia da seguire per fare fronte all’emergenza economica generata dal Covid-19, ritrovano l’unità e lanciano la loro idea alla Commissione europea, impegnata in questi giorni a costruire un non semplice consenso intorno al Recovery fund, il «fondo per la ripresa» su cui la presidente Ursula von der Leyen presenterà la sua proposta la settimana prossima, il 27 maggio.

 

Il documento franco-tedesco vuole presentarsi come un compromesso tra la posizione dei Paesi dell’Europa meridionale, con Italia e Francia in testa, e quella dei nordici più rigorosi dal punto di vista fiscale, di cui la Germania è capofila. Da un lato le dimensioni chieste per il fondo, 500 miliardi appunto, appaiono nettamente inferiori rispetto alla richiesta della sponda Sud, che finora ha spinto per uno stanziamento di almeno 1.000 miliardi. Dall’altro, secondo il meccanismo proposto da Parigi e Berlino, queste sovvenzioni – incardinate sul bilancio pluriennale europeo – dovrebbero essere a fondo perduto, un aspetto che ha fatto finora storcere il naso ai falchi del nord.

BTP Italia: continua il boom di ordini, già superati i 5,5 miliardi

Anche la seconda giornata di collocamento del nuovo BTP Italia si conferma densa di ordini. Dopo le prime due ore gli ordini aggiuntivi sono di oltre 1,5 mld, portando il totale a 5,5 miliardi. Stando a quanto riferisce l’agenzia Radiocor i contratti chiusi sono ben 46 mila oggi, che si vanno ad aggiungere ai 109 mila di ieri. Il primo giorno si era chiuso con raccolta ordini per oltre 4 miliardi di euro, cifra molto elevata rispetto all’ultima emissione dello scorso ottobre che nei tre giorni per i retail raccolse meno di tre miliardi complessivi (2,987 mld).La sedicesima emissione del BTP Italia si caratterizza per alcune importanti novità a partire dal fatto che per la prima volta presenta una destinazione specifica, ossia il finanziamento degli interventi relativi all’emergenza Covid-19.Il nuovo BTP Italia avrà un tasso cedolare minimo garantito dell’1,40% con il tasso definitivo sarà stabilito all’apertura della quarta giornata di emissione, nella mattinata di giovedì 21 maggio. L’emissione presenta come novità importante la scadenza a 5 anni (26 maggio 2025) e per coloro che sottoscriveranno il Titolo in questa fase e lo deterranno fino a scadenza, quindi per l’intera durata dei 5 anni, è previsto un premio fedeltà doppio rispetto alle precedenti emissioni, pari all’8xmille del capitale investito. Ciò in ragione della speciale destinazione di questa sedicesima emissione del BTP Italia che sarà interamente destinata a finanziare i recenti provvedimenti del Governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19.

L’effetto Btp Italia insieme alla giornata euforica sui mercati azionari ha contribuito a un corposo calo dello spread Btp-Bund a 222 pb, ossia 20 pb meno rispetto ai livelli di venerdì. Il tasso del Btp decennale è sceso a 1,75%.

Merkel-Macron sfornano piano Recovery Fund da 500 miliardi. Lagarde su Patto stabilità: non concentrarsi su debito-Pil

I sovranisti e non solo continuano a strepitare, ma la proposta franco-tedesca viene salutata come un enorme passo in avanti e un’importante apertura verso le richieste dei cosiddetti paesi del Sud, Italia in primis, soprattutto se si considera che, a presentarla, è stata la Germania, il grande falco dell’Europa. Falco che, come insegna la storia, culturalmente “vede il debito come un peccato”. Tanto che la parola “schuld”, debito, significa anche “colpa”.

Ma stavolta è diverso. Stavolta non c’è nessun peccatore, visto che tutta l’Europa, anzi tutto il mondo, è stato colpito dalla piaga del coronavirus.Dopo diversi tentennamenti, Berlino ha dunque deciso di andare oltre i suoi diktat, e lo ha fatto con Parigi.Qualcosa, chiaramente, sta cambiando in Europa, se si considera anche il commento rilasciato con un’intervista al Corriere della Sera da Christine Lagarde, numero uno della Bce.“Il patto di stabilità va rivisto prima che rientri in vigore”, ha detto Lagarde, aggiungendo di ritenere che “questa crisi sia una buona occasione di modernizzare le modalità del Patto di stabilità e di crescita, oggi sospeso” e sottolineando, anche, come la sostenibilità del debito non possa essere calcolata concentrandosi sul rapporto debito-Pil.“La priorità, oggi, è aiutare le economie a risollevarsi. Gli Stati stanno spendendo e naturalmente i debiti aumentano; quanto al rapporto fra debito e Pil, crescerà, perché siamo in recessione. Tutti i Paesi al mondo stanno assistendo a un aumento del loro livello di debito: secondo le previsioni dell’Fmi, il debito degli Stati Uniti supererà il 130% del Pil alla fine del 2020, mentre quello della zona euro sarà sotto al 100%. Certo è una media, ci sono differenze tra i Paesi dell’area. Ma per valutare la sostenibilità, non bisogna concentrarsi sul livello di debito rispetto al Pil. Bisogna prendere in considerazione il livello di crescita e i tassi d’interesse in vigore. Questi due fattori sono determinanti”.

RECOVERY FUND DA 500 MLD EURO: CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO, NON PRESTITI

Tornando al Recovery Fund, il grande annuncio è arrivato ieri, in occasione della videoconferenza stampa congiunta indetta dalla cancelliera Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron. L’asse franco-tedesco ha sfornato una proposta su un Recovery Fund da 500 miliardi di euro, dopo trattative che si sono intensificate nel pomeriggio.
Il piano, definito da Merkel di “breve termine”, prevede l’erogazione di 500 miliardi di euro dalla voce spese del bilancio dell’Ue: non si tratta dunque di prestiti, ma di finanziamenti, di contributi a fondo perduto che, come ha confermato Merkel, saranno messi “a disposizione delle regioni e dei settori più colpiti dalla pandemia”.
Ma come sarà finanziato questo fondo? Come spiega l’FT la Commissione europea raccoglierà i finanziamenti accedendo ai mercati dei capitali, cosa che ha già fatto finora, in realtà, ma per importi relativamente modesti. Le somme verranno raccolte attraverso l’emissione congiunta di bond: emissione di debito comune, proprio ciò che i paesi del Sud Europa hanno chiesto ripetutamente all’Asse del Nord.
Tali finanziamenti, è questa la grande novità, non saranno poi erogati ai singoli stati membri del blocco sotto forma di prestiti, ma utilizzati per sostenere le spese di bilancio Ue. Saranno insomma contributi a fondo perduto, non prestiti.
La cancelliera Merkel ha d’altronde ammesso che l’Unione europea sta facendo fronte “alla crisi più grave della sua storia, una crisi che richiede risposte appropriate”. Dal canto suo, il presidente francese Emmanuel Macron ha definito la proposta “un passo importante”, facendo notare che il piano implica “il trasferimento di veri soldi di bilancio alle regioni e ai settori più colpiti (dalla pandemia Covid-19)”. E qui si potrebbe aggiungere Italia in primis.
Ovviamente, quella annunciata ieri è solo una proposta, che deve essere approvata dai 27 paesi dell’Unione europea: si tratta tuttavia di un presupposto che rende il raggiungimento di una intesa più probabile. La parola spetta ora ai leader dei 27 paesi Ue, dunque al Consiglio europeo, che si dovrà riunire per stabilire le misure da prendere per fronteggiare quella che da emergenza sanitaria è diventata una emergenza economica. Una data per la riunione del Consiglio Ue non è stata ancora fissata.
Gli ostacoli non sono pochi, se si considera che le trattative per varare il bilancio pluriennale Ue vanno avanti da più di due anni. Di fatto, è stata la stessa cancelliera Merkel ad ammettere che tutto è ancora allo stadio iniziale. “Noi stiamo facendo una proposta che, credo, aiuterà a raggiungere una intesa nell’Ue 27. Ma non possiamo costringere nessuno ad accettarla”. Tra l’altro, la stessa Commissione europea deve presentare ai paesi membri dell’Unione europea una sua proposta sul Recovery Fund. Ma, come ha detto anche Macron, “noi speriamo che l’accordo tra la Francia e la Germania sia di aiuto”.
In un comunicato congiunto il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno annunciato che “il Recovery Fund avrà una dotazione di 500 miliardi di euro di spese di bilancio Ue per i settori e le regioni più colpite (Il fondo) rafforzerà la resilienza, la convergenza e la competitività delle economie europee, e aumenterà gli investimenti, in modo particolare nelle transizioni ecologiche e digitali, nella ricerca e nell’innovazione”.
Macron ha poi precisato che i 500 miliardi di euro “saranno stanziati a favore di quei settori che non sono solo tecnologici, aggiungendo che “si tratta di una forte risposta economica che aiuterà a combattere la disoccupazione e a proteggere le aree più vulnerabili”.

Recovery Fund, il commento: il tabù superato

Così ha commentato Samy Chaar, Chief Economist di Lombard Odier:
“L’annuncio congiunto Angela Merkel / Emmanuel Macron di sovvenzioni di bilancio per un valore di 500 miliardi di euro, finanziate attraverso il prestito comune, rappresenta un progresso molto significativo. Di fronte a una crisi di questa portata, l’Unione Europea potrebbe progettare una risposta fiscale comune finanziata dal debito attraverso l’emissione di un bene sicuro in euro, ammissibile sia per il Programma di Acquisto del Settore Pubblico della Banca Centrale Europea (PSPP) che per il Programma di Acquisto d’Emergenza Pandemica (PEPP). Tali acquisti non sarebbero controversi dal punto di vista legale. Non sarebbero soggetti alla ripartizione delle perdite, in altre parole la BCE acquisterebbe “nel proprio portafoglio”, con un limite di emissione del 50% per programma. Inoltre, il debito dell’UE non verrebbe conteggiato come debito di uno Stato membro. Invece, questo sarebbe considerato puro debito dell’UE, oggi valutato “AAA”, e implicitamente sostenuto dai futuri contributi degli Stati membri. Fino a pochi giorni fa, questo era un tabù. La proposta di un’emissione congiunta di 500 miliardi di euro di debito UE attraverso un fondo di recupero equivale al 4% del prodotto interno lordo dell’UE in termini di nuova spesa. L’allocazione dei fondi (cioè la chiave di spesa) sarà in funzione della gravità dello shock pandemico. Finora c’è stata una stretta relazione tra lo shock sanitario pubblico, la gravità degli arresti e lo shock sul PIL. L’Italia potrebbe quindi essere un beneficiario netto, pari al 2% del suo PIL. La Germania ha avuto meno casi di Covid-19 e ha registrato una contrazione del PIL più contenuta nel primo trimestre. Il Paese dovrebbe quindi ricevere molto meno e diventare uno dei maggiori contribuenti in qualsiasi chiave di spesa probabile. Si tratta quindi di un’offerta piuttosto generosa da parte della Germania. Se fosse ancora membro dell’UE, l’esperienza di Covid-19 del Regno Unito l’avrebbe reso un beneficiario netto del finanziamento comune, almeno per alcuni anni. Naturalmente, dopo Brexit, ora non può più beneficiare del programma”.
“A parte questo – commenta ancora il capo economista di Lombard Odier-  la Corte costituzionale tedesca non può contestare questa iniziativa. Questo programma rientra nella politica fiscale dell’UE e quindi, se approvato, i tribunali non possono fermare il piano, soprattutto se il parlamento tedesco lo appoggia. Nel complesso, questo programma rappresenta un importante passo avanti. Speriamo che abbia abbastanza slancio perché i cosiddetti Stati membri frugali dei Paesi Bassi o dell’Austria non lo blocchino. Il diavolo sarà ovviamente anche nei dettagli, soprattutto per quanto riguarda la questione di come stanziare i fondi. Per ora, non vediamo l’ora di avere maggiori dettagli sull’accordo, ma potenzialmente, questo rappresenta un grande passo avanti per l’Europa”

Auto: crollo record delle immatricolazioni in Europa ad aprile, Italia la peggiore. Fca -88%

Crollo record delle immatricolazioni di auto in Europa a causa del lockdown, che ha frenato bruscamente la domanda in tutti i paesi dell’area, anche se è stata l’Italia a mostrare i dati peggiori. Tra le case costruttrici, Fiat Chrysler Automobiles (Fca) è stata tra le più colpite con una contrazione di quasi l’88%. E ora si guarda alla prospettiva di incentivi alla rottamazione che possano risvegliare la domanda e aiutare il settore a risollevarsi. Intanto, nelle ultime ore, il governo ha chiarito che per il prestito con garanzia statale a beneficio di Fca sono necessarie alcune precise condizioni, tra cui la conferma e il potenziamento del piano di investimenti, l’impegno a produrre in Italia e a mantenere i livelli occupazionali nel paese.Peggior calo di sempre delle immatricolazioniSecondo i dati diffusi oggi dall’European Automobile Manufacturers Association (Acea), ad aprile, primo mese intero con restrizioni per il Covid-19, le immatricolazioni di autovetture nel Vecchio Continente (Ue+Efta+Uk) sono scese del 78,3%. E’ il peggior calo di sempre. Nella sola Unione europea la frenata è stata del 76,3%. Tutti i paesi hanno visto una brusca frenata della domanda, ma la contrazione più drammatica l’ha fatta registrare l’Italia (-97,6%). La causa principale di questi risultati catastrofici è naturalmente l’emergenza coronavirus e il conseguente lockdown, anche se va sottolineato che il mercato auto europeo era già debole anche prima del manifestarsi della pandemia.“Le prospettive per i prossimi mesi restano cupe – ha commentato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – E ciò per il fatto che il Decreto Rilancio ha completamente ignorato l’esigenza, avvertita ovunque in Europa, di rilanciare la domanda di autovetture con incentivi alla rottamazione che prevedano pure l’acquisto di vetture nuove di ultima generazione con alimentazione tradizionale”.Immatricolazioni di Fca giù di quasi l’88%, la sua quota si riduce al 3,7%Guardando alle singole case, Fca ha visto il mese scorso le immatricolazioni scendere nel Vecchio continente dell’87,7%, facendo dunque peggio del del mercato e mostrandosi tra i costruttori più colpiti, insieme a Honda e Jaguard Land Rover. La quota di mercato di Fca si è ridotta al 3,7% dal 6,6% di aprile 2019. TRa i singoli marchi del gruppo, a fare peggio è Lancia/Chrysler che ha visto crollate del 98% le immatricolazioni, mentre Alfa Romeo è risultato il migliore con un -85,8%.I pessimi dati sulle immatricolazioni pesano sul titolo Fca che a Piazza Affari si muove in controtendenza, imboccando la via dei ribassi con un calo dell’1,3%. L’azione arresta il rally innescato ieri in scia alla conferma da parte del Lingotto della richiesta al Governo italiano per l’ottenimento di una garanzia da SACE secondo quanto previsto dal Decreto Liquidità. Per l’operazione è stato avviato un dialogo con Intesa Sanpaolo per il perfezionamento di una linea di credito a tre anni, destinata esclusivamente alle attività italiane del Gruppo Fca e al sostegno della filiera dell’automotive in Italia. Il prestito richiesto è di 6,3 miliardi di euro e corrisponde al 25 per cento del fatturato italiano del gruppo.

BTP Italia a ruba il primo giorno: superati i 4 miliardi. Spread scende di 20 pb

Prima giornata per il nuovo BTP Italia con boom di ordini da parte dei piccoli risparmiatori italiani alla ricerca di rendimenti allettanti.La sedicesima emissione del BTP Italia si caratterizza per alcune importanti novità a partire dal fatto che per la prima volta presenta una destinazione specifica, ossia il finanziamento degli interventi relativi all’emergenza Covid-19.Stando alle ultime indicazioni nel primo giorno sono stati raccolti ordini per oltre 4 miliardi di euro, cifra molto elevata se si considera che nell’ultima emissione dello scorso ottobre nei tre giorni per i retail furono raccolti meno di tre miliardi complessivi (2,987 mld). Stando a quanto riferisce l’agenzia Radiocor, i contratti chiusi sarebbero stati 109mila.Il nuovo BTP Italia avrà un tasso cedolare minimo garantito dell’1,40% con il tasso definitivo sarà stabilito all’apertura della quarta giornata di emissione, nella mattinata di giovedì 21 maggio. L’emissione presenta come novità importante la scadenza a 5 anni (26 maggio 2025) e per coloro che sottoscriveranno il Titolo in questa fase e lo deterranno fino a scadenza, quindi per l’intera durata dei 5 anni, è previsto un premio fedeltà doppio rispetto alle precedenti emissioni, pari all’8xmille del capitale investito. Ciò in ragione della speciale destinazione di questa sedicesima emissione del BTP Italia che sarà interamente destinata a finanziare i recenti provvedimenti del Governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19.L’effetto Btp Italia insieme alla giornata euforica sui mercati azionari ha contribuito a un corposo calo dello spread Btp-Bund a 222 pb, ossia 20 pb meno rispetto ai livelli di venerdì. Il tasso del Btp decennale è sceso a 1,75%.

Mutui: decisi segnali di recupero dopo il lockdown

Emergono i primi segnali di ripresa delle richieste di credito presentate dalle famiglie dopo la flessione registrata a seguito del lockdown. Dalle elaborazioni effettuate sul patrimonio informativo di EURISC – il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF – emerge che nella settimana compresa tra il 4 e il 10 maggio i volumi di richieste sono state pari al 92% di quelli pre-lockdown.Per quanto riguarda i Mutui immobiliari, a partire dalla settimana iniziata il 6 aprile è iniziato un percorso di costante seppur lento recupero, che nelle ultime 3 settimane di osservazione ha visto i volumi stabilizzarsi intorno al 76% di quelli abituali. Per quanto riguarda invece le richieste di prestiti personali, l’andamento mostra una debolezza più prolungata che perdura sostanzialmente fino alla settimana iniziata il 4 maggio in cui è evidente il cambio di passo che riporta i volumi al 66% di quelli precedenti al lockdown. Dinamica molto diversa è quella fatta registrare dai prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi (quali auto, moto, arredamento, elettronica, elettrodomestici, impianti per l’efficientamento energetico della casa, spese mediche, palestre, tempo libero, etc.). Nello specifico, questa forma tecnica è quella che più di tutte ha risentito maggiormente della chiusura degli esercizi commerciali, arrivando per alcune settimane ad assestarsi a un terzo dei volumi pre-lockdown, ma è anche quella che ha mostrato un più deciso recupero, al punto che nell’ultima settimana di osservazione i volumi risultano significativamente superiori a quelli della settimana indice, assestandosi al 116%.

Euforia da vaccino + Fed, Piazza Affari vola. Exploit per FCA (+8%), Unicredit e Telecom

Lunedì da incorniciare per Piazza Affari che ha più che compensato l’effetto stacco dividendi che rischiava di zavorrare il Ftse Mib. L’indice guida milanese invece alla fine ha chiuso in gran spolvero a +3,32% a quota 17.412 punti.
A dare sprint ai mercati sono le speranze di ulteriori stimoli. Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha paventato una prolungata debolezza dell’economia Usa me ha indicato che la Fed ha ancora ulteriori munizioni per agire. A Wall Street inoltre si scommette sull’arrivo di un vaccino, dopo che la società biotech Moderna ha reso noto che, i test effettuati sull’uomo con il vaccino anti-coronavirus hanno dato esiti positivi, producendo anticorpi contro il virus in tutti i 45 partecipanti all’esperimento.Oggi intanto calda accoglienza al BTP Italia con ordini nel primo giorno (riservato ai retail, così come il 2° e il 3°) ben superiori a quelli delle ultime emissioni. Da ricordare che oggi c’è stato lo stacco cedola di ben nove titoli del Ftse Mib con un peso dello 0,86% sull’indice.

Titoli oil e banche in volata

Sul parterre di Piazza Affari in volata del 7,61% Tenaris che si accoda all’euforia dei prezzi del petrolio (+11% il WTI oltre i 32 $) sulle speranze di una risalita della domanda. Segno più anche per ENI (+1,6%) che ha più che compensato l’effetto stacco cedola (saldo di 0,43 euro, con yield del 5%).
Molto bene le banche con Unicredit e Intesa Sanpaolo che hanno guadagnano rispettivamente il 5,91% e il 4,94%. Miglior titolo di tutto il Ftse Mib è Unipol con +8,62% con l’ad Cimbri che ha espresso convinzione circa la capacità del gruppo assicurativo bolognese di raggiungere gli obiettivi del 2020 e distribuire il dividendo (dopo lo stop in seguito alla raccomandazione dell’Ivass legata all’emergenza Covid-19).

Giornata da incorniciare anche per FCA e Telecom

In volata oggi il titolo Fca che sale di oltre l’8 per cento in area 7,79 euro. Il mercato guarda con favore alla conferma da parte del Lingotto della richiesta al Governo italiano per l’ottenimento di una garanzia da SACE secondo quanto previsto dal Decreto Liquidità. Per l’operazione è stato avviato un dialogo con Intesa Sanpaolo per il perfezionamento di una linea di credito a tre anni, destinata esclusivamente alle attività italiane del Gruppo FCA e al sostegno della filiera dell’automotive in Italia. Il prestito richiesto è di 6,3 mld di euro e corrisponde al 25 per cento del fatturato italiano del gruppo.Seduta effervescente infine anche per Telecom Italia salita di oltre il 5,5% e anche le la big Enel a +3,52%. Secondo il Corriere Economia, Enel è in discussioni con Macquarie per cedere il 50% che detiene in Open Fiber. L’articolo ricorda che recentemente si è espresso con favore sul progetto rete unica anche Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, definendolo “fondamentale per il Paese. “L’indiscrezione è interessante in quanto la cessione della quota in Open Fiber da parte di Enel faciliterebbe i negoziati per la costituzione di una rete unica, vista la posizione scettica di Enel sul tema”, commenta Equita SIM.

Cosa ha detto Powell?

In un’intervista al programma serale “60 minutes”, il presidente della Banca centrale Usa ha lasciato intendere che l’economia statunitense ha davanti a sé delle prospettive di ripresa – sebbene osservabili nel medio-lungo termine e solo nel momento in cui venisse trovato un vaccino contro il Covid-19.Powell ha sottolineato come il tasso di disoccupazione, che si prevede possa sfiorare il 25%, e la contrazione dell’economia Usa nel secondo trimestre (presumibilmente intorno al 30%), potrebbero costituire il picco della crisi. Entro tre-sei mesi le misure fiscali disposte dal Congresso cominceranno a dare i propri frutti ed, entro il 2021 e previa scoperta di un vaccino, si potrebbe assistere a un rimbalzo.“Penso che ci siano buone possibilità che vi sia una crescita positiva nel terzo trimestre. E penso che sia una previsione plausibile che ci sarà crescita nella seconda metà dell’anno”, ha dichiarato il presidente della Fed. “Direi che non torneremo velocemente ai livelli a cui eravamo. Non ritorneremo a quei livelli prima della fine dell’anno”.

Borse europee aprono in deciso rialzo, incoraggiate da petrolio e fine lockdown

Partenza in deciso rialzo per le principali Borse europee, incoraggiate dalla fine del lockdown per molti paesi e dal rimbalzo delle quotazioni del petrolio. A sostenere gli scambi anche le parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che in un’intervista rilasciata alla trasmissione “60 Minutes” ha predetto una ripresa dell’economia Usa già nel terzo trimestre. Secondo Powell, il Pil Usa potrà soffrire un crollo superiore a -30% (su base annualizzata) nel secondo trimestre del 2020, riuscendo però a evitare una depressione economica nel lungo termine con una ripresa già evidente nel terzo quarter. In questo quadro, l’indice Eurostoxx 50 segna in avvio un balzo del 2,1%. A Francoforte il Dax avanza del 2,3%, a parigi il Cac40 sale del 2,3% e a Londra l’indice ftse100 segna un progresso del 2,5%. Pochi gli spunti macro che movimenteranno la seduta odierna. L’agenda macro odierna prevede la sola pubblicazione dell’indice Nahb sulla fiducia dei costruttori negli Stati Uniti.

Piazza Affari scatta nonostante effetto dividendi, volano STM e Tenaris

Deciso rialzo per Piazza Affari sulla scia del rally del petrolio e le parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. In un’intervista rilasciata alla trasmissione “60 Minutes”, Powell indica una ripresa dell’economia Usa già nel terzo trimestre. Secondo Powell, il Pil Usa potrà soffrire un crollo superiore a -30% (su base annualizzata) nel secondo trimestre del 2020, riuscendo però a evitare una depressione economica nel lungo termine.Il Ftse Mib sale dello 0,71% a quota 16.973 punti. Da ricordare che oggi c’è stato lo stacco cedola di ben nove titoli del Ftse Mib con un peso dello 0,86% sull’indice. Sul parterre di Piazza Affari strappa a +2,4% STM, così come Tenaris grazie all’effetto petrolio. Molto bene anche Mediobanca con +2,23%. Tra i segni meno spicca il -4,23% di Italgas che paga lo stacco cedola, così come ENI (-0,73%) e Generali (-2,3%) che hanno staccato rispettivamente il saldo cedola e la prima tranche.Per quanto riguarda l’Italia, oggi parte un nuovo step della cosiddetta Fase 2 con la riapertura di negozi e altre attività commerciali. Il premier Giuseppe Conte, in una lettera pubblicata su “Leggo”, ha espresso fiducia: “Un passo alla volta, con prudenza e attenzione, in modo da evitare di cadere e tornare indietro. L’Italia tornerà a correre”.Infine, al via oggi l’emissione del nuovo BTP Italia con scadenza 5 anni e premio fedeltà raddopiato. Per la prima volta l’emissione ha una destinazione specifica, ossia il finanziamento degli interventi relativi all’emergenza Covid-19.

Dividendi ricchi da Azimut, ENI e Generali, ma per il futuro tanti dubbi su livelli remunerazione soci

Piazza Affari corre nel giorno del dividend-day 2020 di Piazza Affari, con alcune big che staccano cedole consistenti che probabilmente gli investitori faticheranno a rivedere nel breve-medio termine.  Sul listino milanese, reduce una settimana molto difficile che ha visto il Ftse Mib cedere oltre il 3,3% (peggior performance delle ultime 9 settimane), oggi incide l’effetto cedole.
Tra le big del Ftse Mib A2A stacca un dividendo ordinario di 0,0775 euro (dividend yield del 6,2%), Azimut di 1 euro (6,67%), Buzzi di 0,15 euro per le azioni ordinarie (1,94%) e 0,174 euro per le azioni risparmio (1,94%), ENI il saldo cedola di 0,43 euro (5%), Generali Assicurazioni con prima tranche di 0,50 euro (4,03%), Italgas di 0,256 euro (5,19%), Prysmian di 0,25 euro (1,42%), Recordati il saldo cedola di 0,52 euro (1,23%) e infine Saipem 0,01 euro sia per le ordinarie che per le az. risparmio.In prospettiva il dividendo appare destinato a scendere, e di molto, soprattutto per ENI.  A fine aprile Shell ha annunciato il taglio del dividendo (non succedeva dalla Seconda Guerra Mondiale) riducendo la cedola trimestrale del 66%. Altre big oil potrebbero essere costrette a far lo stesso. Eni ha rimandato ogni discorso sulla remunerazione degli azionisti al momento in cui verranno diffusi i conti del secondo trimestre. Sul taglio concordano gli analisti. Il gruppo guidato da Claudio Descalzi potrebbe trovarsi costretto ad annunciare in estate un taglio del dividendo fino a -50%.Generali ha invece deciso di suddividere il dividendo in due tranche: la seconda pari a € 0,46 pagabile entro la fine dell’anno e soggetta a verifica consiliare, tra l’altro, sul rispetto al 30 settembre 2020 dei limiti previsti dal Risk Appetite Framework di Gruppo, nonché al positivo accertamento della conformità alle disposizioni e alle raccomandazioni di vigilanza al tempo vigenti relativamente al pagamento di dividendi.

Stacco anche per le mid cap

Tra le mid cap stacco cedola oggi per Anima (0,205 euro), ERG (0,75 euro), INWIT (0,132 euro), Salini Impregilo (0,03 euro per le az. ordinarie e 0,26 euro per le risparmio) e UnipolSAI (0,16 euro). Infine nel segmento Star di Borsa Italiana staccano il dividendo BE (0,023 euro) Cellularline (0,33 euro) Cementir (0,14 euro), Falck Renewables (0,067 euro), Interpump (0,25 euro) Massimo Zanetti (0,19 euro) e Tamburi (0,09 euro).

Piazza Affari corre con parole Powell

I mercati in avvio di ottava cavalcano il rally del petrolio e soprattutto le parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. In un’intervista rilasciata alla trasmissione “60 Minutes”, Powell indica una ripresa dell’economia Usa già nel terzo trimestre ed esprime un tono rialzista indicando che la Fed ha ancora ulteriori munizioni per agire. Secondo Powell, il Pil Usa potrà soffrire un crollo superiore a -30% (su base annualizzata) nel secondo trimestre del 2020, riuscendo però a evitare una depressione economica nel lungo termine.
Il Ftse Mib sale dello 0,89% a quota 17.005 punti. Da ricordare che oggi c’è stato lo stacco cedola di ben nove titoli del Ftse Mib con un peso dello 0,86% sull’indice. Sul parterre di Piazza Affaristrappa a +2,4% STM, così come Tenaris grazie all’effetto petrolio. Molto bene anche Mediobanca con +2,23%. Tra i segni meno spicca il -4,23% di Italgas che paga lo stacco cedola, così come ENI (-0,73%) e Generali (-2,3%) che hanno staccato rispettivamente il saldo cedola e la prima tranche.
Per quanto riguarda l’Italia, oggi parte un nuovo step della cosiddetta Fase 2 con la riapertura di negozi e altre attività commerciali. Il premier Giuseppe Conte, in una lettera pubblicata su “Leggo”, ha espresso fiducia: “Un passo alla volta, con prudenza e attenzione, in modo da evitare di cadere e tornare indietro. L’Italia tornerà a correre”. Infine al via oggi l’emissione del nuovo BTP Italia con scadenza 5 anni e premio fedeltà raddopiato. Per la prima volta l’emissione ha una destinazione specifica, ossia il finanziamento degli interventi relativi all’emergenza Covid-19.

«Io penso che la Germania possa essere di nuovo forte soltanto se anche l’Italia è forte. Noi tedeschi dobbiamo avere piena coscienza del fatto che siamo forti solo se tutti sono forti. Metto l’Italia in primo piano poiché è uno dei nostri più importanti partner commerciali. Ma nell’Europa in futuro deve nuovamente prevalere il sentimento che siamo tutti sorelle e fratelli europei». Armin Laschet è il ministro presidente del Nord Reno-Vestfalia, che se fosse uno Stato indipendente, sarebbe fra le prime venti economie del mondo, con un prodotto lordo annuo di oltre 700 miliardi di euro. Basta questo a dare il senso del peso e dell’influenza del più popoloso Land tedesco negli equilibri politici, economici e sociali della Germania. E basta questo a spiegare perché dal Nord Reno-Vestfalia vengano tutti e tre i candidati alla presidenza della Cdu, trampolino di lancio per la successione ad Angela Merkel alla cancelleria. Ma tra l’ex capogruppo al Bundestag, Friedrich Merz, e il presidente della Commissione esteri del Parlamento, Norbert Röttgen, il favorito è Laschet, 59 anni, moderno interprete della linea centrista e moderata che è stata vincente con Angela Merkel.

Dividend Day 2020: Piazza Affari verso lunedì a handicap, 9 titoli del Ftse Mib staccano la cedola

Piazza Affari si appresta a riaccendere i motori con diverse big che staccheranno il dividendo condizionando l’andamento degli indici di Borsa. Lunedì il Ftse Mib pagherà l’effetto cedole che sarà negativo dello 0,86%.Il listino milanese è reduce una settimana molto difficile che ha visto il Ftse Mib cedere oltre il 3,3%, peggior performance delle ultime 9 settimane, con banche deboli (nuovi minimi storici per Unicredit e Bper) e colossi quali Enel in affanno.Tra le big spicca il saldo cedola di ENI e la prima tranche di Assicurazioni Generali. Nel dettaglio A2A staccherà una dividendo ordinario di 0,0775 euro (dividend yield del 6,2%), Azimut di 1 euro (6,67%), Buzzi di 0,15 euro per le azioni ordinarie (1,94%) e 0,174 euro per le azioni risparmio (1,94%), ENI il saldo cedola di 0,43 euro (5%), Generali Assicurazioni con prima tranche di 0,50 euro (4,03%), Italgas di 0,256 euro (5,19%), Prysmian di 0,25 euro (1,42%), Recordati il saldo cedola di 0,52 euro (1,23%) e infine Saipem 0,01 euro sia per le ordinarie che per le az. risparmio.Tra le mid cap stacco cedola per Anima (0,205 euro), ERG (0,75 euro), INWIT (0,132 euro), Salini Impregilo (0,03 euro per le az. ordinarie e 0,26 euro per le risparmio) e UnipolSAI (0,16 euro). Infine nel segmento Star di Borsa Italiana staccano il dividendo BE (0,023 euro) Cellularline (0,33 euro) Cementir (0,14 euro), Falck Renewables (0,067 euro), Interpump (0,25 euro) Massimo Zanetti (0,19 euro) e Tamburi (0,09 euro).

Fase2 per negozi, bar e ristoranti: solo 6 su 10 ripartirà lunedì, pesa rebus regole

Circa 6 imprese su 10, tra negozi, bar e ristoranti, sono intenzionati a riaprire lunedì 18 maggio, data prevista della ripartenza. E’ quanto risulta da un sondaggio condotto da SWG per Confesercenti su un campione di imprenditori del commercio al dettaglio e della somministrazione. Gli imprenditori intenzionati ad aprire il 18 maggio sono il 62%, contro un 27% che ha invece già deciso di rimanere chiuso. È ancora incerto l’11%, e deciderà durante il fine settimana.Tra chi rimarrà sicuramente chiuso, il 68% indica come motivazione la mancata convenienza dell’apertura. Ma c’è anche un 13% che comunque continua ad avere timori legati alla sicurezza, anche per la lunga incertezza sulla normativa relativa.Dal sondaggio emerge che la poca chiarezza incide anche per il 13% di operatori che non ha ancora adeguato il locale e/o l’organizzazione del lavoro alle nuove disposizioni. Un compito aggravato dall’onerosità dell’adeguamento, tra sanificazione e DPI per i lavoratori ed i clienti: 8 negozi e pubblici esercizi su 10 certificano di non essere riusciti a procurarsi le mascherine a prezzo calmierato.Cresce, in generale, la paura di non riuscire a superare la fase difficile: il 36% degli imprenditori teme di chiudere l’attività, ed un ulteriore 41% ritiene di essere a rischio in caso di inattesi prolungamenti dell’emergenza.

BTP Italia: condizioni della nuova emissione e come acquistarlo (dal 18 al 20 maggio per i retail)

La sedicesima emissione del BTP Italia è ai blocchi di partenza con importanti novità quali la scadenza a 5 anni (26 maggio 2025) e il premio fedeltà raddoppiato per coloro che sottoscriveranno da subito il Titolo e lo deterranno fino a scadenza, quindi per l’intera durata dei 5 anni; il premio fedeltà sarà pari all’8xmille del capitale investito. Ciò in ragione della speciale destinazione di questa sedicesima emissione del BTP Italia che sarà interamente destinata a finanziare i recenti provvedimenti del Governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Il Tesoro ha comunicato che la cedola minima garantita sarà dell’1,4%.Per la sottoscrizione del BTP Italia, oltre a recarsi in banca o all’ufficio postale, si ricorda che è possibile anche l’acquisto online mediante il proprio home-banking o mediante nuove modalità di prenotazione offerte dagli istituti bancari per tenere conto della particolare situazione determinata dalle misure di contenimento di questi mesi.Il titolo sarà collocato sul mercato, attraverso la piattaforma elettronica MOT di Borsa Italiana, in due fasi: la Prima Fase si svolgerà in tre giornate, da lunedì 18 a mercoledì 20 maggio senza possibilità di chiusura anticipata, e sarà riservata ai risparmiatori individuali ed altri affini; il codice ISIN del titolo per questa Prima Fase è IT0005410904. La Seconda Fase, che si svolgerà nella sola mattinata del 21 maggio, sarà riservata agli investitori istituzionali. Per questi ultimi il collocamento potrebbe prevedere un riparto, nel caso in cui il totale degli ordini ricevuti risulti superiore all’offerta finale stabilita dal MEF. Al contrario, per i piccoli risparmiatori ed altri affini non sarà applicato alcun tetto massimo, assicurando la completa soddisfazione degli ordini, come in tutte le precedenti emissioni.Al sottoscrittore all’emissione non verranno applicate commissioni di collocamento mentre sul rendimento del titolo si continuerà ad applicare l’usuale tassazione agevolata sui titoli di Stato pari al 12,5%.Il nuovo BTP Italia, per il resto, presenta le stesse caratteristiche dei precedenti collocamenti: cedole semestrali indicizzate al FOI (Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi), a cui si aggiunge il pagamento del recupero dell’inflazione maturata nel semestre (con la previsione di un floor in caso di deflazione, che garantisce che le cedole effettivamente pagate non siano comunque inferiori al tasso reale garantito definitivo), rimborso unico a scadenza.

Per le banche del Ftse Mib settimana nera, Intesa Sanpaolo unica a non scendere oggi

Piazza Affari chiude anche oggi con segno meno. Il Ftse Mib ha chiuso sotto la parità (-0,09% a 16.852 punti) con l’ottimismo iniziale che ha fatto posto a una rinnovata incertezza soprattutto legata al ritorno di tensioni tra Usa e Cina. A metà seduta a far ritracciare i mercati è stata la news rilanciata dall’agenzia Reuters che ha riferito che gli Usa vorrebbero bloccare le spedizioni dei produttori di chip globali volte a rifornire il colosso cinese Huawei Technologies.Dal fronte macro, gli Usa hanno visto il crollo di vendite al dettaglio (-16,4%) e produzione industriale (-11,2%) nel mese di aprile. Stamattina buone indicazioni erano arrivate invece dalla Cina. Nel mese di aprile la produzione industriale è infatti salita del 3,9% su base annua, meglio rispetto al +1,5% atteso dal consensus, e in deciso recupero rispetto alla precedente flessione di marzo, pari a -1,1%.Male anche oggi Enel (-2,09%) che completa la terza seduta consecutiva di ribassi portando a oltre -10% il saldo del’ultimo mese. Nei scorsi giorni il mercato ha guardato alle possibili mosse del fondo pensione norvegese, azionista con oltre il 2%, che ha annunciato di aver messo sotto osservazione alcune società, fra cui proprio Enel (le altre sono HP, Uniper e Vistra Energy). Obiettivo una loro possibile esclusione dal portafoglio del fondo, se non affronteranno il tema dell’utilizzo o della produzione di carbone.Anche oggi giornata no per le banche: Unicredit con -1,13% a 6,21 euro ha toccato un nuovo minimo storico di chiusura, così come per Bper (-0,35% a 2,007 euro). I due titoli bancari sono anche i peggiori Ytd dell’indice guida milanese rispettivamente con -52 e -55%. Il calo delo 0,45% di Mediobanca porta anche quest’ultima a un saldo Ytd di oltre -50%.Tra le altre banche close a -0,535% per Banco BPM e -0,41% UBI. Unica a strappare un timido segno più è Intesa Sanpaolo (+0,01% a 1,3838 euro).Segno più anche per Telecom Italia (+0,75% a 0,3604 euro) che ha beneficiato del sentiment positivo sul settore tlc. Le indiscrezioni riportate dal Financial Times, secondo cui BT starebbe trattando con alcuni potenziali acquirenti, tra cui la banca australiana Macquarie e un fondo sovrano, per vendere la quota detenuta in Openreach rinfocola le scommesse dei mercati sul settore telecom. L’FT riporta che lo smobilizzo della partecipazione potrebbe assegnare alla divisione Openrich un valore di 20 miliardi di sterline circa. Telecom Italia segue così la scia rialzista di BT. La compagnia telefonica italiana starebbe tra l’altro trattando con KKR per vendere la quota del 40% che detiene nella rete secondaria. A tal proposito, Mediobanca Securities “ha fiducia che un accordo tra TI e KKR per la vendita della quota (di TIM) nella rete secondaria venga finalizzato”.

Nuovo BTP Italia scalda motori: cedola minima dell’1,40%, i dettagli dell’emissione al via il 18 maggio

Il nuovo BTP Italia, destinato al finanziamento degli interventi relativi all’emergenza Covid-19, avrà un tasso cedolare minimo garantito dell’1,40% e premio fedeltà raddoppiato. Lo ha comunicato il Ministero dell’Economia e delle Finanze che comunica che il tasso cedolare (reale) annuo tasso definitivo sarà stabilito con successiva comunicazione all’apertura della quarta giornata di emissione, nella mattinata di giovedì 21 maggio.La sedicesima emissione del BTP Italia partirà lunedì 18 maggio presenta alcune novità. In particolare la scadenza a 5 anni (26 maggio 2025) e per coloro che sottoscriveranno il Titolo in questa fase e lo deterranno fino a scadenza, quindi per l’intera durata dei 5 anni, è previsto un premio fedeltà doppio rispetto alle precedenti emissioni, pari all’8xmille del capitale investito. Ciò in ragione della speciale destinazione di questa sedicesima emissione del BTP Italia che sarà interamente destinata a finanziare i recenti provvedimenti del Governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19, incluso il DL Rilancio approvato dal Consiglio dei ministri mercoledì scorso, e sostenere la sanità, la tutela dell’occupazione e gli interventi per le imprese.Il BTP Italia è un BTP indicizzato al tasso di inflazione italiana (Indice FOI, senza tabacchi – Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi), con cedole corrisposte ogni 6 mesi insieme alla rivalutazione del capitale per effetto dell’inflazione dello stesso semestre.La Prima Fase del periodo di collocamento, dedicata a risparmiatori individuali ed affini, si svolgerà dal prossimo lunedì 18 maggio fino a mercoledì 20 maggio 2020, senza possibilità di chiusura anticipata. Il codice ISIN del titolo per questa Prima Fase è IT0005410904.Per la sottoscrizione del BTP Italia, oltre a recarsi in banca o all’ufficio postale, si ricorda che è possibile anche l’acquisto online mediante il proprio home-banking o mediante nuove modalità di prenotazione offerte dagli istituti bancari per tenere conto della particolare situazione determinata dalle misure di contenimento di questi mesi.

Confindustria: Pil -9,6% nel 2020. Poi la ripresa, ma di che tipo? Pericolo spread, sale anche con aiuti Bce

Numeri da bollettino di guerra, quelli sfornati oggi dal Centro Studi di Confindustria, che ha rivisto al ribasso l’outlook già disperato sul Pil italiano. Il titolo del report del CSC dice già tutto: “Previsioni Italia: faticosa risalita dopo il crollo, investimenti ed export soffrono più dei consumi”. Pil Italia destinato dunque a un crollo, poi in ripresa, ma in modo faticoso. E gli investimenti e le esportazioni scendono più dei consumi. Altro fattore degno di nota è lo spread: nonostante tutte le promesse della Bce di Christine Lagarde, nonostante l’incetta di carta italiana che sta facendo, lo spread BTP-Bund sale e si attesta a livelli ben superiori rispetto al minimo testato a febbraio.L’outlook rimane incerto, la ripresa sarà soltanto parziale. Basta elencare i numeri snocciolati dal CSC per capire cosa, secondo gli economisti, attende l’Italia in questo 2020 segnato dalla crisi del coronavirus e dal conseguente lockdown. Il Pil è atteso crollare del 9,6%, peggio del -6% stimato nell’outlook precedente. Tra i motivi c’è il prolungamento del lockdown che il governo Conte ha deciso con un decreto, prorogando le misure di contenimento: “Due fattori hanno accentuato la già profonda caduta del PIL attesa nel 2020 (-9,6%, dal -6,0% previsto dal CSC il 31 marzo): il prolungamento per decreto dal 13 aprile al 4 maggio, con poche eccezioni, della chiusura parziale dell’attività economica in Italia; un più forte calo della domanda, domestica ed estera, che frena anche l’attività delle imprese autorizzate a riaprire”. Riassumendo il trend del Pil italiano, viene ricordato che “nel 1° trimestre il PIL ha subito un crollo oltre le attese (-4,7%). Nell’industria, che ha riaperto a inizio maggio, la produzione è calata del 28% a marzo ed è stimata in ulteriore caduta in aprile (-23%, indagine CSC); il PMI (Purchasing Managers’Index) ha registrato un tonfo (31,1). Nei servizi, l’attività è più ridotta (PMI a 10,8) e la riapertura completa sarà a giugno”.Di conseguenza, “nel 2° trimestre il CSC (Centro studi di Confindustria) prevede un calo molto forte del PIL (-9,0%). Nel 3° e 4°, con il 100% di settori aperti, è atteso un parziale recupero, frenato da scorte accumulate e difficoltà di molte imprese, che proseguirà nel 2021 (+5,6%)”.  A pesare sull’economia saranno soprattutto il crollo degli investimenti, atteso pari a -15,5% nel 2020. Il tonfo è superiore alla flessione -10,6% prevista lo scorso marzo. Molto male andranno anche le esportazioni: “Nello scenario CSC, l’export di beni e servizi crollerà di oltre il 14% nel 2020, recuperando solo in parte nel 2021 – si legge nel rapporto – La caduta è maggiore di quella del commercio mondiale, per la particolare debolezza di Europa e USA; la risalita sarà più robusta. L’import, correlato all’export, riflette anche il forte calo di consumi e, soprattutto, investimenti”. I consumi, per l’appunto, scenderanno meno di quanto faranno gli investimenti, scendendo del 9,9%. “Le misure anti-contagio hanno in gran parte congelato i consumi a marzo- aprile. La riapertura graduale di attività commerciali e la maggiore libertà di movimento attenueranno la caduta, da maggio; tuttavia, resterà prudente la gestione dei bilanci familiari (-14% la spesa nel 1° semestre). Con un recupero nel 2° semestre, il calo nel 2020 sarà di -9,9% (seguito da +5,7% nel 2021)”.I conti pubblici si confermeranno croce dell’economia italiana, con il deficit Pil che salirà quest’anno fino all’11,1% e il debito che volerà al 159,1%. L’aumento è in minima parte attribuibile agli effetti della scorsa Legge di bilancio; per gran parte è dovuto alle misure del governo per contrastare gli effetti negativi del Covid-19 (4,6 punti) e al crollo del PIL.Uno scenario da incubo per l’economia italiana, che porta gli economisti del CSC anche a fare previsioni sul tipo di ripresa che potrà verificarsi quando il peggio, si spera, sarà alle spalle. Il centro studi di Confindustria ricorda come gli economisti usino le lettere per descrivere il tipo di ripresa di un’economia caduta in recessione.Qual è la lettera adatta a descrivere la situazione italiana? “Gli economisti si interrogano su quale forma prenderà, questa volta, la ripresa dell’attività economica in Italia – si legge nel report dell’Italia – Le ipotesi sono varie, in parte basate sugli episodi passati. E vengono spesso sintetizzate in una singola lettera dell’alfabeto, che descrive il profilo trimestrale del PIL di un paese”.In teoria le possibilità sono tante: !La rapida ripresa dopo una caduta è definita profilo a V: si tratta del caso migliore. Se invece occorre qualche trimestre prima della risalita, si parla di profilo a U (gradualità). Quando la ripresa non arriva affatto, fenomeni rari nella storia, si tratta di un profilo a L. Quando a una caduta-ripresa segue a stretto giro un ulteriore episodio di caduta-ripresa si parla di profilo a W. La possibilità peggiore è il profilo a S rovesciata: alla caduta segue una ripresa che conduce però a una nuova caduta. Meglio del profilo a V ci sarebbe solo quello a J, ma ciò presupporrebbe una piccola caduta, quindi non è una “lettera” attuale”. Viene fatto notare a tal proposito che “con la precedente recessione, dal 2011, il profilo del PIL in Italia ha assunto una forma a U molto allargata: alla caduta è seguito un periodo di stagnazione di ben 7 trimestri e solo dopo una risalita dell’attività. Potremmo dire che si è trattato di un profilo a LI, cioè una brutta L seguita infine da una I”.Detto questo, quale ripresa si può prevedere al momento per l’Italia? “Oggi le due fazioni principali di economisti sono i teorici del profilo a V (ottimisti) e i sostenitori del profilo a U (pessimisti). Questa seconda ipotesi è diventata prevalente. Il motivo è che molti si attendono che carenza di domanda e aumento dei fallimenti ritarderanno la risalita nel 3° trimestre, forse anche nel 4°, rispetto alla meccanica variazione positiva che deriverebbe dalla riapertura istantanea al 100%”.

Salvini: Bce faccia di più per l’Italia

“Visto che l’Italia partecipa del 14% del capitale della Bce, chiediamo semplicemente che in un momento straordinario la Banca centrale europea faccia quello che ha fatto bene in tempi ordinari, accelerando, visto che siamo in tempi di difficoltà”. Così Matteo Salvini che preme perchè la Bce faccia di più. “Non mi sembra di chiedere la luna, chiedo semplicemente che un organismo, che fa quello per legge, lo faccia di più, visto che ne abbiamo più bisogno”, ha detto il leader della Lega a 24Mattino su Radio 24.

Salvini sul MES: ‘regalo vantaggioso? Evidentemente no visto che gli altri Paesi lo rifiutano’

Matteo Salvini torna sullo spinoso argomento MES su cui permangono forti divisioni. Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), rifiutato da alcuni Paesi europei, “evidentemente non è così vantaggioso”, ha affermato il leader della Lega, Matteo Salvini, a 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24. “Il Mes che è un ‘regalo così vantaggioso’ è stato rifiutato da Grecia, Spagna, Francia e Portogallo. Evidentemente non è così vantaggioso e ha delle condizioni pericolose per economie nazionali e quindi i soldi preferisco trovarli altrove”, aggiunge il leader della Lega.

Decreto Rilancio: arrivano i nuovi PIR

Il Decreto Rilancio approvato dal Consiglio dei Ministri tra le varie misure prevede ila nascita dei nuovi Pir alternativi, i nuovi piani individuali di risparmio in cui si potrà investire fino a 150mila euro l’anno per un totale di 1,5 milioni.
Nel dettaglio il provvedimento inserisce nell’articolo 13 bis del Dl 124/19 una nuova categoria di Pir che per i due terzi dell’anno investono almeno il 70%, in via diretta o indiretta, in strumenti finanziari – anche non negoziati in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione – emessi o stipulati con imprese italiane, Ue o See (ma con stabile organizzazione in Italia) fuori dagli indici Ftse Mib e Ftse Mid Cap della Borsa italiana. Per questi nuovi PIR il vincolo di concentrazione viene elevato al 20%, restando invece al 10% per i Pir tradizionali.
Gli intermediari che potranno operare sui nuovi PIR sono, accanto ai tradizionali Oicr aperti e alle assicurazioni (rami vitae capitalizzazione), anche gli Eltif e i fondi di private equity, private debt e di credito. Per questi nuovi PIR i limiti, rispetto al PIR ordinario (30mila euro annui e l50mila totali), passano a 150mila euro l’anno e a 1,5 milioni totali, limiti che non si applicano agli investimenti di casse di previdenza e fondi pensione.

Patuanelli: Dl Rilancio tra oggi e domani in Gazzetta ufficiale

“Stiamo per pubblicare in Gazzetta ufficiale tra oggi e domani il decreto da 55 miliardi”. Lo ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, nel corso di 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24. “Credo che sia la manovra finanziaria più ampia fatta da questo Paese. Parlare di lentezza non credo sia corrispondente alla realtà dei fatti”.

Inflazione: Istat, +0,1% m/m ad aprile. Spinta inflazionistica per alimentari e deflazionistica per energetici

Nel mese di aprile l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha mostrato un leggero aumento dello 0,1% su base mensile e una variazione tendenziale nulla (da +0,1% del mese precedente), confermando la stima preliminare. Lo si apprende in un comunicato dell’Istat nel quale rimarca che “in aprile, con l’emergenza sanitaria in pieno corso, da una parte il restringersi dell’offerta e della domanda commerciale al dettaglio (concentrate su un minor numero di comparti merceologici), dall’altra il crollo delle quotazioni del petrolio, determinano spinte opposte: inflazionistiche per i prodotti alimentari e deflazionistiche per i beni energetici”.
Queste ultime, spiega l’Istat, sono prevalse azzerando l’inflazione (non avveniva da ottobre 2016 quando la variazione dell’indice dei prezzi al consumo fu negativa e pari -0,2%); tuttavia, i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, trainati dagli alimentari non lavorati, accelerano (+2,5%), portandosi a livelli di crescita che non si registravano da febbraio 2017.

Bankitalia: debito cala a marzo a quota 2.431,1 mld

Cala a marzo il debito pubblico italiano. Secondo i dati diffusi stamattina dalla Banca d’Italia, a marzo il debito delle amministrazioni pubbliche è diminuito di 15,8 miliardi di euro rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.431,1 miliardi. Nella pubblicazione statistica “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, Bankitalia spiega che “il fabbisogno del mese (28,7 miliardi) è stato più che compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro (43,2 miliardi, a 30,1) e dall’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (che hanno nel complesso ridotto il debito di 1,3 miliardi)”. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è sceso di 15,1 miliardi, quello delle amministrazioni locali di 0,7 miliardi. Il debito degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.Per quanto riguarda le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato nel mese di marzo sono state pari a 27,5 miliardi, in diminuzione del 4,4% (1,3 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2019, risentendo della sospensione dei versamenti fiscali disposta dal decreto “Cura Italia”. Nel primo trimestre 2020 le entrate tributarie sono state pari a 94,9 miliardi, in aumento del 3% (2,8 miliardi) rispetto al corrispondente periodo del 2019, grazie al buon andamento degli incassi nei primi due mesi dell’anno.

Industria: Istat, fatturato e ordinativi crollano a marzo

Nuova doccia gelata per l’industria italiana. Secondo i dati diffusi dall’Istat, il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, ha mostrato una flessione del 25,8%, rispetto a febbraio. Nella media del primo trimestre dell’anno l’indice complessivo ha registrato un -6,6% rispetto all’ultimo trimestre del 2019. Anche gli ordinativi, in termini congiunturali, hanno segnato una marcata riduzione, sia rispetto allo scorso mese (-26,5%), sia nella media del primo trimestre rispetto al quarto trimestre del 2019 (-9,5%).“A marzo le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19 determinano una forte flessione del fatturato e degli ordinativi dell’industria italiana. Essendo l’Italia il primo paese colpito dall’epidemia in Europa, la contrazione del mercato interno è risultata molto più accentuata rispetto a quello estero”, commenta l’Istat sottolineando “il calo di fatturato e ordinativi, su base tendenziale, ha raggiunto valori simili a quelli registrati nel momento più acuto della crisi del 2008-2009”. Unici settori in crescita sono quelli dei beni alimentari e dei prodotti farmaceutici.

Tempesta in arrivo su BTP e spread, Bce da sola non basta. Ben sei fattori di rischio (tra cui il MES) che potrebbero scatenarla

L’esito dell’asta Btp di ieri ha fatto tirare un sospiro di sollievo all’Italia e lo spread Btp-Bund se ne è giovato ritracciando con decisione. I test per saggiare la capacità dell’Italia di piazzare senza problemi l’enorme mole di titoli di Stato prevista nel 2020 saranno ancora molti e tra gli analisti non mancano i dubbi circa la futura capacità del Tesoro di farlo a costi moderati.
Nei giorni scorsi Desmond Lachman, docente presso l’American Enterprise Institute ed ex vice-direttore del dipartimento di Sviluppo e revisione del Fondo Monetario Internazionale, ha parlato del caso Italia paventando una crisi del debito sovrano italiano che potrebbe esplodere entro l’estate.

Bce da sola non basta, su spread calma solo apparente

Lo scudo protettivo della Bce che sta effettuando acquisti record di BTP in questi mesi potrebbe non essere sufficiente a calmierare lo spread, come in parte dimostra il fatto che nell’ultimo mese il differenziale di rendimento tra titoli di Stato italiani e tedeschi si sia mantenuto sui massimi di periodo.“Sono tanti i fattori che possono spingere lo spread oltre i 300 punti base nonostante lo scudo protettivo della BCE”, afferma Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia, in un report intitolato ‘Spread: la quiete prima della tempesta?’“Se analizziamo l’andamento dei rendimenti dei titoli benchmark per le scadenze a 1 anno, 5 anni, 10 anni e 30 anni, possiamo capire come l’allentamento delle tensioni è soprattutto rilevato sulle scadenze più a breve mentre su quello a medio/lungo termine i rendimenti rimangono su livelli molto elevati soprattutto se confrontati con altri Paesi europei”, argomenta Diodovich.

Comparando l’andamento dei rendimenti dei bond decennali italiani con Spagna, Portogallo e Grecia, si nota come la calma sull’obbligazionario sia solo apparente e soprattutto legata agli acquisti della Banca Centrale Europea. “Osservando i grafici dello spread Italia-Spagna, Italia-Portogallo e Italia-Grecia si può denotare le difficoltà del nostro Paese a raccogliere capitali rispetto ad altri membri dell’eurozona con economie simili (Spagna e Portogallo), con rapporti del debito/PIL piu’ alti (Grecia) e con analoghi impatti del Covid-19 (Spagna)”, asserisce l’esperto di IG che elenca ben sei fattori che possono mettere ancora più pressioni sullo spread italiano.

  1. A) Il MES

L’elemento più discusso negli ultimi mesi, il MES, è anche il meno importante per le dinamiche dello spread. La view di IG è che i prestiti senior forniti dal MES potrebbero causare un aumento dei rendimenti dei titoli italiani con pari scadenza (10 anni) e quindi un possibile incremento tecnico dello spread. A livello di costi del debito l’impatto del MES dovrebbe comunque essere positivo. “Tuttavia i nostri dubbi sono concentrati su una gestione efficiente dei fondi a disposizione da parte del nostro Governo rispettando le condizionalità di destinazione”.

  1. B) Le scelte della BCE

Nel bollettino mensile pubblicato oggi Il Consiglio direttivo dell’istituto di Francoforte ha affermato di essere preparato a incrementare l’entità del Piano PEPP e ad adeguarne la composizione, nella misura necessaria e finche’ le circostanze lo richiederanno. “Crediamo che la BCE, tenendo conto dei forti acquisti settimanali e della debole ripresa economica prevista per il prossimo trimestre – argomenta Diodovich – sarà costretta ad aumentare il proprio piano PEPP di un ammontare pari a 500-750 miliardi di euro. Riteniamo che la BCE in caso di peggioramento delle condizioni economiche possa già intervenire nel prossimo meeting di metà giugno. In caso contrario nel breve lo spread italiano si potrebbero ritrovare ben al sopra dei 300 punti base”.

  1. C) Le scelte del Governo italiano e le incertezze della politica

Tra gli elementi che hanno contribuito ad alimentare l’ascesa dello spread c’è l’incertezza politica in Italia. Il Governo Conte dovrà essere efficiente nella gestione della Fase 2 per la riapertura delle attività economiche e nella amministrazione delle poche risorse a disposizione. “Sarebbe ovviamente auspicabile nei prossimi mesi evitare crisi di governo e forti scontri con l’opposizione”, sottolinea il report di IG.

  1. D) Gli sviluppi dell’emergenza coronavirus

Una delle maggiori preoccupazioni non solo per l’Italia ma per l’intera economia globale è un possibile ritorno di una nuova ondata di contagi che potrebbe rievocare nuove misure di lockdown con conseguenze drammatiche sulle economie.

  1. E) Le Agenzie di Rating

A detta di IG un elemento che dovrebbe preoccupa meno degli altri è il rischio legato alle agenzie di rating, anche se non si può escludere che in caso di peggioramento delle condizioni economiche una delle tre agenzie possa decidere di tagliare la valutazione del nostro debito a “junk”. Inoltre, grazie alle misure prese dalla BCE l’impatto sarà negativo ma limitato.

  1. F) La Commissione Europea e il Recovery Fund

Ultimo punto ma sicuramente tra i piu’ importanti da affrontare è quello relativo al Recovery Fund. La BCE può difendere l’Eurozona per un periodo temporaneo, serve un intervento massiccio da parte dell’Unione Europea. Non solamente con MES, Sure e BEI ma con la creazione di un vero e proprio nuovo pilastro per l’Unione Europea, il Recovery o  Reconstruction Fund. Pilastro che dovrà essere introdotto il prima possibile ben prima rispetto alle aspettative di mercato che lo vedono attivo nel 2021. Uno dei principali problemi che dovrà essere affrontato sarà il finanziamento del fondo. Al momento sembra ci sia una maggioranza di parlamentari europei pronta a rafforzare il budget europeo 2021-2027 (al momento all’incirca l’1% del GDP dei paesi membri) per utilizzarlo come garanzia per l’emissione di obbligazione europee (probabilmente bond perpetui) in modo da raccogliere almeno i mille miliardi promessi dalla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen. “Tuttavia – rimarca Diodovich – crediamo che sia necessario andare oltre. Concordiamo infatti con la proposta del parlamentare ed economista spagnolo Luis Garicano che ha recentemente ufficializzato una possibile soluzione con l’introduzione di tasse europee (sul digitale, sulle emissioni di carbone, ecc..) in grado di dare alla Commissione Europea un potere fiscale autonomo in grado anche di evitare un ulteriore rafforzamento del bilancio europeo. La proposta per un piano d’emergenza del QFP (Quadro Finanziario Pluriennale) sarà discussa entro il 15 giugno 2020.

PEPP dovrà essere incrementato, forse già a giugno

In conclusione, per evitare una nuova fiammata dello spread verso i 300 punti base crediamo che sia necessario che la BCE mantenga il proprio impegno di difesa dell’Eurozona con un incremento del PEPP pari a 500-750 miliardi di euro e che la Commissione Europea assieme al Parlamento Europeo possa dare un’accelerazione nel processo di creazione del Recovery Fund con (I) il rafforzamento del budget europeo 2021-2027 in grado di garantire l’emissione di bond europei perpetui o (II) l’introduzione di un potere fiscale autonomo concesso alle istituzioni europee che assieme al budget europeo possano garantire l’emissione di “eurobond”.

Piazza Affari chiude a -1,84%, ma dimezza cali in scia a sussulto Wall Street su rumor M&A banche Usa

Fitte vendite anche oggi per Piazza Affari. Il Ftse Mib ha chiuso in calo (-1,84% a 16.867 punti) dimezzando comunque i cali nel finale in scia al movimento di Wall Street che ha ridotto notevolmente i cali complice soprattutto la voce di una possibile fusione Wells Fargo-Goldman Sachs. Le azioni di Wells Fargo,che erano precipitate ai minimi di 11 anni, oggi sono scattate fino a +7% sulla speculazione dei media sulla banca che potrebbe essere acquisita. Il corrispondente di Fox Business Charles Gasparino ha twittato che Goldman Sachs sta prendendo in considerazione l’acquisizione di Wells Fargo.
Permangono i timori legati a Covid-19 con l’avvertimento dell’OMS che teme che il virus potrebbe non andare mai via come ‘HIV. Alert dell’OMS che si aggiunge alle preoccupazioni alimentate dalle parole di ieri di Jerome Powell che ha chiuso all’ipotesi di tassi di interesse negativi e ha anche posto l’accento su come l’outlook economico sia molto incerto.Sul fronte macro non ha aiutato oggi il dato sulle nuove richieste di sussidi alla disoccupazione negli Usa (2,98 mln unità rispetto alle attese che erano di 2,5 milioni). Le richieste stanno gradualmente diminuendo da quando hanno raggiunto un record di 6,86 milioni nella settimana terminata il 28 marzo nel momento di picco iniziale di emergenza Covid-19. I dati di oggi confermano che anche a maggio, quindi per il terzo mese consecutivo, si vedranno enormi perdite di posti di lavoro negli Usa.

Unicredit precipita fino a 6,01 euro, ma ricuce sul finale

Tra le big di Piazza Affari continua il momento difficile del settore bancario. Unicredit è arrivata a cedere il 6% a 6,012 euro (nuovo minimo storico intraday) per poi chiudere a -1,81% grazie al recupero finale di tutto il comparto bancario anche alla luce del rumor di M&A in arrivo dagli Usa. Da inizio anno il titolo segna un tracollo di oltre il 52%. Gli esperti di Berenberg vedono i ricavi di Unicredit sotto pressione quest’anno stimando un -11% con commissioni che probabilmente saranno in affanno anche nel trimestre in corso e ricavi da trading che potrebbero rivedere livelli normali solo nel trimestre finale dell’anno.
Male anche oggi ENEL, titolo di maggior peso di tutto il listino, che oggi è scivolato con decisione (-2,42%)  con il mercato che guarda alle possibili mosse del fondo pensione norvegese, azionista con oltre il 2%, che ha annunciato di aver messo sotto osservazione alcune società, fra cui proprio Enel (le altre sono HP, Uniper e Vistra Energy). Obiettivo una loro possibile esclusione dal portafoglio del fondo, se non affronteranno il tema dell’utilizzo o della produzione di carbone. Dai massimi assoluti del 19 febbraio a 8,61 euro, Enel ha perso il 33% del proprio valore in Borsa.

FCA paga addio a dividendo ordinario

Giornata no anche per Fca (-2,81% a 7,168 euro) che ha reagito male alla comunicazione che sia il gruppo del Lingotto che PSA non procederanno alla distribuzione del dividendo ordinario nel 2020 (del valore complessivo di 1,1 mld di euro) a valere sull’esercizio 2019, alla luce dell’impatto dell’attuale emergenza dovuta al Covid-19. Fca e Psa confermano invece che le attività in preparazione della fusione 50/50 delle loro attività procedono positivamente. L’addio al dividendo ordinario era atteso dagli analisti, che invece vedono la fusione andare in porto con il mantenimento per i soci di FCA del pagamento del dividendo straordinario di 5,5 mld.

Bene Saipem, Diasorin inarrestabile

Tra i pochi titoli a limitare i danni oggi c’è Saipem (+0,77%). Il titolo del gruppo dei servizi petroliferi beneficia della nuova commessa in Nigeria. Saipem, in joint venture con Daewoo E&C Co. e Chiyoda Corporation (SCD JV), si è aggiudicata da parte di Nigeria LNG Limited i contratti per l’ingegneria, l’approvvigionamento e la realizzazione del progetto Nigeria LNG Train 7 da eseguire sull’isola di Bonny in Nigeria. Il valore complessivo dell’intero progetto va oltre 4 miliardi di dollari, con la quota di Saipem pari a circa 2,7 miliardi.
Tra gli altri titoli Diasorin (+2,61% a 177 euro) aggiorna massimi storici in scia ancora i conti trimestrali oltre le attese con ricavi in crescita a 174,6 milioni. Sui test sierologici legati a Covid-19, la cui distribuzione è iniziata nell’ultima settimana di aprile, la società punta ad aumentare la capacità produttiva da 5 a 10 milioni di test al mese. Equita ha alzato del 22% in media le stime di EPS 2020-2022 e il prezzo obiettivo è passato a 143 euro (+44% rispetto al precedente, con rating hold).
In calo  Atlantia (-1,63%) che ha diffuso i dati aggiornati di traffico al 10 maggio. ASPI registra un -39% YTD, mentre per Abertis la Spagna e la Francia sono a -35%. Nella prima settimana dopo il lockdown in Italia il calo rimane significativo a -57%, rispetto al -70% delle settimane precedenti.

Borsa Italiana: ecco il nuovo cda, Jerusalmi confermato ad e Sironi presidente

E’ stato rinnovato il Consiglio di Amministrazione di Borsa Italiana per il triennio 2020-2022. Confermati Andrea Sironi Presidente, Claudia Parzani Vicepresidente e Raffaele Jerusalmi Amministratore Delegato. E’ quanto emerso dall’Assemblea dei Soci di Borsa Italiana.Il Consiglio di Amministrazione sarà composto dai Consiglieri Barbara Alemanni, Alessandro Foti, Lorenzo Guasco, Mark Hoban, Barbara Lunghi, Paolo Marchesini, Massimo Mocio, Ann Giacobbe Neidenbach, Francesco Perilli e Murray Roos.Il Collegio Sindacale, presieduto da Franco Carlo Papa, è composto da Mauro Coazzoli e Roberto Ruozi nel ruolo di Sindaci Effettivi e Fabio Artoni e Michela Haymar D’Ettory nel ruolo di Sindaci Supplenti.

Sui mercati europei l’umore peggiora: dopo Fed anche Bce vede incertezza su tempi ripresa

Le preoccupazioni per il recupero dalla crisi innescata dall’esplosione della pandemia di coronavirus sembrano prevalere sui mercati, e a pesare sul sentiment. Risuonano ancora le parole del presidente della Fed, Jerom Powell, che mostrato toni cauti in merito all’outlook sull’economia definendolo “altamente incerto”, sottolineando che altri interventi a sostegno dei fondamentali Usa potrebbero essere necessari. Come sottolineano gli strategist di Mps Capital Services, a pesare sui mercati sono stati probabilmente i toni cauti del governatore sulla tempistica del recupero dell’economia e sul rischio degli effetti negativi a lungo termine di questa crisi. Il numero uno della Fed non si è mostrato particolarmente favorevole, però, all’ipotesi dei tassi negativi, sottolineando che si tratta di una opzione “a cui non stiamo guardando”, anche perchè contrastate sono le opinioni sulla sua efficacia.Anche Bce vede incertezza su tempi ripresaPoco dopo le 10 è arrivato il bollettino della Banca Centrale Europea (Bce) nel quale l’istituto di Francoforte rimarca come “l’area dell’euro sta affrontando una contrazione economica che per entità e rapidità non ha precedenti in tempi di pace” e vede incertezza sui tempi di ripresa, spiegando che “con la graduale rimozione delle misure di contenimento, si verificherà una ripresa dell’attività economica, la cui rapidità e portata restano tuttavia fortemente incerte“.Non solo, nel documento l’istituto guidato da Christine Lagarde sottolinea che “data l’elevata incertezza sulle dimensioni finali effettive delle ricadute economiche, gli scenari di crescita elaborati dagli esperti della Bce indicano che quest’anno il Pil dell’area dell’euro potrebbe far registrare una caduta tra il 5 e il 12%, su cui incideranno in modo decisivo la durata delle misure di contenimento e il buon esito delle politiche di attenuazione delle conseguenze economiche per imprese e lavoratori”.Ragione per cui il consiglio direttivo ribadisce “il massimo impegno a fare tutto ciò che sarà necessario nell’ambito del proprio mandato per sostenere tutti i cittadini dell’area dell’euro in questo momento di estrema difficoltà” e si dice “preparata a incrementare l’entità del programma di acquisti Pepp e ad adeguarne la composizione, nella misura necessaria e finché le circostanze lo richiederanno”. L’Eurotower indica che “in ogni caso, il consiglio è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per far sì che l’inflazione converga stabilmente verso l’obiettivo perseguito, coerentemente con l’impegno a favore della simmetria”.Umore peggiora in EuropaIn questo contesto le Borse europee hanno ulteriormente rallentato il passo, con ribassi di oltre il 2% per l’indice di Londra Ftse 100 e per quello parigino Cac40. In ulteriore frenata anche il Dax che cede l’1,79 per cento. Anche a Piazza Affari l’umore peggiora, con il Ftse Mib che arretra dell’1,5%. Soffrono i titoli del comparto finanziario: la peggiore è Banca Mediolanum che cede quasi il 4%, cali di circa il 2% per Mediobanca e Unicredit. La migliore del listino è Saipem all’indomani di un nuovo contratto in Nigeria da circa 2,7 mld di dollari.

Debito-Pil Italia a 200%? Con Covid ex FMI paventa bailout banche 15% Pil e default

Rischio seconda ondata di contagi COVID-19, allentamento lockdown che spaventa, ipotesi di tassi negativi negli States come in Europa, recessione che infetta il globo dopo che lo ha fatto il virus, debiti che vanno fuori controllo per la necessità dei governi di non far affondare del tutto consumi e investimenti: i mercati stanno davvero prezzando i timori degli investitori? Da Londra Marco Bernardeschi. Chief Investment Officer presso JCI Capital, che presenta nella sua analisi “Mistero Buffo” la sua view sul comportamento degli asset finanziari, dicendo la sua anche sui BTP, con tanto di grafico:
“Lo spread – si legge nel report -tra i CDS ISDA 2003 e i CDS ISDA 2014 riflette il rischio di ridenominazione per le obbligazioni italiane (l’annata 2014 include clausole di garanzia per una ridenominazione della valuta seguente a default, il 2003 no)”.Viene fatto notare che “finora le promesse di acquisto di obbligazioni da parte della BCE sono state insufficienti per contenere lo spread verso la Germania o sui CDS vintage” e che “forse c’è una buona ragione: anche da stime prudenti, il rapporto debito/PIL italiano potrebbe facilmente avvicinarsi al 200% nei prossimi anni“.Il rapporto debito-Pil è arrivato insomma a un punto di non ritorno?Desmond Lachman, docente presso l’American Enterprise Institute, ex vice direttore del dipartimento di Sviluppo e revisione del Fondo Monetario Internazionale e, ancora prima, responsabile strategist dei mercati emergenti presso Salomon Smith Barney, affronta il caso Italia nell’articolo Government Debt Still Matters – Just Ask Italy .Lo scenario paventato da Lachman per l’Italia è dei peggiori e chiama in causa anche il sistema bancario, considerato “shaky”, “instabile”.In un altro articolo sempre Lachman sottolinea che una crisi del debito sovrano italiano potrebbe esplodere entro l’estate. Tanto che l’interrogativo, per l’esperto, è il seguente: ‘l’Italia potrebbe fare default sul suo debito a causa del coronavirus?”“Il sistema bancario instabile dell’Italia sarà probabilmente colpito in modo sostenuto dalla recessione economica peggiore dal Dopoguerra. Questo shock potrebbe scatenare un balzo dei crediti deteriorati (NPL), al punto da costringere il governo italiano a salvare le banche (italiane) sostenendo un costo pari al 10-15% del Pil“La prospettiva di un debito pubblico ancora più alto viene anticipata anche dal trend dei tassi dei BTP che, fa notare l’economista, è già al rialzo.“Il tasso di interesse a cui il governo italiano può indebitarsi è superiore ora del 2,5% rispetto ai tassi della Germania (e la ragione non è la Germania) – scrive Lachman, riferendosi allo spread BTP-Bund – Le esperienze del passato dimostrano che lo spread potrebbe salire anche ulteriormente, se gli investitori arrivassero alla conclusione che il rapporto debito-Pil fosse ormai destinato a salire per sempre, o se le agenzie di rating dovessero declassare i titoli di stato italiani allo status junk”.“Tutto ciò – sottolinea l’ex Fmi – suggerisce che l’Italia potrebbe finire con l’affrontare un nuovo capitolo della crisi del suo debito sovrano alla fine di quest’anno, fattore che non promette affatto bene per una ripresa dell’economia americana e globale. Considerato che l’Italia è il terzo mercato dei debiti sovrani più grande al mondo, una crisi italiana dei debiti ha il potenziale di sconvolgere i mercati finanziari globali. A preoccupare dovrebbe essere anche una crisi del debito italiano dopo la recente sentenza-ultimatum della Corte costituzionale tedesca (Karlsruhe), che sembra aver limitato in modo sostenuto l’abilità della Bce di lanciare un bail out per salvare l’Italia”. C’è da dire a tal proposito che l’Ue sta dimostrando piuttosto compatta nel difendere la banca centrale, al punto che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha minacciato una procedura di infrazione contro la Germania.“Epicentro della pandemia europea del coronavirus, l’economia italiana secondo le stime ufficiali dovrebbe crollare del 10% circa nel 2020 – ha rimarcato Lachman – una situazione che, probabilmente, metterebbe i conti pubblici in una traiettoria chiaramente insostenibile. Stando all’Fmi, il deficit dell’Italia balzerà probabilmente all’8,5% del Pil, quest’anno. Allo stesso tempo, entro la fine dell’anno, il rapporto debito-Pil dovrebbe salire al 160%. E la prospettiva è di ulteriori rialzi di questo ratio, visto che il paese continua ad avere difficoltà a generare una crescita economica a causa della camicia di forza dell’euro”.

Eurozona: produzione industriale cala dell’11,3% a marzo. Italia da record

Crollo della produzione industriale della zona euro a marzo. La produzione ha mostrato una flessione dell’11,3% rispetto al precedente -0,1%, ma facendo meglio del consensus Bloomberg che indicava una contrazione più marcata e pari al 12,5 per cento.“L’Italia è al primo posto in Europa anche per la caduta della produzione industriale. Con un crollo su base mensile del 28,4%, registriamo una diminuzione pari a più di due volte e mezza l’Eurozona (+151,3%), che segna una flessione dell’11,3%, più di una volta e mezzo nei confronti della Francia (+73,2%), che si classifica al terzo posto con un -16,4% (al secondo la Slovacchia con -20,3%)”. Lo sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando i dati dell’Eurostat.

Ubi Banca-Intesa: Antitrust vuole vederci chiaro. Banche bastonate da Fitch dopo downgrade BTP insieme a UniCredit e Mediobanca

Ubi Banca-Intesa SanPaolo: il matrimonio incontra un nuovo ostacolo. Oltre alla ritrosia dei soci storici, ci si mette anche l’Antitrust, che ha annunciato di aver avviato un’istruttoria sull’offerta pubblica di scambio con cui Intesa Sanpaolo, prima banca italiana, intende acquisire Ubi Banca, quarto istituto nel paese.

Intanto Fitch Ratings, in linea con il downgrade sull’Italia annunciato a sorpresa alla fine di aprile, ha rivisto al ribasso i rating a lungo termine senior preferred (unsecured) di Intesa Sanpaolo a ‘BBB-‘ da ‘BBB’, con outlook stabile. Declassamento analogo per UniCredit. Colpite anche Ubi Banca e Mediobanca.Il timore è che si possa verificare una concentrazione nel settore bancario ai danni della concorrenza. Così recita la nota dell’Antitrust:“In considerazione dell’importanza dell’operazione l’istruttoria è volta a verificare i possibili effetti sulle dinamiche concorrenziali nei mercati bancari, finanziari e assicurativi, nazionali e locali”. Ieri mattina, la Guardia di Finanza si è recata nelle sedi di Intesa, Ubi e Mediobanca, advisor di Intesa, per acquisire documenti e informazioni.D’altronde l’Ops, recita ancora la nota dell’Antitrust, potrebbe tradursi nella “creazione” o nel “rafforzamento di una posizione dominante in alcuni mercati provinciali della raccolta, degli impieghi alle famiglie consumatrici e degli impieghi alle famiglie produttrici-piccole imprese, nei mercati degli impieghi alle imprese medio-grandi e degli impieghi agli enti pubblici, nei mercati nel settore del risparmio gestito, nel mercato del risparmio amministrato, nonché nei mercati assicurativi, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza”.
C’ è poi anche un altro problema: l’operazione farebbe venir meno “la sostanziale simmetria” fra Intesa e UniCredit, in quanto la prima, con Ubi Banca, riporterebbe una crescita significativa rispetto alla seconda.
Come reagirà alla decisione dell’Antitrust Carlo Messina, numero uno di Intesa SanPaolo, per nulla intenzionato a mollare l’osso Ubi Banca?

Fitch declassa banche italiane dopo downgrade BTP

Tornando a Fitch, il downgrade non ha colpito soltanto UniCredit e Intesa SanPaolo: anche il rating di Mediobanca è stato tagliato a ‘BBB-‘ da ‘BBB’ (sempre lDR, ovvero il rating lungo termine senior preferred (unsecured) così come il giudizio su Ubi sempre di lungo termine è stato rivisto al ribasso a ‘BB+’ da ‘BBB-‘.
Mentre gli outlook su UniCredit, Intesa SanPaolo e Mediobanca rimangano “stabili”, su Ubi Banca Fitch ha confermato il Rating Watch Positive (RWP) per riflettere, per l’appunto, l’ops lanciata sulla banca da Intesa SanPaolo.
Fitch ha anche tagliato i rating IDR (Issuer Default Rating) di breve termine di Intesa e UniCredit da “F2” a “F3”, mentre il rating di breve termine di Ubi Banca è stato ridotto a ‘B’/RWP da ‘F3’/RWP.
L’agenzia ha così motivato la propria mossa sulle banche italiane:
“A nostro avviso, i rating di lungo termine di UniCredit Mediobanca e Intesa SanPaolo non dovrebbero essere superiori a quello del debito sovrano italiano. Per Intesa e Mediobanca il motivo risiede nel fatto che le loro attività sono prevalentemente domestiche e, di conseguenza, i loro rating IDR e VR (Viability Ratings) sono altamente condizionati dal profilo di rischio dell’economia domestica e dal rischio sovrano che, a loro volta, sono colpiti in modo significativo dagli effetti economici della pandemia del coronavirus”.
Nel caso di UniCredit, la spiegazione del downgrade è la seguente:
Sebbene la diversificazione geografica di UniCredit, che la colloca in economie più stabili e con rating elevati, come Germania e Austria,  si sia dimostrata crucuale nel sostenere il profilo di rischio consolidato del gruppo, Fitch considera comunque che 1) il profilo di rischio della capogruppo rimane altamente legato a quello del debito sovrano e all’economia dell’Italia. e 2) la pandemia rappresenta una sfida per la banca, visto che dovrà gestire condizioni economiche più difficili non solo in Italia ma in altri suoi mercati core”.
I rating più bassi di Ubi riflettono infine “la relativa debolezza del suo profilo di rischio rispetto alle sue rivali domestiche con rating più alti, che deriva principalmente da un modello di business meno diversificato, da una minore redditività e da cuscinetti di capitali più piccoli”.
SCHIAFFO FITCH UNICREDIT DOPO PAROLE MUSTIER
Tornando a UniCredit, il downgrade di Fitch sa di schiaffo al ceo della banca, Jean-Pierre Mustier, che proprio qualche ora fa ha dichiarato che il doom loop è diventato ormai una storia del passato.
Nella nota con cui viene comunicato il downgrade sulle quattro banche  si ripete infatti come UniCredit, a dispetto della sua diversificazione geografica, sconti i rischi legati all’economia e al debito sovrano italiani. Eppure Mustier aveva minimizzato il problema del doom loop, definendolo ormai una storia del passato:
“C’è attenzione sull’Italia a causa del suo debito…ma il costo del debito italiano è molto sostenibile…in media un italiano medio è più ricco di un tedesco, gli italiani sono molto ricchi e acquistano debito insieme alle istituzioni”.
Questa cosa del “doom (loop) a mio avviso è una storia del passato…perchè le banche italiane hanno ripulito i loro bilanci”, ha sottolineato ancora Mustier.
Da segnalare che la decisione di Fitch, a fine aprile, di bocciare i BTP portando la valutazione del debito pubblico made in Italy  a un gradino appena al di sopra del livello junk, ovvero spazzatura, ha alimentato diverse polemiche in un’Italia straziata dall’emergenza sanitaria ed economica del COVID-19.
Nella sua nota di qualche ora fa, l’agenzia ribadisce di prevedere una contrazione del Pil italiano dell’8%, nel 2020, a causa del lockdown lanciato per contenere la diffusione del coronavirus, prima di una “ripresa parziale, nel 2021, pari a +3,7%”. Detto questo, “i rischi su questo scenario di base puntano verso il basso, visto che l’outlook si basa sul presupposto che il coronavirus possa essere contenuto nel secondo semestre del 2020, permettendo una ripresa economica relativamente forte nel 2021”.
Inoltre, “la solidità del recupero al di là del 2021 è molto incerta, viste le debolezze sottostanti dell’economia e la debole performance dell’Italia a seguito della crisi finanziaria, con solo la metà dell’output perso recuperata entro il 2012″.

Maxi-asta Btp, rendimenti allettanti su scadenze lunghe (15 e 20 anni)

In agenda oggi l’importante asta di Btp per massimi 9 miliardi di euro dopo l’asta Bot da 9,5 mld di ieri che ha visto una domanda molto sostenuta e un consistente calo dei rendimenti del titolo annuale.
Nel dettaglio il Tesoro offrirà Btp a 3 anni (scadenza giugno 2023) per un ammontare compreso tra 4 e 4,5 miliardi, poi Btp a 7 anni per 2-2,5 mld, Btp a 15 anni per 0,75-1 mld e infine Btp a 20 anni per 0,75-1 mld.La gran parte dell’offerta è concentrata sulle scadenze più brevi, in particolare il triennale è chiamato a coprire la metà del totale dell’emissione odierna. Dando uno sguardo ai rendimenti mi evidenzia un potenziale appeal molto forte dei titoli a più lunga scadenza con il Btp a 15 anni che presenta un rendimento a scadenza al netto delle tasse ben superiore al 2%.Il mercato intanto già guarda al prossimo appuntamento che sarà settimana prossima con il nuovo BTP Italia, chiamato anch’esso a contribuire alla copertura delle spese relative all’emergenza Covid-19.L’emissione, che avrà luogo dal 18 al 21 maggio, e che per i primi tre giorni sarà interamente dedicata al retail, prevede una scadenza per la prima volta a 5 anni e un premio fedeltà pari all’8 per mille (il doppio rispetto alle precedenti emissioni) per coloro che acquistano il titolo all’emissione e lo detengono fino a scadenza, nel 2025.

Banche KO e Unicredit ripiomba ai minimi, Ftse Mib segue tonfo Wall Street

Incipit di seduta con fitte vendite sui mercati. Piazza Affari noin è da meno con il Ftse Mib che cede al momento l’1,54% a 17.289 punti. Pesa il tonfo di ieri di Wall Street con principali indici in flessione del 2% circa. Sul mercato restano i timori legati a Covid-19, soprattutto dopo i nuovi casi di contagio che si sono manifestati in alcuni paesi a seguito dell’allentamento delle misure di contenimento. Ieri Anthony Fauci, il virologo della Casa Bianca, nella sua audizione al Senato Usa, ha avvertito che una revoca prematura del lockdown potrebbe portare a ulteriori focolai del coronavirus.

Exor al tappeto

Tra i singoli titoli calo del 2,2% per Eni complice anche il nuovo dietrofront del petrolio. Male anche Exor, arrivata a cedere il 5% dopo che è saltato l’accordo con Covea per la cessione di PartnerRe (compagnia di riassicurazione con sede alle Bermuda interamente di proprietà di Exor).

Banche in affanno, Unicredit la peggiore

In difficoltà oggi il settore bancario con Unicredit a guidare i ribassi: il titolo del gruppo di piazza Gae Aulenti è arrivato a cedere il 3,09% a 6,45 euro, tornando quindi a ridosso dei minimi storici aggiornati settimana scorsa. Male anche Intesa e UBI entrambe a -1,5% dopo che ieri l’antitrust ha avviato un’istruttoria sull’OPS di Intesa Sanpaolo su UBI. L’Autorità andrà a verificare “i possibili effetti sulle dinamiche concorrenziali nei mercati bancari, finanziaria e assicurativi nazionali e locali”.
Inoltre Fitch ha ridotto il rating a lungo termine senior preferred (unsecured) di Intesa Sanpaolo a ‘BBB-‘ da ‘BBB’, con outlook stabile. Declassamento analogo per UniCredit. La decisione dell’agenzia segue il declassamento del rating dell’Italia comunicato lo scorso 28 aprile.

Ferragamo reagisce bene ai conti

Tra i titoli in positivo spicca Salvatore Ferragamo (+2,4%) che accoglie bene i conti del primo trimestre che però evidenziano una perdita di 41 milioni di euro rispetto agli 11 milioni di euro del primo trimestre 2019. L’ebitda del trimestre è di 12 milioni di euro (-82,2%), mentre il risultato operativo (EBIT) è negativo per 36 milioni di euro rispetto ai 21 milioni di euro del primo trimestre 2019.

Attesa per Powell, in Italia è il giorno del Decreto Rilancio. Tesoro offre 9 mld di Btp

Oggi attesa per il discorso del presidente della Federal Reserve Jerome Powell e intanto i Treasury vedono i rendimenti scendere complice anche la crescente speculazione che gli Stati Uniti un giorno potrebbero adottare tassi di interesse negativi.
In Italia focus sull’approvazione del Decreto Rilancio al vaglio oggi del CdM. Prosegue oggi l’intensa settimana di trimestrali con i conti di Hera, Pirelli, Terna, Unipol e UnipolSai.
In agenda anche l’importante asta di Btp per massimi 9 miliardi di euro dopo l’asta Bot da 9,5 mld di ieri. Nel dettaglio saranno offerti Btp a 3 anni (scadenza giugno 2023) per un ammontare compreso tra 4 e 4,5 miliardi, poi Btp a 7 anni per 2-2,5 mld, Btp a 15 anni per 0,75-1 mld e infine Btp a 20 anni per 0,75-1 mld.

MES vs emissione Btp, i conti in tasca all’Italia e un dilemma da almeno 7 miliardi

Quando servono dei soldi a prestito il calcolo degli interessi che si andranno a pagare è di primaria importanza. Così come è importante sapere la velocità con cui si avrà accesso a quei soldi. Come ha spiegato recentemente Lorenzo Bini Smaghi, economista ed ex membro del Comitato esecutivo della Bce, come in tutte le famiglie se serve un prestito si sceglie la soluzione che conviene di più. “Nel confronto tra Mes e l’emissione titoli di Stato, basta guardare cosa conviene di più – ha argomentato l’economista – . Il Mes senza condizionalità è sostanzialmente un prestito a tasso vicino allo zero, il Btp no. Il dibattito fino ad oggi è stato lontano dalla concretezza e molto ideologico. Senza considerare che paesi come Grecia, Spagna o Portogallo, che sono passati sotto le forche caudine del Mes, adesso lo vogliono ancora e non penso siano dei sadomasochisti”.
Dal punto di vista puramente contabile, decidere se accedere o meno al MES risulta in apparenza molto semplice soprattutto per chi ad oggi paga lauti interessi sul debito. E’ il caso dell’Italia che nonostante gli acquisti record di Btp da parte della Bce vede lo spread Btp-Bund viaggiare nei pressi dei massimi annui e il rendimento del titolo decennale non lontano dalla soglia del 2%.

I calcoli di Regling

Il direttore generale del Mes, Klaus Regling, ha fatto due rapidi conti considerando i diversi tassi di interesse che i paesi pagano sul debito. Come risaputo, le regole del MES senza condizionalità, legato alle spese sanitarie, prevedono che tutti i Paesi possono ricevere il 2% del proprio Pil con un prestito di durata decennale. “Ognuno può calcolare i vantaggi – dice Regling in un’intervista concessa a varie agenzie stampa internazionali tra cui l’Ansa –  . Per la Spagna, che ha un tasso appena sotto l′1%, il risparmio sarebbe di 200 milioni di euro all’anno, che in dieci anni sarebbero 2 miliardi. Se si fa il calcolo per l’Italia, sarebbero 7 miliardi, perché i tassi d’interesse sono più alti”.

MES e il rischio effetto boomerang sui Btp

Calcoli analoghi fa Massimo Bordignon, membro dell’European Fiscal Board, che in un articolo pubblicato su Lavoce.info indica come confrontando i tassi che attualmente paghiamo sui titoli pubblici emessi a 10 anni (vicino al 2 per cento) e il tasso richiesto dal prestito Mes (inferiore allo 0,5%), se l’Italia prendesse a prestito tutti i 36 miliardi disponibili, risparmierebbe tra i 500-700 milioni all’anno di interessi, ossia 5-7 miliardi in 10 anni. Questo semplice calcolo, però, non tiene conto del fatto che i prestiti Mes sono senior rispetto al debito nazionale. “Vuol dire che accedendovi – specifica Bordignon –  il debito nazionale diventerebbe marginalmente più rischioso, in una misura commisurata all’ammontare richiesto al Mes, e ciò potrebbe spingere gli investitori a chiedere tassi più alti sulle emissioni di debito nazionale. Si ridurrebbe così il vantaggio in termini di interessi”.
Ammontare dei risparmi che si basa sullo status quo, con il rischio che l’evoluzione dei tassi di rifinanziamento nei prossimi mesi e anni renda ancora più costo per l’Italia emettere nuovi strumenti di debito.

Anche le condizioni hanno un ‘costo’

Resta però la questione delle tre condizioni, esplicate nel comunicato stampa dell’Eurogruppo dell’8 maggio e che tanto stanno facendo discutere in Italia ormai da diverse settimane. Nel dettaglio:
1) Il finanziamento deve essere utilizzato per spese “dirette e indirette di salute pubblica, cura e prevenzione legate alla crisi Covid-19”;
2) Durante l’emergenza, la sorveglianza e il reporting dei paesi che richiederanno accesso alla linea di credito saranno “commensurati allo shock subito”;
3) Finita l’emergenza, i paesi membri si impegnano a rinforzare i loro fondamentali economici e finanziari, in linea con i criteri di “coordinamento e di sorveglianza dell’UE”.
La nuova linea di credito dovrebbe essere disponibile già a partire dal 1° giugno 2020 e sarà accessibile fino a tutto il 2022, benché sia già previsto che – se necessario – la data finale potrà essere spostata ulteriormente in avanti.
“Un prestito non è un regalo e come tale implica un equilibrio tra benefici e costi – asserisce Alessandro Tentori, CIO AXA IM Italia –  Sta alle due parti negoziare le condizioni del prestito in maniera soddisfacente. In teoria, la condizione sufficiente richiede che il valore presente sia uguale per entrambe le parti. A mio avviso, la linea di credito del MES è un deal soddisfacente, nel senso che trova un equilibrio tra il costo del funding e il “costo” di condizioni future. Qualora queste condizioni non fossero più accettabili, un paese membro potrebbe sempre scegliere di emettere l’ammontare equivalente sul mercato – probabilmente pagando una cedola più alta – per ripagare integralmente il debito contratto con il MES”.

Giuliani (Azimut): accumulare azioni con dei PAC ad hoc è unica via per ottenere rendimento

La paura da Covid-19 si è ridimensionata, come dimostra l’andamento dei mercati nell’ultimo mese e mezzo, e il rischio per tanti investitori è di lasciare per strada importanti opportunità di rendimento rimanendo fuori dall’azionario. Il presidente di Azimut, Pietro Giuliani, si sofferma sull’attuale contesto e possibili mosse sui mercati. “La paura si è ridimensionata e ora che progressivamente il lockdown sta terminando, salvo ricadute, ci si focalizza su come siano investiti i soldi alla luce di quello che potrà accadere soprattutto da un punto di vista economico – argomenta Giuliani  che indica le azioni come un’asset class dove andare. “L’ideale è accumularle anno per anno con un piano ad hoc che definisca ex ante la percentuale che si intende raggiungere e in quanto tempo. È l’unico modo per ottenere un rendimento” precisa Giuliani.

Bilancio dopo primo trimestre difficile

Giuliani, intervistato da Il Sole 24 Ore, non fa marcia indietro sul target di utili 2020 dopo aver chiuso il primo trimestre con un utile netto di 48,5 milioni con una perdita di 15 milioni causata delle minusvalenze dei titoli in possesso alla proprietà. “Non li considero persi ma solo un investimento valorizzato male”, rimarca Pietro Giuliani, presidente di Azimut, che in un’intervista a Il Sole 24 Ore rimarca come sui numeri abbia impattato il fatto che non si è potuto contare sulle commissioni di performance visto come sono andati i mercati.
“Considerata l’entità della crisi, abbiamo reagito bene. Una sottoperformance dell’8% da inizio anno dopo quello che è successo non è drammatico” ha sottolineato Giuliani. Alla domanda se il gruppo rivedrà le previsioni di utili da 300 milioni per fine anno, Giuliani è stato chiaro. “No. A questa cifra tolgo i 15 milioni cui accennavo prima e le commissioni di performance che non abbiamo incassato, ma i conti prospettici restano positivi”.

Ma Mediobanca Sec. vede target utile non realistico

Secondo gli analisti di Mediobanca Securities, l’obiettivo di 300 milioni di euro non è realistico in questa fase. “Le commissioni di performance più basse non sono più qualcosa da aggiustare nel calcolo di una redditività normalizzata, piuttosto l’ovvia conseguenza del repricing effettuato nel gennaio dello scorso anno che ha visto un aumento di 50bps in altre commissioni per compensare le commissioni di performance strutturalmente più basse” continuano gli analisti di Piazzetta Cuccia che assegnano al titolo Azimut un rating neutral e target price a 17 euro.

A ruba i Bot annuali, rendimento dimezzato rispetto a un mese fa

Tassi in calo e domanda sostenuta nell’asta Bot odierna, la prima di maggio. Il Tesoro ha collocato 7 miliardi di euro di Bot annuali con la domanda che ha sfiorato i 12 miliardi. Il rendimento medio di assegnazione è stato pari a pari allo 0,248%, in netto calo rispetto allo 0,534% di un mese fa. La domanda risulta più forte rispetto a un mese fa, quando il quantitativo offerto era stato anche minore (6,5 mld). Il rapporto di copertura (bid-to-cover) è pari a 1,71, in aumento rispetto all’1,59 del mese scorso.Assegnato anche un Bot flessibile con scadenza 14 ottobre 2020 per 3,5 miliardi al tasso dello 0,024% con domanda pari a 1,91 volte il quantitativo assegnato.Domani nuova emissione corposa con 4 tipologie di Btp (3, 7 15 e 20 anni) per massimi 9 miliardi.

Banche: Bankitalia, a marzo stabile tasso mutui all’1,73%

Nel mese di marzo i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie, si sono collocati all’1,73 per cento (1,74 in febbraio) mentre quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo al 7,67 per cento (7,95 nel mese precedente). Lo rivela l’ultima pubblicazione mensile della Banca d’Italia “Banche e moneta: serie nazionali”. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari all’1,07 per cento (1,25 in febbraio); quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari all’1,69 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati allo 0,74 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,36 per cento, come in febbraio.

Banche: Bankitalia, sofferenze calano dell’11,1% a marzo

Nel mese di marzo le sofferenze sono diminuite dell’11,1 per cento sui dodici mesi (in febbraio la riduzione era stata del 17,5 per cento); la variazione può risentire dell’effetto di operazioni di cartolarizzazione. Lo rende noto la Banca d’Italia nella pubblicazione “Banche e moneta: serie nazionali”.

Banche: Bankitalia, prestiti famiglie aumentano dell’1,7% a marzo

Nel mese di marzo i prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, sono cresciuti dell’1,4 per cento sui dodici mesi, contro lo 0,3 del periodo precedente. I prestiti alle famiglie sono, invece, aumentati dell’1,7 per cento sui dodici mesi (2,5 in febbraio) mentre quelli alle società non finanziarie sono saliti dell’1,4 per cento (erano scesi dell’1,2 nel mese precedente). Lo si apprende dalla pubblicazione “Banche e moneta: serie nazionali” della Banca d’Italia. I depositi del settore privato hanno mostrato un rialzo del 5,7 per cento sui dodici mesi (contro il 6,2 in febbraio); la raccolta obbligazionaria è diminuita del 4,9 per cento sullo stesso periodo dell’anno precedente contro una riduzione dell’1,5 in febbraio.

Allarme Confcommercio: quasi 270mila imprese rischiano di sparire

“Sono quasi 270 mila le imprese del commercio e dei servizi che rischiano la chiusura definitiva se le condizioni economiche non dovessero migliorare rapidamente, con una riapertura piena ad ottobre”. E’ questo l’allarme lanciato da Confcommercio sul rischio di chiusura delle imprese del terziario di mercato. “Una stima prudenziale – avverte Confcommercio – che potrebbe essere anche più elevata perché, oltre agli effetti economici derivanti dalla sospensione delle attività, va considerato anche il rischio, molto probabile, dell’azzeramento dei ricavi a causa della mancanza di domanda e dell’elevata incidenza dei costi fissi sui costi di esercizio totali che, per alcune imprese, arriva a sfiorare il 54%. Un rischio che incombe anche sulle imprese dei settori non sottoposti a lockdown”.Tra i settori più colpiti, segnala ancora la nota dell’ufficio studi di Confcommercio, ci sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar e i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. Mentre, in assoluto, le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni (-49 mila attività) e la ristorazione (-45 mila imprese).

Ripresa: perchè dimenticare il recupero a forma di “V”, la view di Generali Investments

“Mentre il mondo occidentale inizia a uscire dal lockdown e il supporto delle banche centrali e dei governi continua senza sosta, l’economia può iniziare la ripresa. Le speranze di un recupero a forma di V sono, tuttavia, fuori luogo. Le fasi a forma di “V” sono simmetriche: la produzione, l’occupazione e gli utili aziendali (tutti crollati a un ritmo record) non torneranno invece presto ai livelli pre-crisi”. È quanto scrive nel suo commento settimanale Vincent Chaigneau, head of research di Generali Insurance Asset Management. Secondo l’esperto è innanzitutto questione dell’offerta. “Il distanziamento sociale rimarrà una caratteristica chiave dei prossimi mesi (forse trimestri) e questo danneggerà la produttività”, spiega l’esperto sottolineando che i più recenti cluster di contagio Covid in Cina, Corea del Sud o persino Germania evidenziano i rischi connessi alla normalizzazione sociale.C’è un’altra questione da considerare: ovvero il fatto che la domanda subirà gli effetti del secondo tempo dell’epidemia. “Le aziende hanno assunto più debiti, il che porterà le imprese ad accumulare liquidità (meno assunzioni e investimenti) – afferma Vincent Chaigneau -. Il rapporto sul lavoro degli Stati Uniti ha mostrato non solo un aumento della disoccupazione, ma anche un impatto sproporzionato sui lavoratori a basso reddito, che hanno la più alta propensione a spendere. Alcuni dei ‘licenziamenti temporanei’ diventeranno permanenti”.

Paolo Savona (Consob) fa appello al patriottismo: ‘sottoscrivete BTP, momento adatto. No rischio default, spread problema a sé’

Paolo Savona, numero uno della Consob, torna a esprimere fiducia nei fondamentali dell’economia italiana, ‘slegando’ in qualche modo il problema del debito pubblico da quello dello spread, e invitando gli italiani a sottoscrivere BTP: perchè questo, sottolinea, è il momento adatto.In occasione dell’evento ‘Milano Capitali 2020’ organizzato da Milano Finanza, l’economista chiede anche che la finanza diventi “l’ancella della crescita” dell’economia.Grande importanza viene data al risparmio degli italiani, risparmio che dovrebbe, secondo l’ex ministro agli Affari europei del primo governo Conte (M5S-Lega) , di essere incanalato al servizio dell’economia italiana. Un discorso simile a quello proferito lo scorso 25 aprile dal numero uno di Intesa SanPaolo, Carlo Messina, che ha invitato l’Italia a guardare oltre l’emergenza coronavirus Covid-19 e iniziare a pensare come sciogliere il nodo cruciale dell’elevato debito pubblico.In quell’occasione, Messina ha presentato una ricetta in cinque mosse, proponendo quelli che ha chiamato “i bond sociali”.Ma veniamo alle proposte di Savona che, con il discorso di oggi, ha cercato di far leva sul senso di patriottismo italiano:“Ogni giorno durante il lockdown, a una certa ora, la gente andava alla finestra, tirava fuori la bandiera e cantava Fratelli d’Italia – ha ricordato –  io penso che l’unico modo per dimostrare che teniamo a un futuro diverso sia sottoscrivere il debito pubblico”.Un atto di patriottismo e di solidarietà, insomma, giustificato con il fatto che l’economia italiana ha due punti di forza: “esportazioni e risparmio”.
“Questi – dice Paolo Savona – sono i due punti su cui occorre lavorare, cercando di contenere le problematiche che si trascinano e di portare la finanza al servizio economico”.Di qui la richiesta di sottoscrivere il debito pubblico, anche se l’ex ministro tiene a precisare che, in realtà, il suo “non è un invito a indebitarsi ma è un invito ad affrontare il problema del debito pubblico e questo è il momento adatto”, visto che “il problema che ci dobbiamo porre è come incanalare il risparmio degli italiani al servizio dell’economia e della finanza”.Non mancano le rassicurazioni sulla sostenibilità del debito pubblico italiano. Il presidente della Consob ripete quanto detto già altre volte:
“Non c’è la possibilità che l’Italia possa dichiarare default“, aggiungendo che, piuttosto, “c’è un problema di spread (BTP-Bund), che è un problema a sé stante legato alla sfiducia che viene sparsa a piene mani sia all’estero, sia dalle autorità sovranazionali, ahimè, e sia all’interno”.
Sullo stop allo short selling che è stato deciso dalla Consob per tutelare la Borsa, Savona fa notare che è stata proprio “la Consob quella che ha spinto maggiormente a livello europeo per avere interventi dinamici”.  Questi “interventi – ha ricordato, sono stati presi in quel “fatidico 12 marzo, giorno nero per la Borsa Italiana“.
“Allora la Consob è stata legittimata – ha continuato Savona – Vediamo ora cosa succede in Borsa, ove necessario si interverrà. Vediamo se questa volta l’Europa decide un intervento congiunto piu efficace”. Visto che, “se non ci sono interventi comuni gli effetti sono meno efficaci“.
C’è da dire che l’auspicio che gli italiani comprino BTP e, più in generale debito pubblico italiano, non è certo una proposta su cui Paolo Savona ha l’esclusiva.
Lo scorso 25 aprile, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, , il numero uno di Intesa SanPaolo ha illustrato per l’appunto la proposta dei bond sociali nei quali far convogliare parte dei risparmi degli italiani, affermando che, in tal modo, salirebbe dal 5 al 10-20 per cento la parte del debito pubblico controllata dal risparmio privato italiano.

    GOLD IDEA

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2 pensieri su “FTSEMIB: CAN BE BOUND AT 20180-20400”

  1. Grande Fulvio. Articolo sicuramente appropriato. Considerando che la variazione, ordinaria, dell’indice italiano è di circa 5000 punti, i 20000 sono raggiungibili ed in controtendenza con la visione pessimista del mercato. Unico appunto, credo che nel breve, fine maggio primi di giugno possa iniziare una correzione sul nasdaq, nell’ordine del 50% del rialzo dai minimi, che possa trascinare, come hai bene detto, anche il nostro indice come tutti quelli mondiali. Per fine anno i 20000 restano comunque possibili. Ogni cosa è incerta nell’anno del topo, ma mi ricorda molto il 2016.

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