AMAZON ci sta dicendo qualcosa ?

Eccoci a un nuovo appuntamento , dedicato al titolo che tra i FAANG (vedi analisi FAANG & VIRUS), ha sicuramente ampiamente sovraperformato :

AMAZON ci sta dicendo qualcosa ?

AMAZON arrivando al raddoppio dal minimo del 19 Marzo 2020 di 1.626,03$ a 3344,29$  ( coinciso con il perfetto raggiungimento del 1000% per NASDAQ dai minimi di 1100 del 2009 a poco oltre 11000 del 2020 vedi analisi 1000% on ETF QQQ !!! ), ha tracciato il grafico che vedete qui sotto.

AMAZON Max 52 sett. 3.344,29
AMAZON Min 52 sett. 1.626,0318

AMAZON

Ora facciamo un confronto con l’algoritmo ipotizzato il 19 Marzo 2020 nell’analisi MARKETS : LET’S TWIST AGAIN ? che a 129 giorni da quando abbiamo pubblicato questa idea , continua a essere un valido strumento di riferimento, sempre  sotto costante verifica da parte  dei Mercati , ovviamente.

letstwistagain

01.31.2018_sudden_change_cartoon__1_

Considerando  :

1) Che da quel doppio massimo  di AMAZON , sono uscite con un timing a orologeria News riguardanti “scaramucce” tra USA e CINA , ( in quella che noi abbiamo chiamato , prima che cominciassero queste News : VIR-ASIA : The New Financial War).

2) Che sempre nello stesso periodo, si è finalmente concretizzato un forte cedimento del dollaro su eur-usd ( vedi analisi EUR-USD : The renegade exchange rate).

3) Che non sono mancate ulteriori news da OMS e su impennata dei contagi per Covid19 negli USA (e non solo) .

4) Che il Covid19 “improvvisamente” torna di attualità e fonte di preoccupazione per i Mercati dopo 129 giorni dall’analisi MARKETS : LET’S TWIST AGAIN ?.

 La domanda ,che da il titolo a questo articolo , non può che sorgere spontanea :

AMAZON ci sta dicendo qualcosa ?

Ad Maiora !

problemi-Amazon

AGGIORNAMENTO 7 AGOSTO 2020

AMAZON

                           ARTICOLO CHIUSO IN DATA 7 AGOSTO 2020

                  L’IPOTESI FATTA NON HA TROVATO RISCONTRO SUL MERCATO.

  LA FEDERAL RESERVE LA PENSA DIVERSAMENTE !

AMAZON

NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

09.06.2019_complacent_bull_cartoon

Acquistare farmaci con un click: Amazon lancia Amazon Pharmacy, la farmacia online. Sconti fino a -80%, terremoto a Wall Street

L’inarrestabile Amazon lancia la farmacia online con Amazon Pharmacy. L’annuncio, arrivato ieri, ha scatenato un vero e proprio terremoto tra le catene farmaceutiche americane, che hanno visto i loro titoli affondare a Wall Street.

Amazon ha lanciato Amazon Pharmacy, la farmacia online, che consentirà di acquistare farmaci generici e da prescrizione
UKRAINE – 2020/11/13: In this photo illustration an Amazon Prime logo is seen displayed on a smartphone. (Photo Illustration by Valera Golovniov/SOPA Images/LightRocket via Getty Images)

Ci mancava soltanto questo: sarà il commento che starà risuonando nel mondo retail made in Usa, che ha già pagato cara la concorrenza del colosso fondato da Jeff Bezos. Il lancio di Amazon Pharmacy rappresenta il passo più grande del gigante dell’e-commerce in un settore che vale $300 miliardi: la mossa rischia di azzoppare il dominio delle Big del comparto, come CVS e Walgreens.
Ma la minaccia incombe anche su altri grandi retailer che vendono medicinali, Wal-Mart inclusa. E la minaccia è sempre quella: offrire ai consumatori la possibilità di acquistare farmaci con un semplice click, facendoseli consegnare a casa, a prezzi, ovviamente, più bassi.
In tempi di pandemia da coronavirus COVID-19, lo shopping online è ovviamente sempre più gettonato, e preferito non solo per la comodità che offre, ma anche per motivi di sicurezza.
Per ora il servizio Amazon Pharmacy è stato lanciato negli Stati Uniti. I potenziali clienti potranno ordinare farmaci generici ma anche da prescrizione.
I clienti dovranno avere più di 18 anni: Amazon Pharmacy sarà disponibile in America da subito, visto che il servizio partirà questa settimana in 45 stati americani. Gli esclusi sono per ora le Hawaii, l’Illinois, il Kentucky, la Louisiana e il Minnesota, che non sono stati dimenticati però dal colosso, dal momento che la farmacia online sarà lanciata anche qui nel corso del tempo, stando ai piani.
Amazon Pharmacy accetterà la maggior parte delle forme di assicurazione, ma potrà offrire risparmi anche per chi in America non dispone di una copertura assicurativa.
I clienti avranno la possibilità di attingere anche a diversi conti risparmio ad hoc per acquistare i medicinali. Al cliente che, per la prima volta, accede al servizio, verranno poste alcune domande sulla data di nascita, sul sesso e, nel caso di donne, se si trovano in stato interessante: sono tutte domande previste dalla legge per aiutare i farmacisti a fornire i servizi richiesti, e per confermare le prescrizioni ricevute.
I medici possono inviare le prescrizioni direttamente ad Amazon Pharmacy e i pazienti potranno inviare una richiesta di trasferimento dai retailer attivi nel settore, come per l’appunto CVS o Walgreens. Amazon ha dichiarato a tal proposito di disporre di strumenti capaci di verificare se un medico abbia effettivamente emesso la ricetta del farmaco richiesto, identificando così anche possibili casi di frode.
“Volevamo rendere facile per le persone accedere ai loro farmaci, comprenderne i costi e riceverli a casa – ha detto TJ Parker, vice direttore generale della divisione di farmacie di Amazon, che ha co-fondato PillPack, società attiva nel ramo, acquistata da Amazon nel 2018 – E’ stato duro rendere tutto ciò facile….ci siamo scontrati con diverse complicazioni”, ha ammesso il dirigente.
“Crediamo che questo nuovo benefit aggiungerà un valore incredibile ai nostri clienti”, ha aggiunto Jamil Ghani, vice direttore generale di Amazon Prime. “E’ importante in un momento in cui la gente cerca di fare di più, dalla comodità e sicurezza della propria abitazione”.
Per i concorrenti, la vera ‘mazzata’ è rappresentata dal fatto che Amazon lancerà sconti a dir poco aggressivi, soprattutto per chi è abbonato al servizio Amazon Prime: in questo caso, i clienti potranno beneficiare di sconti fino a -80% su farmaci generici e fino a -40% su farmaci da prescrizione, ricevendo il farmaco richiesto a casa entro l’arco di due giorni, con consegna gratis. Chi non è abbonato a Prime, potrà beneficiare lo stesso della consegna gratis, in questo caso entro cinque giorni, oppure potrà pagare una somma pari a $5,99 per vedersi consegnato il medicinale in due giorni.
E’ naturale la reazione dei titoli del settore: CVS è capitolata dell’8,6%, Walgreens Boots Alliance ha fatto – 9.6%, Rite Aid è precipitata di oltre -16%, GoodRx, società che aiuta i consumatori a trovare sconti sui farmaci con prescrizione, ha sofferto un tonfo superiore a -22%. .

Amazon punta ad aprire centro logistico in Texas nel 2021, più di 500 nuovi posti di lavoro

Amazon ha annunciato oggi l’intenzione di aprire il suo primo centro logistico a Forney, in Texas. Il nuovo centro logistico, che dovrebbe essere lanciato nel 2021, creerà oltre 500 nuovi posti di lavoro a tempo pieno. Il big guidato da Jeff Bezos ha precisato che nel nuovo centro logistico, i dipendenti di Amazon lavoreranno per raccogliere, imballare e spedire articoli ingombranti o di grandi dimensioni, come ad esempio mobili da giardino, attrezzature per esterni o tappeti. A Wall Street movimenti positivi per il titolo Amazon che avanza di circa l’1,5%.

Amazon, titolo ai massimi insieme ai tecnologici: cresceranno ancora?

Nonostante il duro colpo subito dalle Borse mondiali a metà marzo, durante quello che sarà ricordato anche in futuro come il giovedì nero del 2020, le multinazionali della rivoluzione digitale hanno recuperato in fretta le perdite e raggiunto nuovi record storici di valore. Il caso di Amazon Inc. (AMZN) è emblematico: il titolo ha toccato lunedì 13 luglio i 3.200 USD di valore, guadagnando il +73% dal giorno del tonfo. Tutto ciò avviene mentre le economie mondiali arrancano, società di altri comparti, come gli energetici, non ottengono gli stessi risultati e il prezzo di scambio della coppia di valute EUR/USD subisce forti oscillazioni. I tecnologici appaiono quindi come i traghettatori dell’economia fuori dalla crisi, mentre il dollaro resta in una condizione di debolezza.

L’impatto della pandemia sul dollaro Usa

L’economia statunitense ha reagito in modi diversi alla pandemia: la mancanza di omogeneità nell’applicazione di determinati vincoli alla libertà delle persone ha permesso alle industrie di proseguire l’attività e la produzione scongiurando il blocco completo. L’intervento del Federal Reserve System si è reso comunque necessario con un doppio taglio dei tassi d’interesse e con l’immissione imponente di liquidità al fine di scongiurare conseguenze all’economia reale ben più gravi. Il taglio dei tassi e il quantitative easing illimitato della FED hanno di contro svalutato il dollaro statunitense nei confronti dell’euro, tanto che nel forex, ovvero nel mercato internazionale delle valute dove avvengono gli scambi tra acquirente e venditore, la valuta ha raggiunto il minimo da ottobre 2018. In termini numerici, un dollaro USA vale ora circa 0,8646 euro, una condizione che favorisce l’export delle imprese statunitensi verso l’Europa. Ed è appunto quello che serve all’economia USA per ripartire.

Amazon e i tecnologici i veri vincitori

Mentre il dollaro USA perde valore per favorire le esportazioni, le grandi aziende tecnologiche e quelle figlie della rivoluzione digitale come Amazon Inc., Facebook Inc., Microsoft, e ancora Apple e Alphabet Inc. (Google), hanno dimostrato una eccezionale resilienza alla crisi. Anzi, i loro servizi si sono dimostrati fondamentali per garantire la comunicazione e l’approvvigionamento di beni e servizi nei mesi più difficili della pandemia. La piattaforma Azure di Microsoft, ad esempio, è risultata essenziale per la digitalizzazione di molte imprese che altrimenti non avrebbero potuto svolgere regolarmente determinati processi aziendali. Ancora, in molti Paesi, Amazon ha garantito che le famiglie potessero continuare ad approvvigionarsi di beni alimentari e di altri beni essenziali. Il valore della azioni delle multinazionali appena citate lo dimostra: il prezzo dei rispettivi titoli ha in tutti i casi raggiunto o superato i record storici, facendo la fortuna dei loro azionisti. Ne sanno qualcosa Jeff Bezos e Mark Zuckerberg, le cui ricchezze sono enormemente cresciute nei primi sette mesi dell’anno. Il primo, Bezos, lo scorso 21 luglio ha guadagnato 13 miliardi di dollari in un solo giorno grazie al titolo AMZN, apprezzatosi di quasi il +8%. Il secondo, Zuckerberg, ha guadagnato 15 miliardi di USD da inizio 2020.
Come ha dimostrato durante la pandemia, la presenza di servizi digitali supporta le persone anche in condizioni di vita critiche e tutte quelle imprese che lavorano o che sono la colonna vertebrale dell’infrastruttura hanno da un lato aiutato miliardi di persone, dall’altra reso più ricchi i propri azionisti.

Volatilità in arrivo sui mercati, Fidelity: “Sarà un terzo trimestre impegnativo”

Per affrontare le prossime sfide Fidelity punta su aziende di qualità ad elevata capitalizzazione, reddito fisso con approccio Esg e una protezione con bond legati all’inflazione

Le misure di politica monetaria e fiscale senza precedenti messe in campo per contrastare gli effetti economici della pandemia hanno incoraggiato gli investitori, in particolare quelli retail, propiziando un robusto recupero dei mercati dai minimi di marzo. Ma l’incapacità delle misure di contenimento della pandemia in alcuni Paesi e l’aumento dei contagi in alcune regioni, stanno costringendo a un maggior numero di blocchi locali.

DATI MACRO CHE CERTIFICANO INGENTI DANNI ALL’ECONOMIA REALE

È probabile che la riapertura delle economie richiederà più tempo di quanto preventivato e a ritmi diversi mentre stanno emergendo dati macro che certificano ingenti danni all’economia reale, soprattutto nei mercati del lavoro. “Per queste ragioni, riteniamo che il terzo trimestre sarà probabilmente molto più impegnativo di quanto la ripresa dei mercati finanziari del secondo trimestre implicherebbe: si potrebbe registrare una rinnovata volatilità”, commenta Andrew McCaffery, Global CIO, Asset Management, Fidelity International nell’International Outlook relativo al terzo trimestre 2020.

PREFERENZA PER LE GRANDI AZIENDE

In ambito azionario, gli esperti di Fidelity preferiscono mantenere, in questo contesto, una propensione per le aziende più grandi rispetto a quelle più piccole, privilegiando la qualità. “Non c’è solo il pericolo per una seconda ondata di casi di coronavirus ma anche la crescente probabilità di una conquista democratica del Congresso che potrebbe comportare un incremento delle imposte sulle aziende e della regolamentazione”, fa sapere Romain Boscher, Global CIO Equity di Fidelity International.

OPPORTUNITÀ NEL VALUE A BREVE E MEDIO TERMINE

Le storie di crescita secolare e a lungo termine, come la tecnologia mega cap e le azioni legate all’home working, hanno attratto gli investitori ripagandoli con performance straordinarie ma ora sono diventati spazi di investimento sovraffollati. In parallelo, le valutazioni del value rimangono, dal punto di vista storico, molto sacrificate rispetto al growth, e potrebbero offrire l’opportunità di sovraperformare a breve e medio termine. “Tuttavia, uno spostamento strutturale verso il value potrà materializzarsi solo in presenza di una crescita economica e dell’inflazione e con le variazioni dei tassi di interesse, che però restano difficili da valutare in questo scenario”, puntualizza Boscher.

REDDITO FISSO CON CARATTERISTICHE ESG DI ALTA QUALITÀ

Il suo collega, Steve Ellis, Global CIO, Fixed Income, nell’ambito del reddito fisso, afferma invece di essere alla ricerca di vincitori a lungo termine con caratteristiche ESG di alta qualità, convinto che possano essere meglio attrezzati per resistere agli shock futuri. Anche se questo, ammette l’esperto, potrebbe comportare il sacrifico di una qualche quota di guadagno a breve termine per un migliore profilo di rendimento a lungo termine.

FOCUS SULLE OBBLIGAZIONI LEGATE ALL’INFLAZIONE

Ellis, che si aspetta che i rendimenti sovrani continuino ad oscillare sui livelli attuali o inferiori, rivela una costante propensione positiva verso i titoli di Stato statunitensi ed europei core. È vero che offrono bassi rendimenti ma costituiscono una sorta di ‘polizza assicurativa’ contro gli eccessi dei rialzi delle attività rischiose. Inoltre, mentre ha ridotto l’esposizione ai titoli periferici europei (tornati al loro fair value), l’esperto obbligazionario di Fidelity segnala un’allocazione alle obbligazioni legate all’inflazione che dovrebbe offrire una certa protezione contro un eventuale aumento dei prezzi al consumo.

Amazon: ricevuto via libera da Antitrust Uk per entrare in Deliveroo

Il colosso dell’e-commerce Amazon ha ottenuto l’approvazione da parte dell’autorità della concorrenza del Regno Unito per entrare in Deliveroo, la piattaforma inglese di consegna di cibo, con una partecipazione del 16%. La decisione dell’Autorità per la concorrenza e i mercati inglese (CMA) arriva dopo una indagine di 15 mesi per verificare una possibile riduzione della concorrenza dopo i timori espressi dai rivali, tra cui Just Eat. Tuttavia, ha precisato l’antitrust inglese, se Amazon dovesse acquisire una quota di controllo in Deliveroo, scatterebbe un’ulteriore indagine da parte della CMA. Il titolo Amazon segna nel pre-market di Wall Street un progresso dello 0,6%

Mercati: godersi l’estate finché dura, bottone risk-on ancora acceso ma in autunno le insidie saranno tante

Con l’allentamento dei lockdown e il rimbalzo delle attività globali dall’inizio del secondo trimestre, le speranze di una forte ripresa hanno aiutato le attività a rischio ad avanzare ulteriormente nel mese di luglio. Lo si legge nell’Outlook mensile di Generali Investments a cura di Thomas Hempell, Head of Macro & Market Research. L’attuale situazione dei mercati ha avvantaggiato la posizione pro-rischio nei portafogli. Nonostante la recessione storicamente profonda, si legge nel report, con l’azionario globale (Msci World) ora quasi stabile rispetto all’inizio dell’anno ci sono preoccupazioni crescenti che i mercati stiano sottostimando i rischi.

In effetti, secondo Hempell, il forte aumento di nuove infezioni negli Stati Uniti e in Brasile sottolinea la persistente minaccia di Covid-19. Anche in Europa e in Asia, dove le politiche pubbliche sono state più efficaci, i casi di ripresa anticipano il rischio per l’emisfero settentrionale una volta che le persone inizieranno a incontrarsi più frequentemente in spazi chiusi questo autunno.
L’impatto economico e sui mercati della crisi Covid si dimostrerà molto prolungato. Una ripresa a forma di V rimarrà un’illusione estiva secondo il manager di Generali Investments. Dopo un rimbalzo iniziale, la ripresa perderà slancio, con le persistenti incertezze legate a Covid e l’elevata disoccupazione che grava sugli investimenti e sui consumi. Negli Stati Uniti, la ripresa del mercato del lavoro si è arrestata, con le richieste di disoccupazione che sono aumentate di nuovo per la prima volta da marzo, con la ripresa della pandemia. Neanche le incertezze della politica americana stanno aiutando, con il Congresso ancora in disaccordo sull’estensione o la sostituzione dell’integrazione temporanea al sussidio di disoccupazione (pari a 600 dollari a settimana). Nel frattempo, si legge nel report, gli attriti commerciali tra Cina e Stati Uniti si sono trasformati in un aperto conflitto diplomatico, con scarsi segni di distensione in vista delle elezioni presidenziali Usa a novembre.

Ancora prematuro rifugiarsi nei titoli sicuri

Nonostante le crescenti preoccupazioni sulla sostenibilità della propensione al rischio, secondo Hempell nascondersi in paradisi sicuri sembra ancora prematuro. Potrebbe essere necessario ripristinare i lockdown su base locale, ma in scala diversa rispetto alla scorsa primavera, essendo ora disponibili più strumenti per contenere il virus ed ampliate le capacità mediche.
Il sostegno della politica fiscale e monetaria rimane estremamente forte. Il manager di Generali Investments ritiene che il Congresso Usa potrebbe fornire un nuovo stimolo prima della pausa estiva (8 agosto). La Fed potrebbe inoltre diventare ancora più accomodante, se optasse per una qualche forma di average inflation targeting alla fine della revisione della sua strategia di politica monetaria, forse nel mese di settembre. Nel frattempo, l’incontro (virtuale) di Jackson Hole proporrà idee sul futuro della politica monetaria che ne accentueranno il bias accomodante. Il compromesso europeo, a lungo dibattuto, sul Recovery Fund di 750 miliardi di euro, inclusi 390 miliardi di euro stanziati come aiuti a fondo perduto, è un segnale particolarmente apprezzato dai leader dell’Ue nella direzione di una assistenza reciproca. Inoltre, si legge nel report, il sensibile calo del dollaro (quasi il 5% da metà maggio) è rassicurante soprattutto per le società maggiormente indebitate e i titoli sovrani nei paesi emergenti. Le valutazioni e il posizionamento degli investitori negli asset più rischiosi sono ora meno convincenti, ma ancora non esuberanti.

La posizione di Generali Investments

Mentre continuiamo a navigare sull’onda risk-on, Generali Investments si prepara a ridimensionare le posizioni in quello che pensa possa essere un autunno difficile. A quel punto il virus potrebbe essere più minaccioso e verrà meno l’idea di un recupero a forma di V. Anche il rischio politico aumenterà, con le elezioni statunitensi a novembre e la conclusione dei colloqui sulla Brexit in ottobre.
Complessivamente, Generali Investments mantiene una prudente inclinazione pro-rischio nei portafogli, principalmente attraverso un sovrappeso in titoli Eur Ig Credit con preferenza verso scadenze più lunghe, mentre sottopesiamo liquidità e titoli a breve scadenza. Allo stesso tempo, Generali Investments mantiene una minima posizione overweight anche sull’azionario. L’Usd si muove verso un’ulteriore fase di debolezza, anche se a una velocità molto più contenuta rispetto alle ultime settimane.

RIPARTENZA: scenario a V per la fiducia

Ma occhio alla velocità di circolazione della moneta. Uno scenario sempre più unico nella storia

Un grande rimbalzo degli indici PMI manifatturiero in ogni dove. Oggi è stata la giornata dove è stata ufficializzato il ritorno della fiducia nel mondo degli imprenditori. Non c’è dubbio che il sostegno pubblico ha dato una grossa mano e dopo il lockdown, era anche normale attendersi un forte rimbalzo della produzione, sia per andare a chiudere gli ordini pre Covid e sia perché magazzini sono stati svuotati (non su tutto) dal lockdown. Anche la nostra Italia rialza la testa.

(Teleborsa)  – “Il dato Pmi manifatturiero che sale al 51,9 per l’Italia è molto importante, perché certifica il massimo su 25 mesi e il passaggio da una fase recessiva a una espansiva”. Questo il commento del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli (…) “Con l’entrata a regime del Superbonus al 110% e dell’Ecobonus legato all’automotive – conclude Patuanelli – contiamo di dare un’ulteriore spinta alla manifattura e ai settori produttivi del Paese”.

Inutile sottolineare l’esagerato ottimismo di Patuanelli che è un atto dovuto, mirato appunto a tenere alto il morale della truppa. E poi butta acqua sul fuoco annunciando i vari bonus non di certo strutturali ma a sostegno nel breve termine del sistema. Anche l’Europa rialza la testa.

(…) Markit ha comunicato che la rilevazione finale dell’indice IHS PMI manifatturiero dell’eurozona nel mese di luglio si è attestato a 51,8 punti, in crescita dai 47,4 di giugno e migliore della rilevazione preliminare e delle attese, entrambe fissate a 51,1. (…)

Oltreoceano bene ma non benissimo visto che gli USA vanno sopra i 50 punti senza sorprendere.

(Teleborsa)  – Cresce l’indice dell’attività manifatturiera degli Stati Uniti, elaborato da Markit, segnalando il proseguimento della fase di recupero scattata alla fine del lockdown a dispetto della continua crescita dei contagi di Covid-19. Nel mese di luglio, l’indice PMI manifatturiero si è portato a 50,9 punti dai 49,8 del mese precedente, anche se risulta leggermente inferiore ai 51,3 del consensus.

E allora il mondo è ripartito? Assolutamente si, e fin qui nessuno lo può negare. E per certi versi era anche atteso visto il copioso sostegno del sistema. Il problema potrebbe essere il “dopo”, ovvero dall’autunno, quando si teme una nuova fase di difficoltà e dove sarà necessario un copioso impegno dei governi e delle banche centrali per tornare a sostenere tutto il sostenibile.Una cosa che ho notato in questo contesto è come è collassata la velocità di circolazione della moneta. Parliamo di USA, tanto per essere precisi. Ci tengo a precisare che la velocità di circolazione della moneta è la frequenza media con cui un’unità di moneta è spesa in uno specifico periodo di tempo.
Quindi possiamo tradurre il tutto in una relazione matematica tra l’attività economia e l’offerta di moneta.

Fonte: Wiki

Dalla formula diventa facile immaginare cosa stia capitando. Transazioni al lumicino ed offerta alle stelle. E difatti la velocità di circolazione della moneta è semplicemente collassata.

Un grafico che già conoscevamo e che si sta estremizzando. Sempre più moneta, sempre meno transazioni. Il New Normal passa da questa relazione che testimonia un mood sempre più estremo che ci sta portando in terre inesplorate

Boom Big Tech: Amazon trionfa con mix COVID-lockdown, Apple sfonda $400 e annuncia stock split

Tra le quattro Big Tech, quelle che sono riuscite sicuramente a vincere la sfida doppia del coronavirus-lockdown, sono sicuramente Apple e Amazon. E’ quanto risulta dai risultati di bilancio che i due colossi americani hanno pubblicato dopo la fine della sessione a Wall Street, insieme alle altre due Big Tech, Facebook e Alphabet, la holding a cui fa capo Google.  Se, a causa del Covid (e nel secondo caso anche per il boicottaggio che ha colpito la piattaforma), Google e Facebook rischiano di pagare cara la decisione delle aziende di tutto il mondo di tagliare i loro, budget pubblicitari,  Amazon ed Apple possono dire, per ora, di aver vinto la sfida contro gli effetti della crisi economica scatenata dalla pandemia. Amazon, anzi, ne ha più che beneficiato, visto che con l’obbligo di stare a casa scattato in diverse parti del mondo per frenare i contagi del virus, dunque con molti lavoratori costretti allo smart working, le spese online sono volate, sia per l’acquisto dei beni di prima necessità che per fare shopping di altri prodotti ‘passatempo’, visti i giorni confinati in casa.A vincere la sfida contro l’emergenza sanitaria ed economica è stata anche Apple, che ha tratto vantaggio dal lancio, ad aprile, delle forti vendite dell’iPhone SE ad aprile e dai miglioramenti che hanno interessato i mesi di maggio e giugno rispetto a quello di aprile, grazie all’allentamento delle misure di lockdown. Non solo: i numeri sono stati positivi anche per le divisioni iPad e Mac, che hanno beneficiato anch’esse del trend #Stayhome. E sarebbe solo l’inizio, visto che lo stesso AD di Apple, Tim Cook, ha detto che un’ulteriore risultato positivo dovrebbe essere assicurato dal ritorno degli studenti nelle scuole. In tempi di coronavirus, i dispositivi elettronici si sono rivelati sempre più un bene di prima necessità, imprescindibile per lavorare, studiare, comunicare con il mondo.I numeri di Amazon ed Apple sono stati così decisamente positivi: dal canto suo, il titolo Apple è salito nelle contrattazioni afterhours fino a superare la soglia dei $400, quota che non era stata mai superata durante le sessioni regolari di trading. L’azione ha beneficiato anche dell’annuncio di Tim Cook & Co, che hanno reso nota l’approvazione, da parte del cda, di una operazione di split azionario 4 a 1. Motivo: rendere i titoli “più accessibili a una gamma più ampia di investitori”. Cosa significa questo? Significa che, per ogni azione Apple che detengono, gli azionisti riceveranno tre azioni aggiuntive. SIgnifica anche che il titolo Apple diventa più accessibile a tutti coloro che non si trovano nelle condizioni di spendere 400 dollari circa per l’acquisto di una singola azione. E significa che Apple ha replicato la strategia adottata nel 2014, quando offrì agli azionisti uno split azionario 7 a 1. All’epoca, il titolo Apple era scambiato al di sopra di $600: ciò comportò che ogni azione, a seguito dello stock split, ebbe un valore di circa 92 dollari.
Con l’operazione di frazionamento azionario annunciata ora, pari a 4 a 1, Apple consentirà ai potenziali investitori di acquistare una sua azione a circa 100 dollari, a seconda del valore attorno a cui il titolo oscillerà alla fine di agosto. Le azioni verranno distribuite agli azionisti alla fine della sessione del prossimo 24 agosto, mentre il trading su base split-adjusted inizierà il prossimo 31 agosto. In realtà questo è il quinto split lanciato dal colosso. Ancora prima del 9 giugno del 2014, Apple lanciò uno stock split di 2 a 1 il 28 febbraio del 2005; di 2 a 1 il 21 giugno del 2000 e sempre di 2 a 1 il 16 giugno del 1987.L’analista di CFRA Angelo Zino ha commentato la notizia affermando che l’operazione “aiuterà a sostenere la liquidità (di Apple) e ad attrarre nuovi investitori.
Intanto, insieme ad Amazon, Apple si conferma sempre più un colosso destinato a diventare una $2 trillion company (così come anche Microsoft). La capitalizzazione di mercato di Apple è pari a $1,6 trilioni (dopo un rialzo del titolo da inizio anno superiore a +30%); quella di Amazon oscilla attorno a $1,5 trilioni (rialzo del titolo da inizio anno +65% oltre i 3.000 dollari; quella di Microsoft (titolo +29% da inizio anno a 203 dollari) si aggira si aggira anch’essa sugli $1,5 trilioni.
“Quando la crescita è scarsa, la gente paga di più per averla – ha commentato
Don Townswick, direttore della divisione di strategia sull’azionario presso Conning, stando a quanto emerge da un articolo recente della CNN – E questo è un contesto dove da anni la crescita è bassa…più o meno dalla crisi finanziaria del 2008″.
Detto questo i dubbi sul pericolo bolla vanno avanti da parecchio:
“Queste sono società grandiose, ma i prezzi nel lungo termine contano, e le azioni che dominano il Nasdaq sono costose – aveva fatto notare in un report recente Katie Nixon, responsabile della divisione di investimenti Northern Trust Wealth Management, ricordando che sia Microsoft che Apple sono scambiati a un valore superiore a 25 volte gli utili attesi per l’anno prossimo, a fronte del valore 60 volte tanto gli utili attesi di Amazon, un valore “bestiale”.
Intanto, il colosso fondato da Jeff Bezos, ovvero Amazon, può per ora continuare a brindare, dato che, nel primo trimestre, le vendite del gigante dell’e-commerce sono cresciute così velocemente da permettere al colosso di archiviare il secondo trimestre con utili record. I profitti si sono attestati, di fatto, a $5,2 miliardi, o $10,30 per azione, raddoppiando quasi rispetto dai $5,22 dell’attivo per azione dello stesso periodo dello scorso anno e testando il record su base trimestrale.
Tutto merito del fatturato, balzato del 40% dai $63,4 miliardi del secondo trimestre del 2019, fino a $88,9 miliardi, ben al di sopra dello stesso outlook di Amazon, che aveva previsto un giro d’affari compreso tra $75 e $81 miliardi.
Gli analisti, in media, avevano previsto utili per $1,48 per azione su un fatturato di $81,45 miliardi.
Il gruppo ha reso noto che il giro d’affari della divisione dell’e-commerce è balzato, in particolare, del 47,8% da $31,05 miliardi a $45,9 miliardi, meglio dei $39,89 miliardi attesi dal consensus.

Coronavirus e altre incognite: Pictet consiglia prudenza

Pictet AM invita a un approccio strutturalmente cauto per il resto del 2020 per una serie di fattori di incertezza, dalle presidenziali Usa agli sviluppi del contagio

Dopo le sorprese positive delle banche centrali i mercati si avviano a percorrere quello che resta del 2020 in un clima dominato da molte incertezze. Prima la BCE aveva sorpassato le aspettative, annunciando a giugno 600 miliardi di euro di acquisti aggiuntivi nell’ambito del PEPP, mentre la Fed, pur in presenza di dati macro in netto miglioramento, dall’occupazione alle vendite al dettaglio ben superiori alle attese, e di forte recupero dei mercati, aveva deciso di mantenere la politica estremamente accomodante per un periodo prolungato. Quindi nessun rialzo dei tassi almeno fino a fine del 2022 e, se necessario, misure di stimolo ulteriori, fino al ritorno della piena occupazione e di un’inflazione stabilmente sopra il 2%.

EVOLUZIONE MOLTO VARIEGATA DEL CONTAGIO

Ora tuttavia, rileva Pictet AM nell’aggiornamento mensile sulla strategia di investimento a cura di Andrea Delitala, Head of Investment Advisory, e di Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager, il tema dominante resta l’evoluzione della pandemia e le ricadute a livello regionale e globale sulla ripartenza delle attività economiche. I progressi sono evidenti in alcune aree, come Europa, Australasia e Canada, e difficoltosi in altre, come USA e Russia, con dati preoccupanti che arrivano da alcuni paesi emergenti, con Brasile e India in testa. Per ora, rilevano gli esperti di Pictet AM, i progressi sul fronte sanitario consentono ai mercatidi ridimensionare i rischi economici legati alla possibilità di nuovi lockdown generalizzati.

L’INCOGNITA DELLE PRESIDENZIALI USA

Ma, avvertono Delitala e Piersimoni, la gestione inefficace della crisi sanitaria negli Stati Uniti rafforza non solo la probabilità di vittoria alle presidenziali di novembre del democratico Joe Biden, ma anche quella di un contemporaneo controllo democratico di tutto il Congresso, uno scenario da cui sarebbe lecito aspettarsi maggiori tasse sulle imprese e una ri-regolamentazione, in particolare nei settori finanziario, energetico e sanitario, i più a rischio da una mancata rielezione del Presidente Trump.

DIFFICILE LETTURA DELLE VALUTAZIONI

Nel contesto attuale, secondo i due esperti di Pictet AM, l’aspetto valutativo è di difficile lettura e di limitato supporto nelle decisioni di investimento, vista l’estrema volatilità e dispersione nelle previsioni degli utili. Per questo, più che a forti scommesse direzionali, Pictet AM si affida ora, in maniera più importante, a scelte di secondo livello e di valore relativo.

MEGLIO UN APPROCCIO STRUTTURALMENTE CAUTO

In prospettiva, per la parte restante dell’anno, Delitala e Piersimoni ritengono giustificato mantenere un approccio “strutturalmente cauto”, in un contesto di rischio asimmetrico tra potenziale di apprezzamento e quello di rischio correttivo per i listini azionari. Alle incertezze perduranti, e possibilmente crescenti nella stagione autunnale, legate alla pandemia e alle elezioni americane, si sommano infatti i molteplici rischi geopolitici che si stanno accumulando all’orizzonte, fra i quali quello fra Stati Uniti e Cina è al momento, il più visibile ma non certo l’unico.

Effetto COVID, crollo ‘titanico’ del Pil Usa: -32,9% nel II trimestre. America sotto shock: Trump medita rinvio elezioni Usa

Il tonfo era ampiamente atteso, in misura anche maggiore: ma ciò non ha impedito alla stampa Usa di parlare di “crollo titanico del Pil Usa”.  L’esplosione della pandemia COVID-19 e le conseguenti misure di lockdown resesi necessarie per arginare i contagi hanno portato il prodotto interno lordo americano a crollare, nel secondo trimestre, al tasso annualizzato del 32,9%, al ritmo più forte di sempre in un trimestre. Il dato è stato comunque lievemente migliore delle attese, visto che gli analisti avevano pronosticato una caduta fino a -35%.  Da quando il governo ha iniziato a seguire il trend dell’economia dalla Seconda Guerra Mondiale,  nei momenti più bui degli Stati Uniti il Pil non si era mai contratto più del 10%.Le stelle non sono certo allineate per Donald Trump nell’anno dell’Election Day, tanto che da un suo tweet emerge ora che il presidente americano starebbe pensando a posticipare le elezioni presidenziali Usa a causa del coronavirus. Così il tweet in lingua originale:“”With universal mail-in voting (not absentee voting, which is good), 2020 will be the most inaccurate & fraudulent election in history. It will be great embarrassment to the USA. Delay the Election until people can properly, securely and safely vote???”Ovvero, “con il sistema di votazione per posta le elezioni 2020 sarebbero le più inaccurate e fraudolente della storia. Sarebbe un grande imbarazzo per gli USA. Rimandare le elezioni fino a quando la gente potrà votare in modo appropriato e sicuro?”.
Tornando al Pil Usa, a rendere la pillola meno amara è la convinzione degli analisti, supportata anche da altri dati, che l’economia non solo Usa ma anche globale ha toccato il fondo nel secondo trimestre. Nel caso degli States, l’attività economica dovrebbe aver iniziato a risalire la china già a metà maggio, dopo la contrazione severa del periodo compreso tra aprile e giugno. Nelle ultime settimane, tuttavia, ha iniziato a serpeggiare la sensazione che la ripresa dell’econbomia si confermerà più debole delle attese: d’altronde, i casi di coronavirus nel paese continuano a salire, milioni di americani sono rimasti ancora in mezzo alla strada, dopo essere stati licenziati, migliaia sono le attività costrette a chiudere i battenti e molte di quelle che sono rimaste operative vanno avanti a ritmi decisamente ridotti rispetto al passato, in quanto la domanda è ancora tiepida.
Non per niente, le spese per consumi, che rappresentano il principale motore dell’economia Usa, sono scivolate del 34,6%.
Forte è stata la caduta soprattutto nei servizi – settori viaggi, turismo, prestazioni mediche, ristorazione e simili – , pari a -43,5%.  Giù anche le spese per le famiglie per l’acquisto di beni, scese comunque in misura minore, pari a -11,3%. La performance negativa è stata compensata dai maggiori acquisti di beni per la casa, visto il boom dei lavoratori che hanno lavorato in smart working, ovvero da casa. Ma il divieto di uscire, più o meno severo a seconda del momento in cui le misure di contenimento sono state lanciate, ha reso meno necessari gli acquisti di articoli di abbigliamento, i rifornimenti di benzina e molti altri beni considerati non essenziali.
Tonfo anche per gli investimenti delle aziende, precipitati a livelli record sulla scia della decisione delle imprese di congelare o tagliare le spese. Il risultato è stato che le spese per la costruzione di infrastrutture come per le trivelle per l’estrazione del petrolio hanno segnato un crollo del 35%, a fronte del -37,7% delle spese per attrezzature. In entrambi i casi le flessioni sono a livelli record. Male anche i livelli delle scorte, scesi al ritmo annualizzato di $234,6 miliardi, rispetto al calo di $80 miliardi del primo trimestre.

Pil Usa crolla del 32,9% su base annualizzata, tonfo peggiore di sempre

Nel secondo trimestre del 2020 il prodotto interno lordo degli Stati Uniti è crollato del 32,9% su base annualizzata, lievemente meglio del -34,5% atteso dal consensus, ma al ritmo più forte di sempre. Nel primo trimestre, la contrazione del Pil era stata del 5%. Scomponendo il dato, emerge che i consumi personali sono capitolati del 34,6%, mentre l’indice dei prezzi è scivolato del 18% rispetto al dato invariato atteso.

Bce: ‘azionario euro in recupero con PEPP, ma rischi nuove correzioni con taglio outlook utili’

“A causa delle aspettative sulle ricadute economiche della diffusione mondiale del coronavirus (COVID-19) e alla considerevole incertezza a essa associata, i corsi azionari nell’area dell’euro sono scesi di oltre il 30 per cento da febbraio a metà marzo 2020”. E’ quanto si legge nel bollettino economico della Bce, appena reso noto.“Con l’annuncio del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP), i prezzi delle azioni nell’area dell’euro hanno registrato una tendenza al rialzo, i mercati hanno parzialmente recuperato i normali livelli di funzionamento, e i differenziali denaro-lettera hanno mostrato un netto calo – ricorda ancora il bollettino della Bce.Viene rilevato che “la principale motivazione alla base della risalita dei corsi azionari è la ripresa della propensione al rischio che, come si evince dalla scomposizione effettuata con un modello di sconto dei dividendi (Dividend Discount Model, DDM), sembra aver più che compensato il calo delle aspettative sugli utili”.Detto questo, la Bce fa notare che, “oltre alle aspettative a più lungo termine sulla crescita degli utili, anche le previsioni sugli utili per azione (earnings per share, EPS) continuano a essere revisionate al ribasso sugli orizzonti più lunghi. A metà marzo del 2020 il profilo delle previsioni trimestrali sugli utili ricavate dalle indagini continuava a evidenziare una chiara ripresa ‘a forma di V’, nonostante la debolezza della redditività realizzata nel primo trimestre dell’anno. Gli analisti prevedevano una rapida ripresa già a partire dal secondo trimestre dell’anno, su attese di un graduale allentamento delle misure di lockdown. Da allora, nonostante l’annuncio del PEPP, le aspettative a medio termine sugli utili hanno continuato a essere riviste al ribasso, anche se nello stesso periodo i corsi azionari nell’area dell’euro hanno registrato una ripresa”.La Bce non esclude il rischio di nuove correzioni dell’azionario, prendendo in considerazione alcuni parametri:“I rischi di nuove correzioni dei corsi azionari nel prossimo futuro rimangono significativi, come evidenzia la struttura per scadenza del premio per il rischio azionario (ERP). La stima dell’ERP a partire dai prezzi delle opzioni su orizzonti compresi tra 1 e 24 mesi evidenzia una struttura a termine positivamente inclinata in momenti di congiuntura economica e finanziaria favorevole ‒ come osservato in lieve misura nel febbraio 2020 ‒ e negativamente inclinata nei periodi di tensione finanziaria, per effetto dei rischi di ingenti perdite finanziarie nell’immediato futuro. Infatti, nel momento immediatamente precedente l’annuncio del PEPP, l’ERP sull’orizzonte di un mese è aumentato in modo repentino toccando il 30 per cento circa. Nonostante il significativo calo registrato da quel momento, l’ERP si mantiene ancora ben al di sopra dei livelli osservati a febbraio su tutti gli orizzonti, mostrando una inclinazione ancora negativa della struttura per scadenza”.“Anche altre misure basate sulle opzioni continuano a registrare livelli elevati dell’incertezza e delle masse di probabilità nella coda sinistra della distribuzione (left tail risk) dei rendimenti attesi. La distribuzione neutrale al rischio dei rendimenti attesi dagli investitori può essere ottenuta tramite i prezzi delle opzioni. Poiché i contratti di opzioni con diverse scadenze vengono negoziati a un dato momento nel tempo, essi consentono di ricavare una struttura per scadenza della distribuzione neutrale al rischio dei rendimenti attesi dagli investitori. Tra febbraio e la fine di marzo 2020 si è osservata una sostanziale riduzione del rischio negativo (‘left tail risk’) rispetto al rischio positivo (‘right tail risk’), come implica la diminuzione del coefficiente di asimmetria (skewness) della densità neutrale al rischio ricavata dai prezzi delle opzioni sull’indice Euro Stoxx 50. Già all’inizio di febbraio, prima della diffusione dell’epidemia di COVID-19 in Europa, i mercati delle opzioni evidenziavano un forte sbilanciamento verso il rischio negativo a due/tre mesi, con una successiva riduzione. In seguito alla correzione dei mercati azionari, i rischi negativi e positivi, per i mesi a venire, sono divenuti più bilanciati. Ciò è dovuto al fatto che gli investitori hanno iniziato ad attribuire maggior valore all’ipotesi di un’ulteriore ripresa dei prezzi (accrescendo la probabilità della coda destra rispetto a quella della coda sinistra) ed è in linea con la riduzione dell’ERP registrata a partire dal culmine della pandemia. Tuttavia, in seguito al recente flusso di notizie negative per l’economia e ai timori di una rinnovata diffusione del virus, la distribuzione neutrale al rischio è rimasta fortemente asimmetrica verso sinistra in prospettiva storica. Inoltre l’incertezza, come indica la varianza delle distribuzioni, rimane su livelli elevati”.

Debolezza in Europa, partenza in calo: oggi test Pil tedesco ed Usa

I mercati europei iniziano la seduta odierna in calo in una giornata densa di appuntamenti. Dopo un avvio misto, gli indici europei si muovono ora tutti in calo: il Dax cede lo 0,86%, mentre il Cac40 e il Ftse 100 lasciano sul terreno rispettivamente lo 0,4% e lo 0,14 per cento. Dopo la due giorni di meeting, la Fed ha mantenuto invariati i tassi sui Fed funds nel range compreso tra lo zero e lo 0,25% (come da attese) ed ha garantito che utilizzerà tutto il suo ampio ventaglio di strumenti agendo in modo adeguato per sostenere l’economia Usa. Il Fomc ha poi precisato che il trend dell’economia a stelle e strisce dipenderà in modo significativo dagli sviluppi del coronavirus. Intanto proprio oggi, nel pomeriggio, c’è l’importante test del Pil annualizzato Usa relativo al secondo trimestre 2020. Attesa anche per i conti di alcune big tech Usa del calibro di Amazon e Apple che annunciano i risultati trimestrali dopo la chiusura di Wall Street.

Usa: Federal Reserve lascia tassi fed funds invariati: ‘economia dipenderà da sviluppi coronavirus

La Federal Reserve di Jerome Powell ha lasciato i tassi sui fed funds invariati nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%, come da attese. La decisione è stata presa all’unanimità dal Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, che ha reso noto che il trend dell’economia americana dipenderà in modo significativo dagli sviluppi del coronavirus. La crisi attuale, ha aggiunto, peserà in modo significativo sull’attività economica, sull’occupazione e sull’inflazione nel breve periodo. Certo, ha precisato il Fomc, l’economia e l’occupazione sono in qualche modo migliorati negli ultimi mesi. Ma i loro livelli rimangono ben al di sotto di quelli di inizio anno, prima dell’emergenza del coronavirus COVID-19.

Market mover: l’agenda di mercoledì 29 luglio

Market mover di giornata è la riunione della Fed. Alle 20 ore italiane viene pubblicato il comunicato ufficiale contenente le decisioni della banca centrale Usa in tema di politica monetaria. Dalle 20.30 in poi inizia la conferenza di Jerome Powell. In attesa dell’ultimo meeting prima della pausa estiva, gli analisti non si attendono novità sul fronte tassi.

A luglio rallenta la ripresa dei mercati, quadro più vulnerabile e molto incerto

Seduta prudente a Piazza Affari, come in tutta Europa. Il Ftse Mib perde oltre mezzo punto percentuale in area 19.700 punti. I mercati guardano alla riunione della Fed, con le decisioni sui tassi attese per stasera. Non dovrebbero arrivare novità di rilievo, ma secondo gli esperti l’istituto guidato da Jerome Powell potrebbe rafforzare la propria forward guidance.Tutto sommato, il mese di luglio ha visto mercati azionari globali ancora in crescita con le Global Equities che sono salite del 5,8%. Lo si legge nel Monthly report di Equita, secondo cui il rialzo è stato guidato da una serie di notizie positive soprattutto dall’Europa, in grado di compensare il riemergere delle tensioni Usa-Cina e l’aumento della curva dei contagi-Covid. L’evento più importante del mese, sottolinea Equita, è stato l’accordo dei leader Eu sul Recovery Fund, con gli elementi fondamentali della proposta della Commissione Eu di fine maggio rimasti quasi intatti.“A nostro avviso – scrive Equita – l’accordo sul Recovery Fund rappresenta un passo importante verso una maggior integrazione dell’Europa, elimina un tail-risk e fornisce uno stimolo economico importante in una fase di crisi. Nel breve l’accordo potrebbe continuare a sostenere maggiori flussi in Europa rispetto all’Usa, e consentire una riduzione del premio per il rischio, anche se riteniamo che in gran parte il mercato lo abbia anticipato. Dalla proposta franco-tedesca di metà maggio il Ftse Mib è infatti salito di oltre il 20%”.Sul fronte cambi, nell’ultimo mese il dollaro ha subito un forte indebolimento, con l’euro/dollaro che è arrivato a oltre 1,17 (da 1,12 del mese scorso e quasi +10% dai minimi di marzo). Secondo Equita, “un ulteriore rafforzamento della moneta unica rischia di rallentare la ripresa economica in atto in Europa, penalizzando in particolare i settori legati alle esportazioni verso il Nord America”.

Portafoglio invariato, privilegiati i settori difensivi

“Nel nostro portafoglio raccomandato abbiamo mantenuto invariato l’ammontare investito, restando sottopeso rispetto al benchmark (92% rispetto peso neutro del 95%) anche se in misura decisamente inferiore rispetto ai mesi precedenti”. Lo scrive Equita nel Monthly report di luglio.
“Continuiamo a privilegiare i settori più difensivi ed esposti ai temi di investimento che saranno finanziati dai piani europei (Utilities, Telecom, Healthcare). L’intensità della ripresa ci sembra ancora troppo fragile per suggerire posizionamenti aggressivi su banche o industriali, mentre riteniamo che il mercato stia guardando con eccessivo ottimismo alla velocità di recupero dell’attività. Inoltre, ci dirigiamo verso un periodo stagionalmente caratterizzato da minor liquidità e quindi più vulnerabile, in quadro caratterizzato ancora da molta incertezza e con valutazioni tornate sui livelli pre-virus”, conclude Equita.

Cala la fiducia dei consumatori, WallStreet scende

L’indice S&P500 (SP500) e il Nasdaq di Wall Street sono in calo dello 0,5%.

Oggi inizia la riunione del Federal Open Market Committee, il soggetto presieduto dal governatore Jerome Powell che definisce le linee guida della politica monetaria della banca centrale degli Stati Uniti. Il consensus non si aspetta grandi novità in arrivo domani dalla conferenza stampa che segue la pubblicazione del comunicato, ma il momento è comunque delicato perché un aggettivo sbagliato potrebbe essere interpretato come l’avvio di un ripensamento, per quest  scende la propensione al rischio.Il Treasury Note a dieci anni (ZN) si rafforza a 0,58%, – 2 punti base. 
Ieri sera al Senato degli Stati Uniti, i repubblicani hanno presentato un nuovo piano di stimolo all’economia da 1.000 miliardi, base di partenza per il negoziato con i democratici, i quali, alla Camera, hanno approvato un loro piano da 3.500 miliardi di euro. Facendo proprie le indicazioni della Casa Bianca, il provvedimento taglia di circa due terzi i sussidi di disoccupazione, dagli attuali 600 dollari la settimana, a 200 dollari. Ma nulla cambia per quanto riguarda l’assegno di assistenza in vigore da questa primavera: una famiglia composta da due genitori e due figli, con introiti annui sotto i 75.000 dollari, continuerà a ricevere ogni mese 3.400 dollari: 2.400 per gli adulti e 500 per i minori.  Nancy Pelosi, leader dei democratici, ha detto che si tratta di un piano “penoso”: gli osservatori sono scettici sulla possibilità di un’intesa a breve tra i due partiti.

I dati macroeconomici diffusi oggi invitano alla cautela, l’indice sulla fiducia dei consumatori elaborato da Conference Board scende in luglio 92,6 da 98,3 di giugno, il consensus si aspettava un calo a 95.

WALL STREET: semplice temporale estivo?

La settimana scorsa si parlava della possibile correzione che si pensava alle porte. Ma già subito dall’ultimo COT Report notiamo che le mani forti proprio non ne vogliono sapere di mollare l’osso.  Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno registrato una salutare pausa di riflessione. A dire il vero, c’erano molti elementi che la lasciavano presagire. Gli investitori non sono infatti stupidi, come credono invece in tanti, e penso si stiano interrogando su quanto accaduto negli ultimi mesi e su cosa ci attenda negli anni a venire. In particolare, il punto centrale dell’attenzione, credo sia, in questo momento, focalizzato sulle sorti del dollaro Usa che, negli ultimi 4 mesi, ha stornato in maniera inattesa ed alquanto significativa. Cosa vuol dirci, cosa ci preannuncia questo incipiente deprezzamento della valuta americana ? E’ un interrogativo, a mio avviso, d’estrema importanza, che potrebbe celare un importante e strategico mutamento di scenario. Personalmente, è da qualche settimana che è al centro del mio interesse. Vorrei, di conseguenza, esprimere qualche mia riflessione in merito. Come ben sapete, è ormai da oltre un decennio che il mondo e l’economia globale vive in un contesto tendenzialmente deflazionistico. Un contesto che ha avuto ed ha un vincitore indiscusso, ovverossia la Cina, che è ormai divenuta la protagonista principe dell’economia globale. E’ del tutto naturale che in Occidente, e negli Usa in particolare, non s’accetti supinamente tale situazione. Trump, negli ultimi anni, ha tentato di arginare la straripante forza dell’economia cinese imponendo dazi alle merci provenienti dall’ex impero celeste, ma non ha ottenuto grandi risultati. Poi  è arrivato il covid19, e lo ha etichettato polemicamente come il “ virus cinese “. Negli ultimi giorni, invece, assistiamo alla chiusura di consolati e sedi diplomatiche. Iniziative del tutto pretestuose, che sul piano economico non modificano affatto i termini della contesa geopolitica. A livelli più sofisticati del pensiero di Trump, che tra qualche mese potrebbe non essere più alla guida dell’America, c’è invece, credo, chi pensa ed ipotizza che per competere e battere il gigante asiatico, bisogna innanzitutto distruggere lo scenario ( deflazionistico ) in cui esso si è man mano sviluppato ed affermato. Non è un caso, a mio avviso, che dopo il covid19, assistiamo, non solo negli Usa, ma finanche nella recalcitrante Europa, ad un incremento esponenziale della spesa governativa. Aumento di spesa che ha immediatamente avuto un effetto sul piano valutario, innescando un rapido e repentino deprezzamento del dollaro. Fenomeno che potrebbe, peraltro, proseguire ed accelerare,  perché il Congresso Usa sta per approvare ulteriori misure di sostegno in favore di imprese e famiglie. Una partita quella intrapresa, dall’esito tutt’altro che scontato, e certamente non facile. Ma, non s’intravvedono altre alternative. Continuare, infatti, a giocare sullo stesso tavolo di gioco dell’ultimo decennio, porterebbe ad un risultato già ampiamente scritto e prevedibile, ossia consegnare alla Cina, ed all’Asia in generale, il dominio e la supremazia dell’economia e del Mondo nei decenni a venire.Ciò detto, non anticipiamo troppo i tempi, ed esaminiamo cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, come già accennato, continua velocemente a deprezzarsi, nell’ultima ottava cede addirittura l’ 1,57 % e retrocede a quota 94,43. Le commodities, che dovrebbero trarre vantaggio dal calo del dollaro, rimbalzano, ma non in maniera eclatante. Lievitano, infatti, solo dello 0,93 % in termini reali, e denotano ancora delle difficoltà nella ripresa dell’economia reale. Difficoltà confermate anche dal settore obbligazionario. I rendimenti del bond decennale americano, arretrano infatti di altri 3 bps, e retrocedono a quota 0,59 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, invece, lievitano di 1 bp, e raggiungono quota 0,15 %. L’inclinazione della yield curve Usa pertanto si riduce ulteriormente, a 44 bps, e non lascia ancora intravvedere una rapida ripresa dell’ economica Usa. Il mercato azionario, infine, come detto, si prende un pausa e riflette su quanto le accade intorno. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, cede infatti appena lo 0,28 % e si stabilizza a quota 3.215,63 punti.Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : + 21.295

Large Traders :  – 10.665

Small Traders : – 10.630

Si riconferma, ed un po’ a sorpresa, si rafforza nuovamente, la configurazione rialzista del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state infatti pari a 7.206 contratti. In particolare, i Large Traders, contrariamente alle nostre attese, interrompono la loro fase d’acquisto, cedono invece l’intero lotto dei 7.206 contratti long, non invertono la loro posizione, e restano Net Short. I Commercial Traders, invece, non lasciano loro il testimone, acquistano anzi altri 1.782 contratti long, e consolidano la loro precedente posizione, che resta ancora e significativamente Net Long. Gli Small traders, infine, dopo lungo tempo si mostrano meno pessimisti, acquistano infatti i residui 5.424 contratti long e riducono alquanto la loro precedente e pesante posizione Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, come già accennato, ci hanno un po’ sorpreso. Pensavamo infatti di andare incontro ad un passaggio di testimone tra Large e Commercial traders. Ed invece, dobbiamo constatare che le Mani Forti non sono ancora di questo avviso. Evidentemente ritengono la situazione non ancora sufficientemente stabilizzata, per lasciare il mercato in mano ad altri operatori. Ciò è da leggere indubbiamente con favore da parte degli investitori. La presa e l’influenza dei Commercial sul mercato è infatti storicamente ben più solida e forte di quella che assicurerebbero i Large traders. Molto probabile pertanto che, anche in quest’estate alquanto torrida, non assisteremo allo storno tanto invocato dagli ormai, credo, esausti e sfiniti ribassisti. Confermo pertanto, con accresciuta fiducia, la mia view positiva, sull’andamento prossimo venturo dei mercati e delle quotazioni azionarie.

Sell su dollaro su tensioni Usa-Cina e a Capitol Hill, paura COVID: oro batte tutti i record, brindano ETF

Paura coronavirus – più di 16 milioni di contagi in tutto il mondo -, tensioni Usa-Cina, incertezza sull’esito delle elezioni presidenziali Usa e, ancora prima, incertezza sul nuovo pacchetto di stimoli all’economia americana, su cui il Congresso degli Stati Uniti è chiamato a esprimersi. Ce n’è abbastanza per avallare la convinzione degli investitori secondo cui, di questi tempi, è meglio puntare sul bene rifugio per eccellenza, ovvero sull’oro.
E così l’oro ruba la scena, beneficiando anche dell’effetto traino del continuo calo del dollaro, che permette all’euro di salire fino a $1,17, al valore più alto degli ultimi 22 mesi. Lo US dollar viaggia ai minimi dal settembre del 2018, snobbato anche dai fondi speculativi che – stando ai dati del CFTC – preferiscono scommettere sulla moneta unica, anche per effetto dell’accordo sul Recovery Fund, concordato tra i leader europei lo scorso 21 luglio.Le posizioni long sull’euro sono aumentate infatti – la scorsa settimana – di 14.000 posizioni, a 125.000 unità, rispetto alle 111.000 della settimana precedente. L’incremento porta il totale delle scommesse rialziste sull’euro a volare al record dall’aprile del 2018 e più vicino al massimo delle posizioni long degli ultimi 10 anni, a quota 151.000.Risultato: il mix di tutti questi fattori porta l’oro a volare fino a $1.943,9275, oltre il record precedente testato nel settembre del 2011. (riferimento al contratto spot).
Acquisti anche sui contratti futures sull’oro, in rialzo dell’1,54% a $1.926,70.

Secondo Vivek Dhar, analista di Commonwealth Bank of Australia, oltre alla debolezza del dollaro è  il calo dei tassi decennali reale dei Treasuries Usa a condizionare il trend del metallo prezioso, confermandosi “il driver più importante”. I tassi si aggirano attorno allo 0,5856%.
“La relazione inversamente proporzionale tra i tassi reali Usa a lungo termine e i futures sull’oro ha tenuto piuttosto bene nel lungo termine. Questo perchè, quando i tassi reali Usa salgono, l’oro diventa meno appetibile rispetto agli strumenti finanziari Usa che danno interessi, visto che si tratta di un asset che non dà rendimenti (ed è vero anche, ovviamente, il contrario, ovvero quando i tassi reali scendono, le quotazioni dell’oro salgono, come sta avvenendo ora”.
Per Dhar, che è analista della divisione mineraria e commodities energetiche di Commonwealth Bank of Australia, “il calo dei tassi reali (che si sta verificando in queste ultime sessioni) è scatenato principalmente dall’aumento delle aspettative sull’inflazione a 10 anni“. (che stanno aumentando, sulla scia degli interventi record lanciati dalla Federal Reserve di Jerome Powell.
Dunque, aspettative di inflazione più alte = oro più appetibile.
Sempre a proposito di inflazione Usa, di recente l’analista Jim Grant – che ha rivelato di essere bullish su oro e sui titoli del settore minerario – si è così espresso:
La Fed vuole che noi crediamo che non ci sarà inflazione, ma per me l’incognità è enorme. In America stiamo assistendo alla crescita di moneta più veloce mai avvenuta in tempi di pace. In più, viviamo in un mondo di tassi di interesse ai minimi record degli ultimi 4000 anni”.
Ma ci sono ovviamente altri fattori che stanno scatenando la febbre dell’oro, come le tensioni tra democratici e Repubblicani Usa in merito a un nuovo pacchetto di stimoli Usa per rivitalizzare l’economia.
E’ vero che ieri il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin ha annunciato che i repubblicani hanno finalizzato una proposta di nuovi stimoli economici da $1 trilione circa, affermando di sperare in un supporto bipartisan al Congresso. Tuttavia, come fa notare la responsabile economista di Jerreries, Aneta Markowska, esiste “ancora un grande gap tra i Repubblicani e i Democratici, specialmente riguardo ai sussidi di disoccupazione e sugli aiuti statali e locali. Colmare il gap richiederà probabilmente più di una settimana, il che significa che è improbabile che un accordo venga raggiunto prima del 31 luglio”.
E che dire delle rinfocolate tensioni tra Usa e Cina?, con lo scontro passato dalla guerra dei dazi a, come ha fatto notare qualcuno, alla guerra dei consolati? Duro l’attacco del segretario di stato Usa Mike Pompeo, che ha detto nei giorni scorsi che Pechino rappresenta una minaccia alla libertà e all’economia, e che la Cina ha fallito nel frenare la diffusione del virus.
A queste si sono aggiunte dichiarazioni più pesanti: Pompeo ha invitato il “mondo libero a trionfare su questa nuova tirannia”, riferendosi alla Cina. E ancora, parlando dalla libreria presidenziale di Richard Nixon di Yorba Linda, California: “Oggi la Cina sta diventando sempre più autoritaria, e più aggressiva nelle sue ostilità contro la libertà. Se il mondo libero (free world) non cambierà la Cina comunista, la Cina comunista cambierà noi”. Per non parlare del fatto che Pompeo ha ricordato anche la ‘profezia’ di Nixon su una Cina- Frankenstein.
Quali che siano i motivi del balzo dell’oro, gli ETF concentrati sul metallo prezioso ne stanno sicuramente beneficiando.Ma anche quelli sull’argento.
Tra i grandi il Global X Silver Miners ETF SIL ha incassato nel mese di luglio più del 25%, e si appresta a concludere il suo quarto mese migliore nella sua storia decennale. Occhio al tweet dell’analista Holger Zschaepitz, da cui emerge che le partecipazioni detenute negli ETF dell’oro sono balzate al record di sempre, a 3321 tonnellate. E continua per l’appunto anche la febbre sull’argento, che inizia la settimana balzando del 6% e superando la soglia dei $24 la tonnellata, al valore più alto degli ultimi 6 anni e mezzo

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