All Summer Long ?

Eccoci a un appuntamento utile a fare il punto della situazione in prossimità delle Trimestrali USA oramai prossime :

All Summer Long ?


Quale titolo migliore  di All Summer Long poteva ispirarci per questo articolo , una nota canzone Yankee e questo periodo dei Mercati ?

Abbiamo messo il punto di domanda perchè i Mercati sono imprevedibili (forse o almeno così ci dicono , siccome sono in tanti a dirlo e pensarla così e per evitare che lo diventino proprio da questo Lunedì , abbiamo “scaramanticamente” messo il punto di domanda così accontentiamo tutti ).

Si scherza ovviamente.


Dopo avere superato indenni Maggio , Giugno e quasi la metà di Luglio ( questo nonostante previsioni di forti correzioni in arrivo per gli Indici Mondiali siano state al centro dell’attenzione proprio nello stesso periodo da parte di molti .di cui al momento pero’ -non c’è traccia sui grafici maggiori ) abbiamo visto centrare alla perfezione i targets di due analisi rialziste di SFI TRADING ADVISOR.

Standard and Poor 3046,4 MIDPOINT

The Italian Wolves and the Shark of Wall Street


Abbiamo così visto un Giugno positivo sui Mercati con la continuazione dei Trends Rialzisti sia per S&P che per NASDAQ a conferma di nostre analisi rialziste e tanto per cambiare contrarian…

(ma quante finte e caccia agli stop!!) :

Very Hot June for the Financial Markets ?

Standard and Poor’s : Trend is your Friend !

NASDAQ, bubble or lies, rise to 20,000?

BENE MA ORA ?

Ora ci attendono le Trimestrali USA oramai prossime , ma già oggi evidenziamo il nuovo massimo storico di AMAZON toccato proprio durante l’ultima ottava e il riavvicinarsi al precedente massimo storico di PAYPAL (l’ultimo move di PAYPAL molto forte partì proprio su una trimestrale con l’attuale top di circa 309$ che risale al 16 Febbraio 2021 che il titolo sta riavvicinando e quindi come dicemmo a 175$ PAY ATTENTION TO PAYPAL ci ripetiamo ancora vista la tenuta del supporto 240$ che ci ha riportato a 300$ a un passo dal suo attuale top storico.)

Stock Picking : AMAZON.COM – AMZN.O

Stock Picking : PAYPAL HOLDINGS – PYPL.O

Altri titoli da monitorare con attenzione sono sicuramente STM e Ferrari che si stanno muovendo in maniera sicuramente interessante ;

STM 2.0

Ferrari 2.0


IDEA GUIDA ?

L’idea base è che da quì alla prossima riunione della FEDERAL RESERVE del 27-28 Luglio 2021  se non fino a quella del 21-22 Settembre 2021 , che si terrà proprio alla fine dell’estate , perchè questa è l’idea guida. continuerà a essere  un’estate long.

Per noi, ovviamente,  per i Giostrai attenderemo solite ,consuete e necessarie, conferme  DELL’IDEA GUIDA chiaramente !

All Summer Long ?

Why not ?

Ad Maiora !

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ATTUALI TOP STORICI RAGGIUNTI DAGLI INDICI USA DOPO NOSTRO ARTICOLO

Standard and Poor 4551 03-09-2021  

DOW JONES 35635  16-08-2021

NASDAQ 15708 = 382,77 ETF QQQ  07-09-2021

ANCHE QUESTA ANALISI

RIENTRA DI DIRITTO

TRA LE GOLD IDEA DI SFI TRADING ADVISOR

ARTICOLO CHIUSO 17 SETTEMBRE 2021

PAROLA ORA AI PADRONI DEL MONDO : FEDERAL RESERVE

21 SETTEMBRE 2021

bellissima

nasdaq

nasdaq

BELLAPRESAPERILCULOACHISOIO

,ercati

balle

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NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

SENTIMENT al tappeto, ma borsa Usa al TOP!

Scritto il 17 Settembre 2021 alle 09:13 da Danilo DT

Signori, siamo di fronte ad un problema. Impercettibile, perché stiamo parlando di un qualcosa di “etereo”, di impalpabile, ma di straordinariamente importante. Parliamo di sentiment.
Voi tutti conoscerete l’indicatore AAII Investor Sentiment Survey.

The AAII Investor Sentiment Survey has become a widely followed measure of the mood of individual investors. The weekly survey results are published in financial publications including Barron’s and Bloomberg and are widely followed by market strategists, investment newsletter writers and other financial professionals. (AAII

Ogni settimana ai membri AAII (Amercan Association of Individual Investors) viene fatta una semplice domanda: pensi che nei prossimi 6 mesi la direzione del mercato azionario sarà su (bullish), invariata (no change), o giù (bearish)?
La banalità dell’indagine è però sempre molto ben seguita e studiata dagli analisti perché dà la percezione di come la gente vede i mercati.

La prima cosa che mi viene da dire quindi sarebbe: “ma se questo è il pensiero dell’uomo della strada, non è un indicatore contrarian”?
Sopra la slide già denuncia il fatto che gli investitori “Bullish” sono letteralmente crollati. Ora al 22.4%.
Queste due slides vi fanno capire meglio la situazione.

Il sentiment è tornato ai minimi del 2020. Motivazioni? Quando si vuol vedere “nero” è sempre facile trovare scusanti. Evergrande, tensioni con la Cina, tapering, variante Delta, inflazione, rallentamento economico… Nel concreto, oggi solo il 22% degli investitori privati si dichiara ottimista in questo momento, contro una media storica del 38%. Questo è estremamente inusuale se si pensa che siamo a pochi punti dai massimi. La cosa particolare è che il mercato non è in fase depressa (il che giustificherebbe l’approccio “contrarian” ma è praticamente sui massimi.

Se gli investitori sono più pessimisti, significa una maggiore esposizione su altre asset class, in primis cash. E quindi la domanda sorge spontanea. Cosa può succedere ai mercati con un sentiment così basso ma con la borsa sui massimi?

Questa slide vi illustra ulteriormente il fenomeno, mettendo in evidenza la situazione di “estremo anomalo”. Ma allo stesso tempo, potete vedere come è costruita l’asset allocation. Anche se si è ribassisti, si è sempre ben investiti nell’equity. E il cash langue.
Ora, regalare certezze è improprio e fallace. La storia insegna però che le correzioni importanti le vediamo quando il sentiment AAII è ai massimi con mercati tonici. Questo rappresenta a prescindere una polizza assicurativa perché la depressione degli investitori è già palpabile. Ma le borse non sono scese solo perché “there is no alternative”?

Sicuramente anche per questo. Intanto però prevedere crolli verticali diventa quantomeno anomalo con questo AAII. Ma ormai non ci sorprendiamo più di nulla, anche perché certe problematiche, compreso il loro effetto domino-sistemico (vedi Evergrande) deve ancora essere definito.

Wall Street incerta dopo maxi sorpresa vendite al dettaglio, settembre si conferma negativo

16/09/2021

Wall Street contrastata, nonostante le buone indicazioni che sono arrivate dal fronte macroeconomico Usa. Il Dow Jones sale dello 0,25% a 34.901 punti; lo S&P 500 è ingessato a 4.479 punti; il Nasdaq cede lo 0,11% a quota 15.146 punti.

Sorprendente il trend delle vendite al dettaglio Usa, che ad agosto sono salite su base mensile dello 0,7%, facendo decisamente meglio delle attese del consensus, che avevano previsto un calo dello 0,8%, dopo la flessione dell’1,8% di luglio (dato rivisto al ribasso dal -1,1% inizialmente reso noto).

Escluso il settore auto, le vendite al dettaglio sono balzate dell’1,8%, molto meglio del -0,1% stimato e rispetto al -0,4% di luglio. Escluse le vendite di auto e di benzina, la crescita è stata pari a +2%, contro il -0,7% precedente.

Positive anche le indicazioni arrivate dal mercato del lavoro.

Nella settimana terminata lo scorso 11 settembre, il numero dei lavoratori americani che hanno fatto richiesta per la prima volta per ricevere i sussidi di disoccupazione è salito di 20.000 unità a 332.000 unità: il livello è stato superiore ai 325.000 attesi dal consensus. Occhio tuttavia alla media mobile delle ultime quattro settimane, che è stata pari a 335.750, meglio dei 340.000 attesi, e al minimo dalla settimana del 14 marzo del 2020, a conferma del miglioramento dei fondamentali economici.

Tornando alla performance della borsa Usa, dopo sette mesi consecutivi di guadagni per lo S&P 500, reduce da un rally di quasi +20% da inizio anno, che lo ha portato a inanellare diversi record, molti analisti a Wall Street prevedono un trend accidentato e guadagni inferiori per la fine dell’anno.

Tra l’altro la storia non è dalla parte dei mercati, visto che di norma settembre è un mese negativo per le azioni.

Dalle rilevazioni del CFRA emerge che, in media, lo S&P 500 è sceso dello 0,56% nel mese, dal 1945.

“Il muro della preoccupazione sta diventando sempre più difficile da scalare, con diversi tipi di timori e un mercato potenzialmente stanco”, ha commentato alla Cnbc Mark Hackett, responsabile della divisione di ricerca di Nationwide.

Dall’inizio del mese, il Dow Jones ha perso l’1,6%, lo S&P 500 è calato dello 0,9% riportando la performance mensile peggiore da gennaio, il Nasdaq ha fatto -0,6%.

“I fattori di stress a cui il mercato fa fronte non sono cambiati in modo significativo – ha continuato Hackett – Tra di essi, c’è la variante Delta, ci sono gli ostacoli sugli utili rappresentati dalle strozzature delle catene di approviggionamento e dalle sfide nel mercato del lavoro (difficoltà a reperire il personale necessario), le politiche fiscali e monetarie che da accomodanti diventano anch’esse un ostacolo, e le preoccupazioni sulla formazione di bolle in Cina”.

Oggi i prezzi energetici rallentano il passo; i prezzi del petrolio WTI sono in lieve calo (-0,19%), a $72,47, dopo essere schizzati di oltre +3% alla vigilia; il Brent rimane sopra $75, all’indomani di un rally pari a +2,5%, in flessione dello 0,15% circa. I prezzi del gas naturale tornano invece a salire attorno a $5,498.

Ieri l’agenzia americana EIA ha confermato il forte impatto sulle scorte Usa del passaggio dell’uragano Ida, che continua a far sentire i suoi effetti. Nella settimana che si è conclusa lo scorso 10 settembre, le scorte di oil in Usa sono scese di 6,4 milioni di barili a 417,4 milioni di barili, molto oltre il calo di 3,5 milioni di barili atteso dagli analisti intervistati da Reuters.

Stando a quanto emerge dal Bureau of Safety and Environmental Enforcement, il 30% della produzione del Golfo del Messico rimane chiusa, mentre si attende la conta dei danni dell’uragano Nicholas, downgradato a tempesta, che ha provocato allagamenti e blackout in Texas e Louisiana, stati dove alcune raffinerie rimangono chiuse dopo il passaggio di Ida.

Ieri Wall Street è stata sostenuta soprattutto dal boom dei titoli energetici, con l’indice di settore schizzato del 3,8%.

Il comparto conta da giorni sull’assist che arriva proprio dalla fiammata dei prezzi del petrolio e del gas naturale: fiammata che sta avendo ripercussioni mondiali, come dimostra l’imminente stangata sulle famiglie italiane, con un rincaro della bolletta fino a +40% nel corso di questo trimestre.

I gufi si calmino, presto per parlare di trend al ribasso sui mercati

Tapering, inflazione e variante Delta tormentano le notti degli investitori, ma annunciare l’arrivo di pesanti ribassi è prematuro

 15 Settembre 2021 – 9:30

Avviso per i ribassisti: il mercato azionario non dà segni di cedimento e non ci sono indizi che possa cominciare a scendere pesantemente nel prossimo futuro. Ergo: inutile agitarsi e gridare al prossimo disastro sui mercati azionari invocando tapering, inflazione, variante Delta e chi più ne ha più ne metta. Le serie storiche, in realtà, dicono altro anche per il mese di settembre, che di solito è quello più complicato sui mercati azionari: negli anni in cui l’indice S&P 500 è salito di oltre il 13% nei primi sei mesi dell’anno (come nel 2021) a settembre lo stesso indice ha guadagnato in media l’1,4%.

LE INCOGNITE CI SONO

Sia chiaro: stiamo attraversando una fase delicata, proprio per i motivi elencati sopra (tapering, inflazione, variante Delta). Ma da qui a parlare di inversione del macrotrend dopo qualche scossone – che può essere anche salutare – ce ne corre. La sensazione, per dirla tutta, è che ci sia una schiera di gufi che dal loro ramo traballante invocano l’inizio del ribasso. Voci che si rincorrono sui forum, probabilmente partite dagli stessi che si sono persi i rialzi dai minimi del Covid. E da allora hanno insistito a shortare inutilmente, facendosi solo del male.

MA È INUTILE ALLARMARSI TROPPO

Il tapering della Fed, tanto atteso e da alcuni temuto, ci sarà. Ma Powell ha chiarito a più riprese che sarà graduale e attento a non sgonfiare la ripresa economica. Stesso discorso per la Bce, che ha annunciato una revisione del ritmo di acquisti, ma sostanzialmente ha confermato il sostegno all’economia. Cosa che ovviamente si ripercuote positivamente sul mercato azionario europeo. Discorso simile per la variante Delta. C’è, lo sappiamo, ma ci sono anche i vaccini che aiutano a contenere la pandemia e permettono all’economia di riaprire.

CATASTROFISMO FUORI LUOGO

Insomma, i problemi ci sono. Ma i mercati hanno già mostrato capacità di resilienza. E parlare già di inversione di tendenza, oltre a essere prematuro, può diventare pericoloso per gli investitori “fai da te”. Mai come ora il catastrofismo è fuori luogo.

Azionario: correzione fin oltre -10% spaventa investitori. Da sondaggio Deutsche Bank emergono timori Covid e fiammata inflazione

14/09/2021

La maggior parte degli investitori prevede una correzione dei mercati azionari compresa tra il 5% e il 10% prima della fine dell’anno. E’ quanto emerge da un sondaggio lanciato da Deutsche Bank, che rivela anche come la pandemia Covid sia ancora in cima alla lista delle preoccupazioni.

Segue al secondo posto il timore che l’inflazione acceleri più delle attese, costringendo le banche centrali a ridurre gli stimoli monetari a un ritmo più veloce di quanto si tema, a danno dei mercati finanziari.

Nel suo sondaggio mensile, condotto all’inizio di settembre, Deutsche Bank ha intervistato più di 550 professionisti dei mercati di tutto il mondo: il 58% degli interpellati ha detto di prevedere per l’appunto una correzione, mentre un analista su 10 stima una correzione superiore al 10%.

Soltanto il 31% ritiene che non ci sarà alcuna correzione.

Alert correzione azionario: il dilemma dell’inflazione

Di pericolo correzione dell’azionario si parla da un bel po’, tanto che il mese scorso gli analisti di Citi hanno affermato di credere che le borse siano vulnerabili a una correzione del 10%, dopo il rally che ha gonfiato soprattutto le quotazioni di quelle azioni hi-tech considerate speculative.

Tornando alla paura dell’inflazione, il sondaggio di Deutsche Bank ha rivelato che gli analisti stimano per gli Usa un rialzo del 2,6% nel corso dei prossimi cinque anni, con la grande maggioranza che ritiene che l’indice dei prezzi al consumo supererà dunque, anche se di poco, il target della Federal Reserve, pari al 2%.

Rassicurazioni sull’intenzione di continuare a perseguire una politica monetaria accomodante sono arrivate il mese scorso, in occasione della riunione di Jackson Hole, dallo stesso presidente della Federal Reserve, Jerome Powell.

Powell ha precisato che la banca centrale Usa permetterà al tasso di inflazione di sforare anche il 2%, prima di iniziare ad aumentare i tassi di interesse. Nell’annunciare che il tapering avverrà entro la fine dell’anno, il timoniere della Fed è stato chiaro nel sottolineare anche che la riduzione degli acquisti di asset che avviene con il QE non implicherà affatto un rialzo dei tassi immediatamente successivo.

Per dirla con le sue parole, “il timing e il ritmo dell’imminente riduzione degli acquisti di asset (tapering) non rappresenteranno alcuna indicazione diretta del timing con cui i tassi di interesse saranno alzati”.

Powell rimane sull’attenti a causa dei timori legati alla diffusione della variante Delta e, in generale, all’evoluzione della pandemia Covid-19. Tra l’altro, l’obiettivo è anche quello di garantire la “massima occupazione”, target che non è stato ancora riagguantato.

Toni accomodanti sono stati confermati anche dalla Bce, con la presidente Christine Lagarde che, nel commentare l’annuncio della riduzione degli acquisti che Francoforte effettua con il PEPP (QE pandemico), si è rifiutata di definire la mossa “tapering”, optando per un’altra definizione, tanto da portare Pimco a stimare una sorta di QE infinity.

Tornando all’azionario, lo S&P 500 è salito da inizio anno del 18% circa, il Nasdaq del 19%, lo European Stoxx 600 del 17%.

Queste performance sono state in gran parte sostenute dal miglioramento della situazione sanitaria nel mondo, reso possibile grazie alle vaccinazioni. Tuttavia, permane il timore che il quadro sanitario possa tornare a deteriorarsi, con conseguenze di nuovo negative sull’economia.

Wall Street: futures in rialzo dopo peggiore settimana del Dow Jones e S&P 500 da giugno

13/09/2021

Voglia di recupero per il Dow Jones, che venerdì scorso ha chiuso in ribasso per la quinta sessione consecutiva, così come ha fatto anche l’indice S&P 500. Il Nasdaq Composite è arretrato invece per la terza sessione consecutiva.

I futures sul Dow Jones balzano di oltre 230 punti (+0,68%), a 34.727; i futures sullo S&P 500 avanzano dello 0,62% a 4.476. I futures sul Nasdaq salgono dello 0,52% a 15.514 punti.

Lo S&P 500 è reduce in particolare dalla fase ribassista più duratura dallo scorso 22 febbraio.

A livello settimanale, sia lo S&P 500 che il Dow Jones hanno perso rispettivamente l’1,69% e il 2,15%, riportando ciascuno, in media, la settimana peggiore dallo scorso giugno. Il Nasdaq, in flessione su base settimanale dell’1,61%, ha riportato la settimana peggiore da luglio.

Intanto i casi di infezioni Covid-19 negli Stati Uniti continuano a diminuire. Stando ai dati della CDC, la media in sette giorni fino allo scorso venerdì ha indicato 136.000 nuovi casi al giorno, in calo rispetto ai 157.000 nuovi casi in media al giorno della fine di agosto.

Beneficiano della notizia i titoli delle società legate al reopening, come delle compagnie aeree Delta Air Lines e United Airlines, ma anche del colosso dei viaggi in crociera Carnival. Bene anche i ciclici GM e Citigroup.

Tra gli altri titoli, le quotazioni di MGM Resorts International balzano di quasi +2% dopo l’upgrade a outperform di Bernstein.

La cautela del sentiment si spiega tuttavia sia con le forti perdite sofferte dalla borsa di Hong Kong, che dal dato relativo all’inflazione misurata dall’indice dei prezzi alla produzione, reso noto venerdì.

Nel mese di agosto, il dato è volato dell’8,3% su base annua, riportando la crescita più forte da almeno il 2010. Su base mensile, l’accelerazione è stata dello 0,7%, al di sopra del +0,6% stimato dal consensus di Dow Jones. Domani verrà reso noto l’indice dei prezzi al consumo di agosto che, secondo gli analisti intervistati da FactSet, indicherà un balzo del 5,3%.

Attesa per il meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, del prossimo 21 settembre: l’interrogativo è se arriverà in quell’occasione l’annuncio del tapering del piano di acquisti di asset.

La scorsa settimana la Bce di Christine Lagarde ha annunciato che ridurrà gli acquisti che effettua mensilmente con il bazooka monetario PEPP.

A dispetto delle perdite della scorsa settimana, gli indici azionari Usa viaggiano ancora relativamente vicini ai loro livelli record: il Dow Jones dista il 2,87% dal massimo storico, lo S&P l’1,92%, mentre il Nasdaq Composite si attesta a un valore inferiore dell’1,87% dal massimo storico.

HOUSTON, AGGANCIO RIUSCITO! GDP vs capitalizzazione mercati

Scritto il 7 Settembre 2021 alle 13:58 da Danilo DT

Ormai i record non si contano più. Wall Street da mesi ci abitua a nuovi massimi progressivi, tanto che un nuovo top dello Spoore non fa più nemmeno notizia.
Il record invece che voglio segnalarvi in questa sede ha del sorprendente, anche se ormai nulla ci può sorprendere. La capitalizzazione dei mercati che arriva allo stesso livello del PIL globale.

In altri termini, le borse oggi valgono come il GDP del pianeta terra. Dite che è una cosa normale? E’ sicuramente corretto un avvicinamento della capitalizzazione dei mercati al PIL prodotto, ma mai si sarebbe immaginato un così rapido allineamento dei due grafici.

Cosa sta a significare? Beh…fate voi.. Di certo è un segnale che i mercati sono ormai in orbita e che gli eccessi sono molteplici. Ma anche questo, ormai, non fa più notizia.

Wall Street nervosa, con settembre si teme arrivo correzione. Goldman Sachs alimenta dubbi Pil. E per Morgan Stanley ora borsa Usa è ‘underweight’

07/09/2021

Wall Street in cerca di direzione, dopo il lungo week end della borsa Usa dovuta alla celebrazione del Labor Day. Il Dow Jones arretra dello 0,56% a 35.171 circa; lo S&P 500 scende dello 0,29% a 4.522, mentre il Nasdaq azzarda un rialzo molto contenuto, pari a +0,05%, a quota 15.370.

Pesa sul sentiment la nota che gli analisti di Goldman Sachs hanno diramato venerdì scorso, e con cui hanno tagliato le stime sul Pil Usa. Non solo: diversi strategist consigliano di stare sull’attenti.

Goldman Sachs, in particolare, ha scritto di prevedere per il 2021 una crescita del Pil Usa, su base annua, pari al +5,7%, inferiore al +6,2% atteso dal consensus. Tagliato anche l’outlook sul Pil del quarto trimestre dell’anno, dalla crescita pari a +6,5% precedentemente prevista a una espansione pari a +5,5%.

Gli strategist del colosso bancario americano hanno motivato il downgrade con l’impatto della variante Delta sull’economia e lo smorzarsi degli effetti degli stimoli fiscali.

“Andando in avanti, sembrano aumentare gli ostacoli per una crescita solida dei consumi – si legge nella nota – la variante Delta sta già pesando sulla crescita del terzo trimestre, e lo smorzarsi degli stimoli fiscali, così come la ripresa più lenta del settore dei servizi, rappresenteranno entrambi un ostacolo nel medio periodo”.

Tra i titoli più attivi in premercato, GM sotto pressione dopo che vari leader del settore auto, in occasione del
Motor Show di Monaco, hanno ammesso di prevedere che la crisi globale dei chip continuerà a pesare sul comparto.

In particolare il ceo di Volkswagen Herbert Diess, il ceo di Daimler Ola Kallenius e il presidente di Ford Europe Gunnar Herrmann hanno riferito, intervistati dalla Cnbc, che è difficile capire quando la questione della carenza di chip potrà essere risolta.

L’AD di Volkswagen Diess ha sottolineato, nello specifico, come il gruppo automobilistico tedesco abbia visto scendere la propria quota di mercato in Cina, a causa del problema.
E Hermann di Ford Europe ha detto di ritenere che la crisi dei chip potrebbe continuare fino al 2024.

Giù anche Boeing, dopo che il Wall Street Journal ha riportato alcuni rumor, secondo cui le consegne dei 787 Dreamliner saranno probabilmente rimandate per l’ennesima volta. Inoltre Ryanair, tra le compagnie aeree principali clienti di Boeing, ha annunciato che le trattative con il colosso aerospaziale Usa, aventi per oggetto la consegna di 10 jet 737 MAX, si sono tradotte in un nulla di fatto, a causa di divergenze sul prezzo. L’accordo, se concluso, avrebbe fruttato a Boeing decine di miliardi di dollari.

Il mese di settembre è finora positivo, ma siamo solo all’inizio: lo S&P 500 è avanzato dello 0,3%.

Stiamo parlando tra l’altro del mese storicamente peggiore dell’anno, in un cui in media lo S&P è sceso dello 0,6%, facendo peggio di tutti gli altri mesi.

In questo contesto non aiuta certo la nota di Morgan Stanley, che ha rivisto al ribasso il rating sull’azionario Usa ad “underweight”.

“Intravediamo un periodo nervoso per i mesi di settembre e di ottobre, in corrispondenza con le fasi finali della transizione di metà ciclo – hanno scritto gli strategist del team di Andrew Sheets – Continuiamo a ritenere che questo sia un ciclo ‘normale’, semplicemente più veloce e più forte, e il nostro modello di ciclo rimane in espansione. Ma i prossimi due mesi presenteranno rischi molto forti per la crescita, la politica, e l’agenda normativa”.

A livello settoriale, Morgan Stanley ha tagliato il rating di diversi titoli farmaceutici di società Usa a larga capitalizzazione, citando il margine di rialzo ormai limitato per le relative azioni.

I rating di Johnson & Johnson, Merck e Amgen, in particolare, sono stati abbassati da “overweight” a “equal weight”. Tutti e tre i titoli sono in calo.

Il trend del 2021 di Wall Street rimane positivo: dall’inizio dell’anno, il Dow Jones è in rialzo del 15,5%, lo S&P 500 del 20,7%, e il Nasdaq del 19,2%, sebbene gli investitori e gli analisti temano che proprio nel mese di settembre arriverà la tanto temuta correzione.

A tal proposito Bank of America ha scritto in una nota che “alcuni segnali indicano che potrebbe essere arrivato il momento di iniziare a essere più selettivi nella scelta delle azioni”.

Wall Street riparte dopo Labor Day, futures ingessati. Cautela dopo downgrade Pil Usa firmato Goldman Sachs

07/09/2021

Wall Street futures poco mossi, dopo il lungo week end della borsa Usa dovuta alla celebrazione del Labor Day. Pesa sul sentiment la nota che gli analisti di Goldman Sachs hanno diramato venerdì scorso, e con cui hanno tagliato le stime sul Pil Usa.

Nel motivare il downgrade con l’impatto della variante Delta e lo smorzarsi degli effetti degli stimoli fiscali, Goldman ha scritto di prevedere per il 2021 una crescita del Pil Usa, su base annua, pari al +5,7%, inferiore al +6,2% atteso dal consensus.

“Sembrano aumentare gli ostacoli per una crescita solida dei consumi andando in avanti – si legge nella nota – la variante Delta sta già pesando sulla crescita del terzo trimestre, e lo smorzarsi degli stimoli fiscali, così come la ripresa più lenta del settore dei servizi, rappresenteranno entrambi un ostacolo nel medio periodo”.

Tra i titoli più attivi in premercato, GM sotto pressione dopo che vari leader del settore auto, in occasione del
Motor Show di Monaco, hanno ammesso di prevedere che la crisi globale dei chip continuerà a pesare sul comparto.

Giù anche Boeing, dopo che il Wall Street Journal ha riportato alcuni rumor, secondo cui le consegne dei 787 Dreamliner saranno probabilmente rimandate per l’ennesima volta.

Il mese di settembre è finora positivo, ma siamo solo all’inizio: lo S&P 500 è avanzato dello 0,3%.

Stiamo parlando tra l’altro del mese storicamente peggiore dell’anno, in un cui in media lo S&P è sceso dello 0,6%, facendo peggio di tutti gli altri mesi.

I futures sul Dow Jones sono piatti con una variazione pari a +0,02% a 35.361 punti; quello sullo S&P 500 scendono di appena lo 0,02% a 4.533,75 punti, mentre quelli sul Nasdaq fanno -0,08% a 15.638 punti circa.

Mercati verso le fibrillazioni autunnali, possibili sorprese positive in arrivo

Snodi importanti e forse decisivi fino a novembre: dalle riunioni di Fed e Bce, alle elezioni in Germania, al summit più importante di sempre nella storia del G20. Le delusioni sono possibili, ma anche le ventate di fiducia

Stefano Caratelli  6 Settembre 2021 – 8:17

Di questi tempi un anno fa le fibrillazioni sui mercati erano causate soprattutto dalle incertezze sul voto americano che nel giro di un paio di mesi avrebbe deciso se Trump sarebbe restato alla Casa Bianca o avrebbe dovuto cedere il passo a Biden, con i paesi avanzati ancora appesi alle evoluzioni della pandemia e la Cina che anticipava il resto del mondo nell’uscita dal tunnel. Uno scenario pieno di incertezze, che l’accoppiata Biden-vaccini avrebbe presto dissipato facendo partire Wall Street in rally poderoso, ma erano tutte incognite che ‘sapevamo’ di conoscere, le famose “known unknowns” del segretario alla Difesa Rumsfeld ai tempi della guerra in Iraq. Oggi diverse incertezze che si annidano nei prossimi mesi non sono propriamente tali, come il percorso di uscita molto lento e cauto della Federal Reserve dallo stimolo monetario, o ne sapremo di più tra poco, come l’esito delle elezioni in Germania che tra tre settimane metteranno fine ai 16 anni dell’era Merkel. Il problema di questo scorcio finale del 2021 è che il futuro sembra gravido di “unknown unknowns”, vale a dire di eventi che si possono verificare ma di cui non sappiamo niente perché non sono nella lista delle cose che sappiamo possano succedere.

INUTILE E COSTOSO PREPARARSI ALL’IMPREVEDIBILE

Prepararsi all’imprevedibile è impossibile, e per l’investitore può essere anche molto costoso, magari più costoso di quanto sia subire proprio la violenta correzione da cui ci si voleva proteggere. Ad agosto i tre principali indici di Wall Street hanno infilato l’ottavo mese consecutivo di rialzo, con il Nasdaq in testa a + 4% seguito dallo S&P 500 a + 2,8% e Dow a +1,2%. La protezione da una correzione del 10-15% con opzioni put, vendite di futures, ETF short o altri strumenti, se ripetuta regolarmente per l’intero periodo, alla fine sarebbe stata pagata non solo con l’azzeramento dei guadagni sul portafoglio investito, ma avrebbe probabilmente generato una perdita secca comparabile a quella che si voleva evitare. Quindi restiamo sui “known unkowns” lasciando a chi legge la mano o i fondi di caffè gli “unknowns”. Tra gli appuntamenti certi spiccano le riunioni di Bce e Fed, tre ciascuna di qui a fine anno, le elezioni in Germania del 26 settembre, e il G20 di fine ottobre a Roma, presieduto da Draghi a conclusione della sua presidenza.

ROAD MAP CHIARA PER POWELL, MENO PER LAGARDE

Per quanto riguarda la Fed, Powell ha già tracciato una road map abbastanza precisa, che prevede l’avvio di un cauto tapering, vale a dire la riduzione degli acquisti di titoli che oggi viaggiano a 120 miliardi di dollari al mese, solo alla fine del quale, senza automatismi, si potrà parlare di alzare i tassi, il che vuol dire nel 2023 o magari perfino nel 2024. Per la Bce di Christine Lagarde il percorso è meno lineare, e le elezioni tedesche sono sicuramente un fattore. Un’affermazione netta del centro-destra della CDU-CSU potrebbe rappresentare un problema per la prosecuzione dell’attuale politica ultra-accomodante, mentre un buon risultato della SPD o un esito che costringe a una nuova grande coalizione magari allargata ai Verdi aiuterebbe le ‘colombe’. Il problema si chiama inflazione. La sua paura non è nel Dna degli americani, che hanno invece scolpita la ‘Grande Depressione’ con una giornata di lavoro messa in vendita per un dollaro, mentre l’iperinflazione è stampata a fuoco nella memoria storica dei tedeschi e il suo spauracchio fa ancora presa sull’opinione pubblica.

DAL G20 POSSIBILE UNA SPINTA ALLA FIDUCIA

Quindi la riunione critica della Bce è quella del 28 ottobre, quando in Germania dovrebbe esserci già il nuovo governo, o al massimo quella del 16 dicembre. Il 30-31 ottobre si riunisce anche il G20 forse più importante della storia dell’organizzazione, da cui potrebbe anche uscire, visto che sarà presieduta da Mario Draghi, addirittura una piattaforma comune condivisa dalle potenze occidentali più il Giappone con Cina, Russia, India e altri grandi paesi emergenti, come Brasile, Messico e Indonesia, sui dossier ‘storici’ del momento. Sicuramente l’Afghanistan, ma anche in generale la stabilità di tutta l’area che va dal Golfo all’Asia Centrale, fino magari alle politiche nei confronti dei Big Tech, che tra USA, Cina e Unione Europea sembrano su una rotta di convergenza, e ovviamente alla lotta al cambiamento climatico. Alla fine, la strettoia autunnale del 2021 non sembra troppo diversa da quella dell’anno scorso, e potremmo ritrovarci a inizio novembre con mercati e economie che si trovano a cavalcare un’onda di fiducia non tanto diversa da quella rappresentata allora dall’accoppiata vaccini-Biden.

BOTTOM LINE

Una Bce rafforzata e allineata alla Fed sul percorso del sostegno alle economie e un G20 che produce un’agenda condivisa tra i grandi in competizione, ma non ancora in conflitto, è uno scenario possibile, non per forza probabile, e non vuol dire che bisogna correre a comprare qualsiasi cosa sia quotata tra New York, Londra, Francoforte, Milano o Shanghai. Vuol dire solo che gli investitori devono essere preparati a tutti gli scenari, non solo alle catastrofi, evitando il tentativo, che di solito finisce male, di anticipare il mercato, ma munendosi di un piano d’azione che preveda diverse variabili.

Nuovi massimi per Wall Street, assist da sussidi ai nuovi minimi post-Covid

02/09/2021

Nuovo colpo di reni della Borsa di New York che aggiorna i massimi storici in attesa delle payrolls in uscita domani. Gli investitori appaiono non preoccupati dal rallentamento dell’economia, la diffusione del Covid-19 e un uragano che ha colpito New York City e buona parte del nord-est del Paese.

IL Dow Jones Industrial Average sale dello 0,28%, a 35.427 punti, l’ S&P 500 e il Nasdaq Composite sono entrambi avanzati dello 0,3% a nuovi massimi.

Dal fronte macroeconomico le richieste di disoccupazione iniziali sono scese a un nuovo minimo post-pandemia di 340.000 mila unità, suggerendo che l’ultima ondata di Covid-19 negli Stati Uniti non sta ancora innescando licenziamenti. Domani in arrivo il report occupazionale Usa. Secondo gli analisti ad agosto il rapporto metterà in evidenza una creazione di 720.000 nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione in calo al 5,2%.

Wall Street inizia settembre con un nuovo record intraday del Nasdaq. Apple al massimo di sempre dopo annuncio Apple Wallet

01/09/2021

Wall Street inizia il mese di settembre tra cautela e ottimismo dopo un agosto brillante, che ha visto lo S&P 500 salire del 2,9%, confermando la fase rialzista più lunga dal 2017; il Nasdaq Composite guadagnare il 4% circa, e il Dow Jones rimanere indietro con un progresso dell’1,2%.

I listini hanno esteso i guadagni incassati dall’inizio dell’anno, che hanno visto l’indice S&P 500 inanellare ben 53 chiusure record e incassare un rally superiore a +20%, più che raddoppiando il suo valore dal minimo pandemico testato nel marzo del 2020.

Alle 15.45 circa ora italiana, il Dow Jones è piatto, con una variazione pari a -0,02% a 35.354 punti; lo S&P 500 avanza dello 0,18% a 4.530, mentre il Nasdaq guadagna lo 0,57%, a 15.346 circa, nuovo record intraday.

Il listino hi-tech è sostenuto da Apple, il cui titolo, anche, segna un massimo storico, con un guadagno dell’1,7%.

Il colosso di Cupertino ha annunciato un nuovo servizio, che sarà messo a disposizione inizialmente da otto stati americani e che consentirà agli utenti di Apple Wallet di includere nella APP la versione digitale delle loro patenti guida e carte di identità.

I primi otto stati a lanciare il servizio saranno l’Arizona, il Connecticut, la Georgia, lo Iowa, il Kentucky, il Maryland, l’Oklahoma e lo Utah.

Guardando all’azionario Usa nel suo complesso, le prospettive per Wall Street continuano a essere positive, come dimostra la nota di Mark Haefele, chief investment officer della divisione di global wealth management di UBS, che guarda già al possibile avvicinamento del traguardo dei 5.000 punti per lo S&P 500. Haefele stima per lo S&P 500 un altro guadagno dell’1,6% da qui al target di fine anno, che fissa a quota 4.600. Entro la fine del 2022, lo strategist prevede una ulteriore corsa fino a 5.000 punti.

“Crediamo che il momentum legato al reopening e alla ripresa sia intatto e che ci sia un ulteriore margine di rialzo per l’azionario. Il rally dello S&P 500 è sostenuto da una crescita robusta degli utili…con la ripresa economica che si sta rafforzando, riteniamo che i settori ciclici, inclusi i finanziari e gli energetici, saranno quelli che faranno meglio”.

“Manteniamo una posizione pro-rischio nell’azionario, che dovrebbe beneficiare di una forte ripresa economica e del reopening” dell’economia, hanno sottolineato ancora gli strategist di UBS in una nota diramata oggi.

Focus sulle banche, in particolare su Citigroup e Bank of America che, dopo un rialzo ciascuna dell’1% circa in premercato, iniziano la seduta in territorio negativo. Deboli JP Morgan e Goldman Sachs.

Il settore finanziario è stato tra i migliori dello scorso mese, con un guadagno del 5%.

In rally invece il titolo della società produttrice di energia solare Sunrun, che balza fino a +7% dopo che gli analisti di JP Morgan hanno previsto un boom che dovrebbe far balzare le quotazioni fino a +90%. In ripresa il titolo di Zoom Video, che sale di oltre il 3%, dopo il tonfo di quasi il 17% accusato alla vigilia. Il recupero si spiega con la mossa di Cathie Wood, che ha rivelato di aver acquistato quasi 200.000 titoli della società per un valore di $56 milioni.

Indicazioni decisamente negative sono arrivate oggi dal mercato del lavoro Usa, in attesa del report occupazionale di agosto che sarà pubblicato dopodomani, 3 settembre.

Il rapporto ADP, che monitora la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore privato in Usa, ha messo in evidenza che, lo scorso mese, le buste paga sono aumentate di appena 374.000 unità, ben al di sotto della crescita di 600.000 unità stimata dagli analisti intervistati da Dow Jones, sebbene meglio del rialzo di 326.000 unità di luglio.

Il report ADP è stato diramato due giorni prima della pubblicazione del report sull’occupazione Usa che, secondo gli analisti, metterà in evidenza una creazione di 720.000 nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione in calo al 5,2%.

“La variante Delta del Covid-19 sembra aver colpito la ripresa del mercato del lavoro – ha commentato Mark Zandi, responsabile economista di Moody’s Analytics, che collabora con ADP per stilare il rapporto – La crescita del lavoro rimane forte, ma ben al di sotto rispetto al ritmo degli ultimi mesi. La crescita dell’occupazione rimane inestricabilmente legata al percorso della pandemia”

Wall Street futures in rialzo dopo nuovi record. Ad agosto DJ +1,3%, Nasdaq +4%, S&P +3%

31/08/2021

Wall Street pronta a chiudere agosto a livelli record e con solidi guadagni. Alle 12 ora italiana circa, i futures sul Dow Jones salgono dello 0,24% a 35.438 punti; i futures sul Nasdaq fanno +0,29% a 15.641 circa; i futures sullo S&P 500 avanzano dello 0,23% a 4.535.

All’indomani dei nuovi massimi di chiusura testati dal Nasdaq Composite e dallo S&P 500, i futures sui principali indici azionari Usa confermano la voglia di buy. Lo S&P 500 è salito del 3% questo mese, il Nasdaq Composite ha segnato un rally del 4%, avanzando per il terzo trimestre consecutivo. Più modesto il trend del Dow Jones, salito dell’1,3%.

Cnbc riporta che l’indice S&P 500 sta vivendo la fase rialzista più forte dal guadagno di 10 mesi che si è concluso nel dicembre del 2017. Per il listino agosto si conferma anche il nono mese consecutivo degli ultimi dieci.

“Nonostante l’aumento dei rischi geopolitici, le preoccupazioni sul rischio che la crescita del Pil abbia toccato il picco e la Federal Reserve che si avvicina al tapering del suo programma di acquisti di asset, la solida avanzata delle azioni continua”, fa notare Keith Lerner, chief market strategist presso Truist, in una nota.

Certo non si profila una buona giornata per il titolo Zoom Video, crollato fino a -12% nelle contrattazioni dell’afterhours di Wall Street, dopo che la società di software per videoconferenze, il cui successo è aumentato in modo esponenziale durante i lockdown della pandemia Covid-19, ha comunicato un bilancio migliore delle attese, ma con utili in rallentamento rispetto al trimestre precedente.

Notizie poco confortanti sono arrivate oggi dal fronte macroeconomico della Cina. A fronte del Pmi manifatturiero stilato dal governo, che su base preliminare ha fatto bene – ad agosto si è attestato a 50,1 punti, scendendo dai 50,4 punti di luglio, ma in linea con le attese e ancora in fase di espansione, il Pmi dei servizi è scivolato in fase di contrazione, scendendo sotto i 50 punti fino a 47,5 punti, rispetto ai 52 punti attesi e in forte peggioramento rispetto ai 53,3 punti di luglio.

La Cina ha scontato le restrizioni imposte dalle autorità a causa del ritorno dei contagi Covid-19, che hanno zavorrato, come è stato sempre e ovunque, soprattutto il settore dei servizi.

La contrazione del Pmi servizi è stata la prima dal febbraio del 2020, quando il paese era alle prese con l’incubo del Covid.

I mercati aprono la settimana in positivo

Avvio in moderato rialzo per i listini del Vecchio Continente, dopo le rassicurazioni di Powell a Jackson Hole. In calo il prezzo del petrolio, il Bitcoin perde l’1,68%, a 47.990 dollari

Fabrizio Arnhold  30 Agosto 2021

Le Borse europee iniziano la settimana in lieve rialzo, dopo le rassicurazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, nell’atteso intervento al simposio di Jackson Hole. A Milano il Ftse Mib apre a +0,10%, a Francoforte il Dax a +0,04%, il Cac 40 di Parigi a +0,01%, l’Ibex 35 di Madrid a +0,02% e il Ftse 100 di Londra a +0,32%. La Borsa di Tokyo archivia la seduta in positivo, sostenuta dall’indice Nikkei (+0,5%).

IL SOSTEGNO DELLA FED

La cautela del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, rassicura i mercati. Il numero uno della Fed, nel suo intervento di venerdì a Jackson Hole, ha assicurato che l’uscita dall’attuale politica monetaria ultra espansiva sarà “graduale e prudente” e terrà conto dei rischi Covid che ancora rappresentano una minaccia per la ripresa globale dell’economia. Le Borse asiatiche si avviano a chiudere in verde.

IL DATO SUL LAVORO USA

Spostando l’attenzione sul piano macro, gli investitori in settimana attendono la pubblicazione del dato sul mercato del lavoro Usa, utile nel delineare un quadro sull’economia americana e, quindi, sui tempi dell’avvio del tapering (la diminuzione degli acquisti) da parte della Fed. Oggi attesi anche il dato sull’indice di fiducia economica, delle imprese, dei servizi e dei consumatori della zona euro e poi l’inflazione di agosto preliminare della Germania.

IN CALO IL PETROLIO

Il prezzi del greggio rallenta e perde di slancio, con il Wti che viene scambiato a 68,37 dollari al barile (-0,54%), mentre il Brent cede lo 0,03%, con un barile quotato 72,68 dollari. Nel valutario il dollaro è in ribasso sulla valuta unica e sulla sterlina, dopo l’intervento di Powell: l’euro/dollaro scambia a 1,18 (+0,05%). Il Bitcoin scende sotto quota 48mila dollari (-1,68%). Lo spread apre in rialzo, a 109 punti base.

Ftse Mib, DAX, S&P 500, azionario globale: gestori fondi e strategist presentano i target di fine anno

26/08/2021

Il rally dell’azionario globale è vicino allo stop, ma il Ftse Mib continuerà a salire, confermandosi borsa migliore tra quelle principali in Europa. E’ quanto emerge da un sondaggio di Reuters a cui hanno partecipato gestori di fondi, strategist e broker.

Insieme alla borsa di Madrid, la borsa di Milano sarà quella che riporterà il rialzo più forte da qui a fine anno. Per la precisione, per la fine dell’anno, le stime sono di un rialzo del Ftse Mib del 2,9% a 26.810 punti e dell’Ibex del 2,1% a 9.160 punti.

Non molto, ma meglio delle altre principali borse europee.

In generale, l’indice di riferimento Stoxx 600 è atteso a fine anno a 470 punti, in calo dello 0,4% rispetto alla chiusura della sessione di lunedì. Il listino, va detto, ha sovraperformato l’azionario globale, incassando dall’inizio dell’anno il 18%, rispetto al +13% dell’indice MSCI relativo all’azionario globale.

Sondaggio: target fine anno per Francoforte, Parigi, Londra

Per l’indice DAX della borsa di Francoforte, l’outlook è di un rialzo dell’1,2% circa a
16.050 punti alla fine dell’anno, rispetto al valore di chiusura di 15,852.8 punti della sessione di lunedì.

Le previsioni di fine anno per la borsa di Londra sono di un guadagno dell’1,3% a 7.200 punti, mentre per il CAC 40 della borsa di Parigi sono di un progresso dell’1,7% a quota 6.800 punti.

Si nota da queste previsioni come il Ftse Mib sia destinato a fare decisamente meglio rispetto agli altri indici.

Ma torniamo alla view sull’azionario globale nel suo complesso: l’outlook, va detto, non è dei migliori: in media gli esperti ritengono che eventuali futuri rialzi saranno limitati e che entro la fine del 2021 sia probabile anche una correzione.

Azionario globale: fiammata di oltre +90% da minimi Covid-19

Il trend dell’indice MSCI World Equity Index, indice di riferimento dell’azionario globale che include azioni di ben 50 paesi, conferma il rally eccezionale delle borse di tutto il mondo. Il listino è volato di oltre +90% dai minimi testati lo scorso anno, nel corso della prima ondata della pandemia del Covid-19.

L’outlook sarà più chiaro dopo che gli investitori di tutto il mondo avranno ascoltato il discorso del numero uno della Fed Jerome Powell al simposio di Jackson Hole, che si aprirà virtualmente oggi ma che entrerà nel vivo soltanto domani, con Powell per l’appunto protagonista.

Ma Jackson Hole a parte, il momento appare poco propizio per i mercati azionari, visto che la stagione degli utili trimestrali è ormai alle spalle e un fattore che sta condizionando sempre di più il sentiment degli investitori è la variante Delta.

“Il fatto che la stagione positiva degli utili sia passata significa che sarà la negatività di alcuni dati macro a influenzare l’azionario – ha commentato Emmanuel Cau, responsabile della divisione di strategia sull’azionario europeo presso Barclays, a Londra.

Cau non si distingue certo per essere tra gli analisti più pessimisti. “A nostro avviso, nel medio termine la crescita resiliente degli utili e dei fondamentali economici e l’eccesso di liquidità rimarranno probabilmente i principali driver di mercati, fattore che dovrebbe continuare a sostenere la mentalità del ‘Buy The Dip”.

Crescita Pil giustificherà quotazioni azionario?

Il problema, piuttosto, è cosa accadrà invece ora: “gli investitori dovrebbero optare per un atteggiamento wait and see, vista l’assenza, negli ultimi 12 mesi, di una correzione significativa”, ha sottolineato Cau.

In generale, da un altro sondaggio di Reuters emerge che quasi 2/3 degli analisti che hanno risposto a una domanda aggiuntiva – 66 su 107 – considerano probabile che una correzione dell’azionario globale si manifesti entro la fine di quest’anno. I 41 rimanenti ritengono invece l’evento improbabile.

“Dal punto di vista dei fondamentali, la situazione è ancora favorevole ai mercati, e di molto, anche se i mercati sono saliti in modo sostenuto. Tuttavia, il momentum più forte per l’economia sta per toccare il picco, e questo rende il quadro in qualche modo più incerto”, ha sottolineato Tomas Hildebrandt, senior portfolio manager presso Evli Bank, a Helsinki. Ponendo una domanda: “La stabilizzazione della crescita sarà sufficiente ai mercati?”.

Altro fattore: gli stimoli, sia monetari che fiscali, non saranno qui per sempre, come ha ricordato Dan Morgan, senior portfolio manager di Synovus Trust, di Atlanta, e qualche banca centrale si è già messa in moto, nonostante la paura per la diffusione della variante Delta.

E’ il caso, proprio della giornata di oggi, della Bank of Korea, banca centrale della Corea del Sud, che è diventata ufficialmente la prima banca centrale, tra le principali in Asia, a ritirare gli stimoli monetari straordinari lanciati per far fronte alle conseguenze economiche del Covid-19.

La preoccupazione per il boom dei debiti dei consumatori ha prevalso sulla paura della variante Delta. I tassi sono stati alzati dello 0,25% allo 0,75% e il governatore Lee Ju-yeol ha confermato anche la svolta hawkish, temendo il surriscaldamento dell’economia.

La prima banca centrale in assoluto a ricorrere alle strette monetarie per la prima volta dall’esplosione della pandemia è stata però quella dello Sri Lanka che, alla metà di agosto, ha alzato di 50 punti base sia i tassi sui depositi che sui prestiti, portandoli rispettivamente al 5% e al 6%.

Diverso – e indicativo allo stesso tempo dell’incertezza presente sui mercati – è stato invece il caso della banca centrale della Nuova Zelanda, la cui stretta monetaria è stata rimandata dopo che, proprio alla vigilia del suo meeting, la premier Jacinda Ardern ha imposto un lockdown nazionale, a causa del Covid.

Occhio allo S&P 500 e soprattutto alla borsa di Tokyo

Riguardo a cosa faranno i mercati nei prossimi mesi, le previsioni degli analisti intervistati ritengono che l’indice S&P 500, che ha testato nelle ultime ore un nuovo record, il suo 50esimo dall’inizio dell’anno, terminerà il 2021 attorno ai livelli attuali, per poi incassare un rialzo del 5% entro la fine del 2022.

L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo è considerato l’unico che, l’anno prossimo, farà meglio dell’outlook previsto per quest’anno.

A tal proposito, c’è da dire che, proprio qualche giorno fa, l’indice azionario giapponese è precipitato al minimo degli ultimi otto mesi, zavorrato dall’annuncio di Toyota Motor, che ha reso noto che taglierà la propria produzione globale di auto del 40% nel mese di settembre. Proprio il sell off lo ha reso però più appetibile. Il listino, nella giornata di ieri, era scambiato infatti a un valore pari a 14,39 volte gli utili attesi, rispetto alle quasi 28 volte di inizio febbraio, quando oscillava attorno al record degli ultimi 30 anni.

Gli analisti intervistati da Reuters stimano di conseguenza un incremento del 6,2% rispetto alla chiusura dell’indice nella seduta di martedì (27.732,1 punti), fino a 29.450 entro la fine di dicembre. Certo, l’outlook è stato peggiorato rispetto alla soglia dei 31.000 punti stimata a maggio dallo stesso consensus.

Ma nel complesso, nel 2022, il Nikkei farà meglio di questo 2021.

Previsioni poco felici, invece, per i mercati azionari emergenti, che vedranno sgonfiare il loro rally entro l’inizio dell’anno prossimo.  Thomas Mathews, economista dei mercati presso Capital Economics a Londra, spiega che a suo avviso “il basso livello dei tassi” sia stato “il fattore chiave che ha supportato le valutazioni dell’azionario l’anno scorso, facendo salire i prezzi delle azioni”. Ma, guardando in avanti, “per i prossimi anni, non stimiamo particolari forti rialzi per l’azionario EM, anche se le economie emergenti dovessero riprendersi dopo aver sofferto gli effetti della pandemia”.

Wall Street incerta, Nasdaq a nuovi record oltre 15.000, +16% nel 2021. Powell (Fed) atteso al varco di Jackson Hole

25/08/2021

Wall Street in cerca di direzione, dopo i record di chiusura che sono stati testati ieri dal Nasdaq Composite e dallo S&P 500.

Alle 15.50 circa ora italiana, il Dow Jones cede lo 0,11% a 35.327 punti circa, lo S&P 500 è piatto con una variazione pari a +0,04% a 4.487 punti, mentre il Nasdaq avanza dello 0,18% a 15.047,58 punti.

Il Nasdaq testa nuovi record dopo aver chiuso la sessione di ieri oltre la soglia dei 15.000 punti per la prima volta in assoluto. Il listino dei titoli hi-tech è in rialzo di oltre +16% dall’inizio dell’anno e ha terminato la seduta di ieri incassando la 29esima chiusura a valori record del 2021.

Rimane ottimista sull’azionario Usa Christopher Harvey, responsabile della strategia sull’azionario di Wells Fargo Securities, che intravede ulteriori guadagni per Wall Street.

Harvey ha rivisto al rialzo il suo target di fine anno per l’indice S&P 500 a quota 4.825, un valore che corrisponde a un aumento del 7,5% rispetto al valore (record) di chiusura del listino nella sessione di ieri.

La borsa Usa conferma l’attendismo per il simposio di Jackson Hole, l’evento annuale tra i più attesi dalla comunità finanziaria internazionale che, per il secondo anno consecutivo, si terrà in modo virtuale, dopodomani, venerdì 27 agosto. I mercati attendono indicazioni sul tapering del QE, il programma di acquisti di asset con cui la banca centrale Usa fa incetta di bond ogni mese, per un valore di $120 miliardi.

“E’ piuttosto difficile per un banchiere centrale, che incontra i suoi colleghi in modo virtuale a causa di un rischio sanitario, affermare che è arrivato il momento di ridurre la politica monetaria accomodante, senza riconoscere che il rischio sanitario può colpire l’economia”, ha commentato Vince Reinhart, chief economist di Mellon, stando a quanto riportato da Marketwatch.

Tuttavia per Adam Posen, presidente del Peterson Institute for International Economics, il tapering ci sarà: “Credo che sia probabile che venga lanciato tra questo momento e la fine dell’anno, a prescindere dalla variante Delta”.

Diversi i commenti e le previsioni degli analisti su quanto verrà annunciato da Powell dopodomani. L’impressione è che per molti esperti, la variante Delta e l’incognita della pandemia Covid-19 comunque condizioneranno le scelte di politica monetaria della Fed.

“Nel messaggio politico principale dalla conferenza di Jackson Hole di quest’anno – intitolata ‘Macroeconomic Policy in an Uneven Economy’ – ci aspettiamo qualche accenno al tapering seppur con una certa sfumatura dovish”, ha commentato Gero Jung, capo economista di Mirabaud Asset Management. “In generale, ci viene ricordato che la riduzione degli acquisti di asset o il tapering non rappresentano un ‘quantitative tightening’ – sottolinea l’economista -. Il bilancio della Fed continuerà infatti a crescere per tutto quest’anno”.

Dal canto suo Edward Moya, analista senior dei mercati presso Oanda, ha commentato che “la Fed potrebbe anche fare un annuncio sul tapering a settembre o novembre, ma probabilmente il tapering andrà avanti in modo lento, senza alcun impegno riguardo all’aumento dei tassi di interesse”.

L’incertezza sui contagi Covid-19 potrebbe insomma ritardare i piani di tapering della Fed.

D’altronde, le notizie che arrivano dal fronte sanitario non possono essere definite confortanti: in base ai dati raccolti, Reuters comunica che le infezioni da Covid-19 negli Stati Uniti stanno salendo, in media, di 150.000 nuovi casi al giorno, e che al momento i contagi sono pari al 60% rispetto al massimo delle infezioni giornaliere di coronavirus riportate a gennaio in Usa.

Aumenta la paura della variante Delta.

Qualche giorno fa, in una nota riportata dalla Cnbc, l’economista di Nomura Aichi Amemiya ha sottolineato che, “visto il recente deterioramento dei dati (macro) e vista la situazione pandemica, intravediamo il rischio che Powell si concentri sull’aumento dell’incertezza, a causa del recente aumento delle infezioni da Covid-19”.

Di conseguenza “come minimo – ha continuato Amemiya – crediamo che i recenti commenti arrivati dai funzionari della Fed sostengano la nostra view di un annuncio del tapering a dicembre, nonostante la preferenza del Fomc per il mese di novembre, stando a quanto emerso dal meeting di luglio”.

Simile l’opinione di Lindsey Bell, chief investment strategist di Ally Invest:

“E’ improbabile che la Fed forzi un tapering in un’economia che non è pronta, e l’outlook si sta facendo meno certo a causa del rafforzamento della variante Delta”. Secondo Bell, un fattore determinante per la Fed sarà la pubblicazione del report occupazionale di agosto il prossimo 3 settembre”

Dividendi globali, la ripresa è iniziata: atteso ritorno ai massimi pre-pandemia nei prossimi 12 mesi

24/08/2021

La ripresa globale effettiva dei dividendi è iniziata nel secondo trimestre 2021, in base all’ultimo Janus Henderson Global Dividend Index. I dividendi globali hanno registrato un balzo del 26,3% dall’inizio dell’anno, recuperando a 471,7 miliardi di dollari, inferiori di appena il 6,8% rispetto ai livelli del secondo trimestre del 2019. Janus Henderson Investors prevede un ritorno ai massimi pre-pandemia delle distribuzioni di dividendi nei prossimi 12 mesi.

Per il 2021 Janus Henderson ha rivisto al rialzo le previsioni a 1,39 mila miliardi di dollari, con un incremento di 2,2 punti percentuali rispetto a maggio. Il risultato è una crescita del dividendo del 10,7% e porterà il totale delle distribuzioni entro il 3% del livello pre-pandemia del 2019, beneficiando tuttavia, della debolezza del dollaro statunitense e di dividendi straordinari più elevati. La crescita sottostante prevista per il 2021 è fissata all’8,5%.

Wall Street, futures positivi: Dow Jones +155 punti. Attesa per l’Economic Outlook di Powell a Jackson Hole

23/08/2021

Futures Usa positivi, con quelli sul Dow Jones che avanzano fino a 150 punti circa, in attesa del grande evento market mover globale dei mercati finanziari di questa settimana: il simposio di Jackson Hole, noto per radunare il mondo dell’alta finanza.

L’attenzione sarà focalizzata tutta sulle parole che saranno proferite dal numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, in occasione dell’apertura del simposio che, anche quest’anno, contrariamente a quanto previsto, avverrà in modalità virtuale e non in presenza.

Powell parlerà venerdì prossimo 27 agosto, alle 10 ora di New York (16 ora Italia).

I trader attendono qualsiasi indicazione che Powell potrà dare riguardo all’inizio del tapering, ovvero della riduzione del programma di acquisti di asset (Quantitative easing) per un valore di $120 miliardi al mese, che la Fed ha lanciato per proteggere l’economia americana dalle conseguenze della pandemia Covid-19.

Il discorso di Powell sarà intitolato “The Economic Outlook”.

In una nota riportata dalla Cnbc l’economista di Nomura Aichi Amemiya ha sottolineato che, “visto il recente deterioramento dei dati (macro) e vista la situazione pandemica, intravediamo il rischio che Powell si concentri sull’aumento dell’incertezza, a causa del recente aumento delle infezioni da Covid-19”.

Di conseguenza “come minimo – si legge ancora nella nota di Amemiya – crediamo che i recenti commenti arrivati dai funzionari della Fed sostengano la nostra view di un annuncio del tapering a dicembre, nonostante il Fomc preferirebbe il mese di novembre, stando a quanto emerso dal meeting di luglio”.

Wall Street è in ripresa dopo i cali della settimana scorsa, che hanno visto il Dow Jones cedere l’1,1%, lo S&P 500 perdere quasi lo 0,6%, interrompendo una scia rialzista che durava due settimane e il Nasdaq arretrare dello 0,7%. I futures sul Dow Jones avanzano di 155 punti (+0,44%), a 35.212 punti; i futures sul Nasdaq salgono dello 0,25% a 15.122 punti circa; quelli sullo S&P 500 crescono dello 0,31% a 4.450.

Pictet aumenta l’esposizione sulle azioni europee e sottopesa quelle americane

Asset allocation  di Virgilio Chelli  23 Agosto 2021 – 13:00

Nel suo Barometro di agosto 2021, Pictet Asset Management mantiene comunque un’esposizione complessiva neutrale tra azioni, obbligazioni e liquidità, con prese di profitto sui Treasury americani

Una allocazione complessiva di portafoglio neutrale tra azioni, obbligazioni e liquidità, che però vede al suo interno un peso aumentato delle azioni europee e svizzere, mentre resta invariata la posizione di sottopeso dell’azionario degli Stati Uniti. I Treasury USA sono stati portati da sovrappeso a neutrale, mediante prese di profitto, mentre viene ridotto il sovrappeso dei titoli di Stato cinesi, anche se mantenuto parzialmente. Sono le indicazioni contenute nel Barometro di agosto 2021 di Pictet Asset Management, focalizzandosi sull’evoluzione in Cina e sulla brillante rimonta estiva messa a segno dall’Europa.

POSSIBILE LETTURA POSITIVA DELLA STRETTA CINESE

Il Barometro sottolinea che l’economia globale avanza a tutta forza nonostante la ripresa delle infezioni da COVID19, mentre continuano a montare le pressioni inflazionistiche, soprattutto negli Stati Uniti, a cui si si aggiungono ‘nuovi stravolgimenti’ in Cina, che hanno colpito un settore ‘edutech’ da circa 100 miliardi di dollari, aumentando le preoccupazioni sull’intensificazione della repressione normativa di Pechino. Una lettura positiva, osserva comunque Pictet AM, è che la stretta costituisce una risposta, anche se tardiva, alla crescita vertiginosa di settori che hanno prosperato in assenza di un quadro normativo, che potrebbe aggiungere un “premio di rischio” permanente a azioni e obbligazioni cinesi, ma senza modificare l’opportunità di investimento.

PRIVILEGIATE LE AZIONI DELL’EUROZONA

Più in generale, Pictet AM continua a privilegiare gli attivi che beneficiano del rafforzamento economico, come le azioni dell’Eurozona, dove l’attività sta crescendo in modo significativo dopo la brusca decelerazione degli ultimi due trimestri. Secondo il Barometro, è più probabile che sarà la crescita europea a superare le previsioni e non quella degli Stati Uniti, dove Pictet AM inizia a vedere segni di rallentamento. Anche la crescita della Cina ha chiaramente raggiunto il picco, anche se la casa ginevrina prevede ancora un PIL di tutto rispetto quest’anno al 10%, sopra l’8,5% del consensus. Negli Stati Uniti inoltre la Fed si avvicina alle prime fasi di un ciclo restrittivo, ma sarà un percorso relativamente lento, mantenendo la politica monetaria più espansiva tra le principali economie.

TREASURY USA DIVENTATI COSTOSI

I modelli di valutazione di Pictet AM indicano che i Treasury USA sono diventati costosi, e lo stesso vale per le azioni statunitensi, suggerendo che la correlazione tra i rendimenti di azioni e obbligazioni è tornata negativa. Oltre a quelle sui titoli di Stato americani, il Barometro di Pictet AM segnala prese di beneficio anche sugli omologhi cinesi, sui quali è stata tuttavia mantenuta una posizione di sovrappeso a differenza dei Treasury passati a neutrali. Il Barometro segnala anche che i modelli di Pictet AM continuano a mostrare un segnale “buy” per le azioni britanniche, un mercato con rendimento da dividendi elevato, più del doppio della media globale, e valutazioni interessanti.

L’ORO SEGNALA RISCHI DI INFLAZIONE

Il Barometro di Pictet AM osserva infine che, nonostante la performance complessiva del mercato obbligazionario, i rischi di inflazione restano una preoccupazione, a giudicare dal corso dell’oro, che è salito del 3,3% nel mese, sebbene la performance complessiva da inizio anno non sia stata brillante. Anche il petrolio è salito di nuovo, come le materie prime in generale, mentre il credito è stato sostenuto dalla solidità dei mercati obbligazionari e azionari, con emissioni investment grade in Europa e USA dall’andamento particolarmente positivo.

Wall Street più forte di tutte le paure

Archiviata senza danni una settimana che ha visto di tutto, dall’Afghanistan alla nuova stretta cinese. Il nodo resta il tapering, e il mercato sembra fidarsi della capacità della Fed di gestirlo in modo flessibile

Fiducia nella Fed  di Stefano Caratelli  23 Agosto 2021 – 8:24

Wall Street archivia una terza settimana d’agosto non proprio ricca di buone notizie, segnata dai talebani che si riprendono Kabul, dal nuovo crackdown cinese sui big tech, dal rallentamento dei consumi USA e dai nuovi timori sul tapering della Fed in arrivo, senza particolari danni. Il film è stato lo stesso da inizio mese, con la sbandata di lunedì seguita ai record del venerdì precedente, poi le vendite si esauriscono e la settimana si chiude su una nota positiva, con Nasdaq, Dow e S&P 500 tutti decisamente in rialzo, anche se gli ultimi due lasciano sul terreno qualche punto rispetto alla chiusura della settimana prima di Ferragosto. In ogni caso, lo S&P 500 mantiene un rialzo di oltre il 38% rispetto ai minimi di periodo toccati a fine settembre 2020. Tra i vari venti avversi affrontati e superati dal mercato americano settimana scorsa, il tapering in arrivo e il timore di rallentamento dell’economia restano in cima alla lista delle preoccupazioni degli investitori.

GLI STORNI DEL 2021 NON INDICANO UN TORO “STANCO”

Le cassandre che da inizio estate parlano di correzione in arrivo dovranno aspettare la settimana prossima per sperare di avere finalmente ragione. Intanto il mercato si muove sul sentiero classico di quando gli indici viaggiano a ridosso dei massimi di sempre: si comincia con qualche presa di beneficio, poi si consolida e si costruisce una base da cui ripartire per riprendere l’esplorazione alla ricerca di nuovi massimi. Da novembre a oggi, cioè da quando è partita la seconda ondata del rally iniziato nella primavera del 2020, lo S&P 500 non ha sperimentato un singolo “storno” che arrivasse al 5%, un fatto abbastanza atipico per un Toro “stanco” che sta dando le sue ultime cornate. Di solito i cambiamenti di rotta sono anticipati da movimenti decisamente più violenti.

FINALMENTE RIENTRATA LA VOLATILITÀ DEI TREASURY?

Completamente diverso rispetto all’azionario il comportamento del mercato dei Treasury in quello che si è visto sinora da inizio 2021, dove la volatilità invece è stata davvero notevole, come mostra il grafico qui sotto.

RENDIMENTO DEL T-BOND USA A 10 ANNI DA INIZIO ANNO E RELATIVA MEDIA MOBILE A 50 GIORNI

Si sono sprecate da parte di molti presunti guru le letture del T-Bond come se fosse una specie di radar capace di intercettare la direzione futura di economie e mercati. Quando nel primo trimestre i rendimenti salivano vertiginosamente segnalavano inflazione e ripresa più forti del previsto in arrivo, poi quando da aprile in poi hanno cominciato a rientrare, allora il barometro dei T-Bond diceva che la Fed avrebbe reagito forse troppo, facendo frenare la ripresa e magari aprendo la strada a una recessione. Tutto sbagliato. È solo successo che a inizio anno la gente correva a comprare azioni cicliche, che sarebbero state sostenute dal mega-stimolo di Biden e dalle riaperture, e si alleggeriva di T-Bond non volendo probabilmente rinunciare a tenere le posizioni anche sui titoli growth legati alla tecnologia. Poi, quando i T-Bond hanno cominciato a offrire un rendimento interessante, soprattutto se comparato a quanto offriva il resto del mondo a parità di qualità, sono tornati gli acquisti, e i rendimenti sono scesi.

POWELL CAPACE DI CORREGGERE GLI ERRORI

Ora sembrano stabilizzati appena sotto l’1,3%, per niente impressionati dal tapering in arrivo della Fed, che potrebbe partire già nell’ultimo scorcio del 2021. Un errore di politica della Banca centrale resta il rischio principale percepito dal mercato, che si potrebbe concretizzare sia in una stretta troppo aggressiva, che potrebbe soffocare la ripresa, ma anche in una tolleranza eccessiva sull’inflazione, che potrebbe costringere a stringere in ritardo e di più. L’errore è umano, e lo può commettere anche il capo della banca centrale più potente del mondo. Jay Powell non è esente dalla regola, a dicembre del 2018 ha sbagliato, ha alzato i tassi a livelli pre-2008, e soprattutto ha annunciato altri 2-3 rialzi nel 2019. Wall Street la prese malissimo, ma Powell ammise quasi subito l’errore, cancellò immediatamente i rialzi programmati nel 2019, e cominciò a telegrafare che la prossima mossa avrebbe potuto essere al ribasso. Forse è questa la ragione della fiducia che il mercato sta esibendo sul tapering. Non fiducia nell’infallibilità di Powell, come invece succedeva con lo “stregone” Alan Greenspan, ma nella sua capacità di riconoscere subito l’errore e correre ai ripari.

BOTTOM LINE

La settimana passerà in attesa delle parole di Powell al simposio della Fed di Kansas City a Jackson Hole, che si tiene il 26-28 agosto. Qualunque cosa dica, si sprecheranno le interpretazioni su dimensioni e tempistica del tapering in arrivo, e sulle conseguenze per mercati e economie. Ma la parola magica, anche se Powell non la pronuncia, è flessibilità. Calibrare con precisione l’uscita dallo stimolo monetario è impossibile, troppe variabili in gioco. L’importante è non legarsi le mani e tenerle libere per cambiare rotta, anche bruscamente, se necessario.

Margini di profitto record a Wall Street, continueranno a crescere nel 2021-22

Una Portfolio Strategy Research di Goldman Sachs sottolinea la forza delle trimestrali dello S&P 500 e segnala l’alto livello di cash disponibile per investimenti, operazioni di M&A, buy back, R&S e dividendi

L’outlook  di Virgilio Chelli  19 Agosto 2021 – 10:37

Le trimestrali del secondo trimestre delle aziende quotate nello S&P 500 hanno battuto le stime di consenso su tutti i fronti. Gli analisti prevedevano una crescita degli utili per azioni del 61% anno su anno che invece si è cifrata in un +86%, calcolato su 457 società che all’11 agosto avevano presentato i risultati, e che rappresentano il 90% della capitalizzazione del principale indice azionario di Wall Street. Tra le società che hanno pubblicato i risultati, inoltre, il 71% ha battuto le stime per almeno una deviazione standard, se non più, contro una media di lungo termine del 48%, con un tasso di sorprese positive sempre in termini di utili per azione pari al 17%, contro una media di lungo termine del 6%.

CRESCITA DEGLI UTILI ANCHE NEL 2021-22

Lo rileva una Portfolio Strategy Research di Goldman Sachs, che prevede per il 2021 e il 2022 una crescita degli utili per azione, sempre delle società dello S&P 500, rispettivamente del 45% e del 2%, sostenuta da forti ricavi e dalle prospettive positive dei margini.

IL CONSENSUS PUNTA A NUOVI MASSIMI DEI MARGINI DI PROFITTO DELLE AZIENDE DELLO S&P 500

I margini delle società dello S&P 500 hanno toccato un massimo record del 12,1% nel secondo trimestre del 2021 nonostante la pressione sui costi alla produzione. Carenza di offerta di lavoro, strozzature nelle catene di forniture e anche la debolezza del dollaro hanno contribuito a spingere l’inflazione di giugno, misurata dall’indice Personal Consumption Expenditures, al 3,54% anno su anno, con l’indice dei prezzi al consumo al 4,45%. Il management delle imprese, in occasione delle presentazioni dei risultati trimestrali alla comunità finanziaria, ha dedicato molti approfondimenti al rapporto tra margini e inflazione, toccando un picco in termini di citazioni almeno dal 2010.

LE AZIENDE RIESCONO A PROTEGGERE I MARGINI

La Research di Goldman Sachs osserva che la gran parte delle aziende riesce a proteggere i margini, in questo contesto inflazionistico, trasferendo i costi sui consumatori, mentre in pochi si concentrano sui costi di gestione. Se l’inflazione si manifesterà transitoria o meno, resta una preoccupazione chiave per i management, e gli outlook proposti variano da azienda a aziende. Quelle con forte potere di prezzo negli ultimi mesi hanno sovraperformato quelle meno in grado di governare i prezzi. Goldman prevede comunque che le aziende mantengano fino a fine anno forti margini pari al 12,1%.

CASH ABBONDANTE PER INVESTIMENTI E M&A

La Research di Goldman Sachs sottolinea anche l’importanza del ‘cash’, che resta il re, e rimane a livelli elevate nei bilanci delle società quotate sullo S&P 500 grazie al miglioramento degli utili aziendali e alle emissioni di titoli, sia azionari che di debito. Sia in termini di aggregato che di media, il rapport tra cash e asset si situa in prossimità di massimi record, consentendo al management flessibilità nel suo utilizzo. Inoltre, proprio grazie al cash disponibile, le aziende stanno anche esplorando possibili investimenti per la crescita, sia in conto capitale, sia sotto forma di R&D, e M&A, sia infine restituendo il cash agli azionisti sotto forma di dividendi e buyback. Alcune, rileva la Research di Goldman Sachs, colgono l’opportunità offerta dal cash per ridurre la leva finanziaria.

Wall Street guadagna terreno, mercati si preparano a Jackson Hole

20/08/2021

Wall Street parte positiva e mostra una accelerazione al rialzo a meno di una ora dall’avvio delle contrattazioni. In questo momento l’indice Dow Jones sale dello 0,35% a quota 35.005,36 punti, l’S&P 500 avanza dello 0,50% a 4.427,8 punti e il Nasdaq mostra la migliore performance registrando una crescita dello 0,7 per cento.

Sui mercati resta una certa cautela per i timori legati alla diffusione della variante Delta e ai riflessi sulla ripresa economica. Intanto volge al termine una settimana che ha visto in primo piano la Fed, prima e dopo la pubblicazione delle minute. In particolare, dai verbali del Fomc di luglio è emerso che la maggioranza dei membri del board della Federal Reserve ritiene opportuno l’avvio del tapering entro la fine dell’anno.

Gli investitori si preparano anche all’appuntamento della prossima settimana di Jackson Hole, che si terrà dal 26 al 28 agosto. “Dall’evento potrebbero emergere (come accaduto già in passato) indicazioni importanti relativi all’avvio del tapering della Fed, alla luce dei recenti dati sull’occupazione Usa e della divergenza all’interno del board Fed sulle tempistiche della riduzione degli acquisti”, commentano gli strategist di Mps Capital Services. In vista dell’appuntamento, secondo alcuni operatori, ci potrebbe essere una certa volatilità sui mercati.

Credit Suisse:“Ecco perché siamo positivi sull’azionario”

Nella recente House View di Credit Suisse le preferenze nei mercati azionari sviluppati sono per le azioni tedesche, spagnole e britanniche e, tra i paesi in via di sviluppo, per l’Asia emergente

  20 Agosto 2021 – 12:43

Dopo una contrazione della produzione industriale globale nel 2° trimestre, è atteso un rimbalzo nel 3° trimestre. In parallelo è possibile un allentamento dell’inflazione negli USA, sebbene permangano segnali di vigore costante dei prezzi delle merci globali. Non sembra invece probabile che potenziali nuove ondate del COVID-19 possano ostacolare significativamente la crescita nelle principali economie. Sono le principali conclusioni della recente House View di Credit Suisse.

RIPRESA DEGLI UTILI

“Relativamente al mercato azionario, non escludiamo rendimenti interessanti, dal momento che i multipli di valutazione elevati sono compensati dalla ripresa degli utili e da una situazione finanziaria favorevole” fanno sapere gli esperti di Credit Suisse.

UNA CERTA CAUTELA NEL BREVE TERMINE

Dopo la crescita senza quasi soluzione di continuità nella prima metà dell’anno, le azioni dei mercati sviluppati hanno evidenziato un leggero consolidamento a inizio estate prima di fissare, alla vigilia di Ferragosto, nuovi massimi. Nel breve termine la stagionalità e la liquidità di mercato richiedono ancora una certa cautela e per questo il Comitato d’investimento (CI) di Credit Suisse ha deciso di non aumentare attivamente l’esposizione all’equity nei portafogli multi-asset, preferendo per il momento restare vicini ai livelli strategici.

I PRINCIPALI RISCHI PER LE AZIONI GLOBALI

Per quanto riguarda i principali rischi per le azioni globali, secondo i manager di Credit Suisse figura, al primo posto, un picco della crescita economica e della liquidità (con possibile conseguente inasprimento della politica monetaria e fiscale). Da tenere sotto osservazione anche rialzi più persistenti dell’inflazione, un inasprimento normativo, i piani dell’amministrazione Biden di aumenti delle imposte – che saranno probabilmente di ostacolo agli utili – ed eventuali evoluzioni negative delle varianti al COVID-19, con un aumento dei ricoveri e potenziali nuovi lockdown.

PREFERENZA ALLE AZIONI TEDESCHE, SPAGNOLE E BRITANNICHE

“Nell’ambito delle azioni dei mercati sviluppati, prevediamo rendimenti interessanti e preferiamo le azioni tedesche, spagnole e britanniche a discapito di quelle svedesi e francesi. Londra offre una valutazione allettante, abbinata a un interessante dividendo, e beneficia di una composizione positiva dei settori negli indici. Le azioni tedesche hanno margini di ulteriore rialzo dal momento che la ciclicità del mercato conduce a una certa qualità. Madrid infine, dovrebbe approfittare della sensibilità al tema delle riaperture e del miglioramento del quadro fondamentale” specificano i professionisti di Credit Suisse.

FINANZIARI E MATERIALI DI BASE IN POLE POSITION

A livello settoriale, invece, le preferenze vanno ai finanziari e ai materiali di base, mentre tra i meno preferiti figurano i servizi pubblici e gli immobili quotati (REIT). “A favorire i materiali di base contribuiscono fondamentali interessanti e la prospettiva di beneficiare degli investimenti nelle infrastrutture. I finanziari, dal canto loro, esprimono valutazioni attraenti e fanno intravedere ulteriore potenziale di recupero: inoltre dovrebbero rappresentare i principali beneficiari di una riaccelerazione economica” spiegano gli esperti di Credit Suisse.

FOCUS SULL’ASIA  EMERGENTE

Relativamente alle azioni dei mercati emergenti, se in generale si intravede un potenziale di rendimento interessante, secondo i manager di Credit Suisse l’area da privilegiare è l’Asia emergente, alla luce dei suoi fondamentali robusti, dell’esposizione alla produzione di chip e della sensibilità rispetto all’aumento del commercio globale. “L’Asia emergente continua a offrire prospettive di crescita strutturale ed esposizione diversificata con sensibilità al commercio globale e alla ripresa. A livello geografico, preferiamo Sudafrica, Corea del Sud, Russia e Messico mentre meno preferite sono Arabia Saudita e Malaysia” concludono i professionisti di Credit Suisse

Variante Delta morde negli Usa e Goldman Sachs taglia stime PIL. Ma Wall Street mostra i muscoli

19/08/2021

Giovedì difficile sui mercati con Wall Street che sta comunque provando a rialzare la china nonostante i timori legati alla variante delta e al tapering Fed in arrivo. Dopo un avvio in calo, gli indici S&P 500 e Nasdaq viaggiano ora in rialzo di circa mezzo punto percentuale. Goldman Sachs ha tagliato le stime di crescita economica per gli Stati Uniti. Il trimestre in corso dovrebbe segnare un +5,5% rispetto al +9% indicato in precedenza complice l’impatto della variante Delta. L’impatto sull’economia dovrebbe comunque essere circoscritto e Goldman ha provveduto a rivedere al rialzo le stime sul 4° trimestre (+6,5% da +5,5%) e per i primi due trimestri del 2022.

La banca d’investimento ritiene che la variante Delta sta avendo un effetto maggiore del previsto su crescita e inflazione a causa del suo impatto sulla spesa dei consumatori e sulla produzione. Di riflesso le attese sono di una spesa per ristoranti, viaggi e altri servizi in calo ad agosto. Ma si dovrebbe trattere di una battuta d’arresto breve e modesta.

Milano arretra, lusso e oil i settori più colpiti

In Europa, tutte le Borse hanno chiuso in rosso. il Ftse Mib ha chiuso a -1,63% a 25.928 punti all’indomani delle minute Fomc che hanno evidenziato la convinzione in seno alla Fed di avviare il tapering entro fine anno.

Il sentiment negativo odierno è alimentato anche dal picco di casi di COVID-19 in tutto il mondo che alimenta i timori di un rallentamento della crescita economica globale. A detta di Emmanuel Cau, responsabile della strategia azionaria europea di Barclays, il movimento odierno è dettato dal timore da parte degli investitori “che il meglio della ripresa e della liquidità sia alle nostre spalle e stanno diventando più cauti sulla loro allocazione”. Barclays ritiene che alla lunga i solidi fondamentali sugli utili e l’ampia liquidità spingano gli investitori a comprare sulla debolezza (buy the dip).

Sul parterre di Piazza Affari giornata da dimenticare per i titoli del lusso con Moncler peggior titolo del Ftse Mib con oltre -6%. Fori dal Ftse Mib si segnala il -6% circa anche per Brunello Cucinelli, -5% invece per Tod’s e Ferragamo. I timori di un rallentamento della crescita, e in particolare della domanda dall’Asia, stanno pesanto in queste giornate sul compoarto del lusso che dipende fortemente dai mercati orientali.

Tra i peggiori oggi anche i titoli della galassia Agnelli: Stellantis -3,56%, CNH -3,9% ed Exor -3,46%. Molto male anche i titoloi oil (-4,64% Tenaris, -2,8% Eni) che pagano anche il dietrofront del petrolio (alla sesta seduta consecutiva in ribasso).

Tra i finanziari ribassi del 2% circa per Intesa Sanpaolo e -2,7% invece per Unicredit.

Sell-off mercati: cresce paura che il meglio sia alle spalle, ma solidi fondamentali possono innescare un nuovo buy on the dip (analisti)

19/08/2021

Vendite marcate oggi sui mercati complice l’avvicinarsi del tapering della Federal Reserve e il parallelo aumento dei timori di una frenata economica in paesi chiave quali Usa e Cina. A detta di Emmanuel Cau, responsabile della strategia azionaria europea di Barclays, il movimento odierno è dettato dal timore da parte degli investitori “che il meglio della ripresa e della liquidità sia alle nostre spalle e stanno diventando più cauti sulla loro allocazione”. Barclays consiglia coperture di volatilità e un’allocazione bilanciata, ma si aspetta comunque che prevalgano i solidi fondamentali sugli utili e ancora ampia liquidità andando a spingere gli investitori a comprare sulla debolezza (buy the dip) ancora una volta”.

Mercati: ottima earnings season aiuterà ad attutire rischio tapering, Barclays indica due settori ancora a sconto

19/08/2021

La recente stagione degli utili ha lasciato in eredità “una delle migliori performance degli ultimi tempi”, con un Eps schizzato del 158% in EuropaNEW FACEBOOK TWITTER LINKEDIN

Dopo i record messi a segno nelle passate sedute i mercati si prendono una pausa (come sta accadendo oggi per le Borse europee che si muovono in rosso dopo i verbali Fed), ma la positiva stagione degli utili con i buoni risultati del secondo trimestre 2021 ha fornito una giustificazione nei fondamentali e ha rafforzato la nostra fiducia in una ripresa sostenibile. Sono di questo parere gli analisti di Barclays che si soffermano sui mercati nel report “Earnings strength helps cushion taper risk“. In particolare, gli esperti ritengono che “con la guidance ottimista e, finché gli utili rimarranno in linea, le azioni possano continuare a salire”.

Una delle migliori earnings season degli ultimi anni

“La stagione degli utili è stata una delle migliori degli ultimi tempi, con una crescita dell’Eps del 97% su base annua negli Stati Uniti e del 158% in Europa ben al di sopra delle aspettative“, sottolineano da Barclays indicando che dalla loro analisi emerge come le aziende siano più positive sulla domanda, sui margini e sulle prospettive dei prezzi, ma appaiono più preoccupate per l’inflazione e la crescita della Cina. Bisogna però valutare le prossime mosse della Fed, con l’avvio del tapering sempre più vicino. “Fort risultati sono la chiave per facilitare il passaggio dalla liquidità ai mercati, guidati da fondamentali solidi”, sostengono da Barclays. Un tema che, secondo gli esperti, potrebbe quindi essere compensato dalle performance stellari messe a segno dalle società.

In questo contesto, Barclays rivede marginalmente al rialzo l’obiettivo l’indice STOXX Europe 600 di fine anno da 465 a 500 sulla base della stima di crescita dell’Eps 2021 aggiornata a +60%.

I guadagni hanno sorriso soprattutto ai titoli ciclici, a quelli value e a quelli legati al tema della riapertura. “I titoli ciclici, finanziari ed energetici hanno registrato il miglioramento più forte in termini di fondamentali dall’inizio della stagione degli utili”, affermano da Barclays che invitano però a fare attenzione all’esposizione alla Cina. Titoli che non hanno registrato un rialzo dei prezzi sui mercati finanziari e quindi sono ancora a sconto.

AMERICA: LA FESTA E’ FINITA!

Scritto il 18 Agosto 2021 alle 09:58 da icebergfinanza

Comunque vada, la festa è FINITA! - IntermarketAndMore

La scorsa settimana nell’ultimo post sul picco inflazione abbiamo scritto che ieri è la giornata in cui in molti si sarebbero divertiti, i dati sui consumi americani testimoniano che ormai la fase degli stimoli è alle spalle e che senza regali l’economia americana è destinata all’oblio…

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Non male davvero per i nuovi ruggenti anni venti!

Ancora una volta abbiamo avuto ragione come sul picco dell’inflazione, no non siamo speciali, facciamo solo il nostro lavoro, analizziamo mentre gli altri producono illusioni!

La sintesi è semplice, le ven dite sono aumentate solo con gli stimoli di Trump tra aprile e maggio 2020 e gennaio e marzo con gli stimoli di Biden il resto è deserto!

La buona notizia è che gli americani se ne fregano della variante delta e di tutte le cazzate che i giornali e i virologi scrivono, sono aumentati i consumi ai ristoranti e nei centri commerciali, il calo è stato tutto dovuto al calo delle vendite di auto e dei rivenditori online, come Amazon.

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Quindi rilassatevi è finita pure la leggenda metropolitana sull’inflazione, il picco è confermato!

La cattiva notizia è che se il panico che le istituzioni stanno sollevando pe runa variante ridicola in quanto a letalità funziona ad agosto assisterete a un collasso dei consumi.

I dati suggeriscono che gli americani hanno imparato la lezione “subprime” non sono stupidi, spendono solo i regali e risparmiano i loro salari.

E in questo abbiamo avuto ancora ragione, ci dispiace per coloro che hanno scommesso contro di noi, fatevene una ragione, sta per iniziare la madre di tutte le performance obbligazionarie in America.

Non solo, l’indice di fiducia dell’Università del Michigan dei consumatori è letteralmente crollato a livelli che non si vedevano da inizio pandemia e non importa se i mercati continuano ad anelare record su record, bond e dollaro sono vicini a una svolta spettacolare.https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-0&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1426192654828638211&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F08%2F18%2Famerica-la-festa-e-finita%2F&sessionId=0b2f107632efb7c2d2d14f3d38f3e668c93f837b&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px

Siamo così disperati che abbiamo appena incassato un anno intero di cedole e che cedole!

Il bello arriva anche dalla Cina, il petrolio e il rame sono in grande difficoltà economicamente e il dollaro è vicino alla mazzata finale…

  • Industrial output +6.4% y/y vs June’s +8.3%, Reuters poll +7.8%
  • Retail sales +8.5% y/y vs June’s +12.1%, Reuters poll +11.5%
  • Fixed asset investment +10.3% in Jan-July, Reuters poll +11.3%

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A loro non resta che la favoletta di Jackson Hole, a noi il gran finale!

I manoscritti da inizio anno sono più che sufficienti per comprendere come coglierla, l’ultima grande occasione, la più colossale della storia, perché oggi sono tutti sul lato sbagliato di una barca che sta di nuovo per affondare.

Sui mercati regna ‘clima di risk off’: tra aumento contagi, tensioni geopolitiche e deboli dati macro

17/08/2021

E’ stato un avvio di settimana caratterizzato da un clima generalizzato di risk off, con borse in calo ed acquisti su bond governativi. E la cautela sulle Borse europee prosegue anche oggi.

“La cautela sui mercati sta portando ad un apprezzamento delle divise rifugio e ad un recupero dei preziosi – commentano gli strategist di Mps Capital Services -. L’escalation dei contagi (la settimana scorsa sono saliti al ritmo maggiore da tre mesi a livello globale) e la delusione giunta sul fronte macro da alcuni dati cinesi e statunitensi, insieme alle rinnovate tensioni geopolitiche in Afghanistan, rimangono gli elementi chiave alla base del pessimismo. Il tutto enfatizzato dalle autorità cinesi che continuano ad annunciare nuove misure per la regolamentazione delle società tecnologiche”.

Focus Usa: l’inflazione alta perdurerà più di quanto prevede la Fed (analisti)

11/08/2021

L’inflazione Usa ha già toccato il suo picco. I dati odierni, con progresso annuo del 5,4% e variazione mensile di +0,5% (dal +0,9% di giugno) lasciano intendere che le pressioni sui prezzi siano destinate a scemare. “Il tasso annuo di inflazione ha apparentemente raggiunto il picco, tuttavia, non siamo ottimisti come la Federal Reserve nel pensare che torneremo rapidamente all’area obiettivo del 2%”, asserisce James Knightley, capo economista di Ing.

I dettagli del report inflazione di luglio mostrano la stabilità dei prezzi delle auto usate (0,2% m/m) dopo il loro recente aumento, mentre i prezzi dell’abbigliamento sono rimasti invariati nel mese e le tariffe aeree sono diminuite dello 0,1% dopo essere aumentate notevolmente negli ultimi mesi. Queste tre cifre relativamente basse sono la ragione principale della sorpresa al ribasso sulla cifra dell’inflazione di fondo. “Tuttavia – aggiunge Knightley – c’è la sensazione di un ampliamento delle pressioni sui prezzi con la maggior parte degli altri componenti che riportano lo stesso aumento del mese scorso o superiore. Ad esempio, il tempo libero ha mostrato una forte accelerazione (0,6% m/m), l’assistenza medica ha registrato il suo aumento più rapido da febbraio (0,3%) e i costi delle abitazioni hanno registrato un altro aumento dello 0,4%”.

Un motivo chiave che spinge Ing a ritenere che l’inflazione rimarrà ‘più alta più a lungo’ è il costo delle abitazioni. Gli affitti rappresentano un terzo del paniere dell’IPC con movimenti in queste componenti che tendono a rimanere indietro di 12-18 mesi rispetto alle variazioni dei prezzi delle abitazioni. Pertanto le componenti abitative dell’inflazione saranno la storia da tenere d’occhio nella seconda metà di quest’anno e potrebbero aggiungere da sole quasi un intero punto percentuale all’inflazione annuale.

A detta di Ing l’inflazione primaria statunitense rimarrà al di sopra del 4% fino al primo trimestre 2022, con l’inflazione di fondo che difficilmente scenderà al di sotto del 3% fino all’estate del prossimo anno.

Wall Street ancora da record dopo inflazione Usa

11/08/2021

Wall Street mette a segno nuovi record in avvio di scambi dopo il dato sull’inflazione. Protagonisti ancora una volta il Dow Jones e l’indice S&P500 che guadagnano ora rispettivamente lo 0,54% e lo 0,25 per cento. Guadagni più contenuti per il Nasdaq che segna un +0,07 per cento.

Si alleviano le pressioni sui prezzi, con l’indice dei prezzi al consumo Usa che risulta in crescita del 5,4% annuo a luglio, in linea con la variazione di giugno e poco sopra il consensus che era +5,3%. Il ritmo di crescita dell’inflazione viaggia ai livelli più alti dal 2008. La componente core è invece scesa dal 4,5% al 4,3%. Su base mensile la crescita dei prezzi è stata dello 0,5%, in linea con le attese, dal +0,9% di giugno.

Un ottimismo sui mercati anche grazie al via libera del Senato degli Stati Uniti al piano infrastrutturale da 1.000 miliardi di dollari. Ieri il voto favorevole ha segnato una vittoria significativa per il presidente Joe Biden e adesso il via libera della Camera appare una formalità visto che la maggioranza è democratica

Mercati: variante Delta non farà deragliare ripresa. UBS WM Italy punta sui ciclici, energia e finanziari in testa    

11/08/2021

“La variante Delta potrebbe forse ritardare di un trimestre o due la ripresa economica, ma difficilmente la farà deragliare”. E’ di questo parere Matteo Ramenghi, chief investment officer di UBS WM Italy, che parte nella sua analisi dai recenti dati macroeconomici della zona euro.

Negli ultimi giorni sono, infatti, stati pubblicati molti dati economici e aziendali che confermano come l’Europa stia procedendo verso una ripresa vigorosa e duratura. Secondo le stime di Eurostat, il Pil della zona euro è cresciuto del 2% nel secondo trimestre portandosi a un livello del 13,7%, superiore rispetto al medesimo trimestre dello scorso anno. Mancano solo 3 punti percentuali per recuperare il livello di PIL pre-pandemia, un obiettivo realistico per la fine dell’anno. “Stimiamo una crescita per l’eurozona del 5,1% per il 2021: a questo punto si tratta di una previsione a portata di mano, nonostante il rischio di nuove restrizioni per via della variante Delta”, afferma l’esperto secondo il quale l’espansione dell’eurozona nel secondo trimestre è stata più rapida e intensa di quanto si aspettassero gran parte degli economisti ed è stata guidata da Italia, Spagna e Portogallo. L’Italia ha registrato una crescita del 2,7% rispetto al primo trimestre dell’anno, con il contributo di quasi tutti i comparti: domanda interna, esportazioni, servizi e industria. Al contrario, Germania e Francia hanno registrato performance moderate, rispettivamente +1,5% e +0,9% nel trimestre. Nel caso della Germania, probabilmente l’economia è stata rallentata dalla difficoltà nel reperire materie prime.

A completare il quadro, le indicazioni in arrivo dal leading indicator, vale a dire quegli indici che dovrebbero anticipare gli andamenti economici, che suggeriscono che questi risultati potrebbero continuare: il Markit Purchasing Managers’ Index (PMI, che riassume le indicazioni dei direttori acquisti di un ampio campione di aziende) rimane a un livello molto elevato (62,8), che indica una forte espansione economica.

Spunti positivi anche dall’earnings season europea

Spunti positivi anche dall’earnings season che prosegue anche in questi giorni in Europa. I risultati del secondo trimestre delle società quotate in Europa (oltre 200 hanno già pubblicato i loro dati) mostrano, rimarcano da UBS WM Italy, una crescita dei ricavi e un forte aumento della redditività: mediamente gli utili sono risultati del 33% superiori alle stime degli analisti. La principale preoccupazione degli investitori prima delle trimestrali era legata ai margini, visti gli aumenti consistenti dei prezzi delle materie prime. Al contrario, spiega l’esperto, i margini operativi sono risultati in aumento grazie all’incremento del volume d’affari per quasi tutti i settori produttivi. Inoltre, molte aziende si sono dichiarate ottimiste riguardo alla possibilità di incrementare i prezzi. Insomma, le preoccupazioni legate alla variante Delta e a potenziali nuove mutazioni sono giustificati ma, finora, nessuna variante sembra eludere completamente i vaccini. Di conseguenza, il peggioramento della pandemia potrebbe ritardare di un trimestre o due la ripresa economica, ma difficilmente la farà deragliare.

Tema inflazione

Uno dei temi che resta caldo sui mercati è certamente quello dell’inflazione. Oggi c’è un importante test in tal senso negli Usa, con la pubblicazione del dato sui prezzi al consumo negli Stati Uniti. Come sottolinea Mark Haefele, chief investment officer global wealth management di UBS, questo dato risulterà importante per “sapere se le pressioni inflazionistiche iniziano a diminuire. Non ci aspettiamo che l’aumento dei prezzi costringa le banche centrali a ritirare gli stimoli monetari prima del previsto”. Nel frattempo, l’inflazione sta aumentando anche nella zona euro, dove ha raggiunto il 2,2% a luglio, il livello più alto da ottobre 2018. Ramenghi si attende che quest’anno rimanga superiore al 2%, raggiungendo probabilmente un picco di circa il 3% a novembre.

Molti fattori suggeriscono però che si tratterebbe di aumenti in parte legati a fattori transitori e che l’inflazione tornerà al di sotto del 2% l’anno prossimo – mantenendosi comunque a un livello superiore rispetto all’ultimo decennio – spiega ancora Ramenghi -. Oltre al rimbalzo ciclico, ciò che spingerà l’economia nei prossimi anni è il cambiamento delle politiche economiche, ora più orientate alla crescita, e la disponibilità delle famiglie a ridurre il proprio tasso di risparmio, cresciuto notevolmente durante la pandemia. Infatti, l’Unione europea (UE) sembra essere uscita da una lunga fase di dogmatismo fiscale per orientarsi progressivamente verso politiche orientate alla crescita.

UBS WM Italy punta sui ciclici

Come potersi muovere in tema di investimenti in un tale contesto? Ramenghi indica nella sua analisi che “si tratta di un quadro che suggerisce di rimanere investiti sul mercato azionario, dove i nostri settori preferiti sono quelli più ciclici, come energia e finanziari. Un quadro di maggiore inflazione mette invece sotto pressione il comparto obbligazionario, dove solo una minoranza del mercato riesce a compensare l’atteso aumento dei prezzi. In quest’area privilegiamo il segmento high yield, rimanendo cauti sulle obbligazioni con rating più elevati (e di conseguenza rendimenti più bassi)”.

GAM positiva sul mercato azionario europeo

Secondo Carlo Benetti, Market Specialist di GAM SGR, l’azionario europeo presenta valutazioni interessanti anche se a Londra può tornare il “rischio politico” per la richiesta britannica di rivedere il trattato con l’Ue

Virgilio Chelli  11 Agosto 2021 – 7:50

La richiesta di Londra di rivedere i termini del trattato con l’Unione Europea riporta l’ombra del rischio politico sul listino britannico, mentre le valutazioni continuano a rendere interessanti le borse europee. La proposta di Boris Johnson sembra una temeraria sfida all’UE, il cui interesse è preservare l’integrità del mercato unico ed evitare che l’Irlanda diventi un varco per l’ingresso di merci non conformi agli standard di sicurezza stabiliti a Bruxelles. Una richiesta inaccettabile anche perché altera i termini di un accordo sottoscritto pochi mesi fa dallo stesso governo e rischia, tra l’altro, di svalutare la firma inglese sui trattati internazionali.

L’ACCORDO DI BREXIT AVEVA FAVORITO GLI INVESTIMENTI

Lo sostiene in un commento Carlo Benetti, Market Specialist di GAM SGR, ricordando che l’accordo di Brexit del dicembre 2020 aveva finalmente riportato chiarezza sui termini dell’uscita dall’Unione e, dopo cinque anni di sottoperformance rispetto alle principali borse mondiali, aveva riportato anche la fiducia sulla Borsa britannica. Negli ultimi dodici mesi sono stati chiusi a Londra oltre duecento deal di private equity, una accelerazione dovuta al timore che la Banca d’Inghilterra metta fine allo stimolo ma anche un segnale di fiducia sulle prospettive future.

BORSE EUROPEE INDIFFERENTI ALLE GIRAVOLTE DI JOHNSON

Tornare a discutere dell’accordo che aveva restituito certezza e fiducia, secondo Benetti, significa riportare indietro di un anno le lancette dell’orologio finanziario. Gli altri listini europei restano indifferenti alle giravolte di Johnson, con performance sostenute da robusti dati economici, dal ritorno della fiducia di imprese e famiglie e dalle positive attese di utili societari, confermate dalle trimestrali. Ma l’esperienza dei mesi scorsi e gli scossoni che non mancano ricordano di gestire con cautela le scelte di settori e stili di investimento, perché l’alternarsi delle preferenze si verifica all’improvviso e con violenza, complici anche le incertezze sull’inflazione e la variante Delta.

ESAGERATO DIRE CHE IL REFLATION TRADE È FINITO

L’indicazione dell’esperto di GAM SGR resta comunque “no panic”. Già a metà luglio i mercati avevano reagito allo scoraggiamento, dopo le forti oscillazioni del rendimento del Treasury. Benetti osserva che i rendimenti sono sempre l’esito dei flussi dei capitali, ma si chiede anche quanto questi siano coerenti con i fondamentali. Secondo l’analisi di GAM SGR la notizia della fine del Reflation Trade è esagerata, mentre è possibile che la fase finale dell’emergenza sanitaria sia lunga e faticosa, un “long goodbye”, come ha titolato l’Economist.

METTERE IN FILA LE INFORMAZIONI

L’invito di Benetti di non cedere al panico si riferisce al futuro, mettendo in fila le informazioni note: le vaccinazioni rafforzano la ripresa, il mercato del lavoro USA continua a creare nuovi posti senza generare per ora tensioni salariali, l’inflazione è stata condizionata dall’eccezionalità della pandemia. Le condizioni sono diverse in Europa, che esce da un decennio di crescita modesta e molto sotto il potenziale, gli stimoli non sono paragonabili a quelli americani, e semmai c’è il rischio che l’effetto base sull’inflazione arrivi dopo l’estate con valori decisamente alti, che potrebbe indurre alla tentazione di agire troppo presto sulla politica monetaria.

INVITO A NON CEDERE MAI AL PANICO

Anche i banchieri centrali sono a un bivio, perché con il nemico inflazione alle porte è più difficile confermare il “lower for longer”, bassi tassi per un prolungato periodo di tempo. La Bce, sottolinea Benetti, per il momento conferma l’attuale stance fino a fine marzo 2022 e in ogni caso finché non sarà ritenuta superata la crisi da coronavirus. Per tutti questi motivi, conclude l’esperto di GAM SGR, le condizioni di scenario e le considerazioni di metodo rafforzano l’invito a “non cedere al panico, mai”.

Il Senato Usa approva il maxi-piano Biden, al via investimenti per 1.200 miliardi di dollari Esultanza del presidente per l’accordo bipartisan: “Spero che il Congresso lo mandi sulla mia scrivania il prima possibile per poter continuare il nostro lavoro di ricostruzione”. Ora il passaggio alla Camera per l’approvazione definitiva

di AGI.it | 10 agosto 21, 18:30

AGI – Il Senato Usa ha approvato il maxi piano di investimenti infrastrutturali da 1.200 miliardi di dollari fortemente voluto dal presidente Joe Biden e frutto di un accordo bipartisan. Una grande vittoria per il presidente democratico e una sconfitta per il suo predecessore, Donald Trump, che si è opposto fino all’ultimo.

Per l’approvazione il piano, che la Casa Bianca ha definito “storico” ed è stato sostenuto da diversi repubblicani, necessitava solo di una maggioranza semplice. Il provvedimento, per l’approvazione definitiva passa ora alla Camera dei Rappresentanti, dove il suo futuro è più incerto dopo che sono emerse tensioni all’interno del Partito Democratico, che ha una maggioranza ristretta.

“Grandi notizie, gente: l’accordo bipartisan sulle infrastrutture è ufficialmente passato al Senato”, ha esultato su Twitter il presidente Biden. “Spero che il Congresso lo mandi alla mia scrivania il prima possibile per poter continuare il nostro lavoro di ricostruzione”.

A fine gennaio il budget del piano infrastrutturale senza precedenti, sponsorizzato dal presidente, Joe Biden, superava i duemila miliardi di dollari. Adesso sarà più della metà, 1.200 miliardi, ma è arrivato alla conclusione del suo percorso legislativo, grazie alle fruttuose trattative tra un gruppo bipartisan di 10 senatori e la Casa Bianca. La legge autorizza la spesa per i programmi federali esistenti di lavori pubblici e promuove ulteriori 550 miliardi di dollari di nuove spese pubbliche.

Il provvedimento dovrà poi affrontare un percorso potenzialmente difficile alla Camera, dove la Speaker democratica Nancy Pelosi ha detto che non lo accetterà fino a quando il Senato non passerà anche un nuovo pacchetto da 3.500 miliardi di cui ha parlato ieri il leader dei democratici, Chuck Schumer, e che dovrebbe affrontare la lotta alla povertà, il cambiamento climatico, la spesa sanitaria e quella per l’educazione. Si tratta di una negoziazione impegnativa che potrebbe richiedere mesi. Comuque il piano infrastrutturale passato oggi al Senato svaria dalla realizzazione di 500 mila stazioni di ricarica elettrica per auto alla ricostruzione di autostrade, ponti, ferrovie, dall’abbattimento delle emissioni di carbonio entro il 2035 all’accesso esteso all’acqua e all’energia pulita, sono molti i settori su cui il piano punta a incidere nei prossimi dieci anni.

Vediamo quali e in che modo.

– ACQUA, INVESTIMENTI PER 55 MLD
Negli Stati Uniti attualmente, secondo la Casa Bianca, dieci milioni di famiglie e 400 mila scuole non hanno acqua potabile. Il piano prevede un investimento da 55 miliardi di dollari per dotare le aree meno servite di condotte e depuratori.

– INTERNET, STANZIATI 30 MLD
Più di 30 milioni di americani vivono in aree non servite dalla banda larga, in particolare nelle zone interne degli Stati Uniti. Nel piano sono stanziati 65 miliardi per creare infrastrutture per l’alta velocità di internet, e abbattere i costi per le fasce più deboli. Attraverso il Digital Equity Act verrà creato un programma permanente che aiuterà le famiglie a basso reddito ad avere garantito l’accesso a internet.

– AMBIENTE, 73 MLD PER PRODURRE ENERGIA PUNITA
Centinaia di aree nel Paese sono risultate ad alto inquinamento, a causa della presenza di vecchie fabbriche e zone destinate alla produzione energetica. Il 26 per cento degli afroamericani e il 29 per cento degli ispanici vivono a meno di cinque chilometri da queste zone. Rappresentano la percentuale più alta tra gli americani. Per depurare le aree e bonificarle verranno stanziati 21 miliardi di dollari. Dopo il caso del black out che, durante l’inverno, ha messo in ginocchio il Texas, l’amministrazione federale ha deciso di finanziare un progetto da 73 miliardi di dollari per la produzione di energia pulita. La Casa Bianca considera questo l’investimento più grande nella storia americana.

– CYBER SICUREZZA, FINANZIAMENTI PER 50 MLD
Nel piano sono previsti 50 miliardi di dollari per finanziare progetti che vanno dalla sicurezza cyber, che di recente ha colpito gli impianti energetici americani, e interventi per ridurre l’incidenza di alluvioni e devastazioni ambientali.

– AEROPORTI E PORTI, UN PIANO DA 25 MLD
Nonostante gli americani si vantino di aver costruito la moderna aviazione, gli aeroporti sono indietro in classifica. Nessuno di quelli americani figura tra i primi 25 aeroporti mondiali. Il piano prevede 25 miliardi di dollari per ammodernare gli aeroporti, 17 miliardi destinati ai porti.

– STRADE E PONTI, STANZIATI 110 MLD
Un chilometro ogni cinque, su un totale di 280 mila chilometri di autostrade e strade statali, sono in pessime condizioni, così come 45 mila ponti. L’amministrazione federale ha deciso di stanziare 110 miliardi per la costruzione e ristrutturazione di strade, ponti e altri progetti, da attuare nei prossimi cinque anni. Di questi soldi, 40 andranno alla ristrutturazione e 16 per la realizzazione di maxi progetti.

– SICUREZZA SULLA STRADA, PIANI PER 11 MLD
Gli Stati Uniti sono tra i Paesi con il più alto numero di morti per incidente. Verranno stanziati 11 miliardi di dollari in programmi per la sicurezza, compreso un nuovo protocollo, “Safe Streets for All”, per indirizzare stati e amministrazioni locali a ridurre gli incidenti, in particolare quelli che coinvolgono pedoni e ciclisti.

– TRASPORTO PUBBLICO: E’ SETTORE CHE PI VA RINNOVATO
Il trasporta pubblico è uno dei settori, secondo la Casa Bianca, che più necessita di rinnovamento. Il problema riguarda 24 mila bus, 5 mila vagoni ferroviari, 200 stazioni, migliaia di chilometri di ferrovia. Verranno stanziati 39 miliardi per rendere più moderno il sistema di collegamenti e migliorare l’accesso per le persone anziane e i disabili. Il treno: cinquant’anni dopo la nascita di Amtrak, la maggiore compagnia di trasporti ferroviari, la compagnia andrà incontro a un restyling profondo finanziato con 66 miliardi di dollari per modernizzare il corridoio Nordest e alzare la qualità nella area del Mideast. Dodici miliardi di dollari andranno a finanziare partnership con i servizi intercity e l’alta velocità.

– AUTO ELETTRICHE: 50% A EMISSIONE ZERO ENTRO 2030
Come già annunciato in settimana, il presidente Biden punta ad avere entro il 2030 metà auto in circolazione a emissione zero. L’obiettivo è superare la Cina, che in questo momento guida il mercato mondiale delle auto elettriche. Verrà stanziato un primo fondo da 7,5 miliardi di dollari per accelerare, da parte delle compagnie automobilistiche americane, la transizione verso la produzione di veicoli verdi. Il piano prevede anche la realizzazione di bus elettrici, con stanziamenti diversificati: 2,5 miliardi per quelli a zero emissione, 2,5 per quelli a bassa emissione, e 2,6 per i traghetti.

Wall Street verso debole avvio con timori variante Delta. Domani test inflazione

10/08/2021

Per Wall Street si prospetta un avvio di contrattazioni all’insegna della debolezza, con gli investitori che continuano a monitorare da vicino l’evoluzione della pandemia e cercano nuova catalyst. Con i prezzi delle materie prime che stanno recuperando terreno, petrolio compreso, dopo i cali di ieri.

I futures sul Dow Jones mostrano un calo dello 0,05%, quelli sull’S&P500 sono piatti e infine quelli sul Nasdaq salgono dello 0,09 per cento. Tra i pochi dati in uscita nel pomeriggio l’NFIB relativo all’ottimismo delle piccole imprese e tra gli interventi di giornata c’è quello di Loretta Meste, presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland, con un discorso sui rischi d’inflazione. Gli operatori attendono, intanto, domani il dato sull’inflazione che dovrebbe essere in rallentamento ma superiore alle attese.

Tra i singoli titoli nel pre-mercato in evidenza AMC Entertainment che sal di oltre il 7 per cento. L’ operatore cinematografico che in questo 2021 è finito sotto i riflettori divenendo una delle meme stock più scambiate dai daily trader ha triplicato le sue entrate nel secondo trimestre rispetto ai primi tre mesi dell’anno. IL gruppo ha inoltre annunciato l’arrivo di importanti novità, tra cui il pagamento dei biglietti del cinema con bitcoin.

Oro e petrolio sotto fuoco vendite, tapering Fed e variante Delta fanno temere un autunno difficile. Piazza Affari strappa ai top dal 2008

09/08/2021

Nuovi segnali di forza per i mercati azionari in avvio di ottava, mentre soffrono le commodity complice il rischio che il tapering da parte della Fed arrivi prima del previsto alla luce del boom dell’occupazione statunitense.

Nuovi top per il Ftse Mib, volano Unipol e Stellantis

Piazza Affari veleggia ai nuovi top annui nonostante la debolezza stamane di banche e oil. Il Ftse Mib, reduce dal +1,3% di venerdì che ha spinto l’indice il area 26 mila, allunga ancora fino a 26.088 (+0,34%) aggiornando i massimi pluriennali dal lontano 2008. Gli investitori continuano a cavalcare l’onda lunga dei forti dati arrivati dal mercato del lavoro statunitense. A luglio gli Stati Uniti hanno creato evidenziato una crescita dei posti di lavoro ai top in quasi un anno (+943mila unità) e il tasso di disoccupazione è diminuito più rapidamente del previsto. Il presidente della Fed di Dallas, Robert Kaplan, ritiene che la banca centrale dovrebbe iniziare a ridurre al più presto i suoi acquisti di asset. Il positivo report occupazionale di luglio conferma che il mercato del lavoro statunitense è sul sentiero giusto per tornare ai livelli pre-pandemici e c’è chi vede la Fed annunciare già nel meeting di settembre la riduzione degli acquisti con il tapering che potrebbe prendere il via già a dicembre o a inizio 2022.

Tra i singoli titoli del Ftse Mib si segnala stamattina il rally di Unipol (+1,96%). Bene anche Stellantis (+1,02%) che vola di slancio oltre i 18 euro. Oggi AlphaValue ha alzato il rating su Stellantis a buy. Promozione anche per Pirelli (+1,46%) su cui JPMorgan ha portato la raccomandazione a neutral.

Tra i segni meno si segnala invece Interpump (-0,95%) e i titoli bancari (-1,8% Bper e -1,24% Banco BPM) che ritracciano dopo l’exploit di venerdì. Male anche il trio formato da Tenaris (-0,9%), Saipem (-0,31%) ed ENI (-0,42%) con il calo del petrolio che si fa sentire su tutto il comparto oil europeo.

Flash crash per oro e argento

Forte volatilità nella notte per i metalli preziosi tra rischio tapering e rialzo del dollaro Usa. C’è stato un tonfo di 60 dollari in pochi minuti per l’oro con gli investitori che temono che la Federal Reserve presto inizi a ritirare i suoi massicci stimoli monetari. Il prezzo del lingotto spot è arrivato a perdere oltre il 4% e l’argento è crollato fino al 7% con i dati sull’occupazione USA migliori del previsto che hanno fatto scattare l’allarme tra gli investitori.

Timori che si riflettono anche sul dollaro Usa. Il biglietto verde si è spinto al massimo da quattro mesi sull’euro propio sulla prospettiva di un tapering della Federal Reserve.

A luglio gli Stati Uniti hanno creato evidenziato una crescita dei posti di lavoro ai top in quasi un anno (+943mila unità) e il tasso di disoccupazione è diminuito più rapidamente del previsto. Il presidente della Fed di Dallas, Robert Kaplan, ritiene che la banca centrale dovrebbe iniziare a ridurre al più presto i suoi acquisti di asset.

Soffre anche il petrolio

Tra le commodity si segnala stamani anche la debolezza proninciata del petrolio con Brent e WTI entrambi in calo del 3 per cento circa con quotazioni scese rispettivamente in area 68,6 e 66,2 $ al barile. Sullo sfondo rimane anche la questione relativa al diffondersi della variante Delta e ai possibili contraccolpi sulla ripresa economica con nuove restrizioni decise da Cina e Australia.

Agenda mercati: dopo lavoro, ora parola passa a inflazione Usa. Aspettando Jackson Hole a fine mese  

09/08/2021

Dopo le indicazioni incoraggianti che sono arrivate dal mercato del lavoro statunitense venerdì scorso, che rendono sempre più vicino l’annuncio del tapering da parte della Federal Reserve (Fed), il radar dei mercati verrà puntato sull’inflazione statunitense di luglio attesa in lieve rallentamento ma comunque sopra il 5%.

Il dato, in uscita mercoledì 11 agosto, servirà alla Fed in vista del simposio di Jackson Hole di fine agosto. E secondo alcuni esperti, di fronte a questi dati il presidente della Fed, Jerome Powell, potrebbe spingersi ad adottare toni meno cauti riguardo ai tempi del tapering proprio in occasione di Jackson Hole che prende il via il 26 agosto. Come sottolineano gli strategist di Mps Capital Services, il dato darebbe infatti un sostegno a quei membri del board come Bullard, Wallet, Kaplan e Clarida che si sono espressi a favore di un avvio del tapering già entro fine anno. A questo punto, aggiungono gli esperti, risulterà importante monitorare il dato di settembre che terrà conto anche dell’aumento dei contagi registrato a fino luglio.

Intanto nelle prossime settimane saranno diversi i dati da monitorare per cercare di capire in che direzione andrà il “Fed pensiero”. Tra gli altri dati da seguire, segnalano gli esperti di Intesa Sanpaolo, in particolare la seconda stima del Pil del secondo trimestre (soprattutto perché la prima lettura aveva deluso) il 26 agosto, e gli ISM, manifatturiero e non, rispettivamente l’1 e il 3 settembre. Prima del FOMC del 22 settembre la Fed avrà comunque a disposizione anche l’employment report del 3 settembre e i nuovi dati di inflazione, il 14 settembre.

Inflazione Usa su tutti

Tornando ai principali dati in uscita in settimana, domani 10 agosto in primo piano l’indice tedesco Zew. Il giorno successivo, mercoledì 11 agosto, in primo piano sempre per la Germania il dato finale sull’inflazione di luglio. Stesso dato in uscita alle 10 per l’Italia. Market mover di giornata, come detto, è l’inflazione negli Usa. Sono inoltre previste le indicazioni sulle scorte e la produzione di greggio per gli Stati Uniti.

Ricca l’agenda di giovedì 12 agosto. Tra i dati in evidenza il PIl inglese, la bilancia commerciale italiana ma anche la produzione industriale della zona euro. Alle 13 arriveranno gli annunci di politica monetaria della banca centrale turca. Per gli Stati Uniti da monitorare l’aggiornamento settimanale sui sussidi alla disoccupazione e i prezzi alla produzione.

La settimana si conclude venerdì 13 agosto con la pubblicazione dell’inflazione in Francia (lettura finale) e con la bilancia commerciale della zona euro. Negli Usa si guarda all’indice di fiducia dei consumatori calcolata dall’Università del Michigan.

AllianzGI: i mercati hanno già prezzato la ripresa, possibile aumento di volatilità

Secondo Stefan Scheurer, Director, Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors, dai dati globali non giungono più sorprese positive e non si può certo parlare di calma estiva sui mercati

La view  di Virgilio Chelli  8 Agosto 2021 – 10:00

Il trend rialzista sull’azionario internazionale, prossimo a nuovi massimi storici, prosegue nonostante la recente volatilità. Ma intanto, sulla scia di tassi di inflazione in aumento, il mercato obbligazionario si sta già preparando ad una minore crescita economica, e i rendimenti reali dei titoli governativi a 10 anni hanno raggiunto i minimi storici. Per questo non si può certo parlare di calma estiva sui mercati finanziari, secondo Stefan Scheurer, Director, Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors.

SENTIMENT USA GIÀ AL PICCO

In termini fondamentali, secondo gli indicatori proprietari di AllianzGI, i dati economici globali sono in costante miglioramento, malgrado di recente il momentum abbia perso slancio dopo la forte ripresa, e negli Stati Uniti il sentiment potrebbe già aver raggiunto il picco, mentre, in base all’indice della fiducia delle imprese Ifo, la Germania sembra attraversare una fase di leggera stasi estiva a causa delle persistenti strozzature sul fronte dell’offerta e delle preoccupazioni per l’ulteriore diffusione della variante Delta.

INFLAZIONE SEMPRE ALIMENTATA

Si moltiplicano quindi secondo Scheurer i segnali di un imminente picco dell’ottimismo economico, nonostante l’aumento dei tassi di vaccinazione, e sebbene le previsioni di consensus per molti Paesi siano già a livelli ambiziosi, dai dati macroeconomici globali, pur in costante miglioramento, non giungono più sorprese positive. Per l’inflazione è invece più probabile il contrario: gli indicatori globali che mostravano già un’accelerazione da inizio anno hanno evidenziato nuovi rialzi, per gli effetti base, l’aumento dei prezzi di materie prime e trasporti, il prolungamento dei tempi di consegna, il restringimento dell’output gap e maggiori strozzature sul fronte dell’offerta.

BANCHE CENTRALI IN MOVIMENTO

Alcune aziende segnalano già degli aumenti di prezzo, mentre diverse banche centrali dei mercati emergenti hanno adottato un orientamento più restrittivo ed avviato il ciclo di inasprimento dei tassi, come in Turchia, Brasile e Russia, mentre in Australia, Canada e Nuova Zelanda, le autorità hanno annunciato un’ulteriore riduzione dei programmi di acquisto. Ma anche se le pressioni inflazionistiche sono aumentate in tutte le aree geografiche, molte banche centrali seguono l’esempio della Fed e tollerano “temporaneamente” tassi di inflazione più elevati.

RIPRESA PREZZATA, POSSIBILI TEMPORALI

In questo contesto, osserva Scheurer, è iniziato il confronto sul prossimo ridimensionamento della politica monetaria USA, ancora estremamente espansiva. Per ora, la politica monetaria e, in una certa misura, quella fiscale, seguiranno ancora l’orientamento tipico delle fasi recessive, continuando presumibilmente a supportare i mercati azionari fino a fine 2021. Ma la ripresa economica è già ampiamente scontata nelle performance e nelle valutazioni degli asset rischiosi, pertanto l’esperto di AllianzGI non può escludere “brevi temporali estivi”.

Fed, Powell al Congresso Usa: ‘l’inflazione modererà il passo, è transitoria’

Fed, Powell: ‘mercato del lavoro ha ancora molta strada da fare, tapering QE rimane lontano’

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Titolo: *Fed: Bullard; pandemia finira’, Delta sara’ messa sotto controllo
Titolo: *Fed: Bullard, inflazione Usa sopra target anche in 2022

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JACOBS E TAMBERI VOLANO I RENDIMENTI CROLLANO!

Scritto il 3 Agosto 2021 alle 07:57 da icebergfinanza

In questi giorni i nostri Ragazzi ci hanno fatto entusiasmare, non solo il meraviglioso oro di Jacobs o il volo spettacolare di Gimbo, ma ogni medaglia anche quella di legno talvolta è pure goduria visto che spesso e volentieri ci scappa il record personale o italiano.

Sono giorni infiniti, ma credetemi in questi giorni mi sento un po’ come Chiellini, che tiene per la maglia Saka, l’inflazione ma dove vai se i numeri non ce li hai!

In questi giorni analisti ed economisti disperati per quello che sta accadendo ai rendimenti spuntano come funghi ovunque, il “negazionismo”, no non è giusto che i rendimenti siano a questi livelli, no io ho target, molto superiori, sia il mercato non ha mai capito nulla di inflazione…https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-1&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1422236790157680648&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F08%2F03%2Fjacobs-e-tamberi-volano-i-rendimenti-crollano%2F&sessionId=f54e79a633175373f1b42fe58664d84eb253b95f&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px

L’ex Segretario al Tesoro ed economista Larry Summers, uno che ha passato gli anni ha farsi ingrassare il portafoglio dalle banche, attribuisce il rally dei bond governativi, che spinge giù i rendimenti, a fattori tecnici ed aggiunge che i mercati in ogni caso sono pessimi nel predire l’inflazione.https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-2&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1422119991839690755&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F08%2F03%2Fjacobs-e-tamberi-volano-i-rendimenti-crollano%2F&sessionId=f54e79a633175373f1b42fe58664d84eb253b95f&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px

Adesso hanno abbassato le pretese, prima erano tutti per il 2 % o addirittura per il 3, altri per 1,80 ora che siamo a 1,15 si accontentano solo del 1,6 %.https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-3&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1422098177566597123&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F08%2F03%2Fjacobs-e-tamberi-volano-i-rendimenti-crollano%2F&sessionId=f54e79a633175373f1b42fe58664d84eb253b95f&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px

Un altro che finirà nel cimitero degli economisti!

Sono già decine e decine gli economisti, banchieri, analisti, giornalisti che sono finiti nel cimitero della deflazione da debiti.

Chi ha letto il nostro ultimo manoscritto nel fine settimana ha potuto capire che noi siamo ancora controcorrente e che i prossimi 2 mesi saranno spettacolari infatti ieri mentre tutti si aspettavano il contrario…https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-4&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1422227913857028096&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F08%2F03%2Fjacobs-e-tamberi-volano-i-rendimenti-crollano%2F&sessionId=f54e79a633175373f1b42fe58664d84eb253b95f&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px

Nuovi minimi stagionali per il decennale ma non solo il Germania si sono strappati i capelli lungo tutto l’arco della curva, panic buying…https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-5&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1422250613589565446&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F08%2F03%2Fjacobs-e-tamberi-volano-i-rendimenti-crollano%2F&sessionId=f54e79a633175373f1b42fe58664d84eb253b95f&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px

In questi giorni nuovo record assoluto per un ETF con titoli americani a 1/5 anni, flussi mostruosi in entrata, effetto diretto di quanto via abbiamo raccontato nel fine settimana…https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-6&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1422117323843031041&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F08%2F03%2Fjacobs-e-tamberi-volano-i-rendimenti-crollano%2F&sessionId=f54e79a633175373f1b42fe58664d84eb253b95f&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px

Non c’è dato nelle ultime settimane che non suggerisca che la festa è finita, dalla produttività ai consumi, al risparmio.

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Secondo noi siamo ormai al picco, stabilizzazione e poi giù di nuovo, in America stanno correndo per evitare decine di migliaia di sfratti una cosa assurda, ridicola con tutti i soldi che hanno stampato.

Il tetto del debito un’altra farsa all’americana.https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-7&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1421470692189614095&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F08%2F03%2Fjacobs-e-tamberi-volano-i-rendimenti-crollano%2F&sessionId=f54e79a633175373f1b42fe58664d84eb253b95f&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px

In Europa l’inflazione che conta sta già scendendo…

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Come suggerisce John, inflazione transitoria e poi disinflazione e deflazione oltre alla recessione.https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-8&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1421959203061645321&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F08%2F03%2Fjacobs-e-tamberi-volano-i-rendimenti-crollano%2F&sessionId=f54e79a633175373f1b42fe58664d84eb253b95f&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px

Oggi però vogliamo partire da un dato che molto difficilmente troverete in giro, quello dei CONSUMI REALI, di cui abbiamo già parlato sul blog nelle ultime settimane.

Esiste una convinzione generale che ci siano quattro grandi indicatori che il NBER ovvero il comitato che dichiara l’inizio o la fine di una recessione tiene in seria considerazione e 2 sono fondamentali ovvero il reddito personale reale e le vendite al dettaglio REALI ovvero depurate dall’inflazione.

Come riporta il sito di Advisor Perpectives, il grafico sottostante ci offre uno sguardo ravvicinato ai dati mensili dalla fine dell’ultima recessione a metà 2009. La regressione lineare ci aiuta a identificare la varianza dal trend delle vendite reali.

Praticamente sempre un calo dei consumi reali corrisponde all’avvio di una recessione.

Big Four dal 2000

Il grafico sopra è un ottimo punto di partenza per valutare la rilevanza dei quattro indicatori nel contesto di due recessioni molto diverse. In entrambi i casi, il rimbalzo della produzione industriale ha eguagliato il minimo del NBER, mentre l’occupazione e il reddito personale sono rimasti indietro nelle rispettive inversioni.

Ora diamo un’occhiata al periodo 1972-1985, che includeva tre recessioni: la feroce recessione dell’embargo petrolifero di 16 mesi del 1973-1975 e il double dip del 1980 e 1981-1982 (rispettivamente di 6 mesi e 16 mesi).

Big Four 1972-1985

Vendite al dettaglio reali

Vendite al dettaglio reali
Vendite al dettaglio reali su base annua

Come potete osservare un calo sensibile nei consumi reali porta all’inizio di una recessione.

Questi gli ultimi dati…

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Il trend è negli ultimi tre report in discesa e non credo possa invertire con calo dei consumi e inflazione sostenuta.

Il Citigroup U.S. economic surprise index raggiunge i nuovi minimi assoluti crollando sotto i livelli dello scorso anno.

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Non solo, pure i tassi reali sono ai minimi storici! Nuovo minimo assoluto in termini reali per il decennale.

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Ci si arrampica sui vetri  cercando di giustificare questi movimenti come irrazionali ma è chiaro che i mercati non hanno la più pallida idea di quello che in realtà sta accadendo,

Nel fine settimana vi abbiamo spiegato tutti i segreti del mercato monetario americano, la bomba dei REVERSE REPO ora non resta che goderci lo spettacolo finale…https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-9&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1421166032404746241&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F08%2F03%2Fjacobs-e-tamberi-volano-i-rendimenti-crollano%2F&sessionId=f54e79a633175373f1b42fe58664d84eb253b95f&theme=light&widgetsVersion=1890d59c%3A1627936082797&width=550px

Grazie a tutti coloro che hanno sostenuto il nostro lavoro, buona Estate a Voi e alle Vostre famiglie!

A loro non resta che la favoletta di Jackson Hole, a noi il gran finale!

I manoscritti da inizio anno sono più che sufficienti per comprendere come coglierla, l’ultima grande occasione, la più colossale della storia, perché oggi sono tutti sul lato sbagliato di una barca che sta di nuovo per affondare.

La BCE si prepara ai ‘lunghi coltelli’, la tensione rischia di diventare incandescente in Germania

Inflazione in rialzo nell’Eurozona, ma è in Germania a diventare un caso politico. E sotto elezioni federali, il clima rischia di surriscaldarsi troppo.

di Giuseppe Timpone , pubblicato il 01 Agosto 2021 alle ore 13:45

L’inflazione è tornata a salire nell’Eurozona. Nel mese di luglio, stando alle stime flash dell’Eurostat è stata del 2,2%, in accelerazione dall’1,9% di giugno, quando aveva registrato un lieve calo dal 2% di maggio. Il dato si colloca sopra il target del 2%, così come ridefinito dalla stessa BCE nelle scorse settimane. Ma l’inflazione “core”, al netto delle componenti volatili, avanza dallo 0,7% allo 0,9%. E questo è un dato che conforta parecchio Francoforte, poiché fornisce una misura più puntale dell’andamento di fondo dei prezzi nell’area.

Per la BCE, però, le buone notizie potrebbero finire qui. L’inflazione in Germania a luglio è esplosa dal 2,3% al 3,8%, superando la soglia del 3% per la prima volta dal 2008. Più contenuto il rialzo in Italia, dall’1,3% all’1,8%. In Spagna, sale al 2,9% e in Grecia il rischio deflazione sembra definitivamente alle spalle con un +1%.

BCE alle prese con l’alta inflazione tedesca

La Bundesbank è custode dell’ortodossia monetaria, attraverso la quale punta a salvaguardare la stabilità dei prezzi in Germania e, di conseguenza, in tutta l’Eurozona. Il suo governatore Jens Weidmann ha votato contro la ridefinizione del target d’inflazione, giudicando un errore il suo carattere simmetrico, temendo che il mercato possa prima o poi perdere fiducia sulla capacità della BCE di centrare l’obiettivo della stabilità dei prezzi.

Alla luce del boom dell’inflazione tedesca, le pressioni di Berlino su Francoforte per ottenere una normalizzazione monetaria più in fretta possibile aumenteranno sin dalle prossime settimane. A settembre, si terranno le elezioni federali e il tema del carovita rischia di irrompere nel dibattito politico, con i conservatori pressati alla loro destra sia dagli euro-scettici dell’AfD che dai liberali dell’FDP.Dopo le centinaia di vittime provocate dalle alluvioni in Renania-Palatinato e NordReno-Vestfalia, il partito della cancelliera Angela Merkel non potrà permettersi altri passi falsi.

La BCE avrà buon gioco ad opporsi sia al taglio degli acquisti di bond che a un inverosimile rialzo dei tassi, eccependo che l’inflazione nell’area resti di poco superiore al target dopo anni di crescita molto al di sotto. Inoltre, potrà sbandierare il dato “core” fin troppo basso per lo stesso target ufficiale. Ma la Germania cercherà di compattare il fronte dei “falchi” per evitare lo scenario più sgradito: prezzi tedeschi in fuga rispetto alla media dell’area, con inevitabile perdita di competitività per le imprese domestiche. Nel mirino vi sarà più che altro il PEPP. E Christine Lagarde dovrà ricorrere a tutta la sua arte diplomatica, oltre che alla cultura giuridica, per rinviarne il “tapering”.

WALL STREET: la chiave di lettura non è così banale

Scritto il 2 Agosto 2021 alle 16:24 da Danilo DT

La volatilità sembra aumentare ma questo non spaventai i mercati e tantomeno le mani forti che approfittano di ogni correzione per prendere posizione. Analisi del COT Report della CFTC (Commodity Futures Trading Commission) [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno un po’ interrotto il loro recente trend unidirezionale. In particolare, inverte il proprio trend il dollaro usa, che cede, in una sola ottava, lo 0,8 % del suo valore. Difficile dare una motivazione del suddetto movimento valutario. Forse il mercato comincia ad aver dubbi e ad non apprezzare più le politiche monetarie e fiscali ultra accomodanti adottate nell’ultimo anno dalle autorità monetarie e politiche Usa.

D’altronde non sembra ci fossero altre scelte ed alternative. Si è infatti dovuto affrontare, causa covid, una situazione davvero inattesa ed eccezionale. Situazione oggi, per fortuna, migliorata, grazie soprattutto all’ampia campagna di vaccinazione in corso, ma ancora ben lungi dall’essere completamente risolta e superata. La “ variante delta “ dell’infezione preoccupa infatti non poco, e vi sono ancora tante incertezze sulla fuoriuscita definitiva dal contagio. I mercati, dopo un primo momento di paura e smarrimento, hanno molto apprezzato le risposte monetarie e fiscali adottate, ed hanno reagito mostrando fiducia ed ottimismo. In particolare il mercato azionario, che ha ripreso la sua ormai più che decennale corsa, stabilendo i suoi nuovi record storici.

Oggi però il problema è un altro. Ci s’interroga, in particolare, su quale sarà l’evoluzione prossima ventura del sistema di produzione capitalistico globale. Al riguardo v’è una grande incertezza. Si leggono opinioni e pareri molto diversi, spesso assolutamente opposti e divergenti. In tanti ipotizzano un’evoluzione, uno scenario, molto diverso da quello pre-covid. Intravvedono cioè all’orizzonte il ritorno di uno scenario inflattivo, di cui non abbiamo letteralmente più memoria.

Sono infatti decenni che l’inflazione è scomparsa dal sistema. Ipotizzarne il ritorno, la ricomparsa, è, a mio avviso, davvero molto imprudente ed azzardato. Tutte le dinamiche del sistema degli ultimi 30 anni sono infatti andate in senso opposto. E queste dinamiche non si sono di certo dissolte, per magia, a causa del covid. Lo testimonia l’andamento, ancora davvero preoccupante, dei tassi d’interesse. Molti pensano e credono che la discesa dei rendimenti sia l’effetto delle politiche monetarie iper espansive adottate dalle Banche Centrali.

A mio modesto avviso, trattasi di un clamoroso abbaglio. Le suddette politiche sono infatti adottate per ravvivare e stimolare la crescita economica, che a sua volta dovrebbe far aumentare, e non certo, come invece accade, far diminuire i tassi. L’attuale discesa dei tassi và dunque vista ed interpretata con sospetto . Non come la fonte e l’origine di un ritorno dell’inflazione, bensì all’opposto come una ritrosia del sistema ad accelerare il suo tasso di crescita, e come spia di un probabile rigurgito deflazionistico.

Bassi tassi d’interesse denotano infatti sfiducia, sia delle imprese che non investono, che delle famiglie che non consumano. E la sfiducia non può di certo produrre inflazione, che invece è quasi sempre figlia di un eccesso di ottimismo e talvolta addirittura di irrazionale esuberanza.

Dopo le sopra esposte considerazioni d’ordine generale, andiamo ad esaminare, cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, come accennato, nell’ultima ottava ha subito una battuta d’arresto e quota oggi 92,1. Da monitorare con attenzione.

Le commodities in termini reali, cedono lo 0,17 % ma per ora non mettono in dubbio il turnaround in corso dell’economia ai livelli pre-covid. Molto più scettico al riguardo, si dimostra invece il mercato obbligazionario. Molto preoccupante, come ho già detto, il rendimento del bond decennale Usa, che arretra di altri 5 bps e retrocede a quota 1,23 %. Il rendimento del bond a 2 anni, arretra anch’esso di 1 bp, e torna a quota 0,19 %.

L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, si contrae ulteriormente, a 104 punti, ancora abbastanza comunque per assicurare il pieno recupero dell’economia. Il mercato azionario, infine, assorbe ancora molto bene quasi tutto ciò che accade intorno ad esso. L’S&P 500, storna infatti, appena dello 0,37 %, e chiude l’ottava a quota 4.395,26 punti.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 13.844

Large Traders :  + 11.748

Small Traders : + 2.096

Non cambia, e si riconferma, l’incerto assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa settimana, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 4.609 contratti. In particolare, i Commercial Traders, le MANI FORTI di questo mercato, dopo il forte intervento della scorsa ottava, tornano sui propri passi, cedono l’intero lotto di 4.609 contratti long, e rafforzano la loro abituale posizione di copertura, Net Short.

I Large Traders, invece, acquistano 2.676 contratti long, e consolidano la loro esposizione, Net long. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 1.933 contratti long, non invertono la loro posizione, e restano Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, seppur di moderata entità, mi appaiono abbastanza importanti e significative. In particolare, non alimentano ulteriori e facili entusiasmi.

L’assetto di questo importante mercato resta infatti quello precedente, storicamente molto incerto ed alquanto volatile. Abbastanza coerente con le problematiche oggi presenti sui mercati primari, che restano tante, e non proprio semplici da gestire ed interpretare. Non mi sembra, cioè, che sia ancora giunto il momento delle risposte ai nostri tanti quesiti ed interrogativi. Aspettiamo con pazienza che il mercato ci dia indicazioni più probanti ed attendibili. Nel frattempo non modifico la mia ormai ben nota view, cautamente positiva, per il settore equity.

Dopo il dato PIL USA deludente, i governi aumenteranno il ‘terrorismo’ sulla variante Delta

I rischi sanitari derivanti dalla pandemia saranno volutamente esagerati dalle autorità nazionali per procrastinare questo stato di fatto sull’economia.

di Giuseppe Timpone , pubblicato il 31 Luglio 2021 alle ore 08:25

Il PIL USA è cresciuto del 6,5% nel secondo trimestre, molto meno delle attese degli analisti che si aspettavano un dato a +8,4%. Resta il fatto che l’economia americana sia tornata ai livelli pre-Covid, quando l’Eurozona verosimilmente centrerà tale obiettivo tra più di un anno. A preoccupare, tuttavia, governo di Washington e Federal Reserve è il possibile impatto della variante Delta. A poche settimane dalle riaperture, tutti i paesi stanno confrontandosi con una vistosa recrudescenza della pandemia. Il boom dei contagi in piena estate non era stato messo in conto.

E’ vero che sinora il numero dei ricoveri, specie in terapia intensiva, e dei morti sia rimasto uguale o continui a scendere, ma il timore dei più è che nei prossimi mesi, a meno che le vaccinazioni non procedano spedite, il mancato raggiungimento dell’immunità di gregge possa riportarci a una condizione non dissimile da quella dell’autunno scorso. La variante Delta, a detta del consulente per la pandemia negli USA, Anthony Fauci, rende gli stessi vaccinati contagiosi quanto i non vaccinati, sebbene si tratterebbe di “evento raro” e i casi gravi siano quasi azzerati tra i primi.

Operazione mediatica sulla variante Delta

Ma un po’ di “sano” terrorismo mediatico non guasterà i piani di governi e banche centrali. Anzi, è proprio quello che vanno cercando, specie adesso che il dato sul PIL USA offre loro spunti concreti di preoccupazione. Finché c’è il Covid, non si tornerà come prima. Gli stati potranno continuare a fare debiti su debiti per assistere la parte più bisognosa della popolazione e i governatori centrali terranno i tassi d’interesse bassi, al contempo continuando a comprare titoli di stato come se non vi fosse un domani.La graduale normalizzazione fiscale e monetaria di cui si parla già da mesi è solo fuffa mediatica. Tutti hanno chiaro che le economie occidentali sono diventate ormai dipendenti dagli stimoli. In verità, già prima del Covid, tant’è che i tassi sono azzerati nell’Eurozona ormai da diversi anni e senza che la BCE riesca anche solo ad affrontare seriamente il nodo rialzo.

La variante Delta è lo spauracchio necessario e al momento giusto per calciare il barattolo, procrastinando una situazione eccezionale. Finché c’è il Covid, c’è speranza. Nessuno oserà puntare il dito ai governi con bilanci del tutto fuori controllo e nessuno si alzerà dalla sedia per invocare una stretta monetaria. E questo va bene a tutti, anche a coloro che in questi mesi fingono di voler avviare una graduale normalizzazione delle politiche fiscali e monetarie, come Germania e Olanda. Se il dibattito si aprisse oggi, l’Area Euro sprofonderebbe nella crisi di fiducia dei mercati. Tornerebbe lo spread, si accentuerebbero le tensioni tra stati e l’obiettivo, anziché avvicinarsi, sarebbe allontanato ulteriormente. Ergo, vai con un po’ di terrorismo sulla pandemia anche quando non serve. Lo stato d’eccezione tiene a galla i bilanci pubblici e anche di molte famiglie e imprese.

USA temono la variante delta: linee guida anti-Covid più rigide con mascherine anche per i vaccinati

28/07/2021

Il Center for Diseases Control and Prevention (CDC) ha raccomandato alle persone completamente vaccinate di ricominciare a indossare le mascherine al chiuso in luoghi con alti tassi di trasmissione di Covid. La guidance aggiornata arriva in un momento in cui i contagi sono in decisa ascesa (superata quota 100mila al giorno per la prima volta da febbraio) e in vista dell’autunno quando si prevede che la variante delta provocherà un’altra ondata di nuovi casi e molte aziende prevedono di riportare i lavoratori in ufficio. Raccomandate anche le mascherine per i bambini che vanno a scuola.

Gli Stati Uniti fanno così un passo indietro nella loro lotta contro il Covid-19. In aggiunta, il presidente Joe Biden ha affermato che sta prendendo in considerazione un ordine per la vaccinazione di tutti i dipendenti federali.

NN IP: azioni ancora favorite nell’asset allocation, focus sull’Europa

Per il secondo semestre gli esperti di NN Investment Partners (NN IP), pur rimanendo complessivamente neutrali sugli asset rischiosi, sono sottopeso sui Treasury Usa e sovrappeso nell’azionario area euro

L’outlook  di Leo Campagna  28 Luglio 2021 – 14:36

Riflettori puntati su come la Federal Reserve e gli investitori affronteranno l’inflazione elevata negli Stati Uniti perché questo guiderà le prospettive dei mercati finanziari per la seconda metà di quest’anno. L’impressione è che per capire se l’inflazione sia transitoria oppure se la Fed decida per il tapering ci vorranno mesi.

AZIONI PIÙ ATTRAENTI DEI TITOLI DI STATO

NN Investment Partners (NN IP) si aspetta che la forte ripresa delle economie sviluppate prosegua e ritiene, in questa fase interlocutoria, che le azioni siano ancora più attraenti dei titoli di Stato” fanno sapere gli esperti di NN IP. Le diverse pressioni inflazionistiche appaiono transitorie e i prezzi al consumo negli USA dovrebbero raggiungere il picco verso la fine di quest’anno. “Molte interruzioni della catena di approvvigionamento dovrebbero esaurirsi nei prossimi mesi mentre è probabile che l’OPEC accetti di aumentare l’offerta: in parallelo il boom di domanda repressa tenderà a spegnersi con i lavoratori costretti a tornare sul mercato del lavoro a mano a mano che scadrà il pacchetto di stimoli USA” spiegano i manager di NN IP.

RIALZI DEI TASSI USA RIMANDATI AL 2023

“Se l’inflazione si confermerà transitoria, la Fed dovrebbe limitarsi a parlare di tapering, rimandando i rialzi dei tassi al 2023. In questo contesto, c’è un moderato potenziale di rialzo dei tassi negli Stati Uniti e, in misura minore, in Europa” riferisce Marco Willner, Head of Investment Strategy, NN Investment Partners. Secondo il manager le azioni hanno ancora qualche margine moderato di rialzo e i tassi possono salire gradualmente in un contesto però di maggiore volatilità a causa delle forti dinamiche macroeconomiche e del nervosismo sempre legato alla stretta monetaria.

GLI UTILI AZIENDALI USA SI NORMALIZZERANNO RAPIDAMENTE

“Nel prossimo periodo – aggiunge Patrick Moonen, Principal Strategist, NN Investment Partners – si passerà dalla fase di recupero a quella di ciclo intermedio il che implica un approccio più equilibrato, che si allontani dalla pura esposizione alla crescita ciclica verso una crescita stabile e/o secolare. Ci aspettiamo che gli incrementi degli utili aziendali degli Stati Uniti comincino a normalizzarsi rapidamente, scalando da più del 60%, nel secondo trimestre, al 23% nel terzo e al 17% nel quarto” sottolineano i professionisti di NN IP.

SOVRAPPESO SULL’AZIONARIO EUROZONA

Le attuali allocazioni degli asset nei portafogli multi-asset di NN IP evidenziano un’esposizione azionaria neutrale e tesa a beneficiare dei due temi dell’aumento dei rendimenti obbligazionari e dell’incremento dei prezzi delle materie prime. In parallelo è stata introdotta una maggiore attenzione ai temi della crescita strutturale come il miglioramento dei servizi di comunicazione e dell’assistenza sanitaria. A livello regionale, invece, emerge un sovrappeso sulle azioni dell’Eurozona e un sottopeso nei mercati emergenti.

SOTTOPESO SUI TREASURY E SOVRAPPESO SUGLI HIGH YIELD

Nell’ambito del reddito fisso, a fronte di un sottopeso sui Treasury USA e un peso neutrale sui Bund tedeschi, spicca un ampio sovrappeso sugli high yield della zona euro e degli Stati Uniti. “L’inflazione è il tema macro principale ma privilegiamo le obbligazioni inflation-linked della zona euro rispetto a quelle degli Stati Uniti” precisano inoltre gli esperti di NN IP.

SOVRAPPESO NELLALLUMINIO E NEL GREGGIO AMERICANO WTI

Neutrale è anche l’esposizione al real estate. E’ vero che l’immobiliare quest’anno ha sovraperformato le azioni ma è al centro di cambiamenti strutturali amplificati dalla pandemia. In parallelo, l’aumento del lavoro da casa continuerà a influire sulla domanda di uffici mentre le transazioni e l’e-commerce riducono la domanda immobiliare al dettaglio, rafforzando al contempo la logistica immobiliare. Infine, se complessivamente l’esposizione alle commodity è neutrale, emerge un sovrappeso nell’alluminio e, in misura moderata, anche nel greggio americano WTI.

Secondo un sondaggio di Natixis i mercati hanno ancora spazio per salire

La maggior parte degli esperti e strategist di Natixis Investment Managers non vede nell’inflazione il maggior rischio, la ripartenza ha ancora 6-9 mesi davanti

Sentiment positivo  di Virgilio Chelli  26 Luglio 2021 – 14:19

Anche se il mercato sta sperimentando il primo reale aumento dell’inflazione da 13 anni, il maggior rischio per gli investitori potrebbe essere la compiacenza. In ogni caso l’economia globale non è ancora del tutto ripartita, e ci vorranno altri 6/9 mesi perché le riaperture si dispieghino completamente, con i vincitori designati nei settori della tecnologia, dell’healthcare, degli investimenti ESG e dell’edilizia residenziale. Sono le indicazioni che emergono dall’ultimo sondaggio Natixis Investment Managers sulle prospettive del secondo semestre, cui hanno partecipato 42 esperti, compresi 32 esponenti di 16 affiliate del gruppo, 5 esponenti di Natixis Investment Managers e 5 di Natixis Corporate & Investment Banking.

RUGGENTI ANNI VENTI

Guardando al mondo post-pandemia, gli esperti di Natixis ritengono che le conseguenze a lungo termine dell’ultimo anno non si siano ancora completamente manifestate. Le prospettive per fine anno rimangono comunque costruttive, con pochi rischi all’orizzonte, suggerendo agli investitori di rimanere vigili, mentre gli effetti a lungo termine iniziano lentamente a concretizzarsi. I “Ruggenti Anni Venti” sono stati all’altezza delle aspettative nella prima metà del 2021, con la maggior degli indici che hanno segnato ritorni a doppia cifra, e guardando alla seconda metà il parere condiviso dagli strategist è che, in un contesto comunque di ritorni in aumento, gli investitori debbano tener d’occhio inflazione e valutazioni.

IL MURO DELLA PREOCCUPAZIONE

Jack Janasiewicz, Portfolio Manager & Portfolio Strategist di Natixis Investment Managers Solutions, rileva che “il muro della preoccupazione” continua a tenere sotto scacco il sentiment, con molti timori che riguardano il picco di crescita, e ricorda agli investitori di non confonderlo con il picco del momentum. Janasiewicz si aspetta che il ritmo della ripresa rallenti, ma restando su livelli ancora assolutamente in grado di sostenere gli utili aziendali. Dal sondaggio non emerge un rischio predominante, l’inflazione è vista come transitoria, guidata dai consumatori appena usciti dai lockdown e dai colli di bottiglia.

VALUE VISTO ANCORA VINCENTE

Secondo gli esperti interpellati, sui mercati azionari il value continuerà a farla da padrone, con il 64% che vede ancora qualche mese di corsa mentre solo un quarto crede che la sovraperformance possa andare avanti per qualche anno. Solo il 10% ritiene il rally dei ciclici concluso, un’opinione più diffusa tra gli strategist. Di tutti i fattori che potrebbero influenzare la performance di mercato nella seconda metà del 2021, gli strategist riconoscono la rilevanza della Fed, a cui sono legate anche le prospettive dei mercati emergenti nella seconda metà dell’anno, in quanto dipendono dalla stabilità del dollaro e dei tassi.

BENE GLI ESG, SCETTICISMO SULLE CRIPTOVALUTE

Prendendo in considerazione due delle principali storie di investimento emerse dalla pandemia, gli strategist di Natixis hanno mostrato maggior convinzione sugli investimenti ESG, che hanno generato risultati molto solidi, mentre le criptovalute, pur conquistando i titoli dei giornali non solo viste come un’alternativa valida alle monete tradizionali. Gli intervistati hanno infine visto pochi cambiamenti rispetto allo scorso anno per quanto riguarda i possibili vincitori.

STAY-HOME ECONOMY DESTINATA A DURARE

Quest’anno infatti le preferenze vanno alla tecnologia per l’88%, all’healthcare per l’83%, agli investimenti ESG per il 76%, e all’edilizia residenziale per il 74%. Ben sei strategist su dieci inoltre mettono nella colonna dei vincitori l’economia dello stay-at-home, sembra che molti pensino ci vorrà del tempo prima che riemerga il tema del ritorno in ufficio, mentre le convinzioni non sono altrettanto forti quando si parla di energia, vista solo dal 38% vincente rispetto al 62% che la giudica perdente, e di viaggi, con gli strategist divisi sulle due opzioni, in una prospettiva che si allinea con una riapertura completa nella prima metà del 2022 piuttosto che nell’ultima metà del 2021.

AllianzGI: variante Delta e inflazione spaventano i mercati

Allianz Global Investors vede effetti limitati sulla crescita nelle economie avanzate e sottolinea la tolleranza delle banche centrali sull’aumento dei prezzi ma alcuni indicatori segnalano sentiment in deterioramento

24 Luglio 2021 – 10:00

I mercati azionari e delle commodity internazionali sono stati sotto pressione a inizio settimana, mentre il rendimento del Treasury a 10 anni è sceso ai minimi da febbraio. Gli investitori sono preoccupati per la variante Delta, soprattutto dove i tassi di vaccinazione sono bassi come nel Sud-Est asiatico. Gli effetti negativi sulle economie avanzate dovrebbero essere limitati, ma anche l’inflazione potrebbe alimentare i dubbi circa la sostenibilità della ripresa. Molte banche centrali tuttavia seguono ancora l’esempio della Fed
e tollerano pressioni ‘transitorie sui prezzi’.

DETERIORAMENTO DEL SENTIMENT

Nel suo weekly outlook dal titolo “Timori per la variante Delta”, Stefan Scheurer, Director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors ritiene che i mercati continueranno a monitorare la variante Delta con dubbi in aumento che possa rappresentare una minaccia per la ripresa. L’esperto di AllianzGI segnala al proposito che di recente il rapporto put-call sul mercato delle opzioni ha toccato i massimi da metà maggio e cita il deterioramento del sentiment rilevato dall’indagine più recente dell’American Association of Individual Investors in cui i “tori” sono scesi di oltre il 10% nelle scorse due settimane al 36%, in linea con la media a 10 anni, anche se gli indicatori tecnici mostrano già una situazione di ipervenduto in alcuni segmenti.

BANCHE CENTRALI IN MOVIMENTO

Sul fronte inflazione, diverse banche centrali nei mercati emergenti hanno inasprito le politiche mentre anche Australia, Canada e Nuova Zelanda hanno annunciato riduzioni dei programmi di acquisto, e anche Bank of England potrebbe passare prima del previsto a una linea più restrittiva. Ma, sottolinea Scheurer, numerose banche centrali seguono ancora l’esempio della Fed e tollerano pressioni “transitorie”, anche se la discussione sul tapering americano è iniziata e il mercato monetario USA sconta già due rialzi dei tassi entro il 2023.

IN ATTESA DEL FOMC DELLA FED

Per questo il mercato è particolarmente attento a cosa comunicherà il FOMC mercoledì, per capire se e quanto il tapering si avvicini. Anche l’indice della fiducia dei consumatori del Conference Board dovrebbe segnalare, mentre i dati preliminari del PIL statunitense nel secondo trimestre in uscita giovedì dovrebbero indicare un picco ciclico. Intanto le trimestrali USA entrano nel vivo e anche qui verranno scrutate per vede se ci sono indicazioni dei manager aziendali sui prezzi.

DATI IN ARRIVO DA EUROZONA E GIAPPONE

Nell’Eurozona saranno i dati sul sentiment economico e le stime preliminari sul PIL tra giovedì e venerdì, insieme ai dati sull’inflazione, a catalizzare l’attenzione. In Germania, il focus sarà sull’indice Ifo della fiducia delle imprese. In Asia infine occhi puntati sui dati dal Giappone, in particolare PMI e produzione, che potrebbero mostrare prospettive cicliche in miglioramento sulla scia dei progressi nelle vaccinazioni.

Mercati: inizia la correzione estiva ma quadro rimane solido. Kairos consiglia prudenza nel breve

23/07/2021

Diverse le variabili, tra cui l’accelerazione dei contagi da Covid, che stanno impattando sui mercati e che potrebbero portare a un aumento della volatilità nei prossimi mesi. Il quadro generale però rimane solido grazie anche alla politica accomodante delle banche centrali in Europa e negli Usa. Che fare quindi? Questo il tema che Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos, approfondisce nel suo appuntamento mensile “Al 4° piano”.

Secondo Fugnoli, la perdita di slancio delle Borse è visibile da qualche settimana. “Più che sugli indici – osserva l’esperto – il malessere è stato evidente nell’ampiezza del rialzo, ovvero nel numero di titoli che vi hanno partecipato e che è andato progressivamente riducendosi. È venuto meno l’apporto dei titoli ciclici che avevano trainato il rialzo nei mesi precedenti e che sono arretrati dai massimi, in certi casi, anche in misura rilevante”. Non solo. Per alcuni settori, come quello bancario, si aggiunge la discesa dei tassi d’interesse che penalizza gli utili. A questo bisogna aggiungere l’accelerazione della pandemia.

Questo insieme di condizioni ha iniziato a produrre una correzione che potrebbe prolungarsi con fasi alterne per tutta l’estate. Se questi fattori negativi giustificano una correzione, non vanno però dimenticati i fattori che dovrebbero prima contenerla e poi permettere un recupero nei prossimi mesi. Il primo è l’accelerazione del settore dei servizi, che compensa il rallentamento del manifatturiero, il secondo è che il rallentamento del manifatturiero sarà probabilmente temporaneo, vista in particolare la necessità di ricostituire le scorse, scese ovunque a livelli molto bassi. Il terzo è che le politiche monetarie si mantengono ultra-espansive, sia negli Usa sia in Europa.

“Non va infine dimenticato – ricorda Fugnoli – che la correzione provoca un riequilibrio dei portafogli, doloroso da una parte, ma dall’altra condizione per una ripresa meno speculativa. Navigare la volatilità in condizioni di mare mosso può essere una tentazione, ma è comunque consigliabile molta prudenza”. In conclusione, la situazione è fluida, ma le condizioni per un mercato solido nei prossimi 12/18 mesi ci sono ancora tutte.

Vontobel: “Sui mercati niente tregua estiva ma più volatilità”

Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management (Gruppo Vontobel), legge il tonfo dell’azionario globale di lunedì e il successivo rimbalzo come un assaggio di un difficile “tornante” prima della piena ripresa

Cosa aspettarsi  di Virgilio Chelli  23 Luglio 2021 – 14:34

Le prospettive di tregua estiva sembrano meno probabili dopo il brusco calo dei mercati degli asset a rischio in apertura di settimana e il successivo rimbalzo. Gli investitori si chiedono se il movimento sia foriero di ulteriori cadute o se il rimbalzo significa che bisogna profittare di ogni sbandata per entrare. Entrambe le forze avranno un ruolo importante da svolgere, ma nel complesso probabilmente i mercati dovranno affrontare almeno una curva nel viaggio verso la piena ripresa economica.

RIPRESA FORSE NON COSÌ FORTE

E’ la lettura proposta da Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management (Gruppo Vontobel), che ricorda la molta strada fatta dai mercati dal crollo dell’anno scorso con gli investitori che hanno completamente prezzato una ripresa considerevole. Ma aggiunge che la ripresa potrebbe non essere così forte come i mercati si aspettavano inizialmente, soprattutto dopo la completa riapertura dell’economia, come evidenziato dagli indicatori economici della Cina, che ha deciso un allentamento del credito tagliando gli obblighi di riserva delle banche a inizio mese.

VARIANTE DELTA SOTTOVALUTATA?

Secondo Holman, i mercati hanno anche sottovalutato la variante Delta, mentre le autorità del mondo sviluppato sembrano tollerare sperando che le vaccinazioni tengano bassi i tassi di ospedalizzazione e di mortalità. Una strategia che potrebbe rivelarsi giudiziosa, ma nel frattempo nei Paesi meno vaccinati i tassi di mortalità aumenteranno e la risposta delle autorità sarà diversa. Allo stesso modo, l’economia deve ancora raggiungere la sua piena capacità produttiva, con colli di bottiglia della catena di approvvigionamento che probabilmente continueranno.

UN ESTATE LEGGERMENTE DIROMPENTE

L’attesa di un’estate dei mercati “leggermente dirompente” è centrata sull’esito incerto della strategia dei governi dei Paesi sviluppati di permettere al virus di diffondersi. I mercati dovranno sopportare molti titoli di giornale negativi. Holman prevede anche probabili rapidi cambiamenti di politica, come l’annuncio di lunedì dagli Stati Uniti che raccomandano ai residenti di non viaggiare nel Regno Unito, con tensioni sui mercati e inibizione della crescita. Ma bisogna anche considerare l’enorme accumulo di denaro seduto in panchina con gli investitori posizionati per eventi di mercato a breve termine. Inoltre, qualsiasi calo dell’attività economica non farà che giustificare la conferma di politiche estremamente accomodanti delle banche centrali.

OPPORTUNITÀ NEL REDDITO FISSO

Molti di questi fattori sono già prezzati nei Treasury, con i rendimenti a 10 anni ora 50 punti base sotto il picco toccato a inizio anno, mentre la curva a 2/10 si è appiattita significativamente. Ulteriori pressioni inflazionistiche temporanee dovrebbero aiutare a mantenere i Treasury più stabili. Dal punto del rischio sul reddito fisso, Holman non pensa che questo cambi materialmente le prospettive fondamentali, che rimangono favorevoli, ma può rendere le valutazioni leggermente più attraenti e presentare un’opportunità di migliorare i portafogli per chi ha liquidità e saldi di cassa adeguati.

Eurozona: indice Pmi tocca il record in 21 anni con riapertura economia, ma preoccupa variante Delta

23/07/2021

L’attività economica dell’Eurozona ha indicato a luglio il tasso più rapido di crescita in 21 anni, grazie alla progressiva riapertura dei mercati dalle restrizioni anti Covid-19. Il record di espansione dell’attività terziaria in 15 anni è stato tuttavia attenuato da un rallentamento della crescita della produzione manifatturiera legato in molti casi al peggioramento della catena di distribuzione. La fiducia ha nel frattempo subìto l’effetto dei crescenti timori sulla variante Delta, portando l’ottimismo nei prossimi dodici mesi al valore minimo in cinque mesi.

Nel dettaglio, secondo la lettura preliminare, l’indice PMi Composito dell’Eurozona, elaborato da IHS Markit, è salito a luglio a 60,6 punti da 59,5 di giugno, attestandosi al valore più alto da luglio 2000. Salgono così a quattro i mesi consecutivi in cui l’attività indica un’accelerazione di crescita. La componente servizi è balzata a 60,4 punti dai 58,3 di giugno, mentre il Pmi manifatturiero è sceso a 62,6 punti (63,4 a giugno), al valore più basso in quattro mesi. I ritardi sulla catena di distribuzione, che impediscono la produzione e spingono i costi delle aziende al rialzo, rimangono la preoccupazione principale per il manifatturiero.

“L’indagine ha inoltre evidenziato il grave pericolo che la variante Delta costituisce per l’economia futura – ha sottolineato Chris Williamson,
Chief Business Economist presso IHS Markit – Infatti, l’aumento dei casi non solo ha ridotto l’ottimismo al livello più basso da febbraio, ma nuove ondate di Covid su scala mondiale potrebbero innescare ulteriori ritardi sulla catena di distribuzione globale, causando prezzi ancora più alti”.

Tra i paesi dell’Eurozona, la Germania è stata la capofila di questo rialzo, riportando la più forte espansione mensile dal 1998, quando i dati comparabili sono stati disponibili per la prima volta. L’espansione senza precedenti del terziario è stata accompagnata da una crescita ancora più forte, ma in rallentamento, della produzione manifatturiera.

Bce cambia forward guidance in linea con nuova strategia, su PEPP Lagarde prende tempo. Verso politica accomodante in modo persistente per centrare target inflazione al 2%

22/07/2021

La Bce conferma i tassi di interesse chiave, i propri strumenti di politica monetaria PEPP in primis, e modifica la sua forward guidance, in linea con quanto deciso lo scorso 8 luglio, giorno in cui ha annunciato la sua nuova strategia di politica monetaria, rivedendo al rialzo il target di inflazione al 2% simmetrico.
La nuova forward guidance sui tassi conferma l’impegno della banca centrale guidata da Christine Lagarde a rimanere dovish “in modo persistente”.

Dal comunicato emerge che l’istituto centrale, come da attese, ha lasciato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%.
La nuova forward guidance è la seguente:
“Il Consiglio direttivo prevede che i principali tassi di interesse rimarranno ai livelli attuali o inferiori fino a quando non vedrà l’inflazione raggiungere il 2% ben prima della fine del suo orizzonte di proiezione e durevolmente per il resto dell’orizzonte di proiezione, e ritiene che il progresso realizzato nell’inflazione sottostante sia sufficientemente avanzato da essere coerente con l’inflazione che si stabilizza al 2% nel medio termine. Ciò può anche implicare un periodo transitorio in cui l’inflazione è moderatamente al di sopra dell’obiettivo”.
Lagarde, lo ha detto lei stessa nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi e alla pubblicazione del comunicato, vuole insomma che l’inflazione centri il target del 2% in modo duraturo.
Per ora l’obiettivo è stato anche sforato, in realtà, ma la numero uno della Bce ha ripetuto quanto detto in precedenza, ovvero che la fiammata dei prezzi a cui l’area euro ha assistito si spiega con il base effect e il balzo dei prezzi energetici.
Nel medio termine la situazione sarà diversa, visto che si prevede una inflazione che non riuscirà ancora a centrare il target. E’ per questo motivo che la Bce, ha insistito la presidente, dovrà agire in modo determinato e persistente.
Su cosa sia il target simmetrico, una spiegazione era stata data già il giorno dell’annuncio:
“Per target 2% simmetrico intendiamo che sono ugualmente indesiderabili deviazioni al rialzo e ribasso – aveva detto Lagarde, sottolineando che “il 2% non è un tetto massimo”.
In quell’occasione era stato precisato anche che la Bce non aveva alcuna intenzione di scopiazzare la Fed con l’adozione dell’AIT, ovvero dell’average inflation targeting (AIT), politica che aveva inaugurato una nuova era per la Federal Reserve, annunciata lo scorso anno a Jackson Hole. E politica che permette alle banche centrali che vi ricorrono di utilizzare la media dei recenti valori del tasso di inflazione come base per le scelte future di politica monetaria.
Sulle condizioni di salute in cui versa l’economia dell’Eurozona, Christine Lagarde ha sottolineato di prevedere per il terzo trimestre una crescita del Pil solida.
Non poteva tuttavia mancare un attenti alla variante Delta, che potrebbe pesare sul trend del settore servizi e del turismo e che rappresenta una crescente fonte di incertezza.
In poche parole, Lagarde ha confermato la triste verità del New Normal pandemico: l’economia dipende sia dal trend della pandemia Covid-19 che dal ritmo delle vaccinazioni.
Chi sperava in novità provenienti dal PEPP, ovvero dal programma di acquisti di asset pandemico, è rimasto deluso:
Non abbiamo discusso di Pepp“, ha tagliato corto l’economista, rassicurando tuttavia sul fatto che gli acquisti andranno avanti almeno fino al marzo del 2022 e comunque fino a quando la Bce non avrà reputato conclusa la pandemia Covid-19.
Alcuni analisti avevano ipotizzato che, nel meeting odierno – che, come ha precisato la numero uno della banca centrale, è stato il primo in cui la nuova strategia di politica monetaria è diventata operativa – Lagarde avrebbe magari dimostrato come l’arsenale dell’Eurotower non si fosse ancora svuotato del tutto. Magari, dicendo che alla scadenza il PEPP avrebbe potuto cambiare pelle. Un’ipotesi che non può essere ancora esclusa, visto che di tempo ce n’è ancora.
“Il PEPP, iniziato a marzo 2020 in piena emergenza pandemica, consente alla BCE di comprare sul mercato con flessibilità e discrezione. Dopo marzo 2022, la BCE cercherà probabilmente di trasferire parte della flessibilità del PEPP all’APP, il programma di acquisti principale. La BCE potrebbe (a luglio o nei meetings seguenti) iniziare a parlare di questo come di uno degli strumenti nuovi per portare le aspettative d’inflazione al 2%. Ad esempio, il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme, per l’appunto QE pandemico) potrebbe diventare un ‘PRPP’ (Pandemic Recovery Purchase Programme), e quindi diventare uno strumento per comprimere gli spread ben oltre il 2022. Questo sarebbe visto come molto dovish dal mercato”, aveva scritto nella preview su cosa avrebbe fatto e detto oggi la Bce Pasquale Diana, Senior Macro Economist di AcomeA SGR.
Xian Chan, responsabile della divisione di investimenti per la divisione di wealth management presso HSBC, ha notato che il tono della Bce è diventato in ogni caso “più potente”.
“Si tratta di un passo in avanti importante che la Bce aveva bisogno di fare, in quanto i mercati, in attesa del meeting, non erano convinti della capacità dell’istituto di stimolare l’attività e l’inflazione”.
“Vogliamo una inflazione al 2% che duri” ha detto Lagarde in conferenza stampa. Certo, le proiezioni della stessa Bce non sono promettenti, visto che l’outlook è di una inflazione che all’1,9% alla fine del 2021, seguita da un rallentamento all’1,5% nel 2022 e all’1,4% nel 2023.
Detto questo, una precisazione Lagarde l’ha voluta fare, quasi come a scusarsi per una politica monetaria sempre più dovish:
“La nostra politica monetaria non ha l’obiettivo di tenere bassi i tassi di interesse per il periodo di tempo più lungo possibile, ma ha come scopo quello di centrare il target di inflazione del 2%”. “Dobbiamo agire in modo potente e persistente”, ha insistito. E la volontà, nell’agguantare quel target di inflazione che sembra ormai da Mission Impossible, sicuramente non manca.

TRESURIES: REVERSE REPO… OPZIONE ATOMICA!

Scritto il 22 Luglio 2021 alle 09:10 da icebergfinanza

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Spesso mi accorgo che in molti non ci fanno caso, alcuni perché la materia è complessa, altri perché preferiscono affidarsi alle solite fonti intrise di conflitti di interesse, giornali, banche e via dicendo, nessuno ripeto nessuno in questi 12 anni ha mai fatto una seria analisi di cosa sia una deflazione da debiti e sul significato di circolazione della moneta.

Per chi parla di complessità oltre al blog, i manoscritti del nostro Machiavelli sono la migliore occasione per comprendere anche argomenti complessi.

https://icebergfinanza.finanza.com/2021/03/22/treasuries-opzione-atomica/embed/#?secret=8mXjATnPOl

Recentemente ho scritto due post, ai più sfuggiti sulla correlazione tra quello che stava accadendo al mercato dei REVERSE REPO e in quello dei tresuries.

Reverse repo (Reverse repurchase agreement)

Le operazioni di reverse repo sono dei contratti pronti contro termine (vedi: Mercato regolamentato dei pronti contro termine), attraverso cui la Riserva federale assorbe liquidità (riduzione della base monetaria) cedendo a pronti dei titoli detenuti nel proprio portafoglio e impegnandosi contestualmente al riacquisto a una data futura e a un prezzo prestabilito degli stessi, comprensivo di un tasso di remunerazione. Operazioni di reverse repo possono anche essere condotte tra controparti di mercato. In questo caso non determinano una variazione dell’ammontare delle riserve presenti nel sistema bancario, lasciando invariata la base monetaria. ( fonte Banca d’Italia ) 

Bene alcune settimane fa avevamo scritto…

Nel frattempo quasi un trilione di dollari è stato ritirato dal mercato e con il livello di leva finanziaria esasperata il rischio di un serio incidente soprattutto in estate è dietro l’angolo…

I problemi stanno fermentando nei tubi che corrono sotto Wall Street. E ancora una volta le banche chiamano Zoltan Pozsar.

Gli investitori hanno iniziato a immagazzinare centinaia di miliardi di dollari presso la Federal Reserve ogni notte, e nessuno è abbastanza sicuro di cosa significhi. Per le risposte, molti si rivolgono all’analista di Credit Suisse di 42 anni, di origine ungherese, noto per aver previsto con precisione i movimenti di mercati arcani come i riacquisti inversi con dichiarazioni tra cui: “Così inizia la sterilizzazione delle riserve”.

Il Global Money Dispatch di Pozsar, pubblicato almeno due volte a settimana, è la prima lettura per trader, banchieri e politici interessati al funzionamento interno del sistema finanziario, elogiato per la sua visione completa e l’analisi convincente. L’ultimo tema caldo: i quasi trilioni di dollari che si accumulano in un programma della Fed un tempo oscuro e poco utilizzato, noto come strumento di riacquisto inverso .

Poi il 12 luglio…

Nell’attesa vi lascio con qualcosa di davvero prelibato, una correlazione spettacolare che non potrà che portarci novità importanti nelle prossime settimane.

Il recente short-squeeze delle obbligazioni è anche guidato da tecnicismi di liquidità e copertura della convessità. Quando la Fed suggerisce un’imminente decisione di tapering, porta a una crescita nominale prevista più debole lungo la linea e, di conseguenza, aspettative di inflazione più deboli. Quando questo è abbinato al crescente utilizzo dei reverse repo (sia ON RRP che FIMA RRP), rischia di creare un ciclo di feedback negativo sulla liquidità.

Ora la domanda è una sola!

Più salgono i REVERSE REPOS della Fed e più i rendimenti scendono e i prezzi dei nostri tesorucci salgono.

Ora c’è una pausa…

Immagine

… ma come vedremo insieme al prossimo Machiavelli a Jackson Hole sono previsti importanti sviluppi esplosivi, sarà un’estate davvero calda!

A loro non resta che la favoletta di Jackson Hole, a noi il gran finale!

I manoscritti da inizio anno sono più che sufficienti per comprendere come coglierla, l’ultima grande occasione, la più colossale della storia, perché oggi sono tutti sul lato sbagliato di una barca che sta di nuovo per affondare.

AllianceBernstein: navigare l’azionario è più difficile, la bussola si chiama qualità

Chris Hogbin, Head of Equities di AllianceBernstein, spiega che l’azionario è entrato in una fase nuova e meno guidata dalle rotazioni e dalle stime degli utili, per cui gli investitori dovranno “setacciare il mercato”

Rischi di mercato  di Virgilio Chelli  22 Luglio 2021 – 7:50

Dopo un secondo trimestre che ha visto rimbalzare le quotazioni in tutti i settori, ora gli investitori devono fronteggiare un contesto di complessi rischi di mercato, che impone di puntare sulla qualità per individuare le azioni che daranno buoni risultati in un’economia mondiale in via di normalizzazione. La tecnologia è tornata a essere il settore più brillante dopo un primo trimestre relativamente debole, i titoli immobiliari hanno messo a segno un deciso rimbalzo dopo la sottoperformance dell’anno scorso, mentre le azioni value hanno offerto le migliori performance nel corso d’anno ma sono rimaste indietro nel secondo trimestre. In effetti, i titoli di qualità, che evidenziano di solito l’andamento più regolare a fronte dei cambiamenti ciclici, hanno prodotto buoni risultati sia nel secondo trimestre che durante la rotazione iniziata nel 2020.

IL QUADRO DEGLI UTILI STA MODIFICANDO IL CONTESTO

Chris Hogbin, Head of Equities di AllianceBernstein, sottolinea che i rialzi del mercato sono stati alimentati dal boom associato alla ripresa dell’attività aziendale seguita alla riapertura delle economie, con molte imprese che hanno beneficiato di revisioni al rialzo delle stime sugli utili, con molte società penalizzate da revisioni al ribasso nel primo trimestre che hanno goduto di revisioni al rialzo nel secondo, segno di un salutare allargamento della crescita dei profitti. Ma proprio il quadro degli utili sta modificando il contesto degli investimenti azionari. Nel 2020, le stime sulle società dell’MSCI World per il 2021 sono scese del 15%, mentre l’indice ha guadagnato il 14%, con il conseguente aumento del rapporto prezzo/utili del 35%, mentre quest’anno, le stime sugli utili sono cresciute del 13%, mentre il mercato ha segnato un rialzo del 12%, lasciando il P/E invariato.

VERSO COMPORTAMENTI PIU’ NORMALI

Le implicazioni di queste tendenze, secondo l’esperto di AllianceBernstein, sono in primo luogo che i rialzi azionari dell’anno scorso sono stati determinati principalmente dall’espansione dei multipli, per lo più sulla scia del calo dei tassi d’interesse, e in secondo luogo, che durante il crollo gli investitori si sono concentrati sulle aziende il cui successo a lungo termine non era influenzato dalle perturbazioni a breve, privilegiando le superstar growth, ma oggi il rialzo delle azioni è più strettamente legato ai trend degli utili correnti e a breve termine, in linea con un comportamento più normale del mercato.

GLI INVESTITORI DOVRANNO ‘SETACCIARE IL MERCATO’

Questo ritorno alla normalità, secondo Hogbin, è un test per gli investitori, che dovranno “setacciare il mercato” alla ricerca di imprese con driver aziendali sostenibili e vantaggi competitivi, in grado di generare solidi cash flow a lungo termine quando l’impulso iniziale della ripresa verrà meno. Il percorso dalla ripresa alla normalità solleva qualche interrogativo, destreggiarsi nel ciclo è difficile per la natura senza precedenti della crisi da coronavirus, che può avere ricadute impreviste e durature su imprese e settori. Inoltre, la minaccia dell’inflazione e di cambiamenti di politica monetaria è palpabile, mentre però in molti settori e comparti le valutazioni rimangono elevate.

SARA’ IMPORTANTE SOPRATTUTTO LA QUALITA’

Per questo, sottolinea l’esperto di AllianceBernstein, nella prossima fase della ripresa, la qualità sarà importante, e indipendentemente da dove si investe sarà essenziale focalizzarsi sulla qualità. In diverse regioni e nei segmenti value, growth e low volatility, le società di qualità elevata hanno migliori chance di fornire risultati più lineari nel tempo, a parere di Hogbin, secondo cui la qualità è definita realmente dal calibro dei vantaggi competitivi di un’azienda, dalle sue capacità innovative e dall’abilità del management, perché le buone imprese vincono nel tempo.

STILI E SETTORI NON PIU’ UNA GUIDA

Anziché cercare di anticipare la rotazione tra titoli growth e value, avverte l’esperto di AllianceBernstein, una diversificazione delle esposizioni a diversi tipi di azioni può essere più efficace se accompagnata da un orientamento alla qualità. Concentrandosi sui titoli di qualità, indipendentemente dallo stile o dal settore, è la conclusione di Hogbin, gli investitori possono identificare il potenziale di rendimento più resiliente in una fase in cui il mondo si confronta con insoliti ostacoli economici, politici e di business lungo la via del ritorno alla normalità.

Wall Street prosegue ripresa da crollo Covid, sul Nasdaq Netflix -3% post bilancio. Strategist: ci sarà correzione borsa Usa, ecco quando

21/07/2021

Wall Street in rialzo, rimane ostaggio delle oscillazioni dei rendimenti dei Treasuries Usa che, nelle ultime sessioni, hanno scontato i timori di un rallentamento dell’economia a causa della variante Delta, bucando anche la soglia dell’1,2%.

I tassi rimbalzano, superando anche la soglia dell’1,27%. In ripresa anche i tassi dei Treasuries a 30 anni, che avanzano all’1,936%.

Wall Street è reduce dal rimbalzo che ha riportato nella sessione di ieri dopo il forte tonfo della seduta di lunedì. Il Dow Jones è solido con un rialzo dello 0,67% a 34.743 punti; lo S&P 500 sale dello 0,51% a 4.345 punti, mentre il Nasdaq fa +0,20% a 14.525 punti.

“Quello che è accaduto martedì (ieri) è stato il classico rimbalzo da una situazione di oversold, che ha seguito il collasso di lunedì – ha commentato Thomas Essaye nel report Sevens Report Research – Al di là delle variazioni di breve periodo, noi riteniamo che, affinché i titoli value e i ciclici riconquistino la leadership, è necessario che i rendimenti (dei Treasuries) tocchino il fondo e che la crescita economica batta le stime (due fattori che crediamo si verificheranno)”.

Qualcuno però paventa una correzione a Wall Street:

“Credo che abbiamo assistito ai primi avvertimenti di una correzione che vedremo presentarsi, probabilmente…alla fine di agosto, a settembre, ottobre”, ha commentato Matt Maley, equity strategist presso Miller Tabak.

Le notizie che arrivano dal fronte societario vedono protagonisti Netflix, Coca-Cola e Johnson&Johnson.

L’utile per azione di Netflix, relativo al secondo trimestre, si è attestato a $2,97, livello inferiore ai $3,16 attesi, stando agli analisti interpellati da Refinitiv. Il giro d’affari è stato pari a $7,34 miliardi, lievemente al di sopra dei $7,32 miliardi stimati.

Nel secondo trimestre Netflix ha assistito a un aumento degli abbonati, su base netta, pari a 1,54 milioni, rispetto agli 1,19 milioni attesi, meglio dunque le previsioni, anche se alcuni analisti avevano previsto un numero in realtà più alto.

Deludente l’outlook sugli abbonamenti per il terzo trimestre, per il quale la società americana prevede un aumento degli abbonati pari a 3,5 milioni, al di sotto dei +5,86 milioni di nuovi utenti stimati dagli analisti. Il titolo ha ceduto dopo la diffusione del bilancio, per poi recuperare in premercato. Ma ora perde più del 3%.

Solido il trend del titolo Coca-Cola, dopo che il gruppo ha annunciato di aver concluso il secondo trimestre dell’anno riportando un fatturato superiore ai livelli del 2019, e dunque superiore ai livelli precedenti la pandemia Covid-19.

Il gigante delle bevande analcoliche ha incassato un utile per azione di 68 centesimi, molto oltre i 56 centesimi attesi, a fronte di un fatturato pari a $10,13 miliardi, rispetto ai $9,32 miliardi stimati dal consensus. Nello stesso periodo dell’anno scorso, ovvero nel secondo trimestre del 2020, il colosso aveva sofferto un crollo degli utili di un terzo, e il calo del giro d’affari più forte in 30 anni circa.

Certo i timori legati alla diffusione della variante Delta non mancano, visto il balzo di nuovi casi di infezione Covid-19 anche in quei paesi caratterizzati da un elevato ritmo di vaccinazioni, come gli Stati Uniti. La crescita del fatturato, su base netta, è stata pari a +42%, a fronte di un fatturato organico (Non-GAAP) salito del 37%. L’utile netto è balzato del 52% su base annua, mentre l’utile operativo (NON-GAAP) è cresciuto del 46%, con impatto valutario neutrale.

Protagonista anche Johnson&Johnson: L’utile per azione adjusted si è attestato a $2,48, meglio dei $2,27 per azione attesi.

Il fatturato è stato pari a $23,31 miliardi, rispetto ai $22,21 miliardi attesi.

La divisione farmaceutica, in particolare, che è quella che comprende la produzione e vendita dei vaccini anti-Covid 19 a una singola dose, ha generato nel secondo trimestre un fatturato di $12,59 miliardi, in crescita del 17,2% su base annua.

Il gigante ha rivisto al rialzo l’outlook sugli utili e sul fatturato dell’intero anno, prevedendo ora utili per un valore compreso tra $9,50 e $9,60, rispetto al range precedentemente atteso compreso tra $9,30 e $9,45 per azione. Il fatturato è atteso a un valore compreso tra $92,5 miliardi e $93,3 miliardi, rispetto al precedente range tra $89,3 miliardi e $90,3 miliardi. Il titolo è tuttavia piatto.

La stagione degli utili societari prosegue: stando ai numeri di FactSet, circa l’85% delle società scambiate sullo S&P 500 che hanno riportato finora i risultati di bilancio del secondo trimestre hanno battuto le attese del consensus.

Mercati, investire a metà ciclo: scocca l’ora della selettività

20/07/2021

Selettività. È questa la parola d’ordine per investire sui mercati finanziari, con uno scenario globale che sembra essere a metà ciclo. Il deciso rimbalzo seppur disomogeneo nei diversi Paesi quest’anno verosimilmente cederà il passo a una crescita sincrona più moderata, sebbene ancora superiore al tendenziale, nel 2022. Non solo la crescita ma anche l’inflazione e il sostegno delle politiche potrebbero moderare il passo. La pandemia globale inoltre pare essere in ritirata. Tale quadro generale è emerso dal recente report pubblicato da PIMCO.

I picchi sono alle spalle

L’economia mondiale è al momento a metà del ciclo e si lascia alle spalle i livelli massimi dei suddetti quattro fattori. Dal punto di vista dell’asset allocation ciò significa che gli attivi orientati alla crescita, come azioni e credito, possono ancora offrire rendimenti relativamente interessanti. Ci si aspetta tuttavia maggiore dispersione a livello di settore e area geografica. La differenziazione e la selezione bottom-up all’interno delle classi di attivo, a livello ad esempio di Paese, settore ed emittente, sarà con ogni probabilità cruciale per conseguire validi rendimenti nel contesto corrente.

Fortunatamente, il peggio della pandemia mondiale pare essere alle spalle. I sostegni fiscali, che sono naturalmente legati a date di scadenza o ai livelli occupazionali, stanno decadendo e l’impulso fiscale è destinato a diventare negativo, come abbiamo già visto in Cina. Sul versante della politica monetaria, alcune banche centrali hanno mosso i primi passi verso la normalizzazione, riducendo gli acquisti di titoli o alzando i tassi. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve a giugno ha indicato l’intenzione di cominciare a discutere di tapering alle prossime riunioni e, stando alle previsioni riportate nel dot plot, la tabella di marcia verso futuri aumenti dei tassi è anticipata. Sembra plausibile che le banche centrali dei principali mercati sviluppati comincino ad alzare i tassi nel 2023.

I timori sull’inflazione

L’inflazione ha sorpreso al rialzo e innescato timori. L’impressione è che si tratti di un’impennata transitoria dovuta agli effetti base, ossia al confronto anno su anno, ai colli di bottiglia sul versante dell’offerta nonché a carenze temporanee, anch’essi previsti moderarsi nel 2022. Il venir meno del sostegno sia della politica fiscale che di quella monetaria eserciterà un freno sulla crescita economica nel prossimo anno, pur a fronte dei facili guadagni legati alle riaperture. Si può prevedere una crescita del PIL reale dei mercati sviluppati del 6% nel 2021 (quarto trimestre su quarto trimestre) per poi moderarsi al di sotto del 3% nel 2022. La maggiore lentezza delle vaccinazioni nei mercati emergenti ne ha ritardato la ripresa e per questi mercati si può stimare una crescita del PIL che si attesti al 3,5% nel 2021 per poi accelerare sino al 5% nel 2022 (quarto trimestre su quarto trimestre).

Dopo il picco quest’anno, i tassi di crescita dei mercati sviluppati ridurranno il passo rispetto ai livelli attuali ma in termini assoluti la crescita si manterrà elevata nell’orizzonte ciclico. La domanda inespressa, gli alti livelli di risparmio dei consumatori e sani coefficienti di leva delle imprese costituiscono un trampolino per una crescita trainata dal settore privato. Si configura dunque un contesto interessante per gli attivi orientati alla crescita. In generale, le analisi curate da PIMCO indicano che siamo a metà del ciclo economico espansivo e questo si riflette nelle valutazioni azionarie. Storicamente in queste fasi del ciclo si sono osservati rendimenti robusti, ma differenziati, sui mercati azionari. Anche il credito tende a registrare rendimenti positivi in tali contesti ma spesso sottoperforma l’azionario su base corretta per il rischio. Il dollaro americano invece tradizionalmente registra rendimenti negativi in tali fasi.

L’importanza di essere investiti

La metà del ciclo espansivo tipicamente è una fase in cui è desiderabile essere investiti. Tuttavia, alla luce dei compressi premi di rischio sui mercati, gli investitori dovranno affidarsi maggiormente alla selezione dei settori e dei titoli per sospingere i rendimenti. Questo vale ancor di più nel contesto mondiale post pandemico in rapido cambiamento nel quale sussiste ampia incertezza riguardo ai potenziali esiti e le tradizionali modalità di investimento potrebbero non essere di agevole applicazione.

L’ESG continua a crescere

Una tendenza che si sta affermando con l’attuale ripresa di metà ciclo è quella degli investimenti ESG. Stando ai dati ONU, più di 110 Paesi, che nell’insieme rappresentano oltre il 70% del PIL mondiale, si sono impegnati per un futuro con zero emissioni. Sarà un’evoluzione che si dispiegherà su diversi decenni e che con il mutare dei consumi e degli investimenti dovrebbe generare una robusta domanda per determinati beni e materiali (ad esempio, energie rinnovabili, semiconduttori, foreste e prodotti in polpa di cellulosa). Al contempo, la tendenza all’azzeramento delle emissioni verosimilmente per determinate imprese (ad esempio quelle nei settori tradizionali del petrolio e del gas che non si sono ancora adeguate al cambiamento del mix energetico del futuro) comporterà dover affrontare una transizione rischiosa o lunghe contrazioni. Andare verso un futuro più ecologico richiede l’adozione di nuove tecnologie e nuove fonti energetiche nonché aggiornamenti delle normative e delle politiche.

Riguardo alla governance, governi e imprese potrebbero effettuare maggiori investimenti all’interno dei loro confini per accorciare le filiere e garantirsi la capacità di produrre beni strategici come semiconduttori, batterie o forniture mediche. In questi casi, gli interessi di sicurezza nazionale o economica potrebbero tendere a soverchiare le ragioni economiche e potremmo pertanto osservare maggiori investimenti di quelli che sarebbero altrimenti necessari. Inoltre, diversi settori che hanno sofferto nel ciclo precedente e hanno dovuto procedere a intense aggregazioni stanno riacquistando potere contrattuale rispetto ai loro clienti, il trasporto marittimo ne è un esempio. Oggi, infatti, le strutture di taluni settori sono più concentrate e questo a quanto pare comporta migliore disciplina d’offerta, contratti di più lungo termine e potere di fissazione dei prezzi.

Le conclusioni dell’esperta

“Riteniamo di essere a metà del ciclo economico e, a fronte di questo giudizio – commenta Geraldine Sundstrom, Portfolio Manager Asset Allocation di PIMCO – siamo sovrappesati sul rischio nei portafogli, privilegiando in generale le azioni rispetto ad altri attivi rischiosi sulla base delle valutazioni relative. Dopo il robusto rally dell’anno passato, poniamo l’accento sulla flessibilità tattica nonché sulla selezione di settori e titoli. Siamo sovrappesati sull’azionario, focalizzandoci sulle imprese che verosimilmente beneficeranno dei cambiamenti dirompenti di lungo termine sospinti dalla tecnologia, da fattori geopolitici e legati agli ESG. Dal punto di vista geografico, prediligiamo Stati Uniti, Giappone e i mercati emergenti asiatici, dove si trovano molte delle suddette imprese. Nell’individuare i principali temi d’investimento e nella selezione dei singoli nomi, prestiamo grande attenzione agli aspetti legati ai fattori ESG. Per quanto riguarda i tassi sulla duration prevediamo di mantenerci prossimi alla base, con un modesto sottopeso rispetto ai nostri benchmark. Ci attendiamo che i tassi restino confinati in una banda di oscillazione ristretta nel prossimo futuro in quanto le banche centrali sono inclini a seguire un percorso lento verso una politica più restrittiva, benché al momento i livelli dei rendimenti siano probabilmente all’estremo inferiore del range. Ciò detto, prevediamo di regolare il posizionamento in chiave tattica al mutare dei livelli di mercato e siamo consci del potenziale beneficio di diversificazione offerto dalla duration nel contesto di portafoglio”.

“Sul credito abbiamo un posizionamento di sovrappeso in modo selettivo, ponendo enfasi sulla selezione bottom-up degli emittenti – conclude Sundstrom – continuiamo a privilegiare il credito legato all’immobiliare alla luce del robusto quadro dei fondamentali ma ravvisiamo opportunità selezionate nei mercati emergenti e nel credito societario nonostante gli spread compressi. Per gli attivi reali il nostro giudizio di base continua ad essere che il recente incremento dell’inflazione sia transitorio, tuttavia, a fronte degli squilibri di domanda/offerta e delle politiche di stimolo, il rischio di rialzo dell’inflazione è aumentato. Concentriamo l’esposizione agli attivi reali sui metalli industriali e sui fondi immobiliari, che dovrebbero beneficiare delle riaperture delle economie in corso. Sui TIPS al momento abbiamo un posizionamento neutrale in quanto i livelli di inflazione di pareggio implicita sono prossimi all’obiettivo di lungo termine delle banche centrali. Sul fronte delle valute il dollaro americano appare costoso rispetto alla maggior parte delle valute dei mercati sviluppati ed emergenti e pertanto nei portafogli siamo sottopesati sul biglietto verde. Molte valute dei mercati emergenti appaiono particolarmente interessanti dal punto di vista delle valutazioni ma le sfide in atto sul fronte del COVID in quelle economie impongono cautela”.

Borsa Milano sale, molti segni positivi sul Ftse Mib. Stm galoppa insieme a Leonardo e Pirelli

21/07/2021

La Borsa di Milano si muove in territorio positivo, insieme agli altri listini del Vecchio continente, in scia al rimbalzo di Wall Street. I timori per la diffusione della variante Delta del coronavirus sembrano passare in secondo piano, nonostante ieri il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, abbia avvertito che “siamo nelle prime fasi di un’altra ondata di infezioni e decessi”. Sullo sfondo anche le preoccupazioni per l’aumento dell’inflazione e la possibile evoluzione della politica monetaria delle principali banche centrali, che potrebbero tornare a risvegliarsi domani in occasione della riunione della Bce. Al momento però gli operatori guardano soprattutto al comparto societario e alle trimestrali giunte finora. I mercati navigano comunque a vista e prevale la volatilità.

In questo quadro, l’indice Ftse Mib prosegue il recupero avviato ieri segnando un progresso di oltre 1 punto percentuale (+1,2%) in area 24.400 punti. Tra i titoli del paniere principale, sono molti i segni positivi. Si distinguono Stm, che con un +2,6% conquista la vetta del Ftse Mib, Pirelli e Leonardo, che avanzano del 2,4%. Tra le banche, da monitorare Mediobanca (+1,5%), dopo che Francesco Gaetano Caltagirone, che a marzo scorso era salito all’1% dell’istituto, ha rafforzato ancora la propria partecipazione e ora detiene complessivamente il 5,055% di Piazzetta Cuccia. Forte anche Poste Italiane che sale del 2%.

Al momento nessun segno negativo, anche se Snam rimane debole con un +0,02%

Neuberger Berman: correzione esagerata, potenziale di rialzo nella ripresa

Erik Knutzen, Chief Investment Officer – Multi-Asset Class di Neuberger Berman, vede alta volatilità nei prossimi mesi, ma la view più forte resta quella di un potenziale di rialzo dei temi ripresa e reflazione

Mercato azionario  di Virgilio Chelli  21 Luglio 2021 – 7:50

Neuberger Berman conferma la view dell’ultimo Asset Allocation Committee Outlook, di una moderata ripresa del rally ciclico una volta che il mercato avrà metabolizzato il messaggio della Fed, vale a dire che non devono temere né un’inflazione fuori controllo, né una stretta prematura. La sovra performance delle azioni cicliche rispetto alle difensive nella ripresa post-crisi finanziaria 2008-2009 ricorda quella di questa fase post-coronavirus e i primi 15 mesi di entrambi i periodi seguono un andamento molto simile. Anche 11 anni fa c’erano stati alcuni mesi di volatilità altalenanti, prima che le azioni cicliche iniziassero una sovra performance finale che sarebbe durata sette mesi.

VOLATILITÀ NEI PROSSIMI MESI

Nonostante gli eventi passati non siano garanzia di risultati futuri, la view più forte espressa nella sua nota settimanale da Erik Knutzen, Chief Investment Officer – Multi-Asset Class di Neuberger Berman, è che nei prossimi mesi assisteremo con ogni probabilità a una certa volatilità e che le tesi della ripresa e della reflazione presentino ancora un potenziale di rialzo. Un mercato molto dibattuto potrebbe metterci tempo prima di ritrovare un nuovo equilibrio, ma Knutzen ritiene che questo potrebbe creare opportunità per rafforzare le posizioni in asset sensibili alla ripresa e alla reflazione.

RICONCILIARE DATI E MERCATI

Il problema, sottolinea l’analisi di Neuberger Berman, è riconciliare dati e mercati: l’inflazione sale, i rendimenti dei Treasury scendono e la ripresa è alle corde, tutte prove che confermano l’esistenza di un controverso mercato bidirezionale. Per le obbligazioni, osserva Knutzen, l’inflazione è come la kryptonite, ma da quando a fine marzo i rendimenti dei Treasury hanno toccato il picco, il tasso d’inflazione primaria statunitense ha toccato il 4,2% ad aprile, il 5% a maggio e il 5,4% a giugno, mentre i rendimenti a 10 anni scendevano all’1,3% e sotto. Anche l’inflazione breakeven, vale a dire la differenza fra i rendimenti nominali e quelli indicizzati e che riflettono le aspettative, sono scesi.

GUARDARE DENTRO I DATI DELL’INFLAZIONE

I dati dicono che l’economia sta andando forte, corroborando la tesi a favore degli asset rischiosi? Oppure è imminente un rallentamento, come sembrano indicare i rendimenti, sostenendo la tesi a favore dei Treasury? Knutzen ritiene opportuno soffermarsi sull’attuale livello degli indicatori d’inflazione, per capire se sia davvero alta e quanto. La tesi che gli elevati livelli attuali sarebbero dovuti alla bassa base di partenza dell’anno scorso sembra essere ora presa di mira, ma anche la tesi, che l’inflazione sarebbe causata dalla ripresa dei prezzi energetici sembra poco convincente, visto che l’indice core, che esclude i prezzi volatili dell’energia, è salito per ora del 4,5%.

REAZIONE CONTROINTUITIVA DI TREASURY E AZIONI

Secondo il consenso degli economisti, l’inflazione aumenterà non solo quest’anno, ma anche il prossimo, mentre anche i prezzi alla produzione negli Stati Uniti, che possono generare un’inflazione più diffusa, stanno crescendo a un ritmo di molto superiore alle attese. Non sono solo i Treasury a reagire in modo controintuitivo, anche i temi della ripresa e della reflazione, che hanno sostenuto i mercati azionari tra novembre e marzo, si sono interrotti o invertiti, mentre il dollaro si è leggermente rafforzato e l’aumento del prezzo dell’oro pare rispecchiare maggiormente il calo dei rendimenti che non i timori di inflazione.

SPIEGAZIONI MONETARIE E TECNICHE

Una possibile spiegazione offerta da Knutzen è che molti investitori credono che l’inflazione si rivelerà persistente e sta già scontando un irrigidimento monetario, con le banche centrali che dovranno iniziare a ridurre gradualmente i programmi di acquisto e aumentare i tassi prima del previsto, con la possibilità addirittura di un ritorno della stagnazione secolare. Una spiegazione tecnica è invece che gli investitori fossero semplicemente sovra-esposti in posizioni corte sulla duration e lunghe su reflazione e ripresa, per cui la svolta leggermente restrittiva nei toni della Fed è stata sufficiente a trasformare i loro ripensamenti in “ri-ripensamenti” se non addirittura “ri-ri-ripensamenti”.

UNA CORREZIONE FORSE ESAGERATA

Secondo l’esperto di Neuberger Berman c’è un po’ di verità in entrambe le tesi e gli eventi segnalano quanto la stessa casa ha già battezzato come un ‘ritorno dei mercati bidirezionali’. Sicuramente l’anno prossimo la crescita e l’inflazione rallenteranno rispetto ai livelli attuali e, sicuramente, a marzo c’è stato un affollamento nelle posizioni basate sulla tesi della crescita e dell’inflazione. Ma, osserva Knutzen in conclusione, “se prima i mercati sono stati precipitosi in un senso, adesso potrebbero aver esagerato anche con la correzione”.

US RETAIL SALES … RECESSION CLOUDS!

Scritto il 19 Luglio 2021 alle 09:23 da icebergfinanza

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Mentre si continua a fantasticare sull’inflazione e sui nuovi ruggenti anni venti, giorno dopo giorno i dati ci confermano che la festa sta per finire, un ultimo giro di giostra solo se qualcuno tirerà fuori una nuova tornata di sussidi o regali o le nuvole recessive sono all’orizzonte.

Avevamo visto giusto il picco delle vendite al dettaglio ormai è stato raggiunto, il dato di venerdì conferma che il mese di giugno è il canto del cigno…https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-0&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfX0%3D&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1416015902819160073&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F07%2F19%2Fus-retail-sales-recession-clouds%2F&sessionId=ac88e71751692a9c790416d366f425ee5287c378&theme=light&widgetsVersion=82e1070%3A1619632193066&width=550px

Mentre i titoli dei giornali vedono solo la parte sopra dell’iceberg, noi siamo attratti da quello che sta sotto, ai più nascosto…

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Il primo messaggio è che senza sussidi l’economia americana è piatta!

Il secondo è che negli ultimi tre mesi la media dei consumi è negativa, niente regalini, niente consumi, soprattutto se sospendi i pagamenti dei mutui e posticipi il problema del debito.

Sarei curioso di sapere dove sono finiti tutti gli scienziati che in questi mesi suggerivano che il risparmio avrebbe fatto decollare i consumi, una volta finiti i sussidi.

Il mese di maggio contro le attese di un recupero è stato rivisto pesantemente negativo da -1,3 a -1,7%, ultimi tre mesi (-0,28%).

Gli scienziati di Morgan Stanley ci dicono che il ciclo espansivo continuerà ma sarà breve, noi invece pensiamo che sia ormai agli sgoccioli, non c’era nulla di sostenibile in quanto è accaduto questi mesi.

L’unica cosa giusta che suggeriscono è che più breve è il ciclo, peggio è per il credito rispetto ad altre attività rischiose; il credito gode meno dei guadagni derivanti dal “boom”, è esposto soprattutto se la prossima recessione è anticipata.

Tutti sorpresi dall’andamento della curva dei rendimenti…https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-1&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfX0%3D&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1416116765856251908&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F07%2F19%2Fus-retail-sales-recession-clouds%2F&sessionId=ac88e71751692a9c790416d366f425ee5287c378&theme=light&widgetsVersion=82e1070%3A1619632193066&width=550px

UNA REAZIONE POCO PREVEDIBILE

Quando il governatore della Fed Powell, a metà giugno, ha parlato del rischio di “inflazione più alta e persistente di quanto previsto in precedenza”, in pochi avrebbero previsto la reazione seguita sulla parte medio-lunga della curva americana. Se infatti le scadenze brevi hanno accennato ad un movimento al rialzo, meno prevedibile è stata invece la reazione del decennale, e ancor più, del trentennale, i cui rendimenti hanno continuato a comprimersi.

Poco prevedibile? Non scherziamo, poco prevedibile era l’assurda scommessa al contrario sull’inflazione.

Per mesi vi ho raccontato come l’eccessivo sbilanciamento contro i rendimenti a lungo americani avrebbe prodotto la madre di tutti gli short squeez e siamo solo all’inizio…

IL POSIZIONAMENTO SHORT DEGLI OPERATORI

… a rendere più increspato il quadro di quello che è successo a giugno-luglio contribuisce il posizionamento degli operatori, che a giudicare dalle posizioni sui futures del Treasury, dopo aver toccato un massimo storico di short a novembre, è tornato neutrale solo di recente.

I FONDAMENTALI TORNERANNO A PREVALERE

Il fatto che lo short sul treasury fosse un posizionamento affollato, spiega Anniballe, lo ha reso vulnerabile a ricoperture e quindi a movimenti nell’opposta direzione.

Ma tu guarda, la barca si è capovolta!

Peccato che a differenza di questo si aspetta la solita moltitudine, noi la pensiamo come il vecchio Rosie…https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?dnt=true&embedId=twitter-widget-2&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfX0%3D&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1416103226299101185&lang=it&origin=https%3A%2F%2Ficebergfinanza.finanza.com%2F2021%2F07%2F19%2Fus-retail-sales-recession-clouds%2F&sessionId=ac88e71751692a9c790416d366f425ee5287c378&theme=light&widgetsVersion=82e1070%3A1619632193066&width=550px

E si, le vendite al dettaglio REALI, ovvero depurate dell’inflazione segnalano nubi recessive all’orizzonte.

Ma di questo ne parleremo nel prossimo manoscritto in versione estiva, perché quest’anno il nostro Machiavelli parteciperà al Jackson Hole policy symposium, previsto per il 26/28 di Agosto, un appuntamento da non perdere, nel quale troveremo sempre più conferme alle nostre tesi.

A loro non resta che la favoletta di Jackson Hole, a noi il gran finale!

I manoscritti da inizio anno sono più che sufficienti per comprendere come coglierla, l’ultima grande occasione, la più colossale della storia, perché oggi sono tutti sul lato sbagliato di una barca che sta di nuovo per affondare.

Ad agosto possibili correzioni sui mercati da sfruttare come occasioni d’acquisto

Di solito è un mese tranquillo ma non sono mancate in passato le sorprese, come l’allarme per la curva dei tassi Usa nel 2019. Occhio ai dati, ai Treasury e alle parole in libertà di membri Fed

Prezzi scontati  di Stefano Caratelli  19 Luglio 2021 – 8:32

Lo schema di gioco tradizionale dei mercati prevede un agosto tranquillo con la gente in vacanza che ha venduto o comprato quello che doveva prima di partire, settembre e ottobre nervosi, anche perché non mancano i ricorsi storici di pesanti cadute di Wall Street, dal 1929 al 1987, e poi un bel rally di fine anno che serve anche per fare un po’ di window dressing sui risultati annuali delle gestioni. Ma diverse volte agosto ha fatto eccezione, in un senso o nell’altro. Nel lontano 1932 e poi ancora un anno dopo Wall Street celebrò ad agosto l’uscita dalla Grande Depressione che invece era appena iniziata. Nel 1982 e nell’84 invece giustamente festeggiò e poi confermò l’uscita dal tunnel della stagflazione grazie alla cura Reagan-Volker. Nel 2000 ad agosto il mercato pensava che quella di Internet cominciata a marzo-aprile fosse solo una “correzione” ormai rientrata, mentre il peggio dello sgonfiamento della bolla doveva arrivare. E infine l’anno scorso sempre agosto con un rialzo del 7% in un solo mese offrì un assaggio del mega rally che sarebbe partito a novembre e che dura tutt’ora, anche se poi tra settembre e ottobre qualche sbandata arrivò, e fu anche un’ottima occasione per entrare a sconto.

L’ABBAGLIO DELLA CURVA DEI TASSI NEL 2019

Agosto non è invece un mese di crolli storici come ottobre, ma ha riservato sorprese negative per fattori sostanzialmente estranei all’azionario, come lo sganciamento del dollaro dal gold standard deciso da Nixon proprio la sera di venerdì 13 agosto del 1971, o l’invasione a sorpresa del Kuwait tra il 2 e il 4 agosto del 1990 da parte di Saddam Hussein, che fece schizzare il petrolio e sbandare i mercati. Da non incorniciare nemmeno agosto del 2007, quando il collasso degli hedge fund di Bear Stearns fornì un assaggio non troppo capito di cosa sarebbe arrivato di lì a poco più di un anno. Non particolarmente positivo anche agosto del 2019, quando Wall Street andò giù di quasi il 2% per timori di recessione in arrivo segnalata secondo alcuni guru dall’inversione della curva dei tassi americani. In generale, il track record storico di agosto a Wall Street è leggermente negativo, ma sostanzialmente di solito è un mese di assestamento, salvo appunto sorprese. Ce ne sono in arrivo in questo agosto del 2021?

LETTURE SBAGLIATE O ESAGERATE DI DATI E PREZZI

Quelle più probabili sono sbandate anche un po’ violente dovute a una lettura sbagliata o volutamente esagerata di indicatori tecnici o dati macro, come il labor report USA in arrivo venerdì 6 agosto seguito mercoledì 11 dall’inflazione al consumo, entrambi relativi a luglio. Più che ai numeri nudi e crudi gli investitori dovranno guardare alla reazioni del mercato dei Treasury e a possibili dichiarazioni più o meno estemporanee di membri della Fed, facendo attenzione anche da che bocca escono, perché non tutti i governatori del board sono anche membri che votano nel FOMC, che è la sede delle decisioni e di cui ad esempio non fa parte quest’anno causa rotazione il capo della Fed di Saint Louis Bullard, che pure ha notevolmente innervosito i mercati nei giorni scorsi chiedendo ripetutamente l’avvio del tapering. I Treasury possono essere letti al diritto ma anche al rovescio, a seconda di quale guru li interpreta: se un dato forte fa schizzare i rendimenti vuol dire che l’inflazione è duratura, che farà male agli utili e che costringerà la Fed alla stretta, ma se scendono nonostante dati robusti, allora segnalano recessione in arrivo.

IL FATTORE GEOPOLITICO

Ovviamente le sorprese agostane più grosse possono arrivare dalla geopolitica, le più difficili da prevedere. I focolai in giro per il mondo non mancano, soprattutto in Cina e dintorni, ma anche in Iran, Iraq, Afganistan diventato orfano delle truppe Usa, Turchia, Nord Africa, Est Europa e Russia, America Latina, da Cuba al Venezuela. L’incognita più grande però forse è nel cuore della Ue, dove tra qualche settimana la Germania sceglie il/la successore/a di Angela Merkel, che potrebbe anche non essere allineato con la linea solidarista della tedesca Ursula von der Leyen. Il posto più tranquillo alla fine sembrano gli Stati Uniti di Joe Biden, ma è anche dove l’economia corre di più e le valutazioni delle azioni hanno raggiunto livelli decisamente tirati, tanto da indurre qualche importante osservatore ad augurarsi una “salutare” correzione del 6-7%. Infine c’è il grande tema del cambiamento climatico, che vede ad esempio in Europa tutti d’accordo sul fatto che bisogna salvare il pianeta, ma quando si passa alle misure concrete cominciano i contrasti.

BOTTOM LINE

Un agosto tranquillo non è una certezza per gli investitori, che devono stare attenti a possibili segnali ingannevoli, che magari non anticipano il trend futuro ma il contrario. Gli scambi ridotti dovuti al clima vacanziero possono amplificare movimenti poco significativi. Bisogna restare fedeli alle proprie strategie e magari farsi trovare pronti ad approfittare di temporali estivi per consolidare a prezzi scontati il posizionamento del portafoglio.

Earning season stupirà ancora, ma Barclays indica ritorni più esigui dalle azioni

17/07/2021

L’earning season statunitense è iniziata a spron battuto con tutte le società dell’S&P 500 che hanno pubblicato risultati trimestrali questa settimana che hanno battuto le stime degli utili per azione. A questo però non è corrisposto un rally dei titoli, che anzi in molti casi hanno reagito negativamente ai solidi riscontri trimestrali.
L’S&P 500 continua comunque a viaggiare a ridosso dei massimi storici, con i titoli tecnologici tornati in gran forma: Sullo sfondo prendono quota timori che la variante Delta porti a nuove restrizioni andando a tarpare le ali alla ripresa economica, così come la prospettiva che prima o poi la Fed riveda al ribasso gli acquisti di asset alla luce delle forti pressioni inflattive.

Spazio per sorprese positive, siamo già al picco crescita utili

Gli analisti di Barclays, in attesa che l’earning season entri nel vivo con anche le big tech alla prova dei conti, vedono spazio per sorprese positiva, ma allo stesso tempo si aspettano che il secondo trimestre segni il picco della crescita degli utili. Nel dettaglio, il consensus prevede una crescita degli utili del 72% negli USA e del 120% in Europa. “Il contesto per i guadagni è stato generalmente favorevole nel 2° trimestre, con le riaperture generalizzate. Nonostante una Cina più debole e problemi di approvvigionamento che incidono sui margini, nel complesso vediamo spazio per alcune sorprese positive”, argomenta Barclays che si aspetta però rendimenti azionari inferiori mentre vedono guadagni particolarmente positivi su energia, tech hardware, mining, chimici; meno su aviazione, Real Estate, auto e beverage.
“Il picco di crescita degli utili significa minori ritorni futuri – aggiunge la banca d’affari britannica – . Il secondo trimestre potrebbe rivelarsi l’ultima stagione degli utili ‘beat and raise’, dati i dati sull’attività di picco e le comp più difficili a venire”. Barclays è in linea con le stime di consensus sugli utili per quest’anno e marginalmente avanti per l’anno prossimo, principalmente per l’elevato livello di crescita del PIL stimato dalla casa d’affari UK. “Tuttavia, con lo scarso potenziale per un’ulteriore revisione del P/E, dato il picco dell’offerta di moneta e la decelerazione della crescita dell’EPS, a nostro avviso ci si aspettano rendimenti azionari inferiori”.

Vendite dettaglio Usa testimoniano forte spinta consumi, ma ci sono luci e ombre (analisti)

16/07/2021

Oltre le attese le vendite al dettaglio Usa. A giugno l’indicatore è rimbalzato dello 0,6% dopo la flessione di maggio pari a -1,7% (dato rivisto al ribasso dal -1,3% precedentemente reso noto). Il trend è stato decisamente migliore delle attese degli analisti, che avevano previsto un calo dello 0,4%. “Le forti vendite al dettaglio di giugno suggeriscono che l’appetito dei consumatori a spendere in cose fisiche non si ferma – rimarcano gli esperti di ING – nonostante la riapertura economica offra una gamma sempre più ampia di opzioni, come il tempo libero e l’ospitalità. Con le finanze in ottima forma e i redditi che continuano a crescere, le prospettive di spesa sono eccellenti”.

Ci sono però luci e ombre come sottolinea Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte. “Permane (come a maggio) il calo nei comparti Auto e Arredamento (calo dell’attività immobiliare, testimoniata anche dal forte calo del prezzo del legno) – asserisce l’esperto – . C’è poi un ulteriore elemento molto importante da considerare: c’è stata una forte revisione al ribasso dei dati di maggio, per cui l’effetto confronto di giugno/maggio, ha notevolmente contribuito ad ottenere un dato di giugno migliore delle attese.

IL PICCO… US RETAIL SALES!

Scritto il 16 Luglio 2021 alle 08:52 da icebergfinanza

Negli ultimi mesi abbiamo visto lontano spesso e volentieri, mentre qualcuno sogna e prefigurava i ruggenti anni venti.

ieri il presidente della Fed di Chicago Evans, ha commentato la sua delusione per il fatto che le aspettative di inflazione non erano più elevate, come nei mesi scorsi…

“Il rischio di rialzo dell’inflazione non è così forte come vorrei”

La risposta è stata immediata con un calo sensibile dei rendimenti su tutta la curva dei tassi e il gap tra i rendimenti a 2 e 10 anni ha registrato un nuovo minimo da febbraio 2020 …

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Dollaro sempre stabile intorno a 1.18 e rendimenti che scendono di nuovo sotto 1.30 per il decennale e si riavvicinano a 1,90 per il trentennale.

Oggi usciranno i dati sulle vendite al dettaglio, qualunque siano i risultati, luglio sta già mostrando un sensibile rallentamento, soprattutto negli acquisti on line dopo una buona ripresa a giugno.

I dati dovrebbero essere positivi, nel senso che il calo sarà meno marcato anche se non è poi molto difficile fare meglio delle vendite di maggio, come potete vendere dal grafico qui sotto.

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A partire dalla metà di giugno alcuni Stati si sono ritirati anticipatamente dai programmi federali di assicurazione contro la disoccupazione. Alcuni stati stanno rimuovendo gli ulteriori 300 dollari a settimana di aiuti federali e altri stanno eliminando i benefici per i disoccupati di lungo periodo che hanno esaurito gli aiuti di Stato.

Molto dipenderà anche dalle vendite di auto, nel complesso un dato deludente, la media  a tre mesi resterà sostanzialmente negativa o piatta.

Siamo in estate, riaperture totali e questo è il deludente risultato di mesi di ruggenti anni venti. I prossimi mesi ci diranno quale sarà il destino dell’economia americana, chi sa analizzare già vede all’orizzonte la fine della festa.

A loro non resta che la favoletta di Jackson Hole, a noi il gran finale!

I manoscritti da inizio anno sono più che sufficienti per comprendere come coglierla, l’ultima grande occasione, la più colossale della storia, perché oggi sono tutti sul lato sbagliato di una barca che sta di nuovo per affondare.

Wall Street cauta, guarda più a tassi Treasuries che a stagione utili trimestrali. Focus su Netflix, Morgan Stanley e meme stocks

15/07/2021

Wall Street con i piedi di piombo: trascorse le 16 ora italiana, il Dow Jones è piatto con una variazione pari a -0,09% a 34.901 punti; lo S&P arretra dello 0,18% a 4.366 punti; il Nasdaq perde lo 0,09% a 14.632 punti.

La stagione degli utili trimestrali Usa continua a confermarsi positiva, ma gli operatori guardano ad altro, in particolare alla flessione dei tassi dei Treasuries Usa, che sembrano confermare i dubbi sulla sostenibilità della crescita economica.

I tassi decennali scendono fino all’1,329% dall’1,45% della fine di giugno e rispetto a un valore superiore all’1,70% di marzo.

Tra le storie societarie di rilievo, Morgan Stanley ha annunciato di aver concluso il trimestre dell’anno terminato il 30 giugno del 2021 con un fatturato pari su base netta a $14,8 miliardi, rispetto ai $13,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno, meglio dei $13,98 miliardi attesi dal consensus. L’utile netto è stato pari a $3,5 miliardi, o $1,85 su base diluita, rispetto ai $3,2 miliardi, o $1,96 per azione, del secondo trimestre del 2020, e oltre gli $1,65 stimati dal consensus.

James P. Gorman, presidente e amministratore delegato della banca, ha confermato che il colosso bancario raddoppierà i dividendi lanciando anche una operazione di buyback da $12 miliardi.

Il titolo Morgan Stanley sale dello 0,41% (le quotazioni sono in rialzo del 35% dall’inizio dell’anno):

secondo gli analisti, il mancato rally si spiega più con il calo dei rendimenti dei bond – che affossa le speranze di un contesto più favorevole alla redditività delle banche, dunque di tassi più elevati – che non come reazione alla pubblicazione del bilancio.

Wall Street non trae particolare beneficio neanche dalla diffusione del rapporto settimanale relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione, che sono scese a 360.000 unità, al minimo dal 14 marzo del 2020, in linea con le attese, e rispetto alle 386.000 della settimana precedente (dato rivisto al rialzo).

Tra i titoli focus anche su Netflix, in rialzo dell’1% circa dopo la notizia relativa all’assunzione, da parte della Big Tech, di un dirigente esperto di videogiochi.

Si tratta di Mike Verdu, che ha lavorato finora per Facebook, ricoprendo la carica di vice direttore generale della divisione di contenuti di realtà virtuale e realtà aumentata. La sua assunzione sta alimentando sui mercati le speculazioni sulla possibile intenzione di Netflix di espandersi nel mercato dei videogiochi.

Anche le altre Big Tech come Amazon, Google e Microsoft si stanno facendo strada nel settore.

Recupera in avvio di seduta dopo il tonfo in premercato la meme stock della società di vendite al dettaglio di videogiochi GameStop. Rimbalza anche AMC, reduce dal tonfo della vigilia pari a -15%, che ha portato le perdite da inizio mese a -41%.

Da segnalare tuttavia che AMC ha incassato nel 2021 un guadagno superiore a +1.400%, mentre GameStop ha segnato un rally di oltre +780%, grazie alla febbre esplosa tra i trader amatoriali, che hanno coordinato le loro puntate bullish sui vari forum e social network, come la chat room WallStreetBets di Reddit, lanciando una vera e propria sfida contro le scommesse short degli hedge fund.

Ieri Wall Street ha chiuso positiva, grazie ai toni dovish del presidente della Fed Jerome Powell che, in audizione al Congresso, ha ribadito che “continuiamo a prevedere che sarà appropriato mantenere l’attuale range del target sui tassi, fino a quando le condizioni del mercato del lavoro non avranno raggiunto livelli coerenti con il giudizio della Commissione riguardo a quella che è l’occupazione massima, e fino a quando l’inflazione non sarà salita al 2% e non avrà superato in via moderata il 2% per un po’ di tempo”.

Powell interverrà al Congresso anche nella giornata di oggi.

Wall Street rassicurata da Powell, focus su banche post bilanci. Apple al nuovo record con rumor , JP Morgan vede rally +20%

14/07/2021

Wall Street solida, con il Dow Jones che sale dello 0,31% a 34.993 punti, lo S&P 500 che avanza dello 0,41% a 4.387 punti e il Nasdaq che sale dello 0,55% a 14.759 punti.

La pubblicazione del discorso che il presidente della Fed Jerome Powell proferirà al Congresso Usa alle 18 ora italiana calma i nervi degli investitori, scossi a seguito della conferma della fiammata dell’inflazione, in Usa, arrivata ieri con la diffusione dell’indice dei prezzi al consumo.

Il dato è volato a giugno del 5,4% su base annua, al ritmo più veloce degli ultimi 13 anni, ben oltre il +4,9% atteso dal consensus e dopo il +5% di maggio. Escluse le componenti più volatili dei prezzi dei beni energetici e alimentari, il dato è balzato del 4,5%, rispetto al +4% stimato dal consensus, dopo il +3,8% di maggio e al record dal settembre del 1991.

Detto questo, Powell darà rassicurazioni sul sostegno che la politica monetaria continuerà a fornire all’economia americana:

“Continuiamo a prevedere che sarà appropriato mantenere l’attuale range del target sui tassi, fino a quando le condizioni del mercato del lavoro non avranno raggiunto livelli coerenti con il giudizio della Commissione riguardo a quella che è l’occupazione massima, e fino a quando l’inflazione non sarà salita al 2% e non avrà superato in via moderata il 2% per un po’ di tempo. Così come la Commissione (il Fomc) ha reiterato nel comunicato di giugno, con l’inflazione che è rimasta sotto il 2% in modo persistente, cercheremo di raggiungere un’inflazione moderatamente superiore al 2% nel corso del tempo, in modo tale che l’inflazione raggiunga una media del 2% (in linea con la politica dell’average inflation targeting AIT) e che le aspettative di inflazione di più lungo termine rimangano ben ancorate al 2%”.

Il timoniere della banca centrale americana sottolineerà di nuovo che il balzo che l’inflazione ha riportato e che continuerà a riportare anche nei prossimi mesi sarà transitorio.

Oltre che sui titoli delle banche che hanno pubblicato i risultati di bilancio relativi al secondo trimestre, il focus dei mercati è su Apple, con il titolo che ha testato un nuovo record di sempre.

Bloomberg ha riferito indiscrezioni secondo cui il colosso di Cupertino aumenterà la produzione dei suoi nuovi iPhone, quest’anno, del 20%. Gli analisti di JP Morgan hanno inoltre inserito il titolo della Big Tech nella loro Focus list, rivedendo contestualmente anche il target price, nella convinzione che il titolo possa salire fino a +20% nei prossimi 12 mesi.

Altre banche e colossi finanziari hanno comunicato oggi i loro bilanci, dopo i bilanci migliori delle attese, diramati ieri, di JP Morgan e Goldman Sachs.

Bank of America ha annunciato di aver concluso il secondo trimestre dell’anno con utili quasi triplicati a $8,96 miliardi, o $1,03 per azione, rispetto ai $3,28 miliardi, o 37 centesimi per azione, dello stesso periodo dell’anno scorso. Gli utili hanno battuto le stime, con gli analisti intervistati da Factset che avevano previsto un eps di 77 centesimi. Il fatturato ha però deluso l’outlook, scendendo del 4% a $21,5 miliardi, peggio dei $21,8 miliardi stimati. Il margine di interesse netto, inoltre, è sceso anch’esso, in flessione del 6% a $10,2 miliardi, inferiore ai $10,4 miliardi attesi. Il titolo perde il 2,5% circa.

BlackRock, il colosso del risparmio gestito numero uno al mondo, ha riportato nel secondo trimestre dell’anno utili e un fatturato migliori delle attese, a fronte di asset gestiti (AUM) balzati del 30%, e di flussi netti che hanno superato quota $80 miliardi. Gli AUM di BlackROck sono volati alla cifra astronomica di $9,5 trilioni.

Gli utili netti del gigante americano sono saliti a $1,38 miliardi, o $8,92 per azione, dagli $1,21 miliardi, o $7,85 per azione, dello stesso periodo del 2020. Il titolo segna tuttavia un calo di quasi -4%.

Citigroup, la terza banca più grande degli Stati Uniti, ha annunciato di aver incassato un utile netto per $6,2 miliardi, o $2,85 per azione, ben oltre gli $1,1 miliardi, o 38 centesimi per azione del secondo trimestre del 2020.

Il risultato è stato di molto superiore anche rispetto agli $1,96 stimati dal consensus degli analisti intervistati da Refinitiv.

Il fatturato si è attestato a $17,47 miliardi, in ribasso del 12%, meglio dei $17,2 miliardi attesi. Il titolo sale, così come sale anche Wells Fargo, che ha riportato anch’essa un utile migliore delle previsioni.

Focus inoltre anche su Delta Air Lines, che ha annunciato di aver riportato il suo primo utile trimestrale – pari a $652 milioni – dal 2019, grazie agli aiuti federali che ha ricevuto insieme alle altre compagnie aeree americane. Il titolo, in rialzo in premercato, ora è sotto pressione.

L’inflazione non deve farci troppa paura, il Toro può trainare i mercati ancora per anni

Preoccuparsi per il rialzo dell’inflazione è lecito, ma da qui a vedere un cambio di rotta ce ne corre. Il trend rialzista ha la forza per durare ancora molto, e chi scommette contro rischia grosso

Calma e sangue freddo  di Controredazione  14 Luglio 2021 – 11:19

La settimana scorsa era la variante Delta, ora tocca di nuovo all’inflazione. Il casting per il ruolo di “cigno nero” 2021 non si ferma, ma intanto il Toro di Wall Street continua a resistere, incurante dei tanti che lo vorrebbero già stanco.

VALUTARE BENE L’INFLAZIONE

Sarà l’inflazione a uccidere il Toro che si è rialzato dopo la pandemia? Probabilmente no, per almeno due ragioni. La prima è che la stessa Federal Reserve ha più volte ribadito di essere disposta a tollerare una crescita dell’inflazione che ritiene transitoria, dicendo in pratica di rimanere attenta guardiana della ripresa. La seconda è che l’inflazione ha registrato una fiammata già il mese scorso, e da allora Wall Street ha continuato comunque ad aggiornare nuovi record. Il mercato, dunque, sembra poter digerire anche l’aumento dei prezzi. Senza dimenticare che, sul medio termine, popolazione anziana e tecnologia faranno probabilmente da calmiere alla crescita dell’inflazione.

INDIZI CHE NON FANNO UNA PROVA

Ai guru improvvisati, quelli che giocano a fare i grandi esperti dopo aver mandato a memoria un paio di rudimenti di analisi tecnica senza avere una vera preparazione e che non si confrontano con i professionisti, è mai venuto in mente che forse questo mercato rialzista è un trend solido, che può durare ancora per diversi anni? A quanto pare no. Ma si sa, piegare la realtà per confermare i propri preconcetti è un difetto molto comune sui forum più caldi del web. E così basta un aumento dei contagi, una fiammata dell’inflazione o uno scambio di “cortesie” tra Usa e Cina per gridare al “moriremo tutti” insieme ai mercati.

THERE IS NO ALTERNATIVE

C’è un altro dato che si sta infiammando ultimamente, ma che non sembra interessare al poco esclusivo club dei catastrofisti “fai da te”. È il Pil globale che sta crescendo a ritmi mai visti, soprattutto nei Paesi sviluppati, e andrà a sostenere il mercato rialzista. Certo, sulla strada ci saranno delle correzioni fisiologiche, addirittura salutari, ma il trend sottostante non verrà probabilmente intaccato. Senza dimenticare che, visti i rendimenti sotto lo zero di buona parte dei titoli governativi, non ci sono poi molte alternative al mercato azionario. Gli americani lo hanno riassunto con l’acronimo TINA (There Is No Alternative), ma c’è anche un altro detto che gli apprendisti stregoni del web dimenticano: trend is your friend. Cercare di anticipare il cambio di rotta di un treno che viaggia spedito è pericoloso. Per molti anni potrebbe non esserci un nuovo “big short”, con buona pace dei Nostradamus finanziari senza un mestiere ben preciso.

Wall Street guardinga, attende Powell dopo dato inflazione. Focus su Goldman, JPMorgan e Pepsi post bilanci. Sell su Boeing (-3%) dopo l’annuncio

13/07/2021

Wall Street poco mossa, all’indomani dei nuovi record testati da tutti e tre i principali indici azionari americani. Il Dow Jones perde lo 0,05% a 34.977 punti circa; lo S&P segna un calo dello 0,13% a 4.379 punti, mentre il Nasdaq perde lo 0,20% a 14.701 punti.

Ieri a Wall Street il Dow Jones Industrial Average ha chiuso in rialzo di 126,02 punti a 34.996,18 punti, a un passo dalla soglia dei 35.000 punti, mentre lo S&P 500 è salito dello 0,35% a 4.384,63. Il Nasdaq Composite ha archiviato la sessione di Wall Street avanzando dello 0,21% a 14.733,24 punti.

Market mover odierni dei mercati sono la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo Usa, termometro dell’inflazione negli Stati Uniti, e l’inizio della stagione degli utili trimestrali (relativi al secondo trimestre).

Il dato sull’inflazione ha confermato la fiammata dei prezzi, già annunciata con i numeri dei mesi scorsi, alimentando il timore di un surriscaldamento dell’economia, dunque di un tapering del QE da parte della Fed e di un successivo rialzo dei tassi prima del previsto. L’indice dei prezzi al consumo è volato a giugno del 5,4% su base annua, al ritmo più veloce degli ultimi 13 anni, ben oltre il +4,9% atteso dal consensus e dopo il +5% di maggio. Escluse le componenti più volatili dei prezzi dei beni energetici e alimentari, il dato è balzato del 4,5%, rispetto al +4% stimato dal consensus, dopo il +3,8% di maggio e al record dal settembre del 1991.

L’indice è salito inoltre dello 0,9% su base mensile, rispetto al +0,5% atteso e al +0,6% precedente. In rialzo dello 0,9% su base mensile anche la componente core, ovvero il dato ex prezzi dei beni energetici e alimentari, rispetto al +0,4% atteso e al +0,7% di maggio.

A questo punto, fondamentali saranno le nuove indicazioni che arriveranno dal numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell. Powell interverrà alla Camera e al Senato Usa domani 14 luglio e dopodomani, 15 luglio, in occasione delle sue audizioni di politica, al Congresso Usa, di metà anno.

Un nuovo auspicio ad agire contro il surriscaldamento dell’economia americana è arrivato qualche ore fa da James Bullard, presidente della Fed di St. Louis. “Credo che ci troviamo in una posizione molto buona per lanciare il tapering”, ha detto Bullard, in una intervista rilasciata al Wall Street Journal. “Sono un po’ preoccupato che la Fed stia alimentando una bolla immobiliare”, ha aggiunto il banchiere, precisando comunque di non prevedere “alcun rialzo dei tassi fino alla fine del 2022”.

Bullard non è al momento esponente votante del Fomc – il braccio di politica monetaria della Federal Reserve – ma lo sarà presto, a partire dall’anno prossimo.

Rimane praticamente non pervenuta la reazione del mercato dei Treasuries che, dopo essere saliti fino all’1,37% dopo la diffusione del dato, scendono di nuovo attorno all’1,356%, rispetto all’1,78% testato a marzo e all’1,58% a cui viaggiavanoall’inizio di luglio.

Oggi è iniziata la stagione degli utili trimestrali in Usa, con l’attenzione focalizzata sui bilanci delle banche.

Prima dell’inizio della giornata di contrattazioni, hanno diffuso i loro bilanci JP Morgan e Goldman Sachs.

JP Morgan ha comunicato di aver concluso il secondo trimestre del 2021 con utili netti per un valore di $11,9 miliardi, o $3,78 per azione, in crescita di $7,3 miliardi. Al forte rialzo ha contribito il rilascio di $3 miliardi delle riserve che erano state accantonate per far fronte a eventuali perdite sui crediti, o crediti deteriorati (NPL). Il fatturato netto è sceso del 7% a $31,4 miliardi. Il margine di interesse netto è stato pari a $12,9 miliardi, in flessione dell’8% su base annua. L’utile per azione, pari a $3,78, è stato superiore ai $3,21 attesi dal consensus di Refinitiv, in rialzo di ben +132% su base annua.

Focus sul bilancio, anche, di Goldman Sachs. Nel dettaglio, l’utile netto è salito a quota 5,35 miliardi di dollari, ossia 15,02 dollari ad azione, contro i 197 milioni, ossia 53 centesimi ad azione, di un anno fa. Il consensus FactSet indicava un utile per azione (Eps) di 10,25 dollari.

Nel trimestre in esame i ricavi sono saliti del quasi il 16% a 15,39 miliardi, ben oltre il consensus fermo a 12,31 miliardi, ma hanno evidenziato una flessione di circa il 13% rispetto ai primi tre mesi del 2021. Goldman ha inoltre fatto sapere di avere rivisto al rialzo il dividendo trimestrale, portandolo a 2 dollari ad azione contro ai precedenti 1,25 dollari ad azione, con la nuova cedola in pagamento il prossimo 29 settembre.

Secondo gli analisti le banche Usa, in generale, comunicheranno trimestrali che metteranno in evidenza come, nel secondo trimestre del 2021, abbiano raddoppiato gli utili rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In particolare, i dati di FactSet indicano un tasso di crescita degli utili delle banche più che doppio, pari a +119,5% su base annua, nel secondo trimestre dell’anno.

I titoli JP Morgan e Goldman Sachs sono in ribasso.

Attesi per domani, 14 luglio, i risultati di bilancio di Bank of America, Citigroup e Wells Fargo; Morgan Stanley comunicherà il suo bilancio giovedì.

Tra i titoli ex banche, protagonista del Dow Jones è il colosso aerospaziale Boeing, che si è trovato costretto a rivedere al ribasso il target per le consegne dei suoi aerei 787 Dreamliner che non ha ancora consegnato, a causa del rinvenimento di alcuni difetti in alcuni dei suoi jet.

Boeing ha annunciato che consegnerà meno della metà dei Dreamliner che ha già prodotto ma che non ha ancora venduto ai clienti, dopo la revisione compiuta dall’autorità di controllo Federal Aviation Administration. Il titolo soffre un calo superiore a -3%.

Bene il titolo PepsiCo, dopo che il colosso delle bevande analcoliche ha comunicato di aver concluso il secondo trimestre dell’anno con un utile netto di $2,36 miliardi, o $1,70 per azione, in rialzo rispetto agli $1,65 miliardi, o $1,18 per azione, dello stesso periodo dell’anno scorso. Su base adjusted, l’utile per azione è stato pari a $1,72, rispetto agli $1,53 stimati. Il fatturato è stato pari a $19,22 miliardi, in crescita del 20,5% su base annua, e rispetto ai $17,96 miliardi attesi.

RIPARTENZA 2.0: la resa dei conti

Tornano le TRIMESTRALI USA: e per la borsa USA è un nuovo momento di esami

Alla fine comandano sempre loro: gli utili aziendali. Possiamo vivere di speranze e previsioni ma ad un certo punto si deve tirare la riga e capire se quanto era atteso, si è poi concretizzato, oppure se tutto rischia di sciogliersi come neve al sole. Ma non solo utili aziendali. Quello che farà la differenza è poi la “guidance” su quanto ci si aspetta per il futuro e le aziende dovranno cercare di rispettare sempre quelle che sono le aspettative concrete altrimenti il mercato ci mette un attimo a condannarti.

Dove sta il problema? Beh, ovviamente nella coerenza tra dati e previsioni. Questo è il quadro atteso. QUI il report completo. 


Direi che il quadro è abbastanza chiaro. Le aspettative sono molto importanti e anche l’outlook sul prossimo trimestre non è poca cosa. Sulle rotaie corre il treno della ripartenza ad alta velocità e il mercato si aspetta che non ci siano incertezze o intoppi. La variante Delta quindi non deve dare problemi e anche i numeri sul CPI in uscita oggi pomeriggio devono essere in linea con le aspettative.

Ancora una volta vediamo se il mercato riuscirà a sorprenderci. Certo è che, per continuare in modo più o meno sostenuto il rally in corso, necessitiamo della ripartenza 2.0, ovvero di un qualcosa in più oltre a quanto già i mercati stanno scontando (visto che ogni settimana andiamo ad aggiornare i massimi storici).

https://lipperalpha.refinitiv.com/2021/07/this-week-in-earnings-9/embed/#?secret=yCyrSCFif6

Wall Street: futures DJ piatti, Nasdaq in lieve rialzo. Attesa per inflazione Usa e utili Goldman Sachs e JP Morgan

13/07/2021

Futures Usa poco mossi, in attesa della pubblicazione dei risultati di bilancio, prima dell’avvio della sessione, dei colossi bancari JP Morgan e Goldman Sachs e, anche, della diffusione dell’indice dei prezzi al consumo, termometro fondamentale del trend dell’inflazione, che gli economisti intervistati da Reuters prevedono essere salito a giugno, negli Stati Uniti, dello 0,4% su base mensile e del 4% su base annua.

I futures sul Dow Jones sono piatti con una variazione pari a -0,08% a 34.848; i futures sullo S&P fanno appena +0,01% a 4.377 punti, mentre i futures sul Nasdaq sono più solidi, avanzando dello 0,32% a 14.916 punti circa.

Il rapporto euro-dollaro cede lo 0,16% a $1,1844; il dollaro è piatto sullo yen con una variazione pari a -0,07% a JPY 110,25; la sterlina perde sul dollaro lo 0,22% a $1,3857.

I tassi sui Treasuries a 10 salgono lievemente attorno all’1,358%.

I titoli JP Morgan e Goldman Sachs hanno guadagnato rispettivamente l’1,4% e il 2,3% nella sessione della vigilia, che ha visto tutti e tre gli indici azionari Usa inanellare nuovi valori record. JP Morgan perde ora in premercato lo 0,37% in attesa della trimestrale, mentre Goldman Sachs arretra di appena lo 0,17%.

In attesa del dato sull’inflazione Usa, occhio alle dichiarazioni di James Bullard, presidente della Fed di St. Louis.

“Credo che ci troviamo in una posizione molto buona per lanciare il tapering”, ha detto Bullard, in una intervista rilasciata al Wall Street Journal. Bullard non è al momento esponente votante del Fomc – il braccio di politica monetaria della Federal Reserve – ma lo sarà presto, a partire dall’anno prossimo. “Sono un po’ preoccupato che la Fed stia alimentando bolla immobiliare”, ha aggiunto, precisando comunque di credere di non prevedere “alcun rialzo dei tassi fino alla fine del 2022”.

Ieri a Wall Street il Dow Jones Industrial Average ha chiuso in rialzo di 126,02 punti a 34.996,18 punti, a un passo dalla soglia dei 35.000 punti, mentre lo S&P 500 è salito dello 0,35% a 4.384,63. Il Nasdaq Composite ha archiviato la sessione di Wall Street avanzando dello 0,21% a 14.733,24 punti.

Secondo gli analisti le banche Usa, in generale, comunicheranno trimestrali che metteranno in evidenza come, nel secondo trimestre del 2021, abbiano raddoppiato gli utili rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

I mercati di tutto il mondo attendono nuove indicazioni dal numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, che interverrà alla Camera e al Senato Usa domani 14 luglio e dopodomani, 15 luglio, in occasione delle sue audizioni di politica al Congresso di metà anno.

WALL STREET: aspettando la frenata della corsa

Scritto il 13 Luglio 2021 alle 08:07 da Lukas

Altra settimana dove ci aspettavamo un momento di debolezza e poi invece ecco i nuovi massimi. Ma è ormai questione di tempo, la correzione fisiologica è alle porte. Analisi del COT Report della CFTC (Commodity Futures Trading Commission) [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno un po’ raffreddato gli ardori reflazionistici di questi ultimi mesi. In molti parlavano già di un ritorno sulla scena del fenomeno dell’inflazione. Io, come ben sapete, sono sempre rimasto alquanto scettico al riguardo. L’ipotesi di un ritorno ad un’economia inflattiva, a dire il vero, non mi dispiacerebbe affatto.

Ricordo infatti con piacere gli anni in cui i prezzi lievitavano costantemente, ma con essi crescevano anche redditi, consumi ed investimenti. La crisi finanziaria del 2008, ed il clamoroso fallimento della Lehman Brothers, hanno posto traumaticamente fine a quella fase. Dopodichè il sistema capitalistico globale s’è completamente riorganizzato e ristrutturato. Abbiamo visto affermarsi sulla scena nuovi interpreti e nuovi protagonisti, che ne hanno letteralmente cambiato i paradigmi. Lo scenario macroeconomico da inflattivo è diventato marcatamente deflattivo.

Molti però non se ne sono dati per inteso, ed hanno continuato ad interpretare quanto ancor oggi accade con gli schemi del passato, ormai letteralmente inservibili. Applicano cioè schemi interpretativi da scenario inflattivo, in un contesto del tutto opposto. Un misunderstanding davvero clamoroso, che li porta ad affermare, da anni ormai, che v’è un’enorme bolla sui mercati.

Affermazione, non a caso, reiteratamente smentita e disattesa dai mercati. In un scenario deflattivo i problemi per il conto economico delle società quotate, riguardano il versante dei ricavi e non quello dei costi. In uno scenario inflattivo invece, accade l’opposto, ossia è più problematico controllare il versante dei costi, mentre i ricavi sono sospinti verso l’alto dal livello crescente della domanda aggregata.

Necessario e strategico quindi, individuare preliminarmente in quale contesto macroeconomico le imprese si trovano ad operare. Oggi il macro scenario generale è ancora quello deflattivo. Le imprese godono cioè di un buon controllo dei costi. Pagano le materie prime il 40 % in meno di 15 anni fà, finanziano i propri investimenti con i tassi interesse più bassi degli ultimi 70 anni, e non hanno certamente problemi per quanto concerne il livello dei salari e degli stipendi da pagare. Insomma condizioni davvero favorevoli, mai avute tutte insieme nel passato. I timori riguardano, semmai, il lato sinistro del conto economico, ossia la tenuta del livello dei ricavi.

Ma non ci sembra che ci sia un crollo della domanda aggregata, anche perché la stessa in questo momento è sostenuta da un livello di spesa pubblica davvero ingente, oserei dire mostruosa. Nessun serio problema all’orizzonte, quindi, nell’immediato, per il conto economico delle singole imprese quotate, per i loro utili, ed in definitiva per le loro quotazioni di borsa.

Il vero problema in tale scenario deflattivo, che dura ormai da 15 anni, non si trova pertanto nei conti delle imprese, bensì nei conti pubblici dei singoli Stati, che sono stati costretti a supplire, con spese pubbliche aggiuntive, al deficit di domanda aggregata esistente. Sarà questo, ossia la gestione dell’enorme debito pubblico degli Stati, il maggior problema che il sistema dovrà prima o poi affrontare. E non, come pensano i ribassisti, i conti delle imprese che godono invece ancor oggi di ottima salute.

Dopo le sopra esposte considerazioni, andiamo ad esaminare, cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima settimana, ha mostrato un lieve cedimento – 0,1 %, e quota oggi 92,10.

Le commodities, invece, ritracciano, – 1,66 % in termini reali, e ciò avvalora l’ipotesi che sia davvero difficile il passaggio ad uno scenario inflattivo, diverso da quello degli ultimi 15 anni. Segnali ancor meno incoraggianti giungono anche dal mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, arretra infatti di altri 7 bps e retrocede a quota 1,36 %.

Il rendimento del bond a 2 anni, arretra anch’esso di 3 bps, e torna a quota 0,21 %. L’inclinazione della yield curve Usa si contrae, pertanto, a 115 punti base, ma resta ancora abbastanza inclinata per garantire nei prossimi mesi, il completo turnaround dell’economia ai livelli pre-pandemia.

Il mercato azionario, anche nell’ultima settimana si è riconfermato il migliore dei mondi possibili per gli investitori. Aggiornati infatti nuovamente i record storici per l’S&P 500, che quota oggi 4.369,55 punti.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 17.601

Large Traders :  + 14.992

Small Traders : + 2.609

Si riconferma, quindi, l’assetto e la configurazione del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 7.387 contratti. In particolare, i Large Traders, operatori trend-following, continuano a seguire l’attuale trend, acquistano l’intero lotto dei 7.387 contratti long, e consolidano fortemente la loro posizione Net Long.

I Commercial Traders, invece, cedono altri 5.471 contratti long, ed incrementano ancora la consistenza della loro posizione di copertura, Net Short. Gli Small Traders, infine, cedono anch’essi 1.916 contratti long, e riducono ancor di più la loro già esigua posizione Net Long.

Le movimentazioni di quest’ultima ottava, del tutto simili a quelle di 7 giorni orsono,  danno ulteriore linfa alle prospettive lateral-rialziste dei mercati azionari Usa. In questo periodo a trainare sono gli investimenti dei Large traders. I Commercial lasciano loro l’iniziativa, ed approfittano per incrementare il loro livello di copertura. Gli Small traders appaiono invece sempre più timorosi ed incerti.

Ed è proprio l’atteggiamento di questi ultimi che ci dice che non v’è alcuna esuberanza sui mercati,e che gli stessi sono saldamente sotto il controllo di MANI FORTI. Un’indubbia garanzia per la tenuta degli stessi, anche se una correzione fisiologica sarebbe del tutto auspicabile, ed addirittura salutare.

Il mercato infatti è andato un po’ oltre le nostre ultime previsioni. Ciò ci induce, però, solo a morigerare la nostra esposizione, ma non a mutare la nostra ormai nota, e strategica, view positiva, per il settore equity.

Mercato dunque ancora in sostanziale fiducia

Natixis: inflazione Usa e variante Delta fanno meno paura ai mercati

Esty Dwek, Head of Global Market Strategy di Natixis IM, vede possibili incognite in arrivo dalle elezioni tedesche mentre le aspettative di inflazione Usa sono rientrate e anche le varianti del Covid sono meno minacciose

12 Luglio 2021 – 15:05

Su diversi fronti i motivi di preoccupazione per i mercati si stanno attenuando. Le aspettative di inflazione americana si sono ridotte, gli allarmi sulle varianti e un ritorno dei contagi stanno rientrando sia nei paesi sviluppati che nelle economie emergenti, mentre in USA il presidente Biden continua a portare avanti il suo pacchetto di investimenti infrastrutturali anche se in un percorso a ostacoli. Ma nel panorama delle prossime settimane si profila un altro fattore di incertezza legato alle elezioni tedesche del 16 settembre, che segneranno l’uscita di scena della Cancelliera Angela Merkel. I Verdi hanno recentemente perso terreno nei confronti dell’Unione Cristiano Democratica, ora in testa ai sondaggi, il cui capo Armin Laschet, ha fatto intendere che l’Unione Europea dovrà tornare alle politiche di stabilità del trattato di Maastricht, attualmente sospese.

LA POSIZIONE DI LASCHET SUL PATTO DI STABILITÀ

Secondo Esty Dwek, Head of Global Market Strategy di Natixis Investment Managers Solution, la posizione di Laschet suggerisce difficili negoziati in futuro, dato che la maggior parte dei paesi della UE attualmente non rispetta il trattato di Maastricht, e potrebbero invece voler estendere la sospensione oltre l’attuale scadenza del 2023. Il premier italiano Mario Draghi vorrebbe anche una modifica profonda del vecchio Patto di Stabilità, quando dovesse tornare in vigore. Intanto, sottolinea la Dwek, le aspettative d’inflazione USA si sono ridotte, dato che gli investitori tendono a credere alla narrativa “transitoria” della Federal Reserve, dopo che la maggior parte del movimento al rialzo dei prezzi sembra derivare da strozzature della catena di approvvigionamento, fenomeno che dovrebbe gradualmente rientrare nella seconda parte dell’anno.

I SEGNALI DEL MERCATO DEL LAVORO USA

Inoltre, prosegue l’analisi dell’esperta di Natixis IM, anche gli ultimi dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti confermano la tesi: l’unico segmento con grandi incrementi salariali è il Leisure & Hospitality, quello meno pagato, e inoltre, gli indicatori utilizzati per valutare la ripresa indirizzata da Powell stanno mostrando segni di stagnazione, come mostrano i dati in peggioramento dei tassi di partecipazione alla forza lavoro degli americani senza laurea e della disoccupazione degli afroamericani. Sul fronte del Covid, Dwek segnala che nonostante l’impennata di nuovi casi, i ricoveri nel Regno Unito non sono aumentati in maniera significativa, suggerendo il buon funzionamento dei vaccini contro la variante Delta.

MENO ALLARME SULLE NUOVE ONDATE DEL VIRUS

Il primo ministro Boris Johnson ha ribadito che l’Inghilterra è sulla buona strada per eliminare a breve quasi tutte le restrizioni pandemiche, mentre in alcuni stati degli USA e nelle regioni europee si sta riscontrando un incremento dei contagi, ma rimangono per ora dei cluster ridotti. I mercati emergenti infine continuano a rimanere indietro sul fronte della vaccinazione, ma i casi rimangono molto bassi in Cina e sembrano ormai aver raggiunto il picco in India.

BIDEN NEGOZIA SULLE INFRASTRUTTURE

L’ultimo tassello del quadro esaminato dall’esperta di Natixis IM, è il piano infrastrutturale del presidente Biden, che ha trovato un accordo bipartisan con alcuni senatori repubblicani, per un valore inferiore a 600 miliardi di dollari, ma la strada per l’approvazione “complessiva” rimane complicata. Infatti, osserva Dwek, i democratici si sono espressi a favore di una grande legge di riconciliazione che includa le loro priorità e non solo le infrastrutture tradizionali prima di accettare il pacchetto bipartisan. Con il tetto del debito in arrivo, si potrebbe assistere ad una intensificazione dei negoziati nei prossimi mesi.

Wall Street: futures Dow Jones in calo, bene Nasdaq. Trepidazione per utili banche, Fed, inflazione Usa. Occhio al forex

12/07/2021

Futures sul Dow Jones e sullo S&P in calo, bene invece i futures sul Nasdaq, dopo i nuovi record assoluti testati da tutti e tre i principali indici azionari americani, nella sessione di Wall Street di venerdì scorso.

I futures sul Dow Jones arretrano dello 0,52%, a 34.570 punti; i futures sullo S&P 500 perdono lo 0,30% a 4.347 punti, mentre i futures sul Nasdaq avanzano dello 0,19% a 14.838 punti.

Domani parte ufficialmente la stagione degli utili trimestrali made in Usa. Protagoniste le banche JPMorgan Chase, Bank of America e altri giganti dell’alta finanza, del calibro di Goldman Sachs, Citigroup, Wells Fargo, Morgan Stanley.

Domani, martedì 13 luglio, toccherà a JPMorgan Chase e a Goldman Sachs.

Mercoledì, dopodomani 14 luglio, sarà la volta di Bank of America, Citigroup e Wells Fargo; Morgan Stanley comunicherà il suo bilancio giovedì.

Refinitiv calcola che il settore bancario rappresentato dall’indice benchmark &P 500 renderà noti profitti che, in media, raddoppieranno su base annua.

Guardando alla stagione dei bilanci in generale, Refinitiv prevede una crescita degli utili su base annua, in media, del 65% per le società quotate sullo S&P 500, fino a quasi +570% per il settore industriale, tra i più colpiti dagli effetti della pandemia Covid-19.

Proprio i titoli delle banche Usa si sono messi in evidenza nella sessione di venerdì scorso con una forte rimonta, dopo le forti perdite di giovedì scorso, provocate dalla paura della variante Delta, dai dubbi sulla sostenibilità della ripresa dell’economia globale e dal conseguente forte calo dei rendimenti Usa, con i tassi sui Treasuries decennali capitolati fin sotto la soglia dell’1,30%.

I rendimenti sono tornati poi a salire, anche se oggi confermano tutta la loro debolezza, poco mossi attorno all’1,34%.

I titoli bancari sono sotto pressione oggi, mentre avanzano i titoli delle Big Tech come Tesla, Facebook, Apple. Virgin Galactic segna un rally dell’8%, brindando al primo viaggio nello spazio della navetta spaziale Unity 22.

“Un’esperienza unica nella vita”, ha commentato il fondatore di Virgin Galactic Richard Branson. Branson ha anticipato di qualche giorno un altro grande magnate che ha progettato un volo nello spazio, Mr Amazon, Jeff Bezos.

Spazio a parte, i mercati di tutto il mondo attendono nuove indicazioni dal numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, che interverrà alla Camera e al Senato Usa dopodomani 14 luglio e giovedì, 15 luglio, in occasione delle sue audizioni di politica monetaria di metà anno.

Cruciale, proprio per capire le mosse della Fed, la pubblicazione domani dell’indice dei prezzi al consumo Usa, termometro fondamentale del trend dell’inflazione, che gli economisti intervistati da Reuters prevedono essere salito a giugno dello 0,4% su base mensile e del 4% su base annua.

Lo scorso venerdì il Dow Jones Industrial Average è balzato di 448,23 punti (+1,3%), al record storico di chiusura pari a 34.870,16 punti; lo S&P 500 è salito dell’1,1%, al massimo di chiusura di 4.369,55.

Il Nasdaq Composite ha guadagnato poco meno dell’1%, al record di 14.701,92. In particolare, lo S&P 500 ha terminato la sua sesta settimana di rialzi delle ultime sette settimane.

Tutti e tre gli indici hanno guadagnato anche su base settimanale, resistendo così all’impatto delle forti vendite che si erano abbattute sulla borsa Usa lo scorso giovedì: il Dow Jones è salito su base settimanale dello 0,2%; lo S&P e il Nasdaq sono saliti dello 0,4%.

Sul forex, il dollaro rimonta dopo il dietrofront di venerdì scorso, in attesa di Powell e del dato sull’inflazione Usa. L’euro perde lo 0,20% circa a $1,1848, salendo invece nei confronti della sterlina, nei confronti della quale avanza dello 0,14% a GBP 0,8547; la sterlina è sotto pressione anche nei confronti del dollaro, perdendo lo 0,29% a $1,3859. Sul dollaro Usa cede anche il dollaro australiano, che arretra dello 0,43% $0,7453. Sullo yen il dollaro è piatto a JPY 110,19, in rialzo dello 0,05%; mentre l’euro cede lo 0,09% a JPY 130,58.

Fink (BlackRock): transizione green qualcosa di mai visto, porterà fino al 25% di PIL in più in vent’anni

12/07/2021

Sviluppare un piano di finanziamento del clima a lungo termine più forte per sbloccare il capitale privato necessario a finanziare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Questo l’appello lanciato ai governi durante la conferenza internazionale sul clima a Venezia, da Larry Fink, il numero uno di BlackRock, il più grande asset manager del mondo, con circa 9.000 miliardi di dollari in attività.
Fink ha anche chiesto una riforma del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale per renderli più adatti ad affrontare la sfida del cambiamento climatico. “Le strategie di investimento sostenibile a livello globale hanno registrato flussi in entrata di quasi 400 miliardi di dollari nel 2020 e sono sulla buona strada per crescere a velocità quasi doppia quest’anno. Credo sia l’inizio della più profonda trasformazione del sistema finanziario che ho visto nei miei 40 anni di carriera nella finanza”.

Transizione ecologica: le tre questioni cruciali secondo CEO BlackRock
Fink ha evidenziato tre questioni “critiche” necessarie per alimentare la transizione ecologica, che rappresenta un’opportunità di 50.000 miliardi di dollari per gli investitori. In primo luogo, Fink ha detto che le aziende private devono essere sottoposte alla stessa pressione per condividere le informazioni sui loro sforzi di sostenibilità come le aziende pubbliche. Attualmente, le compagnie petrolifere e del gas quotate hanno un “massiccio incentivo” a vendere le attività più inquinanti, spesso a società private e statali su cui c’è meno controllo e che rivelano molto meno sulle loro operazioni. In secondo luogo, Fink ha detto che i governi rischiano di alimentare la disuguaglianza a meno che non creino una maggiore domanda di prodotti e servizi più verdi, abbassando il costo, o “premio verde”, che penalizza i meno abbienti e potrebbe alimentare l’instabilità sociale. Infine, le istituzioni globali come la Banca Mondiale e il FMI devono essere cambiate in modo da poter fare di più per incoraggiare il capitale del settore privato ad aiutare a finanziare la transizione nei mercati emergenti. “I due organismi sono stati creati quasi 80 anni fa sulla base di un modello di bilancio bancario e ora è necessario “ripensare i loro ruoli”. “La transizione potrebbe portare fino al 25% in più di crescita cumulativa del Pil nei prossimi due decenni. Rappresenta un’opportunità di investimento di almeno 50 trilioni di dollari” conclude Fink.

Wall Street: parte stagione utili trimestrali, questa settimana tocca a Goldman Sachs & Co. Non solo banche, si prevede boom profitti fino a +570%

12/07/2021

Una crescita degli utili su base annua, in media, del 65% per le società quotate sullo S&P 500, fino a quasi +570% per il settore industriale, tra i più colpiti dagli effetti della pandemia Covid-19. Si apre ufficialmente questa settimana la stagione delle trimestrali Usa, e le aspettative sono solide anche se, come precisa alla Cnbc Callie Bost, senior investment strategist presso Ally Invest, “il tasso di crescita dei profitti potrebbe rallentare”, rispetto a quello del primo trimestre del 2021. In ogni caso, “gli analisti prevedono ancora che lo S&P 500 riporti una crescita a doppia cifra nei prossimi due trimestri”. E questo “è cruciale per non perdere la fiducia nei mercati, solo perché la crescita più forte dell’economia potrebbe essere alle nostre spalle”. Secondo i calcoli di Refinitiv, le società attive nel comparto dei beni al consumo discrezionali dovrebbero riportare utili in crescita del 271%, metre quelle energetiche assistere a un boom del 225%; i profitti delle aziende americane che operano nel business delle materie prime sono attesi in rialzo del 115%, mentre quelli dei gruppi hi-tech sono attesi in rialzo di appena +31,6%. Le utilities dovrebbero confermarsi pecore nere, con un calo degli utili pari a -0,9%. A dare il via alla stagione degli utili saranno i grandi colossi finanziari di Wall Street. Domani, martedì 13 luglio, toccherà a JPMorgan Chase e a Goldman Sachs. Toccherà poi mercoledì, dopodomani 14 luglio, a Bank of America, Citigroup e Wells Fargo; Morgan Stanley e Truist comunicheranno i loro bilanci giovedì. Secondo Refinitiv, il settore bancario rappresentato dall’indice benchmark &P 500 renderà noti profitti che, in media, raddoppieranno su base annua. La performance dei titoli potrebbe essere promettente, visto l’annuncio della Federal Reserve di giorni fa, quando ha comunicato che tutte le principali banche americane hanno superato gli stress test, dando così il via libera ufficiale alla libertà degli istituti di normalizzare le operazioni di buyback e la politica dei dividendi.
Da lì la carrellata di annunci sulle cedole da parte di Bank of AmericaJP MorganGoldman Sachs e altri, con i casi di Morgan Stanley e Citigroup che si sono messi in evidenza per motivi diametralmente opposti. Certo, nel cercare di prevedere la futura performance di Wall Street Matt Stucky, gestore di portafoglio della divisione di azionario di Northwestern Mutual Wealth Management Co, avverte che. “una volta che il picco della vcrescita economica e della crescita degli utili viene superato, si manifestando livelli più alti di volatilità”. Di conseguenza, per Stucky, l’azionario continuerà a salire ma a un tasso di crescita considerato molto più normale-. In ogni caso, “ci sono ragioni fondamenrali per continuaee a essere ottimisti sui mercati nell’anno prossimo”, visto che gli utili dovrebbero conferemarsi solidi e le aziende riuscire a trasferire i costi più alti sulla dinmica dei prezzi.

Un’estate volatile sui mercati, scenari e opportunità operative da cogliere

09/07/2021

Si sta aprendo il nuovo semestre con diversi spunti che possono aiutare a delinearne lo scenario. Lo si legge nel report “Eventi&Commenti – Estate volatile: scenario ed opportunità operative per il semestre” a cura di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte, secondo cui “i segnali di cautela dal mondo bond (tassi in calo e curva in flattening da aprile) stanno iniziando a materializzarsi sotto forma di timori per la variante, dati macro sottotono e guerra dei prezzi sul petrolio”. Tutti fattori che aumentano la percezione di incertezza.

“La reazione emotiva di breve ha portato ad aumento della volatilità con mercati azionari sotto pressione e bond premiati con tassi in forte calo, ma, a ben vedere, si creano i presupposti anche per la continuazione del rally della seconda parte dell’anno” spiega Cesarano. Ci sono però due caratteristiche distintive rispetto al primo semestre: “una performance semestrale non più a doppia cifra e la maggiore volatilità, soprattutto in estate (il Covid d’estate rappresenta una novità rispetto all’estate 2020)”.

Rallentamento in arrivo?

“La presenza di fattori di rischio che prefigurano un rallentamento fra qualche trimestre, segnalati puntualmente dalla curva dei tassi in appiattimento, consente di perorare la richiesta di banche centrali ancora molto accomodanti ed ulteriori misure fiscali dal lato governi” si legge nel report. Il rallentamento, secondo Cesarano, “potrebbe essere causato, da un lato, dalla crescita salariale non all’altezza con la dinamica dei prezzi e, dall’altro, da colli di bottiglia perduranti soprattutto dal fronte asiatico, dove il controllo del virus avviene non tramite vaccinazioni ma attraverso tracciamento e lockdown parziali (motivo, ad esempio, della chiusura parziale di alcuni porti cinesi), il che porta ad aumento dei costi di trasporto e crescenti ritardi nelle consegne”.
In altri termini, si legge nel report, “lo scenario idilliaco per i mercati (quello che gli anglosassoni chiamo goldilocks) sarebbe rappresentato da una crescita che recupera ma non al punto da far fare dietrofront alle banche centrali. Una crescita con fattori di rischio temibili (variante Delta e prossimo scontro aspro Usa/Cina), al punto da indurre maggiori stimoli per più tempo”.

Come operare sui mercati

Secondo il manager di Intermonte, “Le possibili turbolenze estive possono essere occasione per riposizionarsi maggiormente sui comparti che beneficiano di uno scenario di tassi in calo e curva in flattening: in generale il tech o comunque tutti i settori più sensibili ai tassi in calo (come, ad esempio, le rinnovabili con l’utilizzo di ETF tematici ad hoc, cercando di evitare quelli con eccessiva concentrazione in pochi titoli). A ciò si può aggiungere anche il comparto utility che ha il triplo vantaggio di domanda rigida, presenza nella transizione energetica e beneficio da tassi in calo/flattening sul lato debito”.
Sul fronte bond, si legge nel report, “il periodo estivo fino alla parentesi elettorale delle comunali potrebbe essere tendenzialmente meno favorevole per i Btp. Tuttavia, potrebbe essere utile sfruttare i tassi più elevati della parte a lungo termine dei Btp a fronte di operazioni di vendita di futures su Btp 10y duration weighted, al fine di sfruttare anche il trend di flattening”.
Sul fronte corporate/financials, scrive Cesarano, “la strategic review della BCE pone la crescente necessità di aumentare il peso della componente green bond in portafoglio, che pertanto andranno tenuti in maggiore considerazione. Le eventuali temporanee fasi di allargamento degli spread sui corporate italiani nel periodo estivo potrebbero essere coperte parzialmente tramite opportune strutture opzionali sul Ftse Mib, vista la buona correlazione tra corporate spread e indici azionario”.
Infine, conclude Intermonte, “nelle fasi di temporanei rialzi dei tassi, si potrebbe approfittare per posizionarsi su high yield USA a duration corta e, sull’estremo opposto, la parte Treasury a lunghissimo termine, per sfruttare il trend delineato sui tassi/curva. In questo caso, il comparto ETF può agevolmente consentire il posizionamento”.

BlackRock: azioni cicliche vicine al picco, prendere profitto dai titoli bancari

BlackRock Fundamental Equities vede nelle preoccupazioni per l’inflazione anche nuove opportunità per gli investitori per entrare su aziende con prospettive di crescita nel lungo termine. Focus sulla sostenibilità

11 Luglio 2021 – 9:30

La forte ripresa ha avuto un impatto importante sui ricavi delle aziende dello S&P 500 che nel 90% dei casi hanno battuto le aspettative degli analisti, come hanno fatto anche quasi il 75% di quelle dell’indice STOXX Europe 600. Le azioni value hanno guadagnato più del doppio delle loro controparti growth in Europa dagli annunci dei vaccini di novembre, aiutate anche dalle crescenti preoccupazioni per l’inflazione. Ma ora le valutazioni di alcune aziende cicliche si avvicinano al loro potenziale di picco, mentre la volatilità indotta dall’inflazione crea opportunità per aziende di lungo termine.

PRESSIONE INFLAZIONISTICA TRANSITORIA

Sono le conclusioni cui giunge lo Stock Market Monitor a firma di Nigel Bolton, Co-CIO di BlackRock Fundamental Equities, che individua anche l’inizio di un trend di ‘costruzioni sostenibili’ a beneficio di alcuni titoli selezionati. Bolton crede che la pressione al rialzo dei prezzi sia in gran parte transitoria e che l’offerta dovrebbe lentamente raggiungere l’impennata della domanda guidata dalle riaperture. Dati gli impressionanti guadagni dei titoli ‘value’ e la velocità a cui il ciclo economico sta progredendo, per Bolton è un buon momento per ruotare da alcune società che hanno beneficiato delle aspettative di inflazione e ripresa verso aziende che hanno sempre primeggiato nel lungo termine.

POTENZIALE DEI CICLICI PREZZATO

Secondo l’esperto di BlackRock infatti, la maggior parte del movimento verso i titoli ciclici è avvenuta, con il potenziale di rialzo dei bancari limitato anche dai tassi bassissimi delle banche centrali, per cui propende per prendere profitto come anche su alcuni dei vincitori del primo ciclo, come i produttori di camion e prodotti chimici, mentre vale la pena di ruotare su alcuni dei ritardatari come i farmaceutici e la tecnologia. Sono business che recentemente hanno sottoperformato e offrono valutazioni interessanti e flussi di cassa che dovrebbero permettere di resistere a qualsiasi incertezza sulla fine delle politiche ultra accomodanti.

PUNTARE SULLE AZIONI CHE BENEFICIANO DEI TREND DI LUNGO TERMINE

Secondo Bolton le fluttuazioni a breve vanno usate per aggiungere in portafoglio titoli che beneficino delle tendenze a lungo termine nella tecnologia e nella sostenibilità. L’esperto di BlackRock sottolinea anche il tema della sostenibilità sempre più importante e favorisce le aziende eoliche e solari che hanno il dominio del mercato e possono trasferire i costi crescenti delle materie prime come l’acciaio. La chiave, per Bolton, è identificare aziende che possono controllare i margini e investire per mantenere il vantaggio competitivo nel tempo, cavalcando le turbolenze del mercato.

CERCARE TREND ANCORA INIZIALI DI SOSTENIBILITÀ

Sulla sostenibilità in particolare, uno degli obiettivi principali di BlackRock Fundamental Equities, Bolton invita a ricercare tendenze ancora in fase iniziale e le aziende destinate a giocare un ruolo importante per gli anni a venire. Una di queste è rappresentata dagli edifici sostenibili, destinati ad avvantaggiarsi degli ambiziosi obiettivi della UE di riduzione delle emissioni, in quanto oggi il settore rappresenta il 40% del consumo di energia in Europa e, per raggiungere l’obiettivo di Bruxelles potrebbero essere necessari ogni anno per i prossimi nove anni 90 miliardi di investimenti pubblici e privati, secondo le stime di BlackRock.

EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DEGLI EDIFICI

Bolton prevede che le emissioni degli edifici vengano ridotte con ristrutturazioni più che con ricostruzioni, con un ruolo chiave del sostegno finanziario pubblico. Efficienza energetica e miglioramento della produttività degli edifici rispetto all’energia usata sono le due strade indicate da Bolton, che suggerisce di andare alla ricerca di aziende ancora poco conosciute per le credenziali ESG, che gestiscono aspetti di efficienza energetica, e che ancora non si riflettono nei prezzi azionari. Queste aziende potrebbero essere le più grandi vincitrici, conclude Bolton, visto che non sono ancora sotto i riflettori.

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