Invesco QQQ Trust – QQQ 2.0

Eccoci a un nuovo appuntamento , dedicato a fare il punto della situazione sull’ETF che seguiamo con moltissima attenzione da 20 anni ,che come i nostri lettori più affezionati ben sanno , è un paniere di titoli tecnologici ,un ETF di nome Invesco QQQ Trust – QQQ.

Invesco QQQ Trust – QQQ  2.0

Partiamo dalla composizione di questo ETF .


Composizione Invesco QQQ Trust – QQQ – NASDAQ

Tabella Composizione
Primi 5 titoli Var %
Apple Inc 13,55 %
Microsoft Corp 11,26 %
Amazon.com Inc 11,04 %
Facebook Inc A 4,38 %
Alphabet Inc A 3,56 %

Prima cosa che vogliamo evidenziare ,nella composizione di questo ETF Invesco QQQ Trust – QQQ , il peso minore lo ha Alphabet Inc A (ex GOOGLE) ,che come già detto nell’articolo FAANG & VIRUS è stato proprio quello che ha sottoperformato dei FAANG , arrivando si a superare i massimi Pre-Covid, ma di poco e sopratutto per poco visto che la trimestrale ha poi confermato un calo degli introiti pubblicitari (cosa che pareva già a conoscenza degli HFT visto come il titolo si è comportato dal 19 Marzo 2020).

Seconda cosa che vogliamo evidenziare , sempre nella composizione  di questo ETF Invesco QQQ Trust – QQQ è il peso prioritario di Apple Inc che proprio nel corso di questa ottava , grazie a una trimestrale molto positiva ,ha macinato record su record  toccando 457,65$ (318$ era il massimo Pre-Covid e 199$ il minimo del 19 Marzo 2020) consentendo al NASDAQ di toccare un nuovo recordo storico prossimo a 11300 punti (5000 Top Storico del 2000) decisamente sopra il 1000% dal minimo del 2009 che fù di 1100 (che pensavamo e credavamo nel 2019 top “programmato” e insuperabile di questo rialzo e invece ….)

Terza cosa che vogliamo evidenziare , sempre nella composizione  di questo ETF Invesco QQQ Trust – QQQ è il peso di AMAZON ,di cui avevamo tracciato un’ipotesi correttiva che pareva cominciare a trovare delle conferme nel doppio massimo a 3344,29$ (vedi articolo AMAZON ci sta dicendo qualcosa ?) che con il forte sostegno della Federal Reserve di questa ottava sia al Dow Jones che allo Standard and Poor  al momento “pare” negato , ma continueremo a seguire questo titolo guida con estrema attenzione nelle prossime ottave e nei prossimi mesi (perchè lo riteniamo un possibile , non sicuro, ma possibile ,anticipatore di future evoluzioni di Mercato).

E ora andiamo al punto e parliamo di questo interessante ETF , conosciuto pensiamo da tutti.

Invesco QQQ Trust – QQQ – NASDAQ

QQQLUNGOTERMINE

Con il Top di 274,98$ del 6 Agosto 2020 (bissato ieri con Top Intraday a 274,88$) questo ETF Invesco QQQ Trust – QQQ è arrivato molto prossimo alla resistenza collocata a 280$ , avendo eseguito praticamente per intero un Move al rialzo 180-280$ (partendo dal retest perfetto della Trend Rialzista da area 163-165$) in 142 giorni di calendario (vedi nostra analisi MARKETS : LET’S TWIST AGAIN ?)

Nessun Indice Mondiale ha avuto una performance paragonabile a quella del  NASDAQ ( e di conseguenza a questo ETF ad esso legato) e nessun movimento rialzista dal 2000 a oggi è paragonabile a quanto visto dal 19 Marzo 2020 ad oggi , o anche successivo dal 2009 a oggi ,come del resto visibile dal Grafico .

Quindi una situazione nuova , completamente nuova a quanto visto in questi 20 anni dal 2000 al 2020 .

Quando la Federal Reserve scende in campo , non fa prigionieri come detto anche in questi nostri articoli   FEDERAL RESERVE : Make it happen3048 : STANDARD & POWELL.

Chiarissimo il BOX HFT che contiene questo ETF :

BOX HFT 80-180-280-380-480

che questo ETF Invesco QQQ Trust – QQQ ha percorso partendo dal minimo di 25$ , raggiungendo 80$ , poi 180$ , poi il 1000% 25-250$ e infine arrivando a sfiorare i 280$.

Arrivati a questo punto , pensiamo che data la “precisione” balistica degli HFT prima o poi (magari prima chiudendo il Gap a 265,79$ lasciato aperto o chiudendolo poi in seguito a una correzione ) a 280$ ci arriveranno , che coinciderebbe circa con 11500 del NASDAQ.

Poi pensiamo che arrivati a quel punto , graficamente ci ri-troveremo in una situazione simile a quella di AMAZON a 3344,29$ ( che da quel livello ha ceduto il 10% tornando a 3000$.)

Ma si potrebbe anche ipotizzare una futura correzione di questo tipo , su News Presidenziali o Geopolitiche o Economiche che portassero a un retest della trend che sostiene il rialzo che troverebbe nel gap aperto a 204,84$ un perfetto punto di incrocio .

CORREZIONE 290-204,85

Accadrà questo anche per il NASDAQ e ETF Invesco QQQ Trust – QQQ ?

Questa domanda la rivolgiamo alla Federal Reserve ovviamente.

Che è la più forte.

E sempre alla Federal Reserve , dedichiamo 3 saggi detti Latini dell’Epoca Romana che sembrano scritti oggi , tanto sono attuali .

Ubi maior minor cessat.
Di fronte al più forte il debole si fa da parte.

Fortis cadere, cedere non potest.
I forti possono cadere, ma non possono cedere

Numquam periculum sine periclo vincitur.
Non si vince un pericolo senza pericolo.

Ad Maiora !

CORREZIONE 290-204,85

AGGIORNAMENTO 11 AGOSTO 2020

GAP 265,79$ chiuso da doppio massimo di breve segnalato nell’articolo

Fino a quì ci siamo.

Ora si tratta di vedere se ripartono da area 265 per 280/290 o no.

Risponderanno nelle prossime sedute sicuramente.

AGGIORNAMENTO 11 SETTEMBRE 2020

Invesco QQQ Trust – QQQ   303,97 TOP 2-09-2020

NASDAQ 12467

Primo Target 280 per QQQ  raggiunto 20 Agosto 2020 Move 180-280 eseguito

>280 21 Agosto 2020

Secondo Target 290 per QQQ raggiunto 26 Agosto 2020

move 205-305 quasi concluso per QQQ

11500 per NASDAQ raggiunto 20 Agosto 2020 ma seguiamo QQQ

12200 per NASDAQ raggiunto 1 Settembre 2020 ma seguiamo QQQ

12500 per NASDAQ quasi raggiunto 2 Settembre 2020 ma seguiamo QQQ

dalla chiusura gap a 265,79. Per ora………siamo perfetti.


VALUTIAMO ANCHE IL PIANO B ESPOSTO IN QUESTO ARTICOLO E VEDIAMO DOVE SIAMO DOPO IL TOP A 303,97$ QQQ = 12467 NASDAQ

CORREZIONE NASDAQ

CORREZIONE NASDAQ

NASDAQ

NASDAQ

Gli scenari del collasso: aggiornamento 2020

Marco Dal Prà

Ci avviciniamo alla catastrofe assoluta? Ormai il vaso sembra colmo e il sistema si sta rendendo conto che non se ne verrà fuori. Cosa dobbiamo aspettarci?

Nel dicembre 2018 abbiamo pubblicato per la prima volta gli scenari che descrivevano come si sarebbe probabilmente evoluta la crisi economica globale. Mentre abbiamo dettagliato i percorsi probabili, abbiamo anche avvertito che erano ancora disponibili i mezzi per rimandare l’inizio della crisi.E abbiamo avuto ragione: le banche centrali globali e le autorità cinesi sono state molto innovative ed energiche in sforzi senza precedenti per posticipare la crisi.Nel rapporto del dicembre 2018, abbiamo previsto che l’economia mondiale avrebbe intrapreso una delle tre strade nei prossimi anni: depressione globale, collasso sistemico o socialismo finanziario globale. Siamo attualmente sulla strada che porta al socialismo finanziario globale, ma la domanda rimane: ci finiremo davvero?Nella nostra Q-Review di settembre , abbiamo aggiornato i nostri scenari; adesso si chiamano: Crash , Reset e Great Inflation . In questo articolo li riassumeremo brevemente.

Lo scenario di Crash

Lo scenario Crash prevede un crollo dei mercati finanziari.

Attualmente riteniamo che i punti di origine più probabili del collasso economico globale siano i mercati azionari e creditizi statunitensi ed il settore bancario europeo.Livelli di valutazione “schiumosi” nel mercato delle obbligazioni spazzatura degli Stati Uniti (vedere la figura) ed il fatto che i rendimenti siano diminuiti nonostante un ritmo record di fallimenti aziendali e di recessione, li rende inclini a un crollo.

Il livello record di fallimenti aziendali significa che è improbabile che la disoccupazione diminuisca in modo significativo e potrebbe persino tornare a una tendenza al rialzo (vedi, ad esempio, questo ). Ciò ridurrà i consumi, il che danneggerà la redditività delle società e porterà a crescenti insolvenze sui prestiti. Ciò a sua volta aumenterà lo stress nel settore bancario. Il credito diminuirà, i consumi diminuiranno ulteriormente portando a ulteriori fallimenti ed il ciclo deflazionistico si ripeterà.Le perdite derivanti da insolvenze e bancarotte di aziende e famiglie aumenteranno fino a raggiungere un punto in cui si perde la fiducia tra gli investitori over-levered. Quindi un tentativo di esodo di massa da tutti i debiti rischiosi e le attività finanziarie inizierà attraverso uscite che apparentemente dall’oggi al domani diventeranno molto piccole. Gli Algoritmi si ritireranno dal mercato, gli ETF ei fondi di investimento passivi saranno costretti a liquidare meccanicamente, il mercato del CLO cadrà allo sbando e le banche ombra e gli hedge fund inizieranno istantaneamente e in modo aggressivo strategie difensive.La liquidità evaporerà ed i mercati dei capitali dovranno affrontare un crollo guidato dal panico degli investitori e da una crisi bancaria emergente, che probabilmente proviene dall’Europa, come abbiamo avvertito per oltre un anno (vedi, ad esempio, questo e questo).

Il Reset

Dopo il Crash, tutto dipenderà dal sistema bancario. Se crolla, non ci sarà nulla che impedirà all’intero sistema finanziario di crollare, portandoci nello scenario del Reset .Il Reset comporta un collasso completo del sistema finanziario, o un crollo sistemico , e sarà composto da due parti. Il primo sarebbe il crollo del sistema bancario e il secondo il crollo dei mercati finanziari.Non molti si rendono conto che a metà ottobre 2008 ci siamo avvicinati molto a un simile scenario. La sfiducia nel settore bancario era così alta che c’era il vero timore che un giorno le banche semplicemente non aprissero le porte. Tuttavia, i massicci pacchetti di salvataggio delle banche concordati dai leader del G-7 in un fine settimana a metà ottobre 2008 hanno salvato la situazione. Un crollo sistemico è stato evitato .Una crisi bancaria diffonderà sfiducia in tutti i mercati finanziari, oltre a limitare la liquidità, poiché le banche ritireranno linee di credito sia dalle società che dai partecipanti al mercato, portando a margin call diffuse.Quando il credito si blocca, tutte le posizioni con effetto leva devono essere liquidate in massa , portando prevedibilmente a caotiche vendite a fuoco sui mercati dei capitali e tassi di interesse alle stelle causati da forti tensioni nel settore bancario, quindi la volatilità esplode e le valutazioni del mercato dei capitali collassano.Ne risulta una cessazione di praticamente tutte attività dei mercati finanziari. Il trading semplicemente si ferma in molte parti dei mercati dei capitali. Poiché le attività diventeranno illiquide, è probabile che uno tsunami di insolvenze da parte di investitori e mutuatari possa travolgere sia il settore commerciale che quello bancario ombra. L’architettura finanziaria globale collassa.In realtà è piuttosto difficile immaginare una situazione in cui la maggior parte delle attività finanziarie perderà improvvisamente la maggior parte, se non tutto il valore, ma questo è in realtà ciò che implica il reset. Quest è, una ri-denominazione, un reset di praticamente tutte le attività finanziarie.

La grande inflazione

Come fanno i governi contemporanei, terrorizzati dalla crisi e dalla prospettiva di instabilità politica, fermare sia il collasso dei mercati finanziari che l’economia reale?Attraverso una massiccia intrusione nel mercato e socializzazione, naturalmente.Ciò che sarebbe richiesto è un’azione mai vista prima da una banca centrale. La Federal Reserve e altre banche centrali dovrebbero acquistare non solo titoli di stato (come hanno già fatto nel QE), ma la maggior parte dell’universo delle attività di rischio finanziario, che si stima raggiunga i 400 trilioni di dollari USA. Inoltre, le banche centrali dovrebbero fornire un sostegno fiscale praticamente illimitato ai governi per sostenere o addirittura aumentare le loro attività di consumo e investimento.In questo scenario, i bilanci delle principali banche centrali si trasformerebbero in veicoli di investimento con confini illimitati. I banchieri centrali deciderebbero quali società – persino paesi ! – possano sopravvivere. Si sarebbero effettivamente metastatizzati nelle Gosbanks* del mondo.

*(la banca centrale dell’ormai defunta Unione Sovietica).

È probabile che l’economia socializzata si comporti in modo molto diverso da quella attuale (parzialmente socializzata). Entreremmo effettivamente in una sorta di fascismo (l’unione del potere aziendale e del governo). Ciò sarebbe naturalmente una distopia economica globale e irriconoscibile.Con l’infinito denaro stampato dalla banca centrale che si riversa nelle società e nei governi, ed i governi in competizione per evitare valute forti, le aspettative di inflazione aumenterebbero sicuramente e in modo drammatico. In combinazione con alti livelli di fallimenti aziendali, ciò creerebbe una configurazione perfetta per accelerare l’inflazione o persino l’iperinflazione.Quest’ultimo è chiaramente lo scenario peggiore che possiamo immaginare.

Gli scenari e le banche centrali

Gli ultimi 11 anni hanno segnato una lotta disperata da parte delle autorità centrali per mantenere viva la fragile espansione economica. La grande lezione da tutte le ingerenze della banca centrale è che genera “azzardo morale” e zombifica l’economia .Le banche centrali non sono mai state progettate, e probabilmente non hanno mai inteso imporre tassi permanenti, estremamente bassi o addirittura negativi, o rovinare il meccanismo dei prezzi nei mercati dei capitali.Ma questo è esattamente ciò che hanno realizzato negli ultimi 25 anni.Il limitato ed originario scopo della banca centrale era fornire supporto alle istituzioni finanziarie durante i periodi di stress fornendo liquidità a tassi elevati contro buone garanzie per banche altrimenti solvibili . Ma questa purezza di intenti non durò a lungo ed i banchieri della Fed “dirottarono” l’economia all’inizio degli anni ’20, quando la Fed iniziò a sperimentare la manipolazione dei tassi di interesse, le riserve e gli acquisti di obbligazioni.Cento anni dopo, la Fed è di nuovo la ragione per cui ci troviamo nella situazione attuale.Mentre alcuni possono considerare il “salvataggio Coronavirus” da parte delle banche centrali e dei governi come un male necessario, esso ha spinto i mercati finanziari e l’economia in uno stato di supporto vitale perpetuo. Provate a immaginare cosa succederebbe se non ci fossero più stimoli fiscali e se la Fed ritirasse il suo supporto eccessivo dai mercati dei capitali?Se la parola “collasso” non vi viene in mente, dedicate qualche minuto a pensarci un po’ di più!

Nell’ignoto

Siamo al bivio.

L’economia non può riprendersi organicamente senza prima subire un grave crollo del credito e una profonda contrazione economica. Gli attuali mercati finanziari sono uno “schema Ponzi” perpetuato dalla liquidità artificiale della banca centrale e dagli insidiosi fenomeni di doppio investimento di “FOMO” e “TINA”.Il settore bancario europeo non è altro che un fragile zombie, vivo solo grazie alle continue iniezioni finanziarie ed alla tolleranza normativa. E la seconda ondata della pandemia di coronavirus sembra essere in arrivo (vedi il nostro rapporto speciale di maggio).Esistono solo inquietanti scenari a breve termine. O lasciamo implodere l’economia, o la manteniamo in rianimazione artificiale, un’entità moribonda priva della forza e del vigore per sostenere le nostre società e l’umanità in generale.Le persone (e gli economisti) non dovrebbero vivere nella paura di un collasso economico, dal quale possiamo riprenderci. Dovrebbero, tuttavia, avere una paura mortale del socialismo e delle nazionalizzazioni, perché imporranno una perdita di libertà, una perdita di sovranità e, alla fine, un rischio reale di totalitarismo. Alla fine una tale costruzione dovrebbe affrontare un crollo catastrofico.Il sentiero non è scolpito nella pietra. Possiamo ancora scegliere. Ma dobbiamo farlo con saggezza, poiché questo è un momento decisivo. O affrontiamo coraggiosamente ciò che abbiamo creato (un mostro economico), o soccombiamo per percorrere un sentiero che distruggerà gli standard di vita e le libertà che i nostri antenati hanno lavorato così duramente per costruire.

Dobbiamo affrontare la realtà e velocemente: il tempo non è dalla nostra parte.

Tassi fino a -3% e QE anche sulle azioni, a Fed e Bce toccherà osare in caso di Lockdown 2.0 (non prezzato dai mercati)

Già in corso in paesi come la Francia che registra contagi di nuovo ai livelli di marzo-aprile, una nuova ondata di infezioni da Covid-19 fa tremare il mondo e anche i mercati guardano agli sviluppi quotidiani dei contagi con crescente apprensione. Se nel prossimo inverno il Coronavirus dovesse presentarsi davvero con la stessa virulenza della prima ondata, il numero dei casi censiti risulterebbe questa volta molto superiore, tanto da rendere difficile per i governi non ripristinare quei lockdown generalizzati che si sono fermamente ripromessi di evitare. Così se Joe Biden dovesse entrare alla Casa Bianca troverebbe difficile non chiudere almeno parzialmente l’economia dopo avere criticato duramente Trump per averla chiusa troppo poco.
Quali le implicazioni sui mercati da un nuovo lockdown? Le prova ad indicare Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, secondo cui di fatto i mercati navighino a vista senza prezzare i rischi per un inverno che appare ancora lontano.  Nessuna delle previsioni macro in circolazione tiene conto del possibile impatto di un nuovo blocco totale. Tutte le stime, infatti, ipotizzano una ripresa graduale e regolare, trimestre dopo trimestre. “La cosa è comprensibile – asserisce Fugnoli – . Non potendo nessuno prevedere come muterà il virus e come evolverà la pandemia, non si è caricata nessuna ipotesi nei modelli. Lo stesso hanno fatto i mercati”.

Lockdown 2.0 e le possibili contromosse da dare in pasto ai mercati

L’esperto di Kairos si chiede se, nello scenario peggiore di un’autentica seconda ondata, ci siano ancora strumenti di policy per sostenere economie e mercati con la stessa efficacia che abbiamo visto fin qui. La risposta, afferma Fugnoli, è per fortuna largamente positiva, ma ci sono alcune importanti avvertenze.
Partendo dalla politica monetaria, l’ampliamento del Qe è sempre possibile e  sarebbe poi particolarmente efficace, visto dai mercati, se dovesse a un certo punto comportare acquisti regolari di titoli azionari da parte di Fed e Bce. C’è il precedente della Bank of Japan che compra da anni azioni giapponesi, mentre la Banca Nazionale Svizzera stampa franchi per comprare azioni americane, in particolare tecnologiche, sulle quali ha accumulato ampie plusvalenze. “In America e in Europa, tuttavia, operazioni di questo genere presterebbero il fianco, nel clima attuale, all’accusa di sussidiare i ricchi. L’accusa potrebbe essere teoricamente aggirata se Fed e Bce acquistassero, come fa la Svizzera, titoli azionari esteri. In questo caso l’obiettivo dichiarato non sarebbe il sostegno alle borse ma l’indebolimento della valuta nazionale”, rimarca Fugnoli.
Passando alla discesa dei tassi anche di a uno, due, tre punti sotto zero, occorrerebbe dosare bene i tempi di una misura di questo tipo. “Presentarla come di breve durata rischierebbe di renderla inefficace, mantenerla a lungo produrrebbe effetti collaterali crescenti” dice Fugnoli. Ancora più semplice, sarebbe agire sul piano fiscale, spendendo altri 10-20 punti di Pil finanziati dalle banche centrali. “Come si vede, le munizioni a disposizione in caso di seconda ondata sono potenti e numerose” conclude l’esperto secondo cui però “non eviteranno ondate di fallimenti nei settori più esposti e ripercussioni successive sui conti delle banche, ma sosterranno il nucleo centrale delle economie e dei mercati”.

Segnatevi il prossimo cigno nero della finanza. Le elezioni USA 2020

Manca poco più di 1 mese dalle elezioni presidenziali del 2020 e i mercati stanno iniziando a farsi prendere dal panico per la corsa alla Casa Bianca e a quello che significherà la competizione presidenziale per i mercati già in difficoltà, nelle prossime settimane.
Badate bene però, non è il risultato che causerà spavento nei mercati e a Wall Street.
Trump 2 o Biden, Repubblicani o Democratici poco cambierebbe.

Quello che spaventa è che molto probabilmente:

·         i risultati delle elezioni non saranno decisi il 3 novembre;
·         se un vincitore sarà ufficialmente decretato nella corsa tra l’ex vicepresidente Joe Biden e il presidente in carica Donald Trump, la transizione non sarà facile.

È una vera paura vera e, condivisa da molti.

Il timore è che se avremo un risultato elettorale contestato, potrebbe portare a interruzioni nella guida politica del paese e forse anche violenza. Nella paura che fosse così, potremmo vedere i mercati subirne le conseguenze.

Gli investitori americani in questo momento si domandano in che modo le elezioni influenzeranno il mercato e l’economia?

Ma cosa spaventa in queste elezioni più che in ogni elezione che l’ha preceduta?

Questa volta per la prima volta è molto probabile che l’epidemia produrrà molti più voti per corrispondenza che ovviamente saranno molto meno controllabili dei regolari voti nei seggi.
Trump ha già iniziato a dichiarare che potrebbe non cedere pacificamente il potere a Biden, se il leader democratico prevalesse nelle prossime elezioni.
” Bene, dovremo vedere cosa succederà”, ha detto ai giornalisti mercoledì alla conferenza stampa alla Casa Bianca, quando gli è stato chiesto se si sarebbe impegnato in una transizione pacifica del potere.

Questo ha già iniziato ad amplificare le ansie a Wall Street.

Trump ha chiaramente affermato che il voto espresso per posta, che diventeranno una caratteristica centrale di queste elezioni, potrebbero minare il risultato elettorale.
“Le schede per corrispondenza sono fuori controllo.”

Gli investitori secondo me usciranno progressivamente dal mercato a causa della paura di queste elezioni.

I più accorti hanno già iniziato.

Per il momento settembre sta mantenendo la sua promessa di essere il mese peggiore per le azioni e ottobre, che di solito è il secondo mese peggiore è alle porte.

Quale è attualmente il cocktail di notizie che contribuisce all’attuale disagio dei mercati?

1.       La mancanza di stimoli aggiuntivi per quegli americani senza lavoro, colpiti più duramente dall’epidemia di coronavirus,
2.       La mancanza di chiarezza su cosa farà di più la Federal Reserve per aiutare a calmare il nervosismo degli investitori,
3.       La sensazione che il mercato abbia goduto di una corsa troppo veloce verso la ripresa.

·         L’indice S&P 500 SPX, è ri-salito di quasi il 45% da quando ha toccato un minimo del mercato a fine marzo, e attualmente sta tentando di evitare di finire nel territorio definito di correzione, comunemente definito come un calo di almeno il 10% da un picco recente.
·         Il Nasdaq Composite è già finito nel territorio di correzione dopo essere salito del 55% dai minimi di marzo.
·         Il Dow Jones Industrial è salito di circa il 44% da marzo.

L’elevata volatilità implicita delle opzioni indica che i mercati si troveranno ad affrontare un’elevata volatilità sia prima che dopo le elezioni di novembre 2020.

Ho definito nel titolo queste elezioni il possibile “Cigno Nero” di questo autunno.

Potrebbe avvenire qualcosa di mai visto:

Adesso vi dipingo uno scenario che ho letto nel profilo di una società di consulenza geopolitica con sede a Los Angeles, che ha delineato una serie di potenziali scenari di rischio che sta esaminando legati alle elezioni.

·         Risultati della votazione comunicati con ritardi da 48 a 72 ore,
·         Trump afferma che il processo di conteggio dei voti e / oi risultati certificati sono truccati o fraudolenti,
·         I gruppi di democratici e di repubblicani convergono negli uffici elettorali con la polizia intrappolata nel mezzo,
·         Gruppi di democratici e di repubblicani si scontrano per le strade di Washington,
·         Trump chiama i militari per ripristinare l’ordine o proteggere la Casa Bianca,
·         L’uso dei militari è visto come una difesa di Trump, i militari sono quindi visti come politicizzati.

Questi punti sono descritti come “fattori di rischio primari”.

Questi scenari ad alto rischio e che richiama alla memoria le elezioni presidenziali del 2000 che non sono state decise fino a metà dicembre poiché gli avvocati del democratico Al Gore e del repubblicano George W. Bush si sono impegnati in una battaglia sui resoconti della Florida.

In quell’occasione l’S & P 500 crollò di oltre l’8% tra le elezioni del 7 novembre 2000 e il 15 dicembre, quando il vincitore è stato finalmente decretato.

E fu decretato solo perché Al Gore fece un passo indietro per il bene dell’America.

Passo indietro che Trump non farebbe mai.

Adesso è impossibile sapere quali saranno i risultati finali e quale sarà la combinazione di Congresso e Casa Bianca.
Quello che secondo me accadrà ed è già in qualche modo iniziato ad accadere è che il peso degli investimenti degli americani uscirà dai Big Tech dove molti hanno già fatto lauti guadagni e si riposizionerà o in liquidità o su settori ciclici o sui bancari che sono rimasti molto indietro.

Ftsemib , SP500, Nasdaq, DJI

Sell-off azionario: non svaniscono fattori che provocano volatilità

“La volatilità potrebbe persistere nelle prossime settimane a causa di una combinazione di ulteriori vendite tattiche delle azioni, dell’incertezza sulle imminenti elezioni americane e dei crescenti timori per l’aumento dei casi di coronavirus. Per il Regno Unito e l’Europa, la questione Brexit è ora riemersa come un altro fattore di rischio non solo per i mercati, ma anche per la ripresa economica. Gli investitori dovrebbero quindi continuare a prendere in considerazione le coperture per attenuare i rischi”. È di questo parere Mobeen Tahir, associate director research di WisdomTree. “La potenza di fuoco della politica delle banche centrali, tuttavia, rimane intatta e sarà fondamentale per alimentare un rialzo dei mercati quando questi cambieranno direzione spiegano l’esperto -. La svolta dei mercati può essere innescata da uno o più dei seguenti fattori: ulteriori stimoli fiscali negli Stati Uniti, una svolta positiva sulla Brexit e sviluppi incoraggianti sul fronte dei vaccini”.NASDAQ

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ARTICOLO CHIUSO 7 SETTEMBRE 2020

SUL RAGGIUNGIMENTO DI ENTRAMBI I TARGET

IPOTIZZATI PER QQQ 280,290$ E 11500-12500 PER NASDAQ DOPO LA PERFETTA CHIUSURA DEL GAP APERTO SEGNALATO IN ANALISI PER ORA ANCHE QUESTA IDEA ENTRA NELLE GOLD IDEE DI SFI TRADING ADVISOR

QQQSEMPREINCULOAGLISPIONI

FANTASTICA

NOTIZIE ARRIVATE DOPO IL NOSTRO ARTICOLO

Elezioni Usa e volatilità Wall Street: lo scenario che potrebbe portare a un novembre caotico

L’attenzione dei mercati nell’ultima settimana si è iniziata a spostare alle elezioni statunitensi. Il 3 novembre non è ancora alle porte, ma c’è chi come gli operatori in derivati che si posiziona in vista di possibili turbolenze pre e post voto. Nel frattempo l’impasse sul nuovo pacchetto di stimolo per l’emergenza Covid sembra difficilmente bloccabile. Una sua approvazione prima delle elezioni giocherebbe sicuramente a favore di Trump che starebBe cercando di mediare un difficile compromesso. I Democratici sono a favore di un pacchetto da 2.000 Mld$ e potrebbero trarre vantaggio da un mancato accordo prima delle elezioni, mentre i Repubblicani sono a favore di uno da 1.000 Mld$ e Trump spingerebbe per un deal a metà strada (1.500 Mld$).
Venerdì è stato giorno di quattro streghe (scadenza opzioni e future su indici e azioni) a Wall Street, un evento trimestrale che tende a far aumentare i volumi e la volatilità sia il giorno stesso, che nei giorni precedenti a causa dei ribilanciamenti di portafoglio degli operatori in derivati. “Questi ultimi stanno già prezzando un aumento della volatilità nel periodo delle elezioni presidenziali USA – rimarcano gli esperti di MPS Capital Services – come testimoniato dalla curva sul Vix future che presenta un picco proprio in tale mese, per poi ridimensionarsi gradualmente nei mesi successivi”. Il mondo delle opzioni prezza un picco della volatilità implicita a novembre e dicembre.

Elezioni Usa e il rischio riconteggio voti

Tra analisti di mercato serpeggia in questi mesi il concreto timore che la volatilità potrebbe rimanere alta nei prossimi mesi e persino aumentare e la prima motivazione riguarda proprio le elezioni presidenziali americane. È impossibile prevedere il vincitore, nonostante nei sondaggi Joe Biden sia in vantaggio rispetto a Donald Trump. “Tuttavia, è probabile che questa incertezza si tradurrà in un aumento della volatilità. Basti pensare, come ricorda John Plassard, Investment Specialist del gruppo Mirabaud, che nel novembre 2000 il solo riconteggio dei voti durante la corsa alle presidenziali di Al Gore e George W. Bush ha determinato un brusco incremento della volatilità.
Questa volta l’uso massiccio del voto postale potrebbe portare, in caso di sconfitta di Trump, a uno stallo istituzionale indigesto ai mercati. E’ infatti elevata la probabilità che il presidente uscente, in caso di sconfitta di misura, contesterà il risultato, prolungando stallo e incertezza e contribuendo ad agitare un panorama politico ormai estremamente polarizzato.
In generale gli anni delle presidenziali tendono ad essere propizi per i mercati con però una volatilità più accentuata nei due mesi precedenti le urne.

Perchè il Vix è rimasto basso in questi mesi?

Intanto nelle prime settimane di settembre la volatilità è tornata a fare capolino a Wall Street. Nei mesi precedenti un chiaro freno al VIX è stato il ruolo delle banche centrali. Plassard rimarca come le Banche Centrali hanno contribuito a ridurre la volatilità grazie ai loro interventi sui mercati. La Banca dei Regolamenti Internazionali ha anche accusato a un certo punto le Banche Centrali, di soffocare la volatilità, spingendo gli investitori verso asset rischiosi con le loro politiche di tassi pari zero e i loro programmi di acquisto di asset. Anche l’uso di strumenti di comunicazione da parte dei diversi comitati monetari ha svolto un ruolo importante (ad esempio, fornendo la forward guidance). Questi strumenti, spiega Plassard, permettono ai mercati di anticipare e comprendere meglio ciò che le Banche Centrali stanno per fare, e ciò tende a ridurre la volatilità.
Un altro fattore molto importante per spiegare questo fenomeno è la bassa inflazione. Storicamente (pensiamo in particolare al crollo del 1994),il panico tra gli investitori sui rischi inflazionistici è stato uno dei motivi dell’aumento della volatilità. Alla fine, però, i timori legati a possibili shock politici o geopolitici si erano notevolmente affievoliti o almeno fino alla fine del primo trimestre del 2020. Gli investitori si erano infatti “abituati” alle sorprese politiche (tensioni politiche europee, elezioni americane, ecc.) e alle crisi geopolitiche (Medio Oriente, Venezuela, ecc.).
Il coronavirus ha cambiato tutto spazzando via il periodo di bassa volatilità. Il 16 marzo 2020, si legge nel report, il VIX ha raggiunto il livello più alto da quando è stato creato, chiudendo con un incredibile 82,69. A ciò ha fatto seguito, naturalmente, un calo corrispondente all’allentamento delle restrizioni causate dal Covid-19 e un rimbalzo dei mercati azionari.

Alta volatilità nei prossimi mesi

Ci sono diverse ragioni per cui la volatilità potrebbe rimanere alta nei prossimi mesi e persino aumentare. La prima motivazione, spiega Plassard, riguarda le elezioni presidenziali americane. È impossibile prevedere il vincitore, nonostante nei sondaggi Joe Biden sia in vantaggio rispetto a Donald Trump. Tuttavia, è probabile che questa incertezza si tradurrà in un aumento della volatilità. Basti pensare che nel novembre 2000 il solo riconteggio dei voti durante la corsa alle presidenziali di Al Gore e George W. Bush ha determinato un brusco incremento della volatilità.
Un’altra ragione, si legge nel report, riguarda il ribilanciamento tra i settori. Di recente abbiamo visto che il calo dei titoli tecnologici a favore di titoli più ciclici ha portato a un aumento della volatilità. Tale ribilanciamento (che non era una rotazione ciclica) storicamente è sempre accompagnato da un’impennata dell’instabilità sui mercati. Non dovrebbe essere diverso nemmeno questa volta.
Infine, c’è la questione del coronavirus che è ovviamente una delle principali fonti di volatilità. È ancora incerto quando sarà disponibile un vaccino o se il prossimo inverno porterà una nuova ondata. Questi elementi di incertezza alimenteranno ovviamente la volatilità.

Le conseguenze sui mercati

Per quanto riguarda la forma che potrebbe avere la ripresa, a V, U o W, è difficile capire, secondo Plassard, come si comporterà l’economia mondiale nei prossimi mesi. Con i mercati in rialzo grazie alle forti aspettative di un rimbalzo della crescita, qualsiasi delusione nei prossimi mesi sui dati di disoccupazione, inflazione o semplicemente crescita potrebbe alimentare la volatilità.
Le conseguenze dell’aumento della volatilità sono piuttosto varie. Siamo abituati a dire che essa è inversamente correlata all’andamento dei mercati azionari per due ragioni principali: anzitutto perché un VIX elevato riflette il nervosismo, che non va di pari passo con un rialzo degli indici; in secondo luogo, perché molti fondi (soprattutto negli Stati Uniti) utilizzano strategie che riducono la loro esposizione alle azioni quando il VIX aumenta. Oggi, conclude Plassard, le incertezze sui mercati sono tante ed è quindi probabile un ritorno della volatilità.

Fed prevede tasso inflazione Usa sotto il 2% fino a 2022, ‘da dot plot tassi a zero fino a 2024’

La Federal Reserve stima che il tasso di inflazione Usa, misurato dalla componente core dell’indice delle spese per consumi personali (PCE), escluse le componenti dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, si attesterà all’1,5% nel 2020, all’1,7% nel 2021 e all’1,8% nel 2022.Secondo le stime della Fed, l’inflazione Usa rimarrà così al di sotto del 2% fino al 2022. Visto come, come ha detto Jerome Powell, “la Fed manterrà bassi i tassi fino a quando l’inflazione (Usa) non viaggerà al di sopra del 2% per un po’ di tempo”, si prevede che la banca centrale non alzerà i tassi almeno fino al 2024, come emerge anche dal dot-plot, secondo gli economisti di ING.Dal dot-plot – che illustra le proiezioni dei singoli esponenti della banca centrale Usa – emerge di fatto – rileva ING – che “il valore mediano previsto dei tassi sui fed funds rimane nel range attuale compreso tra lo zero e lo 0,25% per l’intero anno 2023, con un solo membro tra 17 che prevede un rialzo dei tassi prima della fine del 2022 e appena quattro che stimano una mossa durante il 2023. Fattore interessante, (gli esponenti della Fed) hanno mantenuto le loro proiezioni di lungo termine invariate al 2,5%, con le stime che si aggirano tra il 2% e il 3%”.

AllianzGI: un “momento propizio” sui mercati, ma rischia di non durare a lungo

AllianzGI cita la stanchezza dello stimolo monetario e fiscale, le tensioni sulla Brexit e un mercato USA nervoso dopo il rally dei big tech. Ma vede anche opportunità di investimento da cogliere in Europa e CinaL’attuale contesto favorevole, caratterizzato da ripresa economica e stimoli senza precedenti, non durerà a lungo. Anche se la pandemia regredisse tanto da consentire un proseguimento della ripresa nell’inverno 2021, l’accelerazione potrebbe perdere gradualmente slancio, perché i margini per un ulteriore sostegno monetario sono limitati, e prima o poi anche i governi dovranno mettere un tetto a quello fiscale. Inoltre, l’atteggiamento aggressivo di Londra sulla Brexit potrebbe rappresentare un rischio da non sottovalutare, mentre il rally di un gruppo ristretto di big tech USA inizia a innervosire il mercato. Ma ci sono ancora numerose opportunità in altre aree geografiche, come Europa e Cina.

IL TERZO TRIMESTRE NON HA DELUSO

Sono le conclusioni del commento settimanale a cura di Stefan Rondorf, Senior Investment Strategist, Global Economics & Strategy di Allianz Global Investors, che parte dal bilancio di un terzo trimestre che si avvia a conclusione e che finora non ha deluso le speranze degli investitori. Un trimestre caratterizzato da una buona ripresa economica, anche grazie agli stimoli monetari e fiscali, con la pandemia che sembra stia entrando in una nuova fase, con nuovi casi che non calano molto ma con ricoveri e decessi in caduta, grazie a capacità sanitarie sufficienti a gestire nuovi pazienti. Nel complesso un momento che sembra positivo nell’ambito del ciclo attuale, e chi investe in azioni, obbligazioni societarie e commodity si aspetta che resterà favorevole ancora per qualche tempo.

PROGRESSI DI MOLTI INDICATORI

L’esperto di AllilanzGI elenca i progressi della maggior parte degli indicatori in tutte le aree geografiche, con i PMI manifatturieri che mostrano una tendenza rialzista, la solidità degli ordinativi che lascia presagire un ulteriore incremento della produzione, mentre le aziende dovranno ricostituire le scorte. In alcuni Paesi il rimbalzo del settore dei servizi si è arrestato, spesso per effetto dell’aumento delle infezioni, ma con enormi differenze a livello geografico. In Cina ad esempio, i dati su manifatturiero e servizi sono di nuovo in rialzo, mentre il Giappone ha accumulato ancora ritardo rispetto al resto del mondo.

ATTESA PER IL FOMC DELLA FED

Le Banche Centrali continuano comunque a fornire il massimo sostegno, la Fed ha confermato che i tassi di interesse USA resteranno bassi per anni, e anche la BCE si è detta pronta a nuovi stimoli. Ora i riflettori sono puntati sulla riunione del FOMC, soprattutto dopo la svolta sull’inflazione annunciata a fine agosto, che consentirà il superamento del target del 2% senza interventi preventivi come in passato. L’esperto di AllianzGI non esclude che arrivi anche una forward guidance basata sui dati, che rafforzerebbe l’impegno della Fed a non alzare i tassi dei Fed fund sino a che l’inflazione non raggiungerà un determinato livello.

DATI IN ARRIVO DA USA, EUROPA E CINA

Importanti anche i dati USA in arrivo sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio di agosto, mentre uscirà anche l’indice della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, che ha subito una battuta d’arresto ad agosto, insieme sempre in settimana all’andamento della produzione industriale nell’area euro e nuove statistiche cinesi, tra cui quelle su vendite al dettaglio e produzione industriale ad agosto. Dati positivi sull’economia cinese, osserva l’esperto di AllianzGI, confermerebbero la ripresa globale.

Wall Street in ripresa, Nasdaq oltre 11.000 dopo correzione più veloce storia. Buy su Apple e Tesla

Voglia di recupero a Wall Street. Dopo il bagno di sangue che si è riversato alla vigilia sulla borsa Usa, e in particolare sui titoli hi-tech, gli indici azionari Usa puntano verso l’alto. Il Nasdaq si riprende dalla correzione più veloce della sua storia – in tre giorni ha perso più del 10% dai suoi massimi -, salendo di 180 punti circa (+1,65%), a quota 11.026 punti.l Dow Jones avanza di oltre +200 punti (+0,86%), a 27.736. Lo S&P 500 fa +40,92 punti (+1,23%), a 3.373 punti circa.In evidenza i buy su tutti i titoli tartassati ieri dalle vendite.Tesla balza di oltre +6% dopo aver sofferto il crollo più forte della sua storia nella sessione della vigilia, pari a -21%; Apple sale di quasi +3%. Titoli tecnologici alla riscossa, dopo che i sei principali titani del settore hi-tech – Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Tesla e Facebook – hanno bruciato ieri una capitalizzazione di ben 1 trilione di dollari.D’altronde, la situazione non è così tragica come qualcuno paventa.Il Nasdaq continua a oscillare infatti a un valore superiore del 60% circa rispetto ai minimi testati lo scorso marzo.Per avere un quadro più completo della situazione, all’inizio del 2020, i sei principali titani del settore tecnologico di cui sopra valevano $5 trilioni circa. Lo scorso 2 settembre, la capitalizzazione era salita a ben di $8,2 trilioni. Non male, considerati i tempi di Covid-19. Dopo la chiusura di ieri, il valore di mercato è sceso a $7,1 trilioni. Il che significa che queste sei società valgono ancora ben $2,1 trilioni in più rispetto a quanto valevano all’inizio dell’anno, a dispetto della pandemia del coronavirus e delle perdite di posti di lavoro negli Stati Uniti.Sul mercato del forex, l’euro vira in positivo, salendo dello 0,32%, a $1,1816 alla vigilia della riunione del Consiglio direttivo della Bce, a %1,1767; il dollaro sale nei confronti dello yen dello 0,12% a JPY 106,16; la sterlina è ora piatta sul dollaro a $1,2987, debole a causa del rischio (l’ennesimo) di un no-deal Brexit. L’euro sale sulla valuta britannica dello 0,30% a GBP 0,9099. La moneta unica è invece piatta sul franco svizzero, con una variazione pari a -0,04% a CHF 1,0805.

CROLLI a WALL STREET: parte la speculazione e il take profit

Qualcosa si sta deteriorando. Ma cosa sta accadendo? Fino a qualche giorno fa sembrava tutto sotto controllo e adesso magicamente cambia tutto.
Correzione oppure qualcosa di ben più profondo?Tanto per cominciare si prendono come scusa le tensioni per le nuove partite di sostegno fiscale negli USA. Poi le conferme del crollo del PIL in Eurozona… Insomma notizie più che note. Sono scintille che servono per alimentare tendenze e nella fattispecie movimenti correttivi. Quindi non diventate matti alla ricerca di motivazioni particolari. Il mercato era caro, i titoli tech erano saliti tanto, la ripresa economica a V scontata dal mercato era in dubbio e resta in dubbio tuttora. Ma rispetto a due giorni fa, è cambiato nulla.
Può aver pesato la questione derivati di Softbank

(…)Stando a indiscrezioni Softbank avrebbe messo in atto una rischiosa speculazione sui derivati puntando sul rialzo del comparto tecnologico. Avrebbe cioè messo in atto corposi acquisti di opzioni call (titoli che danno diritto ad acquistare in futuro titoli ad un determinato prezzo di fatto) sul Nasdaq. Così facendo avrebbe forzato i broker che quelle opzioni hanno venduto a coprirsi acquistando le stesse azioni sul mercato. Una mossa che di fatto ha contribuito al loro rialzo. Così come si è rapidamente creato tuttavia il castello di carta è si è disfatto settimana scorsa quando il Nasdaq ha bruscamente invertito la rotta arrivando a perdere il 5 per cento in una sola seduta. (…)

…un’eccellente scusa per far partire ulteriore speculazione alla speculazione. Questa volta al ribasso e tutti si accodano alla nuova tendenza.
Riparte il VIX, ma attenzione, non solo equity. Come un orologio, decolla il RISK OFF, chiudere le posizioni, portare a casa quanto possibile, mettersi in liquidità e stare a vedere. Se non addirittura azzardare lo stop and reverse.

Innegabile il cambiamento del quadro grafico dello SP500.

Adesso la tappa successiva e determinante è area 3233, che rappresenta non solo un vecchio massimo ma anche un area di incrocio con medie mobili varie e cloud, dopo che la MM 21 ha capitolato. Ma occhio al Petrolio che scende con l’equity. E l’oro? Conferma quanto detto in passato. A fare la differenza non è la sua nomea di “bene rifugio” ma i tassi reali. Quindi si muove poco malgrado tutto. Insomma, sembra proprio che sia il più classico dei take profit con violenta correzione. Ma attenzione ai prossimi livelli, se violati al ribasso la situazione potrebbe degenerare. Ma secondo voi…lo permetteranno? Tutti gli sforzi fatti vengono polverizzati dalla speculazione? Mi sbaglierò ma questo potrebbe rappresentare un ottimo punto di entrata. Quantomeno PER ORA. Perchè le dinamiche sono differenti. E se così non fosse, eccovi un grafico esplicito che, in un modo ordinario, potrebbe lasciare intravvedere dinamiche preoccupanti. MA questo mondo non è ordinario, secondo me…

SP500 e ROE

GDP crash

Chart by Crescat Capital

STAY TUNED!

Warren Buffett: dopo il benservito a Goldman Sachs taglia del 42% quota in altra banca Usa e si brucia con Apple

Warren Buffett dice basta alle banche Usa? Tre settimane dopo aver gelato i mercati, annunciando la sua decisione di uscire praticamente da Goldman Sachs vendendo quasi tutti i 2 milioni di titoli che deteneva, l’oracolo di Omaha ha ridotto ulteriormente la propria esposizione anche verso un’altra banca americana: Wells Fargo.
Stando all’ultima documentazione depositata presso la Sec Berkshire Hathaway, la holding fondata e gestita dall’investitore miliardario che ha appena compiuto 90 anni, ha venduto lo scorso 4 settembre altre 100 milioni di azioni di Wells Fargo, portando la quota complessiva a 136,3 milioni di azioni.La partecipazione è stata così sforbiciata di ben il 42% rispetto ai 237,6 milioni di titoli dell’ultima volta in cui Berkshire aveva reso nota l’esposizione verso l’istituto. Ora la quota complessiva in Wells Fargo è pari al 3,3%, rispetto al 5,96% dell’ultima comunicazione.Lo smobilizzo degli investimenti nella banca americana va così avanti., se si considera che la quota era stata tagliata anche in precedenza, passando da 323,3 milioni in data 31 marzo a 237,6 milioni, per l’appunto, alla fine del secondo trimestre. I dati confermano come la liquidazione di 100 milioni di azioni ogni mese potrebbe indicare che Buffett sia pronto a dare il benservito definitivo al gruppo.La notizia non farebbe forse tanto scalpore se non si sapesse che, tre settimane fa circa, il tycoon non avesse deciso di liberarsi di Goldman Sachs in cambio dell’acquisto di più di 20 milioni di titoli del colosso minerario Barrick Gold. Oltre a tagliare la propria esposizione in Goldman, Warren Buffett ha ridotto la partecipazione in JP Morgan di oltre il 61%, vendendo inoltre più di un quarto della quota rimanente in Wells Fargo (ora assottigliata ulteriormente).C’è una banca che Buffett ha deciso però di salvare: Bank of America; quelle 245 milioni di azioni investite nel colosso non sono state toccate, fattore che certifica come l’investitore detenga una quota complessiva nell’istituto di circa il 12%.Banche a parte, sicuramente l’oracolo ha sofferto una perdita ingente con i tonfi ripetuti che il Nasdaq, e in particolare Apple, hanno sofferto nelle ultime due sessioni di Wall Street (che oggi è chiusa a causa della festività nazionale del Labour Day).In particolare Berkshire Hathaway ha visto precipitare il valore della sua quota in Apple fino a -19 miliardi di dollari nell’arco di due sedute, per effetto del calo -8% del titolo del colosso dell’iPhone di giovedì e della flessione -7% di venerdì scorso.Leggi Apple e il crollo dei record: in fumo due volte l’intero valore di Enel e 5 volte Intesa SanpaoloIl risultato è che ora i 981 milioni di azioni che la holding ha investito su Apple – Leggi “L’investimento di Buffett in Apple” – valgono meno di $110 miliardi, $26 miliardi meno del picco della valorizzazione a $135 miliardi, in corrispondenza del record testato da Apple (mercoledì scorso).

Come sfruttare la volatilità in arrivo

Esistono numerosi fattori in grado di innescare la volatilità, ma Mark Dowding, CIO di BlueBay, ritiene che qualsiasi ritracciamento dei mercati possa essere un’occasione di acquisto

Continuiamo a trovarci in un periodo incerto e senza precedenti. Infatti, mentre i costi di finanziamento restano bassi e si assiste ad una costante ripresa in alcuni dei settori più colpiti dalle implicazioni della pandemia, sullo sfondo il quadro resta piuttosto confuso: la divergenza tra settori e Paesi sta aumentando e finché non ci sarà un vaccino persisterà la minaccia di nuovi lockdown localizzati.

IL NASDAQ HA PERSO IL 5% IN UNA SOLA SEDUTA

Un contesto nel quale rischia di aumentare la volatilità come ha mostrato l’azionario Usa che, dopo aver toccato i massimi a inizio settimana, ha registrato una correzione con il Nasdaq che ha perso il 5% in una sola seduta: ci si chiede se le elevate valutazioni del segmento tech siano sostenibili o meno. In parallelo, i rendimenti dei principali Titoli di Stato sono scesi, incorporando non solo l’aumento della volatilità sull’azionario ma anche i commenti della Fed dopo Jackson Hole.

UN NUOVO FRAMEWORK PER LA FED

Al centro del dibattito, il nuovo atteggiamento della banca centrale statunitense, impegnata a evitare che la disoccupazione guidi la propria azione futura, con un nuovo framework che ora adotta un target di inflazione media flessibile. “Anche in Europa si è sviluppato un dibattito sul fatto che la BCE possa adottare nuovi interventi più prima che dopo, in risposta ad un’inflazione inferiore e al rafforzamento dell’euro, ma riteniamo che la l’Eurotower preferisca restare in modalità ‘aspetta e vedi’”, commenta Mark Dowding, CIO di BlueBay.

MAGGIORE VOLATILITÀ IN PROSSIMITÀ DEL VOTO NEGLI USA

Lo stesso Dowding, volgendo l’attenzione alla politica Usa, intravede una maggiore volatilità in prossimità del periodo del voto, con i contratti sul VIX di ottobre in salita, a riflettere il maggiore rischio di un’elezione contesa. “Non si può escludere che a fine mese lo stimolo fiscale e i finanziamenti del governo vengano assorbiti da un pacchetto. Questo potrebbe creare un rischio di shutdown governativo, il cui impatto potrebbe svegliare i mercati, che finora hanno trascurato queste trattative”, fa sapere Dowding.

COSTRUTTIVI SULLE OBBLIGAZIONI SOCIETARIE INVESTMENT GRADE

A proposito di mercati, il CIO di BlueBay osserva con attenzione quello del credito che nel mese di settembre, di solito, vede un calendario denso di nuove emissioni, ma resta comunque costruttivo sulle obbligazioni societarie investment grade (lG): la continua caccia globale ai rendimenti, gli afflussi positivi verso l’asset class e i programmi di acquisto delle banche centrali sosterranno le quotazioni.

DISCIPLINA E PAZIENZA PER TRARRE VANTAGGIO DALLA VOLATILITÀ

“Vediamo molteplici potenziali catalizzatori in grado di innescare la volatilità, come un’impennata del virus, le elezioni USA, dati macro e aziendali deludenti, il consolidamento nell’azionario USA o la mancanza di progressi nelle politiche fiscali. Sull’altro piatto della bilancia notiamo una contenuta esposizione al rischio, i potenziali sviluppi positivi di un vaccino e le misure di contenimento delle politiche globali. La risultante ci porta a pensare che qualsiasi sostanziale ritracciamento dei mercati verrà colto come occasione di acquisto. Per questo riteniamo che applicare disciplina e pazienza, cercando di trarre vantaggio dall’eventuale volatilità, sia la strategia più proficua” conclude il CIO di BlueBay.

Wall Street in tilt e VIX si impenna, anche il Ftse Mib va KO. Giù oro e petrolio

Violento sell-off oggi sui mercati con il Nasdaq vittima principale delle prese di profitto da parte degli investitori dopo il rally sensazionale di questi mesi. L’indice tecnologico è arrivato a segnare oltre -4% con vendite concentrate sulle Mega Cap: Apple arrivata fino a -7%, -5% Facebook, -4% Amazon e oltre -8% Tesla. Tensioni sui mercati che hanno fatto impennare del 13% il VIX tornato sopra quota 30. 

Delusione da dati macro, soffrono anche petrolio e oro

Gli investitori tornano a guardare con timore alla ripresa economica dopo che le richieste di sussidi di disoccupazione negli Usa sono risultate ancora elevate e l’indice ISM ha segnato un rallentamento nel settore dei servizi ad agosto.
Molto male anche il petrolio con WTI e Brent a oltre -2% e l’oro non si avvantaggia del ritorno del risk-off sui mercati cedendo terreno a sua volta a 1.930 $ (-0,7%) su cui pesa il rafforzamento del dollaro.
Difficoltà di Wall Street che hanno spinto in rosso anche Piazza Affari con il Ftse Mib che ha chiuso a 19.551 punti ( -1,54%) dopo che in mattinata viaggiava fino a oltre +1% sotto la spinta anche del piano di stimolo da 100 mld annunciato dalla Francia e del calo dell’euro contro il dollaro. Il governo del presidente Emmanuel Macron ha presentato un pacchetto di stimoli da 100 miliardi di euro. Il pacchetto, che sarà finanziato al 40% dal Recovery Fund dell’UE, mira a ridurre le tasse sulle imprese di oltre 20 miliardi di euro in 10 anni, una delle politiche centrali su cui Macron è stato eletto nel 2017 ma che non è stato ancora in grado di implementare.
Sono passate in secondo piano anche le indiscrezioni secondo cui alcuni esponenti del Consiglio direttivo della Bce avrebbero mostrato preoccupazione per il recente rally della moneta unica.; questo potrebbe portare a nuove mosse di stimolo da parte della banca centrale. Il meeting Bce è in programma il 10 settembre. 

NO PANIC: ma come la vedono i CFO di Fortune 500?

E il Citigroup Panic Euphoria Model illustrano una possibilità di bolla speculativa e di correzione dei mercati probabile al 100% nel 2021. Statistiche legate al “vecchio mondo” ante Covid-19.

Il contesto di mercato è noto a tutti ed è evidente che non è possibile poter ragionare da “economisti”. Ci sono delle variabili che rendono complicato fare delle valutazioni ponderate e realistiche. Politica monetaria, politica fiscale, liquidità, tassi bassi e tutto il resto ci hanno messo di fronte ad un nuovo modello di mercato.Fino ad oggi, possiamo dire che il programma di sostegno del mercato, soprattutto fronte USA, sta andando a gonfie vele. Ma la domanda che tutti si pongono è se questo modello potrà funzionare all’infinito. In altri termini, è diventato così semplice fare soldi? E’ arrivato il momento del “denaro facile”?Domande a cui ovviamente nessuno può rispondere. Però diventa difficile pensare che il mondo magicamente sia diventato perfetto. Un modello difficilmente sostenibile che potrebbe diventarlo SOLO nel caso in cui ci sarebbe l’intervento di un’importante ritorno di crescita economica (PIL) condito con un po’ di buona e sana inflazione (3%?) che possa “erodere” il problema del debito creatosi in questi anni.Uno scenario che, inutile dirlo, non sarà di breve ma di lungo termine. Passa da quello che da tempo abbiamo definito come un ritorno alla deflazione da debito (debt deflation, e sfido chiunque a dire il contrario), passando poi alla crisi Covid-19 per arrivare a questo momento di rivoluzionaria spinta monetaria e fiscale che, da inizio crisi Covid-19, ha messo sul mercato circa il 30% (e ripeto TRENTA) del PIL globale.Leggevo che le stesse aziende corporate USA (click here) sono ormai convinte della sopravvalutazione del mercato. Ma allo stesso tempo non si sorprenderebbero nemmeno di un eventuale ulteriore rally. L’84% dei CFO delle 500 principali aziende corporate USA (Fortune 500), ritiene il mercato in piena bolla speculativa (sondaggio composto da Deloitte, vedi qui)  con un incremento del 55% di tale percentuale rispetto a poco tempo fa. E solo il 2% di tali manager ritengono la borsa sottovalutata (il che ci può stare visto che una piccola quantità di titoli, soprattutto tech, è stato grande protagonista del mercato, mentre altri, ad esempio le Oil Company, non hanno certo avuto momenti di gloria). Il tutto in barba ai dubbi sulla continuazione della crescita economica, sull’occupazione, sulla sostenibilità del debito anche di tipo privato.E sempre questa intervista di Deolitte ai CFO di Fortune 500,  ha portato alla luce una seria preoccupazione degli stessi. Infatti il 60% di essi ritiene l’economia USA in pessime condizioni di salute (il 7% la ritiene sana). E chi si aspetta un miglioramento delle condizioni il prossimo anno è sceso dal 52% al 48%.Una cosa che ha accomunato un po’ tutti è il fatto che si è d’accordo sulle migliori potenzialità della Cina rispetto agli USA. Dite che sono solo interviste? Certo, vero, ma è anche vero che nessuno come i CFO delle 500 principali aziende USA ha il polso della situazione reale. Elementi che possono valere molto di più una “banale” analisi sul P/E forward (che conferma in modo inequivocabile questa sopravvalutazione).

A questo potremmo aggiungere un altro indicatore che diventa interessante. Si tratta del Citigroup Panic Euphoria Model. Solo con la bolla delle dot.com del 2000 avevamo visto certi livelli di valutazione. La considerazione statistica? Secondo il modello di Citigroup, quando si raggiungono tali livelli, la possibilità di ritrovarsi con un mercato azionario con performance negative l’anno seguente (2021) è pari al 100%.

Ok, è statistica, è riferita al “vecchio modello di mondo finanziario”, ve lo riporto con logiche “matematiche” anche se sono discutibili. Però fanno un po’ pensare, magari non per il breve termine ma per il “poi”.

Powell ha decretato morte curva Phillips? Ma relazione occupazione-inflazione era stata già smentita da stagflazione anni ’70

Se c’è qualcosa di certo che il discorso di Jerome Powell al Simposio virtuale di Jackson Hole ha decretato, è stato…la morte della curva di Phillips. E’ quanto ritengono diversi analisti, commentando la svolta storica con cui la Federal Reserve ha deciso di perseguire non più il target per il tasso di inflazione, ma il target (sempre pari al 2%) del tasso medio di inflazione.
Così come ricorda Investopedia, la curva di Phillips “è un concetto economico sviluppato da A.W. Phillips, che stabilisce che l’inflazione e la disoccupazione hanno una relazione stabile e inversa. La teoria ritiene che, con la crescita economica, l’inflazione aumenti e che, dal canto suo, il rialzo dell’inflazione si traduca nella creazione di più posti di lavoro e in un tasso di disoccupazione più basso”.La stessa Investopedia ricorda però come questa teoria venne smentita empiricamente con la stagflazione degli anni ’70, periodo in cui si registrarono livelli particolarmente elevati sia del tasso di inflazione, che del tasso di disoccupazione.Reuters, inoltre,  in un articolo pubblicato  dopo il discorso del numero uno della Fed, ha fatto notare che Powell, nel parlare durante la conferenza annuale indetta dalla Federal Reserve di Kansas City, ha “svelato un nuovo approccio della banca centrale verso la politica monetaria, che pone maggiore enfasi sul calo dell’occupazione, dando mena importanza al timore che un basso livello di disoccupazione possa alimentare un’inflazione più alta”.
D’altronde, questa paura – avallata dai seguaci della teoria sulla curva di Phillips – non ha avuto finora grandi motivi, nella realtà, per essere considerata fondata (almeno negli ultimi anni). Anche nel pieno del vigore dell’economia americana pre crisi-COVID-19, gli alti livelli di occupazione non sono stati in grado di alimentare la crescita dell’inflazione, negli States, e non solo.
Mentre illustrava i forti progressi compiuti dal mercato del lavoro dell’area euro grazie alle manovre espansive lanciate dalla Bce, l’ex presidente della stessa Mario Draghi era costretto a ripetere la solita litania: l’inflazione dell’Eurozona era ben lontana dal target fissato dalla banca centrale, poco inferiore al 2%. Insomma, occupazione o meno, l’inflazione si considerava Mission Impossible, per la Fed e per la Bce.
Non per niente l’investment manager Mario Seminario si è così espresso nell’articolo “E la Fed prese atto di non essere onnipotente”:“Se non vi è chiaro, non crucciatevi: non lo è neppure per i banchieri centrali. O meglio, per loro è chiaro che la curva di Phillips si è appiattita in un modo drammatico, e di conseguenza è possibile avere disoccupazione molto bassa ed inflazione inesistente. Dopo di che, ci si potrebbe chiedere di che utilità potrà essere la nuova formula, se serve comunque stimare il ‘massimo’ livello occupazionale, e su tale stima in passato si è sbagliato più volte. Ma transeat. La stella polare resta questo benedetto o maledetto 2% di inflazione. Ma in molti si sono accorti che le banche centrali, in giro per il mondo, hanno semplicemente fallito nel tentativo di raggiungerlo, e tale fallimento dura da molti anni. Che significa ciò, in soldoni? Questo: che credibilità possono avere banche centrali che non riescono a conseguire il proprio obiettivo, quando riformulano l’obiettivo medesimo?”
Sulla curva di Phillips si è espresso anche Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, nella newsletter Il Rosso e il Nero dal titolo inequivocabile “L’inflazione media e la fine della curva di Phillips”.
“Oggi la curva di Phillips – ha scritto Fugnoli – che pure è ancora presente nei grandi modelli econometrici delle banche centrali, viene dichiarata ufficialmente decaduta”. “La Fed – ha continuato lo strategist – proclama infatti che da qui in avanti reagirà solo all’occupazione troppo bassa e non farà invece nulla nel caso l’occupazione sia più alta di quella definita massima dai suoi modelli. Nei prossimi anni, quindi, la Fed alzerà i tassi solo in caso di inflazione conclamata, non nel caso di inflazione sospettata per troppa occupazione”.
Idem ha commentato nelle ultime ore Fabrizio Quirighetti, CIO, Head of Multi-Asset di DECALIA, nell’articolo dal titolo ancora più drastico, che suona praticamente le campane a morto per la nota teorie economica: “RIP Phillips Curve”, facendo riferimento all’intervento del presidente della Fed:
“Il presidente della Fed, Jerome Powell, ci ha dato la scorsa settimana alcune indicazioni su cosa ci aspetta per i mercati e gli investitori. Il suo atteso discorso sul nuovo quadro di politica monetaria della Fed durante il (virtuale) Jackson Hole Symposium è stato solo un esplicito riconoscimento delle attuali percezioni… Siamo passati da una Fed messa sui mercati a un ascensore della Fed. D’ora in poi, la Fed si concentrerà sull’inflazione media, permettendo all’inflazione di muoversi “moderatamente” al di sopra del suo obiettivo del 2%, compensando le mancanze se l’inflazione ha trascorso un periodo di tempo inferiore a quello precedente (come è stato il più delle volte negli ultimi anni, secondo il deflatore PCE preferito dalla Fed). Inoltre, la Fed non considererà più la forte occupazione come un segno di inflazione in entrata e quindi stringerà i tassi a causa di essa… In altre parole, la curva di Philips è morta! In teoria, la Fed è pronta a lasciare che la crescita si surriscaldi e di conseguenza l’inflazione aumenti sempre più rapidamente. Più facile a dirsi che a farsi, perché ci sono due problemi principali: 1) Non è proprio chiaro come la Fed, così come le altre banche centrali, possano effettivamente far sì che la crescita economica sia abbastanza forte da far salire (beni e servizi, dovrei precisare) l’inflazione. Basta guardare gli ultimi 10 anni o chiamare la BoJ. 2) Anche supponendo che l’inflazione torni davvero a salire, potrebbe essere molto più spaventosa che gradita se non viene tenuta sotto controllo. Fate attenzione a ciò che desiderate…”
“Quindi, per il momento – ha spiegato Quirighetti – la festa è qui per rimanere e gli investitori possono continuare a divertirsi e a godersi il viaggio… fino alla fine del 2024 o anche al 2025 secondo il mercato dei futures, che non si aspetta che la Fed aumenti il suo tasso obiettivo chiave prima di quella data”.
“Non ho il coraggio di scommettere che finirà prima – ha concluso l’esperto – ma sono abbastanza sicuro che probabilmente finirà in lacrime con conseguenze impreviste e/o turbolenze indesiderate sia sul mercato obbligazionario che su quello azionario. Dopo “Skate or Die!” (il famoso gioco di skateboard che tutti noi amavamo negli anni ’80), ora c’è “Bubble or Nothing”, una realtà meno divertente rappresentata in questo rapporto che dovreste leggere. Non sono sicuro che vi piacerà quanto un videogioco, ma spero davvero che vi aiuterà a migliorare le vostre capacità di skateboarding sui mercati finanziari”.
Detto questo, Mario Seminerio riconosce sicuramente un merito a Jerome Powell:
“Per ora, possiamo ringraziare Powell per aver permesso alla realtà empirica di guidare il ripensamento strategico. Forse è il minimo sindacale, per la più potente banca centrale del pianeta, quella che un tempo plasmava la realtà empirica ed ora deve adeguarvisi. Da qui ad affermare che le banche centrali riescano a controllare l’inflazione ce ne corre molto, però“.

Wall Street: S&P e Nasdaq a nuovi record intraday in attesa di Powell (Fed) a Jackson Hole. Bene Apple e Salesforce

L’avvio di seduta per gli indici azionari Usa non è certo stellare, ma i lievi guadagni bastano per permettere al Nasdaq e allo S&P 500 di segnare nuovi record intraday, dopo aver riportato valori di chiusura ai massimi di sempre alla vigilia.Incide positivamente l’ottimo dato relativo agli ordini dei beni durevoli negli States, balzato a luglio dell’11,2% grazie alla spinta, pari a +22%, arrivata dalla domanda di automobili.Il dato è stato decisamente migliore delle attese, se si considera che gli economisti intervistati da MarketWatch avevano previsto un rialzo del 4,8%, dopo il +7,6% di giugno.Nei primi minuti della sessione odierna, lo S&P 500 è salito al massimo intraday di 3.449 punti, mentre il Nasdaq Composite Index ha toccato il massimo intraday della storia attorno a 11.524. Alle 15.50 ora italiana il Dow Jones cede lo 0,15% circa, a 28.207 punti; lo S&P 500 sale dello 0,15% a 3.448 punti, mentre il Nasdaq fa +0,48% a 11.520 punti circa.Tra i titoli protagonisti della sessione odierna ancora Salesforce.com, che schizza di oltre +15% a nuovi record storici all’indomani della pubblicazione dei risultati di bilancio del secondo trimestre e dopo l’annuncio relativo al suo imminente ingresso nell’indice Dow Jones – in calendario il prossimo 31 agosto – al posto di Exxon Mobil (per effetto del frazionamento azionario di Apple).Apple è in rialzo, in attesa del frazionamento azionario annunciato, che prenderà il via il prossimo 31 agosto. Il titolo non riesce tuttavia a compensare i cali di Boeing e UnitedHealth Group, che pesano sul trend del Dow Jones.Alibaba, quotata sul Nyse, è sotto pressione, dopo il solido rialzo riportato a Hong Kong, legato alla notizia relativa alla sua controllata Ant Group, che ha presentato la documentazione per lanciare un’Ipo e sbarcare sul mercato STAR dello Shanghai Stock Exchange (listino simile al Nasdaq per la presenza di diversi titoli hi-tech) e sulla borsa di Hong Kong.La cautela presente sull’azionario si spiega con l’attesa per il simposio di Jackson Hole, che prenderà il via domani, raccogliendo come ogni anno (ma stavolta in via virtuale) il gotha della finanza.Attentamente seguito sarà il discorso del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell che, secondo alcuni analisti, potrebbe avere “conseguenze profonde” sul modo in cui la Fed vede l’inflazione.L’annuncio ipotizzato per la giornata di domani potrebbe dare il via a una nuova politica monetaria, che potrebbe diventare effettiva già in occasione del prossimo meeting del Fomc – il braccio di politica monetaria -, in calendario il prossimo 16 settembre.I mercati sembrano scommettere sull’annuncio, da parte di Powell, della decisione di lanciare lo strumento dell’AIT, Average Inflation Targeting: se così fosse, invece di avere come obiettivo quello di portare l’inflazione, nel medio periodo, al tasso target del 2%, la Fed si impegnerebbe a portare la media dell’inflazione di un determinato periodo al tasso target.Ma non tutti gli esperti sono convinti che la Fed si spingerà fino a questo punto.Sul fronte del forex, il dollaro recupera terreno nei confronti dell’euro, con il rapporto eur-usd in ribasso dello 0,16% a $1,1813; la sterlina sale sul biglietto verde dello 0,20% a $1,3177; il dollaro arretra anche sullo yen, cedendo lo 0,11% a JPY 106,23.

Wall Street verso avvio intorno alla parità, attesa per Powell e uragano Laura

Si prevede un avvio di seduta poco mosso per Wall Street all’indomani di nuovi record per l’S&P500 e il Nasdaq. A circa due ore e mezza dalla partenza delle contrattazioni, i futures sugli indici statunitensi si muovono misti intorno alla parità: il contratto sul Dow Jones scivola dello 0,19%, quello sull’S&P500 è piatto con un -0,10% mentre il future sul Nasdaq sale dello 0,19%.Il clima sui mercati resta piuttosto incerto, tra i progressi sul fronte Usa-Cina e l’aumento dei contagi che torna a disturbare gli operatori. Sale poi l’attesa per il discorso a Jackson Hole di Jerome Powell, numero uno della Fed. Secondo una indiscrezione della Cnbc, Powell potrebbe introdurre il concetto di “inflazione media” il che lascerebbe spazio alla Fed per tollerare un’inflazione puntuale superiore al tradizionale target del 2%.Sul fronte macro, oggi verranno diffusi gli ordini di beni durevoli. Ieri ha deluso il dato sulla fiducia dei consumatori statunitensi di agosto sceso (minimi da giugno 2014) vs attese di rialzo e con entrambi le componenti corrente e prospettica in calo. Il dato risente dell’elevato livello di disoccupazione e delle incertezze sul nuovo piano di stimolo. In controtendenza il dato sulle vendite di nuove abitazioni, salito ai massimi da oltre 14 anni, sostenuto dal calo dei tassi sui mutui.Attenzione anche all’uragano Laura che questa notte o, al più tardi, domani mattina dovrebbe arrivare sulla costa del Golfo del Messico e potrebbe raggiungere categoria 4, secondo gli ultimi monitoraggi del centro uragani Usa. Il suo arrivo potrebbe creare danni per 18 miliardi di dollari e provocare l’interruzione delle operazioni delle principali raffinerie di petrolio nel Texas orientale e in Louisiana. Da monitorare dunque le quotazioni petrolifere con i prezzi del Wti saliti oltre 43 dollari, in prossimità dei massimi da marzo. In rialzo anche i prezzi della benzina Usa, al massimo da quasi sei mesi su timori di temporanea scarsità.

Tasso Inflazione, occupazione e debito. La cura della FED farà scuola

Se guardiamo i mercati possiamo dire che, in fin dei conti, nulla è cambiato, o forse poco è cambiato. Borse che vanno oltre ai massimi, banche centrali sempre “sul pezzo”. Eccome se sono sul pezzo. Per esempio prendiamo la FED. Oggi è in assoluto il più grande investitore al mondo. Fonte Bloomberg, oggi ha in portafoglio la bellezza di 22.913 tipi di asset differenti in portafoglio. Insomma, un minestrone impressionante composto da una miriade (ma che dico un miriade, molto di più!) di titoli differenti.

Questo la dice lunga sull’interventismo di Jerome Powell che si è poi confermato anche a Jackson Hole. Ormai saprete tutto di quanto detto dal presidente della FED.

La Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha approvato all’unanimità una nuova strategia che chiuderà una fase durata più di trent’anni, in cui i tassi di interesse sono stati alzati preventivamente ogni volta che la banca centrale valutava che fosse necessario evitare un aumento dell’inflazione. (…) Con la nuova strategia annunciata da Powell, la banca centrale accetterà una crescita dell’inflazione più alta che in passato allo scopo di tendere alla piena occupazione. (…) L’effetto pratico più immediato è che potrebbe passare ora molto tempo prima che la Federal Reserve decida di aumentare i tassi di interesse, che sono ormai da anni ai minimi storici. (…)

Prendendo queste poche frasi, credo ci sia in realtà una quantità di informazioni mica da ridere. Il cambiamento di “mood” è di per se rivoluzionario, e non può che confermare, tanto per cominciare la tendenza che abbiamo più volte confermato, ovvero quelli di tassi a livelli minimi per un periodo di tempo molto superiore a quanto si pensava. Anche perché con la mole di debito presente, un aumento dei tassi sarebbe deleterio. A settembre, la Fed è pronta a fornire indicazioni esplicite, basate sui risultati, su quanto sia necessario progredire verso una minore disoccupazone e un’inflazione più elevata prima che i responsabili della politica monetaria comincino a considerare un’eventuale riduzione degli acquisti mensili di asset e, successivamente, un aumento del tasso della Fed.In sintesi: cambia nulla ma se arriva un po’ più di inflazione, non spaventiamoci, la FED non interverrà con mosse restrittive e continuerà con la sua logica di TASSO ZERO. E nel breve termine, i catalizzatori economici e di mercato saranno guidati dall’evoluzione del virus e dallo sviluppo di un potenziale vaccino, così come dalle negoziazioni fiscali in corso e dalle elezioni americane. Dal punto di vista pratico, si mettono quindi ulteriori basi a difesa dei cosiddetti “asset rischiosi”, con potenzialità ribassiste per la valuta USA, sopratutto se la BCE non si metterà “in pari” con la FED. Cosa che secondo me non tarderà ad arrivare, anche se dalle nostre parti, parlare di tasso inflazione in aumento è quasi utopia…Le parole di Powell hanno smosso le aspettative sull’inflazione, ecco qui i tassi previsionali 2y2y e 5y5y. In realtà poca cosa, se devo essere onesto, ma è un cambiamento di mood non indifferente.

Aspettative inflazione: 2y2y vs 5y5y

Se pensate che la FED sia l’unica che si muoverà su queste coordinate, credo che sarete delusi, in quanto la stessa BCE si troverà costretta ad un analogo comportamento. Sia nel nome della crescita economica, sia dell’occupazione ma, “the last but not the least” soprattutto nel nome del controllo del debito. Per quale motivo? Perché è risaputo che l’inflazione può aiutare nel tenere sotto controllo il debito.Se ragioniamo come correlazione (inversa) tra occupazione ed inflazione, dobbiamo scomodare la Curva di Phillips. Se tiriamo in ballo anche il debito, la questione di complica. Tanto per cominciare si complica ancora di più se si parla di ITALIA. Dite che non solo l’Italia è oberata dai debiti? Vero, ma ricordiamo di non banalizzare il discorso coi soliti metri di paragone con Giappone e USA. Stiamo parlando di economie molto differenti, con livelli di produttività, innovazione e tassi di crescita ben differenti dai nostri; per quanto altamente indebitate, i loro fondamentali economici sono tali da permetter loro di poter detenere tale debito a costi contenuti. L’Italia è un paese demograficamente morto, con una crescita risibile, un tasso di innovazione risibile, con tante riforme strutturali da dover essere effettuate, con una produttività che ristagna e l’elevato debito esistente drena consistenti risorse (oltre 60 miliardi di euro l’anno). Questi dati lasciano all’investitore maggiori perplessità sulla sostenibilità del debito.Lasciando da parte questi discorsi già più volte approfonditi, l’unica certezza è che il debito viene eroso dall’inflazione. Quindi, concludendo.
Tassi sempre al lumicino, un po’ di crescita economica, inflazione più alta, debito che cessa di crescere e viene eroso dall’inflazione. Un processo che sarà lento ma per certi versi, potenzialmente sostenibile. Sempre che nel frattempo non succeda qualcosa. Ma questo resta secondo me il progetto che ha in mente Powell. E le altre banche centrali non potranno che seguire a ruota.Ultima nota: un “mood” più accomodante della FED a 360 gradi va sicuramente a supporto della ripresa economica, ma ricordo (come faccio da settimane) che non può essere considerato come la soluzione a tutti i problemi. Infatti non si può pensare che la politica monetaria da sola abbia la forza per garantire una crescita più robusta e per raggiungere gli obiettivi inflazionistici. Ci vuole un supporto della politica fiscale ed un miglioramento congiunturale che giustifichi in modo concreto questo miglioramento macroeconomico, oltre ad importanti novità dal punto di vista sanitario che, vedrete, arriveranno prima delle elezioni USA.Intanto l’indice CESI sta sorprendendo in tutto e per tutto. Le previsioni degli analisti sono state surclassate in positivo dai dati macroeconomici. Una rondine farà primavera e avremo veramente una nuova “estate economica”?

Usa in attesa di Powell, indici di Borsa in Europa contrastati

Riprendono i colloqui commerciali Usa-Cina, mentre gli azionari attendono aggiornamenti sulla politica monetaria della Fed. Su Piazza Affari bene le azioni Telecom in vista della rete unicaDopo un inizio di settimana particolarmente vivace oggi gli indici di Borsa si mantengono piatti, in assenza di dati macro rilevanti e, soprattutto, della riunione di Jackson Hole di domani, quando si riuniranno i banchieri centrali statunitensi e il presidente della Federal Reserve Jerome Powell potrebbero fornire ulteriori aggiornamenti sulla politica monetaria Usa e sull’andamento dell’inflazione.

Quali notizie hanno mosso gli indici di Borsa asiatici?

Ma non è solo la Fed a tenere alta l’attenzione degli operatori. L’incontro commerciale tra i rappresentanti cinesi e statunitensi che avrebbe dovuto tenersi lo scorso 15 agosto, a sei mesi dall’entrata in vigore dell’accordo commerciale di “Fase 1” che, a gennaio, pose una tregua alla guerra dei dazi, si è infine volto telefonicamente ieri.“Entrambe le parti hanno visto progressi e sono impegnate a mettere in atto i passi necessari per assicurare il successo dell’accordo” è stato il commento dell’ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti. Positivo anche il ministero del Commercio cinese, secondo cui il dialogo sarebbe stato “costruttivo”.Eppure già stamattina l’abbrivio del riavvicinamento sembra essersi smorzato, con la Borsa di Shanghai che ha perso in chiusura l’1,30%, quella di Shenzhen l’1,78% e il China A50 lo 0,77%.Leggermente meglio ma comunque al di sotto della parità il Giappone, dove il Nikkei resta in calo dello 0,03% e il Topix perde lo 0,05%. Si mantiene leggermente al di sotto della parità anche l’Hang Seng, mentre l’unico positivo è il Kospi coreano, in rialzo dello 0,11%.

Cosa si prevede nelle prossime ore in Usa?

Gli occhi degli investitori sono puntati sulla riunione (virtuale) di domani, il tradizionale simposio di fine agosto dei banchieri della Federal Reserve, durante il quale il presidente della Banca centrale statunitense Jerome Powell potrebbe lanciar intuire nuove prospettive circa la politica monetaria della Fed.

I futures Usa viaggiano contrastati: l’S&P500 non riesce a conquistare la parità e segna un calo di appena lo 0,01%, male anche il Dow Jones che segna un ribasso dello 0,11%, l’unico che riesce a mantenere i rialzi è il Nasdaq, a +0,13% – sostenendo così i nuovi record aggiornati appena ieri, 11.466 punti.Resta a fare da padrona l’emergenza sanitaria: i malati di Covid-19 nel mondo sono aumentati di 1,7 milioni, con Stati Uniti e Brasile a guidare la classifica dei paesi più colpiti e il voto per le presidenziali di novembre su cui ancora restano delle ombre.Sul mercato dei cambi il dollaro è debole nei confronti dello yen, con il cambio USD/JPY a 106,230, mentre resta volatile il cambio EUR/USD: in rialzo dopo i buoni dati macro di ieri sull’indice Ifo (92,6 punti; a luglio erano stati 90,4), al momento viaggia a quota 1,1815.In calo il Wti statunitense, che perde lo 0,23% e scende a 43,25 dollari al barile mentre il tifone Laura si abbatte sul Golfo del Messico. Stabile invece il Brent, a 45,86 dollari.

Verso le elezioni Usa: i settori più avvantaggiati se vince Joe Biden e gli effetti di breve sui mercati di una sconfitta di Trump

A 70 giorni dalle elezioni presidenziali, gli investitori iniziano a guardare con crescente interesse a quello che potrebbe scaturire dalle urne. I sondaggi danno Joe Biden, lo sfidante democratico, al momento in forte vantaggio su Donald Trump. Il presidente uscente però conta di cavalcare l’effetto della convention in programma questa settimana insieme alle mosse sul fronte Covid. Oltre all’annuncio dell’approvazione di emergenza della FDA di un trattamento al plasma sanguigno per Covid, Trump starebbe accelerando sul fronte vaccino. Da un rapporto del Financial Times emerge che il presidente Usa vorrebbe aggirare i normali standard normativi statunitensi per accelerare un vaccino sperimentale dal Regno Unito da utilizzare in America prima delle elezioni presidenziali di novembre. Un potenziale jolly forse in grado di mettere in secondo piano i tanti errori commessi nella gestione dell’emergenza Covid.
In questi due mesi per i mercati non è importante solamente sapere chi sarà il probabile vincitore, ma anche quale programma verrà attuato nel caso in cui Joe Biden fosse eletto (il programma economico di Trump è ben noto). “Finora il programma economico di Joe Biden non sembra essere troppo incentrato sulle ideologie di sinistra, quindi non bisogna sopravvalutare l’impatto economico delle elezioni in questo momento – rimarca Didier Saint-Georges, membro del comitato strategico di investimento Carmignac – . Tuttavia, difficilmente un programma economico di impronta democratica ha un impatto positivo sul settore bancario e su quello dell’energia, favorendo invece l’economia reale (Main Street), ovvero i produttori di beni di consumo in generale.Cosa aspettarsi quindi? Una parziale inversione delle riforme fiscali e regolamentari di Trump potrebbe potenzialmente rafforzare il consueto impatto di un’alternanza democratica, che favorirebbe sicuramente i settori legati alle fonti di energia pulita, a spese dei produttori di energia da combustibili fossili, mentre le riforme sanitarie sarebbero ancora una volta un elemento importante per l’industria farmaceutica.

Due fattori che gli investitori non possono trascurare

Indipendentemente dal vincitore, afferma Didier Saint-Georges, nel 2021 saranno necessarie ingenti risorse di capitali pubblici per le infrastrutture statunitensi per dare impulso all’attività economica interna. I settori industriali saranno probabilmente i principali beneficiari di questo trend, qualunque sia l’esito delle elezioni.
In secondo luogo, gli osservatori della scena politica statunitense temono che il presidente in carica potrebbe essere molto riluttante ad accettare la sconfitta (e che questo potrebbe accadere con un certo ritardo), creando così un clima di incertezza e caos a ridosso delle elezioni, fattore che non avrebbe ricadute positive su nessun comparto azionario.

Effetto mini-dollaro 

Lo strategist di Carmignac rimarca infine come la debolezza del dollaro, che potrebbe acuirsi dopo l’elezione di un presidente democratico, favorirebbe innanzitutto gli esportatori statunitensi. Ma essendo il dollaro la valuta in cui viene fatturata e finanziata la maggior parte degli scambi commerciali a livello mondiale, la sua debolezza potrebbe anche portare benefici al commercio globale e quindi alla crescita globale, e allevierebbe il costo delle importazioni di materie prime basate sul dollaro, a beneficio di paesi come Cina e India. Al contrario, ne soffrirebbero maggiormente i produttori europei con una base di costi in euro e ricavi denominati in dollari, come l’industria aerospaziale.

Wall Street scatta al rialzo su speranze cure anti Covid e minori casi in Usa. Apple sempre protagonista

Wall Street si allinea al trend dell’azionario globale, positivo per le nuove speranze arrivate proprio dagli Stati Uniti.Il Dow Jones balza di oltre 220 punti (+0,79%), a quota 28.146 punti; il Nasdaq avanza di oltre 134 punti (+1,15%), a 11.441 punti circa, mentre lo S&P 500 fa +0,78% (+26 punti), a 3.423 punti.Ieri la Food and Drug Administration, autorità federale Usa di controllo su farmaci e beni alimentari, ha annunciato di aver autorizzato il ricorso alla terapia basata sul trattamento al plasma per i pazienti malati di COVID-19.A fare l’annuncio è stato lo stesso presidente Donald Trump, che ha reso noto che il trattamento al plasma sarà esteso a un numero maggiore di malati americani di COVID-19. Trump ha detto, anche, che il ricorso al trattamento al plasma potrebbe ridurre il tasso di mortalità legato al coronavirus di circa il 35%Il risk on si è riattivato anche per i nuovi dati sul Covid in Usa, che hanno confermato che il numero dei nuovi casi è sceso del 22% rispetto a quello di due settimane fa.E’ attesa intanto per il simposio di Jackson Hole (nello stato americano dello Wyoming) che quest’anno avverrà in via virtuale.Tra gli interventi di rilievo, quello del presidente della Federal Reserve Jerome Powell che, secondo quanto anticipano i mercati, potrebbe segnalare un’apertura della banca centrale americana alla possibilità di introdurre variazioni al target di inflazione. Al simposio, che raccoglie il gotha del mondo della finanza, parteciperà anche il governatore della Bank of England Andrew Bailey.“Rimaniamo dell’opinione che la Federal Reserve sarà, per gli asset di rischio, un fattore di sostegno più importante di quanto lo possano essere altri fattori, come le notizie relative alle tensioni tra Usa e Cina, gli aggiornamenti sul COVID e le elezioni presidenziali degli Stati Uniti”, ha commentato al sito Marketwatch Mark Haefele, chief investment officer presso UBS Global Wealth Management.Detto questo, nelle ultime ore le speranze di riuscire a curare le persone infettate dal coronavirus negli Usa sono state alimentate anche da alcune indiscrezioni del Financial Times, secondo cui la Casa Bianca starebbe valutando la possibilità di aggirare i normali standard normativi statunitensi per accelerare un vaccino sperimentale dal Regno Unito da utilizzare in America prima delle elezioni presidenziali di novembre.Il vaccino in questione è quello in fase di sviluppo in una partnership tra AstraZeneca e l’Università di Oxford.Tra i titoli, l’attenzione rimane su Apple, che continua a salire dopo essere balzata di oltre l’8%, la scorsa settimana, in vista dello split azionario 4 a 1, portando i guadagni da inizio anno a quasi +70%. Buy anche su Microsoft e Amazon.Il titolo Apple è scambiato a quota $512,85 circa, dopo che Morgan Stanley ha alzato il target price sull’azione a $520. Da segnalare che il frazionamento azionario di Apple avverrà il prossimo venerdì, 28 agosto.

L’ultima catastrofica profezia di Bill Gates sul coronavirus

In un’intervista rilasciata all’Economist, Bill Gates ha dichiarato che prima della fine della pandemia ci saranno ancora milioni di morti.

Bill Gates non è nuovo a lanciarsi in profezie che, puntualmente, si verificano a distanza di poco tempo o anni. Come qualcuno dei nostri lettori ricorderà, avevamo già parlato in passato delle profezie del fondatore di Microsoft, in un approfondimento che a quel tempo aveva destato grande scalpore. Oggi torniamo a parlare dello stesso argomento, alla luce delle ultime dichiarazioni di Bill Gates sul coronavirus.

“Ci saranno ancora milioni di morti

In un’intervista rilasciata all’Economist, Bill Gates ha dichiarato che prima della fine della pandemia ci saranno ancora milioni di morti, specificando come la causa della morte di gran parte delle vittime sarà da ricondurre al sovraccarico dei sistemi sanitari nazionali. In particolare, Bill Gates si riferisce ai Paesi più poveri e quelli in via di sviluppo, le cui economie sono già di per sé molto stressate da questi difficili ultimi mesi.

Produzione del vaccino di massa a fine 2021

Inoltre, Bill Gates ha detto la sua anche sulle tempistiche del vaccino, dopo che nei giorni scorsi c’era stato il passo in avanti entusiastico di Vladimir Putin. Secondo l’ex numero uno di Microsoft, la produzione del vaccino di massa verrà avviata soltanto negli ultimi mesi del 2021, sottolineando però come tutti i Paesi debbano spendere miliardi per far sì che venga realizzato un vaccino in grado di debellare il coronavirus ed evitare così conseguenze altrimenti devastanti per le economie dei Paesi più ricchi al mondo

L’attacco ai complottisti

Nella chiacchierata con i colleghi dell’Economist, Bill Gates ha poi attaccato i cosiddetti complottisti, coloro cioè che non credono al coronavirus e ritengono inutili (se non dannose) le misure restrittive adottate dai governi nazionali per combattere il dilagare della pandemia.Proprio in questi ultimi giorni si sta assistendo a una rapida ascesa del numero dei contagi, segno che il virus sta tornando a circolare tra la popolazione, con la seconda ondata che è ormai diventata realtà.

BlueBay: i mercati si preparano alle tante incognite d’autunno

BlueBay AM fa il punto dopo una settimana di Ferragosto sonnolenta, segnata da un ottimismo di fondo sull’uscita dalla crisi nonostante i dati sul virus

Dopo un agosto finora sonnolento, segnato dai vacanzieri poco attenti al distanziamento e dalle immagini di una festa in piscina a Wuhan che ha mostrato come la vita possa tornare alla normalità e ricordato quanto rapidamente le cose possano cambiare, sembra che tutti stiano aspettino che i mercati tornino a muoversi a inizio settembre. Intanto l’attenzione per il Covid-19 stia iniziando a calare, nonostante i bollettini giornalieri sui contagi, sembra che ci si sia abituati a convivere con il virus: i tassi di mortalità continuano a diminuire, mentre le cure diventano più efficaci e i sistemi sanitari sono ben lungi dall’essere sovraccarichi con gli ospedali stranamente silenziosi.

LE INCOGNITE DI AUTUNNO

È la fotografia scattata alla fine della settimana di Ferragosto da Mark Dowding, CIO di BlueBay AM, casa attiva e specializzata nel fixed-income con oltre $60 mld di asset gestiti, che tuttavia avverte che l’autunno con le sue incognite si avvicina. Ma, osserva l’esperto di BlueBay AM, sempre di più sembra che la paura del virus faccia più danni del virus in sé, e anche se alcuni potrebbero dire che ci troviamo semplicemente nell’occhio del ciclone e che vi sarà una seconda ondata, la curva negli USA si è appiattita e sembra che i lockdown verranno usati solo su base locale d’ora in poi. Dowding, scrive nel suo commento che sarà ‘un momento felice’ quando il ‘distanziamento sociale’ potrà finalmente essere dimenticato, ma ricorda anche il detto secondo cui le persone sono più a rischio quando pensano che il rischio sia passato.

POSSIBILE SURRISCALDAMENTO DEL FRONTE USA-CINA

A Nella settimana di Ferragosto sono proseguite le condizioni di relativa calma sui mercati finanziari, con gli asset che si sono mossi per lo più lateralmente. Negli USA, alcuni segnali di progresso nelle trattative sugli stimoli fiscali hanno sostenuto il sentiment, anche se il ritardo nell’annuncio delle nuove misure potrebbe iniziare a pesare sui dati economici di agosto, dopo diversi mesi in cui l’attività economica è rimbalzata bruscamente, con diversi segnali che indicano che il miglioramento si sia appiattito nelle ultime settimane. Le minute della riunione della Fed di luglio non hanno fornito informazioni significative e i dialoghi USA-Cina sono stati sospesi, ed è probabile che ci sia un surriscaldamento della retorica anti-Cina nel finale della campagna per le presidenziali.

VITTORIA TOTALE DEI DEM MENO PROBABILE

In Europa, l’esperto di BlueBay AM vede margini per un divario più ampio tra i paesi settentrionali e meridionali e ritiene che sarà importante osservare se lo stress economico provocherà un aumento della volatilità politica nei prossimi mesi. In USA invece domina la campagna elettorale dopo la Convention democratica che ha varato il ticket Joe Biden-Kamala Harris. Per ora i democratici restano in vantaggio ma Dowding rileva che negli ultimi il margine sembra si stia restringendo, in particolare nella corsa al Senato, in palio insieme alla Casa Bianca al voto del 3 novembre, con un calo delle probabilità di una vittoria completa dei democratici. Al momento questo resta comunque lo scenario di base, anche se può ancora succedere molto nei prossimi due mesi, anche se tra i democratici circolano timori sulla resistenza di Biden all’esposizione mediatica.

IL FOREX NON SI È ASSOPITO

La sonnolenza agostana non ha contagiato il forex, tornato al centro dell’interesse per gli investitori per l’indebolimento del dollaro, che ha toccato nuovi minimi rispetto all’euro, ma l’esperto di BlueBay AM ritiene che il trend abbia perso molto dello slancio iniziale, mentre le valute emergenti hanno approfittato poco della debolezza del biglietto verde, sottolineando alcune sfide fondamentali che devono affrontare in assenza di afflussi nell’azionario e obbligazionario in valuta locale da inizio anno. Il rublo russo è finito sotto pressione per le tensioni in Bielorussia, turbolenze politiche in Romania hanno fatto salire il rischio declassamento del credito, mentre in generale lo shock da coronavirus sta portando le autorità di vari Paesi a seguire diverse linee di azione nel tentativo di limitare le ricadute.

POCHE NOVITÀ ATTESE DA JACKSON HOLE

L’esperto di BlueBay AM non sarebbe sorpreso se anche l’ultima settimana di agosto seguisse il trend relativamente tranquillo e positivo che ha caratterizzato finora il mese, che si chiuderà nel segno del simposio, quest’anno virtuale, di Jackson Hole sulle politiche monetarie, da cui gli investitori aspettano notizie anche in merito alla review che la Fed sta effettuando sul proprio framework di politica monetaria. Dowding non si aspetta particolari sorprese neanche dai banchieri centrali, dato che la Fed ha già lasciato intendere che potrebbe lasciare correre l’inflazione anche oltre il target per compensare il ritardo accumulato.

Futures Wall Street in rosso, Pfizer corre nel premarket dopo update vaccino

I futures sugli indici azionari statunitensi viaggiano in ribasso a circa due ore dall’avvio delle contrattazioni a Wall Street. Il futures sul Dow Jones segna -0,2% e quello sul Nasdaq -0,12%. Ieri il Nasdaq ha chiuso a un nuovo livello record con Apple per la prima volta sopra i 2.000 mld di dollari di market cap in chiusura e Tesla che ha superato i 200 $.Da monitorare la performance di alcuni titoli. Deere & Co segna oltre +2% nel premarket dopo aver rivisto al rialzo le previsioni sugli utili per l’intero anno e registrato un calo dell’utile trimestrale inferiore alle attese.Pfizer sale dell’1,5% circa dopo aver comunicato dati aggiuntivi positivi da uno studio nella fase iniziale del suo vaccino sperimentale contro il Covid sviluppato in collaborazione con l’azienda biotecnologica tedesca BioNTech.

Ftse Mib e Borse Ue verso avvio in netto calo, salgono timori su crescita Usa

Fredda accoglienza dei mercati alle minute della Federal Reserve che segnalano un outlook economico più prudente per la seconda metà dell’anno. I futures statunitensi viaggiano tutti in ribasso di circa mezzo punto percentuale e anche in Europa l’avvio sarà con ogni probabilità con segno meno. I futures di Cac 40 e Ftse 100 indicano cali superiori all’1%, per il Ftse Mib il calo teorico è di oltre lo 0,6% con indice di nuovo sotto i 20mila punti.

Ieri sera le minute della Fed hanno evidenziato una certa preoccupazione per lo stato dell’economia. “Il previsto tasso di ripresa del PIL reale e il ritmo di diminuzione del tasso di disoccupazione, nella seconda metà di quest’anno sono stati dovrebbe essere un po ‘meno robusto rispetto alla previsione precedente”, si legge nei verbali che indicano inflazione ancora persistentemente bassa.

Gli altri temi market mover sono le tensioni USA­-Cina, l’attesa per gli stimoli economici dell’amministrazione Trump e la diffusione del covid con i contagi che non accennano a diminuire.

Wall Street apre in rialzo, stasera verbali Fed

Avvio in rialzo per Wall Street all’indomani dei record raggiunti dall’indice S&P 500. Nei primi istanti di contrattazioni il Dow Jones sale dello 0,09% a 27.809 punti, mentre l’S&P 500 e il Nasdaq avanzano rispettivamente dello 0,15% e dello 0,17 per cento. Gli investitori monitoreranno da vicino i verbali della Federal Reserve (Fed) in uscita stasera, con la pubblicazione prevista a partire dalle 20 ora italiana.Inoltre, salgono speranze che si possa trovare un accordo al Congresso sul pacchetto di stimoli, dopo che la presidente della Camera Nancy Pelosi ha indicato che i democratici potrebbero ‘ridurre’ la loro proposta per raggiungere un accordo con i repubblicani.

Goldman Sachs: “Aziende Usa, nessuna ondata di chiusure causa virus”

Goldman Sachs sottolinea che soprattutto le Pmi hanno reagito finora in maniera sorprendentemente resiliente. Molte le chiusure ma quasi tutte percepite come temporanee

Il fattore critico per una ripartenza dell’economia USA dopo il danno inferto dalla pandemia è costituito da quante imprese e quanto rapidamente tornano alla normale operatività. Goldman Sachs Economic Research ha messo sotto la lente le chiusure di attività motivate in USA dalla pandemia utilizzando sia i big data che gli indicatori tradizionali per giungere alla conclusione che le piccole e medie imprese americane si sono mostrate sorprendentemente resilienti finora, grazie anche al supporto del Paycheck Protection Program e da altre misure di sostegno messe in campo dal governo federale.

CHIUSURE COMUNQUE TEMPORANEE

In un’analisi firmata da Joseph Briggs, Goldman Sachs sottolinea che ben il 25% delle imprese di minori dimensioni hanno interrotto l’attività ad aprile, ma a luglio quelle rimaste chiuse erano solo il 6%, il che rappresenta circa 2,7 milioni di posti di lavoro o il 18% di tutta la perdita di occupazione registrata da febbraio in poi. Secondo l’analisi di Goldman Sachs, i piccoli imprenditori sembrano considerare la gran parte di queste chiusure come comunque temporanee, mentre il numero totale delle Pmi attive, comprese quelle che hanno temporaneamente chiuso i battenti, è addirittura aumentato leggermente durante la pandemia.

IN GRADO DI RESISTERE ALMENO 6 MESI

Il ritmo mensile delle chiusure permanenti registrato sulla piattaforma Yelp ha rallentato leggermente a giugno, con la gran parte delle Pmi, compresa la metà di quelle ancora chiuse a luglio, che dichiarano di essere in grado di evitare una chiusura permanente per almeno altri sei mesi. Nelle imprese di maggiori dimensioni invece i fallimenti sono aumentati con un impatto negativo sull’occupazione di 100.000 posti persi al mese rispetto al periodo pre-virus.

I FALLIMENTI ERANO IN ARRIVO GIÀ PRIMA DEL VIRUS

In ogni caso, osserva Goldman Sachs, gran parte delle imprese che hanno fatto richiesta di fallimento erano già sulla strada del default prima della pandemia. Finora, insomma, gli USA sembrano essere riusciti a evitare la temuta ondata di chiusure permanenti di imprese dovute al Covid-19, e in ogni caso, anche se le chiusure potrebbero aumentare in vista della scadenza delle misure di supporto mentre l’economia è ancora debole, l’impatto sulle chiusure di attività sembra in linea con quello delle passate recessioni.

ECONOMIA SULLA STRADA DELLA RIPRESA

La conclusione dell’analisi di Goldman Sachs è che almeno finora gli USA sembrano aver evitato un’impennata di chiusure permanenti di attività imprenditoriali dovute al Covid-19 che in molti avevano temuto all’esplosione della pandemia, probabilmente grazie al PPP e ad altre misure di sostegno che hanno aiutato molte imprese a sopravvivere alla brusca frenata del secondo trimestre. Anche se ci saranno ancora chiusure, la previsione di base di Goldman Sachs resta quella di un’economia che prosegue sulla strada della ripresa, con un impatto delle chiusure non diverso da quello delle ultime recessioni.

Biden ottiene la nomination dem per la corsa alla Casa Bianca

Ieri è arrivata la nomina ufficiale dei Democratici a Joe Biden per la corsa alla presidenza. Come riporta Reuters, la seconda serata delle quattro di Convention, sul tema “Leadership Matters”, ha visto protagonisti gli ex presidenti Bill Clinton e Jimmy Carter, stelle nascenti dei Dem e Repubblicani di spicco, secondo i quali Biden restituirà integrità alla Casa Bianca e normalità ai cittadini americani. Durante la convention infatti, in gran parte virtuale a causa del coronavirus, i delegati di tutto il Paese hanno votato a distanza per confermare Biden come candidato. “Grazie mille dal profondo del cuore”, ha detto Biden, che domani pronuncerà il suo discorso di ringraziamento. “Significa tantissimo per me e la mia famiglia”.Come prassi, è intervenuta anche la moglie di Biden, Jill, pronunciando il suo discorso da un istituto superiore del Delaware dove un tempo insegnava. Non sono mancate, durante la serata anche le frecciate a Trump. i leader democratici hanno messo a confronto la lunga esperienza di Biden con la cattiva gestione da parte di Trump dell’epidemia di coronavirus e la volontà del capo della Casa Bianca di corrompere le istituzioni democratiche. “In un momento come questo, lo Studio Ovale dovrebbe essere un centro di comando”, osserva Clinton in un video preregistrato. “Invece, è un centro di tempeste. Regna solo il caos. Solo una cosa non cambia mai: la determinazione di Trump a negare le responsabilità e addossare la colpa ad altri”.

Wall Street apre in territorio positivo, la spinta da conti societari e dati macro

Wall Street si muove in territorio positivo in avvio di seduta. Nei primi minuti di contrattazione l’S&P500 sale dello 0,23%, il Nasdaq avanza dello 0,40% all’indomani di un nuovo record e il Dow Jones è poco mosso con un +0,02%. A sostenere l’appetito al rischio sono i risultati trimestrali migliori delle attese diffusi da Home Depot e Walmart e i dati immobiliari migliori delle attese (balzo dei permessi edilizi e dei cantieri). Scivolano così in secondo piano i timori per l’aumento dei contagi di coronavirus e per le rinnovate tensioni tra Stati Uniti e Cina.

Stati Uniti: balzo dei permessi edilizi e dei cantieri a luglio

Balzo dei permessi edilizi e dei nuovi cantieri negli Stati Uniti. Secondo i dati diffusi oggi, a luglio si è rilevato un aumento del 18,8% dei permessi edilizi nel paese rispetto al mese precedente e un boom di nuovi cantieri, cresciuti del 22,6%. I dati odierni danno un’ulteriore conferma della buona ripresa del mercato immobiliare dopo che ieri il dato sulla fiducia dei costruttori, salito al massimo dal 1998, ha sorprendentemente battuto le stime degli analisti.

Wall Street contrastata tra nuovi contagi, tensioni Usa-Cina e speranze vaccino

Wall Street si muove incerta, con gli investitori che guardano su più fronti. Da una parte alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina dopo che l’attesa videoconferenza bilaterale (prevista sabato 15 agosto) per valutare l’implementazione dell’accordo commerciale di fase 1 è stata cancellata, senza indicazioni sulla tempistica futura. Intanto il presidente Donald Trump ha ordinato alla società che gestisce l’app Tik Tok (ByteDance) di vendere tutti gli asset americani entro 90 giorni, causa motivi di sicurezza nazionale. Sul fronte politico interno, rimane in una fase di stallo la trattativa in corso al Congresso per il nuovo piano di stimolo, mentre la Camera Usa riaprirà i battenti prima del previsto questa settimana, per lavorare su una legislazione urgente per rafforzare il servizio postale in vista delle elezioni di novembre. L’attenzione è poi rivolta all’evoluzione della pandemia, con il numero crescente di nuovi casi, a cui si contrappongono le speranze per l’arrivo di un vaccino. La casa farmaceutica statunitense Novavax ha annunciato l’inizio di uno studio intermedio del suo vaccino sperimentale contro Covid-19 in Sud Africa. In questo quadro, l’indice Dow Jones è poco mosso, segnando un -0,03%, mentre l’S&P500 guadagna lo 0,35% e il Nasdaq avanza dello 0,77%.

Wall Street verso un avvio in moderato rialzo, colloquio Usa-Cina rimandato

Wall Street si prepara ad aprire la seduta odierna poco sopra la parità, con i futures sugli indici statunitensi che si muovono in moderato rialzo. A circa un’ora dal suono della campanella alla Borsa di New York, il contratto sul Dow Jones sale dello 0,24%, quello sull’S&P500 guadagna lo 0,35% e il future sul Nasdaq segna un +0,69%.Diversi i temi da seguire. In primis le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina dopo che l’attesa videoconferenza bilaterale per valutare l’implementazione dell’accordo commerciale di fase 1 è stata cancellata, senza indicazioni sulla tempistica futura. Intanto il presidente Donald Trump ha ordinato alla società che gestisce l’app Tik Tok (ByteDance) di vendere tutti gli asset americani entro 90 giorni, causa motivi di sicurezza nazionale. Inoltre, finora non è stata rinnovata dal Dipartimento del Commercio la licenza temporanea che consentiva alle società Usa di esportare tecnologia a Huawei, pertanto il divieto è entrato in vigore (in precedenza è stata estesa per più volte). Nel fine settimana, infine,
Trump ha dichiarato di avere nel mirino altre società tecnologiche cinesi (il gigante Alibaba potrebbe essere il prossimo target) e ha criticato la Cina per come è stata gestita la vicenda legata al virus.Sul fronte politico interno, nel frattempo la Camera Usa riaprirà i battenti prima del previsto questa settimana, per lavorare su una legislazione urgente per rafforzare il servizio postale in vista delle elezioni di novembre, poiché recentemente le poste hanno avvertito che in 46 stati potrebbero non essere in grado di consegnare i voti in tempo utile. Rimane invece in una fase di stallo la trattativa in corso al Congresso per il nuovo piano di stimolo.L’attenzione è poi rivolta all’evoluzione della pandemia, con il numero crescente di nuovi casi, di fronte ai quali sono scattate alcune misure di contenimento sui viaggi in Europa. Intanto la casa farmaceutica statunitense Novavax ha annunciato l’inizio di uno studio intermedio del suo vaccino sperimentale contro Covid-19 in Sud Africa. Il titolo nel pre-market di Wall Street segna un balzo di oltre il 2%.

Elezioni Usa: i 4 scenari possibili e i loro impatti sui mercati

Mancano meno di 100 giorni alle elezioni americane e gli investitori stanno riportando la loro attenzione al voto del 3 novembre, nonostante la pandemia di coronavirus abbia nei mesi scorsi messo da parte la politica, con una crisi sanitaria che ha innescato la peggiore recessione economica dai tempi della Grande Depressione, e ancora oggi rimanga in primo piano. Tra i crescenti contagi da Covid-19, un’economia in difficoltà e disordini civili in diverse città statunitensi, il presidente Donald Trump è al momento in svantaggio nei principali sondaggi rispetto all’ex vicepresidente Joe Biden. Molti esperti prevedono una sconfitta clamorosa per il presidente in carica, ma mancano ancora più di tre mesi alle elezioni e da qui a novembre potrebbe ancora accadere di tutto.Questa elezione, poi, è senza precedenti nei tempi moderni, segnata dalla combinazione di una pandemia propagata, una recessione economica globale, disordini civili diffusi e un’estrema volatilità del mercato. Secondo l’economista politico di Capital Group, Matt Miller, si possono individuare al momento quattro possibili scenari, che in base al diverso esito del voto del 3 novembre avranno un impatto diverso sui mercati e gli investimenti. L’intervento del governo sui mercati finanziari è infatti aumentato sempre più in tempi di crisi. Senza contare che quello della campagna elettorale può essere un periodo difficile per gli operatori, dal momento che le forti emozioni spesso provocate dagli avvenimenti politici rendono difficile mantenere una prospettiva a lungo termine.

Scenario 1: Jackpot dei Democratici

I Democratici conquistano la Casa Bianca, il Senato e mantengono il controllo della Camera, situazione altrimenti nota come blue wave. Questo scenario produrrebbe il maggior cambiamento politico, a partire da una probabile inversione dell’agenda politica su molti fronti, tra cui tasse, immigrazione e regolamentazione. Uno dei risultati potrebbe essere l’abolizione completa o parziale del Tax Cuts and Jobs Act del 2017, normativa che includeva delle significative riduzioni fiscali. Le aliquote fiscali complessive per le società sono scese dal 35% al 21%, dando un notevole impulso agli utili aziendali. Un’inversione totale o parziale avrebbe l’effetto opposto, spingendo gli investitori a tenere conto di tale cambiamento nella stima delle previsioni degli utili societari complessivi. Verrà data un’enfasi decisamente maggiore sulla tassazione e la regolamentazione in generale, con implicazioni significative per il settore dell’energia, delle telecomunicazioni e della tecnologia. Potremmo anche assistere all’eliminazione dell’ostruzionismo in Senato che, a differenza di oggi, consentirebbe l’approvazione delle leggi con un semplice voto a maggioranza.

Scenario 2: Stallo

Biden conquista la Casa Bianca, ma i Repubblicani mantengono il controllo del Senato. Questo risultato si tradurrebbe probabilmente in uno scenario di stallo in cui potrebbe essere difficile ottenere l’approvazione su leggi importanti. I Repubblicani in Senato potrebbero bloccare le principali iniziative dei Democratici, come è accaduto durante il secondo mandato della presidenza Obama. Ci sarebbe grande frustrazione da entrambe le parti. Si tratta di un risultato facile da prevedere, anche se forse non sarebbe altrettanto facile conviverci. In questo scenario, è probabile che anche le agenzie governative abbiano più potere. Dal punto di vista dei mercati finanziari, potrebbe risultare in un atteggiamento più aggressivo da parte della Securities and Exchange Commission, nonché in una rinnovata spinta politica da parte del Dipartimento del Lavoro in relazione alla supervisione dei piani di pensionamento dei dipendenti.

Scenario 3: Status quo

Trump viene rieletto e i Repubblicani mantengono il controllo del Senato. Questo scenario è quello che comporta il cambiamento minimo, poiché riflette la situazione attuale. La Camera rimarrà probabilmente nelle mani dei Democratici, pertanto l’attuale contesto di confronto politico si protrarrà, insieme ai dialoghi ostili ma comunque di successo nell’approvare le leggi sugli aiuti per il Covid-19, incluso il Cares Act (Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security Act) da 2.000 miliardi di dollari. Indipendentemente da chi occuperà la Casa Bianca a gennaio, ci sarà molto lavoro di pulizia post-Covid da portare a termine. Oggi ci troviamo in un contesto di stabilizzazione, ma speriamo di passare a un contesto di ripresa entro il 2021.

Scenario 4: Separazione improbabile

Trump viene rieletto, ma i Democratici conquistano il Senato. Questo scenario potrebbe porre le basi per un’ostilità ancora maggiore di quella a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni. Sebbene un risultato di questo tipo sia teoricamente possibile, rimane improbabile considerando le dinamiche politiche delle principali campagne per il Senato, che seguono sempre più il voto presidenziale in ogni stato. Se ad esempio i Repubblicani perdessero le principali campagne per il Senato in Arizona, Colorado, Maine e North Carolina avremmo un chiaro indizio dell’arrivo di una blue wave. È difficile immaginare una vittoria di Trump alle elezioni con una situazione del genere. Entrambi gli scenari che coinvolgono la rielezione di Trump comportano un rischio aggiuntivo: se il Presidente dovesse vincere senza la maggioranza del voto popolare come è accaduto nel 2016, potrebbero sorgere ulteriori disordini civili ed essere avanzate ulteriori richieste di abolire il Collegio Elettorale.

Le elezioni presidenziali e l’indice S&P500 nel passato

Considerando le prestazioni storiche dello Standard & Poor’s 500 Composite Index negli ultimi 80 anni, in 18 elezioni presidenziali su 19, un ipotetico investimento di 10.000 dollari effettuato all’inizio di ciascun anno elettorale avrebbe guadagnato valore 10 anni dopo, indipendentemente dal candidato vincitore. In 15 di questi periodi decennali, un investimento di 10.000 dollari sarebbe più che raddoppiato.
“Anche se i risultati passati non sono una garanzia dei rendimenti futuri – precisa l’esperto di Capital Group – l’incertezza degli anni elettorali non dovrebbe scoraggiare gli investitori dal mantenere una prospettiva a lungo termine. L’unico decennio negativo fu quello seguente l’elezione di George W. Bush nel 2000. Nel corso di quei dieci anni, l’S&P 500 ha registrato un rendimento negativo a causa di due eventi catastrofici: il crollo delle dot-com nel 2000 e la crisi finanziaria globale del 2008″. Al contrario, ricorda l’economista politico, l’anno elettorale con i migliori rendimenti sarebbe stato il 1988, con l’insediamento di George H. W. Bush, nel quale 10.000 dollari sarebbero cresciuti fino a 52.567 dollari entro la fine del 1997. “Per definizione, le elezioni hanno vincitori e vinti, ma la vera vittoria è stata ottenuta dagli investitori che non si sono arresi e hanno resistito alla tentazione di fare timing di mercato”, conclude.

Agenda dei principali eventi economici della settimana

La penultima settimana di agosto si preannuncia scarna di eventi finanziari e market movers, ad eccezione de dati preliminari sugli indici dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero e terziario in Australia, Giappone, Europa e Stati Uniti.Attenzione anche per l’appuntamento settimanale di giovedì con le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti dopo che gli ultimi dati hanno lanciato segnali incoraggianti (per la prima volta da marzo la cifra è scesa al di sotto del milione di unità) ma, soprattutto, mentre è ancora in corso lo scontro all’interno del Congresso tra Democratici e Repubblicani sul prolungamento degli ulteriori aiuti fiscali alle famiglie statunitensi dopo l’emergenza coronavirus.Proprio il Covid-19 sarà tra i fattori più determinanti per l’andamento degli indici globali la prossima settimana: in Europa tornano le quarantene obbligatorie (come quella di 15 giorni imposta dal Regno Unito a chi arriva da Francia e Olanda) al risalire dei nuovi contagi – complici le vacanze estive – e anche gli Stati Uniti registrano nuovi casi a livelli che non si vedevano da metà maggio.

Lunedì 17 agosto:

Pil secondo trimestre, Giappone;

Indice manifatturiero Empire State NY, Usa.

Martedì 18 agosto:

Verbali Rba, Australia;

Permessi di costruzione rilasciati a luglio, Usa;

Concessioni edilizie di luglio, Usa;

Apertura nuovi cantieri di luglio, Usa;

Scorte petrolio Api, Usa.

Mercoledì 19 agosto:

Bilancia commerciale di luglio, Giappone;

Inflazione di luglio, Regno Unito, Eurozona, Canada;

Scorte petrolio Eia, Usa;

Verbali riunione FOMC, Usa.

Giovedì 20 agosto:

Tasso di interesse privilegiato PBoC, Cina;

Prezzi alla produzione di luglio, Germania;

Verbali Bce, Eurozona;

Richieste sussidi disoccupazione, Usa;

Indice di produzione Fed Filadelfia, Usa.

Venerdì 21 agosto:

Indice Pmi manifatturiero e servizi, Australia;

Indice flash PMI servizi, Giappone;

Inflazione di luglio, Giappone;

Vendite al dettaglio di luglio, Regno Unito;

Indice flash PMI manifatturiero e servizi di agosto, Francia, Germania, Eurozona, Regno Unito, Usa;

Vendite al dettaglio di giugno, Canada;

Vendite abitazioni esistenti, Usa.

E’ diventato ormai chiaro che la ripresa globale dalla recessione causata dal Covid-19 sia iniziata a maggio. Sebbene ancora incompleto, il successo nel rallentare la diffusione del virus ha spinto molti governi a iniziare ad allentare le misure restrittive nelle ultime settimane. Questo ha migliorato la fiducia delle imprese e dei consumatori, e lo vediamo da indicatori alternativi come le prenotazioni di ristoranti e la congestione del traffico, nonché dai dati tempestivi come l’occupazione negli Stati Uniti dei lavoratori non agricoli.

Poiché l’allentamento delle misure di distanziamento sociale è arrivato prima del previsto, abbiamo rivisto le nostre previsioni di crescita per il 2020 (cfr. Grafico 1). Mentre ad aprile avevamo pensato che quest’anno l’economia globale si sarebbe ridotta di quasi il 9%, ora rivediamo la stima al 7% circa. È probabile che anche le ripercussioni sul mercato del lavoro siano meno pesanti di quanto inizialmente temessimo, dato che riduzione orario di lavoro e coprifuochi hanno portato ad un aumento della disoccupazione inferiore rispetto a quanto sarebbe stato in una più profonda recessione.

Contando i costi

Ma per quanto questa ripresa precoce sia positiva, l’entità del danno non è da sottovalutare

Più di 8 milioni di persone in tutto il mondo hanno ufficialmente contratto Covid-19, il numero di casi sta aumentando di circa 150.000 al giorno e il tasso di infezione è ancora in aumento in alcuni importanti paesi. Oltre 400.000 persone sono morte, con un numero reale di vittime probabilmente molto più elevato.

L’impatto generale sull’economia mondiale è stato altrettanto cupo. Se le nostre stime sono giuste, il PIL globale è sceso di circa il 12% tra gennaio e aprile. Questo dato è più di tre volte più grande di quello raggiunto durante la crisi finanziaria globale (GFC). Inoltre, a differenza del GFC, ogni grande economia è stata coinvolta, con i livelli di produzione che in alcuni paesi europei probabilmente tornerà a livelli mai visti dai primi anni 2000. Pensiamo inoltre che la crisi porterà ad una ulteriore perdita della produzione rispetto ai valori pre-virus.

E poi bisogna considerare le ricadute sul mercato del lavoro. Gli aiuti dei governi possono, almeno al di fuori degli Stati Uniti, limitare l’aumento dei livello di disoccupazione. Ma se guardiamo ad altre metriche come la salute del mercato del lavoro, il numero di lavoratori dipendenti che facevano affidamento su una remunerazione con orari a tempo pieno oppure ore complessive lavorate, è chiaro che esiste un calo senza precedenti della domanda di lavoro nel settore privato.

Una battuta d’arresto importante per la “S” in ESG

La recessione COVID-19 è un potenziale disastro per l’agenda della diversità, dell’inclusione e dell’equità. I bianchi hanno meno probabilità di morire per Covid-19, hanno perso il lavoro su scala ridotta e hanno meno probabilità di lavorare in ambienti non sicuri. Sebbene i tassi di mortalità femminile siano stati inferiori a quelli degli uomini, le donne hanno perso posti di lavoro molto più che gli uomini e hanno sopportato maggiormente l’onere della scuola domestica e di altri lavori non retribuiti anche durante l’attività lavorativa da casa. E’ stata registrata la perdita dell posto di lavoro in misura maggiore nei lavoratori con basse competenze e a basso reddito rispetto ai lavoratori molto specializzati e ad elevato reddito. E i bambini delle famiglie più povere hanno ricevuto meno istruzione a casa rispetto ai bambini delle famiglie più abbienti.

Il risultato è che siamo solo all’inizio di un enorme lavoro di riparazione economica e sociale. I governi devono lavorare sul filo del rasoio, tra il far ripartire più velocemente le economie per sostenere la ripresa ed evitare una seconda ondata di infezioni. In quella che sarà una fragile ripresa, devono mantenere una politica fiscale accomodante, veicolando il supporto verso la spesa che promuove la crescita a lungo termine, gli obiettivi sociali e ambientali. E laddove possibile cercare di aumentare la propria impronta normativa, migliorando il funzionamento dei mercati e della società in generale piuttosto che indebolirla.

È giunto il momento per un reddito di base universale o una garanzia per l’occupazione?

Vale la pena esaminare attentamente due politiche – Universal Basic Income (UBI) e una Employment Guarantee (EG) – che mirano a ricostruire le reti di sicurezza sociale che in molti paesi sono cadute in rovina, contrastando al contempo la crescita del reddito e altre disuguaglianze che si sono manifestate negli ultimi decenni.

Sotto l’UBI ogni cittadino (residente) di un paese riceverebbe un pagamento settimanale o mensile dal governo. I pagamenti possono variare con l’età, ma non sono previsti controlli ne obbligo di cercare lavoro. Sebbene le dimensioni di tali pagamenti siano determinate attraverso il processo politico, la maggior parte dei sostenitori dell’UBI ritiene che dovrebbe essere abbastanza elevato da mantenere un tenore di vita dignitoso e compensare i pagamenti di imposte al governo.

Come suggerisce il nome, sotto un EG invece il governo garantirebbe a tutti gli adulti un lavoro nel settore privato o nel pubblico. I sostenitori sostengono che i nuovi posti di lavoro dovrebbero essere focalizzati sul sostegno a progetti di comunità e di lavori pubblici. Ciò porrebbe fine alla disoccupazione involontaria, fungerebbe da potente stabilizzatore automatico durante le recessioni e metterebbe al sicuro i salari e la salute dell’economia.

Una società più giusta ha un costo

Sebbene ogni politica sia altamente ridistributiva, ognuna presenta una serie di pro e contro, oltre a complesse sfide di attuazione che dovrebbero essere gestite. L’UBI ha la virtù di essere molto semplice da amministrare e, in effetti, ha il potenziale per ridurre in modo significativo la burocrazia richiesta per sovrintendere alla spesa sociale esistente. E sebbene non sia richiesto alcun requisito di lavoro per ricevere l’UBI, dovrebbe migliorare gli incentivi al lavoro per abbassare le aliquote fiscali marginali effettive rispetto allo status quo.

Tuttavia, se l’UBI venisse fissato a un livello abbastanza elevato da sostenere livelli di vita ragionevoli per tutti i cittadini di un paese, sarebbe molto costoso e richiederebbe tasse molto più elevate per coloro che sono attivi nell’economia di mercato. E se la generosità dell’UBI fosse abbassata per migliorare l’accessibilità economica – come hanno in mente le proposte in Spagna e in altri paesi – dovrebbe essere integrata da altri programmi di welfare, minando i suoi obiettivi centrali. L’assenza di un obbligo di ricerca e accettazione del lavoro andrebbe contro la natura del contratto sociale in molte società.

Se prendiamo in considerazione un EG, oltre ai benefici identificati sopra, raddoppierebbe la centralità del lavoro, probabilmente rendendolo una vendita politica più facile. Ha anche il potenziale per essere più economico dell’UBI nel corso dell’intero ciclo economico perché i suoi costi diminuirebbero durante i recuperi e dovrebbe essere associato a moltiplicatori fiscali più elevati.

Ma altri potenziali problemi con un EG non sono meno scoraggianti di quelli che affronta l’UBI. Individuare, coordinare e supervisionare la creazione di milioni di posti di lavoro necessari in un contesto di deterioramento dell’economia sarebbe una sfida abbastanza difficile. Garantire che tali posti di lavoro aggiungano valore all’economia e alla società, preservando la dignità dei lavoratori, sarebbe ancora più difficile. Ad esempio, si rischierebbe di escludere l’occupazione del settore privato durante una ripresa se i salari e le condizioni di lavoro venissero fissati in modo troppo generoso. Sebbene ciò possa essere risolto fissando salari al di sotto del minimo del settore privato, ciò potrebbe essere visto come uno sfruttamento.

E quindi non si fa nulla?

L’analisi di tutte queste potenziali insidie potrebbe rendere impraticabili tali schemi, anche prima di considerare la difficoltà di costruire un consenso politico attorno a loro. Ma lo stesso si sarebbe potuto dire per i piani di prestito estremamente costosi che sono stati attuati durante l’attuale crisi.

I lettori dovrebbero considerare il costo opportunità di non esplorare alternative allo status quo attuale come il rafforzamento di svantaggi e disuguaglianze sociali e le ramificazioni politiche delle società frammentate.

I governi hanno il dovere di considerare e valutare queste ed altre politiche che hanno il potenziale non solo di rafforzare la ripresa ma anche di assicurarci che questa sia la marea che solleva davvero tutte le barche.

Stati Uniti: fiducia consumatori torna a salire ad agosto (preliminare)

La fiducia dei consumatori negli Stati Uniti torna a salire ad agosto, secondo la lettura preliminare effettuata dall’Università del Michigan. L’indice si è attestato questo mese a 72,8 punti dai 72,5 punti di luglio, facendo meglio delle attese. Gli analisti infatti avevano previsto una fiducia in calo a 72 punti.

Stati Uniti: +1,2% m/m per vendite al dettaglio a luglio, deluse attese

Negli Stati Uniti le vendite al dettaglio hanno mostrato un rialzo mensile dell’1,2% a luglio rispetto al +8,4% della passata rilevazione (dato rivisto da +7,5%). Il mercato si attendeva una crescita del 2,1 per cento.

Wall Street: partenza contrastata dopo dato sui sussidi. Attesa per piano stimolo e incontro Usa-Cina

Wall Street si muove contrastata a inizio seduta, con il Dow Jones che scivola dello 0,33%, l’S&P500 piatto con un -0,09% e il Nasdaq che sale dello 0,55%, proseguendo il rally di ieri. Da una parte gli investitori festeggiano l’aggiornamento sulle richieste di sussidi di disoccupazione che nell’ultima settimana sono scese al di sotto della soglia di 1 milione per la prima volta dallo scoppio della pandemia, suggerendo una ripresa del mercato del lavoro americano. Dall’altra preoccupa lo stallo nei negoziati tra Democratici e Repubblicani per il nuovo piano di stimolo con entrambe le parti che reciprocamente si scambiano accuse di eccessiva rigidità nelle proprie proposte.Sale l’attesa anche per l’incontro in videoconferenza tra Usa e Cina sull’accordo commerciale, in programma il 15 agosto. Intanto nei confronti dell’Europa, gli Stati Uniti hanno comunicato che dall’1 settembre rimuoveranno dalla lista dei beni sottoposti a dazi alcuni prodotti greci e britannici, che saranno sostituiti per l’importo equivalente da quelli francesi e tedeschi, confermando l’ammontare delle tariffe e le aliquote.

Stati Uniti: +0,7% m/m per prezzi import a luglio

Negli Stati Uniti l’indice dei prezzi alle importazioni ha mostrato una crescita mensile dello 0,7% a luglio dal precedente +1,4 per cento. Il mercato si attendeva un rialzo dello 0,6 per cento. Su base annua il dato è sceso del 3,3% contro il -3,8% della passata rilevazione.

Stati Uniti: nuove richieste disoccupazione settimanali a +963mila

Nella settimana conclusa lo scorso 8 agosto si sono registrate 963mila nuove richieste di sussidi alla disoccupazione negli Stati Uniti. Gli analisti avevano stimato un dato pari a 1,1 milioni rispetto alle richieste della settimana precedente che erano state pari a 1,191 milioni (dato rivisto da 1,186 milioni).

Elezioni Usa, Biden vs Trump: cosa potrebbe cambiare per i mercati e per i “Big Five”  

La corsa alla Casa Bianca si risveglia con la notizia che il democratico Joe Biden ha scelto Kamala Harris come suo vice. Si tratta della prima afroamericana candidata alla vicepresidenza. “Ho l’onore di annunciare di avere scelto Kamala Harris, combattente senza paura e uno dei migliori funzionari pubblici del paese come mia vice”, scrive su Twitter Biden. Un annuncio accolto con favore anche dall’ex presidente Usa, Barack Obama che, sempre da Twitter, commenta: “Conosco la senatrice Kamala Harris ha lungo tempo. È più che preparata per l’incarico. Ha trascorso la sua carriera a difendere la Costituzione. Questa è una bella giornata per il nostro paese. Adesso andiamo a vincere”.

Soppesare gli impatti nell’anno della pandemia

Questa è la cronaca delle ultime ore sulle elezioni americane che rappresentano senza dubbio uno degli appuntamenti clou della seconda parte dell’anno (si terranno il 3 novembre), e sono un evento seguito da sempre da vicino anche dai mercati finanziari. Certo, quest’anno lo scoppio della pandemia Covid e la crisi generata con le conseguenze economico-finanziarie ha impattato anche sulla corsa alle presidenziali. “La pandemia ha pesantemente interferito con le convention nazionali dei due partiti, vale a dire il primo atto di quel processo che culminerà nelle votazioni autunnali. Per i democratici, l’evento avrebbe dovuto essere tre settimane fa. Ora, per entrambe le fazioni si parla di fine agosto, con una partecipazione molto ridotta e principalmente virtuale. Ma un circo virtuale non è affascinante ed esuberante come uno vero”, sottolinea Joseph V. Amato, chief investment officer equities di Neuberger Berman in una analisi dal titolo “Il circo sta arrivando in città”. Un’elezione su cui aleggiano “enormi incertezze, poiché i dati sul virus e sull’economia continuano a oscillare tra due estremi e i candidati si ritrovano ad andare a caccia di voti tra un elettorato mai così polarizzato a memoria d’uomo”.

Biden vs Trump e le politiche in gioco

Anche per Julian Howard, lead investment director, multi asset portfolios di GAM Investments, è opportuno analizzare le implicazioni in vista di novembre, tenendo in considerazione che “il 2020 è un anno che richiede di essere esaminato più da vicino dagli investitori, vista la già citata pandemia di coronavirus e il conseguente shock economico. La posta in gioco è teoricamente più alta del solito e le differenze in termini di politica potrebbero davvero contare, soprattutto data la relativa resilienza del mercato di quest’anno”.Nella sua analisi, l’esperto di GAM parte dai candidati.Se il presidente Trump dovesse assicurarsi un altro mandato di quattro anni, è possibile che la belligeranza con la Cina possa aumentare, che un altro picco di coronavirus possa andare fuori controllo e che il deficit fiscale diventi ingestibile”, afferma aggiungendo però che “la tassazione delle imprese con un secondo mandato Trump resterebbe probabilmente bassa facendo seguito all’intervento dell’attuale amministrazione, il Tax Cuts and Jobs Act del 2017″. Ciò significherebbe, spiega ancora, che le grandi imprese negli Stati Uniti continuerebbero ad essere incentivate a mantenere le loro riserve di liquidità nel Paese, consentendo un accesso immediato e senza penalità per gli investimenti futuri.E sul fronte democratico?  Secondo Howard, l’irresponsabilità fiscale non può essere considerata un pericolo relativo, data la posizione repubblicana. “È tuttavia probabile un aumento dell’imposta sulle società e sulle plusvalenze per dimostrare una distribuzione più equa del carico fiscale in America”, afferma indicando probabilmente come effetto più significativo per i mercati l’impatto di un’amministrazione democratica sul settore tecnologico. I titoli tecnologici – in particolare i “Big Five“, Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Alphabet – hanno trainato il mercato azionario statunitense non solo durante la pandemia ma anche negli anni precedenti. Mentre l’attuale amministrazione era riluttante a partecipare alle discussioni dell’Ocse sull’imposizione di una tassa digitale globale, ricordano da GAM, molti Democratici stanno raccogliendo segnali di allarme da parte dei consumatori rispetto al potere monopolistico delle grandi aziende tecnologiche.

Perchè queste elezioni potrebbero non contare molto per gli investitori

“Una presidenza di Biden relativamente inattiva con un Senato repubblicano potrebbe addirittura creare uno scenario ‘best of both worlds’ in cui le politiche fiscali caratterizzate da tasse basse rimangono in vigore, ma le dichiarazioni e i drammi su Twitter legati a commercio e diplomazia e causa di volatilità cessano di esistere”, dichiara l’esperto. Anche il (presunto) scenario peggiore di una vittoria democratica totale potrebbe non essere così male per due motivi: in primo luogo, il mercato azionario statunitense è stato fiorente negli ultimi mesi anche quando Biden ha superato Trump nei sondaggi con un certo margine.La seconda ragione per cui una sweep di Biden potrebbe essere più benigno del previsto è che il “techlash” potrebbe non funzionare come previsto. Gli scorpori di aziende tecnologiche potrebbero essere positivi per gli investitor. Recenti analisi hanno dimostrato che i singoli titoli delle aziende che compongono Alphabet potrebbero venire scambiati a un valore superiore di oltre il 30% rispetto a quello registrato con l’attuale struttura aziendale.Howard invita poi a considerare anche lo scenario in cui Trump vince su tutta la linea. “Se da un lato una tale prospettiva susciterà senza dubbio sgomento in alcuni trimestri, dall’altro assicurerebbe probabilmente un ‘business as usual’ per il capitalismo americano sotto forma di tasse contenute e bassa regolamentazione”, spiega.  “Le elezioni americane del 2020 sono state descritte come imprevedibili e non si aveva un clima socio-politico così febbrile dalla fine degli anni Sessanta. Ma nessuno dei possibili risultati elettorali oggi indica un disastro imminente. Queste elezioni potrebbero semplicemente non contare molto per gli investitori“, conclude l’esperto di GAM.

Soros Reveals How He’s Invested Amid “Fed Liquidity Bubble”; Says Trump “Very Dangerous”

Billionaire financier and political puppeteer George Soros says he’s no longer invested in financial markets – admitting to Italy’s La Repubblica that we’re caught in a bubble fueled by Fed liquidity, and that ever since he shared his methodology in his book, “Alchemy of Finance,” he no longer has an advantage.

“One is that in situations that have thinking participants the participants’ view of the world is always incomplete and distorted. That is fallibility,” he said, adding “The other is that these distorted views can influence the situation to which they relate and distorted views lead to inappropriate actions. That is reflexivity.”

He went on to say the market, which he no longer participates in, is sustained by the expectation of more fiscal stimulus along with hopes Trump will announce a vaccine before November.MarketWatch

“We are in a crisis, the worst crisis in my lifetime since the Second World War. I would describe it as a revolutionary moment when the range of possibilities is much greater than in normal times. What is inconceivable in normal times becomes not only possible but actually happens. People are disoriented and scared. They do things that are bad for them and for the world,” he told the outlet.

Turning his attention to politics and the pandemic, Soros – who’s contributed $52 million towards political spending during the 2020 election cycle, said that the United States is better positioned to weather COVID-19, but President Trump “remains very dangerous” because “he’s fighting for his life and he will do anything to stay in power.

“Even in the United States, a confidence trickster like Trump can be elected president and undermine democracy from within,” he said, adding “But in the U.S. you have a great tradition of checks and balances and established rules. And above all you have the Constitution. So I am confident that Trump will turn out to be a transitory phenomenon, hopefully ending in November.”

In May, Soros claimed that Trump would be a “dictator” without the US Constitution in place, according to Breitbart‘s Josh Caplan. “But he cannot be one because there is a constitution in the United States that people still respect. And it will prevent him from doing certain things. That does not mean that he will not try, because he is literally fighting for his life,” Soros told the Independent.

Il Nasdaq ora annaspa, che fare? Occhio a indici e settori più caldi. Ftse Mib da sprint e Ftse Star per le maratone

Sono scattate, come da più parti preventivano, delle diffuse prese di profitto sui titoli tecnologici. Ieri sul parterre di Wall Street si segnala il -3% di Apple – protagonista indiscussa delle ultime settimane con capitalizzazione che è arrivata a sfiorare il livello monstre di 2 trilioni di dollari – così come i passi falsi nell’ordine di -3,4% di Netflix, -3,11% di Tesla, -2,14% Amazon e -2,6% Facebook. Tutti titoli che hanno fatto la fortuna degli investitori in questi mesi di crisi Covid.

Nasdaq tira i remi in barca

Il Nasdaq ieri ha segnato un calo dell’1,69%, in netta sottoperformance rispetto al Dow Jones (-0,38%) e S&P 500 (-0,8%).
L’indice tecnologico aveva iniziato a perdere smalto già la scorsa settimana dopo i ripetuti record e la forte sovraperformance rispetto agli altri principali indici. Guardando alle performance da inizio agosto emerge che il Nasdaq segna solo +0,35% rispetto al +4,76% del Dow Jones, miglior indice Usa in questo frangente. Lo S&P 500 si colloca a metà strada con +1,91% considerando che anch’esso risulta fortemente dipendente dai giganti Tech (i big 5 Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet e Facebook contano per oltre il 22% sull’indice). Indicativo anche il saldo a 30 giorni con Nasdaq a solo +1,56% rispetto al +6,19% del Dow Jones e al +2,7% del Ftse Mib.

Ytd gli spread tra indici abissali (oltre 40% tra Nasdaq e Ibex 35)

Da inizio anno ogni confronto è ancora impari con il Nasdaq forte di un sontuoso +20%, seguito a considerevole distanza dall’S&P 500 a +3,19%, segno meno per il Dow Jones a -2,98%. In Europa il DAX conferma una forza relativa a -2,45% rispetto ai cali a doppia cifra di tutti gli altri indici (-13,6% Ftse Mib, -15,7% Cac 40 e addirittura -23,8% l’IBEX 35).
Guardando anche agli indici europei, nella prima settimana e mezza di agosto stanno facendo meglio di Wall Street con Dax, Eurostoxx 50 e Cac 40 a +5% circa. Il Ftse Mib con lo sprint di ieri è arrivato a +6,3%, miglior indice continentale al momento per quanto riguarda agosto. La spinta in più a Piazza Affari arriva essenzialmente dal movimento delle banche, in ripresa nelle ultime sedute dopo le difficoltà degli ultimi mesi.

Focus indici Italia

Volgendo lo sguardo alla sola Piazza Affari, agosto sta segnando una forza relativa proprio del Ftse Mib e dell’indice generale Ftse Italia All Share (costituito dall’aggregazione di tutti gli elementi degli indici FTSE MIB, FTSE Italia Mid Cap e FTSE Italia Small Cap), entrambi a oltre +6%, seguiti dal Ftse Italia Mid Cap a +5,2%, mentre il Ftse Italia Star è rimasto indietro a +3,8%.
Da inizio anno i rapporti di forza si capovolgono con proprio il Ftse Italia Star che si è dimostrato il più resiliente segnando solo -2,65% (+47% dai minimi di marzo), seguito a debita distanza da Ftse Mib e Ftse Italia All Share, entrambi a oltre -13 per cento. Fanalino di coda il Ftse IT Mid cap con -14%.
Il Ftse Star in questo 2020 conferma quindi la sua forza relativa: a 12 mesi segna +15% rispetto al saldo piatto del Ftse Mib, mentre a 5 anni il divario è ancora più visibile con quasi +50% del Ftse Italia Star  rispetto a -12% del Ftse Mib.

Borse Ue e i perché del boom di ieri

Per le Borse europee emerge un tentativo di far meglio di Wall Street. Ieri il sentiment spumeggiante sui principali indici è stato trainato da ciclici, banche e value. Boom di buy sull’equity Ue che non trova un motivo preciso dopo che negli ultimi mesi il mercato ha continuato a premiare Wall Street nonostante le maggiori difficoltà a contenere i casi Covid rispetto all’Europa. “E’ come se, improvvisamente, l’azionario europeo si fosse reso conto che il rally dell’euro si è interrotto qualche giorno fa, e che i dati macro sono migliorati parecchio anche in Continente – argomenta Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr – . Quindi, non c’era motivo per mantenere questa enorme divergenza di performance con gli USA, accumulata nelle ultime tre settimane”. “Naturalmente – prosegue Sersale – l’azionario Eurozone è favorito anche dalla rotazione in corso, disponendo di molti più ciclici e bancari e value, e meno tech e growth”.
Di pari passo la salita dei rendimenti sull’obbligazionario ha offerto un buon assist soprattutto per le banche.

GAM: dalle elezioni presidenziali Usa nessun disastro per i mercati finanziari

GAM Investments ritiene che il fattore voto sia sopravvalutato: l’arrivo di Biden potrebbe essere più ‘benigno’ delle attese e la conferma di Trump equivarrebbe a ‘business as usual’

Stati Uniti terra di contraddizioni, negli anni 60 quella tra lo sbarco sulla luna e le proteste di piazza per il Vietnam e le discriminazioni, nel 2020 tornano le tensioni razziali mentre gli astronauti tornano nello spazio proprio mentre incombono le elezioni. Ma la differenza chiave oggi è che il coronavirus ha accelerato le divisioni tra schieramenti creando un clima snervante per gli investitori. Wall Street ha avuto la tendenza a prosperare sulla scia delle elezioni con pochissime eccezioni, sia per il sollievo per la fine della campagna, sia semplicemente perché incidono poco sulla crescita economica dell’America, fatta di innovazione dinamica, gestione aziendale di primo livello e liquidità dei mercati.

LA PANDEMIA HA ALZATO LA POSTA

Secondo Julian Howard, Lead Investment Director, Multi Asset Portfolios di GAM Investments, il voto del 2020 merita di essere esaminato più da vicino, visto lo shock economico indotto dalla pandemia, che ha apparentemente alzato la posta in gioco con le differenze politiche che potrebbero davvero contare, soprattutto data la relativa resilienza del mercato. L’esperto di GAM ritiene che una conferma di Trump possa aumentare le tensioni con la Cina, che un altro picco di contagi possa andare fuori controllo e che il deficit pubblico, già molto elevato diventi ingestibile, anche se il costo è basso e che la Fed compra comunque i T-bond, perché restano dubbi sul fatto che possa continuare a salire senza conseguenze.

LA SCOMODA VERITÀ SULLA POLITICA DI TRUMP

Ma, aggiunte Howard, un Trump confermato manterrebbe basse le tasse sulle imprese, incentivando i big tech a mantenere in patria le riserve di liquidità, mentre la deregolamentazione potrebbe continuare, tagliando la burocrazia e favorendo la creazione di occupazione di cui c’è assolutamente bisogno dopo la pandemia. L’esperto di GAM nota che ‘è una scomoda verità per alcuni’ che le politiche di Trump siano andate a beneficio del capitalismo americano e del mercato azionario, anche se Main Street è stata un po’ più lenta a recuperare, per cui un secondo mandato dovrebbe favorire una continuazione del trend.

SCONTATA LA STRETTA ‘DEM’ SULLE EMISSIONI

Passando al fronte dei Democratici, secondo Howard un’affermazione di Biden porterebbe un probabile aumento delle imposte su società e plusvalenze per conseguire una distribuzione più equa del carico fiscale, mentre anche la regolamentazione sull’ambiente si farebbe più stringente, e i costi per alcune imprese aumenterebbero, rendendo più dura la vita per le società ad alta intensità di CO2. Ma molti investitori già oggi potrebbero essersi posizionati di conseguenza e forse l’effetto più significativo per i mercati sarebbe invece l’impatto di un’amministrazione democratica sul settore tecnologico.

CON BIDEN I BIG TECH FINIREBBERO NEL MIRINO

L’esperto di GAM osserva che i big come Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Alphabet hanno trainato la Borsa non solo durante la pandemia ma anche negli anni precedenti, e mentre l’attuale amministrazione è stata riluttante a partecipare alle discussioni sulla tassa digitale globale, molti Democratici stanno invece facendo propri gli allarmi su potere monopolistico delle grandi aziende tecnologiche. Le indagini della Commissione Federale per il Commercio e del Dipartimento di Giustizia riceverebbero probabilmente nuovo vigore sotto un’amministrazione democratica. Sul versante delle relazioni commerciali, le relazioni con i partner sarebbero più distese, il che farebbe evitare fasi di volatilità dei mercati come quelle viste nel 2018-19.

BIDEN VINCENTE E SENATO REPUBBLICANO SCENARIO IDEALE

Tutto questo, rileva Howard nelle conclusioni della sua analisi, dipinge un quadro più sfumato rispetto alla tradizionale dicotomia Repubblicani = bene / Democratici = male, che molti sul mercato presentano quando incombe un’elezione, perché una presidenza di Biden contenuta da un Senato repubblicano potrebbe addirittura creare uno scenario che produce il meglio dei due mondi, mentre il (presunto) scenario peggiore di una vittoria democratica totale potrebbe non essere così male per due motivi: Wall Street ha continuato a correre nonostante il vantaggio di Biden nei sondaggi, mentre il “techlash” potrebbe essere solo parziale e addirittura sortire effetti positivi in termini di valorizzazione degli asset.

NESSUN RISULTATO PORTEREBBE UN DISASTRO

Nello scenario in cui Trump vince su tutta la linea, anche se l’impatto immediato potrebbe rappresentare uno shock, il risultato sarebbe probabilmente un “business as usual” per il capitalismo americano, sotto forma di tasse contenute e bassa regolamentazione. Le elezioni americane del 2020 sono state descritte come imprevedibili e non si aveva un clima socio-politico così febbrile dalla fine degli anni Sessanta, ma l’esperto di GAM ritiene che nessuno dei possibili risultati elettorali oggi indichi un disastro imminente, e che queste elezioni potrebbero semplicemente non contare molto per gli investitori.

Nasdaq perde il tocco magico, ad agosto sono Dow Jones e Ftse Mib gli indici più caldi

Wall Street così come le Borse europee segna forti rialzi anche oggi con il Dow Jones a oltre +1%. A sostenere i mercati sono le attese per un accordo al Congresso Usa su un nuovo piano di stimoli e le parole di Trump che ha promesso un taglio delle tasse sui capital gain e una riduzione delle tasse per i percettori di redditi medi. Buone notizie anche sul fronte Covid. Secondo il tracker del New York Times, i nuovi casi negli USA sono diminuiti del 18% negli ultimi 14 giorni e le nuove morti sono diminuite del 6%.Rimane indietro anche oggi il Nasdaq che viaggia sulla parità dopo la chiusura negativa di ieri sotto gli 11mila punti. L’indice tecnologico ha perso smalto nelle ultime sedute dopo i ripetuti record e la forte sovraperformance rispetto agli altri principali indici. Guardando alle performance da inizio agosto emerge che il Nasdaq segna solo +2,08% rispetto al +6,3% del Dow Jones, miglior indice Usa in questo frangente. Lo S&P 500 si colloca a metà strada con +3,2% considerando che anch’esso risulta ormai fortemente dipendente dai giganti Tech (i big 5 Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet e Facebook contano per oltre il 22% sull’indice).Guardando anche agli indici europei, in queste prime 7 sedute di agosto sta facendo meglio il Dax con oltre +5% così come il Cac 40. Il Ftse Mib con lo sprint di oggi arriva a +5,8%, miglior indice continentale al momento.

Apple punta i 2 trilioni $ e fa felice Buffett. Ma il peso record delle Mega Cap è un’insidia per tutta Wall Street

Era inizio agosto 2018 quando Apple infranse per la prima volta il muro del trilione di dollari di capitalizzazione. Adesso a distanza di due anni esatti il colosso di Cupertino appare seriamente intenzionato a tagliare il traguardo storico dei 2 trilioni.
Oggi il titolo segna un nuovo balzo dell’1% in area 450 dollari (toccato picco a 455 $, stesso top del 6 agosto) con valorizzazione in area 1,93 trilioni, a circa 4 punti percentuali dalla soglia record di 2.000 miliardi di valore.L’assist dei conti oltre le attese arrivati due settimane fa ha permesso ad Apple di distanziare Microsoft e Amazon, entrambi fermi a capitalizzazioni di mercato intorno a $ 1,6 trilioni e con cui si contendeva il primato di peso massimo di Wall Street. Un rally di Apple la rende l’azienda più grande al mondo, avendo recentemente superato anche Saudi Aramco in termini di dimensioni.

Cresce attesa per iPhone 12

Oggi sponda al rally da Wedbush che ha incrementato il target sul produttore di iPhone a $515 dai $475 precedenti, con obiettivo $600 nello scenario più bullish rimarcando come un catalyst importante sarà il lancio dell’iPhone 12 a ottobre. “C’è molto carburante rimasto nel serbatoio di Cupertino guardando al 2021”, rimarca Wedbush che ha rating outperform. Reiterato il buy da parte di Deutsche Bank con tp a 480 dollari (dai 440 $ precedenti) che però vede l’impennata del titolo eccessiva considerando che la crescita del fatturato non è realmente accelerata nel tempo e il rapporto prezzo/utili è sopra la media di lungo periodo.

C’è chi teme che corsa titolo sia stata troppo repentina

Settimana scorsa è arrivato il primo downgrade su Apple dal lontano mese di aprile con BofA che ha declassato il titolo a “neutral” da “buy” aumentando però il prezzo obiettivo sul titolo a $ 470 per azione.
In generale tra gli analisti dominano ancora i buy (oltre il 62% del totale). Ma il titolo viaggia sopra il target price medio indicato dagli analisti (429,5$).
Le azioni Apple segnano quasi +100% dal minimo di marzo e, come rimarca Bloomberg Intelligence, la sua valutazione è pari a circa l’85% della capitalizzazione di mercato complessiva dell’intero Indice Russell 2000.

Le dimensioni del produttore di iPhone gli conferiscono un’influenza enorme nel mercato azionario in generale. Ha una ponderazione del 6,5% nell’S&P 500, rendendolo il singolo più grande peso del benchmark negli ultimi 40 anni.  La sua ponderazione nell’S&P 500 ha infatti superato quella di IBM nel 1985, diventando la più grande in 40 anni.
Considerando anche altre 4 Big Tech, – ossia Microsoft, Amazon.com, Alphabet (Google) e Facebook (di queste solo fb è sotto il trilione di dollari di market cap)- si arriva a oltre il 22% dell’indice azionario più famoso al mondo. Le big Tech così come hanno sostenuto la forte ripresa di Wall Street in questi mesi potrebbero esserne la zavorra in caso di sell-off sulla tecnologia.

Buffett sorride

Chi ha guadagnato molto dal rally forsennato di Apple è certamente Warren Buffett, azionista di spicco della Mela Morsicata e che nel solo secondo trimestre la sua Berkshire ha visto aumentare di 27,7 miliardi di dollari il valore della partecipazione in Apple, addirittura più del complessivo aumento di valore di tutte le partecipazioni della finanziaria dell’Oracolo di Omaha.
Nel solo secondo trimestre il titolo Apple è cresciuto del 92 per cento circa.
Sabato il Berkshire ha riportato un utile di 26,4 miliardi di dollari relativo al secondo trimestre, un’inversione di tendenza rispetto alla perdita record di 49,7 miliardi di dollari nel primo trimestre, quando pagò lo scotto del tonfo del mercato azionario provocato dall’epidemia di coronavirus. Nel secondo trimestre dello scorso anno, Berkshire ha guadagnato $ 14,2 miliardi.

I  numeri di Apple e l’appeal tra i piccoli investitori

Sempre nel secondo trimestre, i numeri di Apple diffusi lo scorso 30 luglio, hanno visto un utile netto balzato a 11,25 miliardi di dollari, in rialzo rispetto ai $10,04 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. Il fatturato è salito a $59,7 miliardi dai $53,81 miliardi. Il colosso guidato da Tim Cook ha beneficiato delle forti vendite dell’iPhone SE ad aprile e dai miglioramenti che hanno interessato i mesi di maggio e giugno rispetto a quello di aprile, grazie all’allentamento delle misure di lockdown. Allo stesso tempo, il COVID ha avuto un impatto negativo, in generale, sugli iPhone e sulle categorie di dispositivi indossabili a causa della chiusura dei negozi, così come sui prodotti assicurativi Apple Care. Il colosso ha annunciato anche un piano per procedere a uno split azionario nel rapporto 4 a 1, al fine di rendere i suoi titoli “più accessibili a una gamma più ampia di investitori”.

Ocse: per superindice prosegue ripresa, ma resta sotto livelli pre-covid

Gli indicatori anticipatori compositi continuano a rafforzarsi a luglio in tutte le principali economia dai minimi della crisi Covid, ma l’attività rimane resta al di sotto dei livelli registrati prima dello scoppio della pandemia. Nel dettaglio, a luglio il superindice calcolato dall’Ocse mostra, dopo il forte aumento di giugno, un inevitabile rallentamento del ritmo della ripresa.

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Disney World to cut theme park hours in September as visits drop amid COVID-19.

After lower-than-expected attendance amid the coronavirus pandemic, Disney is scaling back operating hours at the Magic Kingdom and several other Florida theme parks.Magic Kingdom, Epcot, Hollywood Studios and Animal Kingdom will all lose an hour or two per day starting Sept. 8.The revised park hours were shared over the weekend on Disney World’s website.Magic Kingdom and Hollywood Studios are ending their day an hour earlier. Epcot is cutting back by two hours. Animal Kingdom is shaving an hour off on both ends of the day.

COVID crisis: Is it safe for Disney World to reopen as coronavirus cases soar in Florida?

Disney earnings: Disney lost nearly $5 billion while theme parks were closed due to coronavirus

Guests wear masks as required to attend the official reopening day of the Magic Kingdom at Walt Disney World in Lake Buena Vista, Fla., Saturday, July 11, 2020. Disney reopened two Florida parks, the Magic Kingdom and Animal Kingdom, Saturday, with limited capacity and safety protocols in place in response to the coronavirus pandemic.
Joe Burbank, AP

Disney’s revised hours:

Magic Kingdom: 9 a.m. to 6 p.m. ET.

Epcot: 11 a.m. to 7 p.m.

Hollywood Studios: 10 a.m. to 7 p.m.

Animal Kingdom: 9 a.m. to 5 p.m.

The COVID-19 surge in Florida has resulted in more cancellations and fewer visitors than the company anticipated, with the park operating at lower capacity, Disney executives announced last week in an earnings webcast. After being closed for nearly four months, Disney World reopened in July with restricted capacity and safety protocolssuch as mandatory masks and temperature checks upon arrival. But parks have experienced a falloff in visitors from out of state amid steep declines in long-distance travel.The Walt Disney Co. lost nearly $5 billion in April, May and June, while its theme parks were shut down altogether. It cost the company $3.5 billion just to close the parks during the third quarter, on top of the $1 billion it cost to shut them down the second half of March.

Contributing: Curtis Tate

GOLD IDEA

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2 pensieri su “Invesco QQQ Trust – QQQ 2.0”

  1. Ciao,
    mi piacerebbe un tuo parere o leggere un tuo articolo sul futuro dei mercati azionari in generale.Avevo apprezzato molto quello dell’anno del topo.Storicamente i bear market durano 13/18 mesi,la discesa nel 2020 e’ stata solo di un mese (24 febbraio – 23marzo).La grande discesa dopo la grande salita e’ iniziata ora?.Sara’ un nuovo 2008?,2000?,1929? con minimi inferiori ai minimi toccati lo scorso marzo sui vari indici?.Proprio inizio settembre 1929 e’ stato l’apice dei mercati prima di iniziare la discesa.Strana coincidenza con la correzione attuale… Gli HFT hanno raggiunto valori di inversione?.Oppure ritieni che il mercato non sia ancora in bolla e possa salire ancora per mesi prima di entrare in bear market e ripulirsi?.Sembra che nulla posso scalfire la voglia della Fed di far salire i mercati al di la di piccole correzioni sugli indici del 5/7% ma questo lo si pensava anche a gennaio/inizio febbraio.Sara’ un evento esogeno non contemplato a mettere in ginocchio il sistema e la convinzione che i mercati debbano salire in eterno per via della mano delle banche centrali?.
    Grazie
    Buona giornata
    Filippo

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    1. Ciao , avevo immaginato come hai letto in questo articolo un livello 12500 per NASDAQ e un top sul QQQ (quello che vedrebbe sul lungo termine un ritorno a 204,5 a riappoggiarsi per la trend ) come target del box 6500-9500 rotto al rialzo , appunto 12500 come punto di probabile correzione e in effetti abbiamo visto stornare con molta violenza i Mercati e il NASDAQ in particolare a 11200 circa e il QQQ che ha chiuso molti dei gap lasciati aperti , l’ultimo quello da 272,16 , ma ce ne sarebbe anche un altro a 265 quello da cui è arrivato a chiudere 205-305. 305 è un valore HFT molto importante , perchè statisticamente non passarlo non è un buon segnale.Al momento potremmo essere nella seconda delle correzioni (vedi quanto fece AMAZON) da cui è poi ripartita proprio dopo un -10% da 3300 a 3000 andando a 3500.Quindi considerando che da 12500 a 11200 sono -1300 punti il NASDAQ ha fatto la medesima correzione che fece AMAZON , prima di ripartire per 3500 , che tradotto per il NASDAQ potrebbe essere 12500-11200-+17%–13000.. Bisogna vedere se la pensano cosi o vogliono scendere ancora.

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