Standard and Poor’s : Trend is your Friend !

Eccoci a un nuovo appuntamento dedicato ancora una volta a un Indice USA molto importante , quale sicuramente è lo Standard and Poor’s :

Standard and Poor’s : Trend is your Friend !

Dal 2009 a oggi , 2 Aprile 2021 lo Standard and Poor dal minimo di 666 punti è arrivato  a toccare 4047,0 punti.

Definire PERFETTO questo Trend è poco.

Chi ci ha seguito nel passato , ricorderà i nostri target rialzisti di 1804 e 3048 puntualmente raggiunti da 1233/1245 in periodi in cui il Pensiero Unico Catastrofista dilagava .

Altrettanto è accaduto  per il successivo e molto piu’ ambizioso di 4285 punti esposto in questa analisi :

Standard and Poor 3046,4 MIDPOINT

La scalata degli a noi ben noti BOX HFT che grazie ad algoritmi programmati da intelligenze artificiali creano e mantengono negli anni trend di lungo termine sono i soliti :

BOX HFT 800 – 1800 – 2800 – 38004800

BOX HFT 800 – 1050 – 2050 – 30504050

Ovvio quindi  il motivo per il quale SFI TRADING ADVISOR ,dalla riconquista degli 800 punti da parte dello STANDARD AND POOR’S sia stata sempre e costantemente rialzista per 12 anni sui Mercati Finanziari , alzando step by step ,dopo il raggiungimento di 1804 da 666 e 1233/1245, il target prima a 3048 e poi appunto a 4285.

Bene , oggi , cari lettori  storici e recenti , siamo arrivati a 4047,00 quindi al lato alto del primo dei due Box HFT :

BOX HFT 800 – 1050 – 2050 – 30504050 <—-4047,00 toccato 2 Aprile 2021

E non era così scontato ne quando facemmo questa analisi :

Standard and Poor 3046,4 MIDPOINT

Ne sopratutto quando facemmo queste analisi :

MARKETS : LET’S TWIST AGAIN ?

FEDERAL RESERVE : Make it happen

3048 : STANDARD & POWELL

AMERICAN INDEX & VIRUS

Ma come sempre è stato e sempre sarà , non è quello che dicono in tanti ma quello che dicono in pochi che si concretizza sui Mercati Finanziari.

Così è se ti Pare direbbe il grande Pirandello.

E se nei prossimi anni ne uscisse al rialzo da questi Box ?

BOX HFT 800 – 1800 – 2800 – 38004800

BOX HFT 800 – 1050 – 2050 – 30504050

Succederà ? Vedremo .

Il motivo per il quale nel 2021 SFI TRADING ADVISOR ha scelto una riduzione dell’emissioni di analisi sta proprio nel fatto che moltissimi nostri Studi sono  arrivati quasi a tutti gli obiettivi e per tanto servono ora risposte importanti proprio dal Mercato per eventuali step successivi.

Di sicuro c’è che con il raggiungimento di area 4050 il nostro Studio Rialzista pluridecennale è arrivato al primo lato alto di uno dei due BOX HFT governato da algoritmi e il nostro target 4285 è ora soli  -238 punti.

Il resto lo vedremo.

Se un giorno succederà  che uscirà al rialzo da entrambi i Box…..vedremo lo S&P a 5 cifre e non piu’ a 4.

Ad Maiora !

Standard&amp;Poors.svg (1)

AGGIORNAMENTO 4 GENNAIO 2022

Standard and Poor   4817 Nuovo Top Storico

E se nei prossimi anni ne uscisse al rialzo da questi Box ?

BOX HFT 800 – 1800 – 2800 – 3800- 4800 <ok 28-12-2021

BOX HFT 800 – 1050 – 2050 – 3050 – 4050

Succederà ? Vedremo .

ARTICOLO CHIUSO IN DATA 28 DICEMBRE 2021

ANCHE QUESTA IDEA RIENTRA TRA LE GOLD IDEA DI SFI TRADING ADVISOR

standard

STANDARD

Annotazione 2021-12-09 190824

standard

standars and poor

standard

STANDARDsp

5200

Usa: richieste iniziali sussidi disoccupazione invariate a 205.000 unità, media 4 settimane su minimi 52 anni

23/12/2021

Nella settimana terminata il 18 dicembre scorso, il numero dei lavoratori degli Stati Uniti che hanno ricevuto per la prima volta i sussidi di disoccupazione è rimasto invariato a 205.000 unità, in linea con le attese.

La media mobile delle quattro settimane è salita di 2.750 unità a 206.250 unità, vicina comunque al minimo degli ultimi 52 anni. Il numero di lavoratori che continuano a percepire i sussidi di disoccupazione in Usa è pari a 1,859 milioni, più degli 1,82 milioni stimati dagli analisti.

Omicron non intacca fiducia Goldman Sachs su S&P 500: ecco quanto salirà nel 2022. E già a gennaio per azionario globale c’è una grande sorpresa

21/12/2021

La variante Omicron non intacca la fiducia di Goldman Sachs in un rialzo dello S&P 500 a doppia cifra percentuale anche nel 2022. E’ quanto ha detto David Kostin, responsabile strategist sull’azionario del colosso bancario americano, reiterando il target sull’indice benchmark di fine 2022, a 5.100 punti.

La previsione implica un rialzo potenziale del 12% del listino, rispetto al livello attuale.

“Prevediamo che questi guadagni saranno sostenuti principalmente dalla crescita dell’eps (utile per azione), pari a +8%, a fronte di multipli P/E stabili”, ha spiegato Kostin.https://8d23188bc917404c6effea6b6eceb5cc.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html

L’ottimismo dello strategist per il trend di Wall Street non è certo un’eccezione. I rating che gli analisti stanno assegnando ai singoli titoli delle società quotate sullo S&P 500 sono infatti all’insegna del sentiment bullish: su un totale di 10.785 rating su titoli dell’indice, stando ai dati raccolti da FactSet, il 56,8% è composto da rating ‘buy’, il 37,2% da rating ‘hold’, il 6% soltanto da rating sell.

I titoli che beneficiano maggiormente dei giudizi ‘buy’ sono quelli appartenenti ai settori energia, servizi di comunicazione, information Technology e healthcare.

Così ha commentato l’analista senior di FactSet, John Butters:

“E’ interessante notare che, in base alla percentuale dei rating buy, e anche con un aumento dei prezzi pari a +24% rispetto alla fine dell’anno scorso (31 dicembre 2020), gli analisti sono più ottimisti oggi sulle azioni dello S&P 500 rispetto a quanto lo fossero il 31 dicembre del 2020. Il 31 dicembre del 2020, i rating buy erano il 53,7% sul totale, rispetto al 56,8% di oggi. Nove settori hanno una percentuale di rating buy superiore rispetto a quella del 31 dicembre del 2020: si tratta del settore immobiliare (dal 47% al 54%), e dei titoli legati alle materie prime (dal 50% al 56%)”.

Goldman Sachs: per gennaio previsto boom flussi in entrata

Occhio anche alle stime che sono state sfornate dal trader di Goldman Sachs Scott Rubner che, facendo riferimento all’attuale volatilità del mercato, ha detto di prevedere tra le conseguenze un boom dei flussi in entrata nei fondi azionari ed ETF superiore a ben $125 miliardi, nel solo mese di gennaio.

Tra i motivi, c’è il fatto, ha spiegato Rubner, che “di solito il mese di gennaio assiste al 134% dei flussi che entrano nell’azionario (a fronte del -34% dei flussi negli 11 mesi rimanenti), come evidenziato nel grafico.https://8d23188bc917404c6effea6b6eceb5cc.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html

Questo significa, calcola Goldman Sachs che, prendendo in considerazione il ritmo del 2021 (in cui i flussi in entrata nell’azionario globale sono stati superiori a quelli di tutti i precedenti 25 anni, su base combinata), che nel mese di gennaio i flussi in entrata saranno pari, per l’appunto, a $125 miliardi”.

Certo, anche nei piani alti di Goldman Sachs c’è qualche preoccupazione, se si considera che il collega di David Kostin e di Scott Rubner, il responsabile economista di Goldman Jan Hatzius, ha tagliato nelle ultime ore le stime sul Pil degli Stati Uniti citando il fattore Joe Manchin, il senatore democratico che ha annunciato che non sosterrà il piano infrastrutturale da 1750 Mld $ voluto dal presidente americano Joe Biden.https://8d23188bc917404c6effea6b6eceb5cc.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html

Il Senato degli Stati Uniti risulta diviso a metà (50 e 50) tra Democratici e Repubblicani e quindi senza il voto di Manchin il piano Build Back Better non può passare.

Hatzius ha citato anche le preoccupazioni per la variante Omicron, che potrebbe portare l’amministrazione Biden a focalizzarsi più sui problemi di breve termine che su quelli di lungo termine:

La variante Omicron è un altro fattore che, probabilmente, sposterà l’attenzione verso i problemi legati al virus dalle riforme di lungo termine”.

Detto questo, c’è da dire che un altro economista di Goldman Sachs, ovvero il responsabile della divisione di ricerca sull’energia della banca, Damien Courvalin, ha confermato di rimanere bullish sui prezzi del petrolio, ritenendo che un barile a 100 dollari sia una possibilità per il 2022.https://8d23188bc917404c6effea6b6eceb5cc.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html

“Abbiamo già assistito a una domanda record prima di questa ultima variante. A questo si deve aggiungere la richiesta più alta di carburanti e il fatto che l’economia mondiale sta ancora crescendo. Vedrete come la domanda testerà un nuovo record storico nel 2022 e, ancora, nel 2023″. (LEGGI dettagli outlook petrolio).

Mercato del lavoro Usa, report ADP: occupazione in crescita di 534.000 nuovi posti a novembre

01/12/2021

Nel mese di novembre, il settore privato degli Stati Uniti ha creato 534.000 nuovi posti di lavoro, meglio della crescita stimata dagli analisti, pari a +506.000 unità. E’ quanto emerge dal report occupazionale stilato dalla società ADP.

In particolare il settore intrattenimento e alberghiero ha assistito a un aumento delle buste paga di 136.000 unità, nell’ambito dei 424.000 nuovi posti creati nel comparto dei servizi.

Pur migliore delle attese, il dato ha rallentato il passo rispetto alla crescita di ottobre, pari a +570.000 unità, che è stata rivista al ribasso di 1000 unità rispetto al numero inizialmente reso noto.

Grande attesa per la diffusione del report occupazionale Usa di novembre, che sarà pubblicato dopodomani, nella giornata di venerdì:

le attese degli analisti intervistati da Dow Jones sono di un aumento di 573.000 nuovi posti di lavoro, dopo i +531.000 di ottobre. Il tasso di disoccupazione Usa è atteso in calo al 4,5%.

Wall Street: ecco il traguardo dell’S&P 500 nel 2022 secondo Goldman Sachs

16/11/2021

Goldman Sachs rimane ottimista sulla borsa Usa, intravedendo un rialzo del 9% per l’indice S&P 500 nel corso del 2022, fino a quota 5.100 punti, dai 4.680 punti attuali. Così il team guidato da David Kostin:

“La decelerazione della crescita economica, la politica monetaria più restrittiva della Fed, e l’aumento dei tassi reali suggeriscono che gli investitori dovranno aspettarsi ritorni al di sotto della media l’anno prossimo… Tuttavia, anche se saliranno, i tassi reali, e il riferimento è ai tassi di interesse meno l’inflazione, rimarranno negativi, e le allocazioni degli investitori nell’azionario continueranno a testare valori record”.

Fiducia nel trend di Wall Street anche da parte degli economisti di JP Morgan, che stimano per lo S&P 500 un rialzo a quota 5.000 nel primo semestre del 2022.

aaa

STANDARDFINALE

standars

standars

standardandpoor

AGGIORNAMENTO 25 GIUGNO  2021

Standard and Poor 4285.40

+1237 PUNTI DA RADICE HFT 048 = 3048 MIDPOINT.

TARGET 4285,4 analisi del 7 dicembre 2019

Standard and Poor 3046,4 MIDPOINT

RAGGIUNTO 25-06-2021

vedi aggiornamenti precedenti

S&P
STANDARD

skinned_alive-1-1-1-1skinned_alive-1-1-1

Standard and Poor 4269 <-Top Storico 15-06

+1220 PUNTI DA RADICE HFT 048 = 3048 MIDPOINT.

17,4 PUNTI al TARGET 4285,4 di questa analisi

ARTICOLO CHIUSO PER STOP TECNICO 

SFI T. A. : Stop Tecnico dal 1-05 al 1-09-2021

S&amp;PaaaSTANDARDSTANDARD

sp

standard

vedi idea guida

>4050 5 Aprile 2021

E se nei prossimi anni ne uscisse al rialzo da questi Box ?

BOX HFT 800 – 1800 – 2800 – 3800 – 4800

BOX HFT 800 – 1050 – 2050 – 3050 – 4050

sempreinculoachidicoio

STANDARD

NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

Usa: produzione industriale +1,6% a ottobre, più del doppio delle attese

16/11/2021

Nel mese di ottobre, la produzione industriale degli Stati Uniti è salita dell’1,6%, più del doppio rispetto al +0,7% atteso e rispetto al precedente calo pari a -1,3% di settembre. L’utilizzo della capacità produttiva è salito al 76,4%, più del 75,9% atteso e rispetto al precedente 75,2%.

Wall Street futures in rialzo in attesa del Pil Usa. Acquisti scatenati su Ford, affonda Twilio (-15%)

28/10/2021

Futures Usa in crescita in attesa della pubblicazione dei risultati di bilancio di Amazon e Apple, che saranno diffusi dopo la fine della giornata di contrattazioni. I futures sul Dow Jones avanzano dello 0,14% a 35.441 punti; i futures sullo S&P 500 salgono dello 0,27% a 4.556 punti, mentre i futures sul Nasdaq mettono a segno un rialzo dello 0,54% a 15.671 punti.

Attesa anche per il dato relativo al Pil Usa del terzo trimestre che sarà comunicato molto prima, alle 14.30 ora italiana.

Gli economisti prevedono per il prodotto interno lordo degli Stati Uniti una crescita di appena il 2,8%.

Tra i titoli sotto i riflettori in premercato bene Comcast, in rialzo di oltre il 3% dopo la pubblicazione di una trimestrale solida. Boom di buy su Ford, che fa in premercato quasi +8%: il colosso automobilistico americano ha reso noto di aver riportato un bilancio che, sul fronte degli utili, ha stracciato le stime del consensus, con un eps quasi doppio rispetto a quanto atteso. L’utile per azione del terzo trimestre del 2021 si è attestato infatti a 51 centesimi, rispetto ai 27 centesimi per azione attesi dal consensus. Il fatturato automotive è stato pari a $33,21 milirdi, meglio dei $32,54 miliardi previsti dagli analisti. Ford ha rivisto al rialzo la guidance per i risultati del 2021 per la seconda volta dall’inizio dell’anno e ha annunciato che tornerà a distribuire i dividendi a partire dal quarto trimestre, più di un anno e mezzo dopo averne sospeso l’erogazione durante i primi giorni della pandemia Covid-19.

Tra gli altri titoli Twilio scende del 15% circa nelle contrattazioni dell’afterhours, nonostante la società abbia battuto le previsioni sia riportato un bilancio migliore delle attese. Il gruppo attivo nel mercato delle comunicazioni cloud ha previsto tuttavia una perdita per il quarto trimestre dell’anno.

eBay giù del 5% dopo una guidance per il quarto trimestre che non ha convinto il mercato.

Bene Merck dopo che la blue chip componente del Dow ha riportato una trimestrale migliore delle attese. In rialzo anche Caterpillar, dopo profitti migliori delle previsioni e nonostante un fatturato deludente.

Ieri chiusura negativa per lo S&P 500, che ha chiuso in rosso per la prima volta in tre sessioni, a fronte del Dow Jones che è scivolato di oltre 250 punti.

Il trend degli indici azionari Usa rimane tuttavia positivo nel mese di ottobre: lo S&P 500 è in crescita del 5,6%, apprestandosi a terminare il mese migliore dal novembre del 2020. Il Dow Jones ha guadagnato il 4,9%,il Nasdaq Composite ha riportato un rally del 5,5%.

Stando ai calcoli di CNBC, quasi il 40% delle società quotate sullo S&P 500 ha comunicato i propri risultati di bilancio; di questi, più dell’80% ha battuto le attese degli analisti. Si prevede in media, per le società quotate sul listino benchmark, una crescita degli utili del 37,6% nel terzo trimestre dell’anno.

Wall Street futures deboli. S&P 500 reduce dal suo 70° record intraday del 2021 l’anno

27/10/2021

Futures Usa in lieve ribasso, dopo il nuovo record testato ieri dall’indice Dow Jones Industrial Average, reduce dalla terza sessione consecutiva di guadagni. Record intraday e di chiusura anche per lo S&OP 500, in progresso per la nona seduta delle ultime dieci.

Lo S&P 500 ha anche testato il suo 70esimo record intraday del 2021 e il 57esimo record di chiusura dell’anno. Poco mosso il Nasdaq Composite, in rialzo comunque per la terza sessione delle ultime quattro.

A pesare sull’indice hi-tech è stato il titolo Facebook, sceso del 3,9% dopo la pubblicazione dei risultati di bilancio. Il social network gestito da Mark Zuckerberg ha reso noto di aver concluso il terzo trimestre dell’anno con utili migliori delle attese. Facebook ha tuttavia deluso l’outlook sul fatturato e sul numero di utenti attivi mensili.

Alle 13.45 ora italiana, i futures sul Dow Jones salgono dello 0,11% a 35.680 punti; i futures sullo S&P 500 sono piatti con una variazione pari a -0,01%; i futures sul Nasdaq arretrano dello 0,06% a 15.537 punti.

Nella sessione di ieri, dopo la fine della sessione di Wall Street, diverse Big Tech hanno pubblicato le loro trimestrali.

Alphabet, la holding a cui fa capo Google, ha annunciato di aver riportato nel terzo trimestre dell’anno utili e fatturato migliori delle attese. Proprio Google si è confermata la gallina d’oro del colosso, con profitti quasi raddoppiati e un fatturato che, su base trimestrale, ha riportato la crescita record in 14 anni, beneficiando della forte ripresa delle entrate pubblicitarie. In generale, l’eps di Alphabet si è attestato a $27,99, rispetto ai $23,48 attesi dagli analisti intervistati da Refinitiv. Il fatturato è stato pari a $65,12 miliardi, meglio dei $63,34 miliardi attesi.

Ha reso noto il proprio bilancio anche Twitter, che ha riportato nel 3° trimestre 2021 una perdita rettificata di 54 centesimi per azione, mentre gli analisti puntavano a un utile per azione di 15 centesimi. In linea con le attese i ricavi pari a 1,28 miliardi di dollari, in crescita del 37% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Il social media ha affermato che l’impatto delle modifiche iOS apportate da Apple “è rimasto modesto”. La società ha raggiunto 211 milioni di utenti nel trimestre, con un aumento del 13% e un’accelerazione rispetto alla crescita dell’11% nel secondo trimestre.

Microsoft ha concluso il terzo trimestre (suo primo trimestre fiscale) con utili superiori alle attese degli analisti. In particolare l’utile per azione su base adjusted si è attestato a $2,27, rispetto ai $2,07 attesi dagli analisti intervistati da Refinitiv. Il fatturato, salito su base annua del 22%, è stato pari a $45,32 miliardi, meglio dei $43,97 miliardi stimati. La crescita del fatturato è stata la più forte dal 2018.

Riguardo alla guidance, Microsoft ha detto di prevedere per il secondo trimestre fiscale (quarto trimestre del 2021) un fatturato compreso tra $50,15 e $51,05 miliardi, per un valore medio di $50,60 miliardi, superiore ai $48,92 miliardi attesi dagli analisti. Il titolo è in rialzo del 2% nelle contrattazioni dell’afterhours.

AMD ha riportato un eps, su base adjusted, di $0,73, meglio degli $0,67 attesi e in crescita del 16% su base annua. Il fatturato si è attestato a $4,31 miliardi, rispetto ai $4,12 miliardi stimati, in rialzo del 54% su base annua. Il colosso americano produttore dei chip ha reso noto di prevedere per il quarto trimestre dell’anno un fatturato di $4,5 miliardi, superiore ai $4,25 miliardi stimati dal consensus degli analisti.

Report occupazionale Usa: a settembre salari medi orari +0,6% su base mensile, +4,6% su base annua

08/10/2021

Nel mese di settembre i salari orari sono saliti in media di 19 centesimi, o dello 0,6%, a $30,85. Su base annua, il rialzo dei salari è stato pari a +4,6%, come da attese. E’ quanto emerge dal report occupazionale Usa di settembre, appena diramato. Nel mese di settembre, l’economia degli Stati Uniti ha creato soltanto 194.000 nuovi posti di lavoro, ben al di sotto della crescita attesa dal consensus degli analisti, pari a +500.000. Gli analisti di Goldman Sachs si erano confermati ancora più fiduciosi, prevedendo una crescita di 600.000 nuovi posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 5,2% al 4,8%. Il dato di agosto è stato rivisto al rialzo a +366.000 unità dalla crescita di 235.000 unità inizialmente resa nota. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è stato pari al 61,6% rispetto al 61,7% atteso, rimanendo ancora al di sotto del 62,8% precedente la pandemia Covid-19.

Usa: richieste iniziali sussidi disoccupazione in calo a 326.000 unità, meglio delle attese

07/10/2021

Nella settimana terminata lo scorso 2 ottobre, il numero dei lavoratori americani che hanno fatto richiesta per la prima volta per ricevere i sussidi di disoccupazione è sceso di 38.000 unità, dalle precedenti 364.000 unità(riviste al rialzo rispetto alle 362.000 inizialmente rese note), a 326.000 unità.

Il dato è stato migliore delle 348.000 unità attese dal consensus.

La media mobile delle ultime quattro settimane è tuttavia salita, portandosi a 344.000 unità dalle 340.000 unità precedenti.

Gli americani che continuano a percepire i sussidi di disoccupazione negli Usa sono 2.714.000, in calo rispetto ai 2.802.000 della settimana precedente

Occupazione Usa, report ADP: a settembre creati 568.000 nuovi posti di lavoro in settore privato, meglio stime

06/10/2021

Nel mese di settembre il settore privato degli Stati Uniti ha creato 568.000 nuovi posti di lavoro, meglio della crescita di buste paga pari a +425.000 stimata dagli analisti intervistati …

Usa: ordini beni durevoli balzano dell’1,8% ad agosto, ex trasporti +0,2%

27/09/2021

Nel mese di agosto gli ordini dei beni durevoli degli Stati Uniti sono balzati dell’1,8%, rispetto al +0,5% di luglio (dato rivisto al rialzo dal -0,1% inizialmente comunicato).
Il dato è stato decisamente migliore delle attese, visto che gli analisti avevano previsto un incremento dello 0,7%. Esclusa la componente dei trasporti, il dato ha messo a segno un rialzo dello 0,2%, peggio del +0,5% stimato, e dopo il +0,8% di luglio. Gli ordini dei beni capitali esclusi il settore aereo e difesa sono aumentati dello 0,5%, meglio rispetto al +0,4% stimato e in miglioramento rispetto al precedente aumento dello 0,1%.

SP500: strane coincidenze

Ovviamente questa analisi lascia il tempo che trova, visto che sarà assolutamente casuale quanto sto per illustrarvi.
Innanzitutto qui sopra trovate un grafico su scala weekly dello SP500 con delle medie “arcobaleno” a breve termine considerate le migliori per il trading di breve, che su un grafico weekly assumono una valenza molto più di trend following.

(…) 5-, 8- and 13-bar simple moving averages offer perfect inputs for day traders seeking an edge in trading the market from both the long and short sides. The moving averages also work well as filters, telling fast-fingered market players when risk is too high for intraday entries. (…) [Source] 

A parte l’interessante comportamento del grafico in prossimità delle medie per potere definire se l’indice è ancora in trend o meno, la cosa interessante è notare che utilizzando i ritracciamenti di Fibonacci, scopriamo che proprio usando come estremi i massimi da poco raggiunti ed i minimi dell’era Covid, il grafico assume un’interessante struttura.
Ovvio, è solo un caso e voglio insinuare nulla. Ma mi sembrava una coincidenza interessante.

US PUT CALL RATIO: panico sui mercati!

Come è normale che sia, oggi tutti i giornali aprono con titoloni che riportano la crisi Evergrande, spesso paragonandola a Lehman Brothers, storie che (come spiegato) sono molto diverse, anche se si tratta sempre di società in crisi.

Ma si sa, i titoloni fanno vendere di più e regalano un maggior numero di click sui siti. Premessa: ovviamente non ho la verità assoluta, e quindi non ci sono prove che possano criminalizzare un titolo tipo: ”Ecco la tempesta perfetta per i mercati”.

Purtroppo solo col tempo sapremo come andrà a finire vista la quantità di variabili che possono condizionare le prossime sedute di borsa: il FOMC, la decisione della Cina o come gestire l’ormai certo default di Evergrande (la ristrutturazione del debito resta l’ipotesi più credibile, secondo me) e il rallentamento globale.
Intanto però cerco di ragionare coi dati di cui disponiamo.

Parto con una citazione. Il sentiment, come scritto QUI, era alquanto curioso. Come è possibile che una borsa sia ai massimi con un sentiment così mediocre? Complice la politica monetaria e l’immane quantità di liquidità sui mercati. Malgrado tutto questo, non c’è un clima bullish e quindi “eccessivamente ottimistico”.

Put Call Ratio: indicatore contrarian?

Oggi sono andato ad aggiornarmi il Put Call Ratio di cui ho già parlato molte volte in passato.
Ripassino.

(…) i volumi delle opzioni put e call sul mercato USA benchmark: lo SP 500. Si fa la divisione aritmetica tra il volume delle put (ribassiste) ed il volume delle call (rialziste) trattate al Cboe di Chicago.
Quando la paura è molto alta tra gli operatori di opzioni significa che si è in una fase di “rischio panico”. Questo momento si vede quando il put call ratio arriva in area 1.
Una recente statistica ha portato ha riportato un dato clamoroso: sullo SP 500 chi opera in opzioni matura perdite nel 90% dei casi. Non male eh? E quindi, ecco un eccellente indicatore CONTRARIAN! (…) [Source] 

Se veramente fosse così, allora questo grafico dovrebbe assumere una valenza molto interessante, anche se poi dovremo tenere conto di tutti gli estremi con cui dobbiamo confrontarci e di cui parlavo prima. Intanto però, mi sembra evidente cosa suggerisce il grafico.
In parole semplici… KEEP CALM!

Stati Uniti: fiducia consumatori sale a quota 71 a settembre, ma delude le attese

17/09/2021

Migliora ma non centra le attese l’indice che misura la fiducia dei consumatori Usa stilato dall’Università del Michigan. Il dato è risalito a 71 punti contro i 70,3 della passata rilevazione, deludendo però le attese degli analisti pari a 72. “Il sentiment dei consumatori resta debole con la combinazione ripresa dei casi da contagi Covid e l’aumento del costo della vita che pesa”, avvertono gli economisti di ING.

Mercato lavoro Usa: richieste sussidi disoccupazione più delle attese, ma media quattro settimane a minimo da marzo 2020

16/09/2021

Nella settimana terminata lo scorso 11 settembre, il numero dei lavoratori americani che hanno fatto richiesta per la prima volta dei sussidi di disoccupazione è salito di 20.000 unità a 332.000 unità, a un livello superiore ai 325.000 attesi dal consensus. La media mobile delle ultime quattro settimane è stata pari a 335.750, meglio dei 340.000 attesi. Si tratta del livello minimo dalla settimana del 14 marzo del 2020, a conferma del miglioramento del mercato del lavoro Usa.

Usa: vendite al dettaglio stracciano le stime ad agosto: +0,7% rispetto a -0,8% atteso, +1,8% ex auto

16/09/2021

Nel mese di agosto le vendite al dettaglio degli Stati Uniti sono salite su base mensile dello 0,7%, facendo decisamente meglio delle attese del consensus, che avevano previsto un calo dello 0,8%, dopo la flessione dell’1,8% (rivisto al ribasso dal -1,1% inizialmente reso noto). Escluso il settore auto, il dato è balzato dell’1,8%, molto meglio del -0,1% stimato e rispetto al -0,4% di luglio. Escluse le vendite di auto e di benzina, la crescita è stata pari a +2%, contro il -0,7% precedente.

Wall Street con i piedi di piombo, strategist divisi. UBS ottimista alza target S&P 500 2021-2022

08/09/2021

Wall Street contrastata, la borsa Usa conferma il nervosismo degli operatori, che temono l’arrivo di una correzione. Il Dow Jones mette a segno una variazione di appena +0,08% a 35.127 punti, mentre lo S&P 500 segna un -0,03% a 4.518; il Nasdaq perde lo 0,34% a quota 15.321 circa.

Gli analisti di UBS rimangono in realtà ancora ottimisti sull’azionario degli States:

“Il rally estivo che ha portato lo S&P 500 a nuovi massimi, a fronte di ostacoli potenziali come un aumento dei tassi all’orizzonte, ha scatenato tra gli investitori il dibattito sulla capacità dell’azionario Usa di riportare nuovi rialzi nel resto dell’anno e verso il prossimo anno – si legge nella nota – E’ probabile che a un certo punto l’azionario faccia dietrofront, probabilmente a causa di un nuovo aumento dei rendimenti reali, ma altri fattori positivi dovrebbero portare lo S&P 500 a salire a un nuovo record entro la fine dell’anno”.

Non per niente UBS ha rivisto al rialzo il target di fine anno del 2021 e del 2022 dell’indice benchmark Usa rispettivamente a 4.650 punti e a 4.850.

Nella giornata di ieri, invece, Morgan Stanley ha tagliato il rating sull’azionario americano ad “underweight”.

“Intravediamo un periodo nervoso per i mesi di settembre e di ottobre, in corrispondenza con le fasi finali della transizione di metà ciclo – hanno scritto gli strategist del team di Andrew Sheets – Continuiamo a ritenere che questo sia un ciclo ‘normale’, semplicemente più veloce e più forte, e il nostro modello di ciclo rimane in espansione. Ma i prossimi due mesi presenteranno rischi molto forti per la crescita, la politica, e l’agenda normativa”.

Sulla borsa Usa si è espressa anche Credit Suisse.

Nel report sulla strategia dell’azionario globale “Global Equity Strategy”, diramato oggi, gli analisti della banca d’affari hanno ribadito il rating small underweight per Wall Street.

Nell’analisi è stato messo in evidenza che “gli Stati Uniti tendono a essere l’area che performa in misura peggiore, in corrispondenza di un aumento del costo del debito high-yield (visto che si tratta di un’economia che ha fatto affidamento al leverage molto più di qualsiasi altra ragione)”.

Credit Suisse ha precisato di essere “small overweight solo sui tecnologici (l’hi-tech Usa sovraperforma il 70% delle volte in cui i tecnologici fanno meglio)”, rilevando come “i rischi fiscali e di regolamentazione (degli Stati Uniti) appaiano più elevati rispetto a quelli di Europa o Giappone”.

Attesa oggi per il Beige Book stilato dalla Federal Reserve, il rapporto sulle condizioni economiche degli Stati Uniti che la Fed pubblica otto volte l’anno, che darà maggiori informazioni sulle condizioni di salute dell’economia Usa.

Wall Street chiude agosto in rialzo. S&P reduce da 53esimo record del 2021, e per UBS non finisce qui

31/08/2021

Wall Street pronta a chiudere il mese di agosto a livelli record e con solidi guadagni. All’indomani dei nuovi massimi di chiusura testati dal Nasdaq Composite e dallo S&P 500, la sessione odierna parte tuttavia con un ritracciamento degli indici. Il Dow Jones cede lo 0,14% a 35.349 punti circa; il Nasdaq Composite arretra dello 0,21% a 15.234 punti, mentre lo S&P 500 perde lo 0,16% a 4.521.

Il bilancio del mese in via di conclusione è comunque decisamente positivo: lo S&P 500 è salito del 3% ad agosto, il Nasdaq Composite ha segnato un rally del 4%, avanzando per il terzo mese consecutivo. Più modesto il trend del Dow Jones, salito dell’1,3%.

Cnbc riporta che l’indice S&P 500 sta vivendo la fase rialzista più forte dal guadagno di 10 mesi che si è concluso nel dicembre del 2017. Non solo. Ieri lo S&P 500 ha chiuso a un nuovo massimo di chiusura per la 53esima volta nel 2021.

“Nonostante l’aumento dei rischi geopolitici, le preoccupazioni sul rischio che la crescita del Pil abbia toccato il picco e la Federal Reserve che si avvicina al tapering del suo programma di acquisti di asset, la solida avanzata delle azioni continua”, fa notare Keith Lerner, chief market strategist presso Truist, in una nota.

E c’è chi è ancora ottimista, come Mark Haefele, chief investment officer della divisione di global wealth management di UBS:

“Crediamo che il momentum legato al reopening e alla ripresa sia intatto e che ci sia un ulteriore margine di rialzo per l’azionario. Il rally dello S&P 500 è sostenuto da una crescita robusta degli utili…con la ripresa economica che si sta rafforzando, riteniamo che i settori ciclici, inclusi i finanziari e gli energetici, saranno quelli che faranno meglio”.

Haefele stima per lo S&P 500 un altro guadagno dell’1,6% da qui al target di fine anno, che fissa a quota 4.600. Entro la fine del 2022, lo strategist prevede una ulteriore corsa fino a 5.000 punti.

Da segnalare che l’indice ha incassato un rally superiore a +20% nel 2021, più che raddoppiando il suo valore dal minimo pandemico testato nel marzo del 2020.

Dal fronte macroeconomico, reso noto oggi l’indice Case-Shiller, che monitora il trend dei prezzi delle abitazioni delle 20 principali aree metropolitane. L’indice, relativo al mese di luglio, è salito del 19,1% su base annua, meglio del +18,5% atteso e in ulteriore accelerazione rispetto al balzo pari a +17% di giugno.

Dal fronte societario, male il titolo Zoom Video, crollato fino a -12% nelle contrattazioni dell’afterhours di Wall Street, dopo che la società di software per videoconferenze, il cui successo è aumentato in modo esponenziale durante i lockdown della pandemia Covid-19, ha comunicato un bilancio migliore delle attese, ma in rallentamento rispetto al trimestre precedente.

Gli utili hanno battuto il consensus, così come il fatturato, che ha toccato e superato per la prima volta la soglia di $1 miliardo.

Per la precisione, il giro d’affari di Zoom Video si è attestato a $1,02 miliardi, meglio dei $991 milioni previsti, e con una crescita di tutto rispetto, pari a +54% su base annua.

Tuttavia, nel trimestre precedente, la crescita era stata pari a +191%. Inoltre, per il prossimo trimestre, Zoom stima una espansione del giro d’affari di appena +31%. Insomma, il rallentamento del tasso di crescita è evidente. Le vendite affossano il titolo, che soffre un tonfo superiore a -15%.

Focus anche sul titolo Alphabet, la holding a cui fa capo Google, il cui titolo ha testato ieri un nuovo record storico che ha portato la società a un passo dalla capitalizzazione di mercato di $2 trilioni, soglia già superata da Apple e Microsoft. Tuttavia oggi l’azione ritraccia, così come perdono Apple e tra le Big Tech anche Tesla e Nvidia.

In generale, gli investitori sono in attesa di conoscere il vero market mover cruciale della settimana, ergo il report occupazionale di agosto, che sarà comunicato venerdì 3 settembre alle 14.30 ora italiana, in vista del weekend del Labor Day.

Gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono una creazione di 750.000 nuovi posti di lavoro, a fronte di un tasso di disoccupazione in calo al 5,2%

Wall Street chiude agosto in rialzo. S&P reduce da 53esimo record del 2021, e per UBS non finisce qui

31/08/2021

Wall Street pronta a chiudere il mese di agosto a livelli record e con solidi guadagni. All’indomani dei nuovi massimi di chiusura testati dal Nasdaq Composite e dallo S&P 500, la sessione odierna parte tuttavia con un ritracciamento degli indici. Il Dow Jones cede lo 0,14% a 35.349 punti circa; il Nasdaq Composite arretra dello 0,21% a 15.234 punti, mentre lo S&P 500 perde lo 0,16% a 4.521.

Il bilancio del mese in via di conclusione è comunque decisamente positivo: lo S&P 500 è salito del 3% ad agosto, il Nasdaq Composite ha segnato un rally del 4%, avanzando per il terzo mese consecutivo. Più modesto il trend del Dow Jones, salito dell’1,3%.

Cnbc riporta che l’indice S&P 500 sta vivendo la fase rialzista più forte dal guadagno di 10 mesi che si è concluso nel dicembre del 2017. Non solo. Ieri lo S&P 500 ha chiuso a un nuovo massimo di chiusura per la 53esima volta nel 2021.

“Nonostante l’aumento dei rischi geopolitici, le preoccupazioni sul rischio che la crescita del Pil abbia toccato il picco e la Federal Reserve che si avvicina al tapering del suo programma di acquisti di asset, la solida avanzata delle azioni continua”, fa notare Keith Lerner, chief market strategist presso Truist, in una nota.

E c’è chi è ancora ottimista, come Mark Haefele, chief investment officer della divisione di global wealth management di UBS:

“Crediamo che il momentum legato al reopening e alla ripresa sia intatto e che ci sia un ulteriore margine di rialzo per l’azionario. Il rally dello S&P 500 è sostenuto da una crescita robusta degli utili…con la ripresa economica che si sta rafforzando, riteniamo che i settori ciclici, inclusi i finanziari e gli energetici, saranno quelli che faranno meglio”.

Haefele stima per lo S&P 500 un altro guadagno dell’1,6% da qui al target di fine anno, che fissa a quota 4.600. Entro la fine del 2022, lo strategist prevede una ulteriore corsa fino a 5.000 punti.

Da segnalare che l’indice ha incassato un rally superiore a +20% nel 2021, più che raddoppiando il suo valore dal minimo pandemico testato nel marzo del 2020.

Dal fronte macroeconomico, reso noto oggi l’indice Case-Shiller, che monitora il trend dei prezzi delle abitazioni delle 20 principali aree metropolitane. L’indice, relativo al mese di luglio, è salito del 19,1% su base annua, meglio del +18,5% atteso e in ulteriore accelerazione rispetto al balzo pari a +17% di giugno.

Dal fronte societario, male il titolo Zoom Video, crollato fino a -12% nelle contrattazioni dell’afterhours di Wall Street, dopo che la società di software per videoconferenze, il cui successo è aumentato in modo esponenziale durante i lockdown della pandemia Covid-19, ha comunicato un bilancio migliore delle attese, ma in rallentamento rispetto al trimestre precedente.

Gli utili hanno battuto il consensus, così come il fatturato, che ha toccato e superato per la prima volta la soglia di $1 miliardo.

Per la precisione, il giro d’affari di Zoom Video si è attestato a $1,02 miliardi, meglio dei $991 milioni previsti, e con una crescita di tutto rispetto, pari a +54% su base annua.

Tuttavia, nel trimestre precedente, la crescita era stata pari a +191%. Inoltre, per il prossimo trimestre, Zoom stima una espansione del giro d’affari di appena +31%. Insomma, il rallentamento del tasso di crescita è evidente. Le vendite affossano il titolo, che soffre un tonfo superiore a -15%.

Focus anche sul titolo Alphabet, la holding a cui fa capo Google, il cui titolo ha testato ieri un nuovo record storico che ha portato la società a un passo dalla capitalizzazione di mercato di $2 trilioni, soglia già superata da Apple e Microsoft. Tuttavia oggi l’azione ritraccia, così come perdono Apple e tra le Big Tech anche Tesla e Nvidia.

In generale, gli investitori sono in attesa di conoscere il vero market mover cruciale della settimana, ergo il report occupazionale di agosto, che sarà comunicato venerdì 3 settembre alle 14.30 ora italiana, in vista del weekend del Labor Day.

Gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono una creazione di 750.000 nuovi posti di lavoro, a fronte di un tasso di disoccupazione in calo al 5,2%.

Usa: Pil II trimestre rivisto al rialzo a +6,6% da +6,5%. Upgrade grazie a consumi, export e investimenti

26/08/2021

Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti è salito nel secondo trimestre dell’anno del 6,6%. Lo ha reso noto il dipartimento del Commercio Usa, rivedendo al rialzo il dato dal +6,5% inizialmente reso noto. Gli analisti avevano tuttavia previsto un upgrade più sostenuto, fino a +6,7%.

Tra le componenti del Pil occhio alle spese per consumi, riviste al rialzo dal +11,8% precedentemente comunicato a +11,9%; le esportazioni sono state riviste al rialzo dal +6% al +6,6%, le imporazioni dal +6,7% al +7,8%, gli investimenti aziendali dal +8% al +9,3%, la spesa dei consumatori sui beni durevoli al +11,3% dal +9,9% del dato preliminare.

Male invece gli investimenti nel mercato immobiliare, scesi dell’11,5%, più della flessione del 9,8% inizialmente comunicata.

Usa: ordini beni durevoli meglio delle attese a luglio, ma deludono ordini beni capitali ex aerei e difesa

25/08/2021

Nel mese di luglio gli ordini dei beni durevoli degli Stati Uniti sono scesi dello 0,1%, meno del calo dello 0,3% atteso dal consensus e dopo il rialzo dello 0,8% di giugno (dato rivisto al ribasso dal +0,9% inizialmente riportato).

Escludendo la componente dei trasporti, il dato è salito dello 0,7%, oltre il +0,5% stimato, rafforzandosi rispetto al +0,5% del mese precedente.

Gli ordini dei beni capitali ex difesa ex aerei sono rimasti tuttavia invariati, facendo peggio del +0,5% previsto dal consensus, e rallentando rispetto al +1% di giugno (dato rivisto al rialzo dal precedente aumento dello 0,7%).

Stati Uniti: indice principale in lieve salita a luglio, oltre le stime

19/08/2021

Negli Stati Uniti l’indice principale è in moderato aumento a luglio, attestandosi a 0,9% dal precedente 0,5% (dato rivisto da 0,7%).

Stati Uniti: indice Philly Fed cala a 19,4 ad agosto

19/08/2021

Cala ad agosto l’indice Philly Fed che si attesta a 19,4 dal precedente 21,9. Il dato relativo all’attività del settore manifatturiero nell’area economica di Philadelphia ha deluso le attese, mancando il consensus Bloomberg che indicava un dato in miglioramento a 23,1.

Stati Uniti: richieste sussidi ancora in calo per la quarta settimana consecutiva

19/08/2021

Calano ancora per la quarta settimana consecutiva le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti. Nel dettaglio, le richieste si sono attestate a quota 348mila nella settimana al 14 agosto contro le 377mila della settimana passata. Il consensus Bloomberg si attendeva una discesa a +364mila.

Stati Uniti: +0,9% m/m per produzione industriale a luglio

17/08/2021

Negli Stati Uniti la produzione industriale ha mostrato a luglio una crescita mensile dello 0,9% contro il +0,2% della passata rilevazione (dato rivisto da +0,4%). Il mercato si attendeva un rialzo dello 0,5 per cento.

Doccia fredda da vendite al dettaglio, Wall Street apre in netto calo. Giù Home Depot

17/08/2021

Il Dow Jone e l’ S&P 500 prendono la via dei ribassi in avvio di giornata complici i deboli riscontri arrivati dalle vendite al dettaglio negli Stati Uniti di luglio, più deboli del previsto, con un calo dell’1,1% su base mensile (consensus era -0,3%), principalmente a causa delle vendite di auto più deboli. Le vendite al dettaglio ex auto sono diminuite dello 0,4% (consensus era +0,2%). “Con la riapertura dell’economia ci sono più opzioni su cui spendere soldi. Le vendite al dettaglio rappresentano solo il 40-45% della spesa totale dei consumatori e sono ancora in aumento del 17,2% sui livelli pre-pandemia. C’è da aspettarsi un po’ di riequilibrio verso i servizi e quindi non significa che la spesa dei consumatori nel complesso diminuirà inevitabilmente”, commenta James Knightley, capo economista internazionale di Ing.

Dopo i primi minuti di contrattazioni il Dow Jones cede oltre 270 punti in calo dello 0,75%, mentre lo S&P 500 indietreggia dello 0,55%. Ieri entrambi avevano aggiornato i top storici.

Tra le big della Borsa newyorkese si segnala il calo di Home Depot, giù del 3% dopo aver mancato le stime di Wall Street per le vendite same store negli Stati Uniti per la prima volta in sette trimestri. In rialzo invece WalMart (+0,58%) che ha aumentato le sue previsioni di vendita annuali negli Stati Uniti. Tuttavia, il ritmo della crescita online di Walmart è rallentato drasticamente al 6% dal 37% del primo trimestre.

Goldman Sachs boosts S&P 500 price target

Last Updated: Aug. 5, 2021 at 5:11 a.m. ETFirst Published: Aug. 5, 2021 at 5:07 a.m. ETBy Steve Goldstein

Strategists at Goldman Sachs on Thursday lifted their S&P 500 targets for both this year and next, citing better-than-expected earnings and lower-than-expected interest rates.The investment bank lifted its year-end S&P 500 SPX, -0.46% target to 4,700 from 4,300 — implying a 7% advance to the end of 2021 — and moved its 2022 target to 4,900 from 4,600.Strategists led by David Kostin point out that earnings per share growth has accounted for all of the major index’s 17% return this year.

“In the near term, we expect upward revisions to EPS estimates and declining concerns about the delta variant spread to drive equity upside, but the path of the virus and its economic impact have proven difficult to predict,” said the strategists.

Delusione PIL Usa, ma consumi volano. Scenario base rimane tapering entro fine anno (analisti)

29/07/2021

Delusione oggi dagli Stati Uniti con il Pil Usa cresciuto ‘solo’ del 6,5% annualizzato nel 2° trimestre contro il +8,4% atteso. I consumi, tuttavia, sono stati ancora una volta estremamente robusti all’11,8% annualizzato. Sul versante negativo, gli investimenti sono diminuiti del 3,5%, guidati dagli investimenti residenziali (-9,8%, poiché i prezzi elevati hanno molto probabilmente scoraggiato la spesa per le abitazioni. Le scorte (-1,13 p.p.) e le esportazioni nette (-0,44 p.p.) hanno ridotto il dato complessivo della crescita trimestrale, così come la spesa pubblica (-0,27 p.p.).

“Nel complesso- rimarca Christian Scherrmann, DWS U.S. Economist – la delusione di oggi dovrebbe essere presa con una certa cautela, poiché il consumo rimane molto forte nel secondo trimestre e ci aspettiamo che la ripresa proceda ulteriormente guardando avanti. In linea con questo, ci aspettiamo che altre variabili economiche, come ad esempio le variabili del mercato del lavoro, recuperino terreno nei prossimi mesi”. “Questo dovrebbe costituire la base perché la Fed consideri una graduale riduzione delle misure di accomodamento monetario entro la fine di quest’anno”, conclude Scherrmann.

ANALISI INTERMARKET S&P500

Scritto il 24 Luglio 2021 alle 11:05 da Bruno Nappini

24 Luglio.

Veloce analisi intermarket di S&P500 relativamente alla scadenza trimestrale Settembre 2021.

Il lungo ed imponente Bull Trend di S&P500 che va avanti ormai da marzo 2020, facendo apparire il grande crollo dell’anno passato solo un normale ritracciamento, si è verificato secondo le consuete modalità operative degli attori che muovono il mercato.

Dopo che i prezzi hanno rotto i trigger operavi di VA+40, dove oltre il 40% della componente Call stava diventando Itm, gli operatori sono stati costretti a ricoprire le posizioni in difficoltà sia utilizzando il Future che entrando in posizione con numerose Put Otm ed Atm e rollando su strike e scadenze più lontane le tante Call che stavano andando in difficoltà.

Anche l’ultimo forte rimbalzo, avvenuto anche questo dopo un rapido Sell-Off, si è sviluppato con forte aumento di Put dietro al prezzo, chiusura e rollaggio di Call ed apertura di Future in chiara funzione di ricopertura.

Quindi per gli shorter ed i venditori di Call finora non c’è mai stata storia su questo genere di mercato assolutamente monodirezionale. Ma quello che però ha colpito di più gli operatori è stato l’inaspettato aumento di volatilità implicita al salire delle quotazioni.

Infatti, a partire dal fatidico giorno del 5 Aprile 2021, quando il mercato americani aprì in forte Gap Up, rompendo di fatto la importante resistenza posta in area 4000 dove insisteva oltre il 70% di Call a mercato, qualcosa sul pricing di volatilità è cambiato. Ogni aumento dei prezzi ha prodotto costanti aumenti di volatilità implicita, rendendo di fatto ancor più difficile operare vega negativi con opzioni call vendute.

A livello teorico tutti sanno che quando le quotazioni salgono, le volatilità implicite diminuiscono. Durante questo lunga salita è avvenuto esattamente il contrario e mandando in crisi il vecchio teorema.

Guardiamo adesso dove si trova il prezzo rispetto ai posizionamenti monetari degli opertori.

Sul Grafico sono bene evidenti, con gli istogrammi rossi, le gran quantità di put che si trovano a mercato su tutti gli strike, da 3900 fino a 4350. In blu invece il gran numero di call che è stato ricoperto dagli operatori soprattutto a partire da strike 4000, 4200 e 4350.

Tutta la salita è stata accompagnata da consistenti aumenti di contratti future evidenziati dall’istogramma giallo ed aumenti di put in rosso.

Attualmente il prezzo, in area 4400, si trova esattamente a ridosso della più numerosa quantità di call presente a mercato.

E’ un’area di assoluta rilevanza poichè costringerà molti operatori a movimentare come non mai opzioni e future provocando nuovi aumenti di volatilità implicite.

Guardiamo adesso il mercato attraverso MC4 utilizzando la Funzione di Ripartizione.

Da questo istogramma si comprende benissimo che i prezzi sono arrivati, anche su questa scadenza, a mettere in difficoltà oltre il 70% di call. Statisticamente sappiamo che un mercato che va in ipercoperto toccando Value Area +80 è un mercato dove è rimasto ben poco da coprire e quindi, teoricamente, il ricorso al future si fa, via via, minore. Si assiste di solito ad alleggerimenti di posizioni, vengono chiusi i future, chiuse le call lontane dal prezzo e rollate su altri strike le call presenti sul mercato. Questo porta normalmente ad un primo abbassamento di volatilità implicita.

Infatti è proprio da questi livelli che l’osservazione di ciò che avviene dietro al prezzo si fa particolarmente importante. Un aumento di open interest del future è molto probabile che porti a nuove rotture dei massimi. Una sua diminuzione può invece, piano piano, portare ad un primo tentativo di ritracciamento.

Ma in assoluto, mai come su questo rialzo, a farla da padrona è stata la volatilità implicita che ha dominato su tutte le greche di portafoglio, rendendo superfluo il delta ed il theta.

Ecco come si presentano al close gli smile di volatilità delle quattro scadenze.

Stati Uniti: economia rimane in fase di espansione, ma crescita rallenta a luglio. Delude componente servizi

23/07/2021

L’attività economica degli Stati Uniti si conferma in fase di espansione a luglio, sebbene la crescita abbia rallentato per il secondo mese consecutivo. Secondo la lettura preliminare, l’indice Pmi composito degli Usa si è attestato a luglio 59,7 punti dai 63,7 di giugno, sui livelli più bassi degli ultimi quattro mesi. Si ricorda infatti che un livello di quest’indicatore inferiore a 50 segnala una contrazione dell’economia mentre un livello superiore indica una crescita. Se l’attività manifatturiera ha accelerato leggermente, la dinamica della crescita si è indebolita per i servizi, deludendo le attese degli analisti.

Wall Street scaccia sell-off, avvio positivo per DJ e S&P 500

09/07/2021

Anche Wall Street inizia l’ultima seduta della settimana in rialzo, provando a lasciarsi alle spalle lo stop della vigilia dettato dalle preoccupazioni legate alla diffusione della nuova variante Delta che ha penalizzato i settori più legati al ciclo e ai finanziari su cui ha pesato il calo dei tassi. Nei primi minuti di contrattazioni prevalgono i segni più a Wall Street, con il Dow Jones che sale dello 0,74%, l’indice S&P 500 che avanza dello 0,5% e il Nasdaq che mostra solo un modesto rialzo dello 0,04 per cento. Secondo alcuni operatori, proprio la flessione dei rendimenti è stata interpretata come un segno che gli investitori stavano diventando sempre più preoccupati per le prospettive di crescita globale.

Intanto gli investitori iniziano a guardare anche agli appuntamenti della prossima settimana. Si attende negli Usa l’intervento del presidente della Fed, Jerome Powell, nel corso dell’audizione semestrale che terrà alle Commissioni di Camera e Senato. Con il mercato andrà alla ricerca di qualche spunto sulle tempistiche del tapering. Lato societario, scatterà l’ora della stagione delle trimestrali negli USA, con le big del settore finanziario che pubblicheranno i conti del secondo trimestre. Il calendario vede JPMorgan e Goldman Sachs aprire le danze il 13 luglio; il giorno successivo sarà la volta di Bofa e Citigroup, mentre il 15 in evidenza i conti di Morgan Stanley.

WALL STREET: trend oltre le previsioni

Scritto il 5 Luglio 2021 alle 15:14 da Lukas

facebook sharing button

Non è possibile nascondersi dall’evidenza. il mercato continua ad essere in trend e oltre le più rosee previsioni, continua ad essere forte e tonico. Una correzione fisiologica sarebbe naturale e sana. Ma arriverà mai? (Guest post)

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, tutti i mercati finanziari internazionali hanno proseguito con buon ritmo nel loro corale andamento unidirezionale. Lievitano contemporaneamente tutte le piu’ importanti asset class, ossia dollaro usa, commodities, bond ed equity. Alla luce di quanto osserviamo in questi ultimi mesi, dovremmo iniziare a credere che il sistema capitalistico globale, dopo 15 anni di terribile spirale deflattiva, voglia davvero tentare di venirne fuori. Tentativi in tal senso ne sono stati fatti anche in passato, ma senza conseguire risultati apprezzabili.

Il compito era stato infatti affidato alla sola politica monetaria, che non ha di certo poteri taumaturgici, come credono a torto in molti. Il covid-19 ha costretto, invece, tutti gli Stati a mettere finalmente “mani al portafoglio”, ossia a sdoganare politiche fiscali fortemente espansive, finite da decenni, colpevolmente, in naftalina. Ed è grazie a queste ultime, che qualche risultato, in termini di lotta alla deflazione comincia ad intravvedersi. Non illudiamoci, però. La lotta sarà ancora molto dura e lunga, e l’esito tutt’altro che scontato. Per il momento l’effetto è infatti visibile solo sulle commodities, che negli ultimi mesi hanno recuperato una piccola parte del loro antichi valori.

Piccola parte, perché le stesse quotano, ancor oggi, quasi il 40 % in meno di 15 anni orsono. Circostanza, quest’ultima, del tutto ignorata da chi paventa e ciancia addirittura di rischi inflattivi. Costoro non hanno evidentemente alcuna contezza del terribile contesto economico in cui viviamo da oltre 3 lustri. Contesto che trova ancora forte presa e radicamento nel mercato dei bond. Basta infatti osservare i rendimenti sulla parte a lungo termine della yield curve.

Vedere il decennale Usa all’1,43 %, quello italiano allo 0,77 %, ed il bund addirittura in negativo, al -0.23 %, ce la dice lunga sullo stato effettivo dell’economia. Altro che inflazione, altro che inizio imminente del tapering. Qui se vengono meno i sostegni di carattere monetario e fiscale viene giù tutto. E si badi bene, non mi riferisco affatto alle quotazioni di borsa, bensì alla situazione sociale, dei singoli individui e delle famiglie. L’economia globalizzata ha precarizzato oltre misura il lavoro, e compresso i salari a livello di pura sussistenza.

Ciò ha indebolito fortemente l’elemento fondamentale della domanda, ossia i consumi privati. Immaginate se vengono meno pure i sostegni monetari agli investimenti, e quelli di carattere fiscale, sotto forma di spesa sociale pubblica. Oggettivamente non è allo stato neppure ipotizzabile.

Checchè ne dicono non lo faranno, sono del tutto impossibilitati. I sostegni verranno meno solo quando ci sarà un riequilibrio tra i redditi di capitale e quelli da lavoro, in favore di questi ultimi. Altrimenti tutto continuerà come accaduto negli ultimi 15 anni, e le borse vedranno ulteriormente lievitare i loro corsi, perché le imprese continueranno ad incrementare ancor più i loro profitti ed i loro utili. Altro che bolla, le attuali quotazioni di borsa hanno basi d’acciaio, ed una solidità quasi disarmante.

Dopo le sopra esposte considerazioni, andiamo ad esaminare, cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima settimana, ha mostrato solidità + 0,41 %, e quota oggi 92,25.

Le commodities, come accennato, proseguono nel loro parziale recupero, lievitano infatti di un ulteriore 3,16 % in termini reali, e sembrano voler avvalorare le aspettative di una forte e sostenuta ripresa economica. Segnali meno incoraggianti giungono invece dal mercato obbligazionario.

Il rendimento del bond decennale Usa, arretra infatti di 9 bps e retrocede a quota 1,43 %. Il rendimento del bond a 2 anni, arretra anch’esso di 3 bps, e torna a quota 0,24 %. L’inclinazione della yield curve Usa si contrae, pertanto, a 119 punti base, ma resta ancora abbastanza pendente a conferma di favorevoli aspettative di crescita. Per il mercato azionario, invece, non abbiamo più parole, come più volte detto, è da anni il migliore dei mondi possibili per gli investitori.

Anche questa settimana aggiornati nuovi record storici per l’S&P 500, a quota 4.352,34. Chissà cosa diranno coloro che lo vedevano in bolla già a quota 1.500 punti.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 12.130

Large Traders :  + 7.605

Small Traders : + 4.525

Si riconferma, quindi, l’assetto e la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 6.974 contratti. In particolare, i Large Traders, operatori notoriamente trend-following, non errano, seguono il trend, ed acquistano l’intero lotto dei 6.974 contratti long, e consolidano la loro precedente e claudicante posizione Net Long.

I Commercial Traders, lasciano fare, cedono infatti 5.632 contratti long, ed incrementano la consistenza della loro abituale posizione di copertura, Net Short. Gli Small Traders, infine, cedono anch’essi 1.342 contratti long, e riducono ancor di più la loro già tenue posizione Net Long.

Le movimentazioni di quest’ultima ottava, riassestano un pò le posizioni, ma confermano sostanzialmente l’ormai ben noto scenario di riferimento. A dire il vero il mercato, nelle ultime settimane ha fatto meglio delle nostre aspettative. Molto probabile pertanto che il mercato possa, quest’estate, un po’ ritracciare. Lo scenario prefigurato dall’attuale configurazione del Cot Report  è infatti uno scenario lateral-rialzista, meno pimpante ed esuberante di quanto visto nelle ultime sedute.

Di sicuro non v’è all’orizzonte nessun crollo come s’augurano da tempo immemore tutti coloro che non hanno mai creduto all’attuale lievitazione dei corsi azionari. Come detto in premessa, mancano del tutto le condizioni.

Eppoi con gli small traders così poco esposti mancano anche le vittime designate. Insomma, per il momento non vediamo alcuna ragione, per mutare la nostra ormai ben nota, ed ormai pluriennale, view positiva, per il settore equity.

Mercato dunque ancora in sostanziale fiducia, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/.

Nel corso di quest’inizio del 2021, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito un guadagno del 3,32 %. Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha registrato un guadagno del 14,63 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance dell’11,31 %, causata da una nostra eccessiva prudenza, nonché da un deficit di momentum, sul nostro listino, nei primi mesi dell’anno.

Negli ultimi 8 anni, il mio trading system ha invece conseguito una sovra-performance media annua del 9,9 %, e presenta un’equity line in progresso del 170 %. Questa settimana in coerenza con quanto sopra esposto, non muto l’assetto del mio portafoglio, confermo cioè il 70 % delle mie posizioni long, ed il 30 % delle mie posizioni short, ossia una posizione Net Long, pari al 40 % del mio portafoglio

Tutto apparecchiato per un altro semestre di rally per le Borse, ma ci sono due grandi preoccupazioni

03/07/2021

I mercati saranno in grado di spingere ancora sull’acceleratore verso la seconda metà dell’anno, riuscendo a toccare livelli record spinte da un’economia forte e da una robusta crescita degli utili? E’ l’enigma che aleggia tra gli investitori subito dopo che è stata archiviata una prima metà d’anno con mercati avanti tutta. Il mercato azionario è registrato infatti il secondo miglior primo semestre in 23 anni, con l’S&P 500 balzato del 16% e sui top storici. 
Ci sono due grandi preoccupazioni che aleggiano tra gli operatori: da una parte l’inflazione e dall’altra la prospettiva di una politica monetaria meno accomodante, dettata proprio dalle pressioni sui prezzi.

Gli esperti in sostanza avvertono che ci sono rischi di un dietrofront dei mercati. “Forte crescita, forti guadagni, bassi tassi d’interesse, un mercato obbligazionario che si è cullato nel sonno. I rendimenti obbligazionari non stanno davvero reagendo alle notizie sull’inflazione”, ha detto Ethan Harris, capo della ricerca economica globale della Bank of America. “[Il presidente della Fed Jerome] Powell ha fatto un buon lavoro per calmare le onde nel mercato obbligazionario, quindi questo è Goldilocks (Riccioli d’oro) per le azioni”.

I timori per i mercati nella seconda metà dell’anno

Ma ci sono alcuni rischi che gli strateghi stanno osservando nella seconda metà del 2021. Uno riguarda la possibilità che la Federal Reserve inizierà a discutere il rallentamento dei suoi acquisti di obbligazioni, primo passo lontano dalle politiche accomodanti messe in atto durante la pandemia. La tempistica per questo non è nota, ma molti osservatori della Fed si aspettano che la banca centrale inizi la discussione al simposio di Jackson Hole a fine agosto.
Il secondo motivo di preoccupazione è sempre alla Fed, e riguarda il timore che le letture dell’inflazione non siano davvero fugaci come si aspettano i banchieri centrali, ma che l’aumento dei prezzi possa diventare un problema più grande per l’economia. La preoccupazione è che letture più alte dell’inflazione potrebbero accelerare il calendario della Fed sui rialzi dei tassi di interesse, attualmente previsto dai funzionari per iniziare nel 2023.
L’economia ha bisogno di mostrare un miglioramento entro diversi mesi. “È un po’ come se si avesse un pass gratuito per l’estate”, ha detto Harris. “Il mercato sta accettando qualsiasi numero, che sia sull’inflazione di base, sui salari o sulle aperture di posti di lavoro. Settembre è il mese magico per tutti. Se non inizia a migliorare, non è più Goldilocks”.
A settembre finiscono i sussidi di disoccupazione estesi per molti americani, e molti potrebbero finire lo smart working e le scuole riaprono.
Un altro fattore importante che incombe sui mercati globali è il corso della pandemia. La diffusione della variante delta sta causando arresti economici in alcune parti del mondo, in particolare in Asia. Ma il mercato è stato in grado di spazzare via le preoccupazioni. “Il mercato non si preoccupa della variante perché si sa che più ci vacciniamo, più possiamo affrontarla”, ha detto Peter Boockvar, chief investment officer di Bleakley Global Advisory. E’ molto più preoccupante per i mercati l’inflazione e come le banche centrali rispondono ad essa a livello globale. “Per me l’inflazione è la criptonite, ed è solo una questione di se possiamo cacciare via la criptonite o se sta andando ad aleggiare intorno a noi più a lungo di quanto siamo abituati a vedere”, ha detto Boockvar. “Se si cominciano a vedere le statistiche di agosto, settembre e ottobre che mostrano che l’inflazione è molto appiccicosa, la Fed non ha altra scelta se non quella di ridurre le emissioni”.
L’indice dei prezzi al consumo è saltato bruscamente questa primavera, aumentato del 5% su base annua a maggio, il ritmo più veloce dal 2008 quando i prezzi del petrolio erano alle stelle. La Fed ha come obiettivo un range medio intorno al 2%. Nel frattempo, le azioni si stanno muovendo più in alto perché gli investitori contano su una crescita dei profitti del 40% quest’anno e considerano quei numeri elevati dell’inflazione come temporanei. L’economia è in pieno boom, e si dirige verso la seconda metà dopo una crescita prevista del 10,4% nel secondo trimestre

TURNING POINT: performance 2021

Scritto il 1 Luglio 2021 alle 15:49 da Danilo DT

Arrivati a metà anno, è giunto il momento di fare due conti con le varie asset class per valutarne l’andamento da inizio anno.
Qui troverete sia la performance in USD

Che in valuta locale

Oltre che una scheda che riprende anche gli anni precedenti. Risulta ben evidente che a dominare è stato l’equity, sia in valuta locale che riparametrato in USD. Meno bene il mercato obbligazionario che ha iniziato a sentire il rischio del tapering, della exit strategy e quindi di un progressivo aumento dei tassi di interesse, vista anche l’inflazione che (seppur in via temporanea) è tornata a farsi sentire.

Questa presa di posizione del mondo bond non ha però scalfito la fiducia nei confronti dell’equity visto che il quadro economico rimane sicuramente incerto e per certi versi già ampiamente scontato nei prezzi.

Sicuramente sarete al corrente del dibattito in corso sull’inflazione per capire se sia transitoria o strutturale. Il mercato del lavoro degli Stati Uniti pone un interrogativo analogo. Il tasso di disoccupazione sembra inchiodato al 6%, molto al di sopra del livello pre-pandemia. È perché siamo ancora agli inizi della ripresa? Oppure perché tutti i posti di lavoro disponibili sono stati occupati?

Poi, come sicuramente avrà notato anche la Fed, c’è il fatto che sebbene le rotazioni effettuate dagli investitori siano state drastiche, le condizioni finanziarie estremamente accomodanti sono praticamente rimaste immutate e a livello di indici è accaduto ben poco sui mercati.

Infine, ultimo elemento da tenere a mente, vale a dire la crescita del PIL e degli utili. Su questo fronte, il consenso rimane compatto: la crescita sarà notevole quest’anno e di tutto rispetto nel 2022. Secondo alcuni analisti, gli utili per azione dell’indice S&P 500 quest’anno aumenteranno del 35% rispetto a all’anno precedente e qualora le valutazioni rimanessero invariate questo lascerebbe ancora un margine per un ulteriore rialzo di circa 20 punti percentuali. Sempre che tutto fili liscio come è successo fino ad ora.

Inutile dirlo, il mercato nasconderà sempre dubbi ed incertezze (senza i quali molto probabilmente non ci sarebbe mercato) e quindi non bisogna creare allarmismi ma solo cercare di capire dove siamo diretti. E malgrado tutto, occorre dire che su un orizzonte di 12 mesi (PER ORA) non vedo grandi cambiamenti nei fondamentali, anche per mancanza di valide alternative

Usa: deficit commerciale aprile scende da record $75 miliardi, esportazioni +1,1%

08/06/2021

Nel mese di aprile il deficit commerciale degli Stati Uniti è sceso dal valore record testato a marzo, pari a $75 miliardi.

Il deficit è sceso di $6,1 miliardi a $68,9 miliardi, quasi in linea rispetto ai $68,7 miliardi attesi dal consensus.

Le esportazioni sono salite dell’1,1% a $205 miliardi, in crescita di $2,3 miliardi dal mese di marzo. Le importazioni sono scese dell’1,4% a $273,9 miliardi, in flessione di $3,8 miliardi da marzo.

Il deficit nei confronti della Cina è calato di $7,1 miliardi a $32,4 miliardi

Usa: a maggio creati 559.000 nuovi posti di lavoro, al di sotto delle attese. Ma salari corrono più di quanto previsto

04/06/2021

Nel mese di maggio l’economia degli Stati Uniti ha creato 559.000 nuovi posti di lavoro. Il dato è stato peggiore delle attese, con gli analisti che avevano previsto un aumento dell’occupazione di 675.000 unità. I salari orari sono balzati in media del 2% su base annua, più del +1,6% stimato. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 6,1% di aprile al 5,8%, meglio del 5,9% atteso.

Stati Uniti: disoccupazione cala al 5,8% a maggio

04/06/2021

Disoccupazione Usa in calo a maggio. Il dato si è attestato al 5,8% dal 6,1% indicato di aprile. Il consensus Bloomberg si attendeva un tasso di disoccupazione in discesa al 5,9 per cento.

Market mover: l’agenda di venerdì 4 giugno 2021

04/06/2021

Nell’ultima seduta dell’ottava, quella di venerdì 4 giugno, per la zona euro sono previste le vendite al dettaglio. Dalle 14,30 in poi sono attesi gli aggiornamenti mensili sul mercato del lavoro Usa (disoccupazione, salari medi e nonfarm payrolls) che, dopo il rallentamento dei nuovi occupati registrato lo scorso mese, sono attesi in accelerazione. “Un dato inferiore alle attese verrebbe letto come un’ulteriore conferma della continuazione di una politica accomodante da parte della Fed allontanando così, almeno per ora, le discussioni sul tapering e viceversa”, sottolineano da Mps Capital Services. In agenda anche il discorso di Jerome Powell che partecipa al Panel BIS sul clima e gli ordini di fabbrica. A mercati chiusi è poi atteso il giudizio di Fitch sul rating dell’Italia.

FLASH DATI MACRO: tutto a gonfie vele tranne…

C’è poco da dire , tutto va a gonfie vele, il mercato sta già scontando grossa parte di questa positività, e diventi difficile “sorprendere” ancora il mercato. Dove c’è ancora margine di sorpresa è sicuramente il mondo del lavoro, visto che siamo ancora molto lontani dalla cosiddetta “piena occupazione”.

Tralasciamo i vari dati positivi che vi ritrovate nella slide, mi soffermerei solo su un paio di numeri.
Quelli legati appunto al mondo del lavoro.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)  – New York, 03 giu – Negli Stati Uniti, il numero dei lavoratori che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione, nella settimana terminata il 29 maggio, e’ diminuito di 20.000 unita’ a 385.000, secondo quanto riportato dal dipartimento del Lavoro. Si tratta del miglior dato dall’inizio della pandemia (ovvero dal 14 marzo 2020), con le attese che erano per un dato a 393.000; il dato della settimana precedente e’ stato rivisto da 406.000 a 405.000. (…)

Quindi meno sussidi, significa che aumentano le assunzioni ma aumentano anche i salari ed eccoci alla “nota dolente”, ovvero che la carenza di offerta comporta un aumento del costo delle paghe. E difatti il dato negativo è questo. Occhio perché stiamo parlando proprio di quel tassello che rappresenta un rischio importante per l’elemento più discusso degli ultimi giorni. Il Tasso Inflazione.

Wall Street poco mossa, occhi puntati su dati del lavoro Usa di venerdì

02/06/2021

Partenza a rilento per Wall Street con il sentiment dei mercati che resta diviso tra l’ottimismo per il recupero dell’economia e i timori di inflazione. Dopo circa un quarto d’ora di scambi il Dow Jones e l’S&P 500 sono sostanzialmente piatti e il Nasdaq sale dello 0,1%. I listini americano cercano nuovi spunti per proseguire la propria corsa al rialzo, a cominciare dal report sul mercato del lavoro americano in uscita venerdì.
I nuovi occupati sono attesi in accelerazione dopo il rallentamento registrato lo scorso mese. Un dato inferiore alle attese verrebbe letto come un’ulteriore conferma della continuazione di una politica accomodante da parte della Fed allontanando così, almeno per ora, le discussioni sul tapering e viceversa.
Con il progressivo recupero dell’economia dalla crisi pandemica, gli investitori guardano a eventuali segnali sulla possibilità che la crescita si traduca in pressioni inflazionistiche che inducano le banche centrali a ridurre i propri stimoli monetari.

Stati Uniti: Ism manifatturiero salito oltre le attese a maggio

01/06/2021

L’attività manifatturiera negli Stati Uniti dà segnali di forza, proseguendo la fase rialzista e battendo le attese degli analisti. L’indice Ism manifatturiero si è attestato a maggio a 61,2 punti, salendo dai 60,7 punti di aprile e facendo meglio dei 60,9 punti stimati dal mercato. Si ricorda che un livello di quest’indicatore inferiore a 50 segnala una contrazione dell’economia mentre un livello superiore indica una crescita

Il mercato non crede a un imminente rialzo dei tassi: ecco i segnali da borse, oro e dollaro

L’inflazione USA ai massimi dal 2009 mette in allarme i mercati, sebbene non vi sia la sensazione di una stretta monetaria vicina

 13 Maggio 2021 alle ore 15:42

E’ stato uno shock il dato pubblicato ieri sull’inflazione americana ad aprile: +4,2% annuo contro +3,6% atteso. La crescita dei prezzi ai massimi da fine 2008 sta già facendo scattare l’allarme circa un aumento dei tassi d’interesse vicino. Del resto, il target della Federal Reserve è del 2%. Eppure, non sembra che sui mercati finanziari si creda per il momento a una tale narrazione. Se guardiamo al “watchtool” di CME Group, principale gruppo attivo dei derivati, scopriamo che non ci si aspetta alcuna stretta monetaria negli USA per almeno tutto quest’anno. Le probabilità di un aumento dei tassi sono stimate all’8,8% per dicembre.

E non è l’unico dato che smentirebbe tale timore. Prendete il Treasury a 10 anni. Dovrebbe riflettere le aspettative d’inflazione USA nel lungo periodo. E’ sì salito all’1,69% contro lo 0,90% di inizio anno, ma in termini reali rimane del 2,50% negativo. Prima del Covid, il rendimento decennale reale americano viaggiava al -1%. Questo significa che il mercato obbligazionario stesso crederebbe alla transitorietà dell’aumento dell’inflazione. E’ su questo che fa leva la FED, secondo cui un aumento dei tassi al momento resta escluso, trattandosi di una “fiammata” dei prezzi, anziché di una loro crescita stabile sopra il target.

Le quotazioni dell’oro nel frattempo sono salite a ridosso dei 1.820 dollari l’oncia, ai massimi dal febbraio scorso. Ma siamo a circa 80 dollari (-4%) in meno da inizio anno. Da un lato, il prezzo del metallo si è sgonfiato per la minore domanda di “safe assets” tra gli investitori, segno che la paura stia venendo meno, man mano che le campagne vaccinali nel mondo proseguono. Dall’altro, l’effetto inflazione non starebbe compensando tale trend, per cui possiamo ben affermare che stia prevalendo sui mercati l’allentamento delle tensioni più che la corsa ad acquistare oro per proteggersi dalla reflazione.

Neppure il dollaro parla di aumento dei tassi

E’ pur vero, però, che ieri la borsa americana ha chiuso in netto ribasso: -2,14% l’indice S&P 500. Dai massimi toccati una settimana prima, perde il 4%. E questo si spiegherebbe con la consapevolezza crescente che, comunque, il massimo grado di accomodamento monetario nel mondo sia alle spalle. Cioè, un aumento dei tassi non sarebbe vicino, ma al contempo non vi saranno più ulteriori stimoli monetari, a meno che le condizioni sanitarie non peggiorino improvvisamente e drasticamente. Peraltro, lo stesso dollaro oggi scambia contro le altre principali valute intorno alla parità. Nell’ultima settimana, si deprezza mediamente dello 0,7%.

Se il mercato scontasse un imminente aumento dei tassi USA, il dollaro dovrebbe apprezzarsi. A maggior ragione che una stretta sarebbe meno vicina nell’Eurozona. Invece, il cambio euro-dollaro non si allontana dalla soglia di 1,20, anzi si mostra in risalita dal minimo di 1,17 toccato a fine marzo. Accadrebbe il contrario se il mercato scontasse un aumento dei tassi FED. A meno che non sconti una contestuale (e finanche più drastica) stretta BCE, ipotesi per adesso molto remota. Anche in questo caso, lo sgonfiamento del dollaro sarebbe conseguenza della maggiore propensione al rischio sui mercati internazionali.

E c’è stretta e stretta. Ai mercati interessano i livelli reali dei tassi. Dunque, magari nel corso del 2022 la FED procederà forse con un aumento dei tassi, ma sempre tenendoli ben al di sotto dell’inflazione. Il costo reale del denaro, quindi, rimarrebbe basso e negativo, per quanto in aumento. D’altronde, nessuno immaginava che al livello nominale sarebbe rimasto azzerato indefinitamente. Tutto questo, a patto che si tratti davvero di una fiammata e non di un’accelerazione strutturale dell’inflazione. Il boom dei prezzi delle materie prime, in effetti, impatta sull’intera struttura dei costi di produzione e rischia di innalzarli per un periodo prolungato, finendo per rendere l’aumento dell’inflazione parzialmente permanente.E allora sì che l’aumento dei tassi subirebbe un colpo d’acceleratore ovunque.

Usa, migliora mercato lavoro: richieste sussidi disoccupazione al minimo da inizio pandemia Covid-19

13/05/2021

Nella settimana terminata l’8 maggio, il numero dei lavoratori che hanno presentato per la prima volta richiesta per ottenere i sussidi di disoccupazione è sceso di 34.000 unità al minimo dall’inizio della pandemia Covid-19 di 473.000 unità.

Il dato della settimana precedente è stato rivisto al rialzo dai 498.000 inizialmente riportati a 507.000 unità.

Il trend del mercato del lavoro Usa misurato dall’indicatore si è confermato migliore delle attese degli analisti, che avevano previsto un dato pressocché invariato a 500.000 unità.

Nella settimana precedente terminata il 1° maggio, è risultato che il numero di lavoratori americani che continuano a percepire i sussidi è sceso di 45.000 unità a 3,66 milioni.

In flessione anche la media mobile delle ultime quattro settimane, che ha indicato un calo delle richieste dei sussidi a 534.000, rispetto alle 562.250 unità della settimana precedente.

I mercati sviluppati guidano la ripresa

Il team Global Balanced Risk Control di Morgan Stanley IM prospetta un outlook di crescita favorevole, ma Il braccio di ferro tra emissioni record di azioni e flussi verso l’azionario evidenzia che non mancano i motivi per mantenere un atteggiamento cauto

L’analisi  di Virgilio Chelli  9 Maggio 2021 – 9:30

I mercati sviluppati stanno guidando la ripresa globale grazie alla rapidità nelle campagne vaccinali e al supporto delle politiche. I rendimenti dei Treasury decennali USA sembrano essersi stabilizzati. Tuttavia, rimane la preoccupazione per un aumento dei tassi obbligazionari, mentre un potenziale riorientamento delle banche centrali potrebbe avere un impatto negativo sulle valutazioni azionarie. Alla luce di questo rischio, il team Global Balanced Risk Control (GBaR) di Morgan Stanley Investment Management ha ridotto l’esposizione azionaria, diminuendo in particolare il bias sui titoli growth, nell’attesa che gli investitori preferiranno invece le azioni meglio posizionate per la ripresa ciclica. L’imminente crescita della pressione fiscale e il divario esistente a livello di valutazioni potrebbero comunque supportare un proseguimento della rotazione verso i titoli value.

PRESO PROFITTO SULLE SMALL CAP USA

Entrando nel dettaglio delle posizioni tattiche, il team GBaR di Morgan Stanley IM spiega di aver preso profitto dalla posizione sulle small cap statunitensi, passando da sovrappeso a neutrale, in quanto il gap valutativo con le large cap si è ridotto e la rotazione dei prezzi si è già ampiamente manifestata rispetto ai cicli passati. Inoltre, le revisioni degli utili appaiono in ritardo rispetto alle large cap e i risultati negativi si attestano su livelli elevati, mentre l’indebitamento è aumentato rispetto alle large cap, e se i tassi di interesse dovessero salire, l’impatto sui margini delle small cap sarebbe superiore.

CHIUSA LA POSIZIONE SULLE ENERGIE PULITE

Verso fine marzo il team ha anche chiuso la posizione sulle energie pulite globali, perché la tesi che motivava una sovra-performance nel 2021 si è attenuata. Nonostante le aspettative favorevoli sulla crescita strutturale e il ritorno delle energie rinnovabili, i gestori del team di Morgan Stanley IM ritengono che le aspettative di crescita strutturale siano già riflesse nelle valutazioni, mentre è probabile che le utility rimangano sotto pressione per la combinazione di rendimenti obbligazionari in aumento e affinità con le valutazioni dei titoli growth. Passaggio da un posizionamento positivo a neutrale anche sull’euro rispetto al dollaro USA, le cui prospettive sono migliorate: è probabile che gli Stati Uniti assumano la guida della ripresa globale, grazie a un migliore accesso ai vaccini e a un maggiore sostegno fiscale.

MERCATI EMERGENTI IN RITARDO

Il saldo delle partite correnti nell’area euro sta reggendo bene rispetto al doppio deficit negli Stati Uniti, ma l’ulteriore spesa pubblica USA finanziata in debito sarà probabilmente un catalizzatore per una migliore crescita. Il dollaro sta invertendo il trend di svalutazione dello scorso anno, meglio supportato dall’aumento dei rendimenti, sia nominali che reali. In generale per il team Global Balanced Risk Control, i mercati sviluppati guidano la ripresa, Stati Uniti in testa, perché a differenza dell’Europa continentale non hanno dovuto confrontarsi con problemi legati ai vaccini. Escludendo la Cina inoltre, diversi mercati emergenti dovranno attendere ancora a lungo per il vaccino e per una riapertura completa e una normalizzazione delle proprie economie.

STATI UNITI AVVANTAGGIATI

Altre buone notizie per gli Stati Uniti, secondo gli esperti di Morgan Stanley IM, sono rappresentate dagli stimoli aggiuntivi, con l’approvazione dell’American Rescue Plan Act da 1.900 mld di dollari e dal piano infrastrutturale da 2.000 mld di dollari che dovrebbe essere finanziato con aumenti delle imposte. La volatilità resta al momento relativamente contenuta, ma per il team esistono ancora motivi per rimanere cauti: molte società stanno emettendo quantità record di azioni, ritenendo che i prezzi siano alti e che sia un buon momento per vendere, mentre siamo in presenza di flussi azionari record, il che fa pensare che gli investitori considerino invece i prezzi ancora bassi per e allettanti.

SITUAZIONE PRECARIA, SOPRATTUTTO PER I GROWTH

Secondo il team Global Balanced Risk Control di Morgan Stanley IM, questo può essere visto come un braccio di ferro in essere tra operatori di mercato con opinioni divergenti, per cui in linea di massima la situazione è da considerarsi precaria. Non si è ancora verificata una correzione, il che mette le azioni in una posizione di vulnerabilità. Il team teme quindi che ci possa essere una nuova fase di rallentamento, in particolare per i titoli growth con multipli elevati, anche se individuare la tempistica esatta è difficile.

Perché la recrudescenza del Covid non deve spaventare troppo i mercati

Stefan Scheurer (Allianz Global Investors) sottolinea come, nonostante ci siano segnali di allarme, il miglioramento dei fondamentali e l’abbondante liquidità garantita dalle banche centrali suggeriscano solo una pausa dal trend rialzista

Nonostante gli evidenti passi avanti delle campagne vaccinali negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa, l’aumento dei tassi di infezione, le mutazioni del virus e la reintroduzione delle misure di lockdown stanno rallentando la ripresa economica. In particolare, l’impennata dei contagi in India ha alimentato i dubbi sulla resilienza della ripartenza globale. Il braccio di ferro tra progressi in termini di vaccinazioni e graduali riaperture da un lato e il peggioramento dei dati di infezione dall’altro è destinato a proseguire. Di conseguenza è lecito farsi una domanda: ci sono ragioni per essere preoccupati?

NUOVI MASSIMI PER IL MERCATO

È la domanda che si pone anche Stefan Scheurer, Director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors, nell’outlook settimanale della società di gestione degli investimenti, in cui sottolinea come la crescita sembri mostrare un’ulteriore accelerazione e come, malgrado la volatilità, sia il mercato azionario globale sia quello statunitense abbiano toccano nuovi massimi. Il presidente Usa Joe Biden ha informato il Congresso dell’intenzione di incrementare le misure di sostegno economico di altri 1.800 miliardi di dollari, fatto che potrebbe aver spinto al rialzo i prezzi delle azioni.

INDICI DELL’EUROZONA POSITIVI

I progressi più rapidi sul fronte delle vaccinazioni stanno avendo un impatto anche sull’Europa. L’esperto di AllianzGI indica come i PMI preliminari dell’Eurozona puntino a una ripresa economica più solida nei mesi a venire. Inoltre, in seguito all’allentamento delle restrizioni, l’indice britannico per il settore dei servizi si è attestato ai massimi dal 2014. Buono anche il trend dell’indice tedesco ifo, barometro della fiducia delle imprese, che ha evidenziato il terzo rialzo consecutivo. Il rincaro delle commodity però, sottolinea Scheurer, insieme all’aumento dei prezzi dei fattori produttivi, lascia presagire maggiori pressioni inflazionistiche nel prossimo futuro.

LE BANCHE CENTRALI

In questo contesto, ricorda l’esperto di AllianzGI, sarà fondamentale l’atteggiamento delle banche centrali. La Federal Reserve riscontra progressi nelle prospettive economiche ma non ritiene necessario normalizzare la politica monetaria nel prossimo futuro. Anche la Bank of Japan è dello stesso avviso. La Banca Centrale Europea ha confermato quanto deciso a marzo e per ora manterrà invariati gli acquisti di asset. L’unica a muoversi in controtendenza è la Bank of Canada, che è stata la prima a ridurre gli acquisti di bond.

IN ATTESA DEI DATI

Per capire meglio cosa succederà nel prossimo futuro, è necessario attendere i prossimi dati sul mercato del lavoro e sul tasso di disoccupazione negli Stati Uniti, la decisione della Bank of England sui tassi e i numeri sugli scambi della Cina. Gli indicatori tecnici di mercato a breve suggeriscono una situazione di ipercomprato sulle borse globali e un posizionamento “bullish” degli investitori; inoltre, anche le oscillazioni stagionali indicano un probabile aumento della volatilità.

CI SONO RAGIONI PER ESSERE PREOCCUPATI?

Tuttavia, secondo il Director Global Capital Markets di AllianzGI, nonostante da qualche tempo numerosi indicatori mandino segnali di allarme, il miglioramento dei fondamentali e l’abbondante liquidità garantita dalle banche centrali suggeriscono solo una pausa momentanea del trend rialzista di lungo termine in atto. Quindi, tornando alla domanda di partenza, ci sono ragioni per essere preoccupati? Scheurer risponde di sì, ma non mancano buone ragioni per essere ottimisti.

Usa, effetto bazooka Biden: spese consumi +4,2% a marzo, boom redditi oltre +21%. Focus su inflazione con indice PCE

30/04/2021

Nel mese di marzo, le spese per consumi degli Stati Uniti sono salite del 4,2%, meglio del +4,1% atteso e del -1% di febbraio. I redditi personali sono volati del 21,1%, più del +20,3% stimato, rispetto al calo del 7,1% del mese precedente. I dati hanno beneficiato delle misure di stimoli economici varate dall’amministrazione Usa, in particolare del bazooka Biden del valore di $1,9 trilioni approvato prima della metà di marzo, che ha fatto sì che milioni di americani ricevessero pagamenti diretti di un ammontare fino a $1.400 nei loro conti correnti.

Focus sul trend dell’indice PCE di marzo emerso dal dato, termometro dell’inflazione Usa, salito su base mensile dello 0,5% e del 2,3% su base annua.

Il core PCE – attentamente monitorato dalla Fed – è avanzato su base mensile dello 0,4% e dell’1,8% su base annua.

SUPER BIDEN: il piano va a 4 trilioni di USD

Scritto il 30 Aprile 2021 alle 09:57 da Danilo DT

sharethis sharing button

Oramai è chiaro che quanto il presidente Joe Biden mette a disposizione è una bomba di liquidità senza precedenti. Il che sottolinea quanto più volte ho sottolineato. Quanto abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo è nientemeno che una guerra e il governo USA si sta comportando proprio come se ci dovessimo preparare ad un post ripresa. Il Piano Marshall in chiave moderna, se volete un metro di paragone.

I fatti.
Il presidente Biden ha rilasciato mercoledì la seconda parte del suo piano economico : 1,8 trilioni di dollari in nuove spese e tagli fiscali. Questo si aggiunge al piano infrastrutturale da 2,3 trilioni di dollari che ha rilasciato alla fine di marzo.
Totale oltre 4 trilioni USD. BOOM.
Il grafico è del NYT. 

Fed Day: cosa aspettarsi dal comunicato e da Powell, il parere di Mirabaud AM

28/04/2021

Oggi è in programma la riunione della Federal Reserve (Fed). Gli operatori non si aspettano molto dal comunicato stampa della Fed che verrà diffuso alle 20.00 ore italiane, ma saranno attenti alle parole del presidente, Jerome Powell, che terrà la conferenza stampa 30 minuti dopo. “Nonostante sia evidente una forte accelerazione dell’attività economica, la Fed confermerà la sua posizione monetaria ultra-accomodante – sostiene Gero Jung, chief economist di Mirabaud Asset Management – Mentre non verranno pubblicate nuove proiezioni economiche, è improbabile che la dichiarazione ufficiale post riunione venga modificata in modo significativo”. In particolare, l’esperto ritiene che la forward guidance della Fed rimarrà invariata, con la prevista ripresa dell’inflazione che dovrebbe rimanere solo temporanea, mentre non verrà fatto alcun accenno a un calo degli acquisti di asset (a questo si riferirà il quarto, nonché più importante paragrafo della dichiarazione del Fomc). “Durante la conferenza stampa – prosegue – è probabile che il presidente Powell ribadisca l’intento della Fed di pazientare rimarcando l’approccio basato sui risultati – contrario alle aspettative”. Per quanto riguarda un possibile futuro calo degli acquisti di asset, gli analisti si concentreranno sulla formulazione riguardante l’enfasi della Fed sul fatto che è necessario “un po’ di tempo” almeno fino a quando non si registreranno progressi sostanziali.

Fed: nessuna fretta di muoversi, nessuna indicazione specifica sul tapering

27/04/2021

La Federal Reserve (Fed) dovrebbe mantenere la sua posizione di politica monetaria favorevole durante la riunione del Federal Open Market Committee (FOMC)che ha preso il via oggi e culminerà domani 28 aprile. “Ci aspettiamo che il comitato migliori la sua valutazione dello stato attuale dell’economia dopo i solidi dati arrivati nelle scorse settimane (sull’occupazione e sui settori più colpiti dalla pandemia) e grazie all’accelerazione del ritmo delle vaccinazioni”, si legge nella view di François Rimeu, senior strategist di La Française AM. “Ciò detto, ci aspettiamo che la Federal Reserve rimanga dietro la curva, in particolare a causa del livello di incertezza sulla crisi della salute pubblica – aggiunge l’esperto -. Il presidente Powell ribadirà che i membri devono vedere ‘ulteriori progressi sostanziali’ sia sull’occupazione che sull’inflazione prima di normalizzare la politica monetaria”.

La Française AM non si attende che la Fed cambi la sua strategia di comunicazione o offra una guidance sulla tempistica del tapering dei suoi acquisti di treasury e titoli garantiti da mutui (MBS) prima della seconda metà dell’anno (riunione di giugno al più presto, molto probabilmente al convegno di Jackson Hole ad agosto). Powell sottolineerà anche che il completamento del Quantitative Easing è una condizione necessaria prima che la Fed consideri l’aumento dei tassi.

Wall Street futures in rialzo dopo record S&P e Nasdaq, inizia riunione Fed. Tesla -2%, Ups e GameStop +8%

27/04/2021

Wall Street riparte con lo S&P 500 e il Nasdaq che hanno testato nuovi valori di chiusura record alla vigilia. In particolare, con un rialzo dello 0,9%, il Nasdaq Composite è salito dello 0,9% alla prima chiusura record dal 12 febbraio scorso.

Oggi inizia ufficialmente la riunione di due giorni del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, che si concluderà domani, con l’annuncio sui tassi e sugli strumenti di politica monetaria varati soprattutto per contrastare la crisi Covid-19. I futures sul Dow Jones sono piatti, con +0,04% a 33.889 punti; i futures sullo S&P 500 avanzano dello 0,10%, a 4.183 punti, mentre quelli sul Nasdaq sono in rialzo dello 0,14% a 14.031 punti.

Titolo Tesla protagonista indiscusso della sessione, sotto pressione dopo aver riportato i risultati di bilancio del primo trimestre nel pomeriggio ora di New York di ieri, dopo la fine delle contrattazioni a Wall Street.

Il colosso delle auto elettriche fondato e gestito da Elon Musk ha riportato un eps di 93 centesimi per azione, meglio delle stime degli analisti, pari a 80 centesimi per azione, in media.

Vale la pena sottolineare come l’eps sia volato di ben il 304% rispetto al primo trimestre del 2020, a fronte del balzo del 208% atteso dal consensus.

Se gli utili sono cresciuti, è stato anche perchè il gruppo ha venduto il 10% della sua partecipazione accumulata in Bitcoin, generando così un profitto di $101 milioni.

Tanto che, come ha fatto notare Dan Levy, analista di Credit Suisse, considerati insieme, i profitti legati alla vendita del Bitcoin e dei crediti green più i benefici fiscali percepiti hanno contribuito per 25 centesimi sull’utile adjusted di 93 centesimi per azione.

Complessivamente, il fatturato è salito del 74% su base annua a $10,39 miliardi, rispetto ai $10,42 miliardi attesi dal consensus degli analisti di Bloomberg.

Riguardo all’outlook per quest’anno, la società qualcosa ha detto, rendendo nota la decisione di puntare a far crescere la propria capacità manifatturiera il più velocemente possibile:

“In un orizzonte pluriennale, prevediamo di raggiungere una crescita annua media del 50% delle consegne dei veicoli. In alcuni anni potremmo crescere più velocemente, come nel 2021”. Tuttavia, il mercato sperava di ricevere un outlook sul 2021 un po’ più preciso, da una società tra l’altro che ha visto il proprio titolo volare del 700% nel 2020.

Il mercato accoglie invece positivamente notizie che riguardano altri titoli: boom di buy per Ups, dopo che il corriere internazionale Usa ha reso noto di aver concluso i primi tre mesi del 2021 con un fatturato consolidato di $22,9 miliardi, in rialzo del 27% su base annua, e con utili operativi consolidati pari a $2,8 miliardi, in crescita del 158% su base annua, e del 164% su base adjusted.

L’utile per azione diluito è stato pari a $5,47, +393% rispetto allo stesso periodo del 2020 e del 141% su base adjusted. Escluse le voci di bilancio straordinarie, gli utili di Ups sono stati pari a $2,77 per azione, meglio degli $1,67 stimati. Il titolo Ups balza dell’8%.

In rally dell’8% anche GameStop, dopo che la società retail di video game ha annunciato di aver venduto 3,5 milioni di azioni aggiuntive, reperendo $551 milioni, somma che sarà utilizzata per finanziare la sua trasformazione in un gruppo di e-commerce.

Molto meglio di Trump: guadagni Wall Street nei primi 100 giorni presidenza Biden sono i più forti in 75 anni. JP Morgan: altro che ‘Sleepy Joe’

27/04/2021

Che non si dica più a Wall Street che la borsa Usa guadagni più con i repubblicani che con i democratici. E altro che Sleepy Joe, come lo aveva definito il predecessore Donald Trump; il presidente americano Joe Biden, indiscrezioni sulla tassa sul capital gain a parte, sta facendo davvero bene all’azionario americano (almeno, per ora)
Dal giorno dell’Election Day di inizio novembre, lo S&P 500 è balzato di fatto del 24,1%, superando tutti i rialzi riportati dalla borsa Usa nei primi 100 giorni di qualsiasi presidenza dal 1953, anno di inizio del mandato di Dwight D. Eisenhower, repubblicano, 34esimo presidente americano, in carica dal 1953 al 1961.

Dopo Biden c’è John F. Kennedy che, nei primi 100 giorni della sua presidenza, ha visto lo S&P 500 avanzare del 18,5%, mentre i primi 100 giorni di Donald Trump, che in diverse occasioni ha presentato se stesso alla stregua di un fattore bullish per i mercati, hanno visto l’indice salire di appena l’11,4%.
Fino a oggi e da quando Biden è al timone, emerge da un articolo della Cnbc, gli investitori non hanno mostrato alcuna esitazione a puntare sulla corporate America.
Così ha commentato lo strategist di JP Morgan Chase, John Normand:
“I primi 100 giorni di Biden hanno già garantito all’azionario (Usa) la migliore performance post elezioni presidenziali in almeno 75 anni, grazie agli stimoli fiscali record: un bazooka anti-Covid-19 del valore di circa $1,9 trilioni, e l’altro piano a cui punta Biden: quello sulle infrastrutture, da $2 trilioni.
Certo, il rischio è che tutti i guadagni finiscano con lo sfumare a causa dell’altro piano che il presidente si appresta a presentare: l’American Families Plan, il piano per le famiglie su cui punta l’amministrazione, che potrebbe avere un valore di $1 trilione circa, e che punta ad aumentare, tra i provvedimenti, l’assistenza sanitaria ai bambini. Un’altra grande iniziativa, se non fosse per il desiderio di Biden di finanziarla con un aumento delle tasse e, in particolare, con l’aumento della tassa sul capital gain che, in alcuni stati americani, arriverebbe a schizzare oltre la soglia del 50%.
E’ anche vero, tuttavia, che Goldman Sachs non è particolarmente preoccupata di queste indiscrezioni, in quanto vede il loro concretizzarsi piuttosto improbabile.
Tasse a parte, tornando al bilancio dei primi 100 giorni della presidenza di Joe Biden, lo strategist John Normand di JP Morgan fa notare che l’effetto Biden su Wall Street, almeno per quanto concerne questi primi 100 giorni, “non è male per chi era stato etichettato da Trump come Sleepy Joe”.
C’è però un fattore che deve essere preso necessariamente in considerazione, come ha sottolineato Art Hogan, chief market strategist presso National Securities:
“Qualsiasi persona che fosse stata presidente, quest’anno, avrebbe ricevuto un sostegno molto significativo”. E questo perché la fase di rally della borsa Usa, si sa, è collegata sia alle speranze che la pandemia Covid-19 sia al capolinea (varianti permettendo), viste le vaccinazioni in tutto il mondo, che alle aspettative sulle riaperture di diverse economie, ergo alla fine dei lockdown.

Swissquote: Tassa Biden al momento non preoccupa nè Fed nè Wall Street

A tal proposito, occhio alla nota firmata da Ipek Ozkardeskaya, Senior Analyst Swissquote:
“Gli investitori si concentrano sugli eccellenti guadagni del primo trimestre piuttosto che sui nuovi casi Covid in aumento a livello globale e così i due principali indici di Borsa americani toccano nuovi record. Il lancio del vaccino aiuta certamente nello stemperare i rischi di assistere ad ulteriori periodi di lockdown in futuro, mentre le condizioni finanziarie rimarranno il più favorevoli possibile o almeno fino a quando le banche centrali non dovranno scontrarsi contro il muro dell’inflazione. Ieri, gli ordini di beni durevoli statunitensi hanno rivelato una crescita più lenta del previsto a marzo. Un pensiero in meno per le colombe della Fed prima dell’annuncio del FOMC di domani. La Federal Reserve (Fed) non può permettersi di fare commenti che risveglierebbero i falchi durante l’incontro di questa settimana, soprattutto considerando che il piano di Biden di quasi raddoppiare l’imposta sulle plusvalenze rappresenta certamente un test importante e ravvicinato per il mercato. Mercato che ha bisogno più che mai del sostegno della Fed per attraversare incolume attraverso rialzi così notevoli dell’imposta sulle plusvalenze. Cionondimeno, le crescenti aspettative di inflazione, dovute ai prezzi delle materie prime alle stelle e alla crescita robusta, potrebbero eccitare i falchi della Fed a un certo punto e spostare l’attenzione dai robusti guadagni del primo trimestre a ciò che accadrebbe a questi guadagni una volta che le condizioni finanziarie inizieranno a essere inasprite”.
“Per ora – si legge nella nota dell’analista di Swissquote – i rendimenti morbidi degli Stati Uniti ci dicono che le condizioni finanziarie più restrittive non sono una delle principali preoccupazioni. Gli investitori seguono ciecamente Jerome Powell nella sua guida politica ultra-favorevole, e la Fed raccoglie chiaramente i frutti di una modifica chiave al suo obiettivo di inflazione dal 2% alla “media del 2%”. Considerata la debolezza dell’inflazione durante i mesi della pandemia, ciò offre alla Fed un buon margine per affrontare un aumento più forte dei prezzi al consumo per almeno un altro paio di mesi e questa è pura magia. I rendimenti morbidi degli Stati Uniti e le aspettative di inflazione in aumento sono la migliore combinazione per aumentare i prezzi dell’oro sopra i $ 1800 l’oncia, soprattutto ora che il potenziale di rialzo dei metalli industriali dovrebbe mostrare alcuni segni di esaurimento con i prezzi che sembrano eccessivi”.
“Sul forex – conclude Ipek Ozkardeskaya- il movimento della coppia EURUSD sopra la zona 1,2080-1,21 ha invertito la tendenza ribassista e apre la strada a un ulteriore apprezzamento verso l’area 1,2300 / 1,2350. Da un punto di vista tecnico, la media mobile a 100 giorni (1,2055) dovrebbe fornire supporto all’inversione positiva dell’appetito dell’euro. Ora che il dovishness della BCE è completamente scontato, i rischi al ribasso sono per lo più diminuiti. Lato trimestrali, oggi gli utili di Alphabet e Microsoft sono sotto stretta osservazione. Sia i prezzi delle azioni di Alphabet che quelli di Microsoft ieri hanno raggiunto un livello record. Le aspettative di guadagno sono forti grazie al business cloud, in rapida crescita e molto redditizio per entrambe le società. Eventuali mancati guadagni potrebbero generare prese di profitto, senza tuttavia danneggiare il solido trend positivo dei prezzi delle azioni di Alphabet e Microsoft. La più grande minaccia alla tendenza positiva dei titoli tecnologici è il reflation trade, che aumenterebbe la domanda di titoli ciclici e sposterebbe il capitale dai titoli tecnologici verso le Value stocks. Ma sembra che la migrazione dalla crescita al valore stia avvenendo senza troppi danni per i titoli tecnologici per ora, e alcuni servizi digitali, incluso il business cloud, difficilmente saranno influenzati dal tema della reflazione poiché, comunque vada, la fine della pandemia non invertirà la migrazione del nostro archivio dati nei cloud”.

Usa: boom vendite nuove case, oltre +20% a marzo. Crescita record dal 2006

23/04/2021

Boom per le vendite di nuove case negli Stati Uniti, salite a marzo al ritmo più veloce dal 2006. Il rialzo, su base mensile, è stato del 20,7%, mentre rispetto al marzo del 2020 le vendite sono più che raddoppiate. In più, i numeri di febbraio sono stati rivisti al rialzo, con le nuove case vendute su base annualizzata pari a 846.000 unità, rispetto alle 775.000 unità inizialmente riportate.

Usa: Pmi servizi al record di sempre, ai massimi storici anche Pmi manifatturiero e Pmi Composite

23/04/2021

L’indice PMI servizi Usa stilato da Markit è balzato ad aprile a 63,1 punti, rispetto ai 61,5 attesi dal consensus e in forte accelerazione rispetto ai precedenti 60,4 punti. E’ quanto emerge dalla lettura preliminare del dato, che ha toccato il record di sempre.

L’indice conferma la forte espansione del settore dei servizi, quello tra l’altro più penalizzato dalla crisi economica scatenata dalla pandemia Covid-19.

Il valore del dato è infatti ben al di sopra della soglia di 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e di espansione (valori al di sopra).

Bene anche l’indice Pmi manifatturiero, salito dai 59,1 punti precedenti a 60,6 punti, meno dei 61 punti attesi ma al valore massimo di sempre. Record infine per il Pmi Composite, che si è attestato a 62,2 punti dai 59,7 punti di marzo.

S&P 500: analisti UBS rivedono al rialzo target di fine anno

20/04/2021

Gli analisti di UBS hanno rivisto al rialzo le previsioni sull’indice S&P 500 per la fine dell’anno, motivando la fiducia con gli ultimi dati, da cui emergerebbero segnali di una forte ripresa dell’economia Usa.

Le stime sono di un indice S&P 500 in rialzo fino a 4.400 punti, il 5% circa del valore a cui il listino ha chiuso la sessione di venerdì scorso. Al momento, lo S&P 500 viaggia attorno a 4.160 punti.

I consigli di GAM per proteggersi dalle bolle di mercato

La diversificazione resta la migliore barriera contro le bolle di mercato. Oggi sono presenti i tre elementi che contribuiscono alla formazione delle bolle ma non si vede l’innesco che potrebbe farle esplodere

Oltre un anno fa il mercato azionario globale cominciava la corsa verso nuovi record, a dispetto di un crollo dell’attività economica mai visto in tempi di pace. Dal 23 marzo 2020 lo S&P 500 è rimbalzato violentemente e alcuni titoli tecnologici hanno registrato performance a tre cifre. L’unica risposta possibile alla domanda se il mercato sia in una condizione di bolla, sembrerebbe un granitico “sì”, ma il quesito da porsi è più sottile, vale a dire quale sia il momento in cui la crescita dei prezzi si trasforma in bolla pronta a deflagrare. In questo caso la risposta esige un supplemento di attenzione, perché le “bolle” sono uno dei fenomeni più antichi e controversi nella storia dei mercati finanziari.

PREVENIRE LE BOLLE PUÒ ESSERE COSTOSO

Carlo Benetti, Market Specialist di GAM SGR, sottolinea che riconoscere le bolle è difficile e costoso, soprattutto se comporta mettersi contro il mercato se si ravvedono forti incongruenze nei prezzi. Oggi lo scenario è completamente inedito, ogni ansa del fiume della Storia riserva novità e situazioni mai viste prima, dalla Cina, alle enormi potenzialità della tecnologia, alle politiche monetarie senza precedenti, tutto contribuisce ad aumentare la complessità e il numero dei possibili esiti, e qualsiasi tentativo di scrutare il passato per cercare indizi utili a decifrare il futuro è inutile.

PER UN INCENDIO SERVONO TRE ELEMENTI

Benetti afferma che si può parlare con certezza di una bolla solo dopo la sua deflagrazione e non aiutano neppure i principali indicatori di Wall Street perché si oppongono altrettanto buoni argomenti a confutazione. Non basta la sopravvalutazione dei prezzi per gridare alla bolla, anche perché possono riferirsi ad alcuni settori e titoli. Per trasformare una fiamma in un incendio occorre la combinazione di materiale infiammabile, calore e ossigeno, e se manca solo uno dei tre il fuoco si può sopprimere e scongiurare il pericolo.

OGGI MANCA L’INNESCO

Anche per alimentare una bolla, secondo Benetti, sono necessari tre elementi, tutti presenti al momento: facile accesso al trading, facile accesso al credito e ampia platea di operatori, come quelli che si ritrovano in gran numero su Reddit e Robinhood. Ma manca il fattore fondamentale dell’innesco, la scintilla che fa esplodere la bolla, il fattore ignoto che scatena il cambiamento radicale. Potrebbe essere un cambio nelle politiche fiscali dei governi, o in quelle delle banche centrali, ma anche nascondersi in una qualsiasi novità tecnologica come ad esempio l’elettrificazione degli anni Venti, un grosso trader in difficoltà, una nave messa di traverso in un canale come Suez o le dispute sul controllo di un canale ancora più importante, i 6 chilometri di mare che separano Taiwan dalla città cinese di Xiamen.

RENDERE I PORTAFOGLI MENO VULNERABILI

L’attuale mercato, secondo l’esperto di GAM SGR, non è economico ma neppure troppo tirato, con il fuoco circoscritto a qualche nome della tecnologia, titoli quotati di recente, società attive nelle energie alternative. Ma l’effetto domino può comunque travolgere tutto in un mercato in un “fase tarda” del ciclo. Ma non è così importante saper riconoscere il momento in cui un mercato da “bullish” si trasforma in “bubblish”, lo è accettare l’ineludibilità di queste fasi e comportarsi di conseguenza, perché non esistono portafogli invulnerabili, ma esistono portafogli che diventano anti-vulnerabili, preparati all’incendio grazie a opportune barriere tagliafuoco.

DIVERSIFICAZIONE E STRATEGIA “A BILANCIERE”

Benetti indica come prima e più importante barriera la diversificazione, che non vuol dire mettere in portafoglio un po’ di questo e un po’ di quello, ma allocare le classi di attivo secondo i criteri della decorrelazione, esercizio che richiede competenze e intelligenza. Un’altra barriera è un posizionamento “barbell”, con i pesi distribuiti alle estremità, come nei bilancieri da palestra: da una parte l’esposizione al beta di mercato e alla direzionalità, dall’altra il posizionamento su strategie a protezione, alternative, multi-asset a bassa volatilità, in una strategia che mette alla prova la valenza del selezionatore. La posta in gioco, conclude Benetti, è il valore aggiunto della diversificazione più efficace.

AllianzGI: perché non bisogna essere pessimisti su economia e mercati

Allianz Global Investors preferisce sottolineare i dati incoraggianti che arrivano dalle economie reali e dai mercati rispetto alla enfatizzazione dei rischi di ribasso, che potrebbe durare ancora alimentata dai media

Dopo un anno di pandemia, il ritorno alla normalità può sembrare ancora un miraggio e i media tendono a enfatizzare i rischi di ribasso, ma così c’è invece il rischio di trascurare gli sviluppi positivi, come ad esempio i vaccini. USA e Regno Unito sono già molto avanti, la UE è più indietro, ma l’accelerazione è in atto. Le settimane a venire potrebbero essere ancora difficili, con prospettive a breve per Germania, Italia, Francia, India, Brasile e molti altri Paesi tutt’altro che rosee, ma in base al modello previsionale IHME della University of Washington l’arrivo dell’estate potrebbe favorire miglioramenti in diverse aree a livello globale.

MAI PERDERE LA SPERANZA

Parte da questo quadro l’outlook settimanale di Allianz Global Investors, a cura di Greg Meier, Senior Economist Director, e titolato “Mai perdere la speranza”, per analizzare gli effetti possibili su economie ormai sfinite dalla pandemia. Negli USA, gli indicatori ad alta frequenza mostrano già un’inversione in positivo, con il traffico aereo in rapido aumento verso il superamento dei 2 milioni di passeggeri al giorno, mentre in Stati come Nevada, Texas, Arizona e Florida, le prenotazioni nei ristoranti si attestano sopra i livelli pre-pandemia, e nei servizi ‘high-touch’ sono ripartite le assunzioni.

GUARDARE AI DATI MACRO

Non mancano le incertezze sul futuro, secondo l’esperto di AllianzGI i timori legati ai rischi di ribasso potrebbero persistere ancora per qualche tempo, ma in ogni caso si dice convinto che i vaccini siano l’arma vincente. Gli investitori ora guardano ai dati macro in arrivo la prossima settimana insieme alle trimestrali di Wall Street, dal commercio estero in Giappone ai prezzi alla produzione in Germania fino alla disoccupazione e all’inflazione nel Regno Unito. Dagli USA si aspettano invece le vendite di abitazioni esistenti, mentre a livello globale la settimana si chiude con la lettura preliminare degli indici dei responsabili acquisti preliminari in Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

VOLATILITÀ AI LIVELLI DI FEBBRAIO 2020

Il contesto tecnico segnala un trend reflazionistico che sembra aver rallentato, con gli investitori che guardano alla progressiva normalizzazione mentre l’indice della Volatilità è sceso a livelli che non si vedevano da febbraio 2020, i prezzi delle commodity hanno rallentato e i rendimenti obbligazionari mostrano un andamento laterale. Intanto sull’azionario continua il ‘tiro alla fune’ tra titoli growth, che hanno riconquistato la leadership, e i value, che evidenziano tuttora un forte potenziale.

Fed, Powell: ‘non possiamo prevedere bolle speculative, ci focalizziamo su resilienza sistema a shock’

12/04/2021

“I prezzi di alcuni asset sono elevati in base agli standard storici, ma la Fed non può prevedere le bolle speculative”. E’ quanto ha detto il numero uno della Federal Reserve Jerome Powell, in un’intervista rilasciata alla trasmissione 60 Minutes della CBS. La Fed, ha continuato Powell, è “più focalizzata sulla resilienza del sistema in caso di shock, e ritiene che il sistema finanziario abbia retto agli shock in modo significativo”. Esiste una possibilità “molto bassa che la crisi finanziaria del 2008 si ripeta, visto che la maggior parte del sistema finanziario ha superato gli stress test durante il collasso dell’economia dell’anno scorso”.

Goldman Sachs vede l’S&P 500 a 4.300 punti tra un anno

Confermata la fiducia nella ripresa globale con l’azionario favorito: ecco le implicazioni delle politiche dell’amministrazione Biden su mercati e settori

10 Aprile 2021 – 9:30

Sarà un 2021 nel segno della ripresa per tutte le grandi economie globali e quindi l’azionario rimane l’asset class favorita. Lo ha spiegato Davide Andaloro, Executive Director e Senior Market e Portfolio Strategist di Goldman Sachs Asset Management,nell’aggiornamento di mercato di aprile. La grande casa d’investimento conferma l’ottimismo per la ripartenza e vede una crescita del PIL maggiore rispetto al consensus in diverse aree geografiche. Tra queste, spiccano gli Usa, il cui Pil nel 2021 secondo GS Asset Management crescerà del 7,2% contro un consensus del 5,7%, mentre a livello globale la previsione è +6,8% contro 5,8%.

PREVISIONI PER I MERCATI AZIONARI

Secondo Andaloro, che tuttavia mette in guardia da una possibile decelerazione futura, la ripresa si rispecchierà nei mercati azionari con una crescita generale degli asset di rischio. L’indice S&P 500, per esempio, viene visto in crescita fino a 4.300 punti da qui a un anno, l’incremento più rilevante insieme all’indice MSCI Asia-Pacific (escluso Giappone), che secondo GS Asset Management toccherà tra un anno i 770 punti. Previsioni che vedono anche un aumento dei tassi globali, con il decennale tedesco che potrebbe riportarsi a zero e il Treasury statunitense all’1,9%. Il dollaro, invece, viene visto in calo a causa delle valutazioni elevate e delle sue caratteristiche anticicliche.

IL PIANO DI BIDEN

Nella sua analisi, Andaloro si è soffermato in particolare sulla politica di bilancio di Joe Biden, che in meno di 100 giorni ha già emesso 37 executive order, nettamente superiori ai 20 dei presidenti americani del 21esimo secolo. Una volta superata la fase degli aiuti per contrastare l’emergenza sanitaria e gettare un ponte verso la ripresa (il pacchetto da 1.900 miliardi di dollari vale circa l’8,4% del Pil), secondo l’esperto di GS Asset Management per Biden giungerà il momento di concentrarsi sui piani politici per la ripartenza.

INFRASTRUTTURE BIPARTISAN

La solida campagna vaccinale, ha spiegato Andaloro, permetterà probabilmente di raggiungere l’immunità di gregge negli Usa entro giugno 2021. Sanità, istruzione e infrastrutture sono le basi della ripartenza pianificata da Biden, che tuttavia dovrà fare i conti con una maggioranza risicata al Congresso. Il piano per le infrastrutture da 2.000 miliardi di dollari, secondo Andaloro, favorirà il rialzo delle commodity e di settori come il comparto industriale e i materiali, senza dimenticare l’importanza del focus sulle infrastrutture “green” e sulle energie rinnovabili, con investimenti massicci sulla mobilità elettrica.

L’INTERVENTO SULLA SANITÀ

Le politiche infrastrutturali probabilmente otterranno un consenso piuttosto ampio, mentre la strada potrebbe essere più accidentata per gli investimenti nella sanità. Nell’analisi di Andaloro, l’intenzione di ampliare la copertura sanitaria dovrebbe favorire i settori delle apparecchiature sanitarie, dei fornitori, distributori e fornitori di servizi sanitari, delle strutture e tecnologie sanitarie, mentre le società biotecnologiche e farmaceutiche “potrebbero dover affrontare un contesto sfavorevole a causa delle pressioni sui prezzi o di un maggiore controllo normativo”.

AUMENTO DELLE TASSE E RAPPORTO CON LA CINA

L’altro tema divisivo segnalato da Davide Andaloro è quello della copertura finanziaria degli interventi, che nei piani di Biden arriverà in buona parte dall’aumento delle tasse. Un aumento del 25% dell’aliquota di imposta sulle società, ha spiegato Andaloro, “determinerebbe una diminuzione del 3% degli utili per azione dell’S&P 500 per il 2022, con un impatto più significativo sulle multinazionali”. Infine, l’altra questione calda rimane quella dei rapporti con la Cina che, secondo l’esperto di GS Asset Management , rimarrà ferma, “anche se l’amministrazione Biden potrebbe adottare un approccio più multilaterale”.

SERVE DISCIPLINA STRATEGICA NEGLI INVESTIMENTI

“Alla luce del cambiamento del rischio politico, vediamo valore in un approccio strategico focalizzato su opportunità che saranno sempre più idiosincratiche, concentrate e globali. L’incertezza tattica può essere gestita grazie alla visione strategica, alla gestione ragionata del rischio, all’attenzione ai flussi reddituali e al focus sulla qualità dei fondamentali”, ha concluso Andaloro.

Fed ottimista sui vaccini ma “l’incertezza rimane” La Banca centrale Usa vede una ripresa robusta e un buon livello di occupazione nel Paese ma è pronta a intervenire ancora per prevenire eventuali rischi

di AGI.it | 07 aprile 21, 21:46

AGI – La Fed è “pronta ad aggiustare l’orientamento della politica monetaria nel caso in cui emergessero rischi che potrebbero ostacolare il conseguimento degli obiettivi” di inflazione. E’ quanto si legge nelle minute sulla riunione del 16-17 marzo scorsoI membri del Fomc hanno osservato “che il ritmo della ripresa economica è aumentato di recente e che l’economia ha continuato a mostrare resilienza di fronte alla pandemia” e hanno notato “sviluppi incoraggianti” con un calo significativo del numero di nuovi contagi nonché un aumento del ritmo delle vaccinazioni. Il board ha convenuto che il percorso dell’economia dipenderà in modo significativo dal corso del virus, compresi i progressi sulle vaccinazioni.
Alla luce di questi sviluppi e dell’entità del recente sostegno della politica fiscale, sono state riviste al rialzo le stime di crescita. Non solo, ma il tasso di disoccupazione, prevede la banca centrale, tornerà sotto i minimi storici. A marzo, le stime di crescita per l’economia americana erano state ritoccate al rialzo, e cioé al 6,5% nel 2021 e al 3,3% nel 2022. A dicembre la Fed aveva previsto un Pil in aumento del 4,2%. Infine, l’inflazione, dopo l’aumento transitorio di quest’anno, dovrebbe restare leggermente al di sotto del 2% anche il prossimo anno per poi raggiungere il 2% entro il 2023. 
 Dopo la diffusione dei verbali, gli indici di Wall Street sono leggermente migliorati ma la reazione è stata contenuta perché le minute non hanno offerto indicazioni su possibili virate restrittive ma piuttosto hanno lasciate intendere che la politica monetaria attuale sia destinata a permanere. Wall Street chiude debole dopo la diffusione delle minute della Federal Reserve che non fanno presagire un cambio di rotta nella politica monetaria. La Borsa americana ha aperto poco mossa e subito dopo la pubblicazione dei verbali della Fed gli indici sono saliti ma poi il Dow Jones ha terminato la sessione a 33.447,81 punti segnando +0,05%, il Nasdaq è sceso dello 0,07% a 13.688,78 punti e lo S&P ha guadagnato lo 0,15% attestandosi a 4.080,0 punti.
 La banca centrale ha affermato che, pur mostrando segni di progresso, la ripresa economica rimane lungi dall’essere completa. Il ritmo serrato della campagna vaccinale negli Usa spinge a un maggiore ottimismo e fiducia nella ripresa economica, ma sull’outlook restano elevate incertezze legate alle varianti del virus. Per la Fed, i progressi sostanziali sugli obiettivi di massima occupazione e prezzi stabili richiederanno probabilmente “un po’ di tempo”.

 

Wall Street: futures ingessati in attesa minute Fed. Dimon (JP Morgan) prevede boom economico fino al 2023

07/04/2021

Futures Usa positivi dopo la chiusura in rosso, alla vigilia, dei principali indici azionari.

Lo S&P ha perso 4,01 punti (-0.10%) a 4.073,93 punti, rimanendo comunque nei pressi dei valori record testati l’altroieri; il Nasdaq è sceso di 7,214 punti (-0,05%) a 13.698,37 punti, il Dow Jones è arretrato di 96,42 punti, o -0,29% a 33.430,77 punti.Alle 13.10 ora italiana, i futures sul Dow Jones salgono dello 0,03% circa a 33.325 punti; quelli sul Nasdaq sono piatti anch’essi, +0,06% a 13.576 punti circa, mentre quelli sullo S&P 500 sono ingessati, con una variazione pari a +0,04% a 4.065 punti.In rialzo in premercato sono i titoli di quelle società destinate a trarre maggior vantaggio dalla riapertura delle economie e dalla fine dei lockdown, come i titoli delle compagnie aeree e dei colossi che gestiscono viaggi in crociera. Carnival avanza di oltre +2%, mentre SouthWest Airlines sale dell’1% circa.

Focus sulla lettera annuale del ceo di JP Morgan Chase, Jamie Dimon:

“Ho pochi dubbi sul fatto che, con i risparmi accantonati, i risparmi cresciuti con i nuovi stimoli, l’enorme spesa in deficit, più QE, un potenziale nuovo piano di infrastrutture, una vaccinazione di successo e l’euforia per la fine della pandemia, assisteremo a una fase di boom economico in Usa. Questo boom potrebbe estendersi facilmente al 2023, visto che tutta la spesa continuerà per buona parte nel 2023”.La paura per il rialzo dei tassi è stata però alimentata di nuovo, pochi minuti fa, dal dato macro relativo al rifinanziamento dei mutui, che ha indicato come la domanda dei rifinanziamenti dei prestiti, la scorsa settimana, sia scesa, a fronte di tassi che sono saliti al record in 10 mesi.In particolare, la richiesta è calata del 5% su base settimanale e del 20% su base annua, al minimo dal giugno del 2020. I dati sono stati resi noti dal Mortgage Bankers Association.Occhio ai tassi sui Treasuries decennali che, dopo essere balzati fino al record da inizi 2020, fino all’1,77%, hanno ritracciato nella sessione di ieri, scendendo di 7 punti base all’1,65%.Oggi il Fomc pubblicherà le minute relative all’ultimo meeting di marzo. Le minute potrebbero dare indicazioni su quando la Fed di Jerome Powell potrebbe decidere di ritirare gradualmente gli stimoli monetari straordinari.

Mercato: fino a qui tutto bene… o quasi (prima parte)

Perché i mercati finanziari appaiono così sconnessi dall’economia reale? La spiegazione non ci farà piacere.

di Umberto Mennini , pubblicato il 04 Aprile 2021 alle ore 08:31

Uno strano disequilibrio

Fino a qui tutto bene, o quasi. Nonostante la crisi Covid-19, i mercati finanziari festeggiano, reagendo meglio di quanto ci si aspettava. Gli indici americani, così come il tedesco Dax, sono vicini ai massimi storici e tutti gli indici europei chiudono sopra o leggermente sotto i prezzi di marzo 2020. A voler essere spiritosi potremmo quasi dire che il Covid-19 ci abbia fatto bene. Ma forse è meglio restare seri.Un contesto, quello con borse sui massimi ed economie in contrazione, sicuramente piacevole rispetto all’alternativa di un crollo dei listini, ma altrettanto sicuramente anomalo. Di fatto stiamo assistendo ad un disallineamento tra economia reale e mercati finanziari piuttosto evidente. Per fare un paragone significativo con il passato, nel primo trimestre del 2009 il PIL dell’eurozona segnava un -5.6% su base annua, con le borse europee che perdevano il 40% circa e che ci misero 3-4 anni a recuperare tale perdita. Oggi invece ci ritroviamo con un PIL dell’eurozona atteso al -5.2% nel primo trimestre 2021, su base annua, ed un Dax cresciuto su base annua del +23%. Un indice S&P500 cresciuto del +16% (dicembre 2020) contro un PIL USA negativo del 2.4% (dicembre 2020). Fino a qui però niente di nuovo. Questo disequilibrio è infatti ormai noto e facilmente osservabile da alcuni indicatori, come il famoso “Buffett Indicator” esposto nell’immagine di seguito, che mette in rapporto la capitalizzazione del mercato azionario americano con il prodotto interno lordo USA. Siamo sui massimi storici, in corrispondenza di livelli che cominciano a preoccupare qualcuno. In passato, per livelli decisamente inferiori del Buffett Indicator, abbiamo infatti assistito a violente discese del mercato azionario americano.

La domanda adesso è: perché avviene questo disequilibrio? Cosa lo sta provocando e cosa potrebbe mettergli fine? L’assurda spiegazione di tutto ciò, dal mio modesto punto di vista, potrebbe essere la seguente.Proviamo a scoprirla insieme andando con ordine.

L’inefficacia della politica monetaria

Prendiamo per esempio il caso europeo. Normalmente, la liquidità immessa nel sistema economico dalle banche centrali, a seguito di una crisi, dovrebbe servire a facilitare le fonti di finanziamento per banche e imprese ed a garantire la stabilità finanziaria, con una conseguente ripresa dell’attività economica ed un graduale ritorno dell’inflazione. Uno degli obiettivi, infatti, della politica monetaria della BCE è il raggiungimento di un tasso di inflazione del 2%, in linea con una modesta espansione economica. Ma se osserviamo il tasso di inflazione dell’eurozona, nonostante la base monetaria della BCE cresca a dismisura da anni, scopriamo che l’obiettivo di politica monetaria è stato fallito il più delle volte, specialmente dal 2008 ad oggi. In sostanza, la BCE non riesce ad espandere l’economia nella giusta misura ed a raggiungere il suo obiettivo di inflazione del 2%. E per risolvere la situazione cosa fa? Crea sempre più moneta. E più questa non fa effetto, più ne viene creata. L’efficacia della politica monetaria si riduce ogni anno che passa.

Inflazione in Eurozona (linea blu), target BCE del 2% (linea gialla)

Base monetaria BCE (area rossa).

Se volessimo però misurare l’efficacia effettiva di ogni euro stampato dalla BCE ed immesso nell’economia, dovremmo utilizzare la cosiddetta Velocità di circolazione della moneta (V). Questo indicatore è ricavato dividendo il totale del PIL nominale dell’Eurozona per il totale dell’aggregato monetario M3 ed indica “quante volte” viene scambiato (generando PIL) un singolo euro creato dalla banca centrale e dal sistema bancario (M3). Il risultato è rappresentato in figura e parla da sé. Per ogni euro creato dalla BCE e dal sistema bancario, il sistema economico sta diventando sempre più “pigro”, cioè genera sempre meno scambi e quindi sempre meno PIL.La Velocità di circolazione della moneta è infatti in costante discesa da anni.

A questo punto, appurato che la moneta in circolazione sia sempre meno efficace e che produca sempre meno prodotto interno lordo, una domanda sorge spontanea: se la moneta creata dalla banca centrale e dal circuito bancario non riesce ad arrivare all’economia reale e non riesce ad espandere l’attività economica ed a creare inflazione, dove finisce tutta questa moneta?

Nella seconda parte di questo studio, che potete leggere più avanti, cercheremo di rispondere a questa domanda e giungeremo ad una conclusione importante. Tutti i nodi, prima o poi, dovrebbero venire al pettine.

Qual è l’obiettivo dello S&P?

Qual è il motivo di questa crescita e quali sono le previsioni? Scopriamolo!

Il piano infrastrutturale di Biden

Mercoledì le azioni hanno avuto reazioni contrastanti quando Biden ha annunciato il suo piano infrastrutturale da 2,25 trilioni di dollari per compensare l’aumento dell’imposta sulle società dal 21% al 28%. Il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che questo aumento delle tasse renderà 2 trilioni di dollari in 15 anni. Tuttavia, alcuni democratici potrebbero ancora ridurre l’aumento a meno del 28%.

A differenza del salto del Nasdaq, la crescita dello S&P 500 è stata modesta. Questo enorme piano include 620 miliardi di spesa per i trasporti, inclusi incentivi per i veicoli elettrici, e 500 miliardi per la crescita del settore manifatturiero nazionale con particolare attenzione all’industria dei chip e alla produzione “verde”.

Pertanto, ha un impatto maggiore sul Nasdaq tecnologico che sullo S&P 500. Tuttavia, l’effetto complessivo è stato accolto positivamente dagli investitori poiché l’economia statunitense si riprenderà più rapidamente con l’aiuto del governo. D’altra parte, un aumento delle tasse è un fattore negativo per le azioni.

Il mese migliore da novembre

Marzo è stato il mese migliore per lo S&P 500 da novembre e il quarto mese positivo su cinque! Ha guadagnato più del 4%.

Previsioni rialziste

Gli strateghi di Sanford C. Bernstein prevedono che lo S&P 500 raggiungerà 8.000 in 100 mesi (otto anni e mezzo). Vedremo!

2 pensieri su “Standard and Poor’s : Trend is your Friend !”

  1. Ciao Fulvio.Ho visto il grafico dell’attivita’ degli Insider traders e stanno vendendo…. Mi ha colpito Bill Gates che ha ridotto notevolmente il suo pacchetto azionario,lo stesso ha fatto Buffet……Il tuo target di sp500 ormai possiamo dire che e’ stato centrato (manca solo un 2% di ulteriore salita dell’indice).Target raggiunto (complimenti per la previsione azzeccata) e insider che vendono…..C’e’ qualcosa che bolle in pentola che i grandi investitori sanno che accadra’ a brevissimo portando di nuovo nel panico i mercati?.Quale e’ il tuo pensiero in merito.Grazie

    Piace a 1 persona

    1. Guarda se avessi la risposta a questa domanda sarei Nostradamus 🙂 , di sicuro stanno “seminando” dei problemi nella Geopolitica in questo ultimo periodo come crisi Russia-Ucraina , Guerra Fredda USA -RUSSIA e USA CINA , oltre al campanello d’allarme dei Cereali che salgono come da idea dell’analisi. Le trimestrali USA arriveranno a togliere per me molti dubbi in merito al famoso detto Sell in May and fly away che a volte è rispettato e molte no.Maggio è vicino e con lui molte delle trimestrali importanti. Risponderanno loro , io purtroppo mi fermo alle analisi fatte e che spero di vedere tutte centrare i target al rialzo e ci siamo molto vicini effettivamente !

      Piace a 1 persona

Lascia un commento