Creano Crisi & Offrono Soluzioni dal ’90

Eccoci a un nuovo appuntamento con una riflessione per tutti che è contenuta nel titolo di quest’ultimo articolo : Creano Crisi & Offrono Soluzioni dal ’90

Pensiamo che sia giusto ricordare ,per chi sopratutto non ci avesse seguito in precedenza ,come la pensiamo sulla FANTOMATICA  “Crisi” prodotta dal VIRUS CORONA & PANDEMIA.

11 Tattiche Oscure della Manipolazione dell’Opinione Pubblica

FTSEMIB-ITALIA-VIRUS CORONA & Joseph Goebbels

Conoscenza & Consapevolezza

EUROPA: Scuse all’Italia (Era Ora!)

Mercati : Chi c’è dietro questa Strategia ?

Rinnovato il nostro totale scetticismo sulla “naturalità” del Virus Corona e sulla “casualità” della sua comparsa ….

Evidenziato il fatto che tale scetticismo è stato più volte confermato dal successivo andamento dei Mercati…

MARKETS : LET’S TWIST AGAIN ?

Vorremmo ricordarVi un vecchio e molto saggio detto popolare contadino :

Gallina che canta ha fatto l’uovo

Sta a significare che il primo che denuncia un fatto negativo ne è probabilmente il responsabile

(USA) TRUMP crea e “risolve” la Guerra Commerciale USA-CINA dei Dazi

(USA) TRUMP ha accusato la CINA per il Corona Virus.

(USA) TRUMP ha tolto i fondi all’OMS per gestione della Pandemia filo “Cinese”

Creano Crisi & Offrono Soluzioni

Ecco le LORO soluzioni dopo avere creato le CRISI :

I Mercati & Trump di Casuale “nulla”

TRUMP’S TRADING 2.0

Che TIMING certe dichiarazioni di Trump

DAZI USA-CINA : Tarallucci & Vino ?

Helicopter Money in arrivo ?

E SEMPRE DA LORO….ARRIVANO ALTRE SOLUZIONI

EMISSIONE DI DEBITO COMUNE….per gli Stati Europei , come dire….altra perdita di SOVRANITA’ per gli STATI MEMBRI  ,dopo le perdute e assai rimpiante, Sovranità Popolare e  Sovranità Monetaria ?

Curioso come ogni situazione di crisi dal BRITANNIA degli anni 90 a oggi porti sempre a soluzioni che vanno puntualmente verso una minore “sovranità” popolare…..verso una minore “sovranità” degli Stati e verso l’accentramento del Potere in poche Mani.

L’ULTIMO ESEMPIO DI SOLUZIONE…..DOPO AVERE CREATO LA CRISI DI OGGI

L’appello di George Soros al Consiglio Ue: sì a Recovery Fund finanziato da bond perpetui

Arriva l’endorsement di George Soros ai bond perpetui come soluzione per affrontare l’emergenza da coronavirus in Europa. In un articolo scritto su Project Syndicate, il finanziere e filantropo miliardario, presidente del Soros Fund Management e di Open Society Foundations, lo dice chiaramente: “Propongo che l’Unione europea raccogli i finanziamenti necessari per il Recovery Fund vendendo ‘bond perpetui’, che non implichino il rimborso del capitale (sebbene possano essere riacquistati o rimborsati, a discrezione dell’emittente) – scrive Soros – Autorizzare questa emissione dovrebbe essere la priorità numero uno del Consiglio europeo, in vista dell’imminente summit del 23 aprile (domani)”.“Ovviamente, l’emissione dei bond perpetui sarebbe per l’Ue senza precedenti, soprattutto in termini di valore”. Soros ricorda che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha detto che l’Europa avrebbe bisogno di almeno 1 trilione di euro per arginare i danni provocati dalla pandemia coronavirus e dal conseguente lockdown.“Ma altri governi, in passato, hanno fatto affidamento sui bond perpetui. L’esempio più noto è la Gran Bretagna, che utilizzò i bond consolidati (Consols) per finanziare le guerre napoleoniche e ricorse ai bond di guerra per finanziare la Prima Guerra Mondiale. Queste emissioni sono state scambiate a Londra fino al 2015, anno in cui entrambe le obbligazioni sono state riscattate. Nel 1870, inoltre, il Congresso degli Stati Uniti autorizzò il Tesoro a emettere Consols per consolidare bond già esistenti. L’emissione avvenne negli anni successivi”.

Soros: tre vantaggi per l’emissione dei bond perpetui

Tre sono i vantaggi che George Soros individua nell’emissione dei bond perpetui da parte dell’Unione europea.

  • Per iniziare, visto che non dovranno essere mai rimborsati, secondo il finanziere i bond perpetui “comporterebbero per l’Ue un carico fiscale sorprendentemente leggero, nonostante la potenza di fuoco finanziaria che mobilizzerebbero”. In più, “l’Ue non dovrebbe rifinanziarli alla loro scadenza, oppure accantonare liquidità in vista di un loro eventuale rimborso. L’Ue sarebbe obbligata soltanto a pagare interessi regolari su di essi. Questo significa che “un bond perpetuo del valore di 1 trilione di euro con una cedola dello 0,5% costerebbe al bilancio Ue appena 5 miliardi di euro l’anno, meno del 3% del budget previsto per il 2020″.
  • Il secondo vantaggio è più tecnico, ma quasi altrettanto importante. Il mercato potrebbe non riuscire ad assorbire, tutto in una volta, una emissione di 1 trilione di euro. Nell’emettere i bond perpetui, l’Unione europea potrebbe raccogliere però questa somma a rate, senza creare un nuovo bond ogni volta.
  • Il terzo vantaggio è che bond perpetui emessi dall’Unione europea si presenterebbero come un asset molto appetibile per i programmi di acquisti di asset della Bce. Visto che la maturity sarebbe sempre la stessa, alla Bce non verrebbe richiesto, inoltre, neanche di ribilanciare il proprio portafoglio.

George Soros fa riferimento a un altro punto a favore dei bond perpetui. In barba al Mes Fondo salva-stati, o a eventuali altri fondi, l’Ue non avrebbe bisogno di creare alcun meccanismo o struttura per emettere i bond, visto che l’Ue ha emesso bond in passato.

I ricavi dovrebbero esere utilizzati per finanziare gli investimenti e donazioni legati alla lotta contro la pandemia. La Commissione europea disperderebbe i fondi o direttamente o attraverso gli stati membri e altre istituzioni che sono direttamente coinvolte nella lotta alla pandemia COVID-19“.

Di bond perpetui o anche di BTP di guerra si è parlato molto, nelle ultime settimane, proprio in Italia. In particolare ha preso piede la proposta di bond perpetui a 50 o addirittura 100 anni. Una sorta di riedizione dei prestiti di guerra, con l’ex premier Romano Prodi che si è espresso favorevolmente alla proposta di Giulio Tremonti per un Prestito di ricostruzione basato sull’emissione di titoli pubblici a lunghissima scadenza.

“La crisi provocata dalla pandemia – conclude Soros nel suo articolo – dovrebbe essere temporanea, ma solo se i leader europei adotteranno le misure straordinarie di cui c’è bisogno per evitare danni di lungo periodo all’Unione europea. E’ per questo che c’è un bisogno disperato di un Recovery Fund europeo. Finanziarlo con i bond perpetui è il modo più facile, più veloce e meno costoso, per crearlo”.

Del “Recovery Fund” ha parlato esplicitamente il documento finale dell’Eurogruppo di una decina di giorni fa circa, in vista proprio della riunione del Consiglio europeo, che si terrà domani, giovedì 23 aprile. Dal documento è emerso che il Fondo sarebbe temporaneo e dimensionato per coprire i costi della crisi e spalmarne il finanziamento in un periodo di tempo.

PRENDERE CONSIGLI , DA CHI AFFONDO’ LA LIRA NEL 1992 , COSTRINGENDO IL GOVERNO AMATO A FARE UN PRELIEVO FORZOSO SUI CONTI CORRENTI DEGLI ITALIANI ,A VOI PARE COSA UTILE E UN BENE PER L’EUROPA E PER L’ITALIA ?

A noi , no , per nulla.

Ad Maiora !

NEWS ARRIVATE DOPO NOSTRO ARTICOLO

Draghi rilancia gli Eurobond. Il Mr Whatever It Takes a cui l’Eurozona deve la sua sopravvivenza i nein-nee Asse del Nord?

Eurobond: una parola che fa saltare sulla sedia soprattutto i falchi tedeschi, un tabù che l’Eurozona non è riuscito ancora a infrangere, e che, nella giornata di ieri, è stato riproposto dall’uomo che ha salvato l’euro: l’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi, ex presidente della Bce, durante la videoconferenza dei membri del Consiglio europeo.

“Lo so che la strada è lunga, ma dobbiamo cominciare a incamminarci. È un obiettivo di lungo periodo, ma è importante avere un impegno politico”.

Con il suo intervento, oltre a rimettere in riga l’Unione europea di Ursula von der Leyen affinché si attivi in misura più efficace in merito alla distribuzione dei vaccini, Draghi ha anche preso l’esempio americano, a cui guardare per rafforzare l’importanza dell’euro e dell’Eurozona tutta: “Negli USA hanno un’unione dei mercati dei capitali, un’unione bancaria completa, e un safe asset“, ha fatto notare il premier.
Ma l‘asse del Nord Europa dirà mai sì a una proposta che è stata rigettata in un altro dei periodi più bui della storia dell’Eurozona, ovvero durante la crisi dei debiti sovrani, quando parlare di rottura dell’euro era diventato quasi normale, e quando solo l’intervento di Draghi nelle vesti di timoniere della Bce e di Whatever It Takes, riuscì a evitare la catastrofe?
La devastazione economica provocata dalla pandemia del coronavirus Covid-19 riuscirà a far cambiare idea al blocco del Nord? Draghi riuscirà dove altri, prima di lui, hanno fallito?

Ma l’area euro non ha un debito da saldare verso Draghi?

C’è da dire che, in realtà, qualcuno potrebbe dire che in teoria l’Europa- a proposito di debiti e crediti – è debitrice nei confronti dell’uomo che, sancendo l’irreversibilità dell’euro, ne ha assicurato la sopravvivenza.
Ma ora Draghi guida l’Italia, non la Bce, e per l’Asse del Nord l’Italia è sinonimo di debito pubblico monstre. Un debito pubblico già volato al 156% circa del Pil nel 2020 a causa degli stimoli fiscali straordinari lanciati per mettere in sicurezza il paese in tempi di pandemia. E un debito destinato a crescere, sempre a causa delle spese necessarie per far restare a galla l’economia italiana. Tra l’altro queste spese sono destinate anche salire, se si considerano le indiscrezioni di Bloomberg, secondo cui il conto che il governo italiano sarà costretto a pagare mensilmente per coprire i costi del lockdown potrebbe salire fino a $15 miliardi di euro, rispetto ai precedenti $10 miliardi al mese.
Ora, è vero che l’Europa ha chiuso un occhio verso l’Italia: d’altronde, il debito pubblico non è certo lievitato solo qui. La priorità, lo hanno detto e ribadito tutti i principali leader mondiali, è rimettere in carreggiata l’economia, sicuramente non strozzarla con misure di austerity. Lo stesso Mario Draghi è lì non per varare manovre di lacrime e sangue come fu costretto a fare l’ex premier Mario Monti per raddrizzare i conti pubblici italiani, ma per spendere nel modo più efficace possibile i finanziamenti previsti con il Recovery Fund.
Detto questo, il debito italiano rimane comunque osservato speciale, e a preoccupare è la sua sostenibilità. A tal proposito Veronica Romanis, docente di economia europea presso l’Università Luiss di Roma, ha così commentato a Bloomberg, a proposito di quanto detto da Draghi nella conferenza stampa con cui ha presentato di recente il Dl Sostegni -ovvero che “questo è un anno in cui non si chiedono soldi, si danno soldi” : “Questo è il momento di spendere, ma dobbiamo anche tener conto della sostenibilità del debito. Quanto deficit extra sarà richiesto è una decisione politica, ma l’unico modo per assicurare che il gigantesco debito italiano sia sostenibile è tornare a crescere. E questo non può essere fatto senza riforme e senza un mercato del lavoro meno rigido”.

Eurobond: una storia di nein continui dall’Asse del Nord

Tornando alla spina degli eurobond, negli anni bui della crisi dei debiti sovrani, fu lo stesso investitore miliardario George Soros, in un articolo sul quotidiano tedesco Handelsblatt, a invocare la creazione di un titolo di debito comune:
“La Germania e gli altri Paesi con la tripla A devono, in un modo o nell’altro, creare un sistema di euro-obbligazioni. In caso contrario l’euro crollerà“, aveva paventato il noto filantropo. “Solo la Germania può rovesciare la dinamica distruttrice europea sostenendo la creazione di euro-obbligazioni ed evitando le perdite incalcolabili che il crollo dell’euro avrebbe sul sistema bancario”, aveva avvertito il finanziare. Era l’agosto del 2011, quasi 10 anni fa.
Non se ne fece, come al solito, nulla. Non tutti i tedeschi furono all’epoca contrari al progetto: a parlare dell’importanza di questi strumenti finanziari, fu nel 2012 il numero uno dell’Ifo.
Ma la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva già affossato, anche ripetutamente, l’idea, bollandola come soluzione politicamente ed economicamente sbagliata, oltre a essere controproducente.
Due anni più tardi, quando l’incubo del crac euro sembrava superato, un no arrivava anche dall’allora Commissario agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici, che sottolineava come quello non fosse il momento giusto.
Nel 2017 la questione tornava a infuocare i dibattiti tra i vari leader europei, con un documento che indicava l’intenzione della Commissione europea di affrontare la questione spinosa del doom loop, ergo abbraccio mortale tra banche e debito pubblico nazionale, particolarmente spinosa per l’Italia, con i bilanci degli istituti di credito caratterizzati da una elevata esposizione ai BTP.
La visione della Commissione Ue prevedeva la creazione di un’asset class comune, denominata in euro: uno strumento finanziario emesso magari da una entità commerciale, ma garantito da bond sovrani. Per poi creare, magari, asset di debito collettivo più liquidi.
Ma, tra gli altri, l’FT riproponeva la questione Italia: “I beneficiari sarebbero i paesi dell’Eurozona caratterizzati dai più elevati livelli dei debiti, come l’Italia, il cui rapporto debito pubblico-Pil si aggira attorno al 132%, quasi il doppio rispetto a quello della Germania”. E subito arrivava la precisazione del portavoce di Wolfgang Schaeuble, allora ministro delle Finanze tedesco: “La posizione di rifiuto degli eurobond e di condivisione del debito non è cambiata”. Ovunque nei corridoi dell’Unione europea risuonava la famosa frase di Angela Merkel: “No agli eurobond fino a quando io vivrò”.

Europa: con pandemia più clemente, è il momento giusto?

La pandemia del coronavirus ha sicuramente allentato i vari ‘nein’ ribaditi nel corso dell’ultimo decennio dalla Germania e dal cosiddetto asse del Nord.
Diversi gli strumenti che sono stati lanciati negli ultimi mesi, a fronte di una Bruxelles più generosa che ha messo da parte diverse rigidità del passato, arrivando a sospendere anche il Patto di Stabilità, addirittura anche per tutto il 2022.
Da quando è iniziata la nuova era pandemica, gli appelli a favore del lancio degli eurobond sono stati risfoderati più volte.
Un appello in tal senso ha visto protagonista l’ex presidente del Consiglio ed ex numero uno della Commissione europea Romano Prodi che, in una intervista al quotidiano La Stampa, ne ha invocato il lancio, vista la situazione di emergenza, l’anno scorso, di questi tempi:
“È arrivato il momento di mettere in atto un salto di solidarietà, di lanciare una strategia europea per impedire una crisi irreversibile che toccherà anche gli altri Paesi europei. La misura da prendere è l’emissione di Eurobonds, come strumento per raggiungere obiettivi comuni. Gli Eurobonds, da una parte sarebbero il segno della solidarietà, ma consentirebbero anche l’avvio della politica economica e della fiscalità a livello europeo che ancora non esistono”.
Ancora Prodi: “Se non capiamo che oggi l’Eurobond è legittimato politicamente, oltreché tecnicamente, quando lo capiremo? È arrivato finalmente il momento di dotarsi di uno strumento di intervento straordinario che vale per tutti: il titolo pubblico del debito pubblico europeo”.
Era il 16 marzo del 2020, la pandemia del coronavirus Covid-19 era appena esplosa nel mondo. Ma neanche la pandemia fermava il no fermo, questa volta dell’Olanda, all’adozione della misura, con il governo che paventava l’aumento dei rischi che sarebbe derivato dal lancio di queste emissioni.  Per l’Olanda e la Germania l’emissione di questi strumenti significava accollarsi i debiti di quei paesi che, in tutti gli anni pre-pandemia, non si erano dotati di uno scudo -magari semplicemente frenando sulla spesa pubblica – per fronteggiare eventuali emergenze ed eventi eccezionali. Quei paesi che, ai loro occhi, avevano sperperato soldi facendo lievitare la spesa, in barba alle regole europee sul debito e sul deficit. Quei paesi, Italia in primis, che avevano chiesto – e ottenuto – flessibilità di bilancio ma che poi, per un motivo o per un altro, non erabo riusciti a garantire una traiettoria discendente del debito.
Nonostante le scuse dell’Olanda, con il ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra che ammetteva che avrebbe dovuto mostrare maggiore empatia nel meeting europeo indetto la settimana precedente per valutare opzioni anti-coronavirus a sostegno dell’economia, i falchi non facevano ancora alcun dietrofront sul loro no fermo alla soluzione dei coronabond.
Un sì agli eurobond veniva invece chiesto dall’ex ministro delle Finanze Roberto Gualtieri, sempre nel 2020, dopo che lo stesso ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva battuto i pugni sui vari tavoli europei per chiederne l’emissione. Le dichiarazioni di Conte avevano fatto riaffiorare anche la minaccia di una Italexit: “Se l’Europa non si darà strumenti finanziari all’altezza della sfida, come gli Eurobond, l’Italia sarà costretta a far fronte all’emergenza e alla ripartenza con le proprie risorse. Ma le risposte nazionali rischiano di essere meno efficaci rispetto ad un’azione coordinata europea e possono mettere a repentaglio il sogno europeo”.
Indubbiamente, le tensioni sono poi rientrate con l’approvazione del Recovery Fund-Next Generation EU, il bazooka fiscale da $750 miliardi sui cui i leader europei sono riusciti a trovare finalmente un’intesa.
Al presidente del Consiglio Mario Draghi tocca ora proprio l’impresa titanica di spendere beni i soldi delle risorse europee. I primi fondi, come ha detto il ministro dell’economia Daniele Franco, arriveranno alla fine dell’estate. E qualcuno ha già visto nei fondi Sure una sorta di anticamera degli eurobond che, a differenze dei Recovery bond che saranno lanciati per finanziare il fondo Next Generation EU, prevede anche la mutualizzazione del debito accumulato in passato. L’Europa ascolterà Draghi? Probabilmente per l’Italia, Draghi è l’ultima chance non solo per una ripresa dalla crisi economica provocata dalla pandemia Covid, ma anche per un braccio di ferro contro i falchi del Nord che possa concludersi con una vittoria finalmente italiana.

Bankitalia, Visco cauto su vaccini. Su imprese italiane risposta lenta già a cambiamenti mondiali anni ’90

“Se i positivi sviluppi sul fronte dei vaccini inducono oggi a un cauto ottimismo, occorre tenere presente che ci vorrà ancora tempo prima che essi possano essere distribuiti su larga scala a livello mondiale”. E’ quanto ha detto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in una lectio magistralis per l’inaugurazione dell’anno accademico del Gran Sasso Science Institute.“In Italia secondo le proiezioni da noi diffuse la scorsa settimana, la caduta del Pil potrebbe essere di circa 9 punti percentuali – ha continuato il numero uno di Palazzo Koch – Nonostante il recupero dell’industria, più intenso nei mesi estivi, il quadro resta debole nei servizi, e specialmente nei comparti più esposti agli effetti della pandemia, quali quelli del commercio al dettaglio, dei trasporti, degli alloggi e della ristorazione. Sulla domanda pesa inoltre l’aumento della propensione al risparmio delle famiglie a fini precauzionali”.Ignazio Visco ha fatto riferimento alle vulnerabilità delle imprese italiane, sotto gli occhi di tutti molto tempo prima della pandemia del coronavirus, già negli anni ’90.La risposta che le imprese italiane hanno dato ai grandi cambiamenti mondiali iniziati nel decennio è stata, infatti, “lenta”. Ovvero “si è puntato soprattutto a riforme che consentissero di ridurre il costo del lavoro, mentre gli investimenti, non solo privati, sono stati insufficienti”.“La nostra struttura produttiva – ha continuato il governatore – è rimasta sbilanciata verso imprese molto piccole, che dispongono di pochi mezzi, sia finanziari sia in termini di competenze manageriali, per effettuare rilevanti investimenti in ricerca e sviluppo e innovare, e verso i comparti tradizionali, dove la concorrenza dai paesi emergenti e in via di sviluppo è stata più intensa”.Se invece “le imprese italiane avessero la stessa struttura dimensionale di quelle tedesche, la produttività media del lavoro nell’industria e nei servizi di mercato sarebbe superiore di oltre il 20%, superando anche il livello della Germania”, ha fatto notare il banchiere.“L’economia italiana non cresce da vent’anni, una stagnazione dovuta alla carenza di investimenti pubblici e privati – ha sottolineato ancora Visco, aggiungendo che -il debito pubblico è un problema legato alla crescita: dipende molto dall’incapacità di crescere e noi non siamo riusciti a crescere in vent’anni. Sostanzialmente perchè non abbiamo fatto investimenti che hanno effetti nel medio-lungo periodo, non solo il settore pubblico ma anche le imprese”. Dobbiamo convincere noi stessi che è nell’interesse di tutti investire nell’istruzione, nella conoscenza. I rendimenti sono rinviati nel tempo, bisogna esserne consapevoli, ma se non si parte mai non si arriva mai: questa è una cosa che diciamo da 10-20 anni. Se si riesce a mettere insieme un investimento sufficiente sul capitale umano possiamo garantire quella crescita che consente di affrontare gli squilibri, anche finanziari”.

Berlusconi: chi rifiuta il Mes vuol far fallire euro e Ue

Berlusconi ribadisce la sua posizione pro MES e afferma che “Chi dice no al Mes vuol far fallire euro e Ue”.
“Una risposta irresponsabile da parte dell’Italia, come il rifiuto di utilizzare il MES, darebbe anche straordinari pretesti ai partiti sovranisti dei Paesi del nord per boicottare ogni tentativo di solidarietà nell’Unione”, sono le parole del leader di Forza Italia in un’intervista rilasciata al mensile Wall Street Italia.Nei passaggi legati al MES e all’UE, Berlusconi sottolinea che il no al MES rende difficile se non impossibile ai nostri partner europei di aiutare l’Italia, le nostre banche, il nostro sistema finanziario e i nostri conti pubblici”.

Sì al MES subito, il piano di Conte insieme a Spagna e Portogallo

La partita sul Recovery Fund è ancora tutta da giocare lo la prossima riunione del Consiglio europeo che probabilmente non sarà quella decisiva. Il governo Conte è in prima linea su questo fronte visto che l’Italia è la maggiore beneficiaria potenziale del Recovery Fund, ma nel frattempo la necessità di risorse in tempi brevi sta portando a valutare la richiesta del MES light, che porterebbe in dote circa 36 miliardi. Risorse senza condizionalità che l’Europa mette a disposizione per coprire spese sanitarie. Secondo quanto riferisce oggi Repubblica, l’esecutivo lo chiederà entro fine luglio assieme a Spagna e Portogallo e probabilmente anche qualche nordico dall’alto debito, ad esempio il Belgio.Il premier Conte avrebbe ricevuto il via libera di massima all’operazione MES anche da Luigi Di Maio e altri ministri 5S. Per accedere al MES, che è comunque nuovo debito anche se a tassi ultra agevolati, servirà un nuovo scostamento di bilancio.

Stati Generali, Visco: difficile prefigurare quale sarà la nuova normalità

Nel suo intervento di ieri alla prima giornata degli “Stati generali dell’Economia”, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, ha dedicato un passaggio all’incertezza riguardante la capacità delle politiche di sostegno adottate nei diversi paesi di influenzare la fiducia e i consumi delle famiglie e le aspettative e gli investimenti delle imprese. “E’ assai difficile prevedere, in questa situazione, quante risorse saranno necessarie, come saranno impiegate e quale sarà il loro grado di efficacia”. “A un livello più profondo – aggiunge Visco – non sappiamo come e quanto l’esperienza della pandemia finirà per modificare i nostri comportamenti, le abitudini di consumo, l’allocazione del possibile aumento del risparmio precauzionale. Ci si chiede quali nuovi bisogni si affermeranno, quali consuetudini saranno definitivamente superate, quali saranno le conseguenze per l’organizzazione della società e dell’attività produttiva. Visco pertanto ritiene che prefigurare quali saranno i nuovi “equilibri” o la nuova “normalità” che si andranno determinando è molto difficile.

Recovery Fund: Gualtieri, proposta Ue all’altezza della sfida. E’ passo avanti storico

“La proposta della Commissione europea è all’altezza della sfida e della necessità di sostenere il rilancio dell’economia con strumenti e risorse comuni. È un passo avanti storico, ora lavoriamo per adottarla rapidamente. Well done!”. Così il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha commentato su Twitter la proposta del Recovery Fund avanzato dalla Commissione europea. Ora l’Italia dovrà fare richiesta dei fondi all’Europa presentando anche un piano di riforme. A questo riguardo Gualtieri ha anticipato: “Potenziare gli #investimenti, riformare il #fisco, semplificare la #burocrazia. Ora serve un grande patto per lo sviluppo sostenibile e inclusivo con le forze sociali e produttive, un Recovery plan dell’Italia”.

La grande riscossa di Wall Street, l’indice S&P riconquista i 3000 punti

Nella giornata di riapertura del floor, la Borsa di New York parte in territorio largamente positivo. Corrono i titoli dei viaggi e delle compagnie aeree, aumenta  la propensione al rischio e l’ottimismo sulla ripresa economica

Wall Street apre in netto rialzo, con l’indice S&P 500 che supera nuovamente la soglia dei 3.000 punti (+2,10). In deciso rialzo anche il Dow Jones (+2,40%) e il Nasdaq (+1,60%), nella giornata in cui riapre il flloor alla Borsa di New York. I listini europei continuano la seduta in netto rialzo, con Piazza Affari a +1,54%, Francoforte +1,02%, Parigi +1,44%, Madrid +1,78% e Londra +1,04%.

OTTIMISMO PER RIPRESA ECONOMICA

I mercati scommettono sulla ripresa economica. L’ottimismo degli investitori è dovuto anche alle buone notizie che arrivano dal fronte immobiliare: i prezzi delle case sono saliti a marzo, mese in cui è scoppiata la pandemia da coronavirus negli Usa. Nello specifico, il dato relativo alle venti maggiori città Usa è salito del 3,9% su base annua lo scorso mese.

BENE ANCHE L’EUROPA

Il tentativo di superare il coronavirus si registra anche in Europa. Il Dax di Francoforte è già ai massimi dall’inizio del lockdown italiano, scattato il 10 marzo, mentre sia Milano che Parigi sono molto vicini. Da quando è iniziato il lockdown Piazza Affari ha ceduto il 24%, Parigi il 23% e Francoforte il 14%; spostando l’attenzione negli Usa, il Down Jones ha ceduto il 15%.

VIAGGI E COMPAGNIE AEREE IN RECUPERO

L’ottimismo per una ripresa economica post-pandemia spinge nelle contrattazioni i titoli dei viaggi e delle compagnie aeree, sulla prospettiva di un’apertura della frontiere nel mese di giugno, e dopo che nei giorni scorsi molti vettori hanno annunciato il ritorno nei cieli a partire dal prossimo mese. Lufthansa sale del 6%, IAG, proprietaria di British Airways, guadagna il 19%, EasyJet oltre il 10% e Ryanair più del 9%.

SPREAD IN CALO, PETROLIO SU

In calo lo spread, che viaggia in area 200 punti base, contro i 211 pb della vigilia. Il Tesoro ha collocato in asta CTz a 24 mesi per 4 miliardi di euro, con un rendimento lordo dello 0,441% e un miliardo di Btp-i a 10 anni, con un rendimento in calo di 48 punti base, all’1,29%. Il generalizzato ottimismo degli investitori spinge anche il petrolio, con il Wti che guadagna l1%, a 34,24 dollari al barile; il Brent sale dell1,6%, a 36,1 dollari al barile.

Bce, Lagarde: ‘COVID shock simmetrico ma con effetti asimmetrici. Ripresa dipenderà da ritiro misure lockdown

Il Covid-19 è “uno shock simmetrico” che ha provocato “conseguenze asimmetriche, e la ripresa dipenderà da come procederà la fase del ritiro delle misure di contenimento”, ovvero del lockdown. Lo ha detto il numero uno della Bce Christine Lagarde, intervenendo all’evento online Youth Dialogue nell’ambito dell’iniziativa European Youth Event 2020.

Bce, Lagarde: Pil Eurozona tra -8% e -12% in 2020

“Il Pil dell’Eurozona si contrarrà quest’anno dell’8-12%”. Lo ha detto il numero uno della Bce Christine Lagarde, intervenendo all’evento online Youth Dialogue nell’ambito dell’iniziativa European Youth Event 2020.

Bce, Lagarde: ‘nostro mandato stabilità prezzi, ma dobbiamo anche sostenere economia

“Il nostro mandato è la stabilità prezzi, ma dobbiamo anche sostenere l’economia”. Lo ha detto il numero uno della Bce Christine Lagarde, intervenendo all’evento online Youth Dialogue nell’ambito dell’iniziativa European Youth Event 2020.

Bce, Lagarde: ‘coronavirus ha provocato crisi economica massiccia con effetti duraturi’ -FLASH-

Il ‘coronavirus ha provocato una crisi economica massiccia con effetti duraturi’ a causa dello “stop improvviso dell’attività economia”. Lo ha detto il numero uno della Bce Christine Lagarde, intervenendo all’evento online Youth Dialogue dello European Youth Event 2020.

BTP Italia: condizioni della nuova emissione e come acquistarlo (dal 18 al 20 maggio per i retail)

La sedicesima emissione del BTP Italia è ai blocchi di partenza con importanti novità quali la scadenza a 5 anni (26 maggio 2025) e il premio fedeltà raddoppiato per coloro che sottoscriveranno da subito il Titolo e lo deterranno fino a scadenza, quindi per l’intera durata dei 5 anni; il premio fedeltà sarà pari all’8xmille del capitale investito. Ciò in ragione della speciale destinazione di questa sedicesima emissione del BTP Italia che sarà interamente destinata a finanziare i recenti provvedimenti del Governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Il Tesoro ha comunicato che la cedola minima garantita sarà dell’1,4%.Per la sottoscrizione del BTP Italia, oltre a recarsi in banca o all’ufficio postale, si ricorda che è possibile anche l’acquisto online mediante il proprio home-banking o mediante nuove modalità di prenotazione offerte dagli istituti bancari per tenere conto della particolare situazione determinata dalle misure di contenimento di questi mesi.Il titolo sarà collocato sul mercato, attraverso la piattaforma elettronica MOT di Borsa Italiana, in due fasi: la Prima Fase si svolgerà in tre giornate, da lunedì 18 a mercoledì 20 maggio senza possibilità di chiusura anticipata, e sarà riservata ai risparmiatori individuali ed altri affini; il codice ISIN del titolo per questa Prima Fase è IT0005410904. La Seconda Fase, che si svolgerà nella sola mattinata del 21 maggio, sarà riservata agli investitori istituzionali. Per questi ultimi il collocamento potrebbe prevedere un riparto, nel caso in cui il totale degli ordini ricevuti risulti superiore all’offerta finale stabilita dal MEF. Al contrario, per i piccoli risparmiatori ed altri affini non sarà applicato alcun tetto massimo, assicurando la completa soddisfazione degli ordini, come in tutte le precedenti emissioni.Al sottoscrittore all’emissione non verranno applicate commissioni di collocamento mentre sul rendimento del titolo si continuerà ad applicare l’usuale tassazione agevolata sui titoli di Stato pari al 12,5%.Il nuovo BTP Italia, per il resto, presenta le stesse caratteristiche dei precedenti collocamenti: cedole semestrali indicizzate al FOI (Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi), a cui si aggiunge il pagamento del recupero dell’inflazione maturata nel semestre (con la previsione di un floor in caso di deflazione, che garantisce che le cedole effettivamente pagate non siano comunque inferiori al tasso reale garantito definitivo), rimborso unico a scadenza.

Il lavoro è la cosa che preoccupa di più dopo il lockdown. Tagli al budget ma non su tutto

La Fase-2 è ancora agli inizi e gli italiani sono assaliti da molti dubbi che dalla sfera sanitaria si sono spostati nelle ultime settimane soprattutto verso quella economica. Il lavoro è come sempre la prima preoccupazione e i giovani temono che dopo il lockdown le prospettive lavorative andranno peggiorando. Dall’osservatorio “LOCKDOWN. Come ha cambiano le nostre vite” di Nomisma e CRIF su un campione di 1.000 italiani tra 18 e 65 anni emerge che l’allentamento del lockdown, la possibilità di rivedere i propri congiunti e fare le prove della nuova normalità – con le dovute precauzioni e DPI del caso – fa tornare il sorriso agli italiani; con l’inizio della FASE 2 il 36% ha avvertito un miglioramento dell’umore rispetto al periodo di quarantena. Il mantra che accompagna costantemente il 30% degli italiani è quello della serenità. Lavoro preoccupa i trentenniLa situazione economica e quella lavorativa durante la FASE 2 segnano un peggioramento rispetto ai primi mesi del 2020, rispettivamente per il 31% e il 17% della popolazione. Sul tema lavoro, a soffrire di più sono i trentenni (32-39 anni): 1 su 5 denuncia, infatti, il deterioramento della propria situazione occupazionale, messa a dura prova e resa incerta dallo stop forzatoBenessere economico e gestione delle speseLa presenza di una situazione finanziaria non solida trova conferma nel fatto che le famiglie in questa fase hanno incontrato difficoltà, pur continuando a onorare gli impegni nella maggior parte dei casi, nell’affrontare spese di routine quali il pagamento delle utenze, l’affitto o le rate dei finanziamenti. Nello specifico, sono oltre 3 milioni (pari all’8%) gli italiani che durante il periodo di Lockdown hanno gestito con tribolazione le finanze familiari, facendo fronte a stento ad almeno 3 delle voci di spesa normalmente a budget (ad esempio bollette, canone di affitto, rate dei finanziamenti, …). Nel gioco dei vinti e dei vincitori, a pagare lo scotto più alto sono coloro che durante il periodo del Lockdown non hanno lavorato (tra questi la quota di chi ha incontrato difficoltà economiche sale al 47%) e gli under40 (in difficoltà ad affrontare almeno 3 voci di spesa nel 44% dei casi).Tra le spese affrontate con maggior fatica quelle relative al canone di affitto della propria abitazione. Se nel primo mese di Lockdown la percentuale di chi era difficoltà a garantire il pagamento del canone mensile era pari al 25%, a inizio maggio è addirittura salita al 33% dei locatari. Considerando che 4 italiani maggiorenni su 10 hanno un contratto di finanziamento in corso, anche il rimborso delle rate di mutui e prestiti personali sono fonte di preoccupazione, con il 17% degli italiani con un contratto attivo che hanno dichiarato di rimborsare le rate con difficoltà. Nei 2 mesi di lockdown, il pagamento del canone di locazione del proprio ufficio/negozio/locale è stato rispettato a fatica dal 27% dei lavoratori in affitto. Anticipazioni, queste, dell’indagine sulle famiglie italiane e la casa che verrà diffusa il 26 maggio 2020.Rinunce e limitazioniLa chiusura forzata e prolungata di attività economiche e servizi, la necessità di costruire una nuova quotidianità più “domestica” ha portato gli italiani a rivedere il proprio paniere di spesa, da un lato contraendo spese considerate rimandabili o non più indispensabili e dall’altro aumentando il budget destinato ad acquisti richiesti dalla situazione di emergenza.L’incertezza legata ai tempi e alle modalità di ripartenza e una non piena consapevolezza degli effetti che il periodo di lockdown innescherà su lavoro e budget familiare, da un lato stanno mettendo a dura prova il bilancio economico delle famiglie italiane e dall’altro incentivano, tra chi può, una maggior propensione al risparmio. Il risultato è quello di rinunce e limitazioni alle spese “non obbligate”.Tra le voci più colpite dai tagli di budget abbigliamento e arredamento. Il 38% dei responsabili di acquisto ha ridotto la spesa destinata ad abiti e calzature, il 17% ha invece preferito posticipare questo tipo di spesa e un ulteriore 25% ha deciso di rinunciarci. Spesa ridotta nel campo dell’arredamento per il 35% degli shopper di questa categoria, acquisti rimandati nel 14% dei casi e definitivamente annullati per il 30% degli italiani.La spesa destinata all’acquisto di prodotti alimentari rappresenta, invece, un dato in apparente controtendenza. Risulta infatti aumentata per il 23% degli italiani – anche per via di una parziale riconfigurazione dei canali di acquisto di riferimento oltre che per l’aumento dei pasti consumati o comunque preparati in casa e la ricerca di prodotti in grado di trasmettere al consumatore una garanzia di sicurezza sanitaria.Allo stesso tempo, l’analisi evidenzia le prime difficoltà di accesso ai beni primari: il 40% degli italiani in difficoltà economiche, infatti, ha dovuto ridimensionare la spesa alimentare.

Stangata rincaro prezzi da lockdown: la classifica delle città dove il cibo è più caro

Ad aprile, stando ai dati Istat, l’inflazione registra una variazione nulla su base annua. Un effetto dovuto al lockdown a al crollo dei prezzi energetici. Dietro a prezzi apparentemente fermi si nasconde una brutta sorpresa per le tasche dei consumatori: da un lato i ribassi come quelli dei carburanti non producono alcuna conseguenza, per via del blocco degli spostamenti, mentre la stangata del carrello della spesa, che aumenta di due volte e mezzo rispetto a marzo, da 1% a 2,5%, pesa sul portafoglio di tutti gli italiani.
L’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica delle città e delle regioni che hanno registrato i maggiori rincari annui per quanto riguarda i soli prodotti alimentari.Il rialzo dei prodotti alimentari (+2,8% in media nazionale) produce una maggior spesa di 155 euro per una famiglia media, 213 per una coppia con 2 figli, 187 per una coppia con 1 figlio.Il cibo (prodotti alimentari e le bevande analcoliche) è l’unica voce che durante l’emergenza Coronavirus non ha subito riduzioni delle vendite, come dimostrano i dati Istat sul commercio al dettaglio.La città con i maggiori rincari alimentari è Caltanissetta, +5,7% su base annua, più del doppio rispetto alla media italiana, pari a +2,8%. Al secondo posto Trieste (+5,3%) e al terzo Palermo (+4,8%). Le più virtuose Siena, +0,6%, Macerata (+0,9%) e Arezzo e Pistoia (entrambe +1,4%).Tra le grandi città rincari sopra la media per Roma (+3,3%), Torino (3,2%) e Napoli (+2,4%), mentre Milano si limita a +1,8% e Bologna solo +1,6%.quanto riguarda le regioni, il cibo più caro, in termini di aumento dei prezzi, si trova in Friuli, +4,1%. Seguono Liguria e Umbria (+3,6% per ambedue), al terzo la Sicilia (+3,4%). La regione migliore, le Marche, con un rialzo dei prodotti alimentari del 2,1 per cento.

PIL Germania non crolla come gli altri, per economisti il peggio è già alle spalle per economia tedesca

L’economia tedesca segna nel primo trimestre una contrazione del 2,2% su base trimestrale, il calo più marcato dal lontano 2009. Il dato è in linea con le attese degli analisti. Su base annua l’economia tedesca si è contratta del 2,3%. Consumi privati, investimenti ed esportazioni sono stati i principali freni per l’economia.Dati tedeschi che segnano come da attese un calo del PIL decisamente meno accentuato rispetto a quello degli altri principali paesi europei quali Francia (-5,8%), Spagna (-5,2%) e Italia (-4,7%).“I numeri di oggi non sono una vera sorpresa – commenta Carsten Brzeski, Chief Economist, Eurozone e Global Head of Macro di Ing – . I dati industriali relativi a marzo e i precedenti rapporti sul PIL di altri paesi della zona euro, nonché la prima stima per la zona euro nel suo complesso (-3,8% t/t) avevano già indicato le dimensioni potenziali del rallentamento tedesco”. “Il fatto che il rallentamento tedesco sia meno accentuato rispetto alla maggior parte degli altri paesi della zona euro offre un comfort molto scarso”, aggiunge l’esperto che sottolinea come i dati peggioreranno anche se il peggio potrebbe già essere alle spalle e cita i dati sulla mobilità indicati su Google, i quali mostrano che l’attività è già accelerata a metà maggio. Mentre l’attività (sociale ed economica) è rallentata al 60% del suo livello di gennaio durante il picco del lockdown, ora è tornata a oltre l’80%.

Bce: “assolutamente preparata a incrementare l’entità Pepp”

“Il Consiglio direttivo è assolutamente preparato a incrementare l’entità del Pepp e ad adeguarne la composizione, nella misura necessaria e finché le circostanze lo richiederanno”. Lo si legge nel bollettino economico diffuso dalla Banca centrale europea (Bce) nel quale si indica che “in ogni caso, il consiglio è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per far sì che l’inflazione converga stabilmente verso l’obiettivo perseguito, coerentemente con l’impegno a favore della simmetria”.

Bollettino Bce: ancora necessario un ampio grado accomodamento

“Associando i risultati dell’analisi economica alle indicazioni derivanti dall’analisi monetaria, il consiglio direttivo ha confermato che è ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario affinché l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”. E’ quanto si legge nel bollettino economico della Banca centrale europea (Bce)

Bollettino economico: area euro di fronte a contrazione economica senza precedenti

“L’area dell’euro sta affrontando una contrazione economica che per entità e rapidità non ha precedenti in tempi di pace”. Sono queste le prime righe che si leggono nel bollettino economico pubblicato oggi dalla Banca centrale Europea (Bce) nel quale si sottolinea che “le misure adottate per il contenimento della diffusione del coronavirus hanno provocato un arresto di gran parte dell’attività economica in tutti paesi dell’area dell’euro e su scala mondiale”.“Gli indicatori del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese segnano un drastico calo, che suggerisce una netta contrazione della crescita economica e un forte deterioramento delle condizioni nel mercato del lavoro – si legge nel documento della Bce -. Data l’elevata incertezza sulle dimensioni finali effettive delle ricadute economiche, gli scenari di crescita elaborati dagli esperti della Bce indicano che quest’anno il Pil dell’area dell’euro potrebbe far registrare una caduta tra il 5 e il 12%, su cui incideranno in modo decisivo la durata delle misure di contenimento e il buon esito delle politiche di attenuazione delle conseguenze economiche per imprese e lavoratori”.

MES light, c’è l’accordo finale dell’Eurogruppo. Risorse pari a 2% PIL, ora l’Italia dovrà decidere se attivarlo

L’Eurogruppo ha trovato un accordo definitivo sul MES. Fonti UE riferiscono di un accordo completo su tutti gli aspetti e i dettagli dello strumento di sostegno per la crisi pandemica. Stando a quanto riporta l’ansa, l’accordo si basa su un’interpretazione estremamente ampia delle spese sanitarie che possono essere finanziate (quindi non solo per respiratori o terapie intensive), una maturità dei prestiti a 10 anni e un tasso d’interesse basso, poco sopra lo 0,1% annuo. La linea di credito potrà essere usata per le spese sanitarie fino al 2% del Pil“Tutti gli Stati potranno prendere il 2% del loro Pil, scadenze e interessi saranno molto favorevoli, e la sorveglianza sarà semplificata”, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, prima del vertice Eurogruppo di oggi. Il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno ha rimarcato che tutti potranno prendere prestiti fino al 2% del Pil, a condizioni molto favorevoli e con lunghe scadenze”. “Questo coprirà i costi sanitari diretti e indiretti, che sono lievitati”, ha aggiunto.La nuova di linea di credito del Mes, che per l’Italia significa potenziali risorse per 36 mld di euro circa, sarà pienamente operativa da metà maggio. Ogni singolo Stato deciderà se attivare o meno il MES light.

Effetto COVID sui mercati Europa, Gentiloni: ‘a marzo sell off su azioni e high yield bond più forte del secolo

L’emergenza economica e sanitaria provocata dal coronavirus, “ha dato vita a un repricing dei rischi improvviso nel mese di marzo”. Così il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni, nella conferenza stampa indetta per commentare le previsioni primaverili della Commissione europea, riferendosi all’ondata di sell off che ha colpito i mercati finanziari a marzo.“In Europa, le azioni e le obbligazioni societarie ad alto rendimento sono state colpite dalla vendita più veloce del secolo”, ha precisato l’eurocommissario, che ha reso noto anche che, “nelle prossime settimane” arriverà la proposta della Commissione europea, su mandato del Consiglio europeo, relativa alla creazione di un recovery fund per sostenere l’economia. “Sono fiducioso che a giugno verrà approvata dal Consiglio Ue”.

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E ora chi lo dice a Trump che il «suo» Anthony Fauci non crede che il coronavirus sia stato fabbricato a Wuhan? 05/05/2020

  • Anthony Fauci è l’immunologo che guida la task force anti-coronavirus in Usa
  • Contrariamente a Trump e Pompeo, non crede che il virus sia stato prodotto artificialmente in laboratorio
  • La sua intervista al National Geographic

Anthony Fauci ha rilasciato una lunga intervista al National Geographic. Si tratta dell’immunologo che si trova a capo della task force della Casa Bianca per fronteggiare l’emergenza coronavirus negli Stati Uniti. Spesso è andato in direzione contraria rispetto alle indicazioni di Donald Trump, ma questa volta tocca un punto che potrebbe essere di non ritorno rispetto alla narrazione della Casa Bianca sul coronavirus. Secondo l’immunologo, infatti, non ci sono evidenze scientifiche che il coronavirus sia stato prodotto artificialmente in un laboratorio di Wuhan.

Anthony Fauci al National Geographic: non crede che il coronavirus sia stato originato in laboratorio

È la prima voce vicina allo Studio Ovale che, negli ultimi tempi, fa questa affermazione. Nei giorni scorsi, sia Donald Trump, sia il segretario di stato Mike Pompeo avevano affermato di avere prove sulla fabbricazione del virus in un laboratorio cinese. Tuttavia, queste prove non sono state rivelate e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha invitato il presidente degli Stati Uniti a mostrarle per supportare queste sue affermazioni. Cina e Stati Uniti hanno dato il via a una sorta di seconda guerra fredda di dichiarazioni al vetriolo in merito alla gestione dell’epidemia di coronavirus.«Guardando all’evoluzione nel tempo – ha detto Fauci al National Geographic – tutto indica fortemente che questo virus si è evoluto in natura e poi ha saltato specie. Inoltre, le prove che abbiamo dimostrano che questo tipo di virus non possa in alcun modo essere stato manipolato artificialmente». L’immunologo, inoltre, non crede affatto che il virus possa essere stato ritrovato in natura, isolato e portato in un laboratorio dal quale poi sia fuggito accidentalmente o intenzionalmente.Insomma, una spallata abbastanza forte – perché arrivata dall’interno – alle recenti dichiarazioni della Casa Bianca. Lo stesso Fauci nell’ultimo periodo è stato in rotta di collisione con lo stesso Trump, del quale non condivideva toni e contenuti utilizzati nei suoi briefing con la stampa per monitorare l’emergenza. Chissà come sarà il loro rapporto dopo questa intervista rilasciata alla prestigiosa rivista di divulgazione scientifica.

Gilead riaccende speranza cura anti COVID, ‘dati positivi’ da test clinici remdesivir

Tra rumor e dichiarazioni Gilead Sciences rimane sotto i riflettori: la speranza che il suo farmaco sperimentale remdesivir possa lenire la piaga del coronavirus COVID-19 rimane alta, anche se proprio il Financial Times ha riportato qualche giorno fa, citando documenti pubblicati accidentalmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che il remdesivir non ha dato i risultati sperati, nel senso che non è riuscito a migliorare le condizioni dei pazienti affetti da coronavirus.E’ stata oggi invece la stessa società farmaceutica americana ad annunciare, poco prima dell’inizio delle contrattazioni a Wall Street, i risultati di due test clinici, in cui il remdesivir è stato somministrato a pazienti COVID-19 gravemente malati.Dai test è emerso che i pazienti sottoposti a cicli di trattamento sia da 5 che da 10 giorni hanno assistito a un miglioramento dei sintomi.Più della metà dei pazienti sottoposti ai due tipi di trattamenti sono stati dimessi dall’ospedale dopo 14 giorni. Gilead Sciences ha parlato di “dati positivi” emersi dalle sperimentazioni.Subito dopo l’annuncio, il titolo è stato sospeso dalle contrattazioni di Wall Street, per essere poi riammesso in rialzo del 9% circa.
Al momento non ci sono cure per il coronavirus, che ha infettato più di 3 milioni di persone al mondo, uccidendone almeno 217.569, secondo i dati che sono stati compilati dalla Johns Hopkins University e aggiornati a oggi.
Le autorità sanitarie americane hanno detto che ci vorrebbero almeno tra i 12 e i 18 mesi per produrre un vaccino che possa prevenire la malattia Covid-19.
Così ha commentato però i risultati dei test sul remdesivir Aruna Subramanian, tra le principali autorità che stanno monitorando le sperimentazioni di Gilead presso lo Stanford University Medical Center:
“Questi dati sono incoraggianti, in quanto indicano che i pazienti che hanno ricevuto un trattamento più breve di remdesivir, pari a cinque giorni, hanno sperimentato gli stessi miglioramenti clinici che hanno interessato i pazienti sottoposti a un ciclo di trattamento di 10 giorni”.
Qualche minuto prima dell’annuncio, Gilead ha reso noto anche che un altro test clinico condotto a livello federale negli Usa su altri pazienti COVID-19 gravemente malati ha centrato il primo obiettivo prefissato. Il test, in questo caso, sempre sul remdesivir, è condotto dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases.
Da segnalare che il titolo Gilead ha guadagnato +21% dall’inizio dell’anno, a fronte del -11,3% dell’indice S&P 500.

Bankitalia: economia necessita di sostegno, politiche restrittive sarebbero controproducenti

“È condivisibile la valutazione espressa nel Def, secondo cui l’economia avrà bisogno di un adeguato periodo di sostegno e rilancio, durante il quale politiche di bilancio restrittive sarebbero controproducenti”. Lo ha dichiarato il capo del dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, Eugenio Gaiotti, nel corso dell’audizione sul Def. “Allo stesso tempo, come sottolinea il Documento, non va trascurata l’elaborazione di una strategia di lungo periodo dalla quale dipende anche la riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIl”, ha aggiunto Gaiotti sottolineando che “la sostenibilità del debito non è alterata da uno shock temporaneo, anche di ampia portata, in presenza di una strategia credibile per i conti pubblici e per la crescita dell’economia, che garantisca nel medio termine un’evoluzione favorevole del differenziale tra la dinamica del prodotto e l’onere medio del debito. Questo richiederà il contributo di tutte le politiche economiche e di tutte le componenti dell’economia”.

Conflitto fiscale l’1 giugno, in arrivo oltre 16 milioni di atti ai contribuenti italiani

Nel pieno dell’emergenza coronavirus esploderà a breve anche un conflitto fiscale, con l’arrivo il prossimo 1 giugno di oltre 16 milioni di atti, tra avvisi di intimazione e cartelle esattoriali, ai contribuenti italiani. “Si tratta di una comunicazione ogni quattro italiani, ovvero 1 in media per famiglia”, sottolinea Carlo Carmine, difensore patrimoniale e fondatore di CFC Legal, azienda legale specializzata in consulenza ed assistenza in procedimenti giudiziali e stragiudiziali dall’azione dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. “Risulta che nella audizione si sia parlato dell’impatto devastante che queste comunicazioni produrranno sul sistema economico già martoriato dall’emergenza Covid-19 e dall’accumulo dei versamenti sospesi ed in scadenza proprio al 31 maggio ed al 30 giugno, ma al contempo non sono stati previsti provvedimenti per ridurre tale impatto”, aggiunge Carlo Carmine.Secondo il fondatore di CFC Legal, sono necessarie alcune importanti misure, come il rinvio dei carichi fiscali pendenti a dopo la risoluzione definitiva della crisi da Covid-19, ovvero non prima del 31 dicembre 2021, introduzione di un contributo a fondo perduto per le imprese che hanno chiuso attività o che possono provare perdite anche se rimaste aperte, pari almeno pari a sei mesi di reddito medio, eliminazione della rata dei contributi previdenziali fissi per commercianti, artigiani e coltivatori diretti, in scadenza al 16 maggio, l’introduzione di una Rottamazione-quater, oltre che di norme di agevolazione per ridurre il contenzioso tributario e bancario e misure di sostegno alla liquidità reale (e non solo garanzie).

Coronavirus: Coldiretti, 1 mln di nuovi poveri dall’inizio del lockdown

Salgono di oltre 1 milione i nuovi poveri che hanno bisogno di aiuto anche per mangiare per effetto delle limitazioni imposte per contenere il contagio da coronavirus e la conseguente perdita di opportunità di lavoro, anche occasionale. E’ quanto emerge da una stima della Coldiretti sui due mesi dall’inizio del primo lockdown, sulla base delle persone che hanno beneficiato di aiuti alimentari con i fondi Fead distribuiti da associazioni come la Caritas ed il Banco Alimentare che registrano un aumento anche del 40% delle richieste di aiuto con picchi anche superiori in alcune zone del Paese. Fra i nuovi poveri, sottolinea la Coldiretti, ci sono coloro che hanno perso il lavoro e non possono utilizzare lo smart working, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie.

Danno economico per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna è metà della perdita di intera Italia

Il danno economico per le regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna rappresenta da solo la metà di tutte le perdite economiche dell’intera Italia negli ultimi due mesi. E’ ciò che emerge dall’Osservatorio economia e territorio elaborato dal Centro Studi Sintesi di Mestre, che ricorda come le tre regioni da sole producono il 40% del Pil nazionale e che la sospensione in queste tre aree ha riguardato il 34% delle imprese italiane. Il lockdown ha portato, secondo la ricerca, alla compromissione di 114 miliardi di euro di fatturato e alla messa a rischio di 171,3 miliardi di euro di export, pari al 50% di tutte le perdite nazionali nei passati due mesi. Lo stop ha determinato, sempre nelle tre regioni, la sospensione dal lavoro per oltre 3milioni e 910mila lavoratori di cui oltre 1milione e 435mila impiegati nel manifatturiero.

Per l’Italia niente rischio downgrade rating a ‘spazzatura’ nel 2020, ecco le ragioni

Il giudizio di S&P e delle altre agenzie di rating non deve preoccupare l’Italia. Ne è convinto Jesus Castillo, Senior Economist di Natixis. Alla vigilia della decisione di Standard and Poor’s sul rating del debito italiano l’esperto sottolinea come, nonostante le fragilità espresse dall’economia italiana, le agenzie di rating non effettueranno nel breve un downgrading sul debito italiano. “Almeno per il 2020 le agenzie dovrebbero mantenere lo status quo e, in ogni caso, anche qualora intervenissero, non abbasserebbero il giudizio sotto l’investment grade. Al massimo domani Standard and Poor’s si accoderà a Moody’s abbassandolo di un notch ma sempre in area Investment Grade”, argomenta Castillo.All’interno dell’Eurozona, l’Italia è uno dei Paesi la cui solidità finanziaria ed economica sarà messa a dura prova a causa della bassissima crescita da cui partiva (già prima dell’emergenza sanitaria), dall’elevato livello del suo debito e dallo spread. “Con gli attuali rating sul debito italiano che tentennano poco sopra il livello di junk e sono oggetto di outlook negativi da parte di diverse agenzie di rating, ogni ulteriore downgrading rappresenterebbe un tema particolarmente delicato”, aggiunge l’esperto.Il rischio downgrade non vede protagonista solo Standard&Poor’s, ma anche le altre agenzie di rating Moody’s, Fitch e DBRS, che si esprimeranno sul merito creditizio della carta italiana. Dopo S&P di domani, le prossime saranno Moody’s e DBRS entrambe l’8 maggio.Il rating globale S&P sull’Italia è pari a “BBB”con prospettive negative, solo due gradini sopra il livello junk. Frank Gill, S&P director of sovereign ratings per l’EMEA, ha dichiarato la scorsa settimana che l’agenzia non ha visto “l’esigenza immediata di adeguare” il rating.Sia Moody che DBRS aggiorneranno il loro rating l’8 maggio. La classifica di Moody si posiziona su “Baa3”, una sola tacca dal non-investment grade, con un outlook stabile. Il voto di DBRS è “BBB (high)”, con un outlook stabile. L’agenzia canadese considera il rating sovrano di tipo “speculativo” se è uguale o inferiore a “BB”.

Eurozona: ora si guarda a misure allentamento restrizioni, ma percorso sarà lento (Ihs Markit)

“L’indagine di aprile ha osservato un deterioramento senza precedenti dell’economia dell’eurozona causato dalle misure di restrizione per contrastare il virus, dal crollo della domanda globale e dalla carenza di personale e di fattori produttivi”, commenta Chris Williamson, chief business economist presso Ihs Markit, sottolineando che “la speranza è ora rivolta all’allentamento programmato delle restrizioni per cercare di diminuire la paralisi che le aziende hanno registrato ad aprile”. “Detto ciò, per evitare una seconda ondata di contagi, pare che tale percorso sarà terribilmente lento – aggiunge l’esperto – Di fronte ad un tale prolungato crollo della domanda, i tagli occupazionali potrebbero intensificarsi rispetto al livello attuale e verranno sollevati nuovi timori sui costi economici legati a contenimento del virus”.

Enrico Letta: “Chi non vuole le regole europee, vuole la patrimoniale

“In questo momento la cosa peggiore che si possa fare è minacciare gli italiani con l’ipotesi di salassi fiscali” così l’ex premier Enrico Letta, ora presidente della scuola di Affari internazionali che dirige dal 2014 alla francese Sciences Po, in un’intervista a Repubblica.
“Gli italiani hanno dimostrato di essere in grado di rispettare le regole e di essere migliori della loro classe dirigente” dice l’ex premier che continua “per questo dobbiamo stare dentro un sistema di risposte europee. Chi non vuole le regole europee, vuole la patrimoniale, perché è evidente che l’unica alternativa a quel tipo di interventi è una durissima tassa sui risparmi degli italiani”. “Bisogna abbattere una volta per tutte l’evasione fiscale, mi verrebbe da dire “se non ora quando”. Sappiamo che davanti a code lunghissime, con le terapie intensive piene, a volte gli evasori hanno trovato posto e i cittadini che hanno sempre contribuito con le loro tasse no. È un discorso brutale, anche sgradevole, ma non è possibile che l’evasione fiscale abbia una conseguenza sulla vita e la morte delle persone e in questo caso l’ha avuta” conclude Letta.

Istat: a marzo netto calo sia per l’import che per l’export. Saldo commerciale a +5213 milioni

Netta riduzione a marzo 2020 sia per le esportazioni (-13,9%) sia per le importazioni (-12,4%). Lo stima l’Istat secondo cui la forte contrazione su base mensile dell’export interessa tutti i raggruppamenti principali di industrie ed è più accentuata per beni strumentali (-24,6%) e beni di consumo durevoli (-21,8%).
Il saldo commerciale a marzo 2020 è stimato pari a +5.213 milioni (era +4.699 milioni a marzo 2019). Diminuisce l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici (da +7.872 milioni per marzo 2019 a +7.202 milioni per marzo 2020).
A marzo 2020 l’export verso paesi OPEC (-24,3%), Svizzera (-18,8%), paesi ASEAN (-18,3%), Cina (-15,0%) e Giappone (-12,7%), è in forte calo su base annua. Gli acquisti da paesi OPEC (-45,6%), Cina (-27,4%) e Turchia (-22,0%) registrano flessioni tendenziali molto più ampi della media delle importazioni dai paesi extra Ue27.

Un mondo DIGITALE che sta diventando IRREALE

COVID-19, crisi petrolifera, crisi di debito, banche centrali che accettano titoli High Yield (junk bond) come collaterali, deficit portati alle stelle per sostenere le economie inchiodate dal lockdown. E i mercati? Nasdaq 100 a -10% dai massimi. Vivremo solo di tecnologia?

In un mondo normale, una crisi petrolifera come quella che stiamo vivendo, condita con un sistema economico a fine ciclo, avrebbe abbattuto qualsiasi mercato. Ma questo non avviene nel 2020, anno che passerà alla storia per il Covid-19 e per la peggiore recessione mai vista.


Già, la peggiore recessione che in questo momento è sedata dagli interventi di banche centrali e governi.I bilanci delle banche centrali hanno raggiunto cifre iperboliche, e vedendo quanto c’è in agenda, non è finita qui. Prendiamo ad esempio proprio la BCE, un bilancio che oggi è pari al 44.4% del PIL dell’Eurozona, contro una FED che a oggi è al 29% (malgrado tutto quello che sta facendo) e l’innavicinabile BoJ al 111%.…

(…) La Banca centrale europea, che finora si è sempre tenuta ben alla larga dai rating “spazzatura” cioè sotto il livello di investimento (sotto la BBB-), ha deciso ora di rimuovere alcuni paletti sui junk bond, per anticipare lo scenario peggiore dei valutatori mondiali del rischio di credito. La Bce ha infatti annunciato in una nota serale che accetterà temporaneamente, come garanzia a fronte della liquidità fornita alle banche, titoli che fino al 7 aprile erano classificati come minimo BBB- ma che a seguito di un declassamento scenderanno fino a un massimo di due gradini al di sotto di quel livello. La decisione, presa dal Consiglio direttivo riunito in conference call, vale fino a settembre 2021 e la Bce «può decidere, se necessario, ulteriori misure per continuare ad assicurare la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell’Eurozona». (…) [Source]

Ne parlavamo ieri in questo post, probabilmente i mercati festeggeranno, ma io vi invito a leggere cosa che c’è dietro.La BCE, dove il peso dei nordici (tedeschi ed olandesi su tutti) si è sempre fatto sentire per prudenza operativa, ora accetta i titoli High Yield che adesso tutti chiamano junk bond. Segno che qualcosa non funziona sul serio, segno che forse proprio i nordici si trovano con qualche grossa grana in casa e quindi accettano quello che in tempi NON sospetti avrebbero MAI accettato.Ma come sempre noi siamo spettatori, il mercato ha sempre ragione ma fate sempre attenzione a quelle dinamiche viste proprio nel mese di marzo. Dimenticatevi le serene correzioni di durata pluri-mensile. Se il mercato prende il giro giusto (o meglio, sbagliato) piazza un -30% in una settimana.
Anche perché a conti fatti la più grande recessione del secolo oggi ci regala dei mercati a -17% dai massimi storici . Questo se prendiamo lo SP500. Se poi vogliamo esagerare, guardiamo il Nasdaq 100 e i massimi si trovano solo a -10%.

Grafico Nasdaq 100 NDX by TradingView 

Tutto normale? Forse si, forse sono io che sbaglio. Come sarà anche normare trovarsi con degli Utili USA (SP500) ai minimi dal 2016.

Quello che temo è che il risveglio della Bella Addormentata può essere rapido ed inatteso. Pensare che si viva solo di tecnologia è eufemistico. Le problematiche sul tavolo sono tante e sono tutte molto complesse e non i facile risoluzione.Secondo molti questa sarà ricordata come la grande crisi della LIQUIDITA’, secondo altri sarà la crisi del LOCKDOWN (ovviamente del Covid-19 a livello sanitario), ma sono talmente tante le problematiche che non torna nemmeno facile battezzarla. Di certo le banche centrali ed i governi non vogliono che venga ricordata come la grande crisi dei DEFAULT a raffica (con tutto quello che ne consegue). Vediamo fino a quando la droga continuerà a fare effetto (e quanto dovranno aumentare i dosaggi).

STAY TUNED!

Bce anticipa Consiglio Ue e S&P, con bazooka pro-Italia: accetterà in garanzia anche titoli junk

E’ fatta: nella videoconferenza di emergenza indetta ieri e tenuta segreta fino alla fine, la Bce ha sfornato un altro bazooka pro-Italia, prendendo una decisione storica: quella di accettare in garanzia dei prestiti che eroga al sistema finanziario anche i titoli junk. Esattamente, stando a quanto si legge nella nota diramata in serata, titoli che fino allo scorso 7 aprile avevano una valutazione pari a BBB- e che rischiano, con un eventuale downgrade di da parte delle agenzie di rating, di perdere l’investment grade rating e di precipitare nel girone dei titoli junk.

FRANKFURT AM MAIN, GERMANY – MARCH 12: Christine Lagarde (C), President of the European Central Bank (ECB), and Vice president Luis de Guindos (L) arrive for the press conferencefollowing a meeting of the ECB governing board at ECB headquarters on March 12, 2020 in Frankfurt, Germany. The ECB is pursuing measures to counter the economic impact of the rapidly spreading coronavirus. The number of confirmed cases across Europe has reached 25,000.

Non è una coincidenza il fatto che la riunione TOP SECRET sia avvenuta qualche giorno prima del D-Day per l’Italia: quello di domani, venerdì 24 aprile, in cui l’agenzia Standard & Poor’s si esprimerà sul rating del debito italiano, al momento pari a BBB, due livelli al di sopra del livello high-yield o anche junk.
Nella nota di ieri sera, sul proprio sito, la Bce ha reso noto che di aver “adottato misure temporanee al fine di mitigare l’effetto di possibili downgrade sui rating – provocati dalla crisi economica esplosa con la pandemia coronavirus (COVID-19) – sulla disponibilità delle garanzie“.

Queste misure, si legge ancora, “hanno l’obiettivo di assicurare che le banche abbiano asset sufficienti che possano mobilitare a a titolo di garanzia, a fronte delle operazioni di liquidità messe in atto dall’Eurosistema”. (che è l’organo dell’Unione Europea che raggruppa la Bce e le Banche Centrali Nazionali degli Stati membri dell’Unione Europea che hanno adottato l’euro).
Insomma, l’Italia viene blindata, con la Bce che fa da scudo al paese di fronte al rischio che il rating sul debito diventi spazzatura. Il rischio downgrade non vede protagonista solo Standard&Poor’s, ma anche le altre agenzie di rating Moody’s, Fitch e DBRS, che si esprimeranno sul merito creditizio della carta italiana.
Indicativo l’articolo dell’FT, che ha annunciato la novità della Bce con il titolo. “ECB loosens collateral rules to accept ‘fallen angel’ bonds”, ovvero “la Bce allenta le regole sulle garanzie per accettare i bond ‘fallen angels‘”. Fallen angels, ovvero angeli caduti. Il riferimento è a quelle obbligazioni, bond, che sono precipitati nel girone del rating junk, perdendo l’investment grade e diventando, per l’appunto, titoli junk. La misura è pro-Italia, dunque, con la Bce che anticipa sia le mosse del Consiglio europeo – che si ‘riunisce’ oggi in videoconferenza – sia quelle di Standard & Poor’s. Ma il fatto che sia pro-Italia non significa che sia solo a favore dell’Italia. Anche perchè, a ben vedere, a rischio spazzatura non è ‘solo’ il debito italiano.Anche perché è improbabile che i BTP italiani si trasformino in titoli junk nella stessa giornata di dopodomani. Male che vada, il downgrade dovrebbe essere di un gradino, consentendo a Roma di vantare ancora l’investment grade.
Nel mese di febbraio l’Ocse ha stimato che, nel settore dei corporate bond non finanziari, ovvero nel mercato delle obbligazioni che vengono emesse dalle società non finanziarie, rischiano la bocciatura a “junk” entro il prossimo anno titoli che hanno un valore complessivo di $275 miliardi. Si tratta di tutti quei bond che potrebbero trasformarsi in fallen angels, nel caso in cui perdessero il rating a tripla B, che rappresenta la valutazione minima per entrare nel circolo degli investment grade.
In realtà, lo scorso 7 aprile, la banca centrale aveva già fatto uno strappo alla regola, decidendo di accettare in garanzia i titoli di stato della Grecia, valutati junk.
Quello strappo alla regola diventa ora la regola, ma anche un messaggio rivolto all’Unione europea, nello specifico al Consiglio Ue, che si riunisce per l’appunto oggi per dare una risposta all’emergenza economica e sanitaria provocata nell’area euro dal coronavirus COVID-19.
Così Bob Michele, responsabile investimenti e numero uno della divisione di reddito fisso globale di JPMorgan Asset Management:
“La Bce sta praticamente inviando un telegramma all’Ue dicendo: se voi aumenterete le spese, noi potremo aumentare i nostri acquisti, per contribuire al finanziamento di quel pacchetto”.
Un pacchetto che non si sa ancora se sarà il bazooka fiscale che la stessa Bce chiede da tempo. Oltre al fondo SURE da 100 miliardi di euro, al sostegno della Bei per garantire fino a 200 miliardi e al MES per 240 miliardi senza condizioni, per le spese sanitarie dirette e indirette, tutti punti già presenti nel documento finale dell’Eurogruppo, i leader europei sono chiamati a discutere in merito a un fondo per la ripresa, il cosiddetto Recovery Fund, che potrebbe emettere bond comuni.
Nel commentare la svolta storica della Bce Alberto Gallo, portfolio manager presso l’hedge fund Algebris Investments, ha detto, stando a quanto riportato sempre dall’FT, che la “Bce sta agendo per limitare l’azione prociclica delle agenzie di rating, e per proteggere i debiti sovrani come quello dell’Italia dai downgrade. Le aziende e le piccole e medie imprese che emettono bond high-yield – ha fatto inoltre notare Gallo – rappresentano una grande parte dell’economia. E’ importante che l’aiuto non vada solo alle grandi società”.
A tal proposito, a fronte di chi ritiene che il primo obiettivo della Bce, con la sua riunione top secret, sia stato quello di correre in aiuto dell’Italia in vista di un possibile downgrade da parte di S&P, c’è chi ribadisce la natura di più ampia portata della misura. Si tratta degli stessi esponenti della Bce che, stando a quanto ha riportato il quotidiano britannico, hanno riferito che la decisione di accettare in garanzia i titoli junk o fallen angels è stata presa piuttosto per sostenere il mercato dei corporate bond, in generale. Aggiungendo che ogni eventuale downgrade del debito sovrano italiano allo status junk potrebbe essere gestito facendo lo stesso strappo alla regola deciso di recente per i bond ellenici.
Sicuramente, di bond che rischiano il declassamento ce ne sono tanti. UBS ha messo in evidenza il problema dei fallen angels ricordando  che, a partire dal 2011, il valore dei bond europei valutati BBB- (un gradino al di sopra dello status junk) è volato dai precedenti 330 miliardi di euro a 1,14 trilioni, a fronte di un’emissione di titoli junk nel mercato high-yield che è balzata da 74 miliardi a 185 miliardi di euro, nello stesso arco temporale. Un problema non proprio da poco.

La nota di Equita sulla svolta Bce su titoli junk

La mossa secondo noi riduce un rischio, benché remoto al momento, di tensione sulla liquidità delle banche legata ad un possibile downgrade di 2 notches da parte di tutte le agenzie di rating che non avrebbe reso immediatamente stanziabili i collaterali delle banche (che in ogni caso la ECB con una mossa ad hoc avrebbe comunque potuto continuare ad accettare come garanzia in operazioni di repos). In base ai nostri calcoli le banche italiane quotate hanno un`esposizione in
ECB, in gran parte rappresentata da TLTRO, per circa 158bn: le banche hanno anche 320bn di ulteriori asset eligible per rifinanziamento (al netto di haircut), di cui la maggior parte (circa 140bn) rappresentati da titoli di stato domestici – che in caso di downgrade a junk da parte di tutte le agenzie di rating (ad un notch dal rating high yield solo per Moody’s, ad oggi) secondo le regole precedenti e senza deroghe ad hoc – non avrebbero potuto essere stanziati come collaterale. La BCE potrà inoltre adottare ‘ulteriori misure per continuare ad assicurare la trasmissione della politica monetaria, seguendo la decisione presa dalla FED ed estendere il programma di acquisto agli emittenti high yield (fino a rating BB-), in modo da attutire l’effetto di potenziali downgrade delle agenzie di rating. Questa decisione potrebbe far scattare un restringimento dello spread dell’intero settore dei bond BB europei, tra gli emittenti italiani segnaliamo
in particolare FCA, LEONARDO e Telecom. Le iniziative annunciate ieri sul funding si sommano a quelle già introdotte nelle settimane scorse (v. nuovi termini TLTRO3) e alla flessibilità introdotta sul capitale che secondo noi consente di liberare – almeno temporaneamente fino a 60bn di risorse che secondo noi possono far fronte a una generazione di NPE pari a 150bn (ie 1.5x lo stock attuale) corrispondenti ad un default rate cumulato di 11.6%”.

Tutta Piazza Affari vale meno di Facebook. Foà (AcomeA Sgr): è il momento giusto per riscoprire le azioni Italia

La crisi sanitaria scatenata dal Covid-19 si è presto evoluta in emergenza economica. I mercati sono stati presi alla sprovvista dalla dimensione globale del problema a cui in questi mesi si è sovrapposto lo shock petrolifero.
Alberto Foà, presidente di AcomeA SGR, spiega come nell’ultimo mese si sono così verificate due situazioni: da una parte il crollo dei mercati azionari (la diminuzione della profittabilità delle aziende porta con sé una diminuzione dei corsi azionari), dall’altra la discesa importante dei mercati obbligazionari. Non sono crollati solo i mercati obbligazionari degli Stati Uniti o europei, ma anche quelli di tanti paesi emergenti, le obbligazioni bancarie, quelle corporate o, ancora, le obbligazioni non investment grade e high yield.

Italia deve riaccendere i motori

In Italia, le imprese sono, in media, meno indebitate rispetto a quelle di altri Paesi. “È evidente, però, che a fronte di una mancanza di reddito, essere poco o molto indebitati è ininfluente, è comunque complicato riuscire a mantenere in attivo il proprio business – spiega Foà – . A oggi la priorità del Governo e delle Regioni deve essere quella di far finire l’emergenza sanitaria. Prima finirà l’emergenza sanitaria, prima tutti i provvedimenti che il governo ha introdotto potranno essere implementati e prima ci potremo allineare con quello che succede nel resto del mondo. Viviamo in una società sempre più interconnessa, perciò per un singolo Stato non è possibile pensare di poter sopravvivere economicamente se gli altri Paesi vanno a fondo.

La scelta di puntare sulle azioni

Dal punto di vista economico il mondo, a un certo punto, si riprenderà, proprio grazie a questo sforzo coordinato a livello mondiale delle banche centrali e dei Governi, seppur con conseguenze negative che non possiamo negare. Per questo, lato strategia di investimento, Foà ritiene che questa fase debba essere usata per aumentare l’investimento in azioni che, in questo momento, sono particolarmente depresse.
La Borsa Italiana è fra quelle in condizioni più critiche, basti pensare che il valore totale delle imprese italiane quotate è oggi uguale al valore di Facebook. Il rapporto fra capitalizzazione di Borsa e Pil in Italia è fra i più bassi del mondo occidentale. A fine 2018, era pari al 36% contro il 148% degli USA, il 107% del Regno Unito, l’88% della Francia, il 66% del Brasile, il 55% della Germania e il 46% dell’Indonesia. “Questo fattore rappresenta uno svantaggio nello scenario competitivo internazionale e rende difficile per le imprese italiane raccogliere capitali freschi per investimenti sul mercato – argomenta Alberto Foà – .  Oggi è un momento molto interessante per investire in Italia anche perché il nostro Paese si caratterizza per avere un rapporto molto elevato fra ricchezza finanziaria privata e reddito disponibile”. A fine 2017 la ricchezza netta delle famiglie italiane era pari a 9.743 miliardi di euro, 8 volte il loro reddito disponibile.
Gli immobili hanno costituito la principale forma di investimento delle famiglie per un valore di 5.246 miliardi di euro. Il totale delle passività delle famiglie è stato pari a 926 miliardi di euro (principalmente mutui casa). Le attività finanziarie hanno raggiunto 4.374 miliardi di euro, in crescita rispetto all’anno precedente. “Questa ricchezza finanziaria degli italiani è per la stragrande maggioranza investita in obbligazioni, in polizze assicurative a rendimento più o meno garantito. Ci sono 1.500 miliardi depositati in conti correnti, pari a quasi il 100% del PIL. Perché, quindi, prima di chiedere soldi all’Europa, non spingiamo affinché almeno una piccola parte di questa liquidità dormiente, affluisca in Borsa dando sostegno alle nostre imprese? Sosteniamo il sistema Italia. È nostro dovere essere i primi a credere nella nostra economia, una economia, da un punto di vista imprenditoriale, forte e competitiva a livello internazionale”, conclude Foà.

Italia: Istat, caduta dei consumi del 10% in caso di lockdown fino a giugno

L’Istat, l’istituto di statistica nazionale, formula le stime degli effetti del lockdown sull’economia, ipotizzando due diversi scenari: il primo assume che la limitazione delle attività produttive si limiti ai soli mesi di marzo e aprile, il secondo assume invece che si estenda fino a giugno. Ebbene, considerando il primo scenario, il lockdown determinerebbe, su base annua, una riduzione dei consumi finali pari al 4,1%, con una diminuzione del valore aggiunto generato dal sistema produttivo italiano pari all’1,9% Nel secondo scenario, caratterizzato dall’estensione delle misure restrittive anche ai mesi di maggio e giugno, la riduzione dei consumi sarebbe del 9,9%, con una contrazione complessiva del valore aggiunto pari al 4,5%.

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